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Autore: Dreamfire98    28/11/2017    2 recensioni
Gael, una bambina di dieci anni, è l'unica superstite al disastro di Valyria. Dopo anni passati in attesa della morte, si rende conto che è sopravvissuta per un motivo. La sua storia è destinata a incrociarsi con quella di molti dei personaggi che conosciamo, dando nuova vita alle antiche arti magiche di Valyria, ormai dimenticate.
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daenerys Targaryen, Illyrio Mopatis, Nuovo personaggio, Viserys Targaryen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo l’esperienza di Braavos, per Gael la ricerca di una motivazione per la sua esistenza anacronistica era diventata un’ossessione. Era questo che la tormentava, il pensiero fisso che la teneva sveglia la notte, che le impediva di ricominciare a vivere: Perché..., si chiedeva, Perché mi sono destata proprio ora dalla mia veglia? Come è possibile che io sia viva, mentre altri, più forti, più belli, migliori di me siano morti? Qual’è il triste scopo che ha risparmiato lo spegnersi della mia vita per mandarmi incontro ad un destino amaro, ancora più crudele, trasformandomi in una statua di ghiaccio? Il vecchio mi disse che vedeva le fiamme ardere in me, mi chiamavano “Bambina di fuoco”. Eppure, cosa rimane di quella ragazzina felice e spensierata? Quella non sono più io, sono cambiata, sono qualcosa di totalmente diverso. Eppure sento il richiamo del sangue, della vendetta uscirmi dalle viscere. Ma contro chi posso indirizzare tutto questo odio? Nessuno ormai è rimasto che abbia visto le glorie di Valyria, nessuno che abbia conosciuto i suoi abitanti se non per mezzo di canzoni e ballate. E io? A cosa servo? Non esiste più una Valyria da riportare al potere, la mia guerra si è conclusa. La mia veglia di sofferenza è finita, e cosa mi rimane? Questi erano i pensieri di Gael nel cuore della notte. Ad appena dieci anni di età, si era ritrovata smarrita in un mondo ostile, in cui non avrebbe mai avuto un posto.

Un tempo, sarebbe andata a chiedere consiglio al Uēpa, l’Antico, il custode dei segreti dei signori dei draghi, colui che l’avrebbe dovuta addestrare. Gael non era mai diventata un vero cavaliere, era ancora una novizia al momento del Disastro. Avrebbe dovuto sostenere la prova che l’avrebbe resa custode del segreto che svela i misteri più antichi della magia dei draghi solo pochi giorni dopo quella che era stata la fine, e lei e Dreamfire sarebbero state unite nell’eternità da un legame psicologico che gli avrebbe permesso di comunicare telepaticamente, di vedere una attraverso gli occhi dell’altra, di provare le stesse sensazioni, fossero di piacere o di dolore. Ma la bambina non era mai venuta a conoscenza di quell’ultimo segreto, e ormai era troppo tardi.

Era rimasto solo un posto che forse poteva ancora conservare parte della sapienza valyriana: il tempio dei quattro fuochi. -Iksis jēda naejot māzigon arlī lenton, Dreamfire-, sussurrò al drago, che volava alto nei celi, dandole l’illusione che non ci fosse altro che nuvole e azzurro, come se quei quattrocento anni non fossero mai passati. È tempo di tornare a casa.

 

************

 

Il tempio dei quattro fuochi era stato costruito in cima ad una alta rocca, in un’isola tempestosa a dirupo sul mare, e per giungere fin lì aveva viaggiato per quasi un mese. Era irraggiungibile per chiunque, tranne che per i draghi. Era lì che i valyriani nascondevano le uova di drago, in attesa che un Signore dei draghi li svegliasse, e li tramutasse da pietra in fuoco. Purtroppo, il prezzo era alto, pochi erano in grado di pagarlo, e in ogni caso non era sicuro che un drago decidesse di rispondere al richiamo del Signore. La prova era un misto tra magia del sangue, incantesimi del fuoco e preghiere recitate in silenzio alle quattro divinità principali di Valyria, cui era dedicato il tempio: Balerion, Meraxes, Vhagar e Syrax. Esse non avevano volto, erano rappresentate solamente come quattro fuochi ardenti, le cui fiamme non si dovevano mai esaurire, ogni fiamma di un colore diverso: quella nera di Balerion, quella verde di Meraxes, quella bianca di Vhagar e quella blu di Syrax. Durante il viaggio, Gael si ritrovò spesso a chiedersi se i fuochi fossero rimasti accesi, nonostante nessuno fosse entrato nel tempio da almeno quattrocento anni. Arrivò addirittura a chiedersi se fosse ancora in piedi. La bambina ricordava bene la prova che l’aveva portata a conoscere Dreamfire, come fosse stata solo il giorno prima. Aveva sei anni e mezzo, e aveva passato tutta la sua breve vita a sognare di cavalcare un drago. Il Uēpa l’aveva portata in volo sull’isola cavalcando il suo enorme drago nero che, nonostante i timori di Gael, l’aveva lasciata salire senza innervosirsi. La bambina era persino riuscita a toccarlo, passando la manina sulle narici da cui usciva vapore caldo. Eppure, la sensazione che aveva provato durante quel primo viaggio in volo, stretta tra le braccia vecchie ma ancora forti del Uēpa, non era neanche lontanamente paragonabile a quella che anni dopo avrebbe provato sfidando l’alto azzurro dei cieli cavalcando Dreamfire. Con lei si sentiva invincibile. Ma ora quella sensazione era sparita.

 

Quando Dreamfire atterrò sulla nera pedana di ossidiana situata di fronte al tempio, Gael scese con un piccolo salto. Dopo aver posato leggero bacio sul muso del drago, chiuse gli occhi, cercando di ritrovare la concentrazione necessaria ad entrare nel posto sacro. Il tempio dei quattro fuochi era lì, oscuro e minaccioso come lo ricordava, con l’enorme porta d’ingresso che riportava la forma della bocca di un drago, spalancata, come se volesse inghiottire nella sua gola buia chiunque osasse avvicinarsi troppo. Gael sapeva che per accedere al tempio c’erano quattro porte identiche, una a nord, una a sud, una a est e una a ovest. Ognuna delle quattro divinità era rappresentata da un simbolo diverso: il Nord era di Vhagar, le cui fiamme risplendevano bianche come la neve, il Sud era di Balerion, le fiamme nere come le sabbie bruciate dal sole, il verde delle colline dell’ovest, dove brillava la fiamma di Meraxes, e l’est, dove il mare blu di Syrax rispecchiava l’azzurro del cielo all’infinito.

Scossa da un forte brivido, Gael entrò nel tempio.

 

Era freddo. Sentiva delle gocce ghiacciate scivolarle sulla schiena, e tutto era cosparso di uno strano odore che ricordava il muschio, ma con una nota meno romantica e più amara.

Il soffitto era totalmente ghiacciato. L’ultima volta che la bambina era stata lì, il freddo non era che un’immagine lontana, quasi un sogno, scacciato dalle fiamme ardenti delle mastodontiche creature che avevano un rifugio sicuro nel tempio. Eppure, contro ogni previsione, i quattro fuochi brillavano ancora. Certo, erano poco più che ceneri, mai il fuoco e la magia dei draghi ancora risplendeva in quell’antico tempio. Gael si inginocchiò nel cerchio guida, situato esattamente al centro del tempio, e posò lo sguardo su Syrax, la divinità di cui sarebbe stata destinata a portare la volontà nel mondo. La nascita di un drago, infatti, dipendeva dal volere delle quattro divinità, tra le cui fiamme un tempo riposavano le uova a loro sacre. L’uovo da cui era nata Dreamfire, l’ultimo uovo schiuso dei Signori di Valyria, era sacro a Syrax.

Gael ancora non sapeva cosa l’avesse condotta lì, cosa sperava di trovare in quel posto, coperto da uno spesso strato di polvere, dove nessuno metteva piede da quattrocento anni.

Improvvisamente, tutto divenne più reale: la morte della sua gente, di sua madre… del suo fratellino dai capelli dorati, che le correva incontro entusiasta ogni volta che la vedeva. Una lacrima si fece lentamente strada nei suoi occhi. Poi ne arrivò un’altra. Nel giro di pochi minuti, la preghiera che stava sussurrando da quando si era inchinata non bastò più a tenere lontani i suoi demoni, e sentì il bisogno di alzare la voce, per farsi sentire sopra quella urla, quei pianti. Le sembrava quasi di vedere la madre, che urlava disperata abbracciando il figlioletto, e il suo fratellino, il suo piccolo valonqar, alzava speranzoso gli occhi umidi, di un intenso lilla chiarissimo, al celo, sicuro che la sua mandia, la sua amata sorella, che lui vedeva come un’eroina, sarebbe presto arrivata, cavalcando il suo drago di ghiaccio e di fuoco, e lo avrebbe portato via, lontano da tutto quel dolore. Il frastuono della città che bruciava, travolta dalle fiamme risuonò forte nelle orecchie di Gael, e la sua preghiera si trasformò gradualmente in una supplica, gridata con tutto il fiato che aveva in corpo. “Mazverdagon zirȳ umbagon isse lyka, kostilus! KOSTILUS! Keligon mirre bona elēni!”. Fateli tacere, per favore! VI SCONGIURO! Fermate tutte queste voci!

Infine, la bambina vide se stessa. Non aveva idea di cosa stesse succedendo a Valyria, nella sua città, nella sua casa. Era tranquillamente sdraiata sulla sabbia, la protettiva ala di Dreamfire l’avvolgeva, come se volesse tenerla al sicuro, e un piccolo fuoco, su cui aveva cotto la cena, si stava lentamente spegnendo, lasciando un dolce aroma di fumo che si andava a mischiare all’aria fresca della notte. La mattina dopo, si era risvegliata con un fortissimo dolore alla testa, e la convinzione che qualcosa non andasse. Sentiva di dove tornare a casa, di dover correre… ma quando giunse a Valyria, tutto era fumo, fuoco, e sangue. Sangue rosso degli uomini, e sangue nero dei draghi. Gael non provò niente. Neanche un po' di dolore, quando giunse la consapevolezza che tutti erano morti. Si abbandonò, decisa che ormai non rimaneva niente per cui vivere. Si sedette sulla scogliera, aspettando la morte. Ma la morte non giunse mai, e ora era il momento di affrontare la verità. A questo punto, tutto nella sua mente era tornato in silenzio, e nel tempio non si sentiva più che il gocciolare metallico di un ghiacciolo che si stava sciogliendo. Poi, in un lampo, i quattro fuochi ripresero vita, le fiamme salirono così alte da toccare il soffitto, da trasformare istantaneamente in vapore il ghiaccio cristallizzato sul buio soffitto del tempio. Le quattro fiamme si fusero, dando vita al volto rugoso del Uēpa, che, dipinto tra le fiamme, sembrava ancora più minaccioso che di persona.

 

Il sangue del traditore estinguerà la fiamma nera

che su Valyria da molto impera.

Quando la fine vicina venne, a pochi di parlar fu dato;

e tra le fiamme del fato, un potere forgiato.

La lama in acciaio scuro in se custodisce i segreti del glorioso passato,

che fu immobile nel tempo andato.

Ora, il potere si è destato.

Nelle mani di colei che è sopravvissuta, sarà nascosto il sapere del mondo,

un dono quanto un fardello ingente,

che a controllarlo deve apprender,

affinché Westros alla Lunga Notte non debba arrendersi.

Così che il sole possa sorgere di nuovo splendente,

la punta della montagna si erga ancora solitaria come un bianco dente,

così che i campi possano crescere verdi,

i fiumi in piena ricchi di pesci che nuotano come dardi,

e la marea portare via il ricordo di canti lontani,

in un mondo dove nulla resta.

 

Dalle fiamme di Balerion, il nero fuoco d’inferno,

il marito morirà per poi risorgere.

Dalle fiamme verdi del fratello, Meraxes tornerà,

perché egli l’ultimo dei draghi non fu,

E infine, da un ricordo infelice,

le fiamme bianche di Vhagar avvolgeranno il mondo,

rimodellando ciò che per scontato si dava.

 

Un ultimo monito ti giunge ora,

e che ti sia di aiuto nel superare la prova.

Un amica per te colei che discende dal sangue della follia sarà,

ma ciò che i suoi avi han fatto su te peserà,

fino a quando la vendetta consumata non verrà.

 

Il volto scomparve in uno scintillio di fiamme, lasciando la stanza più vuota e buia di quanto non fosse sembrata a Gael appena entrata. Venne percorsa da un brivido, anche se non sapeva con sicurezza se fosse di freddo o di paura.

Quando riuscì al alzare lo sguardo, le vide: erano tre, e rilucevano appena sulle fiamme del Nord, del Sud e dell’Ovest. Dreamfire, probabilmente stanca di attendere, si affacciò, sporgendo il lungo collo dentro il tempio. Il suo richiamo fece rizzare i capelli d’argento sulla nuca di Gael. Davanti a lei, tre uova erano sopravvissute al disastro di Valyria, i tre fratelli della cucciolata di Dreamfire che non erano mai potuti nascere. Il momento era giunto, e la bambina sapeva che era tutto nelle sue mani. Doveva trovare un degno Signore dei Draghi che, alla sua morte, avrebbe preservato la vita dei draghi e, insieme a loro, di tutto il mondo. Perché il mondo è destinato ad un drastico e catastrofico ciclo di morte e distruzione, e questa volta l’inverno sta arrivando veramente, portando con se un potere così forte ed oscuro, che gli uomini non saranno in grado di affrontarlo, se non con l’aiuto di chi lo ha già combattuto una volta.

   
 
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