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Autore: MathieuChevalier    28/11/2017    0 recensioni
“La prima arte che devono imparare quelli che aspirano al potere è di essere capaci di sopportare l'odio.”
LUCIO ANNEO SENECA
Gli studenti della Bridgston Hotel School sono disposti a tutto pur di raggiungere l'apice della popolarità e del successo scolastico. Quando gli verrà presentata l'occasione per raggiungere tutto ciò non si renderanno conto che tutto ha un prezzo...Gli spettri del passato torneranno a perseguitarli e la corsa al successo diventerà lentamente un gioco al massacro...
Genere: Drammatico, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era molto fredda quella sera. Jason era stretto nelle spalle. Indossava un lungo giubbotto, fino al ginocchio. Il suo fiato lasciava una nuvola di condensa nell’aria, proprio come Mike, di fronte a lui. Jason accennò un leggero sorriso e Mike fece lo stesso. Aprì le braccia ed accolse Jason in un abbraccio. Il capitano della squadra di basket passò le braccia al di sotto del giubbotto del quarterback, per stringere più saldamente il suo busto e non lo spesso strato di lana che riempiva il giubbotto di Mike. Avvertì il calore del suo corpo e posò il viso sulla sua spalla, chiudendo gli occhi. Rimasero così per un tempo che per Jason fu comunque troppo corto. Fino a quel momento non si erano detti una parola. Sentivano semplicemente il rumore dei loro respiri.

 

“hey...” disse Mike, rompendo il silenzio fin troppo imbarazzante.

Jason non gli diede molta retta. Alzò la testa e mostrò le sue lacrime a Mike, il quale le asciugò. Aveva le mani fredde, ma questo a Jason non importò.

“dimmi qualcosa, ti prego...” continuò Mike, ottenendo ancora qualche secondo di silenzio, che vennero interrotti da Jason, ancora con le mani lungo i fianchi del ragazzo.

“Mike io...io non so che cosa dire...ti rendi conto di quello che sta succedendo?”, Jason si staccò da Mike e quest’ultimo ci rimase stranamente male.

“dimmelo tu qualcosa, Mike...dì quello che vuoi...ma ormai nulla si può riprendere. Tutto questo lo hai voluto tu”.

 

“Jason, capisci quello che ho cercato di dirti? I miei si trasferiscono...a quasi ottocento chilometri da qui...io...Jason, ti prego. Non rendermi le cose più difficili”

 

Il capitano non rispose. Rimase a guardarlo negli occhi e si sentì mancare il respiro, come ogni volta che i loro occhi si incontravano.

 

“buonanotte Mike...” riuscì a dire.

Jason guardò lo sguardo spento sul viso del quarterback. Si allontanò facendo due passi all’indietro, per poi girarsi e continuare la camminata verso casa da solo. Senza il calore della mano di Mike nella sua. Senza la sua voce. Senza lui.

 

Una palla lo colpì in faccia. Cadde a terra ed improvvisamente da quella notte tornò dritto sul campo. Si risvegliò dai sui pensieri e un compagno di squadra lo aiutò a rialzarsi.

 

“sei una sega, Jason!” sentì urlare dagli spalti. Brad era lì seduto che lo salutò con un dito medio e un sorriso da bastardo sul volto. Il giocatore di basket si limitò a rispondere con lo stesso gesto e scuotendo la testa come un “no”.

La fine degli allenamenti arrivò più lentamente delle altre volte e il formicolio dal lato destro del volto sparì. Brad e Jason uscirono dalla palestra della scuola e l’aria portò un volantino fino ai piedi di Brad, il quale lo raccolse, osservandolo per qualche secondo. Jason riconobbe Chris su quel volantino e vide l’erede di Mike Hopekins accartocciare quel foglio con una mano e buttandolo a terra.

Brad non disse niente e Jason non osò sdrammatizzare.

Il silenzio divenne imbarazzante quando finalmente la madre di Brad arrivò nel parcheggio con la sua auto. I due capitani si salutarono e Brad chiese all’amico se volesse un passaggio. Lui rispose cortesemente di no e Brad alzando le spalle si diresse verso l’auto.

Jason posò a terra il borsone della divisa di basket e aspettò il suo di passaggio per tornare a casa. Era quasi fine ottobre e le temperature cominciarono gradualmente a calare. Tornò a quella notte. Con Mike. Dalla sua partenza non si sentirono più. Riuscì a sapere solo qualche informazione su di lui tramite delle conoscenze in comune. Divenne il miglior giocatore della nuova squadra e alcuni dicevano che avesse ottenuto una borsa di studio per lo sport solo dopo tre mesi nel nuovo istituto. Cercò di far sparire quei pensieri e cercò di non pensare al sorriso di Brad come ultimo saluto prima di salire in macchina con la madre. “non lui, Jason. Non lui” pensò.

Austin lo aveva colpito in pieno. Aveva capito tutto di lui. Odiava il fatto che Austin lo avesse capito senza che lui muovesse un dito per farlo capire. Comunque la faccenda non lo preoccupava. Austin avrebbe avuto acqua in bocca.

L’unica cosa che lo preoccupava davvero era il fatto che avesse un debole per i giocatori di football. Ma solo per i giocatori.

Lui odiava il football.

 

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Monica posò lo zaino sul solito tavolo della biblioteca dove gli altri prescelti erano seduti, silenziosi, nell’attesa del verdetto.

“avete votato?” chiese Monica, con un tono di voce più alto del solito. La biblioteca era vuota. Tutti erano scesi nel salone della scuola in occasione delle elezioni studentesche.

“abbiamo votato tutti, Monica. Non ci resta che aspettare” disse Jason.

La caporedattrice si sedette.

Nessuno parlava.

Dei passi veloci attraversarono la biblioteca e Jessica improvvisamente sbucò da dietro uno scaffale. Tutti la guardarono con occhi sbarrati e lei buttò semplicemente dei fogli spillati sul tavolo. Incrociò le braccia ed aspettò che qualcuno dicesse almeno una parola.

Ashley lanciò uno sguardo veloce a Monica, la quale venne come pugnalata da quello sguardo per nulla sereno.

“Cos’è Jessica?” disse Monica.

“hey!”, Brad si alzò in piedi, “Jessica, cosa ci fai qui?”

“inizia col calmarti capitano” disse la ragazza, con l’indice puntato, “so già tutto quello c’è da sapere. Vi ho portato il verbale delle elezioni. Il conteggio dei voti è finito poco fa. Il nome del rappresentante eletto è scritto lì dentro”.

Brad abbassò lo sguardo verso quei fogli, confuso.

“Jessica, tu...”

“Brad...non c’è nulla da dire...a parte il fatto che...non sarò io la vostra prossima componente”

“cosa vuoi dire, Jessica?” disse Monica.

“non entrerò nel vostro gruppetto di raccomandati. Ci sono persone che ho sempre detestato e voglio rimanere coerente con i miei principi, al contrario di chi invece non lo è stato”.

Austin si strinse nelle spalle, scivolando leggermente lungo lo schienale della sedia.

Monica si alzò, avvicinandosi a Jessica. “credevo che tu...tu mi hai detto...”

“Monica! Non entrerò in questo...senti. Non mi importa. Vi manca il rappresentante studentesco, giusto? E’ lì...devi solo leggere”

Jessica girò sui tacchi e velocemente sparì dietro uno scaffale.

Il silenzio tornò da padrone e tutti rivolgevano lo sguardo a Monica.

“tranquilla...ha fatto la sua scelta” disse Austin, mettendole una mano sulla spalla.

“io credevo che...”

“cosa credevi Monica? Pensavi che Jessica avrebbe condiviso la Delta Eta con Ashley?” esordì Brad, scatenando un certo imbarazzo.

Ashley si limitò ad allungare la mano verso quei fogli. Li portò a sé e lentamente cominciò a sfogliarli, poi li richiuse. “significa che adesso c’è una studentessa che sa di noi...e non ci sopporta”

“dicci solo chi è il rappresentante. Questa storia comincia a stancarmi” disse Brad.

 

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Jennifer entrò nella segreteria studenti. Posò lo sguardo sulle sedie e incontrò lo sguardo di Josh, seduto, che attendeva il suo turno per parlare con la segretaria. Abbassò lo sguardo verso le mani del ragazzo e notò gli stessi fogli che lei teneva in mano.

“fai domanda per il DH contest?” esordì la ragazza, con tono fintamente amichevole.

Il ragazzo accennò un “si” con la testa e Jennifer comprese la tensione tra loro due.

Si mise a due sedie di distanza da lui e continuava a posare lo sguardo sui fogli che il figlio del preside, seduto lì a due sedie da lei, teneva in mano. Il silenzio era imbarazzante e così cominciò ad ascoltare i suoi pensieri. L’unica cosa che riusciva effettivamente a pensare in quel momento era il fatto che Josh potesse essere un concorrente temibile per il concorso che aspettava da tempo.

Josh non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di guardarla con aria di sfida. Cosa che Jennifer faceva dal suo ingresso in segreteria.

“il prossimo” disse la segretaria. Josh si alzò e la migliore studentessa dell’istituto lo seguì con lo sguardo, in ogni suo movimento.

 

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“trovali”.

Allison alzò lo sguardo con un’espressione spaventata. Aveva le gambe accavallate e le braccia distese lungo i braccioli della poltrona scura sulla quale era seduta.

“io...cosa stai dicendo?”

“lo sai, Allison. Devi trovarli”

“cosa...non posso”

“oh si che puoi, mia cara...non sarà difficile. Basterà trovare il capitano della squadra di football, della squadra di basket, la caporedattrice del giornalino scolastico, la capocheerleader e...il rappresentante degli studenti”.

La ragazza sciolse le gambe e si alzò in piedi, scossa.

“no! io...”

“Allison...lo sapevi che sarebbe andata così...”

“non voglio entrare in questa storia. É stato solo un caso che io mi sia iscritta in quella scuola...”

“appunto. Un caso fortunato...tu sei sempre vicino a loro. Puoi dirci molto di più”

“non lo farò...dimenticalo”

“sicura, Allison? Io penso che non ti convenga fare tante storie...”

La ragazza prese la sua giacca.

“non è colpa loro...”

“non siamo qui per punire i responsabili. La Delta Eta deve sparire. Una volta per tutte. E tu...tu ci aiuterai”.

Allison indossò lentamente la sua giacca e attraversò il salone di quella lussuosa casa a sguardo basso. Si fermò per un secondo davanti la porta, come se avesse voluto dire qualcosa. Scosse la testa e velocemente uscì ,portando la porta a sbattere abbastanza violentemente.

 

   
 
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