Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Madama Aracne    28/11/2017    5 recensioni
La risata di Harry non ebbe altro risultato che quello di farmi innervosire ancora di più. D'altra parte cosa mi aspettavo da uno come lui, incapace di vedere al di là del suo naso e trincerato dietro innumerevoli mura di pregiudizi nei confronti delle persone come me?
«Amelia» rise, scuotendo la testa «Te lo hanno mai detto che sei un'isterica? E sei troppo permalosa. E come al solito non capisci niente»
«Ah, io non capirei niente? Ma se-»
«No, non capisci niente, ragazzina, altrimenti avresti capito che sto cercando di dirti che io t'amo»
Se in quel momento mi avessero chiesto che aspetto, a mio avviso, potesse mai avere la morte, io avrei risposto che non ne conoscevo il volto, ma che di sicuro non avrebbe potuto essere troppo diverso dalle parole che Harry mi aveva appena scagliato contro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic


I. Prologue

 

 

- Insomma, parliamoci chiaro: io ho anche provato a comportarmi bene, a dirgli di no… Ma diamine, è Zayn! Forse solo una santa riuscirebbe a negarli qualcosa, e nemmeno ne sono convinta. E poi, io decisamente non sono una santa -

Amelia sorrise a labbra strette, scuotendo la testa mentre la sua migliore amica continuava la propria impossibile filippica.

- D’accordo, ora mi dici perché non la fate finita e iniziate a frequentarvi? Persino un cieco si accorgerebbe di quello che bolle in pentola, ormai… - replicò divertita, prendendo un sorso del proprio tè alla rosa canina.
Ronnie sbuffò, alzando gli occhi cerulei al cielo plumbeo sopra di loro. - Tesoro, tu proprio non capisci: questo è esattamente quello che lui vuole, ed io non posso dargliela vinta così facilmente… -

La bionda si abbandonò con le spalle contro la sedia in vimini, con un sospiro teatrale come lei. Se c’era una cosa che Amelia non avrebbe mai capito era proprio quel modo di fare così assurdamente complesso e francamente nocivo della propria migliore amica, la sua costante necessità di non darla vinta al ragazzo che praticamente le moriva dietro da mesi – anche se cedere alle sue avances sarebbe stata una vittoria anche per lei, desiderosa quanto lo stesso Zayn di un legame tra loro.

- Io forse non sarò brava nelle dinamiche di coppia… -

- Dì pure che sei terribile con gli esseri di sesso maschile, dolcezza -

- … Ma se c’è una cosa di cui sono sicura – riprese la bruna con un’occhiataccia nella direzione di Ronnie, la quale sorrideva imperturbabile – è che lo hai fatto dannare abbastanza. Ti ha dimostrato in ogni modo che puoi fidarti, che non è uno che molla facilmente. Fare un po’ la preziosa va bene, ma non sorprenderti quando la corda che ti ostini a tirare tanto si spezzerà – concluse, posando la tazza rosata ormai vuota sul piattino – Non so te, comunque, ma io rientrerei. Sembra che Londra voglia deliziarci con un altro dei suoi meravigliosi acquazzoni da copione, oggi -

Non appena la ragazza smise di parlare, una pioggia sottile iniziò a cadere dalle nuvole scure e opprimenti, mera anticipazione di ciò che il cielo aveva in serbo per quella giornata.

Ronnie la seguì all’interno del suo appartamento, chiudendo alle proprie spalle i vetri a scorrimento che fungevano da collegamento tra l’interno della casa e il terrazzo; diede uno sguardo veloce all’orologio tecnologico appeso al muro, poi squittì sorpresa.

- Cristo, è tardissimo! -

- Per cosa? - domandò Amelia dalla cucina, nella quale si era rintanata per posare la tazza del tè nella lavastoviglie nuova di zecca.

La bionda corse a recuperare la propria giacca – di un improbabile azzurro acceso, in contrasto con il viola del top corto che indossava e che le lasciava scoperto l’ombelico, trapassato da un piercing brillante – per poi raggiungere l’amica nell’altra stanza con movimenti frettolosi e scattanti.

- Louis mi ha chiesto di andarlo a prendere all’aeroporto, oggi torna dalla Svizzera, te l’ha detto? -

- No, certo che no. Si è limitato ad affiggere i manifesti per tutta l’Inghilterra, con la sua solita sobrietà – fu la risposta ironica di Amelia, mentre si sporgeva per salutare Ronnie con un breve abbraccio. - Saluta quella testa vuota da parte mia, più tardi ti racconterò l’esito dell’incontro con il possibile coinquilino! -

L’amica sorrise ammiccante, allontanandosi di fretta e producendo un rumore stridulo sul parquet, causato dalle suole di gomma dei suoi stivali. - Ricordati soprattutto di fargli uno scanner estetico al posto mio! - scherzò ilare, per poi chiudere la porta di casa dietro di sé.

Amelia si alzò dallo sgabello della grande cucina, dirigendosi verso l’ampio salotto dai toni del bianco, arredato nella maniera più moderna possibile.
Trasferirsi da New York in Inghilterra era stata una mossa complicata e un po’ azzardata, ma d’altra parte aveva sempre sentito il bisogno di allontanarsi dal suo nucleo familiare e di non dover vivere costantemente con il fiato dei propri genitori sul collo; in ogni caso, per suo padre quell’appartamento era una spesa più che effimera – gestiva una delle più importanti aziende pubblicitarie di New York, mentre sua madre era un rinomato avvocato – se non fosse stato per il piccolo particolare che la decisione di sua figlia di dirigersi così lontano non lo aveva allettato particolarmente.

Aveva dunque deciso di imporre una condizione: le avrebbe pagato l’appartamento solo se lei si fosse decisa a trovare un coinquilino con cui dividere le spese, iniziando ad abituarsi anche alla convivenza con un’altra persona.
Amelia aveva accettato senza fiatare, chiedendosi quanto potesse essere difficile dividere i propri spazi con qualcuno: ignara, da brava figlia unica cresciuta avendo tutto il necessario a portata di mano, delle difficoltà che possono sorgere quando ci si scontra con la volontà di una persona diversa da se stessa, aveva preso sotto gamba la situazione, contando anche sull’aiuto di Ronnie che si sarebbe trasferita con lei; sfortunatamente l’amica divideva già un appartamento con sua cugina, e la prospettiva di dover vivere con uno sconosciuto in casa aveva iniziato da qualche giorno a terrorizzare Amelia, più o meno da quando un ragazzo aveva risposto al suo annuncio.

Si chiamava Harry, aveva 23 anni e studiava alla BRIT per poter diventare un giorno un musicista: erano le tre del pomeriggio, e di lì ad un quarto d’ora Amelia lo avrebbe incontrato.

La bruna si lasciò cadere sul divano, in evidente stato di agitazione, facendo svogliatamente zapping al televisore dove nulla sembrava interessarle davvero; si fermò senza particolare attenzione su MTV, lasciandosi cullare dalle note di una canzone in qualche modo familiare – forse una di quelle sentite alla radio in qualche bar e poi presto dimenticate.

Sussultò quando, poco tempo dopo, il trillare energico del campanello le annunciò l’arrivo del possibile coinquilino – facendole notare di essere riuscita anche ad assopirsi in pochi minuti.

Si passò una mano sul volto struccato, stanca, ripromettendosi di riposare di più mentre si dirigeva ad aprire la porta.

 

**

 

La prima cosa che Amelia aveva notato, di Harry, erano gli occhi. Erano incredibilmente verdi e limpidi, sembravano sorridere anche più delle sue labbra – larghe e carnose, di un rosa per cui molte ragazze avrebbero fatto carte false – in quel momento completamente distese.
Si era presentato con una stretta di mano gentile, e lei aveva sorriso, segnandogli forse un punto a suo favore.
Gli aveva fatto fare un giro dell’appartamento, notando nel frattempo altri piccoli particolari di lui: le mani grandi e le dita lunghe, da pianista; i tatuaggi che si intravedevano dalla camicia leggermente sbottonata sul petto, il modo che i suoi capelli ricci e scomposti avevano di danzargli davanti agli occhi ogni volta che il ragazzo annuiva.
Nel complesso non poteva lamentarsi: Harry sembrava davvero un gran bel tipo, e con un po’ di fortuna sarebbe potuto essere un coinquilino silenzioso e ordinato.
- Quando posso portare le mie cose? - aveva domandato alla fine del giro, confermando le proprie impressioni positive riguardo all’appartamento.

Amelia aveva dovuto chiedergli se per lui fosse un problema aspettare cinque giorni giorni – aveva un importante esame per il quale aveva bisogno di prepararsi con la massima calma, soprattutto negli ultimi giorni, e non era dunque mentalmente pronta ad un trasferimento.
Accordatisi per una data nella settimana successiva, Harry si era congedato con un altro dei suoi sorrisi spacca-nuvole, allontanandosi poi con il passo molle e cadenzato che probabilmente lo caratterizzava.

 

**

 

- Quindi Harry si è trasferito? - Louis incrociò le caviglie sotto la sedia, ammiccando più volte in direzione di Amelia che, per tutta risposta, si lasciò scappare una risata divertita. Lisciò una piega invisibile sul suo cappotto di un luminosissimo rosso, abbassando lo sguardo.
- Ha iniziato a portare le proprie cose, ma non sta ancora dormendo a casa. La convivenza inizierà ufficialmente domani sera – spiegò, scrollando le spalle.

Ronnie si sporse verso l’amica, rubandole una gomma dal pacchetto che aveva estratto dalla borsa capiente.

- Dì un po’, come hai detto che si chiama di nuovo? -

- Harry Styles – Amelia scrollò le spalle – Perché? Lo conosci? -

- Io no, ma Zayn frequenta la BRIT. Forse qualcosa saprà, no? -

- Tutto questo parlare di ragazzi mi ha messo di cattivo umore: da quando siete voi quelle con i pretendenti e la vita sociale, mentre io passo al ruolo di zitella acida? - sbottò improvvisamente Louis, alzandosi dalla sedia con un moto di stizza e invitando implicitamente le ragazze ad imitarlo.

Ronnie ridacchiò divertita, saltando su con uno scatto energico; Amelia si prese il suo tempo nel riordinare la sciarpa ed il basco alla francese, prima di raggiungere il ragazzo e abbracciarlo affettuosa, posando il viso sulla sua schiena definita.

- Quanto sai essere sciocco, Lu… - rise poi, provocandogli un finto moto di stizza – Harry è uno sconosciuto, e se questo non bastasse, è uno sconosciuto con cui dovrò dividere l’appartamento. Il mio appartamento. Non la definirei esattamente una situazione romantica… -

- Questo perché probabilmente un’alga sarebbe più romantica di te, Lia, ma ciò non significa che la situazione non sia erotica. -

Amelia alzò gli occhi al cielo, mentre Louis e Ronnie si scambiavano un’occhiata maliziosa, e – Smettetela, tutti e due – impose severa, allontanandosi dal corpo del migliore amico per avvicinarsi ad una vetrina in cui era esposto uno splendido vestito verde smeraldo.

- Questo sarebbe perfetto per la tua festa di laurea! - esclamò Louis entusiasta, battendo le mani.
Amelia annuì sorridente, già figurandosi nel momento in cui avrebbe potuto indossare quel vestito, poi si bloccò pensosa.
- Mio padre ha deciso di farmi cercare un coinquilino per rendermi più responsabile, figuratevi cosa direbbe se notasse che al suo conto mancano cinquecento sterline spese in vestiti… -

- Probabilmente penserebbe che è tutto nella norma, sai? E anche che sei la degna figlia di tua madre – ironizzò la bionda, dandole di gomito con leggerezza e un’occhiata affettuosa.

Amelia risolse con una spinta giocosa verso l’amica.

- Quanto sei odiosa, Ronnie! -

Ovviamente, era consapevole di avere un debole assurdo per l’alta moda, i vestiti e l’eleganza in generale: non riusciva a comprendere, infatti, le ragazze come Ronnie, capaci di rifornire il proprio armadio di sneakers e capi dal marchio H&M e sentirsi a proprio agio con essi; ciò che sua madre le aveva sempre ripetuto era che “una Donna che sia tale la riconosci da due cose: il profumo, e la qualità del suo abbigliamento”, e lei aveva imparato con il tempo a prendere alla lettera le sue parole, disdegnando i capi più commerciali a favore dell’alta moda, la quale – ne era convinta ogni volta che indossava un paio di pantaloni Gucci o di qualsiasi famoso stilista italiano – non avrebbe mai potuto sbagliare nel suo ruolo del valorizzare la figura femminile.

Louis, cresciuto come lei in una famiglia piuttosto benestante, riusciva a comprendere almeno in parte il suo bisogno di essere sempre impeccabilmente elegante; Ronnie, d’altro canto, con i suoi gusti stravaganti e il suo amore per i colori sgargianti, l’aveva sempre marchiata come una persona snob, motivo per cui la loro amicizia aveva impiegato molto tempo a decollare – anche se non sarebbe mai potuta essere più forte di così.

- Forza, ragazze – intervenne proprio Louis in quel momento, sospingendo le due con gentilezza e sorridendo sornione – andiamo a trovare qualcosa di assolutamente favoloso per stasera. È la mia festa di ben tornato, non accetterò nessuno che sia meno che meraviglioso. -




#NdA
Salve, popolo di efp!
Devo ammettere che è davvero strano tornare a pubblicare fan fictions nel fandom dei
One Direction, sono passati anni dall'ultima volta che ho scritto qualcosa su di loro e spero di non essere arrugginita. Significa forse questo che non sono novella - come qualcuno potrebbe essere indotto a credere, data la recente creazione del mio account - nel meraviglioso mondo di efp? Questo è assolutamente esatto! Nonostante ciò ho deciso di creare un profilo dedicato esclusivamente ai Oned, per poter avere la possibilità di account più ordinati.
Ci tengo a specificare una cosa: io scrivo, e scriverò sempre, dei One Direction al completo; ciò significa che le mie fan fictions avranno sempre lo stampo delle prime che si incontravano qui, quelle in cui erano presenti tutti e cinque i componenti.
Per me i One Direction solo loro 5 e nel mio cuore questa cosa non cambierà mai.
Chiarito questo punto spero mi lascerete un commentino-ino-ino, sarei entusiasta della cosa!
Au revoir, miei cari.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Madama Aracne