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Autore: PattyOnTheRollercoaster    23/06/2009    1 recensioni
Ellen ha perso la memoria e ora vive a Daret. Quando due sconosciuti si presentano nella città lei ha un flashback. Siccome nulla la può convincere a restare a Daret, città devastata e che verrà presto invasa dagli Urgali, li segue. Così Brom ed Eragon si ritrovano appresso questa ragazza, dalla memoria perduta e dalle straordinarie capacità nell'arte della spada. Grazie al suo viaggio Ellen scoprirà il suo passato, legato con un filo sottile, ma indistruttibile, a quello di Eragon e Brom.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato Presente & Futuro'
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Capitolo 13: L’avverarsi della profezia

Già da due giorni Murtagh non aveva quasi nessuno con cui parlare, a parte, qualche volta, Arya. Sia Eragon che Ellen restavano privi di senso e lui, graziato da Ajhiad, poteva anche andarsene in giro per il Farthen Dur. L’unico problema era che regnava il caos più totale: la guerra era stata vinta, certo, ma le perdite erano state parecchie. L’unica volta che aveva provato a dare una mano era sceso nello spiazzo dove si era tenuta la battaglia ma, una volta lì, tutti lo osservavano facendo dei commenti maligni e additandolo con disprezzo e un pizzico di timore. Murtagh aveva deciso che se le cose stavano così allora avrebbero volentieri fatto a meno di un aiuto in più, così si era rintanato nelle sue stanze.
Dopo circa tre giorni dalla fine della battaglia andò a visitare Ellen. Ci era andato il giorno prima e quello prima ancora, nella speranza che la ragazza si svegliasse. I medici gli avevano detto che non era grave, ma che aveva bisogno di una bella dormita. Il terzo giorno si avviò quindi all’infermeria, preparato a passare un’altra ora in compagnia di una ragazza in semi-coma, ma restò sorpreso quando, entrando nella stanza, vide un’energica Ellen addentare con gusto una bistecca.
“Hey! Ti sei svegliata finalmente”.
“Murtagh!” esclamò la ragazza. Fece per alzarsi dal letto ma lui glielo impedì, tenendola ferma e riadagiandola sul cuscino.
“Ferma lì. Mangia piuttosto. Non ti puoi ancora alzare”.
“Ma i dottori mi hanno detto che sto meglio” obbiettò lei.
“E non ti hanno detto di riposare?”.
“Si ma …”.
“Visto? Perciò riposa”. Murtagh si chinò su di lei e le diede un piccolo bacio in fronte. Ellen sorrise allegra e riprese a mangiare senza fare storie.
“Come sta Eragon? Cos’è successo?” chiese dopo un po’.
“Abbiamo vinto, ma abbiamo subito molte perdite. Eragon sta … discretamente. Ha sconfitto Durza, però lui gli ha fatto un taglio sulla schiena che è praticamente uguale al mio”. Ellen trattenne il fiato.
“Che cosa?! E come sta? Si riprenderà?”.
Murtagh sospirò. “Si riprenderà di sicuro. Angela lo ha curato e … la ferita sta bene. Purtroppo però pensa che potrebbero esserci delle ripercussioni sul suo fisico”.
“Ma tu che ne pensi? Quando … insomma … quando Morzan …”.
“Quando Morzan mi colpì avevo quattro anni” disse Murtagh capendo la domanda di Ellen. “Il mio corpo ormai si è abituato. Comunque sia non era neanche lontanamente una ferita grave come la sua. Se lo fosse stato sarei già morto”. Calò un minuto di silenzio.
“B’è … comunque … perché sono svenuta?”.
“Ah già … Arya me lo ha raccontato. E’ strano, sai?”.
“Perché, che è successo?”.
“Hai usato la magia”. Ellen spalancò gli occhi.
“Davvero?”.
“Già”.
“E cos’ho fatto? Assurdo, non mi ricordo nulla del genere”.
“Perché, secondo Arya, sei svenuta appena dopo aver pensato una parola nell’antica lingua, probabilmente per sbaglio. Considerata la potenza dell’incantesimo però, devi considerarti fortunata. Sei più in forze di quanto ci si aspettasse. Hai distrutto lo zaffiro dei nani”. Murtagh fece un sorriso obliquo.
“Cosa? Oddio, no. Ora mi uccideranno. Mi salteranno addosso in cinquanta per farmi la pelle. Gli ho distrutto la rosa. Piaceva anche a me”. Ellen osservò distrattamente il pavimento.
“Ma su, non ti preoccupare. Persino Arya ha detto che è stata una mossa fantastica. Ha distratto Durza, sai? Se non lo avessi fatto Eragon sarebbe morto. A proposito … sai che Saphira ha sputato fuoco?”.
Ellen s’illuminò. “Davvero?”.
“Già. E’ molto fiera di sé. Non fa altro che andare in giro a sbuffare fiammelle”. I due ragazzi risero.
La porta dell’infermeria si aprì e un uomo abbastanza anziano entrò nella stanza. Nel vedere che Ellen aveva finito di mangiare sorrise soddisfatto.
“Bene, vedo che hai mangiato tutto” disse prendendo il piatto.
“Era squisito. Grazie”.
“Di nulla. Ora dovresti riposare ancora qualche giorno, o almeno fino a domani, però … hai il permesso, solo per dieci minuti, di andare a trovare il tuo amico”.
“Eragon?” chiese Murtagh con tono interrogativo. Il medico annuì, sorridente.
“E’ nella stanza accanto. Si è svegliato da un po’. Ora sta mangiando”.
Ellen si alzò di corsa e uscì dalla stanza, seguita a ruota da Murtagh, mentre il vecchio sghignazzava soddisfatto.
“Eragon!”.
Il ragazzo si vide davanti un’ombra indistinta avvicinarsi a lui a tutta velocità, poi una massa di capelli neri come la pece gli bloccarono la vista del mondo circostante.
“Ellen?” chiese dubbioso.
“Si! Sei sveglio!” disse la ragazza sedendosi affianco a lui sul letto.
“Murtagh, ciao. Come state? Dov’è Saphira?”.
“Saphira sarà con Arya. Si stanno frequentando parecchio quelle due. Credo che potrai andare a trovarla quando uscirai di qui. Sai …  meglio non spostarti ora … date le … circostanze”. A quelle parole Eragon sospirò.
“Si, me lo hanno detto, tranquilli. Ho la schiena spaccata”. Ellen e Murtagh si guardarono nervosamente. “Ora sono uguale a te” disse Eragon osservando l’amico.
“Che fortuna” disse ironicamente l’altro.
“Se ti può consolare” cominciò Ellen annuendo solennemente, “io lo trovo estremamente sensuale”. Eragon sorrise e si strofinò il naso con le dita.
“Grazie. Ora che lo so vedrò di approfittarne”.
“Cadranno tutte hai tuoi piedi” sogghignò Murtagh. “Già ti chiamano Eragon Ammazzaspettri”.
“Sul serio?”.
“Già”.
Aggiornarono Eragon sui fatti accaduti. Fu felice di sapere che Ajhiad aveva deciso di lasciarli liberi e si ricordò dell’impresa di Saphira. Restò molto impressionato da Ellen, che aveva usato la magia e concordò con lei nel dire che i nani sarebbero stati molto dispiaciuti per la perdita della grossa rosa intagliata.   
Dopo un paio di giorni sia Eragon che Ellen poterono alzarsi dal letto. Anche se di malavoglia, perché li ritenevano ragazzi troppo avventati, i dottori li lasciarono andare.
Eragon era felice di riavere Saphira, ma realizzò ben presto che la ferita infertagli da Durza era un vero problema. Se faceva gesti improvvisi sentiva una dolorosa fitta alla schiena che gli mozzava il fiato e, anche se Saphira cercava di alleviargli il dolore, era sempre una sensazione orribile, che gli lasciava sudori freddi sulla fronte e brividi lungo tutto il corpo.
A circa una settimana dopo la fine della battaglia, Eragon si rese conto che la sua ferita avrebbe condizionato non solo lui, ma anche le decisioni degli altri.
“Ammazzaspettri!”. Un ragazzino magro dal volto vivace comparve dietro ad Eragon.
“Si?”.
“Ajhiad invita te e i tuoi compagni alla riunione che si terrà fra poco. Sono venuto a farvi da guida” disse allegro il ragazzino.
“Anche noi?” chiese Ellen guardando Murtagh interrogativa. Lui, per tutta risposta, alzò la spalle.
“D’accordo, eccoci”. Eragon si alzò cautamente e gli altri due lo imitarono. Il ragazzino prese a trottare affianco a loro, lanciando di quando in qua uno sguardo ad Eragon.
Arrivarono in una sala piuttosto piccola rispetto a quel che era la vastità dei luoghi nel Farthen Dur, ma comunque era elegante e sobria. In un tavolo al centro erano seduti i consiglieri, i gemelli, Ajhiad, Arya, Orik e Rotghar.
“Grazie Noah” disse Ajhiad, in piedi a capotavola, rivolgendo un cenno al bambino. Quello sorrise e se andò con un inchino. “Sedetevi pure”. Ajhiad indicò ai neo arrivati tre sedie vuote. Un volta che ebbero preso posto si sedette e iniziò a parlare. “Abbiamo voluto organizzare questa riunione per decidere se effettuare una spedizione alla ricerca degli uomini di Re Rotghar”. Il nano si schiarì la voce, così Ajhiad gli cedette la parola.
“Diverse delle mie truppe erano state da me inviate per controllare ed avvisarci dell’avanzata degli Urgali. Alcune non sono tornate, ma è possibile che si trovino ancora nelle gallerie”.
“Di certo non negheremo loro soccorso” disse Ajhiad guardando i consiglieri e gli altri nella sala. “Organizzeremo quindi un squadra di dieci uomini provvisti di tutte le cure, nel caso qualcuno fosse gravemente ferito. Uno dei gemelli viaggerà con noi, per essere ancora più sicuri e, siccome Rotghar e il suo antico popolo ha accettato di combattere con i Varden, gli dimostrerò la mia gratitudine comandando io stesso la squadra”. Rotghar fece un secco cenno con la testa in direzione di Ajhiad.
“Anche io vorrei parlare, se mi è concesso”. Tutti si voltarono verso Murtagh, che si era alzato da tavola. “Vorrei partecipare anche io alla missione, per dimostrare fedeltà ai Varden e al loro capo, nonché a Re Rotghar, che ci ospita nella sua fortezza”.
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi anche Ajhiad si alzò. “Mi fa piacere che tu voglia essermi fedele, e che ti spinga a tanto per dimostrarlo. Sono sicuro che riuscirai a convincermi. Per i Varden sarà una buona cosa averti al fianco”.
Eragon si sentiva come se fosse inutile. Tutti in quella stanza avevano un compito, tranne lu. Tutti sapevano che cosa dovevano fare, quando farlo, o anche solo cosa desideravano fare. Lui no. Si certo, nessuno si aspettava nulla da lui, non dopo aver sconfitto Durza, ma quindi significava che lui era solo uno strumento di guerra? Una specie di arma?
“Ajhiad, parteciperò anche io” affermò alzandosi a sua volta.
  Oggi sono tutti così patriottici. Pensò Ellen guardando Eragon dal basso.
Ajhiad stava per rispondere, un leggero sorriso che gli incurvava le labbra. Quasi inesistente.
“No”. Una voce secca lo interruppe. Eragon si girò e vide Arya in piedi che osservava Ajhiad. “Non credo che Argetlam dovrebbe affaticarsi ulteriormente dopo la battaglia e, soprattutto, dopo la ferita che ha subìto”. Ajhiad abbassò la testa e aggrottò le sopracciglia, pensieroso.
“Purtroppo, Eragon Ammazzaspettri,” disse dopo un attimo di pausa, “temo proprio che abbia ragione. Il tuo fisico ancora risente della battaglia con Durza, devi guarire al più presto. Meglio che non ti affatichi”.
“Ma …” Eragon tentò di replicare ma venne subito fermato da Arya.
“Non è prudente, ora come ora. Non ti preoccupare, guarirai”.
Eragon strinse i pugni e abbassò lo sguardo. “Certo” disse risedendosi.
La riunione continuò. Ellen non capiva perché avessero invitato anche lei. Che cosa centrava con tutto questo?
Dopo un’ora uscirono di lì. Eragon si recò subito in camera sua, desideroso di parlare con Saphira.
  Credi che continuerà per molto?, chiese una volta raggiunte le stanze, sdraiato sul letto con le mani dietro la testa e lo sguardo rivolto al soffitto grigio. Credi che mi tratteranno così ancora? Questa ferita non guarirà fra due giorni, non è un semplice taglio.
  Lo so. Ma vedrai che riuscirai a superarlo, lo consolò la dragonessa. Non hai ragione di essere arrabbiato, Ajhiad lo fa per il tuo bene. Pensa a come sarebbe se ti sentissi male nei tunnel e non potessi ricevere cure. Almeno per il prossimo mese penso che dovrai accettare questo fatto. Così ti ristabilirai più in fretta! Se continui a forzarla, non guarirà mai.
Eragon sapeva bene che tutte le cose che la dragonessa diceva erano giuste, ma non riusciva a togliersi di dosso la sensazione di essere diventato un peso. Oltretutto, il fatto che proprio Arya avesse pronunciato quelle parole, lo irritava ancor di più. Probabilmente già pensava che lui fosse un irresponsabile per come si era comportato durante la battaglia. Ora pensava anche che fosse un fantoccio inutile!
Eragon sbuffò e cominciò a spogliarsi, deciso a farsi una rilassante doccia.

“Allora buon viaggio. Trova tanti nani, mi raccomando” disse Ellen guardando Murtagh dal basso verso l’alto.
“Non sono come degli oggetti da collezione, lo sai?” rispose lui accarezzandole una guancia. “Già non vedo l’ora di tornare da te”.
“Non essere appiccicoso” scherzò la ragazza.
“Ah si?” fece Murtagh fingendosi offeso e girandosi dall’altra parte. “Non ti parlo più”.
Ellen rise e si mise di fronte a lui. “Eddai … chiedo perdono” disse dando un delicato bacio sulla guancia a Murtagh.
“Tutto qui? Io sto per partire, ricordatelo!”. Murtagh le cinse la vita e la baciò teneramente sulle labbra. Restarono così abbracciati per qualche minuto. Ellen con la testa appoggiata al suo petto e Murtagh che la cullava fra le braccia.
“Ci vediamo presto” le sussurrò all’orecchio.
“D’accordo” rispose la ragazza sciogliendo l’abbraccio.
Murtagh raccolse senza fretta un sacco da terra e uscì dalla stanza dove alloggiavano, rivolgendole un ultimo sguardo.
Dopo che uscì ad Ellen la stanza sembrò troppo silenziosa. Si gettò sul letto con uno sbuffo, le mani dietro la testa e lo sguardo al soffitto grigio.

“Murtagh!”.
“Ferma, Ellen!”. Eragon si sporse in avanti appena in tempo per prendere la ragazza per i fianchi e bloccarla.
“Lasciami!” ruggì lei agitandosi, scalciando e cercando di sfuggire dalla presa ferrea del ragazzo. “Eragon!”. Le lacrime affiorarono sul suo viso, scivolando sulle guancie arrossate. Arya si avvicinò correndo verso di loro e prese Ellen per le braccia, costringendola a fermarsi. “Lasciatemi andare per favore, lasciatemi andare a cercarlo”.
Arya ed Eragon si lanciarono occhiate preoccupate. D’un tratto, Eragon ricordò chiaramente il consiglio di Solembum: e ricorda, dovrai fermarla quando le sue decisioni verranno dettate dal cuore, altrimenti si metterà in pericolo da sola. Sicuramente alludeva a quello.
“Ellen, lascia che vada io” intervenne prontamente Arya. Eragon la guardò come una dea scesa in terra. Allentò la presa su Ellen, che non si muoveva più. La ragazza prese le mani dell’elfa e la guardò con la disperazione negli occhi, che erano spalancati e rossi. Le stinse forte la mani senza neanche rendersene conto.
“Trovalo Arya … ti supplico”. Arya si sentì stranamente legata a quella che, in confronto a lei, era una ragazzetta. Conosceva il suo dolore. Quel che lei provava in quel momento lo aveva, purtroppo, sperimentato anche lei.
“Vado” disse solo. E sparì nel tunnel dove gli Urgali avevano trascinato Murtagh.
Era successo tutto troppo in fretta. Neanche tre minuti fa un drappello di uomini e nani stavano uscendo, trionfanti, dalle gallerie, annunciati da un giovane soldato che li aveva preceduti. Eragon ed Ellen erano lì per rivedere Ajhiad e, soprattutto, Murtagh. Quando erano appena fuori dal tunnel un gruppo di Urgali era uscito dall’oscurità dietro di loro e li aveva attaccati. Molti uomini si erano accalcati intorno, e quando arrivarono i due ragazzi, gli Urgali stavano scomparendo di nuovo. C’erano diversi corpi stesi a terra, sembrava di essere ritornati ai giorni appena precedenti alla battaglia. Ajhiad giaceva in fin di vita. Una pozza di sangue che si allargava sotto di lui. Murtagh era scomparso. Non si sapeva se fosse stato ucciso o rapito dagli Urgali, una cosa che Eragon trovava del tutto sensata, almeno dopo aver scoperto che lui era vissuto alla corte di Galbatorix.
Il ragazzo, tenendo ancora le braccia intorno al corpo esile dell’amica, che in quel momento sembrava un pupazzo senza alcuna volontà, chiamò Saphira, che arrivò subito dall’alto, e portò Ellen nella sua stanza. Lei non fece resistenza.
“Vieni Ellen” le disse una volta in camera. Lei, senza rispondere, si fece condurre al letto, dove Eragon l’adagiò lentamente. La coprì con svariate coperte, poi si sdraiò accanto a lei. Per tutto questo tempo non disse nulla, finché il ragazzo non le passò una mano sul viso.
“Lo faceva sempre anche Murtagh. Per togliermi i capelli dalla faccia” disse con voce tremante. Eragon non sapeva cosa rispondere, così restò in silenzio. “Credi che Arya lo troverà?”.
“Si” rispose lui con una sicurezza che non poteva convincere nemmeno un bambino. “E’ molto probabile” aggiunse poi.
Rimasero ancora un po’ in silenzio.
“Ti va di restare qui a farmi compagnia? Anche Saphira può rimanere” disse infine Ellen.
“Certo … anche se Saphira qui non ci entra”. Eragon accennò un sorriso. Ellen sorrise debolmente di rimando, ma solo per far piacere all'amico. Ora come ora il suo umore era lontano dal riso più che mai.
“Magari possiamo andare nella vostra stanza”.
  Non ti preoccupare Ellen. Anche stare qui per me va bene. Sentirono la voce della dragonessa nelle loro teste. Anzi, non ho alcuna voglia di tornare nei miei alloggi.
Eragon abbracciò Ellen finché lei non si addormentò.
  Credi davvero che Murtagh sia ancora vivo? E che Arya lo troverà?
  Lo spero, rispose il ragazzo alla dragonessa scostando dal viso di Ellen una ciocca di capelli neri.




Ok. Questo è decisamente uno dei capitoli più tristi di tutta la storia. Bhuhuh! T^T  Comunque ... spero che i più attenti fra di voi abbiano notato la simiglianza nei gesti di Ellen ed Eragon (prima della partenza di Murtagh), che mi sono diverita molto a scrivere. XD Poi ditemi, che ne pensate della parte più triste del capitolo? Pure io che l'ho scritto mi sono un po' dispiaciuta a leggerlo ... A proposito, questo capitolo è corto rispetto ai precedenti, ma non importa!

Thyarah: sono contenta che lo scorso capitolo non ti sia risultato noioso, era abbastanza lungo rispetto ai miei standard e avevo proprio paura che fosse soporifero! XD Il ricordo di Ellen l'ho inserito perché era da un bel po' che non si parlava del suo passato, quindi mi sembrava giusto ricordare uno dei temi fondamentali della fic e il fatto che Murtagh insegni a leggere ad Ellen mi è sembrata una cosa tanto carina. ^^ Cercherò di sopravvivere senza le tue recensioni! XD Buone vacanze donnah!

KissyKikka: le tue recensioni sono soddisfacenti, grazie mille dei complimenti! :D Quando ho postato lo scorso capitolo ho pensato proprio a te, perchè era uno di quelli nei quali la focalizzazione era importante, e mi sono chiesta che cosa avresti pensato. ^^ Ci stiamo lentamente avvicinando alla rivelazione del passato di Ellen, sul quale ho molto faticato, spero quindi che sia abbastanza ben costruito. In effetti hai ragione, Arya non mi fa impazzire, la mia preferita è Nasuada, però in questa parte di fic non ha molta importanza. B'è grazie ancora, un bacio! :)

Patty 
   
 
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