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Autore: Duncneyforever    29/11/2017    2 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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Angol(in)o autrice: 

sono finalmente tornata ( dopo una lunghissima assenza ) con questo nuovo capitolo che, spero, possiate trovare degno dell'attesa. Cosa potrei aggiungere... Avviso i gentili lettori che nel suddetto aggiornamento vi saranno presenti molte più riflessioni personali, più flashback e meno azione, proprio per dare maggior rilievo ai miei protagonisti che, altrimenti, sarebbero andati, via via, sfumando insieme a tutti gli altri personaggi della storia. Detto questo, vi auguro buona lettura! 

 

                                                                         ... 

 

Ennesima nottata trascorsa assieme a lui, nel " suo " letto, tra le sue braccia. Sono convinta che il rosso sia incapace di amare, troppo occupato ad accrescere il suo enorme ego per poter donare anche solo un briciolo di affetto a qualcun altro, in primis a me. A volte, tuttavia, è così gentile, così garbato, che mi è impossibile pensare che possa essere lo stesso Rüdiger di sempre, quello che tutti sono abituati a vedere. Sembra che gli venga naturale essere crudele, ferire chiunque con la lingua e con le mani, ma so che, se solo mi puntellassi sui gomiti per guardarlo, in questo momento, vedrei il volto di un bellissimo angelo e non quello di un essere mostruoso, la caricatura nazista del ragazzino che, in realtà, è ancora. Ma così, raggomitolato ai miei piedi, al contrario, sul bordo del materasso... Come potrei non provare tenerezza nei sui confronti? Stanotte continuava a rigirarsi, mormorava parole sconosciute nella sua lingua, respirava a fatica, pareva semorente fino al momento in cui non ha lanciato un grido disperato e agguantato la pistola che teneva gelosamente nascosta sotto al cuscino: mi sono ritrovata a fissare la canna metallica della sua semiautomatica con occhi pieni di terrore e sono corsi brevi e intensi attimi di paura, prima che realizzasse di non trovarsi più all'interno del suo incubo. Intanto fuori pioveva, diluviava, lo scrosciare della pioggia e il fragore dei lampi spezzavano il rumoroso annaspo dei nostri respiri e lo scalpiccio dei cuori rampanti che si dibattevano animatamente contro la gabbia toracica: lo scintillio di un lampo illuminò il suo viso bianco e, in quello stesso momento, vidi che i suoi occhi erano rossi come il sangue e che il blu meraviglioso di quegli stessi occhi era celato da una macchia infinita di tristezza e di malinconia, tale da indurlo a lasciar ricadere fiaccamente la " Luger " tra le coperte e tremare impercettibilmente, spaventato da sè stesso e da quello che avrebbe potuto fare se solo non gli avessi sfiorato il braccio per tranquillizzarlo. Mi abbracciò senza che neanche me ne accorgessi, quasi mi soffocò per quanta forza utilizzò per stringermi a sè, ma non riuscii a ribattere, nemmeno quando mi fece stendere di nuovo sul materasso e si coricò a sua volta su di me, con la parte sinistra del viso adagiata sul mio petto candido ed eternamente acerbo. Mi venne la pelle d'oca quando si sistemò meglio su quella zona sensibile, eppure non riuscii a dir nulla nemmeno quella volta, anche perché capii che per quell'unica volta il colonnello non aveva cattive intenzioni, che voleva solo delle attenzioni che, probabilmente, non gli erano mai state rivolte in modo sincero. Si lasciò sfuggire un gemito rammaricato e, data la mia scarsa statura e prestanza fisica, riuscì a cingermi interamente con le braccia, schiacciandomi contro il suo petto scoperto, sfigurato da alcune cicatrici sbiadite, sicuramente di vecchia data. Accarezzai i suoi capelli rossi, così morbidi senza brillantina, e mi chiesi se non fosse proprio la storia dietro a quegli squarci di pelle a causargli quel dolore lancinante, insopportabile persino per lui. Toccai delicatamente un particolare punto nei pressi della clavicola, dove la cicatrice era più chiara, e lo sentii incrinarsi sotto il peso di quel contatto appena percepibile, come se quella stessa ferita, dopo anni, si fosse riaperta. 

- Was willst du machen? - Fece leva sui palmi per rialzare il busto, irrigidendo i muscoli e immobilizandosi, discernibilmente scosso da quella vicinanza.

- Sono ferite di " guerra " ? - Ignorai bellamente il suo scatto sfastidiato e tracciai un disegno immaginario sul suo corpo atletico e navigato, proprio come una scogliera erosa dalle intemperie e dalle maree. 

- Un soldato non nasce combattendo; non sono sempre stato così, come tu mi vedi ora. - Ciò che disse, lo disse con amarezza e delusione, facendomi capire che non fosse per nulla contento di ciò che era stato in un passato chissà quanto lontano. Continuò ad ignorare la mia domanda e non mi rispose neanche in quell'occasione, mi tenne ancora in sospeso, ancora più curiosa di quanto non fossi, sicchè la verità nascosta tra i meandri del suo passato non venne riportata alla luce nemmeno in quella situazione apparentemente perfetta. Rüdiger non è mai stato un uomo molto espansivo, non ha mai espresso chiaramente i suoi sentimenti, nè si è mai aperto più di tanto con altre persone, specialmente su quanto avvenuto prima che diventasse un ufficiale al servizio del Reich, ma ciò che penso è che non abbia affrontato l'argomento per il semplice fatto che non avesse mai avuto poi molto da dire in tal pertinenza: lui ha semplicemente ricacciato tutto nell'oblio, fingendo d'esser frutto dell'odio e dell'esaltazione nazista, piuttosto che dell'affetto di una madre che, a quanto ho appreso, ama quell'unico figlio più di quanto non ami la sua stessa vita. Così, ricordando le parole del rosso riguardo a quella donna tanto bella e gentile, canticchiai una ninna nanna sottovoce proprio come farebbe una madre amorevole con il proprio bambino e lui, appagato da quel calore nostalgico, si lasciò cullare dalle mie braccia esili e cadde in un sonno dolcissimo... Ed io con lui. 

- Was?! Wie ist das überhaupt möglich?! - Dormivo placidamente accovacciata di fianco al Kommandant ( che poi, mi sono spostata io oppure è stato lui? ) finché non mi sono sentita tirare barbaramente i capelli dalla stessa mano che fino a pochi secondi prima mi stava coccolando. Strepito per il male e gli affondo le unghie nell'avambraccio, il tutto per cercare di schiodare la sua mano dalla mia testa dolorante; 

- Rudy ti prego, mi fai male! - Inizio a piagnucolare, le lacrime condensate nelle palpebre e gli occhi umidi dilatati. Lui non risponde, regge la cornetta del telefono con un'espressione allucinata e la bocca semiaperta. - Rudy? - Il rosso urla qualche altra frase in tedesco, mentre l'uomo all'altro capo tace, incapace di interrompere la sfuriata di un ufficiale di grado superiore. - Rudy, lasciami, ti supplico, mi fa male, mi stai facendo male! - Dopo esser stata pervasa da una fitta atroce, non riesco a far altro che gridare e sperare di venir liberata dalla sua morsa feroce da un momento all'altro. Dio! Ma cosa gli prende?! Perché deve farmi subire ciò che vorrebbe infliggere a qualcun altro? Perché deve sfogare la sua rabbia così?  

- Zitta tu! - Mi inveisce contro, tappandomi rudemente la bocca e schiacciandomi sul materasso. Resto ferma in quel punto per almeno altri dieci minuti, impossibilitata a muovermi. Non appena Rüdiger riaggancia il telefono, sbattendo la cornetta sul supporto in legno e incurante di averlo scheggiato, riprende a schiacciarmi il viso con il palmo della mano e a riacchiapparmi per i capelli con l'altra; 

- stupida mocciosa! Ti sembrava il momento di frignare?! - 

- M-ma sei impazzito?! Cosa diavolo ti prende ogni volta?! Mi stavi strappando i capelli, ecco perché urlavo, razza di troglodita! - Provo a divincolarmi, scuotendo la testa di qua e di là, praticamente a vuoto. Non riuscendo a sbarazzarmi di lui ( e non serve ribadire come mai ) penso bene di morderlo, con rabbia, fino a fargli mollare la presa. Gli ho addentato la carne in profondità, motivo per il quale sta sanguinando copiosamente... Sanguina a causa mia, eppure non riesco a provare nulla, nemmeno un poco di rimorso. Perché dovrebbe dispiacermi, poi? Se mi avesse trattata con rispetto a quest'ora le sue dita sarebbero ancora intatte e sarei stata docile con lui, gli avrei addittura domandato cosa lo avesse turbato e se avessi potuto fare qualcosa per aiutarlo; invece ha voluto sfidarmi, convinto che avrei reagito in modo del tutto passivo e che mi sarei lasciata trattare come una cagna per paura delle conseguenze. Sono stanca di essere sottovalutata: sono giovane e sono libera; non per mio merito, ma per virtù di uomini lodevoli che hanno combattuto e versato il sangue perché noi italiani della generazione duemila potessimo vivere in pace. Devo onorare coloro che si sono sacrificati anche per me e devo onorarli non sottomettendomi a chi intende impormi una condizione di schiavitù e sottrarmi la libertà che mi spetta, guadagnata da altri prima di me. 

- Ricordi ciò che ti dissi qualche settimana fa? Ti dissi di non stuzzicarmi, quindi non puoi dire che non ti abbia avvertito. - Il rosso ritrae la mano ferita, celandomela alla vista per un attimo ( e facendo anche sgorgare qualche altra goccia di liquido ) per poi schiaffarmela davanti al viso, al solo scopo di farmi guardare il pavimento marmoreo macchiato con il suo sangue. 

- Guarda che hai fatto! - Esclama, con un tono vittimismo puramente fittizio e ridacchiando, forse colpito dalla profondità del morso. 

- Dovrei chiederti scusa? - Meriterebbe una punizione ben peggiore, altroché! Ma... Cosa... Perchè diavolo si sta avvicinando? È vicino, troppo vicino, maledizione! 

- Hai una goccia di sangue - senza darmi possibilità di arretrare, mi ritrovo nel mezzo, nella minuscola parte di vuoto compresa tra il suo corpo ed il nulla dall'altra parte, delimitato dal suo braccio in sospensione: con un'agilità invidiabile, infatti, riesce a catturarmi per la nuca, calcarmi violentemente contro di lui e stringermi con una forza prevaricante, congrua alla sua spregiudicata negligenza. Potrei benissimo divincolarmi, agitare mani e gambe come una forsennata ma, ammettendo che sia una sfida già persa in partenza, non mi resta che arrendermi e aspettare, in attesa di un'occasione propizia, di una sua disattenzione o di qualunque altra circostanza che, appunto, possa permettermi di fuggire via da lui. Socchiude gli occhi leggermente umidi e si accosta a lato del mio collo, per poi appoggiare le labbra morbide sulla pelle; 

- tu sei completamente pazzo - riesco a dire, prima di emettere un versetto acuto, più simile ad un gemito di piacere che ad uno di dolore. Mi sento così in colpa, così sporca per questo motivo, che i miei occhi iniziano a lacrimare, nonostante cerchi in modo di trattenerle all'interno, le lacrime prendono a scorrermi sulle guance, come torrenti in piena dopo una stagione di secca. Piango perché non sono capace di respingerlo, perché la chimica che ci unisce è più forte della razionalità e di ogni tipo di repulsione che la sua ideologia mi suscita e perché, invece di allontarlo, mi sto limitando ad accarezzargli dolcemente i capelli rossicci, come ad invitarlo a non separarsi mai più da me, la sua piccola " Zicke " italiana. Percepisco la sua lingua calda ripercorrere il sentiero tracciato da quell'unica goccia di sangue, partire dalla base del collo e arrestarsi sulla curvatura del labbro inferiore, addentarlo tenuamente e staccarsi nuovamente dalla pelle febbricitante, la stessa che lo avevo accolto con una scarica di brividi e sussulti indecorosi. 

- Meine kleine - bacia le mie lacrime, leccando via la scia salata del pianto precedente e succhiando la parte bagnata delle guance e del collo. - Mi fai morire. - Strizzo gli occhi ancora immersi in una pozza acquosa di piacere e dolore e sprofondo nei suoi, di un blu elettrico sfavillante, pieni di desiderio. 

- Ma cosa dici Rudy?! Io e te? In quel senso?! - Scuoto la testa piena di vergogna immaginando, una mattina, di risvegliarmi al suo fianco, coperta soltanto di velo di sudore e con, ai piedi del letto, un lenzuolo sporco dei nostri umori e di un liquido rossastro, simbolo di un valore che non riotterrei mai indietro. Mi imbarazza molto pensare a quel momento, figuriamoci se in sua compagnia! D'accordo, è affascinante, ha degli occhi cobalto eccezionalmente belli ed una voce terribilmente provocante, in grado di far vacillare anche la più fredda tra le donne; un momento di debolezza dinnanzi a tale algida avvenenza è concesso, ma non devo dargli possibilità di ottenere ciò che desidera, o me ne pentirò amaramente. E poi, sono ancora piccola, per lui e per questo genere di cose; sono troppo giovane, troppo inesperta, forse troppo facilmente condizionabile. Nessun uomo o ragazzo che fosse, prima di lui, si era mai permesso di toccarmi così come fa il rosso: magari è normale che mi piaccia, calcolando il fatto che lui sappia esattamente dove e quando usare le mani, le labbra o la lingua. È bravo e sa di esserlo, per di più è un ufficiale tedesco... Non so se ho l'abilità necessaria per fronteggiare questo suo lato " passionale ", per così dire. So di avere la volontà e il buon senso per non sottovalutarlo e non ritenerlo una brava persona, questo sì. 

- Non sembrava ti dispiacesse - protende il braccio alla cieca in cerca del pacchetto di sigarette abbandonate sul comò, il tutto senza interrompere il contatto visivo tra noi. 

- Non sono fatta di acciaio - e, soprattutto, sono molto imbarazzata riguardo a quanto successo, per cui mi volto dall'altra parte, verso la parete, come una bambina che viene punita per aver giocato a fare l'adulta. Affondo le unghie nel braccio, pentendomi della mia stessa debolezza. 

- Non voltarmi le spalle, italiana. Un'epidemia sta massacrando i miei prigionieri mentre io sono qui, a Roma, a mendicare le attenzioni di una frigida bambinetta di quattordici anni! Non credi che anche io mi senta un bastardo malato in questa situazione?! - Allora, era questo che lo preoccupava! Se troppi prigionieri ammalati morissero, verrebbe a mancare la forza lavoro necessaria al Reich per rifornire l'esercito impegnato a Stalingrado... Se non mi sbaglio, oggi è proprio il diciassette luglio e la battaglia alle porte della città Russa è appena cominciata; oggi è anche il secondo giorno di rastrellamento a Parigi e, per questi due motivi, i fondi non devono mancare. Perlomeno, la scusa volta a mascherare il genocidio di milioni di innocenti non deve assolutamente mancare. Al Führer e ad i suoi funzionari non potrebbe importare di meno della morte di un pugno di nemici statali a causa di una malattia potenzialmente mortale... Ma se si trattasse di soldati e cittadini tedeschi, infettati anch'essi dalla piaga? Da qui ne traggo le mie conclusioni: il disagio deve essere provocato da fattori sociali, oltre che economici. La manodopera gratuita è una risorsa preziosa per la Germania ma, ancor più importante, è l'approvazione del popolo e tocca a Rüdiger assicurarsi che nessun tedesco venga a mancare, dato che non può permettere che la sua reputazione venga infangata da un simile imprevisto. Tuttavia, il suo credito è l'ultimo dei miei pensieri: temo per Ariel, che sarà stato cacciato dalla villa sicura di Schneider e rigettato tra la mischia debole e malaticcia dei comuni Häftlinge; per Maxim, il fratello minore ancora disperso tra i molti numeri senza identità; per i bambini di cui, con dolore, ricordo i visi magri e malinconici, traditi dagli stessi uomini che, in un tempo non troppo lontano, avevano creduto eroi; per Zohan, che dall'alto del suo piccolo " privilegio " è anch'egli costretto ad un'esposizione che potrebbe risultargli fatale. Quanto crudele potrà mai essere il destino? Che questo malaugurato flagello riesca a strappare via ciò che la guerra non era ancora riuscita a distruggere? 

- Dicono sia malaria. - 

- Ma sono proprio sicuri che si tratti proprio di malaria? Non dovrebbe presentarsi in zone non tropicali, a quanto ne so. - In effetti è anomalo, che delle zanzare anofele portatrici del germe siano riuscite a sopraggiungere e riprodursi nel clima tipicamente secco dell'Europa orientale. Non saprei come spiegarmelo, se non supponendo che in un'estate particolarmente afosa e ricca di sbalzi termici come questa alcuni insetti siano riusciti a stanziarsi ad Oswiéçim, precisamente ad Auschwitz, data la sterilità del terreno e non potabilità delle acque, persino prima che il campo raggiungesse tale condizione di insalubrità e, addirittura, ancor prima che venisse eretto. La terra o, quantomeno, l'acqua contenuta in essa era stata dichiarata inutililizzabile nel millenovecentoquaranta dal vicecomandante Fritzsch, che appunto temeva potesse trasmettere tifo e trasformarsi in un luogo di proliferazione per questo tipo di zanzare. Comunque sia, non credo possa essere comunque fattibile, poiché non ricordo di aver mai letto di epidemie di malaria nei campi di concentramento del nord-est, semmai di un vaccino anti-malarico sperimentato su cavie umane a Dachau, questo è quanto ricordo. 

- Non ne ho idea, però si sta diffondendo rapidamente. Per quanto mi riguarda, potrebbe trattarsi di tifo o di qualunque altra cosa: il punto è che sono obbligato a trovarne l'origine per arginare il contagio, per poi assicurarmi che tutti i soggetti infetti vengano debellati il prima possibile. - Lui si fa molto serio; aggrotta la fronte ( prima completamente rilassata, ora intervallata da dune desertiche ) e indurisce lo sguardo, rendendolo torbido, tipico di chi vuol nascondere pensieri inconfessabili. 

- Non starai seriamente pensando di ucciderli tutti, vero?! - Mi rende molto irrequieta vederlo così taciturno, il suo silenzio mi preoccupa tanto di più delle sue scenate. 

- Il blocco ventisette del settore B1b è andato... Pare che più della metà dei prigionieri siano morti. Per di più, quel coglione di Sauer si è ammalato. Te lo ricordi Sauer? Una di quelle troie ebree gli avrà trasmesso qualcosa. - Getta la sigaretta dalla finestra, emettendo un sospiro tediato. È sorprendente il fatto che proprio lui si metta a criticare gli altri, nonostante sia solito consumare la stessa pratica. La domestica di origine sinta, ad esempio, evita il rosso come se stesse cercando di scampare alla peste. È solo una ragazzina, avrà sedici o diciassette anni, eppure i suoi grandi occhi verdi non riescono più a comunicare nulla, nessun sentimento, neppure il dolore. Pur sforzandomi, non riesco ad immaginare di che tonalità potessero essere in principio, perché il logorio predomina sul colore, sull'intensità, sulla trasparenza, su ogni cosa. L'intero suo aspetto, in realtà, è intaccato dal logoramento: fugge via da chiunque, si trascina per la casa a testa bassa, sempre a testa bassa, il volto nascosto da un caschetto moro irregolare e le ginocchia traballanti per le percosse subite. Era a conoscenza dell'amicizia tra me e Ariel e della mia natura pacifica, eppure non mi rivolgeva mai la parola, neppure in sua assenza; l'unica persona con la quale spiaccicava qualche vocabolo era proprio il comandante, verso cui accorreva subito ogni qual volta lui la chiamasse. Lei piegava il capo, come un animale fedele, e attendeva una sua reazione: lo ringraziava sempre e comunque, qualsiasi cosa lui le facesse, che la picchiasse selvaggiamente per un futile motivo, la insultasse o la stuprasse, lei rispondeva con un " grazie, signore " e cercava immediatamente di rimettersi in piedi. Io dal piano di sopra sentivo tutto; mi tappavo forte le orecchie con il cuscino e mi infilavo sotto le coperte di stoffa leggera ( più strati di lenzuola accatastate una sull'altra ) ma le urla di quella ragazza erano più forti di qualunque altro rumore cercassi inutilmente di riprodurre per mascherare lo strazio in quella voce così poco familiare. La cosa davvero triste è che più lei gridava, più lui la puniva, più lividi comparivano sulla pelle di quel piccolo fantasma che, a poco a poco, aveva rinunciato alla dignità e all'umanità che gli spettavano di diritto. In tutto questo, io non potevo nemmeno aiutarla, perché Rüdiger mi chiudeva all'interno della stanza, a chiave, giusto per impedirmi di intromettermi tra lui e il " giocattolo " che stava usurando. 

- Elimineresti degli uomini ancora abili se avessi la possibilità di curarli? - 

- Ci perderei più denaro per rimetterli in piedi, piuttosto che per abbatterli. - Il tono piatto della sua voce e la risposta laconica quasi mi terrorizzano. Rüdiger non ha mai voluto dirmi da quanto tempo è conciato così: manipolatore, indifferente, sadico, senza scrupoli... Neanche lui riesce più a ritrovare sè stesso, il vero sè stesso, intrappolato nel ruolo che lo avrebbe reso più crudele di quanto non sarebbe mai stato. Presumo che non voglia più liberarsi dell'uniforme che, anni fa, gli permise di assaporare il gusto dolce amaro dell'onnipotenza; perché di questo si tratta: del potere di vita o di morte che gli è lecito esercitare. Ha assolto per così tanto tempo al suo macabro dovere, che ormai gli è impossibile accorgersi del male che sta causando e che ancora causerà. Zohan mi disse che la sua vicinanza mi avrebbe fatta impazzire ma, a causa della mia testardaggine, non gli diedi conto. Avrei dovuto. Questo suo interesse malsano nei miei confronti ci trascinerà verso il baratro. Secondo la sua ideologia, infatti, in quanto italiana, non sono degna di lui, ma per Rüdiger, per il quale, infondo infondo, non sono proprio solo un oggetto, quest'idea non sembra più tanto fondata. Lui stesso mi disse di non riuscire a farmi del male, neppure volendolo. - Se vorranno vivere troveranno il modo di rimettersi da soli. - 

- Non c'è modo di farti cambiare idea, non è vero? In ogni modo, cosa hai intenzione di fare adesso? Quando ripartirai? - 

- Oggi stesso. E non intendo lasciarti qui, se è questo che intendi. - 

- Perché dovresti portarmi via con te? A cosa ti servo? - Lui mi rivolge un'occhiata vagamente intenerita, dimenticando il motivo per cui, fino a qualche momento fa, era in collera.

- Non sei il genere di donna che mi piacerebbe veder stuprata da un vecchio ubriaco. In effetti, non sei nemmeno una donna. - Sfodera un " sorriso arcaico", appena accennato, alludendo al mio seno poco prospero e ai miei lineamenti ancora infantili. - Diciamo che mi disturberebbe saperti deflorata dal primo viscido maiale capitato. Suvvia, Sara! Non guardarmi con quel faccino disgustato, sai perfettamente che è quello che accadrebbe in mia assenza. - 

- Ah, perché se fossi tu a farlo credi che mi piacerebbe?! - 

- Ich bin jung und gutaussehend. Denk darüber nach, Schatz, würdest du mich nicht lieber, wenn die Wahl hättest? - Il mio tedesco è migliorato molto da quando sono entrata in contatto con i crucchi, tuttavia a volte desidero non capirci nulla, proprio come all'inizio, solo per evitare di dover rispondere a domande così strane. In una situazione di pericolo, chi mai si soffermerebbe sull'aspetto esteriore del proprio assalitore? Il dolore provato non è forse lo stesso? Proverei meno ribrezzo, tutto qui, il male e la vergogna non scomparirebbero. 

- Se non fossi così marcio interiormente, non ci penserei due volte. Non è questo il punto, avrai cose più importanti a cui pensare, immagino. - 

- Come desideri; parliamo dei tuoi inestimabili ebrei! Tu davvero lasceresti tutto questo... - Scosta una delle pesanti tende rossicce per mostrarmi il panorama sublime offerto dalla terrazza: Piazza Venezia e il suo maestoso memoriale, il " Vittoriano ", proprio davanti a noi, in primo piano, il cielo tinto di un tenue color pesca a far da sfondo alla meravigliosa immagine da cartolina. - ... Per far ritorno in un postaccio orrendo sperduto nel nulla, al solo scopo di rivedere le facce cadaveriche di quegli appestati denutriti? Te lo sto chiedendo perché non battesti ciglio, quando ti ordinai di farci ritorno. -

- Oh, non sprecarti con i complimenti Rudy, vedo che il tuo vocabolario italiano è già fin troppo fornito. Comunque sì, per quanto io ami la mia terra, non potrei restare qui un giorno di più sapendo Friederick stanziato ancora in Francia, magari sulla via del ritorno e Zohan ancora là, a Birkenau, forse ammalato, su una di quelle barelle malandate dell'infermeria. - Non apro bocca sugli ebrei di cui temo la sorte, decido di surclassare, più che altro, temendone le conseguenze. 

                                                                            ...

Quando, due ore dopo, arrivammo alla stazione, il treno era già in partenza; Rüdiger non ne voleva sapere di aspettare, così, anche grazie al suo grado, riuscimmo comunque a salire a bordo. La cosa non mi sorprese affatto, abituata come sono a sopportare la sua impazienza. Le carrozze non erano particolarmente affollate, sicché ci potemmo sedere dove più ci aggradava: come se già non fosse scontato, scelsi io il posto e mi accomodai a lato di uno dei finestrini, per la precisione, quello che offriva la miglior visuale della città. Mi dispiacque così tanto abbandonare Roma che mi sentii il dovere di piangere e, quando non riuscii più a trattenermi, scoppiai puntualmente in lacrime, il tutto a causa dell'amore struggente che da sempre mi lega alla mia bella Italia. Il comandante fu piuttosto comprensivo con me e mi parlò un po' della sua amata Germania, di Berlino e della tenuta dei suoi nonni immersa tra campagne bavaresi, la favorita tra le proprietà acquisite dal rosso. Mi parlò anche dei frutteti, delle mele grandi e rosse come rubini che crescono solo in una particolare zona della sua terra, nei pressi di un torrente dalle acque azzurre e limpidissime. Mi raccontò del gelido Mare del Nord e del Danubio blu, un fiume immenso, le cui acque si gettano nel Mar Nero dopo aver attraversato tutta l'Europa centro-orientale. E mi parlò dei dolci, mi disse di impazzire per i Lebkuchen al cioccolato e per Krapfen ripieni di crema di sua madre, la donna solare e gentile di cui tanto mi aveva parlato. Era ormai notte quando mi addormentai sulle sue ginocchia, ma lui non si prese la briga di svegliarmi; mi lasciò dormire così e lui, pur con quel leggero peso sulle gambe, prese anch'egli sonno e non si lamentò per tutta la nottata. Così passarono altri giorni, tra chiacchiere e scali, anche improvvisati, in cui potei conoscere un po' meglio Rudy e il suo modo di vedere le cose. Contrariamente alla prima traversata, nessuna ragazza si frappose tra noi; non credo fosse dato dal suo interesse per la conversazione, ma per la totale assenza di donne giovani e affascinanti con cui sollazzarsi. Non metto in dubbio il fatto che mi guardasse con un certo trasporto, ma essendo lui un'uomo guidato essenzialmente da istinti primordiali, non perse certo tempo in chiacchiere durante le ore di sosta e, se da un lato, provavo ripugnanza per la sua condotta libertina, dall'altro lato seguivo le sue " imprese " con un certo fascino. Rudy Schneider è, senza alcun dubbio, un campione in amore: non c'è gonna che non abbia espugnato nè cuori che non abbia vinto, un po' come Giovanni Casanova. La differenza è che il colonnello ha una strategia tutta sua, molto più grezza e indiscreta rispetto a quella del grande seduttore veneziano.

Il suo magico idillio scomparve non appena la stazione di Auschwitz fece il suo capolino all'orizzonte, dove il " locus amoenus " della campagna lasciò il posto alle guardiole di sorveglianza del campo, grigio e sterminato, circondato da camionette cariche di sentinelle, munizioni e contenitori ermetici delimitanti gas cianidrico. Ed ora eccoci qui, al punto di partenza, davanti a quel famigerato cancello. Il cielo è denso di fumo, da chilometri lo si può notare, ed è come se un vulcano avesse appena eruttato cenere e lapilli nella sua versione più luttuosa... Il fumo proviene dal crematorio di Auschwitz I, ma non solo: le nubi stesse sembrano essersi riempite della sostanza nera; ogni cosa è ricoperta dalla medesima patina grigia che scende a fiocchi dall'alto, dal cielo annerito dai roghi. Si vede chiaramente che molti tedeschi, non sopportando l'odore pungente della morte, abbiano ben pensato di rintanarsi nelle caserme o nelle campagnole, affidando l'ingrato compito soltanto ai più " temerari ". Anche Rudy mi vieta di scendere dall'auto, seppur lui lo abbia fatto tranquillamente, quasi insensibile alle conseguenze dei suoi stessi crimini. 

- Was habt ihr da draussen gemacht, Idioten! - Il comandante abbaia come un cane rabbioso, afferrando per la collottola uno dei suoi sottoposti e scaraventandolo contro il muro di mattoni. - Begrenztet diesen Rauch! Jetzt! - Capisco che c'è qualcosa che non va... C'è troppo fumo, quante persone potranno mai esser perite a causa della malattia? Che abbiano ucciso delle persone ancora sane per impedire che si ammalassero? Non era questo il piano. 

Non era questo il fottuto piano! 

 

 

 

 

 

NOTICINE: 

- Was willst du machen? = Cosa vuoi fare 

- Wie ist das überhaupt möglich? = Ma com'è possibile? 

- Meine kleine = Piccola mia 

- Ich bin jung und gutaussehend = Io sono giovane e di bell'aspetto 

- Denk darüber nach, Schatz, würdest du mich nicht lieber, wenn die Wahl hättest = Pensaci bene, tesoro, non preferiresti me, se potessi scegliere? 

- " Zicke " si potrebbe tradurre con il nostro " rompipalle " mentre i " Lebkuchen " sono biscotti al pan speziato, tipicamente tedeschi. 

- Was habt ihr da draussen gemacht = Ma cosa cazzo avete fatto? 

- Begrenztet diesen Rauch = Contenete questo incendio 

 

 

 

  
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