Anime & Manga > Caro fratello
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Autore: Miss_Moonlight    29/11/2017    1 recensioni
Con questo racconto, ho voluto proseguire il manga di Ryioko Ikeda, "Oniisama e" ("Caro Fratello"), dunque segue gli avvenimenti del fumetto, non quelli dell'anime (cartone animato).
Rei Asaka (Saint Just) pare essersi suicidata, mentre Kaoru Orihara è morta di cancro, due anni dopo il matrimonio con Takehiko Henmi e la loro partenza per la Germania.
La storia del manga era ambientata verso la fine degli anni Settanta, dunque, nel mio racconto, siamo negli anni Ottanta.
La pubblicherò a capitoli ma non farò attendere molto; ho finito il racconto, lo sto solo ricopiando a pc (dato che a me piace scrivere su carta :) )
Se qualcuno leggerà e ed avesse voglia di scrivermi un commento, mi farebbe piacere!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Fukiko Ichinomiya, Mariko Shinobu, Nanako Misonoo, Rei Asaka, Takehiko Henmi
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Threesome
Capitoli:
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Nelle ore successive, Nana non ebbe molte occasioni di fermarsi a riflettere perché dovette cercare di risolvere la situazione con sua madre, arrivata ad un punto di tensione estremo.
La aspettò in cucina.
La signora Misonoo rientrò alle nove, accompagnata dalla vicina di casa.
“Siete state al cinema?”
“Sì. Non stai male?”
“No, mamma, era solo una festa...”
Il dialogo non decollò, la mamma sembrava veramente contrariata e Nana non riuscì ad insistere.
Quella sera, prese tre sonniferi, cosa che, di solito, non faceva perché aveva paura delle pastiglie, dopo quel che era successo a Saint Just… Ma, quella sera, voleva fortemente non pensare, né fare incubi o sognare.
Fecero effetto e dormì dieci ore filate, svegliandosi solo al richiamo della sveglia.
Passò la mattinata cercando di aiutare sua mamma e, soprattutto, cercando di rabbonirla ma non ci riuscì. “Sono molto preoccupata”, fu la frase del giorno, ripetuta più volte.
Anche Mariko si era dimostrata un po' preoccupata, quando, la sera prima, l'aveva chiamata.
“Ho telefonato a mezzogiorno e tua mamma ha detto che dormivi. Per fortuna se arrivata a casa… Non hai preso i soldi per il taxi! Ma sei tornata con il taxi, spero! Pensa che disastro, stamattina non sono riuscita ad andare in galleria, ce l'ho fatta solo per il pomeriggio… E...”
“Mariko – l'aveva interrotta Nana – Domani, al vernissage… sto pensando di venirci...”
“Veramente?” - La Sekiya si era sorpresa alquanto – Sarebbe magnifico! Vedrai, è un evento interessante e sarebbe bellissimo, per me, avere qualcuno di supporto.”
“Allora ci sarò!”
“Magnifico! Non dovrei neanche essere molto impegnata, perché quando c'è Fukiko, notano tutti solo lei...”
Mariko l'aveva detto con tono scherzoso e naturale e Nana era stata zitta.

Alle cinque in punto, quella domenica pomeriggio, l'autista mandato dall'Ichinomiya suonò alla porta dei Misonoo.
Nana corse ad aprire e si trovò davanti un uomo in divisa, con in braccio una grande pacchetto.
“Signorina Misonoo? Questo è per lei. Lo indossi, prego; la aspetto in macchina.”
Nana non fece in tempo a replicare, si ritrovò il pacchetto tra le mani, sotto agli occhi esterrefatti della mamma.
“Ho fatto un noleggio!” Si affrettò a spiegare Nana, mentre si dirigeva di sopra.
Scartò la confezione e, all'interno, trovò un bigliettino. Lo aprì:

Angelo o Sirena,
che importa, se tu rendi – fata dagli occhi di velluto,
Ritmo, profumo, splendore, o mia unica regina –
L'universo meno orrendo e gli istanti meno grevi?

Accetta questo mio pensiero, spero renda un po' di giustizia alla tua bellezza.
Ti aspetto,
Fukiko.”

Nana non riuscì a credere ai propri occhi; non fu nemmeno certa di aver compreso a pieno ciò che aveva letto.
Aprì il coperchio della scatola e ne vide il contenuto: si trattava di un completo giacca-pantalone di velluto nero, con inserti di flanella pettinata, del medesimo colore. La giacca era a doppio petto, ed aveva bottoni dorati.
Nana guardò l'etichetta: Yves Saint Laurent. Una vera icona a Parigi! Era sbalordita, non si sarebbe potuta permettere quel completo nemmeno con tre mensilità del suo lavoro.
Lo accarezzò.
Lo indossò.
I pantaloni a palazzo erano un po' troppo lunghi, le coprivano quasi del tutto le scarpe (si era messa delle stringate di pelle, le più eleganti che aveva). Si guardò allo specchio. “Wow”, esclamò.
Aveva applicato un riflessante color grigio perla sui capelli che, pettinati tutti da un lato, assieme al trucco scuro, contrastavano con la formalità dell'abito, sfatandola.
Quando arrivò alla galleria, c'era già un po' di fermento e diversi avventori si girarono ad osservarla.
Lei stessa si guardò intorno: erano tutti volti sconosciuti, imbellettati. Alcuni avevano un cartellino appeso al collo: erano gli addetti agli uffici stampa.
Finalmente, vide Mariko che distribuiva indicazioni a due camerieri. Sembrava tesa come la corda di un violino.
Indossava un abito blu scuro, lungo fino al ginocchio, con maniche ampie, in pizzo, che sembravano delle ali di falena, quando gesticolava.
Aveva calze di pizzo grigio e décolleté dello stesso colore dell'abito.
*Una dark lady nata!* Pensò Nana.
Quando Mariko si voltò verso la sua direzione e la vide, rimase a bocca aperta.
“Phiu, phiu – fischiò la Sekiya, in segno di approvazione – Alla faccia, signorina Misonoo, sei scesa da unna passerella?! Che abito!”
“Gra-grazie.” Rispose Nana, un po' imbarazzata. *Che le dico se mi chiede dove l'ho preso un abito così?*
“Oh, caspita, è arrivato il signor Kendoo, scusami!” E Mariko scappò via.
*Meno male* Commentò, mentalmente, Nana.
“Gradisce dello champagne?” Le chiese una cameriera.
“Certo, grazie.” E prese il calice. *Stasera non devo assolutamente esagerare… Anche se… Per quanto sono agitata… No no!*
Decise di fare un giro per la galleria; osservò i quadri meravigliosi, rimanendo incantata da alcuni de Lempicka.
Il levarsi di un brusio, tra la folla triplicatasi, la distrasse; Nana si mise in punta dei piedi, per cercare di vedere tra le teste e le chiome importanti. Scorse così Lady Miya, divina più che mai. Indossava un abito lungo, aderente, di velluto color vinaccia; il collo a barchetta, sul lato destro, era decorato da un'applicazione floreale che la faceva sembrare una scultura mentre, sul lato sinistro, lasciava la spalla scoperta. Su di essa ricadevano i boccoli dorati, raccolti in una coda, a bilanciare l'importante decorazione scultorea dell'abito.
Nana rimase senza fiato. Dei flash della sera precedente, a casa sua, le vennero in mente.
*Tutto questo non è realistico…*
“Nana! – La voce di Mariko la riportò alla realtà – Che ne dici, andiamo a salutare Fukiko? Sono anni che non vi incontrate ed è molto cambiata… Ha parlato con affetto di te...”
“...Va bene...”
*Mi dispiace tanto mentirti, Mariko. Mai vorrei prenderti in giro ma tutto questo è …*
“Fukiko!” La richiamò la Sekiya.
Lady Miya si voltò, rivelando un make up retrò, fatto di eye liner e rossetto scuro, in tinta con l'abito. Sorrise.
“Guarda chi ci è venuta a trovare...” Introdusse la reunion Mariko.
Anche a Fukiko si fermò il respiro ma non lo diede a vedere. Sorrise, cercando di far apparire un espressione calda sul volto. “In forma a dir poco incantevole.” Aggiunse e si chinò un po', per baciare Nana su una guancia.

Cara”, shockata me,
cosa stia succedendo tra me e Lady Miya, proprio non lo so.
Non avrei mai, mai immaginato potessimo anche solo andare d'accordo… Che finissimo a letto insieme… è fantascienza.
Non capisco il suo interessamento, le premure che ha avuto per me… Perché regalarmi un abito così costoso? E quel bacio sulla guancia… Mi è parso tenero, di vicinanza…
Non devo dimenticare, però, com'era ingannevole e manipolatrice, ai tempi della scuola. Usava il suo fascino per ottenere ciò che voleva.
Ma… Cosa potrebbe volere, ora, da me? Che doppio fine potrebbe mai avere?
Lei ha tutto: ha soldi, prestigio, è riconosciuta, ha una vita avviata ed io, io non ho niente…
Basta, basta, basta con quest'elucubrare insensato! Anziché chiedermi tanto cosa pensi o provi Lady Miya, dovrei interrogarmi su me stessa! Perché è successo quello che è successo? Perché mi sono avvicinata a Fukiko Ichinomiya?
La sua bellezza è sempre stata sconvolgente ma, anni fa, non aveva gran presa su di me. Anni fa, non vedevo altri che Saint Just.
Oh, cosa penseresti di tutto questo, Saint Just? Ti sentiresti tradita! Non ci posso pensare o mi si gela il sangue e si ferma il cuore!
Tu non ci sei più, Saint Just, e Lady Miya è una sirena.
Lady Miya è bellissima ma, più di qualsiasi altra cosa, i suoi lineamenti sono simili ai tuoi… Certo, siete sorelle.
Ho cercato in lei il profumo di Saint Just, quel profumo che mi aveva assoggettato i sensi dalla prima volta che l'ho percepito – ma non l'ho sentito, nemmeno in sua sorella, nella sua vera sorella…
Mi porto dentro questo segreto di Saint Just, anche se lei non c'è più. Questo segreto e la bambolina sono le cose che lei ha voluto lasciare a me ed io non le lascerò mai.

Nana appoggiò la penna, estrasse la sua valigia da sotto il letto, ne tirò fuori la bambola che, un tempo, sembrava somigliarle tanto e, tenendola in braccio, riprese a scrivere.

Sono passati sette anni. Non ho più nulla in comune con questa bambolina.
Saint Just non c'è più ma, se ci fosse, sarebbe tutto diverso. Non ci sarebbe mai stato nessun altro, per me.
Solo tu, Saint Just. Se solo ci fossi… Solo tu. Se solo…

Alcune lacrime caddero sul foglio, facendo spalmare l'inchiostro in grosse chiazze nere.
Nana abbracciò forte la bambolina, portandosi le ginocchia al petto e pianse.

Quella stessa sera, Fukiko sedeva al pianoforte, suonando, distrattamente, il Notturno di Chopin.
La sua mente era altrove, immersa in considerazioni e congetture.
*Vorrebbe essere come lei? Perché era una sorta di idolo, per lei? O perché l'amava davvero tanto, così come io, da poco più che bambina, mi ero innamorata di Henmi? Quando l'ho conosciuta, Nanako Misonoo non era niente più che una ragazzina, per me… Ma, per Rei… era molto di più. Era l'unica a significare qualcosa per Rei, a parte ad Orihara ma, quella, era un'altra storia. Forse Rei aveva già visto questa malinconica poesia, nella piccola Misonoo? Vedo le lacrime di Rei, in lei. Com'eri, tu, Rei, con gli amici? Com'eri, quando facevi una passeggiata? Quando gioivi? Come avresti fatto l'amore? Sono cose che non saprò mai. Non per certo ma, un po', forse un po'…*

 

   
 
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