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Autore: Helena Hufflepuff    30/11/2017    0 recensioni
Ginny e Luna decidono di rendere indimenticabili le vacanze dopo i M.A.G.O., prima che le loro strade si separino. Ma quello che non sanno è che molte sorprese le attendono dietro l'angolo...
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Luna Lovegood, Rolf Scamandro | Coppie: Hannah/Neville, Harry/Ginny, Luna/Rolf, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 6

Qualche ora prima

Mentre Ginny si infilava sotto le coperte, grata di poter recuperare un po’ di forze prima dell’inizio della spedizione, Luna si sedette su una della sedie, cominciando a spazzolarsi i capelli e pensando a quello che la circondava.

Quello che le stava accadendo era qualcosa di eccezionale, e la sua gioia era incontenibile. Fin da piccola aveva saputo con chiarezza quello che voleva fare nella vita: cercare nuovi animali e piante dalle proprietà magiche, non accontentarsi di ciò che veniva dato ormai per assodato e noto a tutti: solo il cielo sapeva come il mondo poteva essere mutevole, come il bel tempo potesse essere seguito dalla tempesta e come il temporale potesse essere il preludio di un maestoso arcobaleno. E se finalmente poteva essere parte attiva in questa ricerca, perché mai perdere tempo in cose futili come dormire?

Stava decidendo se lasciare un bigliettino a Ginny prima di andare a fare una prima passeggiata esplorativa, quando un movimento furtivo all’esterno della sua tenda catturò la sua attenzione.

A prima vista sembrava un uomo, ma procedeva gobbo, con una buffa andatura. L’ombra che veniva proiettata sulle vivaci pareti di tela scivolava furtiva e spedita in direzione della foresta, completamente sola. Luna sapeva che spesso le persone non sono sola perché vogliono effettivamente restare sole, ma semplicemente perché gli altri li ignorano, ed è terribile quando accade: se aveva una certezza nella vita, era che tutti, tutti, avevano il diritto ad essere amati. Così si tolse le scarpe e le calze, per essere più a contatto con la natura, e uscì dalla tenda senza fare il minimo rumore.

Le ci volle qualche secondo per ritrovare l’ombra. Quando la individuò nuovamente, la vide di spalle: indossava un cappello peloso con una coda, e nonostante la posa un po’ piegata in avanti, come se stesse trasportando un macigno invisibile sulla schiena, riusciva a capire che doveva essere molto più alto della media, come si poteva intuire dalle spalle larghe.

Lo seguì a debita distanza per un po’, nascondendosi nel caso lui si girasse: non sapeva perché ne sentisse la necessità, ma sapeva che doveva farlo e basta.

Quando accadde per la terza volta, Luna sentì un tonfo e un’imprecazione soffocata dal soffice sottobosco. Buttando all’aria l’idea di passare inosservata, raggiunse l’uomo, che era lungo disteso a terra, la faccia sepolta nella soffice coperta di foglie della foresta. Non sapendo niente di lui, decise di fare la cosa più semplice che si potesse fare: gli si accovacciò accanto e gli tese una mano, sussurrando: “Serve aiuto?”

Prima che l’uomo potesse rispondergli, uno strano baluginio richiamò l’attenzione di Luna. Ecco spiegata l’andatura curiosa del malcapitato: non stava trasportando un banale masso, ma un maestoso esemplare di…

“Scusi, perché porta un Demiguise sulle spalle?”

“E lei come fa a vedere Dennis?” chiese l’uomo, la voce ancora attutita dalle foglie. Ottimo, parlava inglese, e dall’accento pareva britannico, anche se non sapeva dire la provenienza esatta.

“Lo vedo e basta. Riesce ad alzarsi?”

“Se avessi potuto, l’avrei già fatto, non crede?” bofonchiò l’altro, sbuffando d’impazienza.

Luna allora guardò verso il baluginio e parlo al Demiguise: “Ciao Dennis, mi chiamo Luna. Credo che il tuo umano non possa alzarsi finché gli appoggi sulla schiena. Che ne dici di spostarti?” A quel punto Dennis decise di rendersi visibile a Luna, e lei capì subito perché non si spostasse, e perché veniva trasportato a spalle dall’uomo.

“La zampa ferita fa male, vero? Stendi le zampe anteriori e attaccati al mio collo; ci riesci?” L’animale, con lentezza, lasciò le spalle dell’uomo per attaccarsi al collo della ragazza, che riuscì a sollevarlo a fatica. Era davvero molto pesante.

“Grazie. È incredibile che Dennis si sia reso visibile per lei, di solito si fa vedere solo da me e dalla mia famiglia. Come ha fatto?”

“Ha fatto tutto da solo. È un animale molto intelligente” disse lei, poggiando con delicatezza l’animale a terra, poi si rivolse direttamente al Demiguise: “Adesso ti aggiusto la frattura, che non mi sembra grave, ma dopo non provare a camminarci sopra finché non ti controlla un Magizoologo esperto” Estrasse con un movimento fluido la bacchette dalla  tasca della felpa e sfiorò la gamba dell’animale con la punta, senza proferire parola. Con un piccolo guizzo luminoso, la piccola bestiola emise un sospiro di sollievo: l’osso era perfettamente risaldato. Luna gli sorrise e alzò gli occhi sull’umano.

L’uomo s’era messo a sedere e la guardava come nessuno l’aveva mai guardata. Adesso poteva finalmente dargli un volto: sotto il cappello peloso nascondeva un cespuglio di ricci castani, e alcune ciocche ricadevano sugli occhi scuri, dal colore della cioccolata che le preparava sua mamma quando si svegliava per colpa di qualche incubo. Il velo di barba che portava era più frutto di pigrizia che di una scelta consapevole. Sì, nell’insieme aveva un aspetto decisamente gradevole, e l’espressione al contempo gentile, serena e stupita lo rendeva ancora più simpatico.

“Tutto bene? Sembra tu abbia visto dei Nargilli… sicuro di stare bene?” Quasi non si accorse di essere passata dal lei al tu, talmente fu naturale.

Luna a quel punto si aspettava la solita domanda (“Cosa sono i Nargilli?”), che però non arrivò, sostituita da tutt’altro: “Non ho mai visto un pivello gestire con tanta gentilezza un animale fantastico, meno che mai un Demiguise: solitamente siete tutti nervosissimi…”

“Dennis stava già soffrendo per la zampa rotta, non potevo anche preoccuparlo con la mia incertezza, non credi? E poi” concluse accarezzando il Demiguise che s’era appisolato sulle sue ginocchia “non è che gli animali meritano meno rispetto solo perché non sono umani: bisogna proteggerli e conoscerli. In fondo sono qui per questo: conoscere, proteggere, amare”. A quel punto scese un lungo silenzio, interrotto solo dal respiro di Dennis che aveva cominciato a russare. Dopo quello che parve un’eternità, Luna si riscosse dai suoi intricati pensieri e chiese al suo interlocutore: “Perché portavi Dennis in spalla? Non potevi usare un semplice incantesimo di librazione?”

“Se te lo dico, prometti che non riderai di me?”

“Vediamo; io proverò a trattenermi.”

“Oh… ok, allora va bene. Ehm… la verità è che ieri sera sono andato a fare una passeggiata sulla spiaggia: il mare era così bello e… dovevo fare un bagno in quell’acqua cristallina, capisci? Così mi sono tuffato e… temo di aver smarrito la bacchetta in quel momento, perché da allora non la trovo più.”

“Com’è la tua bacchetta?”

“Frassino, crine di unicorno, dodici pollici, flessibile” sciorinò lui con sicurezza. Probabilmente non era la prima volta che doveva fornire le generalità della sua bacchetta. Luna non domandò altro, ma si girò verso il mare e mosse la bacchetta; dopo quelli che sembrarono pochi secondi, o forse ore, eccola lì: all’inizio grande come uno spillo, poi sempre più delineata, finché non atterrò con delicatezza nel palmo aperto della ragazza, che porse la bacchetta al legittimo proprietario, ancora seduto a terra, accanto a lei. “Tranquillo, capitava spesso anche a me… più che altro me la nascondevano, sai? Non sono mai stata popolare a scuola, mi hanno sempre ritenuto strana”.

“Io non ti ritengo strana; al contrario, sei strabiliante” disse lui per tutta risposta. Proprio in quel momento Dennis si svegliò e cominciò a guardarli con gli occhi spalancati. Lui cercò di mettersi in piedi, ma appena provò a spostare il peso sulla gamba sinistra, quella cedette e lui cadde nuovamente a terra, il tonfo fortunatamente attutito dal sottobosco.

“Posso?” Luna si avvicinò a lui e, senza una parola, gli sfilò la scarpa e la calza e cominciò a muovere il piede e la caviglia, dopodiché rimise tutto al suo posto. “È solo una lieve distorsione. Non preoccuparti, sicuramente al campo sapranno aiutarti, ma per arrivare là ti faccio una fasciatura leggera e dopo puoi appoggiarti a me per camminare. Ferula” e dal nulla apparvero delle bende e due piccole stecche che avvolsero la caviglia dolorante. “Bene, e ora torniamo indietro, va bene? Comincio ad avere un po’ di fame” concluse lei, alzandosi e porgendo una mano al suo compagno per aiutarlo. Una volta in piedi, lui poté fare l’incantesimo di librazione su Dennis che nel frattempo s’era riappisolato e, cingendo le spalle di luna col braccio libero, s’avviò con lei in direzione del campo, che riapparve troppo presto alla loro vista.

Al limitare della foresta lui sciolse l’abbraccio. “Da qui posso farcela da solo. Grazie mille d’aver aiutato Dennis… e me. Non ho mai incontrato nessuno di così…” Lasciò la frase sospesa a metà, a corto di parole.

“È stato un piacere. Dennis mi sta molto simpatico, e anche tu” rispose lei sorridendo. Lui sorrise di rimando – un sorriso candido, caldo, sincero – ma curiosamente gli si imporporarono le guance. “Adesso vado, probabilmente la mia compagna di tenda si starà chiedendo dove sono finita. Ci vediamo presto in fondo, no?”

“Sicuramente” disse lui. E mentre lei si girava in direzione della sua tenda senza un’altra parola, ondeggiando, lui mormorò: “Non vedo l’ora… Luna”.

Che sciocco, non le aveva detto neanche il suo nome. Pazienza: il campo era piccolo e sicuramente ci sarebbe stata un’altra occasione per parlarle.

*.*.*

Dopo una colazione abbondante (e che poco aveva da invidiare a quelle di Hogwarts), Ginny e Luna si recarono davanti alla tenda. In attesa del referente, studiarono gli altri giovani: c’erano due gemelli dall’aria mediterranea, due ragazzi, maschio e femmina, dall’algida apparenza scandinava e tre ragazze che parlottavano fitto tra di loro in quello che sembrava spagnolo.

In quel momento Tina arrivò in mezzo al gruppo e disse: “Salve a tutti, ragazzi, e innanzi tutto voglio dirvi, a nome di tutta la spedizione, che siamo felici di avervi qui. Voglio presentarvi il vostro referente per questa spedizione, un valido Magizoologo nonché mio nipote, Rolf”

Lo studioso fece qualche passo avanti, ma non appena individuò Luna rimase come impietrito.

“Buongiorno, sono felice che la caviglia stia meglio” disse lei, sorridendo. "A proposito, bel nome".

   
 
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