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Autore: LaBabi    23/06/2009    4 recensioni
«Qui gatta ci cova» dissi io mettendomi in guardia.
Improvvisamente sentii qualcosa di freddo, di metallico sfiorarmi la nuca. Non mi voltai, ma guardai mio fratello, aveva un coltello puntato alla gola.
«Miao» disse una voce femminile dietro di me. La ragazza che stava minacciando mio fratello sorrise.

Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Fiori Neri (parte I)

DEAN’S POV

«Fai attenzione Sammy» sussurrai a mio fratello. Stavamo entrando di nascosto in una casa, scavalcando la finestra e lui aveva fatto cadere un vaso.

«Scusa Dean» disse lui accendendo la sua torcia «L’uomo è stato ucciso nello studio, dovrebbe essere di qua»

Raggiungemmo la stanza e solcammo l’entrata. Sam si diresse subito dove era stato trovato il corpo, per poi andare alla scrivania e controllare le carte che vi si trovavano sopra.

«Ehi, guarda qui! C’è stato qualcuno.» esclamò lui attirando la mia attenzione.

Mi avvicinai a mio fratello e osservai ciò che mi stava mostrando. Sulla scrivania c’era un cellulare, ultimo modello; fino a qui niente di strano, ma la cosa bizzarra era il fatto che il telefono era rosa, con i glitter.

«Qui gatta ci cova» dissi io mettendomi in guardia.

Improvvisamente sentii qualcosa di freddo, di metallico sfiorarmi la nuca. Non mi voltai, ma guardai mio fratello, aveva un coltello puntato alla gola.

«Miao» disse una voce femminile dietro di me. La ragazza che stava minacciando mio fratello sorrise. Tentai di voltarmi. «Piano» intimò la donna alle mie spalle. Feci come mi disse.

Rimasi sconcertato, una ragazza, sui venticinque anni mi stava puntando contro un fucile. Mi venne da sorridere, il suo aspetto non si addiceva minimamente a ciò che stava facendo. Era alta circa cinque centimetri meno di me, il suo corpo era magro e ben fatto. Indossava una camicetta azzurra che metteva in risalto i suoi occhi chiari, un paio di pantaloni neri e delle scarpe da ginnastica. Il suo volto non era comune, la carnagione chiara si intonava perfettamente con i suoi lunghi capelli biondi.

«Cleo, come cavolo hai fatto a dimenticarti il cellulare?!» chiese la mia minacciatrice a quella di mio fratello.

«Scusa!» rispose questa. Sam, probabilmente credendo che la ragazza si fosse distratta le diede una gomitata allo stomaco, cosa che le fece cadere il coltello dalle mani. Lui le diede una spinta, per allontanarla da sé, ma dopo aver ricevuto un pugno in piena pancia e un calcio in faccia, fu lui a ritrovarsi a terra.

Stavo per ribellarmi anch’io, per dargli una mano ma la bionda mi puntò la canna del fucile fra gli occhi.

«Non ci provare, o farai la fine del tuo amico, se non peggio.» mi minacciò. Sbuffai rumorosamente e lei avvicinò ulteriormente il metallo alla mia pelle.

«Se fossi in te, e tenessi alla mia vita, non lo farei più» mi consigliò l’altra ragazza. La osservai. Era l’esatto contrario dell’amica: i suoi capelli erano neri come la pece, i suoi occhi castani, il suo corpo più alto e formoso. Anche l’abbigliamento era diverso: indossava una canottiera nera che non lasciava niente all’immaginazione, un paio di jeans attillati e delle scarpe dai tacchi alti.

«Volevo controllare che mio fratello stesse bene» ribattei. «Sammy, Sammy! Sam!» Lo chiamai. Si risvegliò e si rimise in piedi barcollando.

«Sto bene Dean, sto bene.» rispose lui massaggiandosi la testa.

La bionda abbassò il fucile.

«Dean e Sam Winchester?»

Mi voltai a guardarla.

«Sì esatto. Ci conosciamo?» chiesi. Non mi sembrava di averle mai viste, forse una di loro era stata una delle mie “ragazze notturne” della quale mi ero dimenticata subito dopo aver lasciato il suo letto, ma allora perché conosceva anche mio fratello?

«Di fama» rispose la mora riprendendo il suo cellulare dalla scrivania. «I fratelli Winchester, e chi se l’aspettava?»

«Forza, andiamo» fece la bionda.

«Ehi!» esclamai «Non vi siete presentate!»

«Lo sappiamo» risposero in coro, prima di andarsene.

«Chi diavolo erano?» chiese mio fratello dopo la loro uscita.

«Non lo so Sammy, non lo so.»

 

«Mettici del ghiaccio,» consigliai a mio fratello appena arrivammo al motel «ti si sta gonfiando il taglio»

«Per forza, mi ha preso con il tacco!» si giustificò lui, avvicinandosi al frigo bar. Dopo aver appoggiato il ghiaccio alla ferita iniziò con la lagna. «Accidenti che male!»

«Ma ne è valsa la pena»

Gli occhi incazzati di mio fratello si puntarono su di me.

«Sei impazzito, Dean?!» Mi diressi verso il letto e mi ci buttai sopra. «Se vuoi vedermi morto puoi sempre spararmi un colpo con la Colt oppure investirmi con l’auto!»

«Wowowo! Non dire scemenze Sammy! Ci sono rimasti pochi colpi nella pistola per sprecarli con te, e poi wo! Stirarti con l’Impala! Quel colpo deve averti dato al cervello! Non rovinerei mai la mia piccola per te!»

«Oh cielo! Ma perché dici che ne è valsa la pena?»

«Ma dico Sammy! Oltre che scemo sei pure diventato cieco! Hai visto che sventole?!»

«Che simpatico!Sai com’è, ero impegnato a salvarmi la vita!» replicò lui alzando le mani. «E comunque, sì, erano proprio due belle ragazze.»

Lo guardai, stava sorridendo.

«Erano proprio due belle ragazze!» dissi facendogli il verso «Ma per piacere! Erano meglio, molto meglio. Comunque io mi prendo la bionda!» Certo, la mora era più formosa, ma l’altra aveva qualcosa che mi attirava.

Sam fece un’espressione del tipo “Il solito Dean!”. Sapevo l’avrebbe fatta, lui è così prevedibile!

 

«Dean! Dean!» mi chiamava mio fratello scuotendomi. «Dean!»

«Zitto Sammy!»

«Dean, dai!»

Voleva proprio rompermi le scatole, ma io ero un ossoduro. Misi la testa sotto al cuscino e non sentii più mio fratello chiamarmi.

«Dean! Dean, maledizione!»

Ok, lo sentivo ancora, ma meno di prima, era una vocina lontana; sicuramente non mi avrebbe disturbato.

«Non ascoltarmi allora! Se quando ti sveglierai la tua auto sarà ridotta in cenere, non dare la colpa a me! Ho tentato di avvertirti che sta andando a fuoco!» Sentii i suoi passi allontanarsi. Finalmente un po’ di pace. Potevo continuare a dormire, magari avrei sognato una bella ragazza. Ehi, un momento, cosa aveva detto Sam? Qualcosa riguardo alla macchina e a un incendio.

«Cosa?!» gridai alzandomi di colpo dal letto e infilandomi i jeans mentre mi dirigevo alla porta. Quando la aprii vidi la mia auto come l’avevo lasciata. «Accidenti Sammy! Mi hai fatto prendere un colpo!» lo sgridai dirigendomi verso il bagno.

«E’ l’unico modo per svegliarti!» ribatté lui sorridendo. «Comunque mentre tu dormivi ha chiamato Bobby, ha chiesto se avevamo risolto il caso. Ne ha un altro pronto per noi, quindi sbrighiamoci a risolvere questo.» Fece una pausa e poi continuò «Mentre tu, ehm, come dire, russavi, io ho fatto alcune ricerche.»

«Ehi! Io non russo!» replicai dal bagno.

«Fidati, tu russi.» disse sbrigativamente. «Vincent Watts è stato l’ennesimo uomo ucciso in questa città in questo periodo dell’anno, con lui la quota sale a quattro.»

«Parlami degli altri casi» lo esortai sedendomi accanto a lui e bevendo il mio caffè, che Sam era uscito a comprare, probabilmente mentre io dormivo.

«Tutti e quattro sono morti in casa loro. Le stanze in cui sono stati trovati, in tutti i casi, erano chiuse dall’interno, quindi nessuna via d’entrata e nessuna via d’uscita. I dettagli delle morti degli altri tre uomini non sono state rese note e purtroppo l’archivio dove erano tenuti i verbali delle autopsie e dei casi sono bruciati in un incendio.»

«Capito. Forza andiamo.»

Dopo un’ora e mezzo di viaggio raggiungemmo l’obitorio di Great Falls, dove il medico ci chiese chi fossimo.

«Salve, siamo gli agenti Johnson e Smith dell’ FBI. Dobbiamo vedere il corpo del signor Watts e il rapporto dell’autopsia.» dissi velocemente.

Il medico, un uomo grassoccio sulla cinquantina, con la testa pelata impregnata di sudore, ci guardò con quegli occhietti scuri come se avesse visto un fantasma.

«Ma quanti siete?»

Io e mio fratello ci guardammo. O era ubriaco e vedeva doppio, o c’era qualcosa che non andava.

«Le vostre colleghe sono già qui.»

Un momento, quali colleghe? L’FBI non era coinvolta nell’indagine, chi diavolo erano quelle con il corpo?

«Certo, ci porti da loro»

L’ometto iniziò a camminare per un lungo corridoio, finchè non ci mostrò una porta bianca.

«Entrate. Io intanto vado nel mio ufficio, se vi serve qualcosa chiamatemi con il telefono che trovate nella stanza, basta che premete il numero 9.»

«Grazie» lo ringraziò Sam. Io non mi diedi alle buone maniere ed entrai nella sala autopsie, seguito a ruota da mio fratello. Due figure si voltarono a guardarci, erano due nostre conoscenze.

«Dean e Sam Winchester, qual buon vento?» chiese la bionda.

«Lo sai benissimo» risposi acido.

«Attendete la fila» ribatté questa.

«Scordatelo bellezza» controribattei facendo un passo avanti.

La bionda era visibilmente arrabbiata e a quanto pareva l’avevo fatta infuriare ulteriormente.

«Calmati, siamo qui per lavorare» le disse la mora, prendendola per un braccio.

«Chi siete?» si intromise Sam.

«Agenti Marshall e Adams, FBI.» rispose la bionda.

Sorrisi.

«Certo, anche noi» dissi ironicamente indicando me e mio fratello.

«A loro non puoi dire certe scemenze, non sono stupidi» sussurrò la mora all’amica, che fece una smorfia. Sorrisi.

«Allora?» le esortò Sam.

Le ragazze si guardarono negli occhi, per poi presentarsi.

«Io sono Maya, mentre lei è mia sorella Cleopatra.» disse la bionda.

L’altra la guardò malissimo.

«Cleo.» specificò la mora, per poi porgerci la mano.

«Sam» si presentò mio fratello stringendogliela.

«Dean» feci io copiando Sammy. Allungai la mano alla bionda, ma mi diede le spalle.

«Che fate qui?» chiesi.

«Cos’è, un interrogatorio?!»

«Maya, basta» si intromise la mora, ricevendo come risposta un’occhiataccia dalla sorella. «Siamo qui per il vostro stesso motivo» spiegò.

«Cacciatrici?» chiese Sam.

«Esattamente.» Parlò la mora.

«Sorelle, cacciatrici, sui venticinque.» sussurrò Sammy pensando. «Non ditemi che …» continuò, per poi rimanere a bocca aperta.

«Sì esatto» lo bloccò la bionda. «Siamo le …»

«Wow!» fece Sam.

Ok, non ci stavo capendo più niente. Le due ragazze erano sulla stessa lunghezza d’onda di mio fratello.

«Volete finire una frase e far capire qualcosa anche a me?!» stavo perdendo la pazienza. Odiavo essere messo da parte.

I tre si guardarono.

«Dean, sono le Jackson!»

Jackson! E perchè non me l’avevano detto prima, invece di stare tanto a parlare e a punzecchiarci? In quel momento capii tutto. Certo, sarebbe stato bello.

Guardai Sam in cerca di aiuto.

«Oh santo cielo! Tu sei un cacciatore da molto più tempo di me e non le conosci?! Siamo a posto!» Dovevo ricordarmi di spaccare la faccia a Sam. Non poteva farmi fare una figuraccia davanti a quella sventola, sicuramente non me le sarei portate a letto quella sera. «Dean, sono le sorelle cacciatrici! I membri della loro famiglia sono cacciatori da generazioni! Si dice che i loro genitori abbiano allenato i figli come macchine da guerra, e a quanto ho visto ieri sera, è vero. Dean, loro sono i Fiori Neri!» esclamò mio fratello.

I Fiori Neri?! Oh merda! Non ci potevo credere. Tutti i cacciatori le conoscevano di fama, conoscevano i loro genitori, i loro avi. Si diceva fossero giovani, cazzo, era vero. Si diceva fossero bravissime, era vero. Si diceva fossero bellissime, era falso, erano molto meglio, meravigliose. Si parlava di loro come leggende.

«Non ci posso credere» riuscii a dire semplicemente. «Esistete davvero!»

Alla mora uscì una risata, mentre l’altra mi voltò di nuovo le spalle. Accidenti, doveva odiarmi.

«Come mai quel soprannome?» chiese il mio fratellino.

La mora si tolse la giacca elegante, rimanendo con un semplice top. Ci diede le spalle e si alzò leggermente la maglietta, lasciando scoperta un pezzo di schiena.

«Vedete il tatuaggio a forma di fiore di loto?» chiese. Se avesse indossato dei pantaloni con vita un po’ più alta sarebbe stato coperto, ma con quelli, bhe, il tatuaggio si vedeva tutto. Era esattamente sulla fine della schiena. «Ecco, Maya ne ha uno identico nello stesso punto.»

«Carino» dissi io, sperando che anche la sorella ce lo avrebbe fatto vedere.

«Grazie.» Ci dava ancora le spalle. Con le mani raccolse i capelli in una coda. «Ne abbiamo altri, più piccoli però.» continuò. Sul collo, fra l’orecchio destro e la rispettiva scapola c’era tatuata una C.

«C di Cleopatra» concluse Sam.

«Esatto.» Lasciò ricadere i capelli e si avvicinò alla sorella. Spostò i capelli biondi verso sinistra, lasciando scoperto il collo. Anche l’altra aveva un tatuaggio identico, però era tatuata una M. Maya. Che nome strano. La osservai, era concentrata. Cosa stava facendo?

Mi avvicinai e la vidi osservare il cadavere, controllarlo meticolosamente. Non ne aveva paura, lo toccava come se fosse stato una bambola.

«Che avete scoperto?» chiese Sam concentrandosi sul lavoro.

«Niente» rispose in un soffio la bionda.

«Maya, piantala. Non sono nemici, accidenti, sii gentile!» la sgridò la mora. «Scusatela, è un paio di notti che non dorme ed è agitata.» si scusò. «Nel rapporto è scritto che l’uomo è morto per i duri colpi ricevuti.»

«Sì, guarda Cleo, come se fosse stato ammazzato di botte» intervenne la sorella.

«Come gli altri tre» concluse l’altra.

«Ehi, come fate a sapere come sono morti gli altri? Non sono state rilasciate interviste, i verbali sono bruciati e coloro che hanno seguito il caso non si lasciano scappare nulla!» esclamò Sam.

«Abbiamo le nostre fonti» tagliò corto la bionda. Non volevo pensare a come avessero avuto quelle informazioni, speravo che non fosse come pensavo.

«Non pensare male Dean» mi rassicurò Cleo, che dalla mia espressione doveva aver capito cosa pensavo. «Noi qui abbiamo finito, è tutto vostro!»

«Ma …» iniziò un discorso Sam.

«Ciao ragazzi!» ci salutarono in coro mentre uscivano dalla sala autopsie, lasciando me e mio fratello lì, con il cadavere, come due scemi. Era già la seconda volta che fuggivano così, senza lasciarci parlare, ma almeno questa volta avevamo scoperto il loro nome.


Maya--> qui
Cleo--> qui
Cellulare--> qui
Tatuaggio a forma di fiore di loto--> qui
Tatuaggio C-->
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Tatuaggio M-->
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