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Autore: la luna nera    01/12/2017    7 recensioni
In molti si chiedono se siamo soli nell'universo e molti sono quelli che si interrogano sull'origine dei cerchi nel grano. Melissa ed il gruppo dei suoi amici non fanno certo eccezione e quando un cerchio nel grano appare proprio in un terreno alla periferia della città, non possono farsi certo sfuggire l'occasione. A loro si unirà Orion, il nuovo fidanzato di Aurora, ragazzo alquanto strano e taciturno, a tal punto che sembra provenire da un altro mondo.
Chi c'è dietro a quel misterioso pittogramma? Qualcuno sta lanciando messaggi dal cielo?
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BAR DELL'ARCHER'S
ALCUNE SERE DOPO


 

“Non ci posso credere! E’ assurdo!”
“Che c’è adesso?”
“Questo è proprio deficiente! Rifiuta un contratto da tre milioni a stagione!” Cierre stava seguendo via app ogni singola mossa di calcio mercato e non mancava occasione di commentare, in modo più o meno garbato, i colpi messi a segno dalle varie squadre di calcio.
“Oh, andiamo! E’ inutile che ti agiti a quel modo, tanto a te in tasca non viene un centesimo.” Nico si alzò. “Metti via quel telefono e vieni con noi.”
“A far cosa?”
“Sfida di tiro con l’arco. Stasera facciamo maschi contro femmine.”
“Alt!” Teresa si alzò. “Siamo quattro ragazze contro sei ragazzi.”
“Beh, vorrà dire che un maschietto gareggerà con le femminucce.” Nico si voltò verso Giulio strizzandogli l’occhio.
“Ma che ti salta in mente?! Tu sei tutto scemo! Gareggia tu a fianco della tua bella!”
“A me non dispiacerebbe affatto stare in una squadra di donne.” Esordì Simone.
“Ah, bene…. Quindi siamo pari.”
“Ad una condizione.” Si intromise Giulio.
“E sarebbe?”
“Gareggi in minigonna e tacchi a spillo.” Propose ironicamente. “Ti sei depilato, vero? Di vedere le tue brutte gambe pelose non mi va proprio!”
“Ma va’…..”
Ne uscì una risata collettiva.
“No, ragazzi, scherzi a parte, siamo dispari.”
“Io non partecipo.” Aurora fu lapidaria. “Rischio di spezzarmi le unghie.”
Nico roteò gli occhi. “Va bene. Quindi due di noi vanno in squadra con loro tre.”
“Neanche Orion partecipa. Lui adesso viene con me a guardare la TV.”
“Sì, vabbeh, allora non se ne fa niente.”
“Ma no, dai. Facciamo così: in una squadra vanno Eva con Nico, Teresa e Manuel. Nell’altra io, Simone, Melissa e Cierre.”
“Ed io?” Chiese Orion.
“Tu vuoi partecipare? Non devi andare con lei a guardare la TV?”
Restò un attimo interdetto. “Ehm, no-no, la TV no.” Agitò nervosamente le mani. “Ad ogni modo forse è meglio che stia ad osservarvi, non ho mai tirato con l’arco e…. Magari un’altra volta.”
“Sei sicuro?” Chiese Nico.
“Certo, non ti preoccupare. Il fatto che io partecipi crea delle disparità nelle vostre squadre, per cui…. Meglio che mi faccia da parte.”
“Come credi.” Il ragazzo lo assecondò allargando le braccia e si diresse con gli altri verso il campo di tiro.
Orion si mise seduto ai margini dell’area di gara e poco dopo Aurora gli si mise di fianco, accavallando le gambe come una diva del cinema.
“Non volevi guardare la TV?”
“Ho cambiato idea.” Ridacchiò lei. “Credo proprio che qui ci sarà da divertirsi.” Attese che in postazione di tiro ci fosse Eva e… “Stai a sentire…. Ecco la piccioncina innamorata con la freccia di Cupido! Eva, fai attenzione a non colpire il tuo amoruccio dai fluenti boccoli! Colpiscilo piuttosto con qualche abito decente e non con quei cosi retrò che ti ostini a indossare! Non ti si può guardare!”
Le frasi poco carine fecero sorridere alcuni ed innervosire altri, fra cui Eva che, visibilmente seccata, colpì la parte più esterna del bersaglio. Dopo fu la volta di Cierre.
“Ed ecco il turno di Mister Pallone D’Oro! L’uomo amante del calcio e che dal calcio è snobbato così come dalle ragazze!”
“La tua è tutta invidia, Barbie!” Ribatté lui, scoccò la freccia che si conficcò nell’area intermedia. “Visto che classe?”
Poi venne il turno di Manuel.
“Ah, ora stiamo a posto! Dalle remote galassie ai confini dell’universo, ecco a voi Mister Disco Volante! Manuel, avresti proprio bisogno del raggio laser di un ufo per colpire il bersaglio.”
La ignorò a fatica, il fatto che lei lo schernisse a quel modo era per lui estremamente fastidioso. Scoccò la freccia che colpì la sezione di colore giallo. “Non male.” Sentenziò il ragazzo.
“Oh, Dio mio!” Aurora si alzò di scatto. “Qualcuno allerti il 118! Stiamo per finire infilzati come spiedini! Allertate le autorità! Chiudete lo spazio aereo qua sopra, qualche velivolo potrebbe essere colpito e precipitare!”
“Mamma mia!” Esclamò Orion. “Che cosa sta per accadere?”
“Guarda!” Indicò la postazione di tiro dove si stava accomodando Melissa.
“Tutto questo allarmismo per lei?”
“L’hai mai vista in azione?!”
“No, ma non credo sia in grado di abbattere un aereo con una semplice freccia.”
“Tu guarda e poi ne riparliamo.”
La postura di Melissa effettivamente non era l’ideale per quel tipo di attività: teneva le gambe troppo chiuse, non permettendo un’ottimale distribuzione del peso, le braccia erano troppo tese ed il gomito destro stava decisamente troppo in alto. “In effetti deve migliorare alcuni accorgimenti.” Sussurrò appena Orion.
“Più in basso, Melissa!” Urlò Aurora. “C’è un piccione lassù, potresti ucciderlo! No! Non in quel modo! Devi colpire il bersaglio davanti a te, non quello in fondo alla fila!”
Tentò di ignorarla, ma quando lasciò partire la freccia, questa andò a conficcarsi nel terreno.
“Ecco, lo sapevo. Ha ucciso un lombrico.” Sentenziò con tono mesto Aurora. “Ragazzi, poi non ditemi che non vi avevo avvertito.”
Nessuno badò più di tanto alle sue parole, ne aveva per tutti: Simone paragonato ad una mummia con arco e frecce, Teresa l’inguardabile, Nico e i suoi capelli ricci come certi maglioni infeltriti. Facile criticare senza mai mettersi in gioco per primi: Aurora non partecipava mai a tali piccole competizioni, temendo per la rottura delle unghie e la concreta certezza, sempre secondo lei, della vittoria che avrebbe messo a ridicolo tutti gli altri. Sì, perché si sentiva perfetta sotto ogni aspetto ed in quanto tale, poteva permettersi di elargire critiche a destra e a manca.
Ad ogni modo quella piccola sfida si concluse con la squadra capitanata da Nico in testa di soli dieci punti sull’altra.
Il cielo iniziava a tingersi dei meravigliosi riflessi del tramonto, l’aria si stava rinfrescando con la diminuzione della luce diurna. I ragazzi non avevano voglia di tornare a casa, quindi decisero di fermarsi all’Archer’s a farsi una bella pizza per cena.
Terminata la piacevole serata, Nico ed Eva scelsero di ritagliarsi un po’ di tempo per loro, Cierre si posizionò davanti alla TV monopolizzando il telecomando del locale, mentre gli altri restarono a parlare del più e del meno fino a quando non decisero di tornare a casa.

 

 

“Ma dove…?” Melissa frugava incessantemente nella sua borsa. “Ma dove diavolo è finito?”
“Che hai perso stavolta?” Chiese Manuel, suo fratello, che già aveva attraversato il cancello d’ingresso della loro abitazione.
“Il telefono.” Rispose lei, prendendosi un attimo per riflettere. “Sono quasi certa di averlo lasciato all’Archer’s, forse quando sono andata in bagno.” Guardò il fratello. “Senti, io torno là a recuperarlo, tu vai pure a casa ed avverti mamma e papà.”
“Ehi, rospetto… Hai le chiavi?”
“Eh?” Ridacchiò imbarazzata. “Ehm… no!”
“Bah, a volte mi chiedo dove tu abbia la testa.” Aprì la porta e gliele lanciò. “Prendi le mie e bada bene di riportarmele.”
“Contaci!” Salutò il fratello e si incamminò di nuovo verso il locale.
Arrivò giusto in tempo, Leon, il gestore, stava chiudendo.
“Leon, scusa… Per caso hai trovato un cellulare?”
“Oh, ciao Melissa. Sì, ce n’era uno in bagno, immagino sia il tuo.”
“Già.” Si massaggiò la nuca. “Sai com’è, a volte sono un po’ distratta.”
“Si trova dietro il bancone del bar, nel primo cassetto accanto al frigorifero. Vai pure a recuperarlo, l‘importante è che tu chiuda bene la porta quando esci.”
“Certo, grazie mille.”
Leon si allontanò nella notte fischiettando la sua canzone preferita, Melissa sorrise ed entrò nel locale seguendo le indicazioni ricevute.
“Eccolo, il mio piccolino!” Si sentì molto più sollevata non appena fu in grado di stringere l’oggetto fra le mani. “Bene, adesso andiamo a casa.” Chiuse la porta, ma giusto un attimo prima di uscire definitivamente dal giardino circostante il locale, udì dei rumori provenire dall’area in cui era allestito il campo di tiro con l’arco. Incuriosita, si avvicinò per vedere chi, a quell’ora della notte, stesse praticando sport. Semi nascosta da alcuni cespugli, riconobbe ben presto la sagoma di un ragazzo: era abilissimo, ile sue frecce andavano sempre a segno, colpendo in rapidissima successione la parte gialla del bersaglio, cioè il centro esatto.
“Però…” Pensò fra sé e sé. “E’ davvero fenomenale!”
Il ragazzo si accorse di aver terminato le frecce, per cui stese una mano in direzione del bersaglio e, come per incanto, quelle già scagliate si staccarono ed andarono a depositarsi nella faretra emettendo un’insolita luminescenza.
“Assurdo…. Non è possibile…” Era incredula.
Lui si piegò per recuperarne una e fu proprio in quell’istante che il suo volto fu illuminato dalla luce generata dalle frecce stesse: Melissa riconobbe Orion in quel ragazzo dall’abilità strabiliante e dagli strani poteri. Il cuore le sussultò, i suoi pensieri la facevano vacillare ed iniziò ad osservare il ragazzo con occhi diversi, occhi tanto affascinati quanto spaventati, mentre il suo stomaco fu colto da strani crampi.
Ma il bello doveva ancora venire: Orion prese una freccia e la osservò per qualche istante, poi la mise di nuovo nella faretra, afferrò l’arco mettendosi in posizione di tiro e dall’indice della sua mano destra, quella che in sintesi tendeva la corda, si materializzò una freccia di luce che venne scoccata provocando un forte bagliore. Questa distrusse il bersaglio, riducendolo ad un cumulo di resti fumanti. Tale spettacolo spaventò Melissa che passò dall’adorazione alla fifa incontrollabile. Sentiva tremare le gambe, indietreggiò di qualche passo inciampando rovinosamente sui suoi stessi piedi. Cadde a terra emettendo un piccolo lamento che fu captato da Orion. “Chi c’è là?!”
“Io….” Balbettò lei. “N-Nessuno…. Non c’è nessuno.” Si sentì un’emerita stupida.
Seguì quella voce e ben presto fu scoperta. “Melissa?”
“Io… io…”
“Che ci fai qui?”
“Io… a-avevo dimenticato il…. Il cellulare e….”
“E ti sei spaventata credendo di averlo perso?”
“N-no, infatti eccolo qua, vedi? L’ho…. L’ho recuperato ed ora torno a casa! Vedi? Me ne sto andando…”
“Aspetta!”
Lei si bloccò all’istante, lui la raggiunse e, guardandola negli occhi, capì tutto. “Melissa, dimmi che cosa hai visto.”
“Io? Niente! Niente di niente, cosa mai dovrei aver visto? Niente!” Ripeté muovendo nervosamente le mani. “Niente di niente, credimi!”
“E allora perché sei così nervosa?”
Indietreggiò di qualche passo, finendo con il rovesciare a terra un bidone dell’immondizia fortunatamente vuoto. “Io n-non….”
Lui sospirò rassegnato, era evidentemente stato scoperto a causa di una sua piccola debolezza. “Senti, credo sia opportuno scambiare due parole.”
Lei iniziò a tremare.

Orion era pericoloso? Le avrebbe fatto del male ora che aveva visto ciò che non avrebbe dovuto vedere?
Ma soprattutto chi era veramente Orion?




 

 


Buon venerdì a tutti!

Come qualcuno già sa, la vera natura di Orion inizia a rivelarsi. Forse colto da una piccola debolezza o dalla nostalgia dell’arco e frecce, il ragazzo cede e compie gesti che non avrebbe dovuto compiere.
Per pura coincidenza Melissa vede tutto e viene scoperta.

Cosa accadrà adesso?

Lo scopriremo prossimamente, voi intanto continuate a recensire!

Un abbraccio
La Luna Nera
 

  
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