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Autore: bebe    01/12/2017    1 recensioni
Una ragazza ricca, figlia unica di un famoso produttore, fidanzata con il rampollo di un'altra agiata famiglia californiana, ovviamente approvato dal padre, incontra un attore più grande di lei, con un intenso passato sentimentale e se ne innamora. ricambiata. Ma riuscirà il loro sentimento a resistere alle malelingue, ai pettegolezzi, ed all'ostilità del padre di lei?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I primi giorni d Victoria a New York furono piuttosto tranquilli. Già un paio di giorni dopo il suo arrivo, arrivarono diversi scatoloni inviati da sua zia Charlotte, con tutte le sue cose da sistemare, dai vestiti, ai cd, ai libri, album di foto, ricordi di una vita da riorganizzare in quel nuovo appartamento dove stava iniziando un nuovo capitolo con Ryan. Almeno in quel modo riuscì a tenersi impegnata ed a non sentire noia e solitudine. Lui era spesso fuori, per incontri col suo entourage e con i suoi legali, per definire la faccenda del divorzio da Blake e, soprattutto, per riuscire ad ottenere condizioni di visita decenti con le figlie. E poi andava gestita anche la parte più mediatica della situazione. Ormai tutti sapevano di loro due, del trasferimento di lei a New York e della gravidanza. Tuttavia, a dispetto di quanto gli suggerivano agente ed addetta alle pubbliche relazioni, Ryan voleva evitare di ricamarci sopra, di emanare comunicati stampa e quant’altro. Non voleva nemmeno passare la sua vita chiuso in casa, ma preferiva mantenere il riserbo sulla loro relazione, soprattutto in un momento delicato come quello, anche per dare modo a Victoria di ambientarsi nella nuova città, nel nuovo appartamento. Era incinta, era già un grosso cambiamento quello, figuriamoci tutto il contorno.

Avevano scelto insieme una nuova ginecologa, che seguisse la ragazza per il resto della gravidanza.  Si trattava della dott.ssa Thompson, molto rinomata ed in gamba. Victoria si trovò a suo agio da subito con lei. Tutto stava procedendo al meglio, e lo spavento legato all’incidente di poche settimane prima era, fortunatamente, ormai solo un lontano ricordo. Il bambino/a cresceva, le nausee gradualmente stavano scomparendo, ed a parte una naturale stanchezza e voglie di cibi strani, Victoria si sentiva fisicamente bene. Per il resto, non era così semplice adattarsi a quella nuova vita. Per la maggior parte del tempo, si ritrovava in quel grande e lussuoso appartamento da sola. Sapeva bene che Ryan non era fuori a divertirsi, ma si annoiava a morte e non sapeva come potergli essere d’aiuto. Il più delle volte lui rientrava da quegli incontri con l’agente o gli avvocati teso e pensieroso, lei se ne accorgeva, anche se, appena messo piede in casa, lui si sforzava di minimizzare e mascherare il suo stato d’animo. E lei cercava di non bombardarlo di domande, per non farlo stare peggio e non sembrare opprimente. Non ci voleva certo un indovino per capire cosa lo preoccupasse! Blake continuava a fare la vittima, ed ogni giorno spuntava un articolo nuovo su di lei sul sito di People, palesemente imboccato dai suoi addetti stampa, in cui faceva la vittima, proprio lei che non aveva lesinato tradimenti nei confronti del quasi ex marito. Victoria cercava di stare alla larga dal gossip, soprattutto online, ma spesso era l’unico passatempo che aveva. Era difficile tenersi impegnata, anche perché non aveva poi molto da fare lì. Non conosceva bene la città, ci era stata diverse volte, ma solo per riunioni di lavoro, sempre toccata e fuga, e non aveva nessun amico, non ancora almeno. Si sentiva smarrita e spaesata, ed iniziava ad avvertire la mancanza di Los Angeles, di sua zia, di Skyler, di suo padre ovviamente, ed anche del clima mite che aveva lasciato in California. Sperava che, una volta saputo il sesso del fagiolino, almeno avrebbe potuto distrarsi preparando la sua stanzetta, ma fatto quello, sarebbe ripiombata nella noia. Durante il giorno, quando il tempo permetteva, Victoria usciva per iniziare a conoscere meglio il quartiere dove vivevano, per andare a camminar a Central Park, per farsi qualche punto di riferimento utile, anche solo per fare la spesa. Ma non poteva passare tutto il giorno fuori, anche perché dopo un paio d’ore di solito si sentiva stanca, così rientrava a casa, magari dopo aver pranzato fuori, da sola. Per fortuna, da quando era arrivata, non era mai stata importunata né seguita da paparazzi o fotografi, non ne aveva mai nemmeno vista l’ombra. Ultimamente, più che altro per tenersi impegnata, aveva cominciato a cucinare. Non era mai stata molto portata né aveva mai avuto la passione dell’arte culinaria, ma così almeno riusciva a tenersi occupata. Così, armata di ricettari vari, pasticciava, sperimentava, soprattutto provava diverse ricette di primi e dolci, per i quali poi Ryan faceva da cavia.  Di solito lui usciva di casa presto, anche prima delle 8, e rientrava la sera. La chiamava più volte al giorno, ma non era abbastanza e soprattutto non era così che la ragazza immaginava la loro vita insieme. Comprendeva la sua situazione, ma quel suo ostinarsi a tenerla fuori dai suoi problemi, e a non metterla nemmeno al corrente di eventuali sviluppi, iniziava a mandarla ai matti.

Così, quella sera, la ragazza decise di toccare con lui l’argomento. Aveva cucinato per lui, preparando un risotto ai funghi che non era riuscito affatto male, e delle verdure al forno. Come spesso succedeva ultimamente, lui stava parlando del niente. Le aveva chiesto cos’avesse fatto durante la giornata, come si sentisse, quanto mancasse alla successiva visita dalla ginecologa e poi aveva commentato i suoi ultimi esperimenti culinari.

“Vogliamo commentare anche il tempo o ce lo teniamo come argomento per domani a pranzo?” disse lei ironicamente ad un certo punto, lasciando cadere la forchetta nel piatto.

Lui alzò lo sguardo e la fissò con aria interrogativa.

“C’è qualcosa che non va?” le domandò incerto.

“Si, direi di si” rispose con ovvietà. Non riusciva a credere che volesse continuare a fingere che tutto andasse bene “Sei sempre fuori, esci la mattina presto e rientri la sera, io sto qui tutto il giorno da sola, non vedo l’ora di rivederti, ma quando torni nemmeno mi dici cosa succede, cosa ti passa per la testa” iniziò a dire a ruota libera, dando finalmente sfogo a tutti quei pensieri che da settimane teneva dentro.

Lui sospirò.

“Vic, lo so che ci sono poco e mi dispiace, ma sai anche tu che è un periodo complicato” rispose.

“Certo che lo so, e riguarda anche me! Ma tu ti ostini a tenermi fuori! Non mi racconti niente, parli del tempo, di quello che cucino, di stupidate, ma non mi dici mai cosa succede là fuori, cosa ti dicono i tuoi avvocati o lo squadrone che dovrebbe aiutarti ad uscire da questo casino. Capisco perché lo fai, so che vuoi solo proteggermi, ma non sono di cristallo e, soprattutto, se non so cosa succede, non posso aiutarti” concluse seria.

“Non potresti aiutarmi comunque” rispose lui in un soffio, per poi alzarsi e portare il piatto, ormai vuoto, nel lavandino.

“Perché no? Almeno spiegami che succede!” sbottò lei, incalzandolo ed alzandosi a sua volta per seguirlo in cucina.

“Perché Blake si rifiuta di farmi tenere qui le bambine fintanto che vivrai con me e siccome stiamo insieme e sei incinta, non posso certo accettare le sue richieste deliranti ed obbligarti ad andare in albergo per portare qui le mie figlie” sbottò infine, vuotando finalmente il sacco e spiazzando la ragazza. Immaginava che Blake gli stesse rendendo le cose difficili, ma non fino a quel punto.

“Ma non può farlo. Insomma, tu sei il padre, hai il diritto di vederle. Non può pretendere che tu non le porti mai a casa tua solo perché ci sono io! I tuoi avvocati che dicono? Dovranno pure fare qualcosa!” esclamò lei.

“I miei avvocati fanno il possibile, ma il coltello dalla parte del manico ce l’ha lei. So che anche lei mi tradiva, ma il mio tradimento è documentato e ormai di dominio pubblico, il suo no e sinceramente non voglio giocare a chi getta più fango sull’altro, devo pensare anche e soprattutto alle bambine. Adesso sono piccole, ma un domani potrebbero leggere o sentire cosa mamma ha detto del papà e viceversa e non voglio prestarmi a questo gioco al massacro” osservò sospirando.

“Questo lo capisco, ma non puoi nemmeno lasciare che sia lei a massacrare te” gli fece notare Victoria.

“Lo so, ma conto che prima o poi si stanchi, o almeno lo spero. E’ furiosa con me, perché si è sentita umiliata e non mi sento nemmeno di darle torto. L’ho tradita, e aspetto un figlio dalla mia amante” rimarcò, seguendo il flusso dei pensieri, per poi pentirsene subito, perché realizzò che la sua frase poteva essere male interpretata.

“Io non...scusa, non intendevo quello che ho detto” si corresse subito, guardando la ragazza negli occhi.

“Non devi scusarti” rispose lei, un po' asciutta “In fondo è così che sono andate le cose, è così che tutti vedono la situazione da fuori, no? Hai tradito tua moglie e messo incinta la tua amante. Magari qualcuno dirà anche che ho fatto apposta a farmi mettere incinta per incastrarti” aggiunse con sarcasmo, tornando a sedersi a tavola.

“Chi se ne frega di quello che dicono gli altri. Non hanno idea di come sia andata davvero e non mi interessa cosa pensano” osservò serio Ryan.

Poi sospirò e si avvicinò a lei, abbassandosi sulle ginocchia per guardarla negli occhi.

“Ti ho promesso che avrei sistemato tutto, e lo farò, te lo giuro. Mi serve solo un altro po' di tempo. Tu pensa solo a te, al fagiolino e a riposarti” le disse con dolcezza.

“Non faccio niente tutto il giorno! Non c’è proprio pericolo che mi stressi o che mi stanchi” rispose sospirando “Ma la cosa che mi fa sentire più inutile è non poterti aiutare, non poter fare niente per darti una mano” aggiunse seria, incrociando il suo sguardo.

“Cosa ti suggeriscono quei sapientoni del tuo agente, l’addetto stampa e tutto lo squadrone?” gli chiese poi.

Lui fece una smorfia.

“Non riescono nemmeno a mettersi d’accordo fra loro!” disse sbuffando e sedendosi accanto a lei “Secondo la mia agente, dobbiamo mantenere un basso profilo, finché questo casino non si sarà sgonfiato. Secondo gli addetti alle PR, invece, dovremmo farci vedere insieme, non da domani, ma dovremmo farci paparazzare, per dimostrare che non è una squallida storiella, ma una cosa seria, e che questa gravidanza non è stata un caso, che non è conseguenza di una tresca ma di una relazione profonda” le spiegò.

“E tu non sei d’accordo” rimarcò scrutandolo.

“Non credo di dover dimostrare niente a nessuno!” le spiegò “Quello che c’è fra di noi è nostro e nostro soltanto. Non mi tocca quello che pensano gli altri” continuò, stringendo le spalle.

“Questo lo so, ed è lo stesso per me. Ma c’è in ballo anche la tua immagine” gli fece notare. Le sembrava assurdo che proprio lui, che aveva sempre tenuto a salvaguardare la sua reputazione, ora avesse mollato i remi “Non credo sia giusto che tu resti a subito passivamente gli attacchi di Blake. Ti sta affossando in tutti i modi, senza farsi il minimo scrupolo. Ora, non dico di partecipare insieme ad ogni serata mondana ma magari qualche uscita ogni tanto farebbe comodo alla tua immagine pubblica. Possiamo cominciare con una passeggiata fuori, poi una cena e vediamo come va.” Gli suggerì.

“Sei sicura?” le domandò.

“Non sono il tipo che chiama i paparazzi per dire dove farsi trovare o che sfrutta la sua vita privata per finire sui giornali, lo sai, ma in questo caso direi che è una strategia di sopravvivenza obbligatoria” osservò “Se non reagisci, se non fai niente e resti a subire gli attacchi di Blake, sembrerai colpevole, come un ladro che si nasconde. Non abbiamo ucciso nessuno! Le cose non sono andate nel migliore dei modi, abbiamo fatto soffrire altre persone, ma non era quella la nostra intenzione, purtroppo è stato un danno collaterale. Ma possiamo rimediare. Non dico di mettere i cartelloni per dimostrare che ci amiamo, ma non credo che un paio di paparazzate organizzate possa peggiorare le cose” aggiunse, stringendo le spalle.

Ryan sembrava pensieroso, incerto sul da farsi.

“Sei sicuro che sia solo questo a preoccuparti?” lo incalzò lei a quel punto.

“Si, certo. Direi che è abbastanza carne al fuoco. Che altro dovrebbe esserci?” rispose, quasi divertito.

“Non lo so. Magari hai qualche ripensamento. Se così fosse, lo capirei, davvero!” riprese a dire concitata “Insomma, hai deciso di divorziare, rischi di non vedere le tue figlie o comunque di non vederle quanto vorresti, e tutto per cosa? Per un salto nel buio, perché questa situazione fra noi è un po' un salto nel buio! Siamo passati dal vederci nei ritagli di tempo e in posti improbabili ad aspettare un figlio e vivere insieme. Se avessi dei dubbi, lo capirei” aggiunse.

“Tu ne hai?” disse lui, girandole la domanda. La ragazza fece segno di no con la testa, senza esitare.

“Vic, non ho nessun dubbio e nessun ripensamento” la rassicurò, accarezzandole un braccio “Non sono orgoglioso di come ho gestito le cose, avrei potuto fare meglio, evitare tante sofferenze inutili ad altri, anche a te, perché se non parli con tuo padre è anche e soprattutto a causa mia, anche se tu minimizzi, ma mi sono innamorato di te. Non era programmato, ma è successo, ed incontrarti è stato un regalo, inaspettato, ma pur sempre un regalo. Nemmeno il fagiolino era programmato, ma è nostro, e noi sappiamo che quello che ci lega non è una tresca passeggera, o una semplice infatuazione. Ci siamo innamorati e questo bambino ne è la prova. Avrei lasciato comunque Blake, lo sai, già stavamo trattando dietro le quinte. La gravidanza ha solo accelerato i tempi, ma il finale sarebbe stato lo stesso” continuò “Sono qui con te perché lo voglio, non perché sento di doverlo fare. Ho 41 anni, non sono un ragazzino e non sono il broccolo. Nessuno mi costringe a fare qualcosa che non voglio da un pezzo ormai” rimarcò sorridendo.

Victoria sorrise, decisamente sollevata nel sentirgli dire quelle cose. In fondo, era proprio quello il suo timore, che lui si fosse accorto che il gioco non valeva la candela e che il rischio di perdere le figlie, gli avesse fatto capire che il sentimento che credeva di provare per lei non fosse così forte come pensava.

“Lo so che non ci sono molto, e mi dispiace. Ma spero che sia ancora questione di poco! Ormai mancano giusto alcuni dettagli da definire e poi presenteremo i documenti per il divorzio. Dubito che la causa sarà breve, ma almeno non dovrò più sorbirmi riunioni su riunioni col mio entourage e potrò passare più tempo qui, con te” aggiunse, sporgendosi per rubarle un bacio morbido.

“Perché non ti metti comoda sul divano? Finisco io di sparecchiare e carico la lavastoviglie! Visto che tu hai cucinato, a me tocca riordinare! Poi magari ci mangiamo un po' di gelato davanti alla tv!” aggiunse.

“Se continui a viziarmi con gelato e dolci vari, diventerò una mongolfiera” rise lei.

Per quella sera, non toccarono più la questione Blake, divorzio e visite alle bambine. Decisero di rilassarsi davanti ad un film, lasciando ogni pensiero e preoccupazione fuori dalla porta.  Nei giorni successivi, Ryan cercò di essere più presente e di tornare prima a casa. Organizzarono anche un’uscita fuori a favor di paparazzi. Lui non era del tutto convinto, ma alla fine aveva deciso di fidarsi dei suggerimenti dei suoi addetti stampa e, soprattutto, di quelli di Victoria. Erano usciti per una passeggiata e si erano fermati in una pasticceria per una cioccolata, il tutto fedelmente documentato e fotografato da un paparazzo che li aveva seguiti a distanza.

Passarono velocemente altri due mesi. Dopo innumerevoli riunioni e trattative, i legali di Ryan riuscirono a strappare un accordo congiunto, così si sarebbero evitate lungaggini ed una causa pesante per entrambi. Finalmente furono calendarizzati gli incontri fra lui e le bambine, così avrebbe avuto la possibilità di vederle e di passare del tempo con loro. Blake si era dimostrata un osso duro, ma alla fine aveva ceduto, ed aveva dovuto accettare l’idea che lui avrebbe portato le bambine a casa, dove ci sarebbe stata anche Victoria, Evidentemente, aveva capito, o i suoi legali glielo avevano fatto capire, che non avrebbe potuto impedirgli di continuare una relazione stabile dalla quale stava per nascere un terzo figlio. E poi nel frattempo anche lei era stata paparazzata con quel tizio con cui tradiva Ryan, quindi ormai la parte della vittima, della povera moglie tradita ed abbandonata, le si addiceva poco.

La gravidanza di Victoria procedeva senza intoppi. Aveva passato da poco il quinto mese e, finalmente, durante l’ultimissima visita ed ecografia di controllo, lei e Ryan avevano saputo il sesso del bambino: sarebbe stato un maschietto. Ovviamente la priorità per entrambi era che fosse sano, non c’erano vere e proprie preferenze sul sesso, ma per Ryan sapere che avrebbe avuto un maschietto dopo due femmine fu davvero emozionante. Aveva un sorriso costante stampato sul viso, e che gli prendeva anche lo sguardo, spazzando via quella nota malinconica che solitamente lo accompagnava. E poi già faceva progetti, pensava a quando lo avrebbe accompagnato a calcio o a rugby o basket, era adorabile quando partiva per il pianeta del giubilo.

“Come credi la prenderanno James e Ines?” gli chiese Victoria un pomeriggio, di ritorno dall’ennesimo giro di compere per il nascituro.

Le bambine erano già state a casa loro, e Victoria aveva cercato di rispettare i loro tempi e di inserirsi gradualmente nello scenario. Di solito usciva prima che Ryan tornasse a casa con loro e rientrava giusto in tempo per salutarle, per lasciare loro il modo di accettarla ed abituarsi alla sua presenza. Ines era la più piccola, aveva solo un anno, non dava problemi, mentre James ne aveva già tre ed aveva reazioni diverse. Ryan aveva detto loro che avrebbero avuto un fratellino, ma man mano che i mesi passavano, e che il pancione aumentava, Victoria temeva sempre più la reazione che avrebbero avuto una volta nato il pupo.

“La prenderanno come tutte le sorelle maggiori. All’inizio saranno incuriosite e poi magari un po' gelosette. E’ normale. Io sono l’ultimo di 4 fratelli, gli altri tre hanno attentato a turno alla mia vita quando ero ancora nella culla” ridacchiò, posando i vari sacchetti delle compere in salotto “Avranno bisogno di tempo, e a volte di essere rassicurate, ma ce la faremo. Ines poi è ancora troppo piccola per capire, le sembrerà solo di avere un compagno di giochi in più e Jamie ci riempirà di domande, ma è una brava bambina ed è sveglia, capirà” aggiunse.

“Amore, andrà tutto bene, non farti paranoie. Qualunque problema, lo affronteremo insieme, quando sarà il momento” la rassicurò ancora, dandole un bacio morbido in fronte.

Lei abbozzò un sorriso, poco convinto, ma non si sentiva di insistere oltre su quell’argomento. Principalmente temeva Blake, non le bambine. Aveva paura che la madre le avrebbe in qualche modo fomentate contro il nuovo arrivato, magari facendo leva sul fatto che il fratellino avrebbe vissuto col papà e loro no, magari insinuando che era proprio colpa del piccolino se il papà le aveva lasciate. E’ vero che ormai le famiglie allargate erano la regola e non più l’eccezione, ma nel loro caso erano ancora lontani da quel traguardo, ammesso che mai ci sarebbero arrivati.

“A proposito di fratelli e famiglia” riprese a dire lei, mentre sistemavano nella stanzetta del bambino i nuovi acquisti “volevo sempre chiederti come hanno preso tutti questi cambiamenti tua madre e i tuoi fratelli” gli domandò “Qui non chiama mai nessuno, ed è vero che spesso sei fuori, ma quando sei qui non ricordo di averti mai sentito parlare con loro” aggiunse, osservandolo.

Lui accennò un sorriso tirato.

“Non ti sfugge niente” rimarcò.

“Sanno tutto, ovviamente. E diciamo che ci sono state reazioni diverse” aggiunse “I miei fratelli hanno capito, mi conoscono e non ne hanno fatto una tragedia. Anzi, sono impazienti di conoscerti e di diventare di nuovo zii. E mia madre ha bisogno di tempo” tagliò corto.

“Quindi mi detesta” concluse lei.

“Non ho detto questo. E’ che è una donna particolare, e non aveva idea che con Blake le cose andassero male, né del tipo di matrimonio che avevamo ed è rimasta spiazzata. E’ stata sposata per più di 40 anni con mio padre, praticamente una vita, ora è vedova e ragiona ancora in modo tradizionale. Per lei il matrimonio dovrebbe essere uno ed uno soltanto ed io sono al secondo divorzio, quindi immagina quanto sia grave per lei” riprese a dire.

“Ma le passerà, te lo assicuro!” disse ancora, avvicinandosi a lei “La conosco, le serve solo del tempo per metabolizzare la novità, poi sono sicuro che le basterà conoscerti per capire perché mi sono innamorato di te e ti adorerà. E comunque, se può consolarti, non le andavano a genio nemmeno Scarlett e Blake” aggiunse vispo.

“Sei un gran paraculo” lo apostrofò divertita lei, abbracciandolo, fintanto che ancora riusciva a farlo, visto il pancione che cresceva.

“Senti, ma Skyler e tua zia verranno a trovarti?” le domandò, continuando a tenerla stretta “Presto ci sarà anche un baby shower da organizzare” riprese a dire lui.

“Skyler mi ha detto che volerà qui per lavoro fra un paio di settimane e verrà a trovarci. E Zia Charlotte sicuramente arriverà prima che partorisca! La sento ogni giorno e ci vediamo via skype, ma non è lo stesso. Solo che al momento è molto presa dalla fondazione. Mi sento anche in colpa, perché ora che manco io deve fare tutto da sola. So che è in gamba, ma mi dispiace non poterle più dare una mano” osservò.

“E tuo padre? Ancora niente?” rimarcò lui incerto, perché sapeva bene quanto quello fosse un tasto dolente per lei.

Lei fece segno di no col capo e poi si staccò quanto bastava per guardarlo.

“Tutto tace. Lui non si fa sentire ed io nemmeno” disse solo. Non era proprio impaziente di parlarne, la faceva stare male. Suo padre le mancava, ma non riteneva di dover essere lei a fare il primo passo.

“Magari se gli inviassi l’ecografia e vedesse qualche immagine nitida del nipote, si renderebbe conto di cosa sta perdendo. Forse l’entusiasmo di diventare nonno potremmo aiutarlo a mettere da parte il suo orgoglio almeno per il tempo di una telefonata” aggiunse, cercando di incoraggiarla.

“Non lo conosci come lo conosco io. Non basterà un’ecografia, non basterebbe nemmeno se lo prendesse in braccio” osservò lei, sciogliendosi dal suo abbraccio e rimettendosi a sistemare tutine e calzini nell’armadietto del bambino, per tenersi impegnata.

Ryan si rese conto che era un tasto troppo delicato e cambiò argomento.

“Ok, niente discorsi tristi, concentriamoci su altro!” riprese a dire vispo “Adesso che sappiamo che è un maschio, direi che è ora di sistemare questa stanza. E’ ancora di un bianco ospedaliero deprimente. Non voglio che mio figlio si deprima ancor prima di nascere” rimarcò serio.

“Domani iniziamo i lavori, anzi, io inizio a sistemarla e tu mi farai da super visore!” continuò a dire, abbracciandola da dietro e sfiorandole il pancione con le mani.

“Un bell’azzurro alle pareti, delle decorazioni. Pensavo magari a degli stencils della Disney. Che ne so, Winnie The Pooh, Toy Story. Devo ammettere che non ho idea di quali cartoni siano più adatti ad un maschietto, da anni mi sorbisco Frozen!” ridacchiò.

“Monterò la culla, il fasciatoio, e sistemerò una bella poltrona per te nell’angolo vicino alla finestra, così sarai comoda quando dovrai allattarlo” aggiunse, eccitatissimo e premuoroso.

“Ancora deve nascere ed è già il bambino più viziato del mondo. Quando nascerà, voi due vi metterete in combutta contro di me e sarà la mia fine! Così non avrò un solo bambinone a farmi gli occhioni dolci e rigirarmi come un calzino, ma due!” rimarcò lei, voltandosi nel suo abbraccio.

“Benvenuta nel club! Jamie ed Ines lo fanno dal primo giorno!” rise a sua volta.

“Magari potremmo fare qualche cambiamento anche nella stanzetta che hanno le bambine qui, così si sentiranno coinvolte” buttò lì.

“Mi sembra una bella idea! Così si sentiranno partecipi e potremmo anche coinvolgerle sulla scelta del nome, quando ci saremo chiariti le idee” osservò lui “Anche se così rischiamo di doverlo chiamare Olaf!” rise ancora.

“Magari possiamo fare così, iniziamo a restringere il campo fra quelli che abbiamo annotato finora e vediamo se ce ‘è uno che piaccia a tutti!” suggerì lei.

“Direi che è un buon piano!” rispose, strofinando il naso contro il suo e baciandola morbidamente “Andrà tutto bene, te lo prometto” le disse, con tono dolce, all’orecchio “Dobbiamo avere solo un altro po' di pazienza, poi si sistemerò tutto. Le bambine si stanno già abituando a te, Ines ti adora già, lo so e presto anche Jamie capitolerà. E’ un po' testarda, ha preso da me, forse teme ancora che tu voglia prendere il posto della sua mamma, ma quando capirà che non è così, si tranquillizzerà. Questo bambino sarà fortunatissimo ad avere una mamma come te e scommetto che quando nascerà, tuo padre non resisterà alla tentazione di volare qui per conoscerlo, e forse alla fine potrebbe anche imparare a sopportare la mia presenza, per vedere te e il nipote” aggiunse sicuro.

“Dici?” rimarcò lei, molto meno convinta “Non lo so. Vorrei avere metà delle tue certezze, ma immagino non ci sia altra scelta se non aspettare” disse solo.

  
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