I primi giorni d Victoria a New York
furono piuttosto
tranquilli. Già un paio di giorni dopo il suo arrivo,
arrivarono diversi
scatoloni inviati da sua zia Charlotte, con tutte le sue cose da
sistemare, dai
vestiti, ai cd, ai libri, album di foto, ricordi di una vita da
riorganizzare
in quel nuovo appartamento dove stava iniziando un nuovo capitolo con
Ryan. Almeno
in quel modo riuscì a tenersi impegnata ed a non sentire
noia e solitudine. Lui
era spesso fuori, per incontri col suo entourage e con i suoi legali,
per
definire la faccenda del divorzio da Blake e, soprattutto, per riuscire
ad
ottenere condizioni di visita decenti con le figlie. E poi andava
gestita anche
la parte più mediatica della situazione. Ormai tutti
sapevano di loro due, del
trasferimento di lei a New York e della gravidanza. Tuttavia, a
dispetto di
quanto gli suggerivano agente ed addetta alle pubbliche relazioni, Ryan
voleva
evitare di ricamarci sopra, di emanare comunicati stampa e
quant’altro. Non
voleva nemmeno passare la sua vita chiuso in casa, ma preferiva
mantenere il
riserbo sulla loro relazione, soprattutto in un momento delicato come
quello,
anche per dare modo a Victoria di ambientarsi nella nuova
città, nel nuovo
appartamento. Era incinta, era già un grosso cambiamento
quello, figuriamoci
tutto il contorno.
Avevano scelto insieme una nuova
ginecologa, che seguisse la
ragazza per il resto della gravidanza. Si
trattava della dott.ssa Thompson, molto rinomata ed in gamba. Victoria
si trovò
a suo agio da subito con lei. Tutto stava procedendo al meglio, e lo
spavento
legato all’incidente di poche settimane prima era,
fortunatamente, ormai solo
un lontano ricordo. Il bambino/a cresceva, le nausee gradualmente
stavano
scomparendo, ed a parte una naturale stanchezza e voglie di cibi
strani,
Victoria si sentiva fisicamente bene. Per il resto, non era
così semplice
adattarsi a quella nuova vita. Per la maggior parte del tempo, si
ritrovava in
quel grande e lussuoso appartamento da sola. Sapeva bene che Ryan non
era fuori
a divertirsi, ma si annoiava a morte e non sapeva come potergli essere
d’aiuto.
Il più delle volte lui rientrava da quegli incontri con
l’agente o gli avvocati
teso e pensieroso, lei se ne accorgeva, anche se, appena messo piede in
casa,
lui si sforzava di minimizzare e mascherare il suo stato
d’animo. E lei cercava
di non bombardarlo di domande, per non farlo stare peggio e non
sembrare
opprimente. Non ci voleva certo un indovino per capire cosa lo
preoccupasse!
Blake continuava a fare la vittima, ed ogni giorno spuntava un articolo
nuovo
su di lei sul sito di People, palesemente imboccato dai suoi addetti
stampa, in
cui faceva la vittima, proprio lei che non aveva lesinato tradimenti
nei
confronti del quasi ex marito. Victoria cercava di stare alla larga dal
gossip,
soprattutto online, ma spesso era l’unico passatempo che
aveva. Era difficile
tenersi impegnata, anche perché non aveva poi molto da fare
lì. Non conosceva
bene la città, ci era stata diverse volte, ma solo per
riunioni di lavoro,
sempre toccata e fuga, e non aveva nessun amico, non ancora almeno. Si
sentiva
smarrita e spaesata, ed iniziava ad avvertire la mancanza di Los
Angeles, di
sua zia, di Skyler, di suo padre ovviamente, ed anche del clima mite
che aveva
lasciato in California. Sperava che, una volta saputo il sesso del
fagiolino,
almeno avrebbe potuto distrarsi preparando la sua stanzetta, ma fatto
quello,
sarebbe ripiombata nella noia. Durante il giorno, quando il tempo
permetteva,
Victoria usciva per iniziare a conoscere meglio il quartiere dove
vivevano, per
andare a camminar a Central Park, per farsi qualche punto di
riferimento utile,
anche solo per fare la spesa. Ma non poteva passare tutto il giorno
fuori,
anche perché dopo un paio d’ore di solito si
sentiva stanca, così rientrava a
casa, magari dopo aver pranzato fuori, da sola. Per fortuna, da quando
era
arrivata, non era mai stata importunata né seguita da
paparazzi o fotografi,
non ne aveva mai nemmeno vista l’ombra. Ultimamente,
più che altro per tenersi
impegnata, aveva cominciato a cucinare. Non era mai stata molto portata
né
aveva mai avuto la passione dell’arte culinaria, ma
così almeno riusciva a
tenersi occupata. Così, armata di ricettari vari,
pasticciava, sperimentava, soprattutto
provava diverse ricette di primi e dolci, per i quali poi Ryan faceva
da cavia.
Di solito lui usciva
di casa presto,
anche prima delle 8, e rientrava la sera. La chiamava più
volte al giorno, ma
non era abbastanza e soprattutto non era così che la ragazza
immaginava la loro
vita insieme. Comprendeva la sua situazione, ma quel suo ostinarsi a
tenerla
fuori dai suoi problemi, e a non metterla nemmeno al corrente di
eventuali
sviluppi, iniziava a mandarla ai matti.
Così, quella sera, la
ragazza decise di toccare con lui
l’argomento. Aveva cucinato per lui, preparando un risotto ai
funghi che non
era riuscito affatto male, e delle verdure al forno. Come spesso
succedeva
ultimamente, lui stava parlando del niente. Le aveva chiesto
cos’avesse fatto
durante la giornata, come si sentisse, quanto mancasse alla successiva
visita
dalla ginecologa e poi aveva commentato i suoi ultimi esperimenti
culinari.
“Vogliamo commentare anche
il tempo o ce lo teniamo come
argomento per domani a pranzo?” disse lei ironicamente ad un
certo punto,
lasciando cadere la forchetta nel piatto.
Lui alzò lo sguardo e la
fissò con aria interrogativa.
“C’è
qualcosa che non va?” le domandò incerto.
“Si, direi di si”
rispose con ovvietà. Non riusciva a
credere che volesse continuare a fingere che tutto andasse bene
“Sei sempre
fuori, esci la mattina presto e rientri la sera, io sto qui tutto il
giorno da
sola, non vedo l’ora di rivederti, ma quando torni nemmeno mi
dici cosa
succede, cosa ti passa per la testa” iniziò a dire
a ruota libera, dando
finalmente sfogo a tutti quei pensieri che da settimane teneva dentro.
Lui sospirò.
“Vic, lo so che ci sono
poco e mi dispiace, ma sai anche tu
che è un periodo complicato” rispose.
“Certo che lo so, e
riguarda anche me! Ma tu ti ostini a
tenermi fuori! Non mi racconti niente, parli del tempo, di quello che
cucino,
di stupidate, ma non mi dici mai cosa succede là fuori, cosa
ti dicono i tuoi
avvocati o lo squadrone che dovrebbe aiutarti ad uscire da questo
casino.
Capisco perché lo fai, so che vuoi solo proteggermi, ma non
sono di cristallo
e, soprattutto, se non so cosa succede, non posso aiutarti”
concluse seria.
“Non potresti aiutarmi
comunque” rispose lui in un soffio,
per poi alzarsi e portare il piatto, ormai vuoto, nel lavandino.
“Perché no?
Almeno spiegami che succede!” sbottò lei,
incalzandolo ed alzandosi a sua volta per seguirlo in cucina.
“Perché Blake si
rifiuta di farmi tenere qui le bambine
fintanto che vivrai con me e siccome stiamo insieme e sei incinta, non
posso
certo accettare le sue richieste deliranti ed obbligarti ad andare in
albergo
per portare qui le mie figlie” sbottò infine,
vuotando finalmente il sacco e
spiazzando la ragazza. Immaginava che Blake gli stesse rendendo le cose
difficili, ma non fino a quel punto.
“Ma non può
farlo. Insomma, tu sei il padre, hai il diritto
di vederle. Non può pretendere che tu non le porti mai a
casa tua solo perché
ci sono io! I tuoi avvocati che dicono? Dovranno pure fare
qualcosa!” esclamò
lei.
“I miei avvocati fanno il
possibile, ma il coltello dalla
parte del manico ce l’ha lei. So che anche lei mi tradiva, ma
il mio tradimento
è documentato e ormai di dominio pubblico, il suo no e
sinceramente non voglio
giocare a chi getta più fango sull’altro, devo
pensare anche e soprattutto alle
bambine. Adesso sono piccole, ma un domani potrebbero leggere o sentire
cosa
mamma ha detto del papà e viceversa e non voglio prestarmi a
questo gioco al
massacro” osservò sospirando.
“Questo lo capisco, ma non
puoi nemmeno lasciare che sia lei
a massacrare te” gli fece notare Victoria.
“Lo so, ma conto che prima
o poi si stanchi, o almeno lo
spero. E’ furiosa con me, perché si è
sentita umiliata e non mi sento nemmeno
di darle torto. L’ho tradita, e aspetto un figlio dalla mia
amante” rimarcò,
seguendo il flusso dei pensieri, per poi pentirsene subito,
perché realizzò che
la sua frase poteva essere male interpretata.
“Io non...scusa, non
intendevo quello che ho detto” si
corresse subito, guardando la ragazza negli occhi.
“Non devi
scusarti” rispose lei, un po' asciutta “In fondo
è
così che sono andate le cose, è così
che tutti vedono la situazione da fuori,
no? Hai tradito tua moglie e messo incinta la tua amante. Magari
qualcuno dirà
anche che ho fatto apposta a farmi mettere incinta per
incastrarti” aggiunse
con sarcasmo, tornando a sedersi a tavola.
“Chi se ne frega di quello
che dicono gli altri. Non hanno
idea di come sia andata davvero e non mi interessa cosa
pensano” osservò serio
Ryan.
Poi sospirò e si
avvicinò a lei, abbassandosi sulle
ginocchia per guardarla negli occhi.
“Ti ho promesso che avrei
sistemato tutto, e lo farò, te lo
giuro. Mi serve solo un altro po' di tempo. Tu pensa solo a te, al
fagiolino e
a riposarti” le disse con dolcezza.
“Non faccio niente tutto il
giorno! Non c’è proprio pericolo
che mi stressi o che mi stanchi” rispose sospirando
“Ma la cosa che mi fa
sentire più inutile è non poterti aiutare, non
poter fare niente per darti una
mano” aggiunse seria, incrociando il suo sguardo.
“Cosa ti suggeriscono quei
sapientoni del tuo agente,
l’addetto stampa e tutto lo squadrone?” gli chiese
poi.
Lui fece una smorfia.
“Non riescono nemmeno a
mettersi d’accordo fra loro!” disse
sbuffando e sedendosi accanto a lei “Secondo la mia agente,
dobbiamo mantenere
un basso profilo, finché questo casino non si
sarà sgonfiato. Secondo gli
addetti alle PR, invece, dovremmo farci vedere insieme, non da domani,
ma
dovremmo farci paparazzare, per dimostrare che non è una
squallida storiella,
ma una cosa seria, e che questa gravidanza non è stata un
caso, che non è
conseguenza di una tresca ma di una relazione profonda” le
spiegò.
“E tu non sei
d’accordo” rimarcò scrutandolo.
“Non credo di dover
dimostrare niente a nessuno!” le spiegò
“Quello che c’è fra di noi è
nostro e nostro soltanto. Non mi tocca quello che
pensano gli altri” continuò, stringendo le spalle.
“Questo lo so, ed
è lo stesso per me. Ma c’è in ballo
anche
la tua immagine” gli fece notare. Le sembrava assurdo che
proprio lui, che
aveva sempre tenuto a salvaguardare la sua reputazione, ora avesse
mollato i
remi “Non credo sia giusto che tu resti a subito passivamente
gli attacchi di
Blake. Ti sta affossando in tutti i modi, senza farsi il minimo
scrupolo. Ora,
non dico di partecipare insieme ad ogni serata mondana ma magari
qualche uscita
ogni tanto farebbe comodo alla tua immagine pubblica. Possiamo
cominciare con
una passeggiata fuori, poi una cena e vediamo come va.” Gli
suggerì.
“Sei sicura?” le
domandò.
“Non sono il tipo che
chiama i paparazzi per dire dove farsi
trovare o che sfrutta la sua vita privata per finire sui giornali, lo
sai, ma
in questo caso direi che è una strategia di sopravvivenza
obbligatoria” osservò
“Se non reagisci, se non fai niente e resti a subire gli
attacchi di Blake,
sembrerai colpevole, come un ladro che si nasconde. Non abbiamo ucciso
nessuno!
Le cose non sono andate nel migliore dei modi, abbiamo fatto soffrire
altre
persone, ma non era quella la nostra intenzione, purtroppo è
stato un danno
collaterale. Ma possiamo rimediare. Non dico di mettere i cartelloni
per
dimostrare che ci amiamo, ma non credo che un paio di paparazzate
organizzate
possa peggiorare le cose” aggiunse, stringendo le spalle.
Ryan sembrava pensieroso, incerto sul
da farsi.
“Sei sicuro che sia solo
questo a preoccuparti?” lo incalzò
lei a quel punto.
“Si, certo. Direi che
è abbastanza carne al fuoco. Che altro
dovrebbe esserci?” rispose, quasi divertito.
“Non lo so. Magari hai
qualche ripensamento. Se così fosse,
lo capirei, davvero!” riprese a dire concitata
“Insomma, hai deciso di
divorziare, rischi di non vedere le tue figlie o comunque di non
vederle quanto
vorresti, e tutto per cosa? Per un salto nel buio, perché
questa situazione fra
noi è un po' un salto nel buio! Siamo passati dal vederci
nei ritagli di tempo
e in posti improbabili ad aspettare un figlio e vivere insieme. Se
avessi dei
dubbi, lo capirei” aggiunse.
“Tu ne hai?”
disse lui, girandole la domanda. La ragazza
fece segno di no con la testa, senza esitare.
“Vic, non ho nessun dubbio
e nessun ripensamento” la
rassicurò, accarezzandole un braccio “Non sono
orgoglioso di come ho gestito le
cose, avrei potuto fare meglio, evitare tante sofferenze inutili ad
altri,
anche a te, perché se non parli con tuo padre è
anche e soprattutto a causa
mia, anche se tu minimizzi, ma mi sono innamorato di te. Non era
programmato,
ma è successo, ed incontrarti è stato un regalo,
inaspettato, ma pur sempre un
regalo. Nemmeno il fagiolino era programmato, ma è nostro, e
noi sappiamo che
quello che ci lega non è una tresca passeggera, o una
semplice infatuazione. Ci
siamo innamorati e questo bambino ne è la prova. Avrei
lasciato comunque Blake,
lo sai, già stavamo trattando dietro le quinte. La
gravidanza ha solo
accelerato i tempi, ma il finale sarebbe stato lo stesso”
continuò “Sono qui
con te perché lo voglio, non perché sento di
doverlo fare. Ho 41 anni, non sono
un ragazzino e non sono il broccolo. Nessuno mi costringe a fare
qualcosa che
non voglio da un pezzo ormai” rimarcò sorridendo.
Victoria sorrise, decisamente
sollevata nel sentirgli dire
quelle cose. In fondo, era proprio quello il suo timore, che lui si
fosse accorto
che il gioco non valeva la candela e che il rischio di perdere le
figlie, gli
avesse fatto capire che il sentimento che credeva di provare per lei
non fosse
così forte come pensava.
“Lo so che non ci sono
molto, e mi dispiace. Ma spero che
sia ancora questione di poco! Ormai mancano giusto alcuni dettagli da
definire
e poi presenteremo i documenti per il divorzio. Dubito che la causa
sarà breve,
ma almeno non dovrò più sorbirmi riunioni su
riunioni col mio entourage e potrò
passare più tempo qui, con te” aggiunse,
sporgendosi per rubarle un bacio
morbido.
“Perché non ti
metti comoda sul divano? Finisco io di
sparecchiare e carico la lavastoviglie! Visto che tu hai cucinato, a me
tocca
riordinare! Poi magari ci mangiamo un po' di gelato davanti alla
tv!” aggiunse.
“Se continui a viziarmi con
gelato e dolci vari, diventerò
una mongolfiera” rise lei.
Per quella sera, non toccarono
più la questione Blake,
divorzio e visite alle bambine. Decisero di rilassarsi davanti ad un
film,
lasciando ogni pensiero e preoccupazione fuori dalla porta. Nei giorni successivi, Ryan
cercò di essere
più presente e di tornare prima a casa. Organizzarono anche
un’uscita fuori a
favor di paparazzi. Lui non era del tutto convinto, ma alla fine aveva
deciso
di fidarsi dei suggerimenti dei suoi addetti stampa e, soprattutto, di
quelli
di Victoria. Erano usciti per una passeggiata e si erano fermati in una
pasticceria per una cioccolata, il tutto fedelmente documentato e
fotografato
da un paparazzo che li aveva seguiti a distanza.
Passarono velocemente altri due mesi.
Dopo innumerevoli
riunioni e trattative, i legali di Ryan riuscirono a strappare un
accordo
congiunto, così si sarebbero evitate lungaggini ed una causa
pesante per
entrambi. Finalmente furono calendarizzati gli incontri fra lui e le
bambine,
così avrebbe avuto la possibilità di vederle e di
passare del tempo con loro.
Blake si era dimostrata un osso duro, ma alla fine aveva ceduto, ed
aveva
dovuto accettare l’idea che lui avrebbe portato le bambine a
casa, dove ci
sarebbe stata anche Victoria, Evidentemente, aveva capito, o i suoi
legali
glielo avevano fatto capire, che non avrebbe potuto impedirgli di
continuare
una relazione stabile dalla quale stava per nascere un terzo figlio. E
poi nel
frattempo anche lei era stata paparazzata con quel tizio con cui
tradiva Ryan,
quindi ormai la parte della vittima, della povera moglie tradita ed
abbandonata, le si addiceva poco.
La gravidanza di Victoria procedeva
senza intoppi. Aveva
passato da poco il quinto mese e, finalmente, durante
l’ultimissima visita ed
ecografia di controllo, lei e Ryan avevano saputo il sesso del bambino:
sarebbe
stato un maschietto. Ovviamente la priorità per entrambi era
che fosse sano,
non c’erano vere e proprie preferenze sul sesso, ma per Ryan
sapere che avrebbe
avuto un maschietto dopo due femmine fu davvero emozionante. Aveva un
sorriso
costante stampato sul viso, e che gli prendeva anche lo sguardo,
spazzando via
quella nota malinconica che solitamente lo accompagnava. E poi
già faceva
progetti, pensava a quando lo avrebbe accompagnato a calcio o a rugby o
basket,
era adorabile quando partiva per il pianeta del giubilo.
“Come credi la prenderanno
James e Ines?” gli chiese
Victoria un pomeriggio, di ritorno dall’ennesimo giro di
compere per il
nascituro.
Le bambine erano già state
a casa loro, e Victoria aveva
cercato di rispettare i loro tempi e di inserirsi gradualmente nello
scenario.
Di solito usciva prima che Ryan tornasse a casa con loro e rientrava
giusto in
tempo per salutarle, per lasciare loro il modo di accettarla ed
abituarsi alla
sua presenza. Ines era la più piccola, aveva solo un anno,
non dava problemi,
mentre James ne aveva già tre ed aveva reazioni diverse.
Ryan aveva detto loro
che avrebbero avuto un fratellino, ma man mano che i mesi passavano, e
che il
pancione aumentava, Victoria temeva sempre più la reazione
che avrebbero avuto
una volta nato il pupo.
“La prenderanno come tutte
le sorelle maggiori. All’inizio
saranno incuriosite e poi magari un po' gelosette. E’
normale. Io sono l’ultimo
di 4 fratelli, gli altri tre hanno attentato a turno alla mia vita
quando ero
ancora nella culla” ridacchiò, posando i vari
sacchetti delle compere in
salotto “Avranno bisogno di tempo, e a volte di essere
rassicurate, ma ce la
faremo. Ines poi è ancora troppo piccola per capire, le
sembrerà solo di avere
un compagno di giochi in più e Jamie ci riempirà
di domande, ma è una brava
bambina ed è sveglia, capirà” aggiunse.
“Amore, andrà
tutto bene, non farti paranoie. Qualunque
problema, lo affronteremo insieme, quando sarà il
momento” la rassicurò ancora,
dandole un bacio morbido in fronte.
Lei abbozzò un sorriso,
poco convinto, ma non si sentiva di
insistere oltre su quell’argomento. Principalmente temeva
Blake, non le
bambine. Aveva paura che la madre le avrebbe in qualche modo fomentate
contro
il nuovo arrivato, magari facendo leva sul fatto che il fratellino
avrebbe
vissuto col papà e loro no, magari insinuando che era
proprio colpa del
piccolino se il papà le aveva lasciate. E’ vero
che ormai le famiglie allargate
erano la regola e non più l’eccezione, ma nel loro
caso erano ancora lontani da
quel traguardo, ammesso che mai ci sarebbero arrivati.
“A proposito di fratelli e
famiglia” riprese a dire lei,
mentre sistemavano nella stanzetta del bambino i nuovi acquisti
“volevo sempre
chiederti come hanno preso tutti questi cambiamenti tua madre e i tuoi
fratelli” gli domandò “Qui non chiama
mai nessuno, ed è vero che spesso sei
fuori, ma quando sei qui non ricordo di averti mai sentito parlare con
loro”
aggiunse, osservandolo.
Lui accennò un sorriso
tirato.
“Non ti sfugge
niente” rimarcò.
“Sanno tutto, ovviamente. E
diciamo che ci sono state
reazioni diverse” aggiunse “I miei fratelli hanno
capito, mi conoscono e non ne
hanno fatto una tragedia. Anzi, sono impazienti di conoscerti e di
diventare di
nuovo zii. E mia madre ha bisogno di tempo” tagliò
corto.
“Quindi mi
detesta” concluse lei.
“Non ho detto questo.
E’ che è una donna particolare, e non
aveva idea che con Blake le cose andassero male, né del tipo
di matrimonio che
avevamo ed è rimasta spiazzata. E’ stata sposata
per più di 40 anni con mio
padre, praticamente una vita, ora è vedova e ragiona ancora
in modo
tradizionale. Per lei il matrimonio dovrebbe essere uno ed uno soltanto
ed io
sono al secondo divorzio, quindi immagina quanto sia grave per
lei” riprese a
dire.
“Ma le passerà,
te lo assicuro!” disse ancora, avvicinandosi
a lei “La conosco, le serve solo del tempo per metabolizzare
la novità, poi
sono sicuro che le basterà conoscerti per capire
perché mi sono innamorato di
te e ti adorerà. E comunque, se può consolarti,
non le andavano a genio nemmeno
Scarlett e Blake” aggiunse vispo.
“Sei un gran
paraculo” lo apostrofò divertita lei,
abbracciandolo, fintanto che ancora riusciva a farlo, visto il pancione
che
cresceva.
“Senti, ma Skyler e tua zia
verranno a trovarti?” le
domandò, continuando a tenerla stretta “Presto ci
sarà anche un baby shower da
organizzare” riprese a dire lui.
“Skyler mi ha detto che
volerà qui per lavoro fra un paio di
settimane e verrà a trovarci. E Zia Charlotte sicuramente
arriverà prima che
partorisca! La sento ogni giorno e ci vediamo via skype, ma non
è lo stesso.
Solo che al momento è molto presa dalla fondazione. Mi sento
anche in colpa,
perché ora che manco io deve fare tutto da sola. So che
è in gamba, ma mi
dispiace non poterle più dare una mano”
osservò.
“E tuo padre? Ancora
niente?” rimarcò lui incerto, perché
sapeva bene quanto quello fosse un tasto dolente per lei.
Lei fece segno di no col capo e poi
si staccò quanto bastava
per guardarlo.
“Tutto tace. Lui non si fa
sentire ed io nemmeno” disse
solo. Non era proprio impaziente di parlarne, la faceva stare male. Suo
padre
le mancava, ma non riteneva di dover essere lei a fare il primo passo.
“Magari se gli inviassi
l’ecografia e vedesse qualche
immagine nitida del nipote, si renderebbe conto di cosa sta perdendo.
Forse
l’entusiasmo di diventare nonno potremmo aiutarlo a mettere
da parte il suo
orgoglio almeno per il tempo di una telefonata” aggiunse,
cercando di
incoraggiarla.
“Non lo conosci come lo
conosco io. Non basterà
un’ecografia, non basterebbe nemmeno se lo prendesse in
braccio” osservò lei, sciogliendosi
dal suo abbraccio e rimettendosi a sistemare tutine e calzini
nell’armadietto
del bambino, per tenersi impegnata.
Ryan si rese conto che era un tasto
troppo delicato e cambiò
argomento.
“Ok, niente discorsi
tristi, concentriamoci su altro!”
riprese a dire vispo “Adesso che sappiamo che è un
maschio, direi che è ora di
sistemare questa stanza. E’ ancora di un bianco ospedaliero
deprimente. Non
voglio che mio figlio si deprima ancor prima di nascere”
rimarcò serio.
“Domani iniziamo i lavori,
anzi, io inizio a sistemarla e tu
mi farai da super visore!” continuò a dire,
abbracciandola da dietro e
sfiorandole il pancione con le mani.
“Un bell’azzurro
alle pareti, delle decorazioni. Pensavo
magari a degli stencils della Disney. Che ne so, Winnie The Pooh, Toy
Story.
Devo ammettere che non ho idea di quali cartoni siano più
adatti ad un
maschietto, da anni mi sorbisco Frozen!” ridacchiò.
“Monterò la
culla, il fasciatoio, e sistemerò una bella
poltrona per te nell’angolo vicino alla finestra,
così sarai comoda quando
dovrai allattarlo” aggiunse, eccitatissimo e premuoroso.
“Ancora deve nascere ed
è già il bambino più viziato del
mondo. Quando nascerà, voi due vi metterete in combutta
contro di me e sarà la
mia fine! Così non avrò un solo bambinone a farmi
gli occhioni dolci e
rigirarmi come un calzino, ma due!” rimarcò lei,
voltandosi nel suo abbraccio.
“Benvenuta nel club! Jamie
ed Ines lo fanno dal primo
giorno!” rise a sua volta.
“Magari potremmo fare
qualche cambiamento anche nella
stanzetta che hanno le bambine qui, così si sentiranno
coinvolte” buttò lì.
“Mi sembra una bella idea!
Così si sentiranno partecipi e
potremmo anche coinvolgerle sulla scelta del nome, quando ci saremo
chiariti le
idee” osservò lui “Anche se
così rischiamo di doverlo chiamare Olaf!” rise
ancora.
“Magari possiamo fare
così, iniziamo a restringere il campo
fra quelli che abbiamo annotato finora e vediamo se ce
‘è uno che piaccia a
tutti!” suggerì lei.
“Direi che è un
buon piano!” rispose, strofinando il naso
contro il suo e baciandola morbidamente “Andrà
tutto bene, te lo prometto” le
disse, con tono dolce, all’orecchio “Dobbiamo avere
solo un altro po' di
pazienza, poi si sistemerò tutto. Le bambine si stanno
già abituando a te, Ines
ti adora già, lo so e presto anche Jamie
capitolerà. E’ un po' testarda, ha
preso da me, forse teme ancora che tu voglia prendere il posto della
sua mamma,
ma quando capirà che non è così, si
tranquillizzerà. Questo bambino sarà
fortunatissimo ad avere una mamma come te e scommetto che quando
nascerà, tuo
padre non resisterà alla tentazione di volare qui per
conoscerlo, e forse alla
fine potrebbe anche imparare a sopportare la mia presenza, per vedere
te e il
nipote” aggiunse sicuro.
“Dici?”
rimarcò lei, molto meno convinta “Non lo so.
Vorrei
avere metà delle tue certezze, ma immagino non ci sia altra
scelta se non
aspettare” disse solo.