Fanfic su attori > Ryan Reynolds
Segui la storia  |       
Autore: bebe    01/12/2017    1 recensioni
Una ragazza ricca, figlia unica di un famoso produttore, fidanzata con il rampollo di un'altra agiata famiglia californiana, ovviamente approvato dal padre, incontra un attore più grande di lei, con un intenso passato sentimentale e se ne innamora. ricambiata. Ma riuscirà il loro sentimento a resistere alle malelingue, ai pettegolezzi, ed all'ostilità del padre di lei?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La gravidanza di Victoria procedeva bene, così come la convivenza con Ryan. Le figlie di lui stavano da loro un paio di volte la settimana, il martedi ed il giovedi e pernottavano anche lì a week end alterni. All’inizio, pur essendo naturalmente felice per Ryan, la ragazza si era sentita un po' intimorita all’idea di avere le sue bambine in casa, più che altro perché temeva che non l’avrebbero accettata, ma col tempo le bimbe si erano abituate alla sua presenza intorno a loro ed al padre. Quella che faceva più resistenza, di tanto in tanto, era la più grandina, Jamie, mentre Ines, la più piccola, era buonissima ed una vera e propria coccolona. Avendo solo poco più di un anno, la secondogenita di Ryan e Blake non si rendeva conto di cosa fosse successo e non aveva quindi avuto difficoltà ad adattarsi a questa nuova realtà familiare, mentre Jamie andava a fasi. L’impatto iniziale non fu dei migliori, perché quasi ignorava Victoria e non le riconosceva alcun ruolo o autorità, e quando capitava che restassero sole, faceva mille capricci ed era ingestibile; ora, fortunatamente, dopo una fase di rodaggio durata qualche mese, sembrava che avesse iniziato ad accettarla, era meno pestifera e sembrava meglio disposta rispetto alla nuova fidanzata del padre ed anche al futuro fratellino, probabilmente anche grazie al fatto che sia lei che Ryan l’avevano coinvolta nella scelta del nome. Era stato un lungo processo, ma anche molto divertente! La lista era stata ristretta, non senza difficoltà, a cinque nomi ed alla fine, dopo una riunione familiare con le bambine, l’aveva spuntata Alexander. Quel nome aveva messo d’accordo tutti, anche Ines, pure se, a dirla tutta, lei ridacchiava ed approvava qualsiasi tipo di nome proposto. Era il nome di un condottiero, un imperatore, classico e si prestava ad un diminutivo altrettanto carino ed immediato, Alex. Ultimamente, Alex si muoveva molto, scalciava parecchio, soprattutto la sera, e quando capitava che le bimbe fossero da loro, James si illuminava tutta nel sentire i calcetti del fratellino sotto la manina, poggiata sul pancione di Victoria. La ragazza quasi non sperava che potesse accettare lei e il nascituro così bene, ma sembrava davvero averla conquistata.

“Ehi, già in piedi?” le domandò Ryan quella domenica mattina. Le bambine si erano fermate da loro, per il consueto week end di visita e stavano ancora dormendo.

La raggiunse in cucina, ancora scalzo, coi pantaloni di una tuta addosso ed una t shirt.

“Ti sei svegliata presto, di solito sono io quello mattiniero. Non ti senti bene?” le chiese, premuroso come sempre.

“No, sto bene, non preoccuparti. Solo che tuo figlio mi ha dato la sveglia a suon di calcetti intorno alle 6, così alla fine ho pensato di alzarmi e di preparare pancakes per tutti. Alle bambine piacciono tanto!” rispose vispa, continuando a spadellare.

Ormai era arrivata all’ottavo mese, il pancione era esploso, ma nonostante la stanchezza ed il mal di schiena, Victoria non aveva rallentato poi molto e continuava ad occuparsi della casa, della cucina e delle bambine. Si stancava con niente, ma al contempo si sentiva paradossalmente piena di energie.

“Ah quindi è già solo mio figlio, eh?” ridacchiò Ryan. Dopotutto era così che funzionava, quando un figlio non si comportava bene diventava immediatamente solo dell’altro genitore.

“Per forza, è mattiniero come te. Di solito tu alle 5,30 ti svegli e lui infatti ha iniziato a scalciare stamattina prestissimo, Può aver preso solo da te!” lo prese in giro lei, rubandogli un bacio.

“Più tardi tu ed io dobbiamo fare un bel discorsetto, signorino! Non è così che si fa. La mamma è stanca di scarrozzarti in giro, ha bisogno di riposare. Puoi scalciare dalle 8 in poi, se vuoi” disse Ryan parlando al pancione, manco potesse capirlo e facendo sorridere Victoria.

“Le altre due pesti dormono ancora” riprese a dire lui, finendo di apparecchiare la tavola per la colazione e prendendo del caffè.

“Credo che tu abbia ufficialmente conquistato Jamie” aggiunse vispo e soddisfatto.

“Ah si?” rimarcò lei, sorpresa, controllando i pancakes.

“Ieri sera, quando l’ho messa a nanna, dopo la favola ed appena prima di addormentarsi, mi ha chiesto come ti deve chiamare, se deve chiamarti ‘mamma 2’ o in qualche altro modo” le spiegò, con il tipico sguardo fiero ed intenerito di un padre.

“Quant’è dolce quello scricciolo” esclamò Victoria “E tu che le hai risposto?”

“Le ho detto che una mamma già ce l’ha, e che tu non vuoi sostituirla, ma che le vuoi bene, che adori lei ed Ines, e che sarai una specie di amica o di zia per loro, quindi può chiamarti semplicemente Vic, come faccio io” rispose, stringendo le spalle “Dovevi vedere la sua faccetta seria e concentrata, era dolcissima” aggiunse.

“E’ come se l’avessi vista, anzi, la sto vedendo ora. E’ identica alla tua” rispose lei sorridendo e guardandolo con aria adorante, quasi scordandosi che aveva i pancakes sul fuoco.

“Cavolo! Per un pelo!” esclamò, spegnendo i fornelli “Speriamo siano venuti bene! Ci sono anche le fragole ed ovviamente ho comprato lo sciroppo d’acero per il mio canadese preferito e per le sue principesse” aggiunse, sistemando tutto a tavola.

“Ho detto bene?” le chiese Ryan “Non sapevo bene nemmeno io cosa dirle, forse avrei dovuto chiamarti” aggiunse.

“No, no, hai fatto bene a parlarle tu. L’ha chiesto a te, sei il suo papà e voleva la tua opinione. Le hai detto la verità! Sono davvero felice e sollevata che sia lei che la piccola mi accettino ora, e non ho mai avuto l’intenzione di diventare una specie di mamma surrogata. Loro una mamma ce l’hanno, io sarò una sorta di amica, e sarò sempre presente per loro se dovessero aver bisogno, ma non voglio sostituirmi a nessuno” lo rassicurò.

Poco dopo, forse attirate dal profumino di pancakes che si stava spandendo per l’appartamento, le bimbe si svegliarono. La prima a raggiungerli fu James, ancora assonnata, in pigiamino e col suo peluche preferito al seguito e poco dopo Ryan andò a recuperare anche la piccina. Si sistemarono tutti a tavola per la colazione, e da fuori sarebbero potuti tranquillamente passare per una famigliola felice. Le bimbe gradirono molto i pancakes, soprattutto Ines. Era la più piccola, ma aveva sempre un grande appetito e non era schizzinosa, assaggiava sempre tutto senza problemi, ed osservava ogni cosa con quegli occhioni azzurri curiosi. James, invece, sembrava la copia del padre, non nei colori, quelli li aveva presi dalla madre, ma il taglio degli occhi era identico a quello di Ryan e poi anche a lei al mattino serviva un po' di tempo per carburare, per cui rimaneva un po' imbronciata finchè non aveva finito la colazione, col suo latte, i suoi biscotti o i pancakes. Poi, una volta riempito il pancino, diventava chiacchierina e li bombardava di domande. Le giornate, quando le bimbe erano con loro, passavano molto più in fretta, erano intense ed impegnative, ma anche estremamente divertenti. Quando Ryan le riportava dalla madre, la casa sembrava sempre un po' più spenta e vuota, ma in fondo non era male godersi un po' di pace, fintanto che potevano, visto che di lì a poche settimane, avrebbero avuto un aquilotto urlante ad animare le loro giornate.

Con l’avvicinarsi del termine della gravidanza, oltre ad aumentare in Victoria il naturale terrore per ciò che la aspettava, ovvero travaglio e parto, cresceva in lei anche la nostalgia di Los Angeles, in particolare di sua zia, di Skyler ed ovviamente di suo padre. Alla fine, aveva seguito il consiglio di Ryan, ed aveva inviato ad Andrew una mail con le ultime immagini dell’ecografia in 3D del nipotino, senza aggiungere altro. Al suo compagno non aveva detto nulla, forse perché nemmeno lei voleva sperarci troppo. Infatti, esattamente come temeva, non arrivò alcuna risposta, ma la mail risultava regolarmente consegnata ed aperta. Non che si trovasse male a New York, si era ambientata abbastanza bene, ma non conosceva nessuno a parte Ryan, aveva conosciuto giusto un paio di mamme al parco, quando avevano accompagnato le bimbe, ed altre future mamme al corso pre parto, ma niente di più, non c’era stato tempo sufficiente per legare davvero. Ovviamente Ryan se n’era accorto e negli ultimi giorni sembrava tramare qualcosa, ma puntualmente, alle domande della ragazza, nicchiava, non rispondeva, si comportava davvero in maniera strana. Tuttavia, un pomeriggio si comportò in maniera ancora più curiosa. Erano usciti per fare un po' di spesa, era stato proprio lui ad insistere, anche se in realtà mancavano giusto un paio di cose, ed avrebbero anche potuto rimandare all’indomani, ma si era impuntato, voleva uscire a tutti i costi e voleva che anche Victoria lo accompagnasse. Lei avrebbe volentieri evitato, era stanca, le scappava la pipì ogni 5 minuti ormai, in quella fase della gravidanza, ma non c’era stato verso. Avevano comprato quelle poche cose che mancavano, e lei era impaziente di rientrare a casa, ma lui l’aveva trascinata in altri negozi ed anche in farmacia. E stava per proporle di andare in caffetteria, quando la ragazza, stanca, fermò un taxi per farsi riaccompagnare a casa.

“Si può sapere che ti è preso oggi? Sembravi tarantolato là fuori. Mi scappa la pipì! Sai che devo farla ogni 5 minuti! Ho rischiato di farmela addosso in taxi, per la miseria!” stava borbottando lei, in attesa che lui finalmente aprisse la porta di casa.

“Mi dici perché ridi? Mi prendi in giro? Vorrei vedere te! Portarsi in giro il peso di un cocomero maturo che ti preme sulla vescica” borbottò lei.

In quel preciso istante, lui spalancò la porta e lei entrò, ma restò bloccata sulla soglia.

“Sorpresa!” esclamarono in coro sua zia Charlotte e Skyler.

Il salotto era stato addobbato con un festone per lei ed Alex, e con tanti palloncini colorati nelle tonalità del blu e dell’azzurro. Sul bancone della cucina spiccavano vassoi con tartine, pasticcini ed altri stuzzichini vari, e diversi regali.

“Non ci credo! Devo avere le allucinazioni! Siete davvero qui?” rimarcò sorpresa Victoria.

Le due le corsero incontro per abbracciarla come riuscirono, visto il pancione.

“Tesoro, sei bellissima! Sei radiosa” le disse emozionata sua zia.

“Wow! Sembri una mucca!” la prese in giro l’amica.

“Lo so, una mucca enorme ed incontinente! Anzi, a proposito, lasciatemi solo fare un pit stop al bagno e torno subito da voi!” rise lei, prima di andare in bagno.

“Ecco perché avevi tanta smania di uscire” disse a Ryan, una volta tornata in salotto.

“Mi serviva una scusa per tenerti fuori un po', almeno mezz’ora! Sapevo che erano arrivate stamattina, ma dovevano avere tempo di sistemare qui, brontolona!” le spiegò divertito.

“E siccome ho fatto la mia parte, ora posso anche lasciarvi!” aggiunse.

“Signore, è sempre un piacere rivedervi! La lascio nelle vostre mani, mi raccomando” disse vispo, strizzando l’occhio alle due donne.

“Vai tranquillo Reynolds, ci pensiamo noi all’ovetto ripieno” rise Skyler.

“Ancora non ci credo, siete davvero qui! Non avete idea di quanto mi siete mancate. Anzi, zia Charlotte mi è mancata, tu no! Due minuti che sei qui e mi hai dato della grassona venti volte” riprese a dir Vic, sedendosi sul divano.

“Anche tu ci sei mancata, tesoro!” le fece eco sua zia.

“Dai, sai che scherzo! Stai benissimo!” rispose divertita Skyler “Tua zia ha ragione, sei radiosa e hai dei capelli così lucidi!” aggiunse vispa.

“Ma raccontaci di te. Come va qui? Ti trovi bene?” le domandò ancora sua zia.

“Si, si, sto bene. Mi sono ambientata piuttosto in fretta, ma non conosco ancora nessuno a parte Ryan, quindi il più delle volte, quando lui è fuori, mi annoio da morire, ma sto bene. E fra qualche settimana avrò il mio bel da fare con il bambino, quindi forse non è poi male un po' di noia” spiegò loro “Abbiamo spesso qui anche Jamie ed Ines, le bimbe di Ryan e sta andando bene con loro. Mi hanno accettata finalmente, la grandina è stata un osso duro, ma pare che si sia sciolta e Blake non sta creando problemi, quindi, incrociando le dita, spero che il peggio sia passato” aggiunse, accarezzandosi il pancione.

“Si, ormai lo scandalo è cosa vecchia. Adesso c’è di peggio di cui occuparsi. Tipo le accuse di molestie che stanno letteralmente fioccando su Harvey Wenstein ed altri pezzi grossi di Hollywood” osservò Skyler “Avete fatto bene a seguire i consigli dell’addetta stampa di Ryan, comunque. Quelle poche paparazzate uscite di voi vi hanno mostrati in una luce diversa, e vedrai che presto nessuno si ricorderà più di com’è iniziata fra di voi” la rassicurò.

Fra chiacchiere, risate e gli stuzzichini dolci e salati, le tre passarono un pomeriggio divertente e rilassante, senza quasi accorgersi del tempo che passava, tanto che quando Ryan rientrò, poco prima dell’ora di cena, a loro sembrava fosse appena uscito. Lui immaginava che si sarebbero trattenute ad aggiornarsi e chiacchierare, così pensò bene di rientrare con delle pizze per tutti.

Dopocena, Skyler li salutò perché l’indomani aveva una riunione di lavoro, ma si sarebbe comunque trattenuta lì per un’intera settimana, così si sarebbero sicuramente riviste, mentre Charlotte si trattenne ancora lì. Ryan le aveva lasciate sole, con la scusa di rispondere ad alcune mail della sua agente e visionare dei copioni.

“Allora, come va con lui?” le chiese sua zia, mentre si prendevano una tisana al bancone della cucina.

“Bene, molto bene” rispose la nipote con un sorrisone “E’ molto protettivo, premuroso. Pensavo che ci sarebbe voluto del tempo per abituarsi alla convivenza, invece è stato tutto molto naturale da subito. Certo, a volte la notte russa ed è un po' disordinato, ma niente di insormontabile” rise.

“Si è fatto sempre in quattro in questi mesi, soprattutto quando le cose con Blake erano ancora in alto mare, perché non voleva che mi preoccupassi e mi agitassi. E sono sicura che sarà un bravissimo papà per l’aquilotto, lo vedo con le bimbe, è così dolce, giocherellone, ma sa anche essere fermo quando deve” continuò.

“Allora Alexander sarà fortunato, perché avrà due bravi genitori!” disse senza esitazione sua zia.

“Spero! Al momento sono terrorizzata! Ho paura del travaglio, del parto, di non riuscire a cambiare i pannolini” ammise ridendo la ragazza.

“Nessuno nasce con la scienza infusa, tesoro, imparerai strada facendo, come tutti! Ryan magari sarà più allenato, ma solo perché per lui è la terza volta! Sono certa che ci ha messo del tempo ad abituarsi a cambiare pannolini e tutine” rise la donna.

“Hai sentito o visto papà in questi mesi?” si decise infine a domandarle, forse spiazzandola, ma forse nemmeno troppo “Io gli ho scritto una mail per dirgli che sarebbe diventato nonno di un maschietto e per girargli le immagini in 3D dell’ultima ecografia, ma non ha risposto. Me l’aspettavo, ma speravo comunque di sbagliarmi” ammise, abbassando lo sguardo “Sono passati mesi, fra poche settimane partorirò e lui continua ad ignorarmi, come se non esistessi e non fossi mai esistita” concluse mortificata.

Sua zia sospirò, chiaramente dispiaciuta per la nipote, perché detestava vederla così, soprattutto in un momento così delicato.

“L’ho incontrato diverse volte, l’ultima anche prima di partire per New York. So della tua mail, me ne ha parlato, mi ha chiesto di te e gli ho risposto che potrebbe telefonare direttamente a te per sentirti e chiederti come stai” rispose “Ho cercato anche di convincerlo a volare qui con me e Skyler, ma è davvero testardo a livelli inimmaginabili!” borbottò “Tua madre me l’aveva detto, ma pensavo esagerasse!” aggiunse, accennando un sorriso.

“Comunque, se chiede di te è buon segno. Sono sicura che ti vuole bene esattamente come prima e che pesa molto anche a lui starti lontano e non sentirti, ma al momento il suo orgoglio è ancora troppo ferito, e non riesce a passarci sopra, per quanto assurdo mi sembri” continuò “Hai fatto bene a scrivergli, ma non devi fare niente che tu non voglia. Se ti va di scrivergli ancora, fallo, altrimenti aspetta che si faccia vivo lui. In fondo, non hai fatto niente di male, non hai ucciso nessuno! Ti sei innamorata, sei felice, ed aspetti suo nipote. Io spero che si renda conto di cosa rischia di perdere e che si faccia vivo presto” concluse, cercando di essere incoraggiante e di vedere il bicchiere mezzo pieno.

“So che ti manca, tesoro. Lo capisco! Ma cerca di non pensarci troppo. Pensa a te, al bambino, a Ryan, e poi vedrai che col tempo ed un po' di pazienza, tutto andrà a posto” disse ancora, per poi finire la tisana.

“Si è fatto tardi! Sarà meglio che vada!” riprese a dire la zia. Victoria cercò di convincerla a fermarsi lì per la notte, ma invano. Rimasero d’accordo di rivedersi l’indomani in tarda mattinata per andare a farsi coccolare un po': un giro dal parrucchiere, manicure, pedicure.

La ragazza sciacquò e ripose le tazze, ormai vuote, e poi raggiunse Ryan in studio. Si era addormentato sulla poltrona, con ancora gli occhiali inforcati ed il copione fra le mani. Istintivamente, sorrise intenerita nel vederlo così, e le spiaceva anche svegliarlo, ma non voleva che dormisse scomodamente.

“Ehi, meraviglia” lo richiamò piano, scuotendolo appena per il braccio.

Lui aprì gli occhi, li strizzò un paio di volte, stropicciandosi il viso e sorrise.

“Mi sono addormentato come un cretino” osservò, con la voce appena impastata.

“Mi dispiace averti svegliato, ma non potevo lasciarti dormire qui! Vieni a letto!” aggiunse dolcemente, tirandolo leggermente per la mano.

Lui si alzò e la seguì in camera da letto, sbirciandola con la coda dell’occhio mentre si spogliava.

“Grazie per aver organizzato la festa per me e il bambino” riprese a dire lei.

“Io non ho fatto niente! Ti ho solo tenuta fuori casa mezz’ora, rischiando di prenderle” minimizzò lui ridacchiando e sfilandosi la felpa. Era sempre in formissima, anche quando non si preparava per un ruolo, muscoloso ed atletico al punto giusto, una vera tentazione per Victoria, con tutti gli ormoni che aveva in circolo.

“Che c’è? Mi stai guardando come se fossi un’enorme torta al cioccolato e panna! Un po' di contegno, Avery” la prese in giro affettuosamente.

“Scemo! Ti diverti a provocarmi, vero? Solo perché sai che con questo pancione sono innocua” rispose, con tanto di linguaccia.

Lui rise, poi si avvicinò a lei, cingendole la vita da dietro e posando le sue mani grandi e piacevolmente calde, sul pancione.

“Tu innocua?” rimarcò divertito “Non saresti innocua nemmeno con uno scafandro addosso e ammanettata” aggiunse ridacchiando.

“Sei bellissima! Lo sei sempre, ma in questi mesi ancora di più, la gravidanza ti fa bene. Per il resto, avremo modo di recuperare quando Alex sarà nato. E ci concederà qualche ora in più di sonno per notte” aggiunse ridendo.

“Mi manca dormirti addosso. E non solo quello!” aggiunse lei, con aria birichina.

“Anche a me, non farmici pensare, altrimenti dovrò andare a farmi una doccia gelata” ridacchiò “Su forza, a nanna ora! Coccole e poi nanna!” aggiunse, dandole una leggera pacca sul sedere.

I giorni successivi furono intensi ma molto piacevoli per Victoria. Riuscì a passare del tempo con sua zia e Skyler, andando a fare shopping per gli ultimi acquisti per il bimbo, coccolandosi un po' con parrucchiere ed estetista, o anche solo restando a casa per chiacchierare e mangiare qualcosa insieme. Le erano mancate davvero tanto ed averle lì riusciva a colmare, in parte, la mancanza di suo padre. Purtroppo, come accade sempre quando ci si diverte, quella settimana volò via troppo in fretta, e ben presto le due donne dovettero ripartire, ma sarebbero tornare una volta nato il bambino, forse anche prima.

Charlotte e Skyler erano ripartite da un paio di giorni quando, una mattina, Vicky sentì suonare alla porta. Era certa che fosse Ryan, che si era accorto di aver dimenticato le chiavi, come spesso accadeva, ed invece rimase di stucco nel ritrovarsi davanti suo padre.

“Papà” esclamò candidamente, non potendo nascondere il suo stupore. Non si vedevano da quella mattina in ospedale, dopo l’incidente.

Lui era esattamente come lo ricordava, forse un po'stanco e sembrava anche un pò a disagio, teso.

“Ciao Victoria” rispose, dopo qualche istante, schiarendosi la voce.

“Disturbo?” aggiunse incerto, cercando di capire forse se la figlia fosse sola in casa o meno.

“No, no, entra pure. Stavo per mettermi sul divano” rispose, facendolo entrare “Ormai non posso più fare molto, ho l’agilità di un gatto di marmo” osservò, abbozzando un sorriso.

A quel punto Andrew, dopo essersi guardato velocemente intorno, spostò lo sguardo sul suo pancione.

“E’ cresciuto. Ci siamo quasi, vero?” rimarcò. Lei annuì.

“Siamo da soli papà. Ryan è uscito e credo ne avrà per un paio d’ore.” Lo rassicurò.

“Scusa, ma devo sedermi, non riesco a stare troppo in piedi” aggiunse, mettendosi sul divano, mentre lui restò ancora in piedi e notò con la coda dell’occhio alcune foto che campeggiavano su alcuni scaffali, foto di Victoria e Ryan insieme, ma anche con le figlie di lui.

“Ti lascia spesso da sola?” le domandò, facendola sospirare. Sperava che fosse lì per ricucire con lei, ma lui invece sembrava impaziente di criticare Ryan, come sempre.

“E’ ad un incontro di lavoro con la sua agente, e comunque non mi serve più la baby sitter da un pezzo”.

“Questo lo so, ma sei agli sgoccioli della gravidanza, potresti aver bisogno di lui” riprese a dire Andrew, giustificando le sue preoccupazioni.

“Esistono i cellulari, basterebbe chiamarlo e correrebbe qui” rispose tranquilla “Comunque, mancano ancora tre settimane al termine, abbiamo la borsa pronta sotto il letto, ma spero Alex non arrivi troppo presto, meglio rimanga ancora un po' qui dentro” aggiunse, sfiorandosi il pancione.

“Così avete deciso per Alex” riprese a dire lui, restando in piedi, con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, nemmeno fosse lì in prestito “E’ un bel nome” precisò, prima che la figlia potesse pensare ad un’altra critica in arrivo “Un nome storico, forte!” aggiunse.

“Si, lo credo anch’io. Piaceva a tutti, anche alle figlie di Ryan” rispose lei, continuando a scrutarlo. Pochissime volte in vita sua l’aveva visto così sulle spine.

“Come mai sei qui, papà?” gli chiese poi, spezzando quell’imbarazzante silenzio.

Andrew si schiarì la voce ed abbassò per un attimo lo sguardo.

“Io ho pensato molto a tutto quello che è successo negli ultimi mesi e ho chiesto spesso notizie di te a tua zia Charlotte” ammise.

“Lo so, me l’ha detto” precisò lei.

“Tua zia sa essere davvero ostinata quando vuole, anche più di tua madre” osservò lui, accennando un sorriso “Ma come una specie di grillo parlante, mi ha fatto ragionare e anche se non volevo ammetterlo aveva ragione. Mi sono comportato da sciocco, ho esagerato, e mi rendo conto di non aver agito come avrei dovuto. Avresti avuto bisogno di me, ma io non c’ero, ti ho giudicata ed ho sbagliato. Se tua madre fosse ancora qui, credo me ne avrebbe dette di tutte i colori ed avrebbe avuto ragione. Ryan continua a non piacermi e sono sempre convinto che non sia l’uomo giusto per te, ma sei una donna, fra poco diventerai madre e non posso decidere io per te. Quindi, anche se le mie intenzioni erano buone e volevo solo proteggerti, ho capito che non posso e non devo più impicciarmi nelle tue scelte, che devo fidarmi del tuo intuito. E, comunque vada, qualunque cosa succeda, io ci sarò sempre per te, perché sei mia figlia e farei di tutto per vederti felice” aggiunse, quasi d’un fiato.

Victoria rimase a dir poco spiazzata. Conoscendo quanto suo padre sapeva essere orgoglioso, mai e poi mai avrebbe pensato a delle scuse così articolate e sentite. Era un momento davvero particolare ed emozionante, tanto che sentì subito gli occhi farsi lucidi. Qualunque cosa gli avesse detto Charlotte in quei mesi, era stata davvero convincente.

“Mi sei mancata” aggiunse Andrew in un soffio.

“Anche tu” ammise lei di rimando “Adesso vieni qui ed abbracciami per favore! Io ci potrei mettere un mese a tirarmi su” aggiunse ridendo.

Suo padre, ovviamente, non aspettava altro, e la raggiunse, per stringerla come poteva.

Restarono a chiacchierare per un bel po' sul divano, poi, con l’aiuto del padre, Victoria si tirò su per fargli fare un giro della casa, soprattutto per mostrargli la cameretta di Alexander, le tutine che aveva comprato, i primi orsacchiotti e poi tornarono in cucina per bere una spremuta d’arancia.

“Sembri felice” riprese a dire suo padre, quasi stupito.

“Lo sono” lo rassicurò lei, senza esitare “So che a te Ryan non va a genio, anche se devo ancora capirne il motivo, ma mi rende felice. In questi mesi è stato un angelo, si è fatto in quattro per me, per non farmi sentire la mancanza tua, di zia Charlotte, della mia vita a Los Angeles. E’ molto premuroso, a volte anche troppo. A volte lo chiamo ‘chioccia’ per prenderlo in giro e fargli capire che sta esagerando, ma è davvero molto attento e dolce con me.”

“La moglie ha sotterrato l’ascia di guerra?” domandò lui.

“Si, dopo lunghe settimane di estenuanti trattative fra gli avvocati, ha capito che farsi la guerra avrebbe fatto male solo alle bambine ed ha mollato la presa” gli spiegò “Ora le acque si sono calmate, Ryan vede regolarmente le bambine e le porta qui, così sono riuscite ad abituarsi anche alla mia presenza. Per fortuna hanno preso bene la notizia del fratellino, dopo un po' di smarrimento iniziale e adesso sono impazienti di conoscerlo, soprattutto la grande” aggiunse.

“E tu come te la cavi? Sempre e solo lavoro o riesci anche a riposare? Stai sempre attento a cosa mangi?” gli chiese poi.

“Si e no!” ammise ridendo “Ammetto che senza te a controllarmi, spesso sgarro, ma sto bene, sono solo un po' stanco” aggiunse.

“Sei qui per lavoro?” domandò ancora lei.

“Sono venuto per vedere te Victoria” ammise “Niente lavoro, non questa volta. Tua zia aveva cercato di convincermi a venire qui con lei e la tua amica Skyler, ma non ero ancora pronto.  Poi ci ho pensato e ho capito che mi mancavi troppo e così eccomi qui” le spiegò “Volevo vederti, assicurarmi che stessi bene come mi diceva tua zia. Dopodomani devo essere a Londra per un incontro di lavoro, ma se vuoi posso tornare presto. Mi piacerebbe esserci per quando il mio nipotino nascerà” ammise.

“Certo che voglio, mi farebbe piacere!” rispose vispa “Sono terrorizzata! La dottoressa che mi segue è bravissima, ma adesso che il termine si avvicina, inizio ad avere paura” ammise.

“E’ normale, anche tua madre era tesa, ma poi, quando hai deciso di venire al mondo, sembrava così controllata, ero io quello più nervoso, tanto che quasi partivo senza di lei in macchina” le raccontò ridendo.

E stavano ancora parlando, quando la porta d’ingresso si aprì e Ryan entrò.

“Ciao amore! Sono riuscito a liberarmi prima e…” stava dicendo dall’ingresso, quando si accorse che Victoria non era sola.

“Scusate, non sapevo fossi in compagnia!” disse, abbozzando un cenno di saluto verso Andrew. Sembrava genuinamente sorpreso, ma Victoria colse una nota di soddisfazione mista a sollievo nel vederla con suo padre. Avery, intanto, continuava a scrutarlo ed osservarlo, come se volesse studiarlo a fondo.

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Ryan Reynolds / Vai alla pagina dell'autore: bebe