La gravidanza di Victoria procedeva
bene, così come la
convivenza con Ryan. Le figlie di lui stavano da loro un paio di volte
la
settimana, il martedi ed il giovedi e pernottavano anche lì
a week end alterni.
All’inizio, pur essendo naturalmente felice per Ryan, la
ragazza si era sentita
un po' intimorita all’idea di avere le sue bambine in casa,
più che altro
perché temeva che non l’avrebbero accettata, ma
col tempo le bimbe si erano
abituate alla sua presenza intorno a loro ed al padre. Quella che
faceva più
resistenza, di tanto in tanto, era la più grandina, Jamie,
mentre Ines, la più
piccola, era buonissima ed una vera e propria coccolona. Avendo solo
poco più
di un anno, la secondogenita di Ryan e Blake non si rendeva conto di
cosa fosse
successo e non aveva quindi avuto difficoltà ad adattarsi a
questa nuova realtà
familiare, mentre Jamie andava a fasi. L’impatto iniziale non
fu dei migliori,
perché quasi ignorava Victoria e non le riconosceva alcun
ruolo o autorità, e
quando capitava che restassero sole, faceva mille capricci ed era
ingestibile;
ora, fortunatamente, dopo una fase di rodaggio durata qualche mese,
sembrava
che avesse iniziato ad accettarla, era meno pestifera e sembrava meglio
disposta rispetto alla nuova fidanzata del padre ed anche al futuro
fratellino,
probabilmente anche grazie al fatto che sia lei che Ryan
l’avevano coinvolta
nella scelta del nome. Era stato un lungo processo, ma anche molto
divertente!
La lista era stata ristretta, non senza difficoltà, a cinque
nomi ed alla fine,
dopo una riunione familiare con le bambine, l’aveva spuntata
Alexander. Quel
nome aveva messo d’accordo tutti, anche Ines, pure se, a
dirla tutta, lei
ridacchiava ed approvava qualsiasi tipo di nome proposto. Era il nome
di un
condottiero, un imperatore, classico e si prestava ad un diminutivo
altrettanto
carino ed immediato, Alex. Ultimamente, Alex si muoveva molto,
scalciava
parecchio, soprattutto la sera, e quando capitava che le bimbe fossero
da loro,
James si illuminava tutta nel sentire i calcetti del fratellino sotto
la
manina, poggiata sul pancione di Victoria. La ragazza quasi non sperava
che
potesse accettare lei e il nascituro così bene, ma sembrava
davvero averla
conquistata.
“Ehi, già in
piedi?” le domandò Ryan quella domenica
mattina. Le bambine si erano fermate da loro, per il consueto week end
di
visita e stavano ancora dormendo.
La raggiunse in cucina, ancora
scalzo, coi pantaloni di una
tuta addosso ed una t shirt.
“Ti sei svegliata presto,
di solito sono io quello
mattiniero. Non ti senti bene?” le chiese, premuroso come
sempre.
“No, sto bene, non
preoccuparti. Solo che tuo figlio mi ha
dato la sveglia a suon di calcetti intorno alle 6, così alla
fine ho pensato di
alzarmi e di preparare pancakes per tutti. Alle bambine piacciono
tanto!” rispose
vispa, continuando a spadellare.
Ormai era arrivata
all’ottavo mese, il pancione era esploso,
ma nonostante la stanchezza ed il mal di schiena, Victoria non aveva
rallentato
poi molto e continuava ad occuparsi della casa, della cucina e delle
bambine. Si
stancava con niente, ma al contempo si sentiva paradossalmente piena di
energie.
“Ah quindi è
già solo mio figlio, eh?” ridacchiò
Ryan.
Dopotutto era così che funzionava, quando un figlio non si
comportava bene
diventava immediatamente solo dell’altro genitore.
“Per forza, è
mattiniero come te. Di solito tu alle 5,30 ti
svegli e lui infatti ha iniziato a scalciare stamattina prestissimo,
Può aver
preso solo da te!” lo prese in giro lei, rubandogli un bacio.
“Più tardi tu ed
io dobbiamo fare un bel discorsetto,
signorino! Non è così che si fa. La mamma
è stanca di scarrozzarti in giro, ha
bisogno di riposare. Puoi scalciare dalle 8 in poi, se vuoi”
disse Ryan
parlando al pancione, manco potesse capirlo e facendo sorridere
Victoria.
“Le altre due pesti dormono
ancora” riprese a dire lui,
finendo di apparecchiare la tavola per la colazione e prendendo del
caffè.
“Credo che tu abbia
ufficialmente conquistato Jamie”
aggiunse vispo e soddisfatto.
“Ah si?”
rimarcò lei, sorpresa, controllando i pancakes.
“Ieri sera, quando
l’ho messa a nanna, dopo la favola ed
appena prima di addormentarsi, mi ha chiesto come ti deve chiamare, se
deve
chiamarti ‘mamma 2’ o in qualche altro
modo” le spiegò, con il tipico sguardo
fiero ed intenerito di un padre.
“Quant’è
dolce quello scricciolo” esclamò Victoria
“E tu che
le hai risposto?”
“Le ho detto che una mamma
già ce l’ha, e che tu non vuoi
sostituirla, ma che le vuoi bene, che adori lei ed Ines, e che sarai
una specie
di amica o di zia per loro, quindi può chiamarti
semplicemente Vic, come faccio
io” rispose, stringendo le spalle “Dovevi vedere la
sua faccetta seria e
concentrata, era dolcissima” aggiunse.
“E’ come se
l’avessi vista, anzi, la sto vedendo ora. E’
identica alla tua” rispose lei sorridendo e guardandolo con
aria adorante,
quasi scordandosi che aveva i pancakes sul fuoco.
“Cavolo! Per un
pelo!” esclamò, spegnendo i fornelli
“Speriamo siano venuti bene! Ci sono anche le fragole ed
ovviamente ho comprato
lo sciroppo d’acero per il mio canadese preferito e per le
sue principesse”
aggiunse, sistemando tutto a tavola.
“Ho detto bene?”
le chiese Ryan “Non sapevo bene nemmeno io
cosa dirle, forse avrei dovuto chiamarti” aggiunse.
“No, no, hai fatto bene a
parlarle tu. L’ha chiesto a te,
sei il suo papà e voleva la tua opinione. Le hai detto la
verità! Sono davvero
felice e sollevata che sia lei che la piccola mi accettino ora, e non
ho mai
avuto l’intenzione di diventare una specie di mamma
surrogata. Loro una mamma
ce l’hanno, io sarò una sorta di amica, e
sarò sempre presente per loro se
dovessero aver bisogno, ma non voglio sostituirmi a nessuno”
lo rassicurò.
Poco dopo, forse attirate dal
profumino di pancakes che si
stava spandendo per l’appartamento, le bimbe si svegliarono.
La prima a
raggiungerli fu James, ancora assonnata, in pigiamino e col suo peluche
preferito al seguito e poco dopo Ryan andò a recuperare
anche la piccina. Si
sistemarono tutti a tavola per la colazione, e da fuori sarebbero
potuti
tranquillamente passare per una famigliola felice. Le bimbe gradirono
molto i
pancakes, soprattutto Ines. Era la più piccola, ma aveva
sempre un grande
appetito e non era schizzinosa, assaggiava sempre tutto senza problemi,
ed
osservava ogni cosa con quegli occhioni azzurri curiosi. James, invece,
sembrava la copia del padre, non nei colori, quelli li aveva presi
dalla madre,
ma il taglio degli occhi era identico a quello di Ryan e poi anche a
lei al
mattino serviva un po' di tempo per carburare, per cui rimaneva un po'
imbronciata finchè non aveva finito la colazione, col suo
latte, i suoi
biscotti o i pancakes. Poi, una volta riempito il pancino, diventava
chiacchierina e li bombardava di domande. Le giornate, quando le bimbe
erano
con loro, passavano molto più in fretta, erano intense ed
impegnative, ma anche
estremamente divertenti. Quando Ryan le riportava dalla madre, la casa
sembrava
sempre un po' più spenta e vuota, ma in fondo non era male
godersi un po' di
pace, fintanto che potevano, visto che di lì a poche
settimane, avrebbero avuto
un aquilotto urlante ad animare le loro giornate.
Con l’avvicinarsi del
termine della gravidanza, oltre ad
aumentare in Victoria il naturale terrore per ciò che la
aspettava, ovvero
travaglio e parto, cresceva in lei anche la nostalgia di Los Angeles,
in
particolare di sua zia, di Skyler ed ovviamente di suo padre. Alla
fine, aveva
seguito il consiglio di Ryan, ed aveva inviato ad Andrew una mail con
le ultime
immagini dell’ecografia in 3D del nipotino, senza aggiungere
altro. Al suo
compagno non aveva detto nulla, forse perché nemmeno lei
voleva sperarci
troppo. Infatti, esattamente come temeva, non arrivò alcuna
risposta, ma la
mail risultava regolarmente consegnata ed aperta. Non che si trovasse
male a
New York, si era ambientata abbastanza bene, ma non conosceva nessuno a
parte
Ryan, aveva conosciuto giusto un paio di mamme al parco, quando avevano
accompagnato le bimbe, ed altre future mamme al corso pre parto, ma
niente di
più, non c’era stato tempo sufficiente per legare
davvero. Ovviamente Ryan se
n’era accorto e negli ultimi giorni sembrava tramare
qualcosa, ma puntualmente,
alle domande della ragazza, nicchiava, non rispondeva, si comportava
davvero in
maniera strana. Tuttavia, un pomeriggio si comportò in
maniera ancora più
curiosa. Erano usciti per fare un po' di spesa, era stato proprio lui
ad
insistere, anche se in realtà mancavano giusto un paio di
cose, ed avrebbero
anche potuto rimandare all’indomani, ma si era impuntato,
voleva uscire a tutti
i costi e voleva che anche Victoria lo accompagnasse. Lei avrebbe
volentieri
evitato, era stanca, le scappava la pipì ogni 5 minuti
ormai, in quella fase
della gravidanza, ma non c’era stato verso. Avevano comprato
quelle poche cose
che mancavano, e lei era impaziente di rientrare a casa, ma lui
l’aveva
trascinata in altri negozi ed anche in farmacia. E stava per proporle
di andare
in caffetteria, quando la ragazza, stanca, fermò un taxi per
farsi
riaccompagnare a casa.
“Si può sapere
che ti è preso oggi? Sembravi tarantolato là
fuori. Mi scappa la pipì! Sai che devo farla ogni 5 minuti!
Ho rischiato di
farmela addosso in taxi, per la miseria!” stava borbottando
lei, in attesa che
lui finalmente aprisse la porta di casa.
“Mi dici perché
ridi? Mi prendi in giro? Vorrei vedere te!
Portarsi in giro il peso di un cocomero maturo che ti preme sulla
vescica”
borbottò lei.
In quel preciso istante, lui
spalancò la porta e lei entrò,
ma restò bloccata sulla soglia.
“Sorpresa!”
esclamarono in coro sua zia Charlotte e Skyler.
Il salotto era stato addobbato con un
festone per lei ed
Alex, e con tanti palloncini colorati nelle tonalità del blu
e dell’azzurro.
Sul bancone della cucina spiccavano vassoi con tartine, pasticcini ed
altri
stuzzichini vari, e diversi regali.
“Non ci credo! Devo avere
le allucinazioni! Siete davvero
qui?” rimarcò sorpresa Victoria.
Le due le corsero incontro per
abbracciarla come riuscirono,
visto il pancione.
“Tesoro, sei bellissima!
Sei radiosa” le disse emozionata
sua zia.
“Wow! Sembri una
mucca!” la prese in giro l’amica.
“Lo so, una mucca enorme ed
incontinente! Anzi, a proposito,
lasciatemi solo fare un pit stop al bagno e torno subito da
voi!” rise lei,
prima di andare in bagno.
“Ecco perché
avevi tanta smania di uscire” disse a Ryan, una
volta tornata in salotto.
“Mi serviva una scusa per
tenerti fuori un po', almeno mezz’ora!
Sapevo che erano arrivate stamattina, ma dovevano avere tempo di
sistemare qui,
brontolona!” le spiegò divertito.
“E siccome ho fatto la mia
parte, ora posso anche
lasciarvi!” aggiunse.
“Signore, è
sempre un piacere rivedervi! La lascio nelle
vostre mani, mi raccomando” disse vispo, strizzando
l’occhio alle due donne.
“Vai tranquillo Reynolds,
ci pensiamo noi all’ovetto
ripieno” rise Skyler.
“Ancora non ci credo, siete
davvero qui! Non avete idea di
quanto mi siete mancate. Anzi, zia Charlotte mi è mancata,
tu no! Due minuti
che sei qui e mi hai dato della grassona venti volte” riprese
a dir Vic,
sedendosi sul divano.
“Anche tu ci sei mancata,
tesoro!” le fece eco sua zia.
“Dai, sai che scherzo! Stai
benissimo!” rispose divertita
Skyler “Tua zia ha ragione, sei radiosa e hai dei capelli
così lucidi!”
aggiunse vispa.
“Ma raccontaci di te. Come
va qui? Ti trovi bene?” le
domandò ancora sua zia.
“Si, si, sto bene. Mi sono
ambientata piuttosto in fretta,
ma non conosco ancora nessuno a parte Ryan, quindi il più
delle volte, quando
lui è fuori, mi annoio da morire, ma sto bene. E fra qualche
settimana avrò il
mio bel da fare con il bambino, quindi forse non è poi male
un po' di noia”
spiegò loro “Abbiamo spesso qui anche Jamie ed
Ines, le bimbe di Ryan e sta
andando bene con loro. Mi hanno accettata finalmente, la grandina
è stata un
osso duro, ma pare che si sia sciolta e Blake non sta creando problemi,
quindi,
incrociando le dita, spero che il peggio sia passato”
aggiunse, accarezzandosi
il pancione.
“Si, ormai lo scandalo
è cosa vecchia. Adesso c’è di peggio
di cui occuparsi. Tipo le accuse di molestie che stanno letteralmente
fioccando
su Harvey Wenstein ed altri pezzi grossi di Hollywood”
osservò Skyler “Avete
fatto bene a seguire i consigli dell’addetta stampa di Ryan,
comunque. Quelle
poche paparazzate uscite di voi vi hanno mostrati in una luce diversa,
e vedrai
che presto nessuno si ricorderà più di
com’è iniziata fra di voi” la
rassicurò.
Fra chiacchiere, risate e gli
stuzzichini dolci e salati, le
tre passarono un pomeriggio divertente e rilassante, senza quasi
accorgersi del
tempo che passava, tanto che quando Ryan rientrò, poco prima
dell’ora di cena,
a loro sembrava fosse appena uscito. Lui immaginava che si sarebbero
trattenute
ad aggiornarsi e chiacchierare, così pensò bene
di rientrare con delle pizze
per tutti.
Dopocena, Skyler li salutò
perché l’indomani aveva una
riunione di lavoro, ma si sarebbe comunque trattenuta lì per
un’intera
settimana, così si sarebbero sicuramente riviste, mentre
Charlotte si trattenne
ancora lì. Ryan le aveva lasciate sole, con la scusa di
rispondere ad alcune
mail della sua agente e visionare dei copioni.
“Allora, come va con
lui?” le chiese sua zia, mentre si
prendevano una tisana al bancone della cucina.
“Bene, molto
bene” rispose la nipote con un sorrisone
“E’
molto protettivo, premuroso. Pensavo che ci sarebbe voluto del tempo
per
abituarsi alla convivenza, invece è stato tutto molto
naturale da subito.
Certo, a volte la notte russa ed è un po' disordinato, ma
niente di
insormontabile” rise.
“Si è fatto
sempre in quattro in questi mesi, soprattutto
quando le cose con Blake erano ancora in alto mare, perché
non voleva che mi
preoccupassi e mi agitassi. E sono sicura che sarà un
bravissimo papà per
l’aquilotto, lo vedo con le bimbe, è
così dolce, giocherellone, ma sa anche
essere fermo quando deve” continuò.
“Allora Alexander
sarà fortunato, perché avrà due bravi
genitori!” disse senza esitazione sua zia.
“Spero! Al momento sono
terrorizzata! Ho paura del
travaglio, del parto, di non riuscire a cambiare i pannolini”
ammise ridendo la
ragazza.
“Nessuno nasce con la
scienza infusa, tesoro, imparerai
strada facendo, come tutti! Ryan magari sarà più
allenato, ma solo perché per
lui è la terza volta! Sono certa che ci ha messo del tempo
ad abituarsi a
cambiare pannolini e tutine” rise la donna.
“Hai sentito o visto
papà in questi mesi?” si decise infine
a domandarle, forse spiazzandola, ma forse nemmeno troppo “Io
gli ho scritto
una mail per dirgli che sarebbe diventato nonno di un maschietto e per
girargli
le immagini in 3D dell’ultima ecografia, ma non ha risposto.
Me l’aspettavo, ma
speravo comunque di sbagliarmi” ammise, abbassando lo sguardo
“Sono passati
mesi, fra poche settimane partorirò e lui continua ad
ignorarmi, come se non
esistessi e non fossi mai esistita” concluse mortificata.
Sua zia sospirò,
chiaramente dispiaciuta per la nipote,
perché detestava vederla così, soprattutto in un
momento così delicato.
“L’ho incontrato
diverse volte, l’ultima anche prima di partire
per New York. So della tua mail, me ne ha parlato, mi ha chiesto di te
e gli ho
risposto che potrebbe telefonare direttamente a te per sentirti e
chiederti
come stai” rispose “Ho cercato anche di convincerlo
a volare qui con me e
Skyler, ma è davvero testardo a livelli
inimmaginabili!” borbottò “Tua madre me
l’aveva detto, ma pensavo esagerasse!” aggiunse,
accennando un sorriso.
“Comunque, se chiede di te
è buon segno. Sono sicura che ti
vuole bene esattamente come prima e che pesa molto anche a lui starti
lontano e
non sentirti, ma al momento il suo orgoglio è ancora troppo
ferito, e non
riesce a passarci sopra, per quanto assurdo mi sembri”
continuò “Hai fatto bene
a scrivergli, ma non devi fare niente che tu non voglia. Se ti va di
scrivergli
ancora, fallo, altrimenti aspetta che si faccia vivo lui. In fondo, non
hai
fatto niente di male, non hai ucciso nessuno! Ti sei innamorata, sei
felice, ed
aspetti suo nipote. Io spero che si renda conto di cosa rischia di
perdere e
che si faccia vivo presto” concluse, cercando di essere
incoraggiante e di
vedere il bicchiere mezzo pieno.
“So che ti manca, tesoro.
Lo capisco! Ma cerca di non
pensarci troppo. Pensa a te, al bambino, a Ryan, e poi vedrai che col
tempo ed
un po' di pazienza, tutto andrà a posto” disse
ancora, per poi finire la
tisana.
“Si è fatto
tardi! Sarà meglio che vada!” riprese a dire la
zia. Victoria cercò di convincerla a fermarsi lì
per la notte, ma invano.
Rimasero d’accordo di rivedersi l’indomani in tarda
mattinata per andare a
farsi coccolare un po': un giro dal parrucchiere, manicure, pedicure.
La ragazza sciacquò e
ripose le tazze, ormai vuote, e poi
raggiunse Ryan in studio. Si era addormentato sulla poltrona, con
ancora gli
occhiali inforcati ed il copione fra le mani. Istintivamente, sorrise
intenerita nel vederlo così, e le spiaceva anche svegliarlo,
ma non voleva che
dormisse scomodamente.
“Ehi, meraviglia”
lo richiamò piano, scuotendolo appena per
il braccio.
Lui aprì gli occhi, li
strizzò un paio di volte,
stropicciandosi il viso e sorrise.
“Mi sono addormentato come
un cretino” osservò, con la voce
appena impastata.
“Mi dispiace averti
svegliato, ma non potevo lasciarti
dormire qui! Vieni a letto!” aggiunse dolcemente, tirandolo
leggermente per la
mano.
Lui si alzò e la
seguì in camera da letto, sbirciandola con
la coda dell’occhio mentre si spogliava.
“Grazie per aver
organizzato la festa per me e il bambino”
riprese a dire lei.
“Io non ho fatto niente! Ti
ho solo tenuta fuori casa
mezz’ora, rischiando di prenderle”
minimizzò lui ridacchiando e sfilandosi la
felpa. Era sempre in formissima, anche quando non si preparava per un
ruolo,
muscoloso ed atletico al punto giusto, una vera tentazione per
Victoria, con
tutti gli ormoni che aveva in circolo.
“Che
c’è? Mi stai guardando come se fossi
un’enorme torta al
cioccolato e panna! Un po' di contegno, Avery” la prese in
giro
affettuosamente.
“Scemo! Ti diverti a
provocarmi, vero? Solo perché sai che
con questo pancione sono innocua” rispose, con tanto di
linguaccia.
Lui rise, poi si avvicinò
a lei, cingendole la vita da
dietro e posando le sue mani grandi e piacevolmente calde, sul pancione.
“Tu innocua?”
rimarcò divertito “Non saresti innocua nemmeno
con uno scafandro addosso e ammanettata” aggiunse
ridacchiando.
“Sei bellissima! Lo sei
sempre, ma in questi mesi ancora di
più, la gravidanza ti fa bene. Per il resto, avremo modo di
recuperare quando
Alex sarà nato. E ci concederà qualche ora in
più di sonno per notte” aggiunse
ridendo.
“Mi manca dormirti addosso.
E non solo quello!” aggiunse
lei, con aria birichina.
“Anche a me, non farmici
pensare, altrimenti dovrò andare a
farmi una doccia gelata” ridacchiò “Su
forza, a nanna ora! Coccole e poi
nanna!” aggiunse, dandole una leggera pacca sul sedere.
I giorni successivi furono intensi ma
molto piacevoli per
Victoria. Riuscì a passare del tempo con sua zia e Skyler,
andando a fare
shopping per gli ultimi acquisti per il bimbo, coccolandosi un po' con
parrucchiere ed estetista, o anche solo restando a casa per
chiacchierare e
mangiare qualcosa insieme. Le erano mancate davvero tanto ed averle
lì riusciva
a colmare, in parte, la mancanza di suo padre. Purtroppo, come accade
sempre
quando ci si diverte, quella settimana volò via troppo in
fretta, e ben presto
le due donne dovettero ripartire, ma sarebbero tornare una volta nato
il
bambino, forse anche prima.
Charlotte e Skyler erano ripartite da
un paio di giorni
quando, una mattina, Vicky sentì suonare alla porta. Era
certa che fosse Ryan,
che si era accorto di aver dimenticato le chiavi, come spesso accadeva,
ed
invece rimase di stucco nel ritrovarsi davanti suo padre.
“Papà”
esclamò candidamente, non potendo nascondere il suo
stupore. Non si vedevano da quella mattina in ospedale, dopo
l’incidente.
Lui era esattamente come lo
ricordava, forse un po'stanco e
sembrava anche un pò a disagio, teso.
“Ciao Victoria”
rispose, dopo qualche istante, schiarendosi
la voce.
“Disturbo?”
aggiunse incerto, cercando di capire forse se la
figlia fosse sola in casa o meno.
“No, no, entra pure. Stavo
per mettermi sul divano” rispose,
facendolo entrare “Ormai non posso più fare molto,
ho l’agilità di un gatto di
marmo” osservò, abbozzando un sorriso.
A quel punto Andrew, dopo essersi
guardato velocemente
intorno, spostò lo sguardo sul suo pancione.
“E’ cresciuto. Ci
siamo quasi, vero?” rimarcò. Lei annuì.
“Siamo da soli
papà. Ryan è uscito e credo ne avrà
per un
paio d’ore.” Lo rassicurò.
“Scusa, ma devo sedermi,
non riesco a stare troppo in piedi”
aggiunse, mettendosi sul divano, mentre lui restò ancora in
piedi e notò con la
coda dell’occhio alcune foto che campeggiavano su alcuni
scaffali, foto di
Victoria e Ryan insieme, ma anche con le figlie di lui.
“Ti lascia spesso da
sola?” le domandò, facendola sospirare.
Sperava che fosse lì per ricucire con lei, ma lui invece
sembrava impaziente di
criticare Ryan, come sempre.
“E’ ad un
incontro di lavoro con la sua agente, e comunque
non mi serve più la baby sitter da un pezzo”.
“Questo lo so, ma sei agli
sgoccioli della gravidanza,
potresti aver bisogno di lui” riprese a dire Andrew,
giustificando le sue
preoccupazioni.
“Esistono i cellulari,
basterebbe chiamarlo e correrebbe qui”
rispose tranquilla “Comunque, mancano ancora tre settimane al
termine, abbiamo
la borsa pronta sotto il letto, ma spero Alex non arrivi troppo presto,
meglio
rimanga ancora un po' qui dentro” aggiunse, sfiorandosi il
pancione.
“Così avete
deciso per Alex” riprese a dire lui, restando in
piedi, con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, nemmeno fosse
lì in
prestito “E’ un bel nome”
precisò, prima che la figlia potesse pensare ad
un’altra critica in arrivo “Un nome storico,
forte!” aggiunse.
“Si, lo credo
anch’io. Piaceva a tutti, anche alle figlie di
Ryan” rispose lei, continuando a scrutarlo. Pochissime volte
in vita sua
l’aveva visto così sulle spine.
“Come mai sei qui,
papà?” gli chiese poi, spezzando
quell’imbarazzante silenzio.
Andrew si schiarì la voce
ed abbassò per un attimo lo
sguardo.
“Io ho pensato molto a
tutto quello che è successo negli
ultimi mesi e ho chiesto spesso notizie di te a tua zia
Charlotte” ammise.
“Lo so, me l’ha
detto” precisò lei.
“Tua zia sa essere davvero
ostinata quando vuole, anche più
di tua madre” osservò lui, accennando un sorriso
“Ma come una specie di grillo
parlante, mi ha fatto ragionare e anche se non volevo ammetterlo aveva
ragione.
Mi sono comportato da sciocco, ho esagerato, e mi rendo conto di non
aver agito
come avrei dovuto. Avresti avuto bisogno di me, ma io non
c’ero, ti ho
giudicata ed ho sbagliato. Se tua madre fosse ancora qui, credo me ne
avrebbe
dette di tutte i colori ed avrebbe avuto ragione. Ryan continua a non
piacermi
e sono sempre convinto che non sia l’uomo giusto per te, ma
sei una donna, fra
poco diventerai madre e non posso decidere io per te. Quindi, anche se
le mie
intenzioni erano buone e volevo solo proteggerti, ho capito che non
posso e non
devo più impicciarmi nelle tue scelte, che devo fidarmi del
tuo intuito. E,
comunque vada, qualunque cosa succeda, io ci sarò sempre per
te, perché sei mia
figlia e farei di tutto per vederti felice” aggiunse, quasi
d’un fiato.
Victoria rimase a dir poco spiazzata.
Conoscendo quanto suo
padre sapeva essere orgoglioso, mai e poi mai avrebbe pensato a delle
scuse
così articolate e sentite. Era un momento davvero
particolare ed emozionante,
tanto che sentì subito gli occhi farsi lucidi. Qualunque
cosa gli avesse detto
Charlotte in quei mesi, era stata davvero convincente.
“Mi sei mancata”
aggiunse Andrew in un soffio.
“Anche tu” ammise
lei di rimando “Adesso vieni qui ed
abbracciami per favore! Io ci potrei mettere un mese a tirarmi
su” aggiunse
ridendo.
Suo padre, ovviamente, non aspettava
altro, e la raggiunse,
per stringerla come poteva.
Restarono a chiacchierare per un bel
po' sul divano, poi,
con l’aiuto del padre, Victoria si tirò su per
fargli fare un giro della casa,
soprattutto per mostrargli la cameretta di Alexander, le tutine che
aveva
comprato, i primi orsacchiotti e poi tornarono in cucina per bere una
spremuta
d’arancia.
“Sembri felice”
riprese a dire suo padre, quasi stupito.
“Lo sono” lo
rassicurò lei, senza esitare “So che a te Ryan
non va a genio, anche se devo ancora capirne il motivo, ma mi rende
felice. In
questi mesi è stato un angelo, si è fatto in
quattro per me, per non farmi
sentire la mancanza tua, di zia Charlotte, della mia vita a Los
Angeles. E’
molto premuroso, a volte anche troppo. A volte lo chiamo
‘chioccia’ per
prenderlo in giro e fargli capire che sta esagerando, ma è
davvero molto
attento e dolce con me.”
“La moglie ha sotterrato
l’ascia di guerra?” domandò lui.
“Si, dopo lunghe settimane
di estenuanti trattative fra gli
avvocati, ha capito che farsi la guerra avrebbe fatto male solo alle
bambine ed
ha mollato la presa” gli spiegò “Ora le
acque si sono calmate, Ryan vede
regolarmente le bambine e le porta qui, così sono riuscite
ad abituarsi anche
alla mia presenza. Per fortuna hanno preso bene la notizia del
fratellino, dopo
un po' di smarrimento iniziale e adesso sono impazienti di conoscerlo,
soprattutto la grande” aggiunse.
“E tu come te la cavi?
Sempre e solo lavoro o riesci anche a
riposare? Stai sempre attento a cosa mangi?” gli chiese poi.
“Si e no!” ammise
ridendo “Ammetto che senza te a
controllarmi, spesso sgarro, ma sto bene, sono solo un po'
stanco” aggiunse.
“Sei qui per
lavoro?” domandò ancora lei.
“Sono venuto per vedere te
Victoria” ammise “Niente lavoro,
non questa volta. Tua zia aveva cercato di convincermi a venire qui con
lei e
la tua amica Skyler, ma non ero ancora pronto.
Poi ci ho pensato e ho capito che mi mancavi troppo e
così eccomi qui” le
spiegò “Volevo vederti, assicurarmi che stessi
bene come mi diceva tua zia.
Dopodomani devo essere a Londra per un incontro di lavoro, ma se vuoi
posso
tornare presto. Mi piacerebbe esserci per quando il mio nipotino
nascerà”
ammise.
“Certo che voglio, mi
farebbe piacere!” rispose vispa “Sono
terrorizzata! La dottoressa che mi segue è bravissima, ma
adesso che il termine
si avvicina, inizio ad avere paura” ammise.
“E’ normale,
anche tua madre era tesa, ma poi, quando hai
deciso di venire al mondo, sembrava così controllata, ero io
quello più
nervoso, tanto che quasi partivo senza di lei in macchina” le
raccontò ridendo.
E stavano ancora parlando, quando la
porta d’ingresso si
aprì e Ryan entrò.
“Ciao amore! Sono riuscito
a liberarmi prima e…” stava
dicendo dall’ingresso, quando si accorse che Victoria non era
sola.
“Scusate, non sapevo fossi
in compagnia!” disse, abbozzando
un cenno di saluto verso Andrew. Sembrava genuinamente sorpreso, ma
Victoria
colse una nota di soddisfazione mista a sollievo nel vederla con suo
padre.
Avery, intanto, continuava a scrutarlo ed osservarlo, come se volesse
studiarlo
a fondo.