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Autore: The Custodian ofthe Doors    01/12/2017    3 recensioni
[ AU!Police| Detective!Alec| Doctor!Simon| Criminal!Magnus]
Alexander Lightwood è un detective della Omicidi di New York City famoso per la sua pazienza e la sua calma imperturbabile.
Non trova strano, quindi, che il Capo Bureau Blackthorn chiami proprio lui per risolvere il caso di un contrabbandiere di merci rare ed opere d'arte che è stato trovato morto nella sua villa, completamente a soqquadro. Così come non lo sorprende la sfortuna che pare inseguirlo per tutte le indagini.
Un caso di omicidio che lentamente prende contorni più definiti e si colora di cupe tinte, storie vecchie quasi trent'anni che tornano alla ribalta, una scia di morti che culminano proprio sull'intreccio di fili che si tende nel tempo, personaggi scomparsi dalla scena e altri che mai l'hanno lasciata, cambiando solo ruolo. Sullo sfondo dell'estate più torrida che New York City ricordi nell'ultimo secolo la legge dovrà convincere il crimine a collaborare per riuscire ad arrivare alla conclusione e mettere definitivamente il punto ad una storia che è in replica sulla scena da fin troppo.
Genere: Azione, Commedia, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane, Simon Lewis
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VII


 

Se quasi due mesi fa gli avrebbero detto che avrebbe passato Luglio a casa di Imogen Herondale a discutere con lei del Caso Fell e di tutte le sue possibili implicazioni, Alec avrebbe ignorato il pazzo che avrebbe parlato.
Se gli avessero detto che la donna avrebbe ascoltato con attenzione tutto ciò che lui aveva da dirgli e alla fine avrebbe anche cercato di aiutarlo, non ci avrebbe creduto.
Se poi, per finire, la Signora gli avrebbe consigliato di tenersi le sue scoperte per sé e di dirle al massimo al suo capo, allora avrebbe seriamente pensato di essere lui il pazzo.
C'era da aggiungere il piccolo particolare che il suo primo indiziato, subito scagionato, che lo aveva prima intralciato e poi aiutato nelle indagini, che era il miglior amico della vittima, che suo padre gli aveva chiesto se fosse “un tipo interessante” -fingendo palesemente di non conoscerlo o di non aver riconosciuto il suo nome!- era il figlio del boss mafioso su cui si era basato tutto il primo vero e importante caso sotto copertura di cui suo padre e tutti i capi del suo Dipartimento avevano partecipato e che aveva segnato e distrutto in molti modi tutti i coinvolti.

E vaffanculo al karma.

Quella situazione era terribili e la cosa peggiore era che lui doveva affrontarla sostanzialmente da solo. Certo, aveva l'appoggio silenzioso di Blackthron e Herondale, di suo padre anche, c'erano i suoi fratelli che facevano il tifo per lui e poi Simon che lo aiutava con le informazioni legalmente reperibili e Magnus con quelle palesemente illegali. Ma a conti fatti era solo.
Con un principio di emicrania che, lo sapeva, tra pochi minuti sarebbe diventato “emicrania” e basta, Alec si maledisse per aver scelto la omicidi. Sarebbe dovuto andare alla stradale diamine, gente che si schianta con mezzi veloci o che schianta gli altri, nulla di così pericoloso.
Sperava.
Lasciò cadere la testa sul tavolo del suo salotto e sentì solo distrattamente Church miagolare comprensivo. Almeno il suo gatto era indipendente a livelli estremi, se avesse avuto un Presidente a caso avrebbe passato tutte quelle giornate a sventolarlo con un giornale.
Che il caldo stesse dando alla testa a tutti non era messo in dubbio da nessuno, ma Alexander sapeva perfettamente che tutti i suoi problemi erano totalmente scollegati dai dannati 34°C che New York City vomitava sulle proprie strade.
Grazie alla tipica fortuna che lo contraddistingueva da quando era nato, ora Alec si ritrovava ad avere per le mani un caso d'omicidio in cui la vittima era un noto rivenditore di merci rare, il cui miglior amico era il Magnus Bane sopracitato, che era stato introdotto nell'ambiente da Asmodeus il Principe dei demoni, che era stato al suo servizio per anni e che tra i proprio documenti privati e segreti aveva il nome “Circolo” che aveva mandato in panne tutta la sua indagine perché lo aveva rimandato ad un caso vecchio ventotto anni.
Un gemito di sconforto lasciò le sue labbra e preso da un moto di rabbia, sudato dalla testa ai piedi, si tolse la maglia e la lanciò con mala grazia lontano da sé.
Salvo poi alzarsi, raccoglierla, piegarla ordinatamente e poggiarla sullo schienale del suo vecchio divano su cui si lasciò cadere, apprezzando il piacevole contrasto della superficie parzialmente fresca contro la sua schiena nuda.
La cosa peggiore, in tutto questo giro della morte, era che la gente gli chiedeva informazioni e lui non poteva aprire bocca.
I suoi volevano sapere a cosa gli fossero serviti i loro vecchi documenti.
I suoi fratelli volevano sapere come stesse andando un “comune caso di omicidio”.
Il suo capo voleva sapere perché Simon era a casa di Magnus Bane.
Imogen Herondale voleva sapere quali fossero i progressi fatti.
Simon voleva sapere quando sarebbe potuto tornare alla normalità.
O quando “non sarà più agli arresti domiciliali in domicilio altrui.”
Magnus Bane voleva sapere perché credeva che fosse in pericolo.
E per concludere in bellezza, ultimo ma non meno importante: Alec voleva sapere che cazzo fare e perché fosse sempre così dannatamente sfigato.
Aveva già posto le sue belle domande a Robert, Maryse e al Capo Blackthron, tipo perché tutti non avessero reputato importante dirgli che Bane era il figlio di Asmodeus. Perché non glielo avesse detto Luke, o Jocelyn, o anche il Vicecapo Morgestern. C'era tanta di quella gente che avrebbe potuto dirgli “Ehi Alec, perché non controlli meglio il passato di Bane, anzi, perché non controlli suo padre?”, così, giusto per fargli avere un piccolo indizio da aggiungere al cumulo di indizi inesistenti che aveva già collezionato.
Ora si ritrovava a dover investigare sul caso presente e su quello passato, a cercare di capire se erano collegati e-

Un lamento uscì di prepotenza dalle sue labbra quando una strana pulsazione dolorosa cominciò a battergli sulla tempia sinistra.

<< Magnifico, mi ci mancava solo questo. Può andar peggio secondo te Church?>>
Il gatto lo guardò attentamente mentre si massaggiava la testa, sembrava quasi che lo stesse rimproverando, una cosa tipo “ Alec, stupido umano, può sempre andare peggio.”
Probabilmente avrebbe dovuto imparare dai film invece di fare sparate del genere a caso.
Prese il telefono e mandò un messaggio a sua sorella, chiedendogli se avesse tempo per un consulto professionale, ma proprio quando stava per lanciare via l'oggetto questo s'illuminò, vibrando debolmente.
Alec aggrottò la fronte nel leggere il nome sullo schermo: Simon?

<< Simon?>> chiese crucciato.
<< Ti giuro che non è colpa mia. Mi dispiace Alec, io c'ho provato, ti giuro, ma è stato tutto inutile. Gli ho anche detto che non lo sapevo ma lui mi ha rinfacciato che l'altra volta invece ho detto che ce lo avrei portato io. In effetti è assurdo che dopo tutti questi anni che ci conosciamo non lo sappia, ma ti giuro che ho provato a convincerlo in tutti i modi, ma lui niente. Niente! E tra l'altro, Magnus è un pericolo della strada, chi te l'ha data la patente? Fammi ind- ODDIO! Te la sei comprata vero?
-Sta zitto Sheldon!- Non puoi dirmi di star zitto dopo che mi hai quasi fatto schiantare contro una macchina! -Hai solo dato una craniata al vetro. Nulla che possa crearti danni, semmai sarà il mio finestrino a chiederti di pagarlo!- Questa era veramente cattiva. Se tu guidassi come si deve io non mi schianterei da nessuna parte. - Devo girare qui hai detto?- Non ho detto niente, ti ho solo detto di arrivare sulla quarantaduesima cavolo, ma non dobbiamo andare lì. -E allora che cazzo ci facciamo sulla quarantaduesima?- >>

Alec alzò un sopracciglio provando debolmente a parlare, ma venne brutalmente interrotto di nuovo dalla voce acuta di Simon.
<< Ci facciamo che da qui conosco una scorciatoia per arrivare ad un negozietto che Alec adora, almeno così sarà un po' più rabbonito.>>
<< Per cosa esattamente dovrei essere rabbonito?>>
<< - Non ha alcun diritto di essere rabbonito! Mi ha volutamente ignorato, non ha risposto alle mie domande e mi ha fatto prendere un infarto. Ho chiamato Raph per sapere com'è messa la mia assicurazione sulla vita, per colpa sua. Si stesse zitto e non si lamentasse!- Magari non ti ha detto niente perché non può? Gira a sinistra, ho detto a sinistra, davanti a quella vetrina -Non andremo a comprargli qualunque cosa dovremmo compragli! E ora dimmi dove cazzo è che abita!- Non guardare me deficiente! Guarda la strada! Oddio, no, è rosso, Mags, è rosso, è rosso, è rosso! È rosso! È ROSSO!>>
Il rumore di sottofondo di troppi clacson, imprecazioni varie -di cui una molto colorita di Magnus seguita da una mezza preghiera di Simon- e rumore di gomme che stridono assieme al rombare di un motore gli fecero pensare che forse, ma forse, era meglio che avesse scelto la omicidi e non la stradale.
<< Posso sapere cos- >>
<< BRUTTO PAZZO SCLERATO! CHE CAZZO TI PASSA PER LA TESTA!? CI SONO ANCHE IO IN MACCHINA SE VUOI ANDARTI A SCHIANTARE FALLO DA SOLO!
- NON ROMEPRE LE PALLE E APRI QUELLA FOTTUTA BOCCA SOLO PER DIRMI DOVE ABITA ALEXANDER!- >>

La discussione probabilmente sarebbe continuata per molto ancora, sino a quando non si sarebbero distratti a vicenda così tanto da andarsi davvero a schiantare da qualche parte. Quindi, dall'alto della sua maturità, della sua intelligenza, della pazienza e del buon senso che contraddistinguevano Alec e che fin troppe volte lo avevano visto come il povero cristo maturo incaricato di portar pace, calma e sicurezza tra i suoi scellerati fratelli e amici, ignorando le grida dei due e la cacofonia che usciva dall'interfono, Alexander prese un respiro profondo, si massaggiò gli occhi chiusi e attaccò.


 

Era rimasto venti minuti sdraiato sul divano a far nulla, troppi pensieri per la testa, troppi dubbi, troppe domande.
Simon e Magnus non sarebbero mai potuti arrivare da lui in così breve tempo e aveva anche la vaga sensazione che continuando ad urlarsi contro in quel modo non sarebbero mai arrivati e basta.
Si alzò solo per prendersi un'aspirina, con la speranza che gli facesse passare quella dannata emicrania, e scolarsi in un colpo solo tutta la bottiglia d'acqua che aveva lasciato in frigo dal giorno prima.
Quel caso lo stava sfiancando, gli succhiava le energie come una dannata sanguisuga e più cercava di tirarla via più quella affondava i denti nella sua carne. Gli ci mancava solo un Magnus Bane arrabbiato che pretendeva risposte ed un Simon altrettanto arrabbiato che non sarebbe mai più salito in macchina con il primo. Esattamente ciò di cui aveva bisogno, che bello.
Decise che era meglio chiudere tutti i fascicoli e metterli al sicuro, lontano da mani ed occhi indiscreti, magari in camera sua, e che poi si sarebbe ributtato sul divano ad aspettare che i due cretini lo raggiungessero.
Integri possibilmente, o per lo meno vivi.
Quando affondò di nuovo tra i cuscini lisi e chiuse gli occhi, si disse che sarebbe stato solo per dieci minuti.

Il campanello che suonava con insistenza lo fece saltare sul posto. Con una rapida occhiata verso l'esterno si rese conto che il sole era calato, seppur di poco, e che quindi i suoi ospiti avevano impiegato la bellezza di due ore per raggiungerlo.
Si alzò più stanco di prima e solo quando ebbe messo la mano sulla maniglia e l'ebbe abbassata di poco si rese conto di essere a petto nudo.
Scattò indietro senza rendersi conto di aver dato un colpo alla maniglia e di averla aperta, afferrando al volo la maglia lasciata sul divano ed infilandosela alla velocità della luce.


 

Dire che Magnus era arrabbiato sarebbe stato un eufemismo.
Dire che era incazzato nero avrebbe reso l'idea ma neanche troppo bene.
La verità era che Magnus odiava essere ignorato e se ciò accadeva quando si parlava della sua sicurezza lo odiava ancor di più.
Passare praticamente due ore in macchina con Simon ad urlarsi contro e ad insultarsi senza posa era stato inizialmente atavico. Quando poi aveva visto il nome sul citofono del palazzo, però, tutta la rabbia era rimontata più prepotente di prima.
E nulla, nulla, neanche i pasticcini contenuti nel vassoio gigante che Simon teneva precariamente tra le braccia, rischiando di cadere rovinosamente per la rampa di scale che, effettivamente, non vedeva, avrebbero mediato la sua furia.
La porta si era aperta con un sussulto e la prima cosa che l'uomo vide quando spinse via il pesante uscio fu la figura snella, muscolosa ed asciutta di Alexander scappare via, una macchia bianca nei colori caldi e scuri della casa. Ebbe uno scorcio velocissimo del torace candido del ragazzo, macchiato da delle forme scure, un luccichio all'altezza dei pettorali e poi la sua schiena definita che si contraeva seguendo il movimento delle braccia, intente ad infilare la maglia a maniche corte di un verde militare spento.

Okay, quello un po' la sua furia l'aveva mitigata. Ma solo mitigata!

Si riscosse velocemente e avanzò verso il salotto, l'ambiente era pulito e molto semplice, se non fosse stato per le librerie e le mensole stracolme di oggetti, foto, libri, souvenir e coppe traboccanti medaglie di vario genere e nastri blu, bianchi e rossi, Magnus avrebbe tranquillamente scambiato quella casa per disabitata. Il contrasto con il mobilio rustico e vissuto e tutti gli ingombri che occupavano le pareti era stranamente confortevole. Ecco, quello faceva di una casa una casa vissuta.
Anche se i colori erano un po' troppo spenti per i suoi gusti.
Simon scivolò silenzioso alle sue spalle e si diresse di gran carriera verso l'amico, mostrandogli fiero il vassoio di dolci con un sorriso smagliante.
<< Non ti arrabbiare, non ti arrabbiare, sono qui in pace e con tanti bigné ripieni di tutto quello che ti piace. Non siamo venuti qui con intenti bellici, che poi sarebbe un altro modo per dire che siamo in pace, ma soprattutto non vogliamo invadere il tuo territorio ed il tuo sacro ed isolato nido sperduto al settimo piano di una palazzina che, diamine Alec, sono quattro anni che dici che lo devono aggiustare quel dannato ascensore ma non lo fanno mai!>> mollò l'involucro tra le braccia del moro e tornò indietro solo per appendere lo zaino a uno dei chiodi vicino all'ingresso, occupandosi anche di chiudere la porta di casa e di far cenno all'altro di togliersi di lì e spostarsi in salone.
Magnus eseguì in automatico, troppo concentrato a scrutare le mille foto, a cercare di leggere i dorsi dei libri e le incisioni sulle coppe, a capire che immagine fosse rappresentata sulle medaglie d'oro, per cosa fossero quei nastri colorati.

<< Alec è il miglior arciere della East Coast!>>
<< Gareggiavo fino a diciotto anni, >> lo corresse Alec poggiando il vassoio sul tavolo che poco prima era stato ingombro di carte e fascicoli sul caso, << poi sono entrato in Accademia e ho dovuto lasciare.>>
<< Poi ha cominciato a tirare al poligono.>>
<< Anche quello dell'arco è un tipo di poligono alla fine.>>
<< Si, ma non spari proiettili! Anche se tu usavi delle dannatissime frecce vere, da brividi Magnus, te lo giuro. Una volta Jace ha fatto il cazzone e se n'è lanciata una sulla coscia. Non sai quanto sangue gli è uscito. Credo che se non ci fosse stato Alec quella volta Izzy si sarebbe improvvisata dottoressa e gli avrebbe estratto la freccia, avrebbe fatto ancora più danni, ma scommetto che avrei riso ancora di più.>>
Il detective lo fulminò con lo sguardo, << Eri nel panico tanto quanto lo erano gli altri. E Iz sapeva perfettamente che togliendo la punta avrebbe tolto anche l'unica cosa che fermava il flusso. Magnus? -fece poi- puoi sederti se vuoi, non c'è bisogno che rimani lì in piedi.>>
Il giovane si riscosse di colpo e lo guardò come se lo avesse notato solo in quel momento. Fissò il torace ampio su cui la maglia si era appiccicata per il sudore e, ancora una volta, si disse che tutto ciò poteva mitigare un po' la sua rabbia. Forse avrebbe dovuto dirglielo.

<< Sono molto arrabbiato Alexander, molto, moltissimo.>> Incrociò le braccia al petto e fece per dire qualcos'altro quando un miagolio basso e palesemente interrogativo attirò la sua attenzione.
Church teneva il muso voltato verso Alec, inclinando la testolina verso sinistra, in attesa di spiegazione che il ragazzo gli diede con tranquillità, come se stesse conversando con una persona.
<< Lui è Magnus Bane, è un mio nuovo amico.>> si abbassò per grattargli piano un orecchio scuro ed il gatto apprezzò, miagolando ancora in risposta, << Lui, invece, è Church, il mio gatto.>> continuò rivolto questa volta all'ospite.
Magnus lo guardò perplesso e non ebbe il tempo di dire nulla che, dopo aver miagolato ancora in segno di saluto, il gatto girò loro la coda e se ne andò ad accomodarsi sul piano della cucina, forse più fresco rispetto alle altre superfici.

<< Il tuo gatto è di poco parole come te.>>
Alec si strinse nelle spalle, << E' un ottimo coinquilino, la nostra è una convivenza felice.>> Si mise a sciogliere il nodo del pacco e poi tolse la carta, analizzando attentamente il contenuto.
Simon nel mentre si torceva le mani e si avvicinò all'amico con passo felpato.
<< Caffè, crema all'arancia, cioccolato, di tutti i tipi, vedi, sono in fila lì. Poi quello verde è il pistacchio e più giù c'è la crema di nocciole. Ah, fragole e frutti di bosco, la pesca lì, quell'altra è un'albicocca, credo, e quella piccola e aranciata è al rum.>> Sembrava che avesse paura che il moro gli dicesse che non andava bene e gli lanciasse il vassoio contro, ma Alec si limitò ad annuire e ringraziarlo fiocamente, per poi andare in cucina a prendere tovaglioli e bicchieri.
<< Magnus, ti piace la birra o preferisci altro?>>
Rimasto tutto il tempo ad osservare l'analisi del padrone di casa, con un moto di stizza per essere stato ignorato, di nuovo, alzò il mento verso l'alto e gli rispose piccato:
<< No grazie, non bevo in servizio.>> con il palese intento di infastidirlo.
Ma Alec non era lui e si limitò a stringersi ancora nelle spalle, << Succo di frutta?>>
<< No.>>
<< Acqua?>>
<< No grazie.>>
<< Vuoi un caffè?>>
<< Neanche, come se avessi accettato.>>
Simon alzò un sopracciglio chiedendogli silenziosamente a che gioco stesse giocando ed in modo molto maturo Magnus gli fece la linguaccia.
<< Va bene, Simon? Il solito?>>
<< Si grazie.>> sorrise lui, poi si girò verso l'altro, << vedi? È così che si risponde, con gentilezza ed educazione. Soprattutto se Alec ci ha accolti in casa senza cercare di ucciderci o senza imbracciare un'arma. >>
<< Lo dici come se fosse una cosa magnifica e che mai succede.>>
<< Infatti non succede! Magnus, la gente non entra in casa di Alec dopo solo due mesi che si conoscono. Devono passare anni prima che ti apra le porte della sua personalissima Lightwood Tower!>>
<< Senti Steuart, Alexander non è Iron Man e questa non è la Stark Tower. È un appartamento comune, neanche troppo bello e il signorino avrebbe dovuto aprirci in ogni caso o mi sarei messo a bussare fino a sfondargli la porta.>>
Alec tornò in salone con un vassoio di legno vecchio e scheggiato con sopra un bicchiere d'acqua e due bicchieri alti ricolmi di un liquido quasi bronzeo, con una densa schiuma brunita sopra.

<< E quello che diamine è?>> chiese l'asiatico lasciandosi cadere di peso sul divano liso.
<< Il solito!>> tubò allegro Simon impossessandosi di un bicchiere << Perché per quanto tu possa continuare a dire il contrario io sono maggiorenne e posso bere alcolici!>> Bevve un sorso di bibita lasciandosi due spesse linee di schiuma sotto il naso.
<< Lo vedo… >>
<< E' birra scura, coca e rum.>>
L'affermazione di Alec fece voltare Magnus di scatto verso di lui, allibito.
<< Come scusa? E che fine ha fatto tutta la tua integrità morale?>>
<< Bere un po', con moderazione, a casa propria non mina l'integrità morale di una persona.>>
<< Ma tu non bevi!>>
<< Non l'ho mai detto.>>
<< Si che lo hai detto!>>
<< Non bevo in servizio Magnus, ora non lo sono.>>
<< Hai una bottiglia di rum in casa?>>
<< Si.>>
<< E non bevi quello che ti faccio io?>>
<< Non bevo super alcolici.>>
<< Il rum lo è!>>
<< Ooookay!>> Simon posò la birra e allungò le braccia per dividere i due anche se non si erano neanche avvicinati. << Pausa, time out.>>
Si sedette sul bordo del divano e si sistemò gli occhiali con professionalità.
<< Allora: Alec beve pochissimo e non quando gli capita come fai tu. Ciò non toglie che qualcosina sia in grado di farla e di farla anche bene. Questa è tipo una delle cose più alcoliche che beve. Se non si conta alla festa del diploma di Jace e alle feste di tutti noi quando siamo diventati maggiorenni che lo abbiamo convinto a bere davvero tanto e nessuno di noi si as- >>
<< Lewis.>>
<< SI! Si, scusa. Dicevo. Alec beve e tutta quella roba là. Alec, Magnus è solo arrabbiato perché si è preoccupato tanto per te, perché ti sentiva male e si è spaventato, credeva che stessi avendo un infarto o cose de- >>
<< Sidmund!>>
<< Ma la volete smettere di interrompermi? Cosa provo a farlo il pacere se voi neanche mi ascoltate?>>
Magnus grugnì contrariato e scosse la testa, allungandosi verso Simon per rubargli il boccale ma senza successo. Il castano lo guardò malissimo e scalò di un posto per mettere al sicuro la sua bibita mentre Alec, sospirando affranto, allungava il proprio bicchiere all'ospite.
L'asiatico lo guardò per un attimo con fare sospetto, poi accettò volentieri la proposta, facendo molta attenzione a posare le labbra sullo stesso punto in cui si erano posate quelle di Alec e impegnandosi a non staccare mai lo sguardo dal suo.
<< In effetti è buono. Ha un retrogusto dolce, Alexander.>>
Alec arrossì leggermente, anche se con tutto quel caldo avrebbe facilmente potuto attribuire la cosa ai gradi di troppo, << E' la coca cola.>>
<< Non lo so, a me sembra un sapore del tutto nuovo, seppur delizioso.>> gli ammiccò con sguardo malizioso. Forse imbarazzarlo fino alla morte avrebbe potuto contribuire a stemperare quel clima così nocivo per la sua pelle: lo stress gli faceva venire le rughe e Alexander che gli diceva tutte quelle cose per telefono e non si degnava di dargli una risposta era sicuramente fonte di grandissimo stress.
<< Si, si, molto interessante, tutto quanto. Ora smettetela di flirtare per favore.>>
I due lo guardarono male: uno per essere stato interrotto, l'altro per quell'ingiusta insinuazione.
<< Allora, visto che non vuoi che io flirti con il fiorellino qui presente, il suddetto fiorellino potrebbe dirci cos'ha scoperto di così sconvolgente da farsi prendere un mezzo attacco di panico perché, non mentirmi Alexander, lo so che in quel momento volevi sparati e non mi piace per niente come cosa. Cosa hai scoperto?>>
Alec si bloccò con lo sguardo perso nel vuoto. Doveva dirgli davvero cosa aveva scoperto, quanto in fondo era arrivato a scavare e cosa si nascondesse dentro allo scrigno che aveva dissotterrato?
Si diede mentalmente dello stupido: non aveva dissotterrato un bel niente, aveva solo tolto abbastanza terra per vedere il coperchio della cassetta, non aveva neanche liberato ancora le maniglie, da quello al tirarlo in superficie e trovare la chiave per aprirlo c'era un mare in mezzo.
Prese un bel respiro e cominciò.
<< Ho fatto delle ricerche sui dati che siamo riusciti ad leggere prima di mettere in isolamento i server di Ragnor.>>
<< Intendi prima che staccassi brutalmente la corrente tagliandoci fuori dal sistema? Sia il virus che noi, sai. Che finché era solo il primo, magnifico! Ma poi ci siamo capitati di mezzo an- >>
<< Tappati la bocca Sonny.>>
<< Ma la volete smettere di interrompermi?>>
<< Vorreste far silenzio tutti e due e farmi spiegare?>>
I due si guardarono in cagnesco ma poi tornarono a prestargli attenzione.
Alec lanciò un'occhiata a Simon, sapendo che lui avrebbe capito subito cosa stava per dirgli e cercando di trasmettergli tutta la sicurezza che lui non aveva avuto in quel momento.
<< Ho chiesto informazioni alla Signora.>>
Il castano sgranò gli occhi mentre l'altro alzava un sopracciglio: << Non ti facevo un tipo religioso.>>
<< Non la Madonna, Magnus. Con “la Signora” intendiamo il capo degli Affari Interni non ché il gran capo della polizia, il Commissario Herondale.>> Simon batté le palpebre, << Non posso credere che tu sia andato direttamente da lei!>>
<< Era l'unica soluzione, Blackthorn avrebbe potuto dirmi che non poteva darmi informazioni a meno che lei non approvasse, in questo modo ho aggirato il problema delle autorizzazioni.>>
<< E bravo il mio monello, aggira le regole. Come sono orgoglioso di te, ancora un paio di settimane in mia presenza e comincerai ad attaccare le gomme sui monumenti, poi sarà il momento dei graffiti e poi andrai a protestare contro il sistema al grido di “A.C.A.B”.>> fece Magnus divertito.
<< Lascia stare Mags, sei arrivato tardi.>> borbottò l'informatico facendo voltare incuriosito l'uomo. Ma Alec richiamò l'attenzione generale e i due si videro costretti ad abbandonare le loro chiacchiere inutili.
<< Non ho infranto le regole, ho solo saltato un livello giungendo subito al dunque. Comunque, lei sapeva perfettamente di cosa stessi parlando, lo sapeva anche meglio di me.>>
<< Mi pare facile visto che nessuno di noi ha la più pallida idea di cosa siano quei nomi e quei numeri.>>
<< Gli indirizzi non ci interessano e neanche le date. Il nome invece, quello si.>>
<< “Circle?”, come può esserci utile?>>
Alec si schiarì la gola e tolse delicatamente il bicchiere mezzo vuoto dalle mani di Magnus per berne un lungo sorso rinfrescante.
<< Ricordi la registrazione in segreteria? Quando Ragnor ti ha detto che era qualcosa del vostro passato?>>
Il moro si accigliò facendosi improvvisamente più serio. Si mise seduto dritto ed annuì rigidamente.
<< Certo che lo ricordo, ho sentito quell'affare milioni di volte.>>
<< Aveva ragione lui. Avevi ragione te quando mi hai detto che si trattava del vostro passato, della vostra adolescenza.>> fece una piccola pausa più per prendere coraggio che per altro, poi sganciò la bomba.
<< “Circle” era un'operazione di polizia sotto copertura. Prendeva il nome da un giro di contatti e di forze criminali riunite sotto il comando di un solo uomo, che ne usufruiva come se fossero il suo personale “Circolo”.>> guardò Magnus dritto negli occhi, sperando che gli dicesse di aver capito e che non c'era bisogno di continuare, ma questo invece gli restituì lo stesso sguardo attento e teso di prima, incoraggiandolo a continuare con un cenno.
<< L'uomo in questione era un famoso malavitoso che comandava tutta la East Coast. Non è mai stato catturato e si dice che i suoi colpi, i suoi appoggi e le sue imprese fruttassero più delle tasse. Non sappiamo dove sia, anche se si ipotizza in Europa. Si faceva chiamare Asmodeus.>>
Vide Simon aggrottare le sopracciglia cercando di capirci qualcosa, forse ricordava gli innumerevoli casi a suo carico, i centinaia di mandati contro di lui o la sua fama, forse il suo nome gli ricordava qualcosa, un demone biblico o cose così. Ma era palese che non sapeva chi fosse.
Vide Magnus, invece, chiudere gli occhi e contrarre la mascella. I pugni si serrarono in sé stessi e Alec non fu mai tanto felice di aver tolto un bicchiere di mano a qualcuno, probabilmente lo avrebbe stretto sino a romperlo.
Non aveva voluto dire nulla di particolare, non voleva che Magnus si sentisse sotto pressione, che Simon capisse il collegamento e che si mettesse a fargli mille domande inopportune delle sue.
Con una gentilezza che, nonostante tutto, Magnus non riuscì ad ignorare si rese conto che Alec gli aveva dato l'opportunità di riconoscere quell'uomo come suo padre o di non farlo.
Anche se non era un uomo perfetto, neanche un gran che di uomo a dirla tutta, anche se erano stati spesso in conflitto e avevano avuto idee contrastanti, Magnus non poteva dire di odiare suo padre. Certo, non era molto presente e quando c'era lo viziava all'inverosimile, dandogli tutte assieme quelle attenzioni che di solito non riusciva a dargli. Non avrebbe mai negato di essere un figlio di papà, di essere uno schifoso moccioso viziato, assolutamente no. Suo padre non era stato perfetto ma era pur sempre suo padre e per quanto potesse essere un criminale dei peggiori che si era trasferito in Europa abbandonandolo in America con un impero da gestire, per quando si fosse lavato le mani da tutti i suoi problemi e lo avesse trascinato nel suo mondo senza l'opportunità di scegliere, era l'ultima persona rimastagli su questo mondo.

Che cazzo aveva combinato?

<< C- cosa c'entra con Rag?>> Non voleva saperlo davvero, non voleva rischiare di sentirsi dire che il suo miglior amico, quello che reputava un fratello, il fratello che non aveva mai avuto, fosse morto per colpa di suo padre.
Alec scosse la testa.
<< Non credo che lui c'entri direttamente. Non giungo sue notizie da anni e sono convinto che se fosse tornato qui in America tu me lo avresti detto. Ti sarebbe giunta voce, giusto?>>
Magnus lo guadò solo, perché proprio non lo sapeva se glielo avrebbe detto. Il suo passato era complicato ed ingarbugliato in troppi fili, troppe trame, c'era un mondo dietro di lui che il detective non poteva neanche immaginare. Gli stava chiedendo se lo avrebbe fatto probabilmente perché sapeva che Magnus se lo sarebbe tenuto per sé. Gli stava, di nuovo, dando l'opportunità di non dirlo, di sorvolare o di uscirsene con qualcosa tip o “avevo sentito che era tornato ma non credevo fosse vero”, una qualunque bugia.
<< Quindi cosa c'entra questo tipo, questo Asmodeus, in tutta sta storia?>> chiese Simon notando la tensione che si era formata tra i due. Non sapeva quale fosse il problema ma ebbe la delicatezza di farsi gli affari suoi.
<< Ragnor è stato avviato al nostro mondo da lui. Gli ha aperto le porte della vendita di opere d'arte e merci rare. Lui...pensi che Rag facesse parte del suo giro? Cioè, lo so per certo, ma credi che facesse proprio parte di questo “Circolo”?>> L'asiatico tentennò e Alec scosse di nuovo la testa.
<< Io credo di no. Non sappiamo quanto fosse vecchio quel file, cosa contenesse per esteso, ma ho una teoria, o almeno ne sto costruendo una a piccoli passi. Però mi manca sempre qualcosa.>>
<< Cosa? Che teoria? Andiamo Alec, non dirci le cose a metà!>>
<< Va bene, va bene.>> Alec si lasciò andare contro il divano e poi si passò una mano tra i capelli afflosciati dal sudore. << Ma non ne sono sicuro, ve lo ripeto.>>
<< Non ci importa, ci fidiamo del tuo istinto.>>
Simon annuì alle parole dell'altro e si fece più attento possibile.>>
Il moro sospirò: << Penso che il cliente di Ragnor fosse un vecchio socio di Asmodeus. Probabilmente è per questo che diceva che questo affare gli ricordava “il passato”. Deve aver riconosciuto in qualche modo l'uomo, magari non subito, gli diceva solo qualcosa, un ricordo vago. Credo che poi abbia indagato e dopo aver scoperto che la sua identità era falsa… si, credo che a differenza mia sia riuscito a trovare il collegamento tra quel Sebastian e il Circolo. E se lui l'ha scoperto… >>
<< E' possibile che se ne sia accorto anche quel bastardo e per paura di essere smascherato lo ha ucciso.>> saltò su indignato Magnus, << Ma che senso avrebbe avuto? Era un criminale anche lui, Ragnor non c'avrebbe guadagnato nulla nello smascherarlo!>>
<< Calmanti Magnus, adesso Alec ci spiegherà il resto… >>
<< Non mi interessa il resto! Io voglio sapere chi è lo stronzo che ha ucciso il mio amico e voglio saperlo ora!>>
Il silenzio calò nella stanza afosa e nessuno si mosse per una manciata di minuti, finché Magnus non ricadé a peso morto su sofà.
<< Non è così semplice Magnus. Per di più sono solo mie supposizioni e non posso mettermi a cercare tutti i nomi di quel Circolo e controllarli uno ad uno. Ci metterei una vita.>> gli spiegò pacato, poggiandogli una mano sulla spalla un po' titubante.
<< Ma ci siamo anche noi! Magnus può chiedere ai suoi contatti e io posso indagare dalla rete- >>
<< Di nuovo Simon, non è così semplice. Per di più non so se sarà possibile.>>
I due si voltarono di scatto verso di lui, allarmati.
<< Che vuol dire? Perché non dovrebbe essere possibile?>> fece Magnus.
<< Oddio. Ti prego, dimmi che non ti tolgono il caso e non lo classificano come irrisolto.>>
<< No, no, solo… Magnus? Non ti ricordi cosa mi hai detto la prima volta che ci siamo incontrati? In sala interrogatori?>>
L'uomo annuì facendo un cenno vago con la mano. << Ti ho parlato di Presidente.>>
<< Mi hai detto che anche se mi fossi messo ad indagare seriamente non avrei mai preso il colpevole perché era qualcuno troppo in alto.>>
<< E il Dipartimento è completamente a soqquadro per colpa di una talpa… >> continuò Simon sistemandosi gli occhiali. Gelò sul poso quando capì dove voleva andare a parare l'amico e batté le palpebre un paio di volte come se non volesse crederci. << I sistema d'allarme della villa è stato disattivato dai nostri computer, quindi sappiamo che la talpa sa come hackerare un sistema o ha l'autorità per richiedere che sia fatto e che non venga detto. Ci stiamo preoccupando di un infiltrato che aiuta le bande e Asmodeus era un boss della malavita che comandava la East Coast.>> si fermò e si prese la testa tra le mani, si scompigliò i capelli, si tolse e rimise gli occhiali sempre più nel panico.
<< L'assassino è un membro del Dipartimento che collabora con la criminalità organizzata da anni, che lo faceva anche in passato, che faceva parte del Circolo ma che ha continuato ad operare anche dopo la dipartita di Asmodeus. In pratica sono- quanti anni sono?>>
<< Dall'Operazione Circle? Quasi trent'anni.>>
<< COSA?! Sono trent'anni che un membro della polizia passa informazioni a quel mondo che dovrebbe combattere? Sono trent'anni che il dipartimento è compromesso? Alec ti rendi conto di quanti casi potrebbero essere stati insabbiati? Quanti innocenti imprigionati? Se questo tipo è davvero arrivato così in alto da essere intoccabile la metà delle celle di New York potrebbero essere piene delle persone sbagliate!>> gridò quasi Simon sudando freddo e di certo non per la temperatura asfissiante.
<< Credi che non c'abbia pensato? Lo so perfettamente Lewis. Tu invece ti immagini quanti casi chiusi con successo, con il vero colpevole dietro alle sbarre, potrebbero essere riaperti? Quanti di loro potrebbero far ricorso e chiedere un nuovo processo, la libertà vigilata, risarcimenti e Dio solo sa cosa con la scusa che ad occuparsi del loro caso fu la talpa o che abbia comunque manomesso le prove? Ogni singolo oggetto o informazione passata per le sue mani diventerebbe invalida, ogni cosa buona che ha fatto, se ne ha fatte, diventerà nulla. E più è in alto… >>
<< Più farà rumore quando cadrà.>> concluse Magnus per lui. Lo guardò dritto negli occhi e continuò con voce seria, << Alexander, sei consapevole che dicendo queste cose davanti a me stai rischiando molto?>>
Alec s'accigliò per un secondo, solo una frazione di secondo prima di scuotere la testa, << Mi fido di te, so che non userai queste informazioni per un tuo tornaconto personale.>>
<< Cosa ti fa essere così sicuro?>> lo sfidò.
<< Perché stiamo combattendo per dare giustizia al tuo amico. Perché tutto questo schifo ti tocca da vicino e non vuoi averci più niente a che fare. E, di nuovo, perché mi fido di te.>>
Il moro non distolse lo sguardo, sicuro delle sue parole e anche delle sue idee.
Stavano tirando fuori problematiche che aveva già affrontato, nel privato della sua mente e del caos che vi regnava in quel momento. Non aveva davvero intenzione di farli preoccupare così tanto, ma non poteva neanche tenerli all'oscuro di tutto. Che gli piacesse o meno quei due erano parte integrante della sua “squadra” e malgrado non ne avesse mai avuta una tutta sua, da dirigere o con cui collaborare, dividersi il peso del caso e di tutto ciò che ne derivava, sapeva che poteva dirgli ogni singola cosa che gli aveva detto.
Anche quello che aveva ancora taciuto.
<< Il problema principale ora è un altro.>>
Simon aggrottò le sopracciglia mente Magnus tenne lo sguardo perso nel vuoto.
<< Se il colpevole è davvero un membro della dirigenza del Dipartimento, se ha davvero riconosciuto Ragnor e lo ha ricollegato al Circolo, questo vuol dire che ha ricollegato anche Magnus a tutto quel mondo.>>
<< Anche tu sei entrato nei giochi sotto l'ala di Asmodeus?>> chiese ingenuamente Simon.
Bane scosse la testa e si lasciò sfuggire un mezzo sbuffo divertito. Era in ballo ormai no? Tanto valeva ballare.
<< Non proprio. Diciamo che più che sotto la sua ala ero al suo fianco. Asmodeus è mio padre.>>
Il castano sgranò gli occhi, boccheggiando senza sapere cosa dire. Probabilmente avrebbe cominciato con una sequela infinita di esclamazioni stupite e domande ma la sua mente arrivò con velocità disarmante alla stessa conclusione a cui li stava portando Alec. Cercò lo sguardo dell'amico e trovò quel blu così intenso e luminoso macchiato di preoccupazione e serietà.
<< Daranno la colpa a lui. >> soffiò piano osservando Alec annuirgli.
Magnus alzò la testa e si mosse a destra e sinistra per capirci qualcosa, << Cosa?>>
<< Se la talpa ha capito chi era Ragnor, che lo aveva riconosciuto, sicuramente avrà riconosciuto anche te. Insomma, sei il figlio dei suo ex capo no? Saprà perfettamente chi sei: Sei il candidato perfetto per questo omicidio, ecco chi. Una volta scoperto, se lo smascheriamo poi, farà di tutto per addossarti la colpa. Ti incastrerà.>>
L'uomo chiese muta conferma al detective che sospirò senza parlare.
<< E' per questo che temevi ti togliessero il caso. Che avevi paura per me.>> cominciò risoluto, capendo finalmente la direzione che stava prendendo quella situazione, << Scopriranno che hai collaborato con me, che molti indizi te li ho dati io o che ero presente la maggior parte delle volte che hai scoperto qualcosa. Ti sei rovinato da solo perché hai accettato e ricercato il mio aiuto e diranno che tutte le prove a cui sei giunto sono state manomesse da me, o inventate o addirittura cancellate. Ti diranno che ti ho portato dove volevo, che mi sto vendicando di qualcuno o qualche cazzata così e che ogni singola virgola del caso è invalidata perché c'ero io. C'ero sempre io. Sono io che ho rovinato questo schifo di caso.>> Magnus si alzò, sempre più infervorato dal suo discorso, sempre più arrabbiato da quella situazione. << Daranno anche la colpa a me. Diranno che sono stato io ad uccidere Ragnor, che- che- merda! >> si abbassò di colpo battendo i pugni sul tavolino e facendo sussultare i bicchieri poggiativi sopra. Uno ondeggiò pericolosamente, ripreso al volo da Simon che pregò silenziosamente Alec di calmare l'altro.
Il padrone di casa si alzò con la lentezza delle persone che sanno come sistemare una situazione, che sanno che non c'è fretta. Prese con delicatezza i polsi di Magnus e controllò che non si fosse fatto male. Poi lo guidò di nuovo sul divano e si piegò davanti a lui, proprio come l'asiatico aveva fatto giorni prima a casa propria. I ruoli si erano improvvisamente capovolti ma invece di far fronte ad un attacco di panico Alec doveva affrontarne uno d'ira puro e semplice.
<< Fai un respiro profondo e smettila di agitarti. Questo comportamento non ci porterà da nessuna parte, ne a me né a te. La tua rabbia rischierà solo di farci cadere in fallo. >> forse non era il miglior discorso d'incoraggiamento del mondo, ma se c'era una cosa che Alec aveva imparato con tre fratelli minori era che spesso, invece di rassicurarli che tutto sarebbe andato bene e loro non avevano colpe, il metodo migliore per farli sbloccare, per farli ragionare lucidamente, era puntare sull'orgoglio, sulla loro maturità, sulla loro importanza in una questione. Ora stava dicendo a Magnus che se non si fosse calmano, nonostante tutto, avrebbe rischiato di mandare in fumo il caso del suo amico.
Aveva deciso di puntare tutto su questo.

Punto su di te Ragnor, vedi di darmi una mano.

<< Adesso dobbiamo organizzare un piano, dobbiamo mettere le mani avanti e prevenire qualunque tipo di accusa. Devi comportarti da adulto e smettere di battere i piedi come un bambino, urlare ed arrabbiarti non ci aiuterà.>> aveva usato il plurale per sottolineare quanto in quella barca ci stessero entrambi, quanto a dirla tutta ci stavano in tre, perché Simon era in ballo con loro e non lo si doveva dimenticare.
<< Certo, ti pare facile a te.>>
<< No. Non mi pare facile e non lo è. Ma ascolta. Ora l'importante è capire il collegamento tra Ragnor e il Circolo. Io punterei tutto sull'operazione sotto copertura, quindi sui suoi membri. Non erano molti quelli a conoscenza dell'accaduto e alcuni di loro sono anche morti. Il cerchio si restringe e posso dirti che alcuni di loro non possono essere i mandanti dell'omicidio.
Indagherò per bene su questo caso e- >>
<< Indagheremo.>> Simon l'aveva bloccato con risoluzione, << Non ti lascerò ad immischiarti da solo in un pantano del genere. Tra tutti i coinvolti nell'operazione c'è la talpa e se è stata così brava da non farsi prendere per trent'anni vuol dire che sa come coprire le tracce. Sei un ottimo poliziotto Alec, credo tu sia il migliore, per me lo sei, e non ti abbandono contro un criminale del genere. Giochiamoci questa partita in due, okay?>>
Alec fissò il castano senza sapere cosa dire.
Un sorriso piegò le labbra di Magnus che annuì concorde.
<< Credo che ti servirà anche un aggancio ben informato se vuoi scavare tra i panni sporchi della PD, ci saranno molte cose che non ti verranno dette e molte che neanche loro sanno. Mio padre, lui si che è bravo a nascondere le tracce. Si, ti servirà qualcuno dal “lato oscuro” e guarda caso il sottoscritto è informatore con un bellissimo agente di collegamento. >>
Il moro rimase in silenzio, soppesando le parole dei due che gli parvero tanto sicure quanto impossibili da ignorare. Lo volevano aiutare, volevano indagare anche questo caso con lui, infilarsi, come aveva detto Simon, in questo nuovo pantano. Ad Alec sembrava molto più una palude infida piena di sabbie mobili, con tutti quei segreti, tutti quegli intrecci. Gli pareva di star vivendo un romanzo poliziesco, o magari uno di quelli che Isabelle leggeva da piccola, con gli intrighi di corte e gli amori segreti di principi ed eroi.
Solo che quello non era un libro, ma la realtà. Loro non erano personaggi fantastici, eroi e briganti, ma persone in cane ed ossa, che potevano morire e non avrebbero avuto un autore alle spalle pronto a correggere il tiro, tenendo il lettore con il fiato sospeso sino alla fine, quando il mago avrebbe salvato il cavaliere. Se fossero stati feriti solo la velocità dell'ambulanza nel raggiungerli e portarli in ospedale li avrebbe salvati.
Voleva davvero rischiare di far vivere tutto questo a quei due?
Inutile negare che ormai si era affezionato a loro. Simon lo conosceva da quando aveva sedici anni e lo aveva visto crescere, era uno di famiglia e Alec sapeva che sarebbe andato in capo al mondo per lui, che si sarebbe fatto sparare e che sarebbe morto pur di saperlo in salvo. Magnus… lui era un altro discorso. Era tecnicamente una di quelle persone che lui avrebbe dovuto arrestare eppure si era dimostrato proprio quello che spesso ci si dimentica essere un criminale: umano.
Magnus Bane era terribilmente umano, con le sue idee strampalate, le sue voglie assurde, i gusti eccentrici e le opinioni del tutto discutibili. Guidava male e passava con il rosso. Faceva battute sconce e beveva perché lo poteva fare. Si divertiva a prendere in giro il prossimo, faceva il forte e l'insensibile. Si arrabbiava perché il suo miglior amico era morto, voleva giustizia per lui. Si dimostrava completamente contrario alla giustizia, disinibito nei suoi confronti ed era la definizione primaria di “ostruzionismo”. Si bloccava davanti a casa del suo amico e rideva amareggiato della sua sfortuna, di quanto il fato fosse stato meschino con lui. Crollava, si sbriciolava sotto il peso di un lutto che non aveva potuto metabolizzare al meglio e che era stato improvviso, inaspettato.
Era così umano da far venire i brividi.
Chiuse gli occhi e si massaggiò le palpebre, facendo pressione sui bulbi che gli parvero quasi incandescenti.
<< Siete sicuri?>> sapeva la risposta ma voleva comunque sentirselo dire, poter ricordare quelle parole per dirsi, in un futuro momento, che non era completamente colpa sua, che ci si erano tirati dentro da soli più di quanto non avesse fatto lui all'inizio.
Le mani calde di Magnus gli si posarono sul volto, morbide come le sue erano state forse quando era bambino, con il piacevole contrasto tra il tepore dell'epidermide umida di sudore ed il fresco del metallo degli anelli. L'uomo gli tirò su il viso e non appena Alec aprì gli occhi si ritrovò davanti il ghigno pericoloso di Magnus Bane:

<< Oh, tesoro, non ti libererai di me così facilmente. Dico bene Steve?>>


 


 


 

Il primo passo era stato informare i ragazzi dell'Operazione Circle.
C'era stata qualche discussione sul fatto che suo padre ne avesse preso parte, che lo stesso valeva per Lucian e che poi, in un modo o nell'altro, anche Jocelyn e Maryse c'erano entrate. Peggio era stato quando Alec aveva dovuto dire a Simon che anche suo padre aveva fatto parte di quell'operazione, così come molti altri di cui si fidavano tutti ciecamente.
Magnus era stato impassibile ed irremovibile: voleva sapere l'alibi di ognuno di loro e a nulla erano valse le rassicurazioni che no, alcuni di loro non potevano proprio essere i mandanti.
Si erano così divisi i compiti: Simon e Magnus avrebbero indagato da casa del secondo, chiusi dentro e con una microcam nascosta sul pianerottolo e davanti alle entrate, per controllare chi si aggirava per quel palazzo e chi osava suonare alla porta del “sommo stregone di Brooklin”.
Sarebbero partiti dalle basi, le motivazioni che avevano spinto il Dipartimento ad avviare l'operazione e tutte quelle cose che, ad onor del vero, Alec già sapeva o reputava ovvie, forse grazie al suo lavoro, forse perché aveva già capito molto più di quanto non avrebbe voluto dai rapporti dei suoi genitori e dai loro appunti, dallo sguardo spento di suo padre nel parlare di Michael o in quello ancora ardente di rabbia per la perdita di Max di sua madre, dalla voce amareggiata di Imogen Herondale nel raccontare di suo figlio e suo nipote.
Accelerò il passo, schivando abilmente un'infermiera che correva verso di lui con un plico di fogli tra le mani. Si infilò nel primo ascensore che gli capitò ed attese con pazienza che facesse tutte le sue fermate prima di tonare indietro.
Controllò velocemente il telefono per vedere se sua sorella gli aveva risposto e se lo ricacciò in tasca sospirando sconfortato quando non vide nessuna notifica.
Era in ritardo anche quella volta, come sempre. Izzy aveva questa grandissima dote di far tardi per ogni singolo evento della sua vita che Alec, di tanto in tanto, con malignità e non senza poi sentirsi in colpa ed un pessimo fratello, si domanda quanti tir, quante auto, quanti incidenti o semplici scivolate che avrebbero potuto ammazzarla si era scampata Isabelle solo perché era in ritardo da tutta una vita.
Era successo quando aveva quattordici anni, Jace ne aveva quindici e lui era appena sedicenne e fresco di patente. Stavano aspettando Izzy in macchina, la chiave già inserita ed il motore acceso, mentre Jace si lamentava di quanto la sorella fosse lenta e lui gli ricordava quanto anche lui impiegasse nel prepararsi i tempi di una diva. Si era parcheggiato sul marciapiede opposto a quello di casa sua, già nella giusta direzione di marcia quando alla fine della strada, proprio sull'incrocio che ri- inmetteva il traffico nella via principale, un'utilitaria aveva bruciato uno stop e si era schiantata contro la coda di un camioncino.
Né lui né Jace avevano mai detto ad Isabelle che se fosse arrivata in tempo ci sarebbero stati loro al centro di quell'incrocio. Meglio non darle scusanti per il suo vergognoso ritardo.
Uscì dall'abitacolo e si diresse a passo di marcia verso la sala che gli era stata indicata, una piccola saletta d'aspetto con una parete a vetri da cui poté immediatamente individuare la chioma albina di Catarina Loss.
Aveva ottenuto i documenti sull'autopsia di Michael Wayland e Stephen Herondale, la Signora non aveva battuto ciglio a quella richiesta e si era limitata ad aprire un cassetto e tirar fuori le opportune cartelle, come se avesse solo atteso quel momento. Era stata invece più sorpresa quando aveva richiesto anche quelle di suo zio e del nipote della donna, ma ancora una volta non aveva fatto commenti e gli aveva comunicato che avrebbe fatto in modo di farglieli pervenire al più presto e da qualcuno di fidato.
Catarina, alla sua chiamata, era rimasta sorpresa e aveva fatto tutte le domande del caso. Alec era stato rapido e conciso: il caso di Ragnor era collegato ad un vecchio caso e se avesse scoperto qualcosa di nuovo su quello allora avrebbe sbloccato anche quello del suo amico. Gli ci era voluto un bel respiro e tanta buona volontà per raccontarle, seppur entro certi limiti, che il secondo caso coinvolgeva Asmodeus. Non era stato necessario spiegarle chi fosse. Non era stato necessario neanche chiederle un appuntamento, aveva proposto tutto lei.
Con Isabelle invece aveva parlato anche il giorno prima, quando i ragazzi erano piombati a casa sua. Aveva ben pensato che il parere di un medico legale sarebbe stato utile ed essenziale, che avrebbe notato quello che magari un'infermiera non era abituata a cercare e vedere, come tutti i segni post mortem e quelle cose lì.
Izzy era stata ben felice di aiutarlo, anche lei a patto di farsi spiegare cosa stesse succedendo ovviamente. Lei e Jace erano preoccupati per lui, per il suo lavoro, per il caso e anche per il fatto che avesse preso sotto sequestro Simon. Inutile dirle che non era sotto sequestro, così com'era stato inutile cercare di smuoverli e convincerli che andasse tutto bene. La ciliegina sulla torta era poi stato Max, che dall'alto dei suoi diciassette anni si era presentato a casa sua con la pizza e aveva annunciato che dovevano parlare. Tutti e quattro.
Alec si era trovato così, la sera precedente, seduto sul suo divano, dove solo poche ore prima era stato seduto Magnus in preda ad una crisi di nervi, a mangiare pizza e a sentirsi le prediche dei suoi fratelli che si preoccupavano per lui e non avrebbero accettato rispose semplici ed i “no comment”.
Aveva cercato di fargli capire che non poteva dirgli niente del caso ma ancora una volta non avevano demorso: erano figli di un poliziotto e di un avvocato, non poteva fregarli, sapevano perfettamente dove poteva fermarsi a raccontagli e dove poteva andar avanti.
Erano giunti ad un accordo alla fine ed Alexander aveva raccontato tutti i suoi tormenti da un paio di mesi a quella parte. Omettendo il giusto. Tipo tutte le uscite di Magnus ed il fatto che Simon rischiasse la vita ogni volta che il primo prendeva un qualunque mezzo.
Non era stato semplice raccontare di loro zio, di Michael e di come ne era uscito Robert, gli occhi di Max erano quasi schizzati fuori dalle orbite a sentire che il padre era caduto in depressione e Isabelle era rabbrividita a leggere la lista dei farmaci che erano stati prescritti non solo a lui ma a tutti i membri di quell'operazione.
Certo, questo spiegava molte cose, molte dinamiche tra i loro capi, ma non capivano ancora cosa ci fosse di losco e cosa gli interessasse a lui.
Solo allora Alec aveva accennato che qualcosa, in quei rapporti, non gli piaceva e che il giorno dopo sarebbe andato a richiedere i documenti dei deceduti. Jace aveva subito detto che in un qualunque momento, una chiamata, ma neanche, uno squillo, e lui sarebbe arrivato di corsa con la cavalleria. Max aveva giurato di tenere la bocca chiusa ma ti tendere le orecchie in casa, captare tutto ciò che dicevano i loro genitori e riferire. Quanto ad Iz, loro due avevano già un appuntamento per il giorno dopo.
Sorrise mesto a quel ricordo, i suoi fratelli erano sempre pronti ad aiutarlo in tutto, così come lo era lui. Non faticava minimamente ad ammetterlo, sarebbe morto per quei tre e avrebbe ucciso a sangue freddo, avrebbe probabilmente mentito e chissà cos'altro. Erano la sua roccia anche se non se ne rendevano conto, troppe volte Alec si era rimesso in piedi ed era andato avanti solo per loro, solo perché non li poteva mollare o dargli pesi, perché non voleva che passassero guai o avessero preoccupazioni di ogni sorta.
I suoi fratellini.
Si irritavano così tanto quando li chiamava in quel modo.
Il sorriso si allargò quando vide una chioma bruna spuntare dall'ascensore, la figura slanciata di Isabelle che ondeggiava sui tacchi alti, con quelle calze a righe che la facevano sembrare ancora più alta e filiforme.
Allungò un braccio per invogliarla ad abbracciarlo e lei non se lo fece ripetere due volte, lanciandosi tra le sue braccia e stringendolo forte come solo i Lightwood avevano la grazia di fare: quindi come un lottatore di Wraslig che sta per alzarti e farti una body slam rovesciata.

<< Sono tanto in ritardo?>>
<< Il solito Izzy, come minimo una trentina di minuti.>> la ragazza fece una smorfia, << Ma non ti preoccupare, ho detto a Catarina che ci saremo visti tra- cinque minuti.>>
La sorella gli diede un pugno leggero sul braccio, << Mi hai detto l'orario sbagliato!>>
<< Per farti arrivare in tempo. Catarina è un'infermiera, sta sacrificando la sua pausa per aiutarci, se fossi anche arrivata in ritardo sarebbe stato poco educato, non trovi?>>
Con un grugnito insofferente Isabelle non poté che dargli ragione e gli fece segno di andare, continuando a borbottare anche mentre lui abbozzava uno dei suoi sorrisi storti e faceva cenno a Catarina che fossero pronti.


 

Esaminare i referti medici di tutti i poliziotti coinvolti nel primo caso sarebbe stato troppo lungo e superfluo ma almeno per i principali dovevano impegnarsi.
Si divisero i compiti: Isabelle avrebbe analizzato i referti del patologo e Catarina quelli dei vari medici, aiutate entrambe da lui che si sarebbe destreggiato tra entrambe le cartelle.
Tristemente la cartella di suo padre era più piena di consulti psichiatrici che di medici di base, mentre quella di Luke e di Valentine vantavano indicazioni su eccessi di rabbia repressa e cose del genere.
Non c'era gran che su quel fronte ma l'infermiera si era rimessa ad esaminare ogni singola pagina di quei plichi e ad appuntarsi di tanto in tanto qualche informazione che le sembrava più importante o non le quadrava. Così come ad Izzy non quadravano alcune dinamiche della sparatoria: avevano letto i rapporti e si, è vero che erano sotto shock e che molti erano discordanti, ma c'era un semplicissimo problema di logistica che non capiva.

<< Cosa?>> le domandò Catarina alzando la testa dei suoi fascicoli e guardando con attenzione l'altra che scosse la testa.
<< Qui i referti indicano delle ferite che Herondale si sarebbe potuto procurare solo se avesse avanzato al centro della sala, ma il suo corpo è stato ritrovato dietro a delle casse.>>
<< Probabilmente i suoi compagni lo hanno ripreso e portato al sicuro, anche se non è servito a molto.>>
Alec annuì, << Si, ci sono delle tracce di sangue che conducono dietro alle casse.>> Sfogliò i fascicoli sino a trovare ciò che gli interessava, il verbale di Lucian, << Lo ha preso Luke e lo ha portato fuori dal raggio di fuoco. Le ferite erano troppo gravi, non si è salvato.>>
<< Che schifo.>> si lasciò sfuggire sua sorella guardando con disapprovazione le foto della scena del crimine, << Che schifo. Perché si deve morire per fare la cosa giusta?>>
<< Perché c'è chi vive facendo la cosa sbagliata, credo.>> le rispose mesto il giovane, togliendole con delicatezza la cartella di Michael di mano. Lesse le prime righe e poi aggrottò le sopracciglia.
Riprese al volo tutti i fogli che gli servivano e cominciò a leggerli attentamente, attirando l'attenzione delle due donne che si scambiarono uno sguardo interrogativo.
<< Che c'è?>> gli domandò la Loss.>>
<< Non va bene. I referti sono sbagliati.>>
<< I referti medici non sbagliano, c'è la documentazione fotografica.>>
<< Si, ma non sono concordi con i rapporti...>>
<< Erano nel mezzo di una sparatoria Alec, non credo che ricordino tutto alla perfezione.>>
Ma Alexander scosse la testa, << Non capisci Iz.>>
Lei alzò le mani al cielo e sbuffò esasperata. Erano lì da un'ora e non avevano concluso ancora nulla. << Illuminaci!>>
<< L'angolazione delle ferite. Michael deve essere stato colpito dall'alto- >>
<< Ci saranno stati cecchini arrampicati sui soppalchi. >> fece notare spiccia.
<< Gli dava le spalle Iz.>>
A quelle parole Catarina si drizzò di colpo ed Isabelle strappò i documenti di mano al fratello, esaminandoli e lasciando momentaneamente da parte quelli di Stephen Herondale su cui aveva lavorato sino a quel momento.
La videro leggere veloce ed attenta tutte le righe di quei fogli e poi irrigidirsi.
<< E' vero. Che dice il verbale?>>
<< Che lui, Valentine e Stephen sono andati avanti prima degli altri, che ci sono stati rumori di spari e che allora sono entrati tutti in gran carriera. Su quello di Valentine c'è scritto che ha visto Michael crollargli davanti agli occhi.>> Però ad Alec qualcosa non quadrava, insomma, come poteva non aver visto chi aveva sparato?
Isabelle chiese a Catarina quale fosse lo stato psicologico dei tre apri fila ma Alec non le stava più ascoltando. Fissava la foto del cadavere di Michael Wayland e si domandava come dovesse essersi sentito suo padre ad entrare in quel magazzino e trovarsi il suo miglior amico, suo fratello, steso morto sul pavimento sporco.
In un istante la chioma castana di Michael divenne quella bionda di Jace e al detective si gelò il sangue nelle vene. Poi lentamente quei capelli si scurirono e divennero la chioma scompigliata di Simon, gli occhiali rotti e lo sguardo vuoto. Era questo, questo era il mondo in cui stava trascinando il suo amico, sul campo, a rischio che si beccasse un proiettile perché qualche bastardo non voleva averlo tra i piedi.
Izzy annuì e commentò che con una simile situazione non poteva essere diversamente, che sicuramente erano tutti sotto shock in quel momento e che non dovevano essersene resi conto, magari erano stati loro e non l'avevano capito.
Non sapeva a cosa si riferisse ma non gli importava, continuava solo a fissare quel cadavere, a vedere Jace, Simon, Magnus e persino Max al posto del giovane Wayland, allora poco più grande di lui. Lo guardava con un intensità tale da vederselo sfocare davanti agli occhi.
Li chiuse e prese un respiro profondo.
No, a lui non sarebbe successo, avrebbe costretto quei due a portare il giubbotto antiproiettile anche in casa. Non avrebbe permesso che venissero feriti, che facessero la stessa fine di Michael e Stephen.
Le due intanto avevano accantonato i caduti del bliz e si erano concentrate sulle altre morti, quella da trauma cranico di suo zio, quella d'infarto di Malcom Lewis e quella in servizio di Will Herondale, anche se nessuna di loro aveva capito perché Alec ci tenesse tanto a rivedere anche i loro referti.
Alexander spostò lo sguardo da quelle foto alle donne davanti a lui, ripromettendosi che neanche loro si sarebbero fatte male in quella storia, nessuno ne sarebbe rimasto ferito. Anche se dubitava che entrambe avrebbero accettato di portare localizzatori gps e giubbotti antiproiettile sul lavoro, che sia per pura estetica come avrebbe asserito sua sorella o per comodità di movimenti come avrebbe detto la Loss. Doveva mettere entrambe sotto scorta forse? Si, forse l'avrebbe fatto, ne avrebbe parlato con la Signora. Anche se non avrebbe certo apprezzato la sua richiesta di kevlar per tutte quelle persone che non erano agenti.
Kevlar?
Ad Alec mancò il respiro e riportò gli occhi sulle foto. Le raggruppò tutte assieme e se le tenne strette nel fascicolo che aveva sulle gambe, per impedire alle sue gentili aiutanti di guardarle ancora e magari capire ciò che aveva capito lui.

Merda. Poteva andare peggio?


 


 


 

Ovviamente si.

   
 
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