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Autore: Rubina1970    01/12/2017    4 recensioni
In questa storia cercherò di dare spazio a tutti i personaggi. Che siate fans di Abel, di Arthur o di Lowell, prometto di dare la massima attenzione a tutti loro!
Il punto è: e se Georgie, alla fine del cartone, si fosse rimessa con Lowell?
Nell'anime, non si vede mai che s'innamori di qualcun altro, e anche se torna a casa coi Butman Brothers non per questo ne sceglie uno. Questo è uno dei motivi per cui il finale dell'anime non mi soddisfa.
Spero che la mia storia vi piaccia, ci saranno baci, lacrime e risate, e paesaggi che uno non si aspetta (tipo: che ci fa Georgie in Italia?!) ... e aspetto vostri commenti!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Altri, Arthur Butman, Georgie Gerald, Lowell Gray
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per tutto il giorno, Maristella continuò ad evitare Abel, ma questo non ci fece molto caso, convinto che si trattasse solo della ritrosia che lei aveva espresso, legata alla casa e non a lui. E un’altra giornata passò. L’atteggiamento di Maristella, però, era destinato a cambiare ben presto …
Quella sera, al crepuscolo, Abel uscì da solo a imbucare la posta. Avevano scritto molto, per comunicare agli amici la grande notizia della guarigione di Lowell. Venne sera e Abel non tornava. All’inizio non ci pensarono più di tanto, ma poi il ritardo aumentò. Maristella era indecisa tra l’essere preoccupata o sospettosa, perché in cuor suo temeva che il giovane si fosse fermato in qualche locale pubblico …
― Uff, ma com’è che Abel ancora non torna? Non vorrei che gli fosse successo qualcosa … ― Georgie guardava l’orologio a parete con insistenza, ― A te, Maristella, non ha detto niente?
― A me? No, perché a me?
― Oh … niente, è che state spesso insieme, ultimamente …
― Ma … non in particolare, direi … ― Maristella mise giù il ricamo e sperò di non arrossire, ma il suo orgoglio prese il sopravvento: ― Georgie, che vuoi, l’avete detto voi che è un marinaio, chissà chi avrà incontrato …
Si fermò di colpo: lei non era stata ufficialmente presente a quella conversazione! Non doveva mostrare di sapere certe cose, e il suo tentativo di sembrare indifferente intanto era fallito miseramente, come dimostrò l’intervento di Arthur:
― Dai, non dire così di lui … che c’è, avete litigato? – Arthur leggeva sprofondato in un divano e aveva ascoltato le due ragazze, mentre Maria no, perché intenta a commentare col Conte Gerard alcuni spartiti comprati da poco.
― No, perché?
Arthur si alzò e si avvicinò alla nervosa Maristella, sedendosi allo stesso tavolino e mettendosi a parlare piano:
― Scusami, lo so che non sono fatti miei, ma … mi sa che hai frainteso quello che dicevamo. Mio fratello non ha bisogno che lo difenda io, ma visto che sono stato io a parlare di lui per primo, devo difenderlo. Guarda che le cose che hai sentito erano tutto uno scherzo, volevamo solo prenderlo un po’ in giro, ma lui non è un ragazzo inaffidabile … In realtà, Abel è un uomo serio, forse Georgie non te lo può confermare perché è tanto che non lo vede, ma io lo so. Quando tiene a una persona ... nessuna lo può distrarre.
― Ah, ma anch’io la penso così, anche se non lo vedevo da tanto! – disse Georgie – In Australia, è vero, ebbe qualche avventura quando … Ma poi, a Londra, quando tu, Arthur, eri prigioniero dei Dangering, mi sono accorta che lui era diverso. Maturo, concentrato e comprensivo, ma che caro che è!
Georgie ora aveva la mente libera dall’angoscia dei giorni precedenti, e aveva osservato attentamente Arthur mentre parlava: lei ricordava che Maristella aveva detto di essere innamorata di Abel, e da come Arthur si esprimeva, intuì che il ragazzo sapeva qualcosa dei sentimenti del fratello. Se Arthur voleva parlar bene di Abel con Maristella, un motivo ci doveva pur essere! Nella sua mente si affacciò il pensiero di formare tutti una grande famiglia, ma si disse che stava correndo troppo! In effetti, Arthur aveva immaginato che Maristella corrispondesse suo fratello dal modo in cui Abel si era pronunciato durante il viaggio, e dal fatto che, in quei giorni, era stato di umore ottimo.
Maristella abbassò lo sguardo: credeva di aver nascosto alla famiglia la sua storia d’amore, e di aver capito tutto di Abel per aver ascoltato un pezzo di conversazione, ma forse aveva proprio sbagliato! Era stata frettolosa nel giudicarlo male, con lei era stato sempre un gentiluomo, e che le aveva detto Georgie di lui? Che era uno che amava con tutto se stesso!
― Arthur … sei gentile, grazie. – disse piano, senza alzare lo sguardo: ― E anche a te, Georgie. Speriamo che rientri presto …
Bussarono. Era il medico di famiglia dei Grey a Ischia, con una carrozza, nella quale c’era Abel. Con pochissime parole, il dottore spiegò che Abel doveva essere portato dentro con cautela, perché aveva due costole rotte!
In pochi secondi, la pace ritrovata di quella casa fu sconvolta. Arthur volle occuparsi da solo di sorreggere il fratello perché poteva essere sorretto da un lato solo. Il conte Gerard stava vicinissimo ai due per aiutare Arthur, casomai ce ne fosse stato bisogno, nel trasportare il giovane nella sua stanza che per fortuna era al pianterreno. Il medico controllava attentamente che il paziente non ricevesse scossoni e non facesse movimenti sbagliati, e intanto spiegava che aveva una doppia frattura e alcune contusioni (la più evidente era sullo zigomo), e che lui lo aveva incontrato provvidenzialmente perché il suo ambulatorio era a pochi passi dal luogo dell’aggressione. Georgie, Antonia, Maria e Maristella (pallidissima!) trasalirono al sentir parlare di aggressione.
― Ma dottore, non sarebbe stato meglio l’ospedale? Sono preoccupato! – indagò il Conte.
― Signor Conte, non ce n’è realmente bisogno, il Signor Butman aveva fretta di tornare a casa, e tutto sommato un trasporto breve è la cosa migliore. Con le dovute precauzioni, può benissimo essere curato qui.
― Ci dica che dobbiamo fare, dottore, e lo farò … lo faremo! – a parlare era stata Maristella.
― Non c’è granché da fare, deve stare tranquillo ed evitare assolutamente attività sportive e sforzi.
― Oh, tranquilli: non sto morendo, mi è capitato di peggio! – Abel sorrideva.
― Davvero?! – esclamò Maristella, incredula e inquieta.
― Che faccetta angosciata! Non farmi ridere, che non posso!
Non poteva nemmeno chiacchierare, perché tutte le signore dovettero uscire: il medico, il Conte e Arthur dovevano aiutarlo a spogliarsi per metterlo a letto. Era necessario fare piano perché il colpo più forte lo aveva preso sul petto, e questo gli rendeva difficili i movimenti. Quando ebbero finito, Maristella bussò per portare ad Abel dell’acqua, e loro la fecero entrare e uscirono.
Abel era disteso su dei comodi cuscini, coperto solo fino alla vita dalle lenzuola perché faceva già abbastanza caldo di per sé. Fu allora che Maristella notò una cicatrice sul suo petto, segno di uno squarcio che gli avevano fatto gli sgherri di Dangering quando a Londra lo avevano scambiato per “Cain”.
― Allora … è vero che ti è capitato di peggio in passato …
― Sì. Questa era una coltellata.
― Che cosa?! Ma quando, perché? Oddio, non sarai mica uno che attacca briga?
― Ahah! lo sono stato, un tempo … accidenti, non posso ridere … No, scherzo, non è per questo: quella volta mi avevano preso per Arthur, volevano aggredire lui …
― Volevano aggredire Arthur?!
― Sì … senti, è una lunga storia … se ti va, te la racconto un’altra volta …
― Oh, ma certo, sarai stanco, devi riposarti! Ciao, se ti serve qualche cosa … ― Maristella fece per andarsene, ma Abel la fermò prendendola per una mano.
― No, resta. Mi fa piacere …
Allora, la ragazza si sedette vicino a lui:
― Resto finché vuoi … ma non hai cenato, vuoi mangiare qualcosa?
― Sì, più tardi … grazie. Oh, senti, valeva la pena …
― Valeva … la pena?...
― Sì. Io so perché mi hanno aggredito.
― Non per derubarti?
― No. Dovevano essere dei tuoi “amici”, che ci hanno visto insieme e mi hanno voluto far capire che non erano contenti …
― Ti hanno picchiato … e così tanto, poi … per colpa mia?!
― Ma no, quale colpa, tu non c’entri se la gente è gelosa! E comunque, non li ho mica mandati via così, un po’ di pugni li ho dati pure io, per giustizia. Non mi pento di essermi fatto vedere con te, e lo rifarò!
Maristella si mise a piangere. Tutti i suoi problemi derivavano dalla gente che la soffocava fin da quando portava le trecce, ma era lei a sentirsi in colpa.
― No, non piangere! Perché piangi, se io sto bene e ti dico che non è niente?
― Non è vero … guarda là quello che ti hanno fatto! … ― Maristella stringeva e tormentava il fazzoletto già umido, ― E poi io non sono stata buona con te … tu sempre così caro con me … e io … sono colpevole, tu non lo sai …
― Che cos’hai fatto di grave, ultimamente? – Abel accarezzava una guancia arrossata della sua Maristella, e non riusciva proprio a credere che potesse essere colpevole di qualche cosa.
― Ho dubitato di te! Ecco! Che cosa brutta!...
― E perché? – Abel non se l’aspettava!
― Perché tu … sei così bello … tutte le ragazze che avrai conosciuto!, hai girato tutti i mari e i continenti … Arthur e Georgie dicevano che hai avuto tante donne … ― Abel rimase a bocca aperta, perché stentava a credere che i suoi fratelli avessero parlato così di lui con Maristella; – Tu sei sempre stato libero, e invece io non sono mai andata nemmeno sul continente, sono solo … una provinciale …
― E io un campagnolo! – Abel baciò una mano di Maristella e se la tenne sulla guancia, mentre lei, ora vicinissima al suo viso, lo guardava con degli occhioni da bambina, ancora umidi ― Io sono cresciuto in una fattoria, la gente come Lowell mi ha sempre creato un certo disagio … finché non l’ho conosciuto meglio, anche lui mi pareva un signorino, di un mondo troppo diverso dal mio. E a parte lui e il Conte, non sono molti i signori che riesco a sopportare, mi fanno impressione! Ma pensaci un momento! Tu parli Inglese e Francese, esci con l’ombrellino o col velo sul viso se c’è il sole, scommetto che sai anche leggere la musica! Invece guarda la mia mano: ― mise la mano aperta davanti a sé, e Maristella la guardò, poi con quella stessa mano riprese ad accarezzare quella di lei: ― … io ho lavorato la campagna e ho dormito in una stiva, su un’amaca, con altri trenta marinai che giocavano, scommettevano, e si faticavano la vita … Chi è il provinciale, alla fine?
― Io sono stata ingiusta e stupida perché sono gelosa … non mi era mai capitato …
― Oh, invece a me sì, ti capisco! Ma tu non sei mai stupida …
Maristella lo baciò sulle labbra, cogliendolo di sorpresa! Ora, lo conosceva molto meglio, e non lo vedeva più come un ragazzo ma come “un uomo serio”, come aveva detto Arthur. Dentro di sé, sentì che avrebbe voluto proteggerlo da tutto, desiderava abbracciarlo ma non poteva perché gli avrebbe fatto male, e allora continuò a baciarlo con dolcezza.
Quando s’interruppe un momento, sempre senza allontanare il viso dal suo, lo vide aprirsi in un sorriso felice:
― Mary … guarda che siamo in casa …
― Busseranno prima di entrare … ― sussurrò Maristella.
 
***
 
Un paio di giorni passarono lenti, nell’attesa che la convalescenza di Lowell gli permettesse di tornare a casa. Tutti parevano molto allegri, nell’estate che si era fatta dolce e leggermente ventilata, sotto un cielo tornato pulito. I contagi in città erano finiti! Come predetto, l’acqua aveva lavato via la malattia, e ora il vento di mare faceva il resto. Pareva di respirare per la prima volta dopo tanto tempo, anche se ovviamente sulla terraferma era ancora necessaria molta prudenza.
Ma sotto la calma apparente, qualcuno non era sereno. Dal momento in cui aveva recuperato la memoria, si sentiva come se le avessero rubato qualcosa. Ovviamente non era del tutto falso, perché le avevano preso tutti i gioielli, ma in realtà le avevano portato via un’altra cosa, ben diversa … Maria non aveva mai frequentato nessuno che le parlasse in modo brutale: Arwin e il Duca erano uomini orribili, ma con lei erano sempre stati affettuosissimi, e tutti gli altri si erano sempre comportati con garbo nei suoi confronti. A mala pena comprendeva quello che raccontavano i fatti di cronaca nera scritti sui giornali. Ma ora, di colpo, la violenza allo stato puro le si era scagliata contro, e non l’aveva distrutta (moralmente e fisicamente) per un miracolo. Lei era inerme contro i suoi aggressori, e per loro lei non era una persona da rispettare, ma solo un oggetto da sfruttare nel modo più conveniente. Sarebbe bastato così poco, a Snipes, per dare sfogo ai sui capricci più osceni … prima di ucciderla … Questa consapevolezza terribile si era nascosta nella sua memoria per un po’; poi però la memoria era tornata, e lei non poteva più sfuggire al terrore. Per questo non riusciva più a essere un’amante per Arthur: lui era un uomo, alla fin fine.
In cerca di pace, Maria passava molto tempo di fronte al mare. Come sempre, il mare la faceva sentire riconciliata con se stessa. Non era più il lago, dove si era sentita oppressa e confusa come mai nella vita! Ora le pareva di dover ricominciare a orientarsi nelle cose come una persona convalescente, alla quale i sapori sembrano nuovi e più forti, la luce più brillante, l’aria emozionante, dopo una lunga malattia. E che mare era quello! Non somigliava affatto al mare inglese, che di solito era spumoso ma grigio, sotto un cielo sempre inquieto. Questo mare pareva che ridesse, che si vestisse di tutti i generi di azzurro e verde per una festa, che la chiamasse con voce vivace e amichevole. Lo sognò, addirittura.
Maria sognò che si trovava in una terra strana, una specie di bosco circondato da montagne. Si mise il sole alle spalle e cominciò a muoversi nella direzione che le pareva più promettente, perché le si profilava davanti un avvallamento, forse una gola o un passaggio da dove avrebbe potuto vedere oltre. Seguendo l’unico sentiero che c’era, notò con stupore che la breccia davanti a lei si apriva, come se le prominenze montuose si spostassero allargandole la via. Fu così che, in un tempo brevissimo, si ritrovò a oltrepassare lo sbarramento che pareva alto e invalicabile, e subito scoprì di essere in un posto tutt’altro che montano.
Ora, nel sogno, camminava lungo una spiaggia deserta e assolata, una lingua di sabbia chiarissima delimitata da una folta vegetazione con palme alte e cespugli. Non sentiva il bisogno delle scarpe e del cappello, e se li tolse. Camminava con leggerezza, la sabbia era piacevole e si sentiva curiosa e al sicuro; e dopo un po’ scorse Arthur che faceva il bagno a una certa distanza, e la chiamava dall’acqua:
― Maria! Vieni, dai!
― Ma … in acqua? … così?
― Sì, fai come me!
Arthur emerse col busto, scoperto e scintillante al sole. Poi le diede le spalle e prese a nuotare. A Maria pareva un delfino, come li aveva visti in Grecia: era forte, lucente e sicuro. Si accorse che era entrata in acqua abbastanza da bagnarsi tutta la gonna color malva, e allora lo chiamò:
― Arthur, dove vai? Aspettami, sto arrivando!
Su di loro, si sentivano i gabbiani e basta, insieme alle onde. Arthur si voltò e tornò velocemente verso di lei, poi bagnato com’era l’abbracciò. Maria provò un brivido che la svegliò: quel contatto era troppo intenso per poter dormire! Si rese conto di essere molto emozionata, perché lui nel sogno era bello e desiderabile in un modo che lei non ricordava neanche più. Lontano, nel silenzio, sentì un’onda che si arricciava nella baia, e intanto allungò una mano per cercare Arthur: lui era sempre lì, che dormiva, e questo la rese stranamente felice.


 
Ex-city-girl by Kika777
 

Nota dell'Autrice: Ecco il mio capitoletto. Spero che i miei fedeli e cari lettori mi perdoneranno il ritardo, ma questo autunno si è rivelato abbastanza denso di complicazioni. Intanto, la fanart: è ancora una volta della cara Kika777, che mi ha fornito anche l'ispirazione per alcune parti del sogno di Maria. Grazie Kika, non sai che bello vedere che mi segui così e m'incoraggi, e poi i tuoi disegni sono sempre più belli!
Poi, il capitolo, che ha preso forma anche sulle reazioni di Sissi1978 al mio capitolo precedente: Sissi, io spero di aver addolcito Maristella al punto giusto, ma la cosa importante è che mi hai stimolato molto. Grazie a te ho capito meglio la dimensione che dovevo dare alla storia di Abel. E casomai qualcuno se lo stesse chiedendo, no: Maristella e Abel in questo capitolo non fanno l'amore XD !
A tutti i miei amici e lettori, due parole ancora. In questo capitolo più che mai mi rendo conto che la mia scrittura sta inevitabilmente tornando ad una forma un po' più forbita; io all'inizio per questa storia mi ero data un target molto giovane e volevo mantenermi su capitoli brevi e linguaggio semplice ma efficace. No, non c'è stato verso. Mi dispiace se qualcuno lo trova fastidioso, ma il fatto è che io non ce la faccio a scrivere di un sequestro di persona e poi ignorare le conseguenze psicologiche, e queste per me richiedono una certa complessità anche nell'espressione. Un po' come è successo con gli Harry Potter (a
lla faccia della modestia!), una storia cominciata con romanzi brevi per ragazzi poi è diventata tutta un'altra cosa.
Infine, grazie ancora una volta. Non sarò frequente negli aggiornamenti, ma non abbandonerò mai le mie storie né voi. Grazie di cuore, sinceramente, e felicissimo fine settimana!

 
  
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