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Autore: Kseniya    01/12/2017    5 recensioni
[...]Il suo sguardo scivolò sulle mani di Julia.
Il tempo si fermò.
Avvertì i primi ed inconfondibili sintomi dell'infarto.
No, un momento... era troppo giovane per un attacco di cuore.
O forse no. Diamine, che importanza aveva?
SpecialGuests: Kai Hiwatari - Mao Cheng.
Genere: Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Julia Fernandez, Yuri
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ .♥ LE CINQUE FASI DI UNA GRAVIDANZA. ~

4.
Fase tre: i momenti per Lei&Lui e la Vendetta di Boris.


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L'intangibile legge matematica delle relazioni impone che – appurato l'arrivo di un bebè – le attenzioni ricadano solamente alla mamma in dolce attesa. E che, inevitabilmente, quelle piccole e piacevoli sfaccettature di un rapporto, quali le coccole ed il sesso, passino in secondo piano, aumentando lo stress del futuro padre. Non a caso, vi erano state delle discussioni tra Julia e Yuri; ma, ironia della sorte, a mendicare più interesse, era stata proprio la madrilena. Ella era convinta che, il freddo e temuto capitano della NeoBorg, avesse cominciato a trascurarla, trattandola quasi come una macchina sforna-figli anziché come una moglie. Ed iraconda aveva accusato il russo di essere un insensibile pezzo di ghiaccio capace solamente di mandare fuori ogni controllo i suoi nervi già poco stabili per via della gravidanza.
Così, sebbene avesse parecchie remore a riguardo, quella domenica Yuri aveva deciso di dedicarla completamente a Julia. Dopo aver pranzato in uno dei ristoranti più rinomati di Mosca, si concessero di passeggiare in serenità in un grande parco ai piedi del Teatro Bolshoi. Successivamente a svariati tentativi da parte della spagnola di camminare mano nella mano (richiesta non esaudita da Yuri, in quanto non reputava strettamente necessario dare effusioni d'amore in pubblico), avevano optato per sedersi su una panchina ad ammirare il tramonto.
«Vedi? Quando vuoi, sai essere un bravo marito.»
Julia si divertì a punzecchiare Yuri, esattamente come era solita fare. Perché il loro amore non era composto da parole sdolcinate e da gesti smielati, bensì da sorrisi e momenti speciali condivisi tacitamente. Perché entrambi esprimevano quanto immenso sentimento bramassero l'uno per l'altra attraverso lo sguardo. Un solo e semplice sguardo. Tutto espresso con un battito di ciglia, con un movimento specifico del corpo. Le parole, oramai, erano divenute superflue.
Anche se...
«Stavo pensando ad una cosa.» disse Julia con la testa appoggiata alla spalla del russo.
Questi si voltò in sua direzione, quel poco che bastava per poterla guardare negli occhi. In quegli splendidi occhi verdi, gli stessi occhi che, anni prima, lo rapirono.
«A che cosa?» le chiese.
«Non hai mai detto di amarmi.»
Yuri rimase in silenzio, non sapendo che cosa rispondere. Julia si drizzò con la schiena, posando le mani sul pancione e guardandolo stranita. Il cuore le mancò di un battito e la mente si ristrinse ad un subbuglio di immagini confuse.
Forse lui, in verità, non l'aveva mai amata e questo timore favorì a gettarla in un baratro di paranoie agghiaccianti. Sentì la terra mancarle sotto i piedi, come a precipitare nell'infinità del buio senza fine.
«Certe cose non c'è bisogno di dirle, si dimostrano.» rispose poi Yuri, lasciando scivolare lo sguardo prima sul ventre tondo e sporgente di Julia e poi sul suo volto.
Lei gli stava dando la possibilità di vivere realmente, di scoprire i doni di una vita normale e priva di terribili torture. L'infanzia passata, grazie a lei, ora si era tramutata in un lontano ricordo. Sbiadito dal tempo, sostituito dalle emozioni che soltanto Julia era riuscita a fargli provare.
«Sì, ma... tante volte ho paura che non sia così.»
Yuri corrugò le sopracciglia, confuso.
«Ti ho sposata, stiamo per avere un bambino... queste sono prove intangibili.»
Julia annuì, ma senza riuscire a nascondere la delusione del momento. Yuri capì tutto.
Sorrise divertito.
«Cos'è, vuoi sentirtelo dire?»
Lei si irrigidì. «No, figurati!»
Il russo rincarò la dose. «Sicura?»
Le guance di Julia avvamparono di calore. In imbarazzo e a disagio, si mosse con irruenza sulla panchina. Malgrado gli anni trascorsi insieme, Yuri era ancora capace di andare a toccare proprio quei nervi scoperti che la mandavano in crisi. Non si capacitava di come ci riuscisse, semplicemente sapeva di amare quella tipica caratteristica di suo marito. L'anima simile ad uno specchio attraverso il quale Yuri sapeva coglierne ogni sfumatura, facendola sentire parte indissolubile di lui.
Tornò a guardarlo negli occhi, in quell'azzurro freddo ma che sapeva esprimere anche calore. Un calore disarmante, in grado di lasciar cedere ogni difesa.
E Julia, per questo, si sentiva di poter essere se stessa con lui. Senza freni, senza vie di mezzo.
Libera di amarlo.
«Forse.» ammise infine.
Yuri sorrise ancora, per poi sporgersi vicino al suo viso. Le loro labbra si sfiorarono.
«Io ti...»
Il cuore di Julia picchiò violentemente in petto.
Avvertì l'eco dei battiti.
Tum, tum, tum...
«...preparo qualcosa per cena, stasera. Così non potrai più lamentarti, va bene?»
Spalancò gli occhi, incredula. Si stava prendendo gioco di lei.
«Sei uno stronzo!»
Yuri rise di gusto, scattando in piedi e chinandosi in terra per raccogliere della neve. L'appallottolò con le mani prive di protezioni o di guanti, senza avvertirne il fastidioso freddo. Poi la lanciò in direzione di Julia, centrandole la faccia.
Questa, arrabbiata, grugnì qualcosa di incomprensibile.
«¡Eres solo un maldito ruso!» esordì in seguito, alzandosi anche lei dalla panchina e raggiungendolo con un'espressione minacciosa dipinta in volto. Afferrò il cappuccio della giacca di Yuri e lo tirò verso di sé, facendogli perdere l'equilibrio e spingendolo in terra.
Yuri mostrò il disappunto di quel gesto attraverso lo sguardo. Il viso contratto in un'espressione imbronciata, come se avesse subito un torto imperdonabile. Julia, al contrario, ridacchiò soddisfatta, quando venne tirata verso il terreno. Si ritrovò a cavalcioni sul marito, avvertendo il leggero tepore delle sue labbra appoggiate alle proprie. Yuri la baciò dolcemente, mostrandole un sorriso tanto bello quanto indecifrabile. Quel gesto, difatti, aveva mille significati e solo lei poteva conoscerne l'origine dettata dai loro cuori ardenti e colmi d'amore. Ed il peso di quegli anni passati cercando di capire i silenzi di lui, le sue frasi lasciate a metà e le parole non pronunciate ma dimostrate, di colpo svanì. Perché Julia, ora più che mai, ricordò quale era stato il motivo che la spinse ad innamorarsi del russo. E mai nella vita fu tanto sicura delle proprie scelte.
Rimasero in quella posizione per poco, ma ad entrambi sembrò che il tempo si fosse fermato, rimanendo proteso sullo stesso secondo all'infinito.
Tutti e due fermi ad ammirare l'uno la bellezza dell'altra.
Yuri appoggiò una mano sulla pancia di Julia, per poi sporgersi a baciarla.
Fu allora che comprese quanto realmente fosse importante per lui.


Il telefono squillò, rispose nell'immediato.
«Stiamo tornando a casa.» disse l'altro, «Allora vuoi procedere?»
«Certo, voglio vendetta!»
«Bene, allora ti avviso quando sarà il momento.»
«D'accordo.»
Chiuse la telefonata, fumando gli ultimi tiri di sigaretta.
Gli angoli della sua bocca si curvarono all'insù, originando un sorriso sinistro.


Quando si misero a letto, Julia si accomodò sul petto di Yuri. Questi accese la televisione in attesa della nuova puntata di The Walking Dead[
1]. La madrilena, non esattamente un'amante della serie, brontolò contrariata per poi essere ignorata come se niente fosse successo. A quel punto si accigliò, cominciando ad infastidire il russo: si puntellò sui gomiti, avvicinando il viso al suo e coprendogli la visuale. Yuri riuscì solamente ad intravedere la mazza da baseball di Negan volteggiare per aria.
«Ti sposti, per favore?» chiese, seccato. Cercò a tastoni sul letto il telecomando, provando a mettere in pausa. Julia, però, non gli lasciò il tempo necessario per farlo.
«Sai, si potrebbe fare dell'altro anziché guardare mandrie di zombie sbudellati...»
Inarcò un sopracciglio, confuso.
«Cioè?»
Lei lasciò spazio all'interpretazione, scoprendosi un poco il seno dalla camicetta del pigiama. Il suo sguardo divenne inequivocabile, lasciando intendere perfettamente le sue intenzioni. Superato il primo trimestre della gravidanza, Julia si sentiva al massimo dello splendore: il seno era rigoglioso, la pelle più morbida e i capelli fluenti. Il desiderio era tornato forte come non mai, sebbene non fosse mancato neanche nei mesi precedenti.
Lo baciò e lui, preso dal momento, la lasciò fare. Quando, ad un tratto, la sua attenzione fu catturata altrove: gli altoparlanti della televisione sprigionarono gli inconfondibili suoni e rumori di una sparatoria, spingendo il russo a riaprire gli occhi e a guardare le immagini trasmesse. Rick, finalmente, aveva deciso di ribellarsi alla tirannia di Negan, aprendo il fuoco contro una delle basi operative dell'antagonista. Erano mesi che aspettava questo momento!
Prese Julia per le spalle e la spostò poco più in la. Lei gli tirò una gomitata, ma fu nuovamente ignorata. Daryl schioccò una freccia con la sua famigerata balestra, centrando la testa di uno zombie che si era avvicinato minacciosamente a lui e al suo gruppo. Amava quella serie televisiva, non poteva proprio farne a meno.
«Non ho parole.»
«Finiscila.» rispose Yuri, con ben poco garbo. «Tu mi hai costretto ad intere settimane di astinenza per quella cagata di Paso Adelante[
2].»
«Beh, tu lo stai facendo da quattro mesi!»
Riuscì finalmente a mettere in pausa, voltandosi verso di lei.
«Sei incinta.»
«E quindi?»
«E'... strano.»
Julia scosse la testa, incapiente. «Vuoi deciderti a spiegarti una volta per tutte?» lo incitò poi, sbuffando e sistemandosi la frangia con una passata rapida di mano.
«Avanti, Julia!» esclamò, esasperato e a disagio. «E' come se lo facessimo davanti a lui!»
La madrilena sobbalzò, ritrovandosi semi-seduta sul letto. Scacciò le coperte con irruenza, decisa ad alzarsi. Si rifiutò di credere alle proprie orecchie: dopo tutti quei mesi a lasciarsi logorare dalle più atroci paranoie, aveva finalmente scoperto il motivo per il quale Yuri non la toccava da tempo. La gravidanza.
Dannazione, perché non gliene aveva parlato subito? L'insofferenza che bramava per il mutismo di suo marito era giunto a limite.
«Huevon!» sbraitò, «Cabeza de Choto!»
Yuri l'afferrò per un polso, riportandola a sé.
«Che cosa hai detto?» seguitò a domandare.
«Meglio che tu non lo sappia!»
Il russo si spazientì e lo dimostrò attraverso lo sguardo, divenuto più freddo del solito.
«Si può sapere qual è il tuo problema?!»
«E hai anche il coraggio di chiedermelo?!»
«Ti comporti da pazza! Tutto quello che dico è un pretesto per farmi gridare contro.»
«Perché non mi hai parlato subito della questione? Hai idea di quali pensieri mi sia fatta?!»
«Non mi hai mai chiesto di parlarne.»
«E quindi?! Devo tirartele fuori di bocca tutte le sante volte?!»
Stavano praticamente urlando, la vicina del piano di sopra picchiò qualcosa sul pavimento in segno di protesta. Julia alzò gli occhi al soffitto.
«Adesso mi sente quella rompi palle!»
E così dicendo, riprovò a rialzarsi. Yuri le teneva ancora il polso stretto in una mano. Lo sentì esitare, ma poi la presa incrementò di forza. Si voltò per guardarlo e dopo essersi osservati in silenzio, le sorrise beffardo. Le prometteva l'inferno.
Dopotutto sentiva una mancanza atroce di lei, del suo corpo. Del suo respiro ridotto ad un soffio a labbra socchiuse. Delle sue mani intente a stringergli la schiena.
Julia sentì il cuore salirle in gola. Chiuse gli occhi, respirando a fondo.
«Che cosa c'è?» domandò, ancora in collera con lui. Tuttavia quel suo sorriso fu sufficiente ad incrementare il desiderio che aveva preso a bruciarle dentro. Nel corpo, nell'anima. Amava il suo sorriso, quella linea di denti bianchi e perfetti che gli contornavano la bocca.
Si impose di non cedere, non così presto. Lui l'aveva tenuta a stecchetto per tutto quel tempo senza degnarla di una motivazione, pertanto decise che era giunto il momento di fargliela pagare. Sollevò il capo in segno di sfida, sostenendo il suo sguardo.
Ma in quello di Yuri si celava la fierezza di chi non aveva mai abbassato la testa, di chi, in un modo o nell'altro, sarebbe riuscito ad ottenere quanto ambito e prestabilito. Non c'era competizione che tenesse, perché lui avrebbe sempre avuto la meglio.
«E' assurdo che tu non voglia fare l'amore con me per il bambino. Lui non si accorge di niente.»
«Okay.»
«Okay?! Tutto qui?»
Lui non le disse nulla, la baciò. La sfiorò tra le cosce e – sebbene fosse ancora vestita – si accorse di essere particolarmente sensibile alle sue carezze. Avevano entrambi imparato a conoscere i propri corpi e Yuri sapeva quali corde toccare, senza aver paura di spingersi oltre il lecito. Così da sempre, fin dalla prima volta.
«E adesso che cosa fai?» domandò in un sussurro.
«Sssshhh...»
Julia si morse le labbra, distendendosi e lasciandosi sfilare i pantaloni. Trattenne il respiro quando lo sentì scostarle le mutande ed entrare in lei con le dita. Chiuse gli occhi, abbandonando lateralmente la testa. Dio, quanto le era mancato!
Poi percepì una porta sbattere con un suono secco, come se qualcuno l'avesse chiusa con foga. Spalancò gli occhi, irrigidendosi.
«Cosa è stato?»
Il rumore proveniva dall'ingresso. Yuri sospirò e si passò una mano tra i capelli.
Dannazione, la sua inopportunità non ha limiti...” pensò, alzandosi dal letto.
«Vado a controllare.» disse, uscendo dalla camera ed accedendo la luce della sala.
Tutto sembrava in ordine, ma lui in realtà conosceva l'origine di tutto quel trambusto.
Se prima la cosa poteva apparirgli divertente, ora un senso di disturbo lo attraversò.

 

Yuri appurò che non vi fosse nessuno e niente di strano in casa, così tornò a letto. Julia lo fissava con occhi colmi di terrore. La coperta tirata fin sopra la testa, le braccia strette sul pancione quasi a volerlo proteggere da eventuali pericoli e la luce del comodino lasciata di proposito accesa.
«Hai controllato?» chiese, rimanendo ferma dov'era.
Il russo si accomodò sui cuscini morbidi, sistemandoli al meglio sotto la nuca e coprendosi a sua volta. Cominciò a fargli male la schiena, ritrovandosi a stare scomodo su quel materasso. Maledì la signorina del centro commerciale che, tempo addietro, lo convinse ad acquistarne uno di una marca prodotta da un'azienda a lui sconosciuta. Arguì che, in verità, quando cercano di venderti qualcosa ad un prezzo stracciato, è perché ti vogliono fregare. E con quel pensiero, oramai rassegnato all'idea di non riuscire a guardare The Walking Dead, fece per spegnere la luce.
Julia sbucò da sotto le coperte, andandogli vicino e avvinghiandosi a lui come una piovra.
«Allora? Mi vuoi rispondere?»
Yuri rinvenne dai suoi pensieri, voltandosi in sua direzione.
«Non c'era niente. Sarà stata la corrente.»
La madrilena sembrò pensarci su, poi domandò: «Le finestre sono tutte chiuse?»
«Sciosci[
3], rilassati!» rispose lui, «Chi vuoi che ci sia in casa?!»
«Non è normale che la porta di casa sbatta all'improvviso!»
«Ma, come ti ho già detto, ho controllato e non c'era nessuno.»
Ma Julia proprio non ne voleva sapere di calmarsi, allertata com'era da quell'insolita sensazione d'ansia che aveva preso a tormentarla. Si strinse maggiormente a Yuri, come a voler cercare un riparo sicuro in lui.
«E se fosse un fantasma?» azzardò, pentendosene poco dopo: lo sguardo del marito parlava da sé.
«Adesso cominci a preoccuparmi.» asserì, incredulo. «Non ricominciare con questa storia del sovrannaturale, non puoi credere a certe stronzate.»
«E chi ti dice che lo siano? Non puoi saperlo.»
«Julia, per favore!»
«Dico solo che è strano, okay? La porta ha sbattuto.»
Yuri sbatté le mani sul materasso, spazientito. Sbuffò e si girò dall'altra parte, spegnendo la luce – gesto inutile, perché fu riaccesa poco dopo da Julia.
Questa si tirò su a sedere, lo scosse per una spalla.
«Cosa c'è adesso?!»
Gli mostrò un sorriso raggiante, a trentadue denti.
«Non è che ti andrebbe di...» lasciò la frase in sospeso di proposito per potersi riavvicinare a lui, con fare sensuale e provocatorio. Gli accarezzò il viso. «...di riprendere da dove eravamo rimasti?»
Yuri, in un primo momento, non rispose: si guardò intorno con circospezione, chiedendosi se quello fosse il momento opportuno per lasciarsi andare. Sapeva cosa stava per accadere e l'idea di essere interrotto proprio sul più bello non lo entusiasmava. Tuttavia nutrì le remota speranza che, per una dannata volta, le cose sarebbero potute filare lisce senza troppe complicazioni.
L'accolse tra le braccia, attraendola a sé con un bacio. La guardò negli occhi.
«Sei sicura che il bambino non senta niente?»
Julia annuì con convinzione. «Certamente! Smettila con queste remore, sembri mio nonno!»
«Come sarebbe a dire?»
«Queste paturnie se le facevano ai tempi della seconda guerra mondiale, aggiornati.»
Il russo decise di non perdere ulteriore tempo, tanto oramai il danno era fatto. Ed in fondo, al diavolo, ne aveva una gran voglia anche lui!
Le sfilò le mutande, accarezzandola tra le cosce, dritto al centro del suo piacere e del suo desiderio. Julia gettò il capo all'indietro, gli occhi socchiusi per via del piacere improvviso ma ancora rivolti a lui. Distendendosi su un fianco, lo invitò a raggiungerla alle spalle. Lo sentì abbassarsi i pantaloni e avvertì la punta del suo membro eretto sfiorarla. Trattenne il respiro, lui se ne accorse e sorrise.
«Respira.» le sussurrò ad un orecchio, baciandole il collo.
Julia scosse la testa, sospirando. «Hai idea di quanto mi sia mancato?»
«Anche a me.»
Affondò in lei, finalmente. Il cuore, frenetico, scalpitò ad entrambi in petto.
Con dolcezza e delicatezza si baciarono. L'uno con il respiro accelerato sulle labbra dell'altra. Andarono avanti così per un'ora, poi per un'altra ancora... finché non si addormentarono stanchi in un abbraccio.

 

Per Boris le cose non andarono come programmato: quando si era intrufolato furtivamente nell'appartamento di Yuri e Julia, si era imbattuto nel gatto di quest'ultima. Pedro, animaletto peloso e carino tanto quanto dispettoso ed impiccione, lo aveva osservato piazzare i microfoni e l'apparecchiatura audio per tutto il tempo. Si era strofinato sulle sue gambe con insistenza, fino a quando, senza accorgersene, il russo gli pestò la coda. Il gatto, di conseguenza, emise un miagolio di protesta, attaccandosi con le unghie ad una sua gamba e sfregiandogli la pelle. Boris a stento riuscì a trattenere un urlo, maledicendo Pedro e lanciandogli contro un cuscino.
«Odio i gatti...» mormorò, tenendo la torcia intrappolata tra i denti e piazzando l'ultimo microfono vicino alla porta della camera. Si irrigidì nell'udire il letto cigolare e dei gemiti provenire dall'interno.
"Eppure lo sapeva che sarei venuto qui stanotte..." pensò, allontanandosi e cercando di scacciare via dalla mente l'immagine del suo capitano in procinto di fare certe cose.
Bleah!
Decise, tuttavia, di lasciargli godere quel momento e di attuare il suo piano più tardi.
Pedro lo seguì fino all'ingresso, guardandolo incuriosito.
Sospirò, piegandosi sulle ginocchia e prendendolo in braccio.
«Cosa vuoi, ruffiano? Le coccole?»
Ritornò in casa sua in compagnia del gatto, aspettando il momento propizio per agire e mettere in pratica la sua vendetta.

 

"JULIAAAA!"
Si risvegliò di soprassalto, il respiro corto ed accelerato, lo sguardo che saettò in ogni angolo della stanza. Si soffermò agli angoli dell'armadio, poi passò alla finestra. Tutto sembrava nella norma, eppure la sensazione di aver sentito qualcuno gridare il suo nome le aggravò in petto come un macigno piombatole addosso. Guardò Yuri dormire al suo fianco, avvolto tra le coperte. Il viso rilassato, la bocca semi-aperta ad indicare il sonno profondo.
Cercò di tranquillizzarsi, stendendosi nuovamente e provando a riaddormentarsi. Probabilmente se lo era solo immaginata. Chiuse gli occhi.
"AAAAAAAAAHHHHH...!"
La madrilena sobbalzò urlando, afferrando Yuri per una spalla e conficcandogli le unghie nella pelle. Questo si svegliò di colpo.
«Oh mio Dio! Hai sentito?!»
«Tu sei pazza.» borbottò il russo con voce impastata e confusa. «Che cosa c'è adesso? Ti viene da vomitare?»
Lei, per tutta risposta, gli assestò una gomitata sullo stomaco.
«Cretino!» gli disse, «Vuoi dirmi che non l'hai sentita?»
Yuri si strofinò gli occhi, rinvenendo dallo stato confusionale dettato dal dormiveglia.
«Che cosa avrei dovuto sentire?»
Julia si agitò sul letto, sembrava nervosa. Prese a tirarsi i lembi della camicetta del pigiama.«Una voce che gridava il mio nome! E poi faceva "aaaaaahhhh!"»
Yuri trattenne a stento una risata, non poteva credere alle proprie orecchie. Guardò la moglie come se fosse stata pazza.
«Com'è che faceva?!» susseguì a chiedere, divertito e sorridendo come un ebete.
Lei, questa volta, lo colpì con il cuscino.
«Mi prendi per il culo?!»
«Rimettiti a dormire, dai.»
E così dicendo, si voltò dall'altra parte. Julia, sebbene fosse infastidita dalla sua incredibile insensibilità, lo imitò, sperando di non doversi risvegliare ancora.
Ma...
"JULIAAAAAAAA!"
Si immobilizzò per la paura.
«Non dirmi che non l'hai sentita, adesso.»
Yuri sbuffò. «La vuoi smettere?»
«Io non sono pazza! E' impossibile che tu non senta questa voce!»
«Sì, va bene...»
«Vaffanculo!»
Silenzio. Amato e tanto desiderato silenzio.
Yuri si riaddormentò, ma Julia rimase vigile ed attenta ad ogni rumore. Distinse il rombo dei motori delle macchine sfrecciare sulla strada, il ticchettio emesso dalla sveglia sul comodino e la televisione ad alto volume del vicino di casa sordo. Lesse l'ora: le tre e un quarto di notte. L'indomani mattina si sarebbe dovuta svegliare presto, recarsi all'ospedale e fare le visite e gli accertamenti di routine. Si rigirò tormentata nel letto, sentendo il cuore battere all'impazzata in petto. Allungò una mano ed afferrò la bottiglia d'acqua, bevendone due sorsi e riappoggiandola sul pavimento.
Tutto taceva.
Abbracciò il cuscino, chiudendo gli occhi e rilassandosi.
Yuri mugugnò qualcosa a proposito del lavoro, di pratiche rimaste in sospeso e da sistemare. Lo ignorò, consapevole che, con tutta probabilità, stava parlando nel sonno come di consueto.
"OOOOOOOHHHH...!"
«Madre de Dios!!!» gridò, scendendo rapidamente dal letto. «Yuriiiiiiiii!»
Questi, per l'ennesima volta, si risvegliò.
«Merda!» esclamò, iracondo. «Adesso ti sopprimo!»
«Yuriiiii!» piagnucolò lei, «Ti prego, fai qualcosa!»
«Sì, e che cosa? Chiamo un esorcista?!»
«Andiamo in albergo, piuttosto! Io qui non ci voglio stare!»
Il russo scalciò via le coperte, alzandosi in piedi e uscendo dalla camera. Julia lo seguì, stringendosi nelle spalle e sentendo la pelle accapponarsi.
«Dove stai andando?» gli chiese.
«A fumare.» rispose lapidario e seccato al coltempo lui, accendendo la luce della cucina. «Quindi torna in camera e...»
Si bloccò, di colpo. Uno dei fornelli era acceso. La fiammella si muoveva agitata dal vento proveniente dalla finestra lasciata aperta.
«Ma che diavolo...»
Si avvicinò e lo spense, girando l'apposita manovella. Cercò il pacchetto di sigarette, mostrando le spalle alla moglie e nascondendole il sorrisetto divertito che aveva preso forma sulle sue labbra. Boris stava dando il meglio di sé.
«Questo come lo spieghi, eh?!» ripartì alla carica Julia, camminando istericamente lungo la cucina. A momenti si formò un solco sotto di lei.
Yuri prese tra le dita una sigaretta.
«Torna a letto, fa male il fumo passivo al bambino.»
«Motivo per il quale dovresti deciderti a smett...»
La televisione si era accesa all'improvviso, senza che nessuno dei due toccasse niente.
Julia sentì le gambe tremare, a stento riuscì a reggersi in piedi. Stava per avere un mancamento.
«Dios mìo! Dios mìo!»
Si avvicinò al mobile TV in sala, staccando la presa di corrente ed accertandosi che il monitor si spegnesse. Yuri si coprì la bocca con una mano, non ce la faceva più.
Era giunto il momento di intervenire, così disse: «L'agente immobiliare aveva ragione, allora...»
Julia spalancò gli occhi. Un brivido le attraversò la schiena.
«Di che cosa stai parlando?!»
Appoggiato al davanzale della finestra, scrollò le spalle con indifferenza. Si inumidì le labbra con la lingua, guardandola dritta negli occhi.
«Niente di che...» fece in seguito, «Mi aveva raccontato di un proprietario precedente che si era suicidato proprio nella nostra sala, sparandosi un colpo in bocca.»
«Che cosa?!»
«Sì, si dice che fosse depresso a causa della moglie.» proseguì, gli occhi ancora fissi e fermi su quelli di lei. «Era morta assassinata e lui non riusciva a darsi pace.»
Julia alzò le mani in segno di resa, convinta a non voler sapere ulteriori dettagli di quella tragica vicenda. Le venne freddo, all'improvviso. E, superstiziosa com'era, ipotizzò la presenza di un fantasma proprio lì, vicino a loro. Si guardò intorno, a disagio e sempre più spaventata. «Ehilà..?» fece, titubante. «C'è un fantasma tra noi?»
Yuri dovette coprirsi la faccia un'altra volta, quella situazione si stava rivelando più divertente del previsto.  E proprio quando stava per rivelare a Julia dello scherzo, una figura incappucciata di bianco sbucò da dietro al divano 
«Buuuuuaaaaaaaaaaahhhh!!!»
Julia saltò in aria, letteralmente. Balzò da terra per lo spavento, afferrando la prima cosa che le capitasse a portata di mano: una scopa, abbandonata contro la parete adiacente. La usò per colpire il presunto fantasma, dritto sulla testa. Più e più volte, facendolo stramazzare sul pavimento. Il lenzuolo si scostò, mostrando i lineamenti del viso di Boris. La madrilena rimase in silenzio ad osservarlo, confusa ed incapiente. Yuri, nel frattempo, scoppiò in una fragorosa risata, avvicinandosi ai due e constatando le condizioni dell'amico: sembrava essere svenuto.
«Tu... tu...» riuscì solamente a dire, paonazza in volto per la collera. Tremeva.
Il russo trascinò Boris sul divano, continuando a ridacchiare beatamente. Ciò favorì ad incrementare ulteriormente la rabbia della moglie che, in piedi affianco a lui con la scopa ancora in mano, lo picchiò senza pietà.
«Hijo de...» si trattenne, consapevole che quell'insulto sarebbe stato troppo pesante da riferire proprio al marito. Ma dovette sforzarsi, perché la ragione era andata a farsi benedire. «Siete due merde! Questa non te la perdono!»
Yuri la guardò, in silenzio. Le sue guance si gonfiarono, poi scoppiò a ridere per l'ennesima volta.
«Stasera dormirai sul divano! Non ti rivolgerò mai più la parola!»
Detto ciò, si avviò attraverso ampie falcate in camera da letto. Si richiuse la porta alle spalle, sbattendola con irruenza. Poi si lasciò ricadere stancamente sul letto, avvolgendosi tra le coperte calde con il viso imbronciato. Ma, alla fine, un sorriso prese forma sulle sue labbra.
«Che bastardi...»

 

[1]The Walking Dead: è una serie TV tratta dal fumetto di R. Kirkman, ambientata in un mondo post-apocalittico dove la sopravvivenza è all'ordine del giorno. Mandrie di zombie occupano l'intero pianeta, ma non sono il vero pericolo. Perché le persone, quando si tratta di vivere, sono pronte a tutto, anche a commettere orribili crimini.
Negan, Rick e Daryl (nominati nel paragrafo) sono personaggi della suddetta serie.

[2]Paso Adelante: è una serie TV spagnola, venne trasmessa per la prima volta nel lontano 2004 e terminò nel 2006. La storia è più che altro incentrata su alcuni dei personaggi che frequentano la più prestigiosa scuola di ballo e recitazione di Madrid.

[
3]Sciosci: non ha un vero e proprio significato, me lo sono inventata sul momento XD. Avevo bisogno di un nomignolo che non fosse il solito e sdolcinato "amore", così, di getto, ho scritto la prima parola che mi è venuta in mente XD.


NdA: Ed eccomi di nuovo qui! :D 
Che stronzi che sono stati Yuri e Boris in questo capitolo XD... prendersi gioco in questo modo di una povera donna incinta diventata insopportabile solo a causa degli ormoni... beh, direi che un pochino se l'è meritato u_ù. L'idea è nata da uno scherzo che fecero dei miei amici alla sottoscritta qualche anno fa: non era stato organizzato nello stesso modo, ma il succo del discorso è lo stesso -___-... inoltre, qualche settimana fa, c'è stato un servizio de "Le Iene" che parlava per l'appunto di uno scherzo simile fatto ad Elenoire Casalegno. Insomma, riflettendoci, ho pensato che sarebbe stato divertente vedere Julia spaventata e alla mercé di quei due bastardoni di russi XD. Spero di avervi strappato un sorriso, almeno! :D
Il disegno che vedete ad inizio pagina è di mio pugno: non sono mai stata un granché in queste cose, lo so ^w^'' ma ho pensato di pubblicarlo lo stesso, giusto come decorazione del capitolo.
Ho ancora due fasi da scrivere, la quattro e la cinque, ma sono indecisa sul da farsi. Quindi, se avete idee, non fatevi scrupoli a propormele=). Che cosa vi piacerebbe leggere nei capitoli successivi? Non siate timide, fatevi avanti! :D
Detto questo, ringrazio tutte le persone che mi hanno seguita fin qui:
Grazie a RedBluePincaAkyPinPadmeElysabeth Lady 

Siete la mia forza!! :D
Un abbraccio a tutti,
Pich. 

P.S. L'avvertenza "Lime" è stata corretta in "Lemon".
Per quanto concerne il rating, chiedo a voi: viste le descrizioni di questo capitolo, dovrei alzarlo a rosso? Fatemi sapere.

 

   
 
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