Anime & Manga > Caro fratello
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Autore: Miss_Moonlight    01/12/2017    1 recensioni
Con questo racconto, ho voluto proseguire il manga di Ryioko Ikeda, "Oniisama e" ("Caro Fratello"), dunque segue gli avvenimenti del fumetto, non quelli dell'anime (cartone animato).
Rei Asaka (Saint Just) pare essersi suicidata, mentre Kaoru Orihara è morta di cancro, due anni dopo il matrimonio con Takehiko Henmi e la loro partenza per la Germania.
La storia del manga era ambientata verso la fine degli anni Settanta, dunque, nel mio racconto, siamo negli anni Ottanta.
La pubblicherò a capitoli ma non farò attendere molto; ho finito il racconto, lo sto solo ricopiando a pc (dato che a me piace scrivere su carta :) )
Se qualcuno leggerà e ed avesse voglia di scrivermi un commento, mi farebbe piacere!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Fukiko Ichinomiya, Mariko Shinobu, Nanako Misonoo, Rei Asaka, Takehiko Henmi
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Threesome
Capitoli:
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Il sabato della settimana successiva era un giorno freddo, forse il più freddo dell'autunno, fino ad allora, anche se il primo della settimana ad essere senza pioggia.
I giorni successivi al vernissage, erano volati per Fukiko.
Il suo fidanzato era arrivato lunedì, nel pomeriggio, con due giorni d'anticipo rispetto all'atteso, sconvolgendole i programmi.
Anche Takashi era tornato, reclamando la compagnia di Mariko, dunque Fukiko aveva dovuto mettere da parte i suoi pensieri e dedicarsi alla galleria, oltre che al futuro marito.
Fu così che, dal giorno del vernissage, non aveva più visto, né sentito Nana.
Quel sabato, Fukiko e Mariko erano andate a pranzo insieme, per staccare un po' dal notevole flusso di visitatori che la nuova esposizione aveva portato, soprattutto quel giorno.
“Come sono stanca! E stasera Takashi vuole che andiamo tutti in quel posto nuovo, fuori città...” Si lamentò la Sekiya, appoggiandosi allo schienale della sedia.
“Quale posto?” Chiese Fukiko, distrattamente.
“Quello di cui parla da un po', dove suonano musica classica dal vivo, mentre si mangia e le portate pare siano abbinate alle sonate...”
“Ah, sì, sembra molto interessante…”
“Indubbiamente ma, ultimamente, ho fatto tardi diverse volte e sono provata… Non sono abituata!”
Fukiko la guardò con fare sospettoso, alzando un sopracciglio.
“No, aspetta, che stai pensando? – Si affrettò ad aggiungere Mariko – Sono uscita con Nana, anche ieri. Non ho bevuto più, però, eh! Io l'ho imparata la lezione...”
“E lei?” Chiese l'Ichinomiya, questa volta più interessata.
“...Non so se dovrei parlarne con te...”
“Con chi dovresti parlarne, altrimenti? Non siamo, forse, come parenti, ormai?”
“Sì, è vero… Solo che immagino lei non vorrebbe io ti dicessi certe cose… O che le dicessi in generale… Ma, vedi, è così diversa… Certo, si cambia, ma… Sono preoccupata per lei. Sembra tranquilla ma non credo lo sia. Beve molto e frequenta persone che...”
“Che persone?”
“Mah, degli uomini… Erano con noi ieri. Mi sembravano omosessuali ma avevano con lei un atteggiamento molto confidenziale… Non voglio fare la bigotta, sono cresciuta anch'io ma, insomma… Chi sono questi? È qui da poco, non ha fatto in tempo a conoscerli bene… Hanno bevuto molto anche loro, come lei e sembravano su di giri...”
“Cos'avete fatto?”
“Io niente! Avevo specificato che non avrei voluto fare tardi, così mi hanno riportata a casa prima di mezzanotte.”
“E loro?”
“Hanno detto avrebbero proseguito la serata in un club...”
“Pensi Misonoo faccia uso di qualche sostanza?”
“Nanako? No, non credo proprio, con quel che è successo a Saint Just...”
Fukiko abbassò lo sguardo sul proprio piatto.
“Per certi versi, però, me la ricorda – continuò la Sekiya – Non vorrei… volesse fare come lei...”
“Ti riferisci a..?”
“No, aspetta, non intendevo..! Non a quei livelli ma è molto sofferente...”
“Credi che sia così tormentata perché pensa ancora a mia sorella?”
“È proprio quello che temo.”

“Nanako! C'è la signora Bu… Bur… Una signora francese, penso. Chiede di te, ha detto 'università' e 'conferenza' e poi parlava in francese...”
Nana andò alla cornetta, alquanto spiazzata.
*Chi mai..? E come hanno fatto ad avere questo numero?* Si chiese.
“Ciao cherie. Continua a parlare francese. Non far scoprire che sono io.”
“Lady..?!”
“Shh. Parla francese.”
“Oui. Mais, qu'est ce que c'est histoire?”
“Ho una proposta ma ti prego di non interrompermi finché non avrò finito. Ça vais bien?”
“Ça vais.”
“Domani devo partire per Londra; devo assolutamente presenziare ad un'inaugurazione a nome della mia famiglia. Non ti annoio con i dettagli. Tu dì che, dalla tua università di Parigi, ti hanno chiesto di andare ad una conferenza di tre giorni che si terrà da lunedì, in qualche città qua vicino e che ti hanno chiesto di recensirla e tradurla… Insomma, dato che sanno che sei qui… E verrai con me.”
“Mais, c'est n'est pa possible! C'est absurd! Oh, no, je ne peux pas!”
Nana era quasi sconvolta dalla proposta ricevuta.
“Verrò con l'autista, alle 15. Si fermerà nella via precedente all'angolo. Ricordati il passaporto. Non serve che tu porti cose, potrai comprarle lì.”
E Fukiko riattaccò.
Nana non seppe nemmeno formulare un pensiero, per minuti interi.
Poi, ripeté alla mamma la storia che aveva inventato Fukiko, aggiungendo che non voleva andare, per non lasciarla tre giorni sola.
“Non esiste, non esiste che tu perda questa splendida occasione! Non te lo permetterò.” La mamma non voleva sentire ragioni.
“Almeno, facciamo venire qua la signora Yazu, per questi giorni...” Pregò Nana.
“Va bene. Adesso la chiamo.”

Il giorno seguente, domenica, Nana trovò, come stabilito, la macchina degli Ichinomiya ad aspettarla.
L'autista scese e le mise la valigia nel bagagliaio, poi la fece salire dietro, accanto a Fukiko.
“Perché hai la valigia? Ti avevo detto di prendere tutto là. Sarai mia ospite in tutto, ovviamente.” Esordì quest'ultima.
“Io non capisco...” Nana non celò la sua perplessità.
“Sei mai stata a Londra?”
“No...”
“E allora? Lì è pieno di questi… darks...” Aggiunse Fukiko, con tono spiritosamente canzonatorio.
Nana fece una smorfia di disappunto, così l'Ichinomiya rincarò la dose: “Londra non è la ville bohemienne che è la tua Parigi ma ha dei lati affascinanti...”

Poco dopo, le due erano su un boing, in prima classe.
Durante il viaggio, parlarono a mala pena, seppur esso fosse alquanto lungo.
C'era un imbarazzante gelo tra di loro, il timore di aprire un possibile conflitto impediva ad entrambe di comunicare.
“Il mio impegno è martedì, dunque, quel giorno, dovrò lasciarti sola ma l'albergo ci fornirà un autista che ti porterà a vedere la città.” Spiegò Fukiko.
“Ti ringrazio ma non ce n'è bisogno, sono abituata a viaggiare con i mezzi pubblici.”
“Perché non approfittarne? Io ho sempre l'autista.”
“Veniamo da mondi diversi, Lady Miya.”
“Sì ma ora sei ospite nel mio mondo. Non fare la scontrosa… Possiamo passare dei bei giorni.”
Nana riflettè. *Ha ragione, perché avrei accettato, altrimenti?*
“...E non sarebbe ora di smetterla di chiamarmi Lady Miya? Non lo fa più nessuno, dalle superiori...”
Nana si voltò a guardarla in viso: Fukiko sorrideva, sembrava quasi… rassicurante.
“Va bene, farò la brava, signora Ichinomiya.” Rispose, concludendo con un sorrisetto furbo.
Un brivido percorse Fukiko. *È così da Rei, questa malizia…*

Quando arrivarono davanti al sontuoso Savoy Hotel, nel cuore di Londra, Nana restò a bocca aperta.
“Ho prenotato due camere che trovo molto graziose. Sono comunicanti ed hanno la vista sul Tamigi, uno dei paesaggi che amo, nella Londra odierna.” Spiegò Fukiko.
Nana non poté di certo biasimarla quando vide la propria camera: era ampia, luminosa, arredata in stile decò e, soprattutto, con una grande vetrata che dava sul famoso fiume.
La Misonoo sospirò di meraviglia e, senza riflettere, uscì di corsa dalla propria stanza, per raggiungere Fukiko nella sua. Bussò con impeto e l'altra aprì subito.
“È meravigliosa! Si vedono il fiume e la ruota panoramica – esclamò, entusiasta – È meraviglioso. Perché? Perché fai questo per me?”
Fukiko la guardò, la osservò. *Ora mi ricorda la ragazzina che era quando l'ho conosciuta.* Rifletté.
“Sono contenta che ti piaccia. Vedrai, la città ti rivelerà diversi luoghi di romantica e decadente bellezza, che valgono la pena di essere visti. Domattina sii pronta per le otto e l'autista ti porterà nel maggior numero di posti. Aspetta, chiedo una guida ed una mappa...” Parlò l'Ichinomiya, in modo quasi formale.
“Tu sarai impegnata tutto il giorno?"
“Sì ma dopocena...”
“Per il dopocena scelgo io il programma, va bene? Intendo, posso non rifiutare quest'avventura nel tuo mondo a patto che ti faccia un giro nel mio anche tu.”
“Cosa hai in mente?”
“Lo scoprirai nel momento giusto, intanto...”
“Intanto, c'è stasera. Che ne dici di rinfrescarci, dopodiché cenare nella sala da pranzo dell'hotel? La cucina inglese non è delle migliori, per usare un eufemismo ma, qui, non sono mai rimasta delusa.”
“As you suggest, Madame.” Quindi Nana fece un inchino e si ritirò nella sua stanza.
Uscì sul terrazzino. L'aria era fredda e l'imbrunire avanzato ma il trovarsi in un luogo così speciale, rendeva imperdibile ogni sguardo al panorama.
Nana si accorse delle proprie lacrime solo quando un paio le caddero sulla mano, appoggiata alla ringhiera.
Se le asciugò.
*Se tu fossi qui… Se fossimo qui insieme, Saint Just…*

Quando Fukiko fu pronta, bussò alla porta comunicante; la Misonoo le aprì.
*Spero che non noti i miei occhi di pianto...* Pensò.
Fukiko indossava una lunga gonna nera ed una camicia bianca, abbottonata fino al collo.
“Come sei bella, così semplice e nobile...” Si ritrovò a dire, Nana, senza filtri.
“Oh… Ti ringrazio… – Replicò l'Ichinomiya, sorpresa – Vedo che il completo ti piace, ne sono contenta.” Aggiunse, notando che la Misonoo aveva indossato il regalo che le aveva fatto in occasione della mostra.
“Non avevo mai avuto un capo del genere...” Rispose Nana.
“Puoi fare un po' di shopping, domani, se vuoi...”
“Signora Ichinomiya, lei esagera! Vuole mettermi in imbarazzo?”
“Va bene, va bene. Andiamo a cena. Ma ricordatelo...”

A tavola, Fukiko scelse, da esperta, portate e vino e Nana pensò che il suo modo di farlo fosse molto diverso da quello di Mariko – agitato, entusiasta. Fukiko le sembrò misurata e consapevole, padrona della situazione e delle scelte.
Parlarono delle pietanze, dell'hotel, di Londra…
“A Parigi sei mai stata?” Chiese Nana, mentre versava del vino all'altra.
“No, mai. È una delle poche grandi capitali europee che non ho visitato...”
“Che ti perdi!” *Forse non ci è andata perché era per eccellenza il luogo da sogno di Saint Just?*
“Dovevamo andarci con i miei genitori ma, poi, mia madre si è ammalata e, poco dopo, è morta...” Fukiko si zittì e si fece cupa.
“Tuo padre, invece, quando è venuto a mancare?” Osò chiedere Nana.
“Quasi quattro anni fa. Ha fatto un infarto mentre si faceva trapiantare i capelli.”
“Veramente??”
“Sì. È ridicolo, lo so...”
“No, non mi permetterei mai...”
“Beh, lo è. Tutta la vita a pensare principalmente a sé stesso e la morte per eccesso di edonismo...”
*È la prima volta che mi racconta qualcosa della sua vita… Com'è diversa dalla Lady Miya che ricordavo…* Rifletté la Misonoo. “Con me, mio padre era sempre stato presente, è stato un genitore meraviglioso, anche se, lo saprai, non ero la sua figlia biologica. Anche lui è morto per un infarto improvviso… Ho fatto appena in tempo a vederlo… Era già incosciente ma credo si sia accorto della mia presenza… Lo spero...”
“Sono certa che sapeva quanto lo ami…”
Nana sospirò, appesantita. “Non lo so. Non sono stata una brava figlia, negli ultimi anni. Sono stata un'egoista, un'ingrata, a sparire come ho fatto… Oh, perdonami! – La Misonoo riemerse dai suoi pensieri ad alta voce – Non volevo rendere la conversazione pesante.”
“No, no, mi fa piacere tu mi parli di te….”
Un sorriso fievole apparve sul volto di Nana. “Torniamo ai viaggi, per favore… Qual è il luogo che hai amato di più? Il tuo posto preferito?”
Fukiko scrutò il volto della Misonoo, bevve un sorso di vino e rispose: “Nonostante abbia visto molti luoghi meravigliosi, il mio posto preferito è casa mia. O, meglio, la tenuta estiva, che mi riporta agli anni della spensieratezza.”
Sul volto di Nana comparve un'espressione attonita. “Pensi al passato con gioia?” Chiese.
“Non a tutto il passato ma all'infanzia, sì. Ci sono cose, poi, che… Cose per cui ho il terrore di essermi giocate l'anima.”
Nana fu percorsa da un brivido, mentre finiva l'ultimo bicchiere della seconda bottiglia della serata.
Dato che non rispose, Fukiko aggiunse: “Vorrei poter rimediare al mio errore più grande – quindi allungò le mani sul tavolo, per prendere quelle dell'altra – Vorrei darle tutto, essere la sorella che meritava di avere...”
Nana sentì di nuovo le lacrime batterle agli occhi.
Si alzò.
“È meglio vada in camera. Scusami.” Disse e si allontanò, lasciando l'Ichinomiya sola, seduta al tavolo.

Nana si chiuse alle spalle la porta della propria stanza e vi si appoggiò con la schiena.
*È per come la trattava Lady Miya che Saint Just non c'è più. È lei che l'ha distrutta… Cosa ci faccio io, qui? Perché sono venuta qui, con lei?*
Toc – toc.
“Nana… – Fukiko parlò dall'altra parte della porta – Fammi entrare… Per favore.”
Nana aprì, era in lacrime.
L'Ichinomiya entrò.
“Non volevo finisse in quel modo… Ho bisogno che tu mi creda… Nanako...”
La Misonoo alzò gli occhi, per guardare Fukiko. Anche lei aveva le lacrime agli occhi.
“Non volevo… che lei… si...”
Nana non le lasciò finire la frase, le tappò la bocca con una mano. “Ti credo.” Le disse.
Fukiko le prese il viso tra le mani, le accarezzò i capelli e le guance.
Nana le diede un bacio sul palmo della mano sinistra e cercò di mostrare un piccolo e triste sorriso.
“Dormiamo. – Esordì Fukiko – Domani sarò una giornata molto piena, per entrambe.”
“Sì, buonanotte. E buona fortuna per domani.”
“Grazie, darling. A te buona gita.”
“Fukiko… Grazie, di tutto questo.”

   
 
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