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Autore: JanineRyan    02/12/2017    2 recensioni
Non sono tanto brava nelle intro, ma proverò comunque...
E se il viaggio verso il Monte Fato fosse stato differente? E se la compagnia fosse stata di undici membri e non nove?
Insieme agli originari membri della Compagnia dell'Anello ne faranno parte anche due guerriere elfiche: Estryd e Alhena, figlie di Elrond di Gran Burrone.
Genere: Avventura, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Boromir, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed ecco il penultimo capitolo!
Buona lettura e lasciate un commento ;)
 

Una leggera brezza autunnale di Gondor entrava dalla finestra spalancata e, soffiando, sfiorava il viso di Estryd, muovendole i capelli che le ricadevano come fili sulla fronte. Era sveglia già da alcuni minuti ma non aveva voglia di aprire gli occhi; il letto era così soffice e le lenzuola profumavano di pulito, credeva fosse un sogno... mosse le dita di entrambe le mani: non era un sogno... sorrise; aveva dimenticato quanto potesse essere bello riposare su un materasso e con un cuscino!
“Dorme ancora...?”
La voce familiare di sua sorella Alhena raggiunse le sue orecchie... si sentì sollevata sapendola viva... dischiuse gli occhi quel poco che bastava per intravedere le figure di altre tre persone oltre la sorella... la luce, che filtrava dalle tende, illuminava le sagome dei tre.
“Non ancora... dorme da due giorni ormai. Inizio ad essere preoccupato...”
Un balzo al cuore: Boromir!
Cercò di alzarsi a sedere, ma era ancora indolenzita e non riuscì a muoversi. Tossì, nel tentativo di attirare la loro attenzione... i quattro si voltarono, accanto a Boromir scorse i suoi fratelli, Elladan ed Elrohir... Estryd cercò di abbozzare un sorriso ma subito Boromir si gettò su di lei, abbracciandola. La lontananza era stata pesante per entrambi.
“Boromir...” sussurrò lei con il poco fiato che aveva, baciandolo.
Sentiva il suo cuore esploderle nel petto; era qui, erano di nuovo insieme e ogni cosa da quel giorno sarebbe andata per il meglio.
Incrociando lo sguardo grigio dell’uomo, Estryd sorrise colma di gioia... non riusciva a trattenere la felicità che provava in quel momento!
“Boromir io...” iniziò a dire, ma la interruppe.
“Lo so... lo so amore mio...” disse, sfiorandole il ventre. “Sono così felice!” continuò, abbracciandola nuovamente.
“Sarò padre...” sussurrò Boromir all’orecchio dell’amata, mentre si immaginava già la sua vita  insieme alla sua famiglia. Vedeva un futuro roseo davanti a sé... un figlio era ciò che aveva sempre desiderato... e poi avrebbe avuto lei; Estryd...
Dietro i due, i tre fratelli guardavano la scena. Alhena, il capo posato contro il petto di Elrohir, era felice per la sorella, non smetteva di sorridere; meritava questa gioia.
Quando Gandalf e le aquile aveva portato Frodo, Sam, Estryd ed Elrohir, era stata subito visitata dai migliori guaritori di Minas Tirith, perfino Gandalf aveva usato la propria magia nel tentativo di dar sollievo alla giovane elfa... ma lei continuava a dormire... erano stati in pena per lei per giorni. Sembrava che la bruna fosse svenuta; le fatiche del viaggio l’avevano provata al punto tale d’averla condotta a un passo dalla morte.
Boromir era stato il primo ad accorrere al suo capezzale e, quando aveva saputo che era viva e stava riposando, non si era mosso. La osservava riposare giorno e notte, mangiava al suo fianco e, le poche ore di sonno che si concedeva, le passava al suo fianco... temeva per la vita dell’elfa e di suo figlio. Controllava che continuasse a respirare, osservava il soffice lenzuolo muoversi ad ogni suo respiro.
“È stato al tuo fianco per tutto il tempo.” disse Alhena, avvicinandosi al letto, dalla parte opposta dove si trovava Boromir.
Si accomodò accanto alla sorella e le sorrise: “Ci hai fatto preoccupare.”
Estryd guardò la bionda; aveva dei graffi sul viso, ma erano già quasi guariti. Accorgendosi dove lo sguardo della sorella si era soffermato, Alhena sorrise e, scuotendo il capo, disse: “Non preoccuparti... sto bene... stiamo tutti bene... Frodo si è svegliato ieri pomeriggio, anche lui ha dormito molto... e, grazie a Sam, anche Elrohir sta bene... il veleno era più forte di quello che pensava, ma le erbe hanno fatto il loro dovere... anche Aragorn e Legolas stanno bene...”
“Domani arriverà nostro padre.” s’intromise Elladan, seguendo i passi di Alhena. “Aragorn ha rivendicato il suo trono e, tra due giorni, sarà incoronato Re di Gondor.”
Estryd guardò i fratelli, i volti amici che aveva sempre portato nel suo cuore... era andato tutto bene. Erano sopravvissuti, tutti loro. Ancora non ci credeva... aveva la testa piena di mille domande da far loro... voleva sapere com’era stata la battaglia e voleva ogni dettaglio del loro viaggio che li aveva condotti fino a Minas Tirith... le sue domande avrebbero trovato risposta ma, in quel momento, l’unica cosa che davvero le importava era Boromir e il loro bambino.
“Ti lasciamo riposare... ci vedremo più tardi... stasera sono in programma dei festeggiamenti.” esclamò Alhena, baciando la sorella sulla fronte prima di uscire dalla camera, insieme ai fratelli.

I giardini di Minas Tirith avevano mantenuto la loro bellezza, la guerra non era giunta a loro e le aiuole erano fiorite... piante di lavanda erano cresciute ricogliose, nell’aria c’era un profumo dolce.
Alhena e i suoi fratelli percorsero una via ciottolata di bianco e, passando tra i fiori e alcune piccole piantine verdi, raggiunsero Aragorn e Legolas che stavano discorrendo seduti all’ombra di un antico ulivo.
“Estryd si è svegliata....” annunciò Alhena, piena di entusiasmo, accomodandosi accanto agli amici.
Entrambi sorrisero, felici delle nuove.
“Stavamo parlando proprio di lei... la consideravamo una cosa insolita... ad ogni modo, attendiamo l’arrivo di Lady Galadriel, saremo tutti più tranquilli dopo che l’avrà visitata... sicuramente se ha un male nascosto lo saprà curare.” convenne Aragorn.
“Giungerà anche mio padre in serata.” s’intromise Legolas, guardando attentamente la bionda nel tentativo di carpire la sua reazione alla notizia. Ma, sorprendendosi, non vedi in lei alcun turbamento... continuò a guardare il cielo, persa nei suoi pensieri... Legolas desiderò conoscerli, sapere se lei lo pensava, se lei lo considerava ancora un amico... sosprirò; quando Alhena avrebbe saputo la verità riguardo la bugia da lui detta, ogni cosa sarebbe di certo cambiata tra loro... non escludeva un rifiuto totale della bionda.
“Stò valutando di partite per le Terre Immortali...”
Tutti guardarono Alhena che, sforzandosi di sorridere, continuò: “Non credo di aver ragioni per restare... o almeno non così tante come quelle che mi spingerebbero a partire... durante gli anni lontana da Gran Burrone ho sempre desiderato partire... e questi mesi, nonostante abbia trovato amici straordinari, so di lasciare tutti voi in ottime mani...”
“Ci hai riflettuto?!” domandò Legolas allarmato.
“Si. Molto, in questi mesi... quando ci siamo incrociati a Moria io stavo per recarmi ai Porti Grigi... ma non ho potuto partire... sentivo che dovevo restare... rivedere mia sorella... mi ha fatta desistere... ma ormai...”
Fece un’altra pausa e, abbassando lo sguardo per non mostrare le lacrime che inumidivano i suoi occhi, continuò: “Mi manca la mamma... voglio rivederla e sapere che ora sta bene...”
Elladan abbracciò la sorella. Lui non sarebbe partito; aveva deciso di restare a Gran Burrone e regnare al posto del padre, insieme al fratello. Elrond, già da tempo, aveva in programma di lasciare la Terra di Mezzo... il suo popolo sarebbe stato in ottime mani sotto la guida dei suoi figli e, ormai, con la disfatta di Sauron, era per lui giunto il momento di ricongiungersi all’amata.
“Mi mancherai tantissimo...” le sussurrò Elladan, era legato alla bionda; più rispetto alle altre sorelle.
“Non essere in pena per me, fratello mio. Ci rivedremo... ne sono certa!” rispose lei, con un filo di voce e le lacrime sulle guance.

Il crepuscolo tinse i cieli di un viola intenso, le nubi che per secoli avevano coperto Mordor erano svanite, lasciando all’orizzonte solo la catena montuosa di Ephel Dúath. Il palazzo di Minas Tirith era illuminato a giorno, grandi falò erano stati accesi nei giardini, disposti in fila per guidare gli ospiti verso il grande portone del palazzo.  Anche nella sala principale, dove si stava tenendo un ricco banchetto e dei balli, diverse candele erano state accese.
Mentre si stavano sistemando gli ultimi dettagli prima dell’inizio della serata, Alhena ed Estryd erano nella camera da letto di quest’ultima. La bionda spazzolava i lunghi capelli bruni della sorella poi, posando la spazzola, iniziò a intrecciarli utilizzando anche alcuni nastri verdi ricamati con perline bianche.
Alhena era taciturna e, nonostante Estryd cercasse di capire cosa turbasse la sorella, ogni suo tentativo era vano.
“Alhena...” disse, voltandosi.
I suoi capelli scivolarono tra le dita dell’elfa che, sbuffò: “Avevo quasi finito...”
“Non importa... e in ogni caso detesto le trecce...” convenne Estryd, sciogliendo anche quel poco che restava del lavoro della sorella.
“Sei preoccupata.” esclamò, guardando Alhena. “E non fingere di non esserlo perché sei trasparente ai miei occhi... cosa ti pesa sul cuore?”
La bionda scese dal letto sul quale erano sedute e, avvicinandosi allo specchio vicino ad un armadio, osservò la sua immagine. L’abito che portava le era stato donato da Aragorn per l’occasione; color crema e con dettagli vermigli.
Estryd raggiunse la sorella e, fermandosi alle sue spalle, l'abbracciò.
“Guardaci... siamo così diverse da quando tutto ha avuto inizio...” fece una pausa e, ponendosi tra la sorella minore e lo specchio, la prese per le spalle e continuò. “Parlami Alhena! Parlami come quando eravamo bambine!”
“Ho visto papà... a Dunclivo... non mi ha voluto vedere...”
“Avrai capito male...” tentò di consolarla.
“Credimi, ho capito benissimo.” ribatté. “Resterò fino alla nascita di tuo figlio e poi partirò...”
“Partire? Per... per dove?”
La voce di Estryd era tremante... in cuor suo aveva già capito verso quale meta sarebbe partita Alhena...
“Non piangere, ti prego!” esclamò la bionda, abbracciando la sorella. “Ci sarò sempre per te... ma qui... se restassi, io non saprei cosa fare... dove vivere...”
“Potresti restare qui! A Minas Tirith con me!”
“Con te e Boromir e il bambino? Non penso proprio... e poi... mi manca nostra madre...”
Estryd sorrise; comprendeva la sorella e la sua scelta... aprì le braccia e, avvicinandosi a lei, la strinse. “Non sarà un addio, questo... verrò anch’io un giorno....”  
Mentre insieme percorrevano gli ampi corridoi del palazzo per raggiungere la festa, le due sorelle discorrevano tranquille circa l’incoronazione che si sarebbe tenuta l’indomani mattina. Alhena temeva l’incontro col padre, avrebbe voluto parlargli per chiedere scusa delle sue azioni passate... voleva che ogni questione, prima di partire, fosse risolta...
“Vedrai che chiarirete... nostro padre non è duro come sembra... a Dunclivo non era pronto a vederti... tu non sai quanto ha sofferto dopo la tua fuga... quando ti ha bandita da Gran Burrone avrà parlato nell’impeto della collera...  ti ama e...” 
Accadde in quel momento, la voce di Legolas giunse fino alle orecchie di Alhena; distinse chiaramente la parola padre... l’elfa si fermò, paralizzata...
“Alhena?”
Estryd la guardava senza comprendere la sua reazione. Si fermò anche lei e, incrociando il suo sguardo, chiese: “Alhena... ma che succede?”
Alhena era pallida e, camminando all’indietro, si allontanava dalla bruna.
“Alhena...” la chiamò ancora Estryd.
“Scusami... non posso...” disse lei, si voltò, intenzionata a ripercorrere i suoi passi per tornare nella sua stanza, ma la sorella la prese per un braccio.
“Spiegami!”
Chinando il capo, Alhena cercava di trattenere il fiume di parole che le stava salendo in gola...
“Legolas che gioia rivederti!”
La sua voce, la sua voce profonda e moderata... la sua voce come musica... la sua voce che riusciva a riempire una stanza... così magnetica...
“Alhena spiegami!”
“Non credo di riuscire a vederlo.”
“Vederlo?” le fece eco Estryd. “Vedere chi? Thranduil?”
“Scusami... devo andare!” concluse la bionda, liberandosi dalla presa della sorella e scappando.
Il cuore le ballava nel petto... non era pronta a rivederlo, non riusciva... non ancora!
Le parole di Legolas le risuonavano nelle orecchie; una ripicca. Lei era stato questo per lui... solo una ripicca, mentre Thranduil per Alhena era stato ed era tutto.
Si chiuse la porta della sua stanza alle spalle e chiuse le finestre dalle quali giungeva la musica  dei festeggiamenti. Tirò le tende e, accendendo una candela, si avvicinò allo specchio. Si reputava una sciocca a comportarsi così... avrebbe dovuto ignorare il dolore, ma la ferita era ancora troppo recente.
“Ammettilo...” sussurrò al suo riflesso. “Parti anche per non doverlo più vedere...”

“Buona sera!” salutò Estryd il Re di Bosco Atro, mentre lo raggiungeva a testa alta ma con mille dubbi nella testa.
Nonostante cercasse di valutare le ragioni di Alhena, ancora non capiva cosa l’aveva spinta a scappare... era dispiaciuta per questo, per come la loro confidenza fosse sfumata col passare del tempo... avrebbe tanto voluto parlarle, ma la conosceva anche troppo bene e sapeva che vani sarebbero stati i suoi tentativi.
Thranduil e Legolas si voltarono, il principe sorrise all’amica.
“Sono felice di vederti in piedi!” esclamò, raggiungendola. “Boromir? Dov’è? Vorrei presentarlo a mio padre! Pochi sono gli uomini valorosi come lui!”
Estryd non rispose e guardò Thranduil. Alhena era fuggita quando aveva udito la sua voce, che fosse lui la causa di tutto?
“Estryd ho saputo grandi cose su di te... hai dimostrato ampiamente il tuo coraggio.” si intromise il Re, cambiando discorso.
“Ho solo fatto la mia parte, sostenendo Frodo.”
“Sei molto modesta, mia cara... l’opposto di tua sorella...” fece una pausa. “Non ho ancora avuto il piacere di vederla. A lungo ho atteso per poter parlare ancora con lei.”
L’elfa valutò le parole di Thranduil, la sconcertava questo atteggiamento bizzarro del re. Sapeva che Alhena aveva vissuto alcuni anni nella sua terra, ma lei aveva taciuto ogni volta che aveva tentato di ottenere maggiori informazioni. Abbozzò un timido sorriso e rispose: “Credo verrà più tardi...”
Un’ombra attraversò lo sguardo di Thranduil.
“Me ne dispiaccio. Spero di vederla...” concluse, porgendo il braccio all’elfa per condurla verso la sala del ricevimento.
Legolas rimase indietro, osservò il padre ed Estryd camminare lungo il corridoio e sparire oltre una grande porta. Aveva visto Alhena, pochi istanti prima dell’arrivo di Estryd: si era fermata vicino alla balconata che si apriva sull’atrio del palazzo. Si era fermata appena aveva visto suo padre. Aveva visto il bellissimo sorriso della bionda svanire; l’aveva vista stravolta, umiliata perfino.
Chinò il capo, guardando la punta dei suoi stivali; aveva commesso un grave errore e le conseguenze le stava osservando con i propri occhi...
Aragorn uscì dal salone e rimase sorpreso nel vedere Legolas a pochi passi da lui... era assorto nei suoi pensieri; un peso gravava sul suo cuore. Osservava l’amico già da alcuni secondi quando si decise a raggiungerlo; qualcosa lo turbava e aveva il sospetto che riguardasse Alhena. Aragorn aveva visto con i propri occhi il bacio tra loro, prima dello scontro con i mannari e, dopo quell’unico bacio, più nulla. Lei, inizialmente, aveva schivato l’elfo per poi comportarsi civilmente nei suoi confronti, quasi come fossero fratelli... al Re bastava davvero poco per capire dove fosse il cuore di Legolas.
“La stai aspettando?” domandò Aragorn a pochi passi da lui.
Legolas alzò il capo: “Alcune attese sono inutili.” fece una pausa e continuò: “Credo... anzi sono certo di aver commesso un grave errore. Come posso porvi rimedio? Perché davanti all’amore si diventa sciocchi?”
Aragorn sorrise.
“Credo che tu lo sappia già.”
L’elfo sospirò; sapeva cosa doveva fare, ma gli mancava il coraggio. Quel passo avrebbe spinto Alhena tra le braccia di suo padre... e lui l’avrebbe persa per sempre.

Il suo riflesso nello specchio era sbiadito per le lacrime che inumidivano i suoi occhi; Alhena era confusa. Aveva considerato l’eventualità di vedere Thranduil, ma non si era mai davvero preoccupata di cosa avrebbe provato quando quel momento sarebbe arrivato. E ora lui era lì, a Minas Tirith, e lei era una codarda nascosta dall’oscurità della sua camera...
Prese fiato e, con un soffio, spense la candela che teneva in mano, gettando la stanza nel buio. Posò la mano libera contro la superficie fredda dello specchio e, posando il capo su essa prese una decisione: non sarebbe scappata, mai più!
 
La serata era fresca e il viaggio verso Minas Tirith era stato lungo; ma finalmente erano giunti a destinazione. Arwen fremeva nel rivedere Aragorn, il suo unico amore... aveva viaggiato senza sosta accompagnata dal padre e da alcuni elfi di Gran Burrone. Al loro arrivo, nonostante fosse previsto per la mattina seguente, vennero avvisati tutti.
Aragorn corse incontro alla delegazione e rimase senza parole quando la vide; osservò Arwen camminare verso di lui... era bellissima, vestita di verde e con pietre preziose tra i lunghi capelli castani. Sorrideva; lei sorrideva come non aveva mai fatto prima... le lacrime agli occhi, per la gioia di rivederlo finalmente!
“Arwen!” sussurrò lui, prendendola per le mani. L’emozione tradiva entrambi... si guardavano sorridenti, senza riuscire a muoversi... si guardavano con amore e speranza per il loro futuro, speranza per la prima volta da quando si erano innamorati.
Elrond osservava la gioia della figlia maggiore, era stato uno sciocco quando aveva tentato di separarli... si amavano e nulla avrebbe potuto dividerli...
Risalirono la scalinata che conduceva nel palazzo; ancora mano nella mano, ancora sorridenti... l’ampio salone era illuminato da grandi fuochi che, illuminando la corona dell’elfa, creavano un effetto magnetico... Aragorn non riusciva a distogliere lo sguardo; ancora non ci credeva!
Stavano per arrivare al salone dove si stava festeggiando, quando Arwen si fermò.
“Alhena...” disse senza fiato.
Era passato più di un secolo dal loro addio e vederla a Minas Tirith era una sorpresa. L’elfa si portò entrambe le mani al volto per l’emozione...
Dalla scalinata anche la bionda si fermò... Arwen! Scese gli ultimi gradini correndo... “Arwen!” la chiamò.
Si abbracciarono con forza, la bionda pianse... “Mi sei mancata così tanto!” sussurrò.
“Alhena...” ripeté lei, senza sciogliere l’abbraccio.
Alle loro spalle, Aragorn guardava le due sorelle... sapeva quanto erano legate, Arwen era stata una seconda mamma per Alhena. Guardò Elrond al suo fianco; l’espressione sul suo viso era indecifrabile.
“Sono giorni di grande gioia...” gli disse Aragorn, attento a non farsi sentire da altri.
Elrond annuì... per anni era stato in collera con la figlia minore e vederla dopo tanto tempo lo aveva fatto riflettere. Si era comportato male, aveva peccato come padre... lei aveva sofferto la mancanza della madre quanto lui l’assenza dell’amata moglie, invece di sostenersi a vicenda l’aveva accusata e allontanata. Celebrìan si sarebbe vergognata di lui.
“Alhena...”
Era da tanto che non pronunciava quel nome e faceva uno strano effetto sentirlo... la giovane guardò il padre, lo sguardo duro, pronta al peggio.
“Vorrei parlarti.” continuò lui con voce dolce.
Arwen annuì nel tentativo di incoraggiare la sorella a seguire il genitore.
Aragorn raggiunse Arwen e insieme si diressero verso il salone, seguiti dalla delegazione di Gran Burrone.
Rimasti soli, Alhena era in imbarazzo; non sapeva cosa dire e, soprattutto, non aveva il coraggio di guardare Elrond negli occhi.
Entrambi tacquero fino a quando anche l’ultimo elfo entrò nella sala dei festeggiamenti; una volta rimasti soli Alhena sentì Elrond sospirare.
Alzò lo sguardo e vide che il tempo non era stato clemente con lui; i segni della sofferenza erano visibili sul suo volto.
“Mi dispiace.” disse lui, sostenendo lo sguardo della figlia.
Quelle parole fecero tremare Alhena che mai si sarebbe aspettata sentirle.
“Mi dispiace per tutto... non ho giustificazioni per quello che ti ho fatto... ho mancato come padre e ho peccato d’ira... tua madre... Celebrìan non avrebbe mai voluto che accadesse questo... ho deluso te e ho deluso lei...”
Gli occhi color ghiaccio di Alhena si sciolsero.
“È stata colpa mia... nulla di tutto ciò sarebbe accaduto se io...”
Elrond scosse il capo: “Non accusarti di alcunché.” concluse abbracciando la figlia.
“Perdonami se puoi...” sussurrò il signore di Gran Burrone.
“Non c’è nulla da perdonare... ho atteso questo  giorno così a lungo!”
Baciò la fronte della bionda e, sorridendole, disse: “Sei uguale a tua madre... hai nello spirito la forza del mare e la dolcezza dell’alba... vieni, figlia mia, raggiungiamo i nostri amici e festeggiamo... questo giorno non è solo per la vittoria, ma anche per noi... un padre e una figlia che si sono ritrovati.”

Estryd stava ballando stretta a Boromir, i loro sogni si stavano realizzando... avevano parlato molto quel giorno e, anche mentre danzavano, continuavano a parlare... sentire la voce di Boromir ormai non era più un miraggio; entrambi avevano visto l’oscurità ed alla fine si erano ritrovati, uscendone vincitori.
Avevano deciso di restare a vivere a Minas Tirith fino alla nascita del bambino, poi si sarebbero recati ai Porti Grigi... Boromir aveva capito quanto importante fosse per Estryd partire insieme alla sua famiglia; voleva ritrovarsi con la madre e non voleva separarsi dalla sorella appena ritrovata... Boromir la capiva ed aveva accettato di seguirla. Sarebbe stato il primo uomo a varcare i confini delle Terre Immortali.
“Sei sempre stata con me... ti ho portata nel mio cuore ogni giorno...” le sussurrò, avvicinando il suo volto all’orecchio di lei.
L’elfa sorrise, anche lui era stato sempre nel suo. Posò il capo al suo petto e chiuse gli occhi, lasciandosi ipnotizzare dai battiti del cuore dell’uomo che amava.
Ogni cosa attorno a loro era scomparsa; la musica, le persone, le risa e il parlare... esistevano solo loro due in quella sala...
“Estryd!”
La voce di Arwen irruppe nei sogni ad occhi aperti dei due e, voltandosi, videro l’elfa farsi largo tra le persone in festa verso di loro.
“Ma... cosa... cosa ci fai qui? Ti aspettavamo non prima di domani!” esclamò Estryd col sorriso sulle labbra.
“Non potevo attendere oltre!” rispose quando furono faccia a faccia. “Sei stata imprudente a partire quel giorno...” disse fingendosi arrabbiata. “Oh, sono così felice di vederti...” il tono della voce diminuì, quando il suo sguardo celeste cadde sul ventre della sorella. “Ma sei... Estryd! Sei in attesa?” domandò senza fiato.
Estryd sorrise, sfiorando il proprio bambino... quel giorno lo aveva sentito per la prima volta muoversi... aveva pianto per ore per l’emozione. Arwen guardò Boromir, alle spalle della sorella; era chiaramente in imbarazzo... l’elfa abbozzò un sorriso dolce e, dopo aver abbracciato Estryd, si rivolse all’uomo: “Non sentirti in imbarazzo... questa è una notizia felice! La terza che ricevo oggi!”
“La terza?” chiese Estryd.
“Aragorn ed il ci siamo fidanzati... e nostro padre ha rivisto Alhena... si sono parlati e ora...” concluse guardando verso l’ingresso del salone dove stavano avanzando i due elfi, Alhena a braccetto del padre.
L’ingresso del signore di Gran Burrone non passò inosservato nemmeno da Thranduil. I suoi occhi si illuminarono vedendo Alhena; era bella oltre ogni parola... aveva quasi dimenticato quanto fosse bella... Legolas gli stava parlando, ma le sue parole si sfumarono alle orecchie del padre. Il giovane principe si voltò e capì subito chi aveva attirato la sua attenzione.
“Scusa...” sussurrò, mentre superava il figlio per raggiungere l’amico e Alhena; lo sguardo però fisso su di lei.
Anche la bionda notò subito Thranduil avanzare e rimase senza fiato... era proprio lui e stava camminando verso di loro!
“Amico mio!” esclamò Elrond quando li raggiunse.
“Che gioia vederti! Ho saputo che hai avuto un bel da farsi per proteggere i confini di Lothlorien insieme ai galadhrim...”
“Sì, ma eravamo superiori numericamente... la maggior parte delle forze di Sauron si erano concentrate a Gondor.”
Thranduil sorrise e, volgendo finalmente lo sguardo verso Alhena, la salutò con un cenno del capo. Aveva paura di essere tradito dalle proprie emozioni...
“Ho saputo che per un lungo periodo mia figlia è stata tua ospite...” disse Elrond, posando una mano sulla spalla dell’amico. “Te ne sono grato... sarò sempre tuo debitore per aver badato a lei in quegli anni.”
Il re di Bosco Atro scosse leggermente la testa: “L’ho fatto con piacere... la compagnia di tua figlia ha rallegrato le mie giornate altrimenti grigie e vuote... è stata educata bene e avevo bisogno di uno stimolo per uscire dal mio torpore...”
Elrond guardò Thranduil, senza capire le sue parole... si voltò verso la figlia, Alhena stava guardando da tutt’altra parte.
“Potrei osare nel chiedere a vostra figlia un ballo?” continuò l’elfo, porgendo la mano dalle lunghe dita fini verso la fanciulla.
Alhena, senza attendere la risposta di Elrond e guardandolo ipnotizzata, posò la sua mano su quella di Thranduil; era calda e morbida...
Chinando il capo ad Elrond, l’elfo e Alhena camminarono, fianco a fianco, verso il centro della sala dove molte altre coppie stavano già danzando, guidati dalla melodia di arpe e flauti.
Thranduil si fermò e, volgendosi verso Alhena, la tirò contro di lui; riusciva a vedere l’imbarazzo dipinto sul volto della ragazza, le sue gote arrossate.
“Adoravi danzare quando hai vissuto nel mio regno...” sussurrò Thranduil, chinandosi verso l’elfa. “Durante i balli eri l’ultima che lasciava la sala... danzavi anche da sola, anche quando la musica era terminata...”
“Mi hai spiata?”
“Non avevo scelta... non avevo occhi che per te.”
Iniziarono a volteggiare, girando su sé stessi: Alhena non riusciva a guardarlo negli occhi... se fosse successo, ne sarebbe stata stregata.
“Questo abito ti dona... risalta la tua carnagione...” disse il re.
La principessa ignorò le sue parole, non riusciva a sopportare le sue lusinghe... le parole di Legolas risuonavano ancora nelle sue orecchie...
“Ero in pena per te... quando sei fuggita da...”
“Basta!” esclamò Alhena fermandosi e, allontanandosi dall’elfo, abbandonò il salone.

“È colpa mia.”
Elrond, voltandosi, vide Legolas fermo alla sua destra. Entrambi guardavano Alhena allontanarsi dalla sala e scappare verso i giardini del palazzo.
“Cosa intendi con queste parole? Che colpa hai?”
“La mia colpa è questo... osservare l’elfa che amo innamorarsi di un altro elfo... la mia colpa è aver distrutto ogni loro speranza... aver intralciato il loro amore...”
Elrond spostò lo sguardo verso Thranduil che, fermo in mezzo alla sala, osservava affranto Alhena scappare da lui... fuggirgli ancora una volta. Ora iniziava a comprendere alcune cose... comprese l’incontro con Thranduil avvenuto alcuni mesi prima, gli aveva parlato di un’elfa che aveva fatto cadere le sue difese, alla quale aveva mostrato il mostro e, alla fine, era scappata... comprese in quel momento che quell’elfa di cui parlava era sua figlia, era Alhena.
“Lei ha deciso di andarsene da lui... anche adesso lo schiva per colpa delle mie parole, delle mie bugie... sono stato egoista... volevo solo che lei amasse me...”
“Non dovresti dirle a me queste parole...” convenne Elrond. “Ma a lei... e a tuo padre...”
Legolas non rispose; meditò sulle parole di Elrond. Aveva ragione però era difficile... aveva mentito e poi taciuto ed ora...
Thranduil li raggiunse e, fingendo indifferenza, osservò le coppie danzare.
Un movimento attirò la loro attenzione; Aragorn, stringendo la mano di Arwen, si erano avvicinati al trono del Re e, salito il grandino che li rialzava da tutti, chiamò l’attenzione dei suoi invitati ed amici.
“Amici miei!” esordì. “Vi ringrazio per essere venuti fin qui... per anni ho dubitato di me stesso, chi mi conosceva sa che ho vagato per la Terra di Mezzo con il cuore pieno di domande e privo di speranza... ho cercato di capire chi io fossi e se ero davvero degno del mio nome... sono stato cresciuto da mia madre che ha cercato di proteggermi come meglio poteva... lei era certa che avrei avuto un grande futuro... in me vedeva l’uomo che avrebbe potuto rivendicare il trono di Gondor...” disse accennando al trono alle sue spalle. “Ma le sue parole e le sue certezze erano fumo nelle mie orecchie... non mi davano nulla, solo altre domande e dubbi... ma poi un giorno conobbi l’amore!” si fermò un secondo, guardando Arwen. “Da quel giorno ho saputo chi ero e ho trovato in me il coraggio di crescere e di trovare le risposte alle mie domande! Se oggi sono qui è perché ho continuato a credere nell’amore... di credere in me e lei... nel nostro futuro! Sono grato ad ognuno di voi per avermi accettato come vostro Re e giuro sul mio amore per questa incantevole elfa che farò ogni cosa in mio potere per essere un sovrano giusto, saggio e leale verso voi, abitanti di Gondor!”
Un applauso si alzò tra i presenti; molto acclamavano Aragorn urlando a gran voce il suo nome.
“Perdonatemi...” disse Thranduil a Elrond e Legolas, si voltò e, seguendo i passi di Alhena, uscì dal salone.
Le parole di Aragorn l’avevano colpito e, anche se era dura ammetterlo, aveva ragione. Lui ed Arwen avevano perseverato e superato diversi ostacoli, ma ora stavano vivendo il loro amore... bisogna avere coraggio per amare una persona e l’elfo capì che lui non aveva dimostrato i suoi sentimenti e le sue reali intenzioni... le aveva detto d’amarla ma le parole, si rese conto, non bastano.
“Padre...” Estryd si avvicinò ad Elrond, accompagnata da Boromir. Era nervosa e stava per dare a suo padre la notizia che mai si sarebbe aspettato.
“Estryd... Boromir...” disse, chinando leggermente il capo verso il guerriero in segno di rispetto. “Sono stato in ansia per te, figlia mia. Ho saputo delle tue azioni e sono orgoglioso di te.”
L’elfa sorrise e, voltando la testa, guardò Boromir.
“Padre, io devo confessarti una cosa...” iniziò, ma si interruppe. Era agitata e continuava a spostare lo sguardo da Elrond a Boromir.
“Non ho intenzione di rimproverarti nulla. Ho già sbagliato una volta quando ho ostacolato l’unione tra Arwen ed Aragorn... sono felice che anche te, figlia mia, abbia conosciuto l’amore.” concluse sorridendo ad entrambi. “Inoltre porti in grembo il vostro futuro... non potrei essere più felice!”
La bruna rimase senza parole, sorrise colma di gioia e, d’istinto, abbracciò il padre; non si sarebbe mai aspettata la sua approvazione...
“Boromir sono felice che entrerai a far parte della nostra famiglia.” disse Elrond quando l’abbraccio dalla figlia si sciolse. “Ed eccomi qui... sono un padre orgoglioso di tutte e tre le sue figlie... un padre che guarda ognuna di voi e vede che, nonostante gli sbagli da me commessi, ha saputo crescervi bene rendendovi tre donne uniche.” concluse spostando lo sguardo da Estryd, ad Arwen seduta sul trono accanto al Re e, infine, guardando Legolas.
Il giovane principe comprese, se davvero voleva fare la cosa giusta non sarebbe dovuto restare fermo con le mani in mano. Scusa che avrebbe parlato ad Alhena il giorno seguente.

Nei giardini c’erano troppe persone e Alhena aveva bisogno di restare sola; camminò per il palazzo fino a raggiungere una terrazza posteriore coperta da un gazebo costruito intagliando la pietra viva. In quel posto remoto trovò la solitudine di cui aveva bisogno, si posò con la schiena ad una colonna e, accomodandosi a terra, osservò il panorama... era stata una sciocca a innamorarsi di Thranduil, sapeva che era un errore ma aveva permesso al suo cuore di legarsi a lui... era stata ingannata dalle sue parole e dal suo carisma.
Chiuse gli occhi, ripercorrendo nella mente i momenti che aveva vissuto con lui.
Il canto di alcuni uccellini distolse l’elfa dai suoi pensieri e, aprendo gli occhi, notò che l’alba stava giungendo. Si alzò; sorpresa che il tempo fosse passato così velocemente, si sistemò la gonna dell’abito alla quale si erano attaccate delle foglie secche cadute da due piccole piante ornamentali.
“Alhena...”
Il sangue le si gelò nelle vene; non poteva essere lui... rimase ferma, un braccio sospeso mezz’aria mentre stava per afferrare l’ultima foglia.
“Alhena...” ripeté. “Ti prego guardami.”
Obbedendo alla sua supplica, la giovane alzò la testa e lo vide. Era così bello...
“Ti ho cercata ovunque, ma dovevo saperlo che ti avrei trovata qui... adori la solitudine e i panorami...” continuò Thranduil, avvicinandosi a lei. “Volevo vederti per parlare... avevo bisogno di parlarti...”
“Ho deciso di partire per le Terre Immortali.” disse lei, interrompendolo. “Ho deciso che questa è la cosa migliore per me.”
“Forse scappi da qualcosa.”
“Non scappo.”
“Sei già scappata in passato.”
“Avevo le mie ragioni.”
Scese il silenzio... per Alhena era difficile fingere indifferenza, avrebbe voluto corrergli incontro e baciarlo... avrebbe voluto sentire ancora il suo sapore sulle sue labbra...
“Aragorn ha tenuto un bel discorso... ha parlato dell’amore...”
“L’amore...” sospiro lei. “L’amore a volte da solo non basta... lui e mia sorella hanno lottato per stare insieme... hanno dimostrato di possedere una grande forza...”
“Amare una persona a volte dovrebbe semplicemente bastare...”
Alhena scosse il capo.
“Purtroppo l’amore da solo non basta... bisogna crederci... entrambi devono crederci e, a volte, si hanno delle delusioni tali da perdere la fiducia nell’altra persona...”
“La fiducia...” sospirò Thranduil. “È soggettiva, la fiducia. Alcuni commettono errori senza nemmeno rendersene conto...”
“Alcuni errori non si possono fare involontariamente.” esclamò arrabbiata, alzando il tono della voce.
“Potrei crederci io... potrei crederci io per entrambi!”
“Non funziona così...” sussurrò Alhena, cercava di trattenere le lacrime. Avrebbe voluto dar retta al suo cuore, ma non riusciva... non riusciva a fidarsi di lui. L’aveva ingannata già una volta facendole credere che era speciale...
Restarono in silenzio per alcuni minuti; entrambi assorti nei loro pensieri...
Thranduil la guardava e fremeva dalla voglia di dirle che era vero! Che lui l’amava e che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di averla al suo fianco! Lei lo rendeva una persona migliore!
“Alhena, io ti amo. E vorrei tanto che questo bastasse per entrambi.”
Quelle parole fecero tremare la giovane elfa... ed eccole qui; le parole che avrebbero sciolto il suo cuore... alzò lo sguardo incrociando il suo, la guardava così intensamente che dovette distogliere lo sguardo... un mare di parole le stavano salendo per la gola, si morsicò il labbro inferiore per frenarle.
Respirò a pieni polmoni e si voltò dandogli le spalle.
“Cosa ti ho fatto per meritarmi questo?” domandò Thranduil.
Due grandi lacrime caddero dagli occhi di Alhena; non poteva sopportare oltre. Si girò nuovamente, ormai non le importava che lui la vedesse in lavrime.
“Non importa... partirò non appena Estryd darà alla luce suo figlio...” poi, avvicinandosi a lui si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò sulla guancia.... lo sfiorò per quella che sarebbe stata l’ultima volta. “Addio.”
Senza attendere una risposta o reazione, Alhena superò Thranduil e, correndo, fuggì dalla terrazza, da quella situazione insostenibile... fuggì dall’unico elfo che abbia mai amato.
Il Re di Bosco Atro si voltò, non poteva lasciarla andare! Entrò nel palazzo ma lei non c’era più. Chinò il capo, si sentiva sconfitto... non capiva perché l’aveva rifiutato... l’amava e questo sarebbe dovuto bastare! Stava per andarsene quando notò un nastro rosso, uno dei nastri che Alhena aveva nei capelli... lo osservò per alcuni secondi prima di chinarsi e raccoglierlo... lo avvicinò al volto, annusandolo per sentire il suo profumo... nient’altro gli era rimasto di Alhena... solo i ricordi e quel nastro...

  
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