Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    02/12/2017    0 recensioni
SPIN OFF "The dragon, son of ice".
Tutto ciò che ci rende ciò che siamo è la convinzione ... e quando tutti ci fanno credere che siamo in un modo e ci trattano da tali ... sta a noi riconoscerci, ritrovare la nostra identità e smentirli. Perché noi non siamo né folli draghi, né diffidenti lupi, né delicate rose ... noi siamo noi, siamo chi decidiamo di essere, cosa scegliamo di costruire e nient'altro importa. Non ascoltare le voci ... guarda solo i miei occhi e torna con me. Torniamo a casa."
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Margaery Tyrell, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Due fuggiasche ai confini del mondo, un prigioniero nella capitale e un giovane scomparso
 
Eveline salì con un unico e forte slancio in groppa alla sua Abigail, aiutando anche la sua amica a montarvi.
- Vai, Abigail, corri!! – l’aveva spronata con un potente colpo di tallone sulla pancia, mentre le lacrime bollenti ancora le rigavano il viso. Myranda si teneva stretta a lei, ma continuando a rivolgere il volto dietro di sé, verso ciò che stavano lasciando.
Le due ragazze cavalcarono più veloce che potessero, per più di tre giorni, finché non raggiunsero il porto in cui sarebbero potute salire su una nave che le avrebbe portate lontane da lì. Non importava dove. Importava solo allontanarsi. Poi avrebbero pensato a come raggiungere Vaes Dothrak.
Quando le due scesero dalla giovane puledra, la stanchezza, la fatica e la fame non si erano fatte ancora sentire, poiché l’agitazione e la preoccupazione che le affliggeva, sconfiggevano tutto il resto.
Il clima si era rinfrescato ancora e aveva ricominciato a nevicare. La giovane Targaryen non aveva avuto il tempo di prendere un mantello con cappuccio che coprisse i loro volti ricercati, né una pelliccia che potesse riscaldarle nel momento in cui la temperatura si fosse inevitabilmente abbassata verso la sera. Il freddo pungente cominciava a farsi sentire nonostante le due fossero cresciute tra il gelido inverno. Eveline si accorse che le delicate mani della giovane Lannister erano immobili e stavano assumendo un colore troppo violaceo.
- Vieni, te le scaldo io, Mi – le disse avvicinandola e portando i due arti ghiacciati vicino alla sua bocca per avvolgerli con il suo respiro caldo. Facendo ciò, la ragazza si guardò intorno diffidente, controllando se qualcuno degli uomini presenti al porto le stesse osservando in una maniera particolare. – Dobbiamo allontanarci da qui.
- E andare dove? Dobbiamo salire su quella nave.
- Lo so, ma non possono vederci così. Sicuramente avranno organizzato delle squadre di ricerca per trovarci, e avranno diffuso la nostra descrizione fisica in tutti e sette i regni con l’ordine di catturarci. Pazienta un po’, appena avremo finito, saliremo su quella nave – le disse cercando di sembrare il più rassicurante possibile, per poi prenderla per mano e portarla con sé, assieme ad Abigail, lontane da occhi indiscreti.
Si addentrarono nella foresta più vicina che trovarono ed Eveline si mise alla ricerca di piante e fiori specifici, mentre la sua amica la attendeva seduta su una roccia, accanto ad un laghetto. Si chiese cosa avesse in mente la giovane rosa, mentre altri pensieri, molto più turbinosi, si facevano strada dentro di lei. Era preoccupata per tutte le persone care che avevano lasciato in pericolo e, in particolare, per sua madre, rimasta a tentare di combatterli. Fortunatamente suo padre era lontano da lì, ma c’era comunque la possibilità che nessuno riuscisse ad avvertirlo in tempo e che ritornasse a Grande Inverno trovando una pessima sorpresa. Ma, in particolar modo, la fanciulla dai capelli color miele, era triste per coloro che erano morti. Le riapparvero in mente i ricordi della dolce Gilly, la quale era sempre stata una seconda madre per lei, fin dai suoi primi istanti di vita. La dolce bruta si era sempre occupata premurosamente di lei quando era neonata, dato che sua madre era spesso impegnata a svolgere i suoi doveri di cavaliere. L’aveva addirittura allattata lei, poiché il seno di Brienne era rimasto arido anche dopo la sua nascita. Gilly era premurosa e gentile con lei, e la consolava continuamente quando era solo una bambina fragile e sensibile, e piangeva continuamente per ogni minima sciocchezza.
Ora, invece, non c’era più. Così come non ci sarebbero più stati neanche Sam, Loras e Gendry. Ripensando a quest’ultimo, la giovane si intristì ancora di più non riuscendo a togliersi dalla testa quell’opprimente senso di colpa per non essere riuscite a portare Ruben con loro. Ora il loro branco era diviso, e anche tutti gli altri rimasti in quel luogo erano in grave pericolo. Per non parlare di Jon ed Hayden … forse, loro erano quelli che se la stavano passando peggio di tutti. Quell’ultima constatazione le fece tanto male, da farla quasi vomitare nelle acque limpide del laghetto.
- Dada, stai bene? – le chiese improvvisamente la sua cara amica, sbucando finalmente da dietro un albero.
- Sì, sì … cos’hai portato? – A quella domanda, Eveline sventolò dinnanzi a lei dei fiori e delle piante con foglie e petali tutti di un vivace rosso cremisi. – Cosa vuoi farci con quelli? – chiese la ragazza già intimorita per la deduzione che stava affiorando nella sua testa.
- I tuoi riccioli d’oro non saranno più riccioli d’oro, cugina – le rispose convinta Eveline cominciando a schiacciare energicamente le foglie e i fiori che aveva recuperato.
- È proprio necessario?
- Sì, Myranda. Non possiamo permettere che ci riconoscano, lo sai.
- Questo vuol dire che anche tu farai qualcosa per cambiare il tuo aspetto?
La giovane Targaryen annuì sorridendole per rassicurarla.
Dopo qualche ora, il mutamento era giunto al termine. Eveline guardò soddisfatta il risultato della sua opera e permise alla sua amica di specchiarsi sulle acque del lago. Quando guardò la sua nuova immagine riflessa, Myranda rimase per un po’ interdetta e incerta. - Non so se mi piace.
- A me piaci molto.
- Ma non sono io.
- Myranda … - richiamò la sua attenzione la giovane rosa posandole delicatamente le mani sulle spalle e ponendosi di fronte a lei. – A volte i cambiamenti sono necessari. E non sempre simboleggiano un mutamento in negativo. Alcune volte danno semplicemente avvio ad una nuova parte della nostra vita, facendoci … crescere.
La sua amica la guardò dritta negli occhi a quelle parole, come per convincersene sempre di più soltanto osservandoli. Erano sempre state insieme, si fidavano l’una dell’altra, perciò avrebbero superato tutto ciò che le avrebbe attese, insieme.
- E tu? Tu cosa cambierai di te? – le chiese curiosa. A ciò, Eveline prese un bel respiro, si alzò in piedi e sfoderò un pugnale. Dopo di che, si affacciò sulla sponda del lago e sciolse la sua lunghissima e scura chioma morbida e folta, lasciando i suoi capelli liberi dai lacci, come raramente accadeva. Restò a guardarli per qualche secondo, come per focalizzare quell’immagine nella sua mente, poi agì. Fu come uno strappo veloce e indolore. Fece passare la lama sottile dietro la sua nuca e tagliò. Squarciò ciò che l’aveva da sempre caratterizzata. Quando ebbe finito, le punte dei suoi capelli le sfioravano il collo, mentre quelli che oramai non le appartenevano più erano stretti tra il suo pugno, ancora corposi ed estremamente ingombranti. La ragazza li lasciò andare dentro l’acqua di quel laghetto, quasi come fosse un rituale solenne, guardandoli affondare. Successivamente, prese la mano della sua amica e si voltò per tornare dalla sua fidata puledra. – Andiamo.
 
Le due salirono sulla nave insieme ad Abigail, la quale fu portata insieme agli altri cavalli, nello spazio appositamente preparato per loro. Le fuggitive osservarono in silenzio la loro terra allontanarsi sempre più, dalla prua.
Improvvisamente, il pensiero di Eveline andò a suo padre. Se solo tu potessi proteggerli, padre. Se solo tu potessi vegliare su di lei. Anche tu hai dovuto affrontare un viaggio di questo tipo, non è vero? Anche tu sei dovuto partire, lasciando la tua terra, la nostra terra, Grande Inverno. Allora dimmi, mi guiderai in questo viaggio? Mi insegnerai a cavarmela e a sopravvivere come hai fatto tu? Mi insegnerai a tornare da loro e a salvarli come sei stato capace di fare quando ancora eri nel mondo dei mortali? Io ti sento, padre. Ti ho sempre ascoltato e sentito accanto a me, perciò parlami. Se solo ci fossi tu, ora sarebbe tutto diverso.
Il flusso di pensieri della giovane rosa fu interrotto da una donna anziana, la quale appoggiò una pesante pelliccia sopra la sua schiena infreddolita e tremante, dopo aver fatto lo stesso anche con Myranda.
- Grazie … - le disse Eveline sorpresa mentre le accennava un sorriso.
- Di nulla, mie care. Stavate letteralmente congelando! Cosa fanno due giovani fanciulle come voi, sole e sperdute, su una nave diretta nel continente orientale? – A quella domanda, il panico invase il volto di Myranda, ma, fortunatamente, la donna non stava guardando lei.
Eveline si riprese velocemente dalla spiazzamento che le aveva causato quella domanda improvvisa, e le rispose prontamente. – Siamo due braccianti sfruttate dal nostro signore. In questi tempi, a Nord, la situazione non è delle migliori.
- Capisco. In particolare dopo tutto quello che sta accadendo a Sud! Avete udito di ciò che è avvenuto a Grande Inverno stamani? –
A tali parole, Eveline cercò di ricacciare indietro il turbamento e di non tradire le sue emozioni. – Sì, è terribile! Per questo io e mia sorella abbiamo ritenuto che fosse meglio andarcene il prima possibile, ora che siamo ancora in tempo, prima che lo scompiglio invada ogni centimetro dei sette regni.
- Già, è la scelta più giusta! Per questo le navi dirette ad Essos sono così piene in questi giorni! Ad ogni modo, io mi chiamo Cara – disse la donna sorridendo e attendendo che anche le due fanciulle si presentassero. Non avevano ancora avuto modo di discutere sulla questione dei nomi, perciò avrebbero dovuto inventarsi qualcosa e in fretta. – Sapete, quando prima ho udito che chiamavi la tua sorellina con l’abbreviativo “Mi”, ho avuto molta nostalgia! Dovete sapere che la mia nipotina si chiama Millie e mi manca molto! Sarebbe una coincidenza alquanto bizzarra se tu ti chiamassi come lei! – esclamò la donna guardando Myranda e abbandonandosi ad una spensierata risata.
- Sì, sarebbe alquanto strano! Ad ogni modo, mia sorella si chiama Mia – disse Eveline sfruttando quello spunto che le era stato dato, mentre la giovane Lannister le riservava un’occhiata nascosta e lievemente sorpresa in positivo.
- Lei, invece, è Amber – aggiunse Myranda senza alcun preavviso, lasciando la giovane rosa inizialmente spiazzata.
- Sono degli splendidi nomi, ragazze! Vi si addicono molto. Sono stata lieta di conoscervi. Ci vediamo nei prossimi giorni – disse infine la donna salutandole e allontanandosi.
- Anche per noi – ricambiò il saluto Eveline, per poi voltarsi verso la sua amica. – Come ti è venuto?
- Ti piace?
- Sì. Molto – rispose la Targaryen realizzandolo solo in quel momento. Successivamente, si voltò di nuovo verso le terre del Nord, sempre più lontane da loro.
- Credi che staranno bene? Tua madre, la mia, Ruben, zia Daenerys, zio Oberyn, ser Davos, tua nonna, lord Varys, Drogon, Spettro? E credi che mio padre e zia Arya riusciranno a sapere di ciò che è accaduto prima di tornare? – le chiese Myranda turbata.
- Possiamo solo sperare. L’unica cosa di cui sono certa è che torneremo e li salveremo. Costi quel che costi. - Trascorsero alcuni secondi di silenzio tra le due, poi Myranda proseguì con un quesito ancora più scottante. – E Hayden? Zio Jon? Pensi che stiano bene? Secondo te … secondo te cosa stanno facendo loro?
Eveline impiegò un po’ più di tempo prima di rispondere a quell’ultima domanda. – Non lo so – disse continuando a rivolgere lo sguardo lontano mentre quell’inquietante sogno ritornava prepotente alla sua mente. Tieni duro, Den. Non farti soggiogare da loro. Presto riuscirò a liberare anche voi.
 
- Mio signore, non sono riuscito a trattenerla! – esclamò uno dei cavalieri Marbrand al ragazzo dal quale prendeva gli ordini, mentre una donna sulla quarantina, alta, formosa e dai tratti esotici, si faceva largo a grandi falcate verso di lui. La sua pelle era estremamente pallida, mentre i suoi lunghi capelli arancioni e mossi si irradiavano prorompenti su quella carnagione lattea. - Dov’è lui?? Voglio vederlo – gli ordinò risoluta.
Ma il ragazzo non si lasciò intimorire. – Hoxana Aemchaar, originaria della famosa città di Qarth, ad Essos, e l’erede del defunto Qyburn, designata da lui personalmente. Non puoi dettare ordini ai cavalieri della guardia personale del nuovo re soltanto per tale motivo.
A quelle parole, la donna scoppiò in una fragorosa risata, avvicinandosi ancora di più a lui con sprezzante sicurezza. - Tu parli a me in questo modo, moccioso?? Ho almeno il doppio dei tuoi anni, tesoro, e devi ancora capire come funziona il mondo. Ti conviene abbassare la testa di fronte a me, dato che la tua casata è divenuta da minore e dimenticata, ad una delle più potenti del reame solamente perché quel verme strisciante senza spina dorsale di tuo padre ha leccato i piedi ai Crakehall fin quando non gli si è prosciugata la lingua. L’unico motivo per il quale siete entrati nella Guardia Reale è la sua capacità di piegarsi e farsi schiacciare e usare a piacimento non appena sente odore di potere! Chissà se tu sei della stessa pasta di chi ti ha messo al mondo, Kylan … a proposito, dov’è? Forse lui è più ragionevole di te!
- Mio padre è impegnato in una spedizione affidatagli dal re, in questo momento, perciò ha lasciato me al comando delle sue truppe rimaste nella Fortezza Rossa e a presiedere la sorveglianza dei prigionieri. Chi ti ha mandata?
- Il re in persona. Ora ti sei convinto a sparire dalla mia vista e a lasciarmi raggiungere il mio prigioniero, prima che ti faccia ingoiare la tua chioma bionda, staccando capello per capello? Lui è la mia cavia, il mio esperimento! Un compito così delicato e di estrema importanza è stato affidato personalmente a me da sua maestà. Preferisci che ritorni indietro e riferisca al re dei sette regni che un cavaliere della sua guardia personale intende ostacolarmi nell’incarico che mi è stato assegnato?
Dinnanzi a tali minacce, il ragazzo non poté fare altro che rimanere in silenzio e farsi da parte. – Ser Sean, accompagnate lady Hoxana dai due prigionieri – pronunciò quelle parole con immensa fatica.
- Ti ringrazio – disse la donna con sguardo soddisfatto, mentre una strana e inquietante luce si accendeva nelle sue iridi d’argento. Cominciò a camminare spedita verso le segrete, fin quando il ragazzo la interruppe di nuovo. - Come intendi attuare i piani che il re ha per Hayden Stark? – gli chiese non riuscendo a nascondere una sorta di apprensione nella voce.
A ciò, la donna si voltò di nuovo verso di lui prima di proseguire, e gli rivolse un sorriso agghiacciante. – Ovviamente con i miei fruttuosi metodi, ser Kylan. 
Non appena la donna entrò dentro la cella in cui erano stati rinchiusi il Protettore del Nord insieme al suo primogenito, richiuse la porta dietro di sé e cominciò a scrutare attentamente Hayden, il quale la guardava a sua volta, ma diffidente.
- Sei solo un ragazzo. Quanti anni avrai, sedici? Quasi mi dispiace doverti sottoporre al mio trattamento – Il giovane Stark non rispose e continuò a guardarla torvo e in silenzio, così come suo padre. – Ad ogni modo, hanno affidato a me la tua custodia e non potrei esserne più felice. Finalmente potrò sbizzarrirmi e dare libero sfogo a tutte le mie tanto agognate sperimentazioni! Finalmente ho un soggetto tutto mio! – esclamò con quella strana luce che invadeva sempre maggiormente i suoi occhi. - Questi capelli d’argento li riconoscerei ovunque: è il biondo Targaryen. Sai, io vivevo ancora a Qarth quando la tua impetuosa madre è venuta ad imporre la sua “sontuosa” presenza in città. Tu le somigli – disse toccandogli i capelli.
- Cosa volete da lui?? – le chiese Jon spazientito.
- Noi vogliamo molto da lui, lord Stark. Vostro figlio è una pedina importante per la realizzazione dei nostri piani. Così come lo è la figlia di Walter Targaryen. Ma, per il momento, lei è come scomparsa, perciò dovremo attuare soltanto la prima parte dei nostri progetti, mentre le sue ricerche continuano. La prima parte comprende esclusivamente vostro figlio.
A quelle parole, Jon ebbe come un tremendo presentimento a stringerli le viscere. Se le sue paure fossero state anche solo in minima parte fondate, sarebbe stato meglio morire in quel momento per lui e per suo figlio. - Hayden, figliolo, qualsiasi cosa ti dicano non ascoltarli! – esclamò Jon beccandosi dalla donna un violento schiaffo che gli fece rivoltare la testa dall’altra parte.
- Che cosa volete?? – chiese il ragazzo spazientendosi a sua volta, dopo ciò.
- Ciò che dovrò fare con te sarà molto semplice, ragazzo: scatenerò la folle scintilla del tuo sangue Targaryen. D’altronde, voi draghi siete tutti così, no? L’unica differenza è che alcuni di voi lo nascondono, altri lo manifestano … in altri ancora rimane latente finché non ricevono il giusto stimolo. Hai metà sangue Targaryen, Hayden, mentre tua cugina ne ha un quarto. Ciò vuol dire che tu ci darai molte più soddisfazioni. Lei ci serve per ben altri motivi – gli disse poi accovacciandosi di fronte a lui e afferrandogli il mento tra le dita. – Dunque? Sei pronto a diventare come tuo nonno, lord Stark?
- Voi siete completamente fuori di senno. Non mi piegherò mai al vostro volere! – affermò il ragazzo senza alcuna esitazione.
- Ne sei sicuro? – disse la donna melliflua rialzandosi in piedi e facendo entrare nella cella anche un cavaliere, il quale cominciò a prendere a calci sullo stomaco il Protettore del Nord, facendogli letteralmente sputare sangue. Tra un colpo e un altro, Jon trovò la forza e la voce di parlare a suo figlio. – Non badare a me, figliolo!! Io starò bene!! Le loro minacce non devono … – ma l’uomo non riuscì a terminare la frase, che un calcio più potente degli altri gli fece vomitare saliva e sangue a terra.
- No, smettetela!! Farò quello che mi chiederete ma non toccate mio padre! – esclamò il ragazzo allarmato.
A ciò, la donna sorrise argutamente e applaudì come in estasi. – Esattamente come immaginavo. Esseri umani: così banalmente attaccati ai sentimenti e ai loro simili da essere infinitamente prevedibili …
 
- Dobbiamo trovare il modo di avvertire Jaime ed Arya … - sussurrò Oberyn a coloro che erano stati disposti accanto a lui, mentre cercava di liberarsi dalle corde strette legate ai polsi.
- Dobbiamo anche trovare il modo di far sopravvivere Brienne … - sussurrò ser Davos non provando minimamente a ribellarsi da quelle corde che stringevano anche sui suoi polsi. – La ferita che le hanno inflitto durante il combattimento non promette nulla di buono … Ci stanno tenendo in vita solamente perchè sperano che possiamo rivelare loro dove sono Eveline e Myranda … Ruben, Daenerys, Margaery, Jaime e Arya gli servono, ma noi no. Non appena constateranno che non diremo loro cosa vogliono sapere, ci uccideranno!
- Calmati, ser Davos, agitarsi non porterà a nulla di buono in una situazione come questa – si intromise lord Varys, che era stato disposto sempre a fianco della Vipera.
- A proposito, Ragno, come mai i tuoi uccellini non ci hanno avvertiti riguardo ad un immenso esercito nemico proveniente da Sud che si stava dirigendo esattamente a Grande Inverno? – gli chiese stizzito il cavaliere delle cipolle.
- Non saprei dirlo neanche io. Queste persone devono conoscere tutto di noi, e devono essersi attrezzati da tempo per riuscire a metterci in trappola. Temo che le mie piccole spie siano state individuate e uccise prima che potessero portarmi la notizia.
- Dov’è lady Olenna? E come hanno intenzione di far sopravvivere Margaery nel frattempo, dato che sembra essere infetta da una malattia sconosciuta?? – intervenne nuovamente la Vipera.
- Stanno sfruttando i Maestri presenti a Grande Inverno. Per tale motivo non ci sposteranno da qui. Rimarranno a Nord perché un viaggio verso Sud aggraverebbe esponenzialmente le condizioni già instabili di Margaery. Inoltre, ho la sensazione che non ci porterebbero a Sud a prescindere da ciò: d’altronde, il nuovo re vuole il controllo anche delle vastissime terre che comprendono tutto il Nord. Non è possibile sottomettere il Nord se non si occupa stabilmente almeno la sua sede principale, nonché Grande Inverno – rispose lord Varys.
- Per ora lady Olenna dovrebbe essere salva: credo che la stiano usando per non far aggravare le condizioni di Margaery. D’altronde è sua nonna e soltanto la sua vicinanza non la sta facendo crollare, data la sua malattia e la consapevolezza di tutto ciò che le sta accadendo intorno – aggiunse ser Davos.
- Dobbiamo raggiungere Ruben. Non oso immaginare che piani abbiano per quel ragazzino – disse Oberyn fremendo e tentando nuovamente e inutilmente di liberarsi da quelle corde.
All’improvviso, la conversazione dei tre fu interrotta da uno dei cavalieri oppressori, il quale piombò nella stanza e afferrò il colletto dell’abito della Vipera, tirandolo a sé con una forza tale da alzarlo da terra. – Sono passati giorni e ancora non vi decidete a parlare. Dunque, ve lo chiedo per l’ultima volta: dove accidenti sono la Targaryen e la Lannister?!
A quell’ennesima domanda, Oberyn sorrise derisorio all’uomo. – E noi, per l’ultima volta, vi ripetiamo che, anche se lo sapessimo, non ve lo diremmo mai, branco di cani rabbiosi! Dunque potete anche ucciderci ora! – gli urlò sputandogli in faccia.
A ciò, l’uomo lo spinse violentemente a terra. – Prima di uccidervi è bene fare un altro tentativo con qualcosa che potrebbe farvi cambiare idea, dato che suppongo lo riteniate peggio della morte … - disse inviperito, richiamando un suo sottoposto, il quale strattonò all’interno della stanza il giovane Ruben. Capendo ciò che avessero intenzione di fare, i tre sbiancarono. – Ci è stato detto che questi ragazzi sono come figli o nipoti per tutti voi. Siete come una grande famiglia, di quelle che non si vedono più da decenni! Uniti come lo foste di sangue! – esclamò l’uomo sferrando un violentissimo schiaffo al ragazzino, ferendolo alla guancia.
- Lui vi serve! – scattò Oberyn furioso da quella visione. Il suo istinto protettivo nei confronti dei suoi cuccioli era uscito allo scoperto. – Non potete toccarlo!
- È vero … tuttavia, il fatto che ci serva vivo, non pregiudica che debba essere tutto intero. Povero moccioso: dopo la morte di suo padre, anche se avesse un’arma in mano, non riuscirebbe a reagire a causa di tutto il dolore che prova! – esclamò sferrandogli un secondo colpo al volto, talmente violento da farlo sbilanciare all’indietro e cadere a terra. Il sangue colava a fiumi dal naso del ragazzino, il quale aveva i polsi legati esattamente come i tre prigionieri a lui cari presenti nella stanza.
- Noi non sappiamo nulla! Non potremmo dirvi dove si trovano neanche se volessimo!! Perciò uccidete noi ma lasciate stare il ragazzo! – esclamò ser Davos questa volta.
- Se lo desiderate tanto, sarà esattamente ciò che farò – disse l’uomo sfoderando una daga e avvicinandosi a loro. Fu l’occasione giusta. Ruben colse l’attimo di distrazione, roteò su sé stesso e scattò contro il soldato colpendolo con la testa e rubandogli l’arma con la bocca. Prima che l’uomo potesse riprendersi, il giovane sputò la daga verso i tre prigionieri, dicendo loro qualcosa in labiale. – Liberatevi e scappate prima che vi uccidano.
- Per tutte gli dei del cielo … è veloce il ragazzo … - sussurrò Oberyn guardandolo con sguardo fiero e nascondendo prontamente la daga sotto il suo fondoschiena.
- Tu, maledetto moccioso …! – esclamò il cavaliere scagliandosi su di lui, ma venendo ancora contrattaccato da Ruben, il quale non esitava a difendersi come meglio sapeva fare, nonostante avesse le mani legate e non possedesse un’arma. Quando l’uomo riuscì nuovamente e faticosamente ad imbrigliarlo, lo trascinò fuori dalla stanza.
Non appena rimasero nuovamente soli, Oberyn parlò ai due. – Attendiamo che ritornino per scappare e portare Ruben e gli altri con noi!
- Possiamo portare solo Ruben. Dobbiamo essere obiettivi, amico mio: Brienne è gravemente ferita, Margaery è malata, lady Olenna non riesce a camminare adeguatamente e Daenerys, per quanto la sua ferita sia nettamente meno grave di quella di Brienne, ci rallenterebbe e non ci permetterebbe di scamparli. Una volta lontani da qui, provvederemo ad aiutarli – disse risoluto lord Varys. Oberyn e Davos avrebbero voluto scagliarsi contro l’eunuco dopo averlo udito, ma dovettero amaramente riconoscere che aveva ragione. Dopo infiniti minuti di silenzio, fu nuovamente la Vipera a rompere il silenzio. – E così sia.
 
Intanto, il giovane Ruben riuscì a rubare un’arma ai soldati e a combattere contro di loro, ferendoli e scatenando la loro ira. Ma erano troppi contro di lui, così riuscirono a sopraffarlo, massacrandolo di schiaffi, calci e pugni. Quando sembrava quasi sul punto di cedere e svenire, uno dei soldati lo prese per il collo sollevandolo da terra.
A ciò, i suoi compagni cercarono di farlo rinsavire. – Lewis, avanti, lascialo, gliene abbiamo date abbastanza … credo che abbia capito …
- Lewis, sai che il re lo vuole vivo … cerca di calmarti.
Ma l’uomo sembrò non udire quelle parole, poiché troppo impegnato a stringere il candido collo del ragazzino e a fissare soddisfatto il suo volto moribondo. – Ne vuoi ancora, bastardo? Ora hai capito chi comanda qui? Vuoi fare la fine che ha fatto tuo padre, eh?! – gli chiese con voce roca stringendo le dita ancora di più. Dopo di che, in uno scatto cieco di furia, il soldato lo lanciò letteralmente contro il tronco dell’Albero Diga, facendogli sbattere violentemente la testa.
- Lewis, idiota, che cosa hai fatto?!? – esclamò uno di loro raggiungendo il corpo adagiato a terra del giovane e abbassandosi sul suo petto per udire il battito del suo cuore. Quando si rialzò in piedi, il suo colorito era divenuto bianco cadaverico. – Ci ucciderà. Il re ci ucciderà se dovesse scoprirlo … - a tali parole, anche gli altri compresero e furono invasi dal terrore.
- Lui gli serviva! Era il figlio di Arya Stark e dell’ultimo discendente Baratheon!! Se scoprisse che lo abbiamo ucciso noi, ci sottoporrà all’esecuzione con la Piramide!! – esclamò un altro di loro tirandosi i  capelli come se volesse strapparli.
- Ti sei assicurato che il suo cuore non batta più?? – gli chiese l’assassino, invaso improvvisamente dai sensi di colpa.
- Vuoi che non sappia riconoscere un ragazzino morto da uno vivo, Lewis?! Ora è tua la responsabilità! Tu l’hai ucciso e tu lo nasconderai! Dovrai portare il corpo dove nessuno può trovarlo e riconoscerlo! Quando avrai fatto ciò, troveremo un moccioso del popolo che gli somiglia e lo istruiremo a dovere per recitare la parte! Muoviti!! – gli ordinò categorico uno dei suoi compagni.
 
Ser Lewis cavalcò per quasi un giorno intero, fin quando non raggiunse la sponda di un fiumiciattolo remoto e nascosto, all’intero di una delle tante foreste presenti a Nord. Il suo cavallo era sfinito, e lui ancora di più, anche a causa della paura che qualcuno potesse scoprire ciò che aveva fatto.
L’uomo scese dal cavallo e prese il corpo del ragazzino, adagiandolo al terreno per poi occuparsi di far abbeverare il suo stallone.
- Volete seppellirlo? – gli chiese improvvisamente una voce suadente e femminile facendo per un attimo accapponare la pelle al soldato. L’uomo si voltò e scorse una bellissima donna dai capelli rossi e coperta da un mantello e un cappuccio dello stesso colore.
A ciò, lui le sorrise compiaciuto squadrandola, mentre il cavallo dei pantaloni gli diveniva sempre più stretto. All’improvviso, la questione del ragazzino gli scivolò addosso come l’acqua. – Sì. È quello che stavo per fare prima di vedere uno splendido fiore come voi, milady. – le disse baciandole la mano.
- Come si chiamava?
- Era solo un membro della mia servitù che ha osato prendersi troppe libertà. Ha avuto ciò che si meritava. Non ricordo neanche il suo nome … - disse spogliandola nuovamente con lo sguardo.
- Che ne direste di gettarlo nel fiume, invece? – gli sussurrò avvicinandosi a lui con fare mellifluo e provocante. – La pelle, a contatto prolungato con l’acqua, perde le sue proprietà. Trascinato dalla corrente, ben presto, il suo viso diverrà sformato. In questo modo non correrete il rischio che lo riconoscano, piuttosto che conservarlo immacolato e coprirlo di terra.
- Come sapete che si tratta di … - le chiese prima di venire interrotto dall’indice della donna, il quale si posò delicatamente sulle sue labbra, mentre lei accorciava ancor di più le distanze.
- Non importa. So chi è, ma non temete: non ho intenzione di dire a qualcuno ciò che avete fatto.
I due cominciarono a baciarsi passionalmente, finché, solo qualche secondo dopo, ser Lewis avvertì delle forti vertigini che gli annebbiarono la mente fino a portarlo allo svenimento.
Quando l’uomo si svegliò, parecchie ore seguenti, e quasi sul punto di morire per congelamento, si accorse che la donna, ma, soprattutto, il ragazzo, erano spariti nel nulla. Lo cercò ovunque, ma non ritrovò più quel cadavere.
 
Erano trascorsi due giorni da quando, grazie a Ruben, Oberyn, ser Davos e lord Varys erano riusciti ad ottenere la daga che avrebbe dato loro una possibilità di liberarsi e scappare. Ma, del ragazzo, non vi era ancora alcuna traccia. L’alba del terzo giorno, udirono delle voci fuori dalla loro stanza e riuscirono a comprendere una verità che li lasciò allibiti.
- Che fine ha fatto il cadavere del moccioso?!? … Cosa significa “scomparso”?? Un morto non può alzarsi e sparire nel nulla! Dobbiamo trovarlo!!
- Credo che sia meglio trovare un sostituto già da ora. Anche se fosse ancora vivo e a piede libero, non si lascerebbe trovare tanto facilmente!
Oberyn era con lo sguardo fisso in un punto nel vuoto, mentre ser Davos e lord Varys continuavano ad aguzzare le orecchie per riuscire a comprendere altre informazioni sul giovane Ruben.
- È il momento – disse improvvisamente il Ragno, rompendo il silenzio. – Dobbiamo muoverci prima che tornino qui e ci uccidano tutti.
La Vipera lo osservò ancora in trance prima di rispondergli. – Lo hanno ucciso per sbaglio, o, almeno, credevano di averlo ucciso. Fortunatamente non è così. È sicuramente riuscito a scappare. Il nostro ragazzo è salvo, me lo sento. Dobbiamo trovarlo.
- Così come dobbiamo trovare Eveline e Myranda – aggiunse ser Davos. – Saremo al sicuro solamente quando sapremo che almeno loro tre non sono stati catturati come è accaduto ad Hayden. A quel punto, avremo qualche speranza di riuscire a combatterli.
- Ser Davos ha ragione – commentò il Ragno.
- Sarà come ai vecchi tempi, mio fidato amico. Trascorreremo di nuovo molto tempo insieme, con l’unica differenza che, questa volta, il nostro compagno di viaggio è più basso, più vecchio e meno carismatico – disse Oberyn facendo riemergere quei ricordi lontani e accennando un sorriso nostalgico al Ragno Tessitore, il quale ricambiò calorosamente con uno dei suoi sempre più frequenti sorrisi sinceri.
- Posso immaginare senza fatica che la mia compagnia non sarà gradita quanto lo era quella di Walter, senza che me lo ricordiate così esplicitamente – si lamentò ser Davos.
I tre, con un po’ di fortuna e sagacia unita dalle loro esperienze passate, riuscirono a scappare via da Grande Inverno, cavalcando verso mete distanti.
- Dove siamo diretti? – chiese il Ragno.
- Conosco solo due persone appartenenti ad una nobile famiglia, che non si alleerebbero mai al nuovo re, che ci aiuterebbero senza riserve nelle nostre ricerche, e che possiedono un esercito abbastanza grande e forte da permetterci di ribellarci e di organizzare una degna resistenza: Theon e Yara Greyjoy.
 
- Tre prigionieri sono riusciti a scappare!! Come è potuto accadere?!? Eravate troppo impegnati a tenere sotto controllo i “pezzi grossi” e a pensare alla sparizione di uno di questi ultimi?! Come il figlio della Stark e del bastardo Baratheon che credevate di aver ucciso?!? – chiese uno dei generali, fuori di sé.
Daenerys aveva il respiro pesante e ascoltava passivamente ciò che quegli oppressori dicevano, fuori dalla stanza nella quale la tenevano prigioniera. Avevano diviso lei e Brienne dagli altri e ora si ritrovava legata, stanca e affaticata, mentre cercava di fare tutto il possibile per tenere sveglia Brienne e per rubarla alla morte come meglio potesse. La ferita al torace della donna era molto grave a differenza del “graffietto” su un fianco che era stato provocato a lei per sbaglio.
- Ehi, Brienne … sembra che alcuni di noi siano riusciti a scappare … non ne sei felice? Brienne? – la smosse delicatamente la madre dei draghi. Per farle intendere che avesse compreso, la donna annuì impercettibilmente. A ciò, Daenerys si rasserenò, per il momento. Ma il suo lieve sorriso durò giusto il tempo di svanire. All’improvviso, si udì una voce gridare gloriosa qualcosa che riuscì a destare persino la donna che combatteva come un cavaliere, nonostante la sua ferita mortale l’avesse quasi immobilizzata. – Abbiamo visite, uomini!! Vedo giungere un altro bottino per noi, in lontananza: sembra che nessuno sia riuscito ad avvertire ser Jaime Lannister in tempo!!
- No. Non può essere vero … - sussurrò Brienne sconvolta e con la voce ridotta ad un sibilo, lasciandosi ricadere a terra, inondata dal dolore dato dalla consapevolezza che anche l’uomo che amava sarebbe stato reso prigioniero da quei vili assassini.
 
   
 
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