Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    10/12/2017    0 recensioni
SPIN OFF "The dragon, son of ice".
Tutto ciò che ci rende ciò che siamo è la convinzione ... e quando tutti ci fanno credere che siamo in un modo e ci trattano da tali ... sta a noi riconoscerci, ritrovare la nostra identità e smentirli. Perché noi non siamo né folli draghi, né diffidenti lupi, né delicate rose ... noi siamo noi, siamo chi decidiamo di essere, cosa scegliamo di costruire e nient'altro importa. Non ascoltare le voci ... guarda solo i miei occhi e torna con me. Torniamo a casa."
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Margaery Tyrell, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Approdo nel nuovo continente
 
Jaime venne sbattuto dentro la stanza nel quale erano tenute prigioniere Daenerys e Brienne. L’uomo aveva qualche graffio in volto, ma sembrava stare bene.
- Brienne … - sussurrò sconcertato non appena vide sua moglie in fin di vita accasciata a terra.
- Ja … - annaspò lei, incapace di articolare una parola adeguatamente. Tuttavia, il suo volto smunto e affaticato si illuminò inevitabilmente non appena lo vide avvicinarsi a lei, con lo sguardo preoccupato e premuroso che tanto amava di lui. Lei era stata la prima a conoscere quel suo prezioso sguardo, e custodiva gelosamente nella sua memoria quell’indimenticabile momento in cui lui le aveva inconsapevolmente aperto il suo cuore, mentre era sfinito dalla prigionia, dal suo braccio mozzato ancora sanguinante, stanco di provare odio verso il mondo e di essere trattato come qualcuno che non era. Quel giorno le era svenuto tra le braccia come un bambino, e nessuno avrebbe mai creduto che si trattasse davvero del Jaime Lannister di cui tutti parlavano, se solo lo avesse narrato. Ora, invece, era lei ad annaspare tra le sue braccia, cercando di mettere a fuoco la sua figura, di delinearne i contorni eliminando quella fastidiosa sfocatura. Provava a stringerlo con le poche forze che le erano rimaste. Non era da Brienne di Tarth trovarsi in quello stato. Nessuno era mai riuscito a ridurla in quello stato. Forse solo il suo travagliato parto era stato in grado di avvicinarla alla morte così tanto. A quel pensiero, le ritornò inevitabilmente in mente la loro bambina, la figlia che avevano tanto amorevolmente messo al mondo. – Jai … Jaime … Myranda …
- Myranda cosa? Dov’è la nostra ragazza, Brienne??
- Non temere, Jaime: è riuscita a scappare insieme ad Eveline – lo rassicurò Daenerys rispondendo al posto della donna, capendo che avrebbe fatto una fatica immensa anche nell’articolare una semplice frase.
- A scappare? A scappare dove?? Dove si sono dirette??
- Ho detto loro di fuggire verso il continente orientale, prima di essere catturata. Andranno a Vaes Dothrak: i dothraki mi hanno sempre aiutata e mi considerano ancora una loro fedele amica. Non appena diranno loro chi sono, le aiuteranno in ogni modo. Solo lì sono al sicuro. Oramai, nel continente occidentale, i nostri figli sono le prede più ambite.
- Hayden e Ruben? E tutti gli altri??
- Mio figlio e mio marito sono prigionieri ad Approdo del Re; Sam, Gilly, Gendry e Loras sono morti; di Ruben non vi è più alcuna traccia; Margaery e Olenna sono nell’altra stanza, e, per ora, sono salve, esattamente come noi, dato che gli serviamo. Credo che Varys, Oberyn e Davos siano riusciti a scappare, dato che, poco fa, li ho uditi parlare di alcuni prigionieri riusciti a fuggire. Speravamo che tu ed Arya foste riusciti ad udire la notizia in tempo, prima di tornare qui.
- Dunque Arya non è ancora tornata? Sarebbe dovuta rientrare prima di me … questo vuol dire …
- … che, forse, è riuscita a saperlo in tempo. Per questo non è tornata qui – continuò Daenerys.
- Tu … come stai? I tuoi uomini …? – gli disse Brienne aggrappandosi alle sue braccia e cercando di farsi capire.
- Io sto bene, milady, non preoccuparti – la rassicurò lui cercando di sorriderle e accarezzandole i capelli. – I miei uomini sono stati uccisi o fatti prigionieri dal loro esercito, nettamente superiore e più spietato del nostro – disse con sguardo addolorato. Dopo di che, un dubbio gli velò il volto e riportò l’attenzione sulla madre dei draghi. – Drogon? Lui avrebbe dovuto difenderci tutti.
- Lo hanno avvelenato. Sembra che, dalla loro parte, abbiano qualcuno che ha delle capacità inimmaginabili. Nessuno era mai riuscito ad avvelenare, a toccare, o ad atterrire i miei draghi così facilmente. Ho il sospetto che di mezzo ci sia …
- … la magia? – continuò lui la frase immaginando già cosa tormentasse la donna. Successivamente, si concentrò nuovamente sulla sua amata e provò ad accertarsi delle sue condizioni, controllando la profonda ferita che aveva al torace. Jaime sbiancò quando realizzò che fosse divenuta quasi nera, così come la pelle che vi era intorno. A ciò, cercò di mantenere la calma e di non pensare al fatto che la donna che amava sarebbe andata incontro a morte certa. Se solo Eveline fosse stata con loro, avrebbe avuto un’idea per migliorarla anche essendo già ad una fase di non ritorno. Quella ragazza utilizzava metodi ignoti, perciò sicuramente avrebbe trovato un modo almeno per tenerla in vita più a lungo, nonostante non avesse ricevuto le dovute cure fin dall’inizio. Tornò a concentrarsi sul volto di Brienne, stringendole le mani fredde e sorridendole mentre ricacciava indietro delle lacrime amare. – Milady … sono qui. Ora siamo insieme.
- Sai … sai che odio quando mi chiami in quel modo … - gli rispose la donna accennando un lieve sorriso.
- Vedo con piacere che hai ancora la forza di rimbeccarmi quando utilizzo quell’appellativo con te … - le disse sorridendole ancor più dolcemente. – Ascoltami, Brienne: tu sei forte. Non esiste donna più energica, combattiva e forte di te e lo sai bene. Me lo hai dimostrato più e più volte, e continui a farlo ogni giorno. Vedrai che andrà tutto bene. Te lo prometto. Rimarrò sempre qui con te. Continuerò a stringerti come tu hai sempre fatto con me quando mi sono trovato dinnanzi ad ostacoli insormontabili nel corso della mia vita. Mi hai salvato, Brienne. Solo tu saresti stata in grado di salvare qualcuno come Jaime Lannister. Dunque, non demordere: io non ti abbandonerò, amore mio.
A quelle parole, Brienne sorrise commossa mentre delle calde lacrime bagnavano il suo volto freddo, che nascose nel ventre dell’uomo che amava, stringendogli la mano a sua volta. – Cosa ho fatto per meritarti …? Ho bramato così tanto il tuo amore … che, persino oggi … dopo quindici anni di matrimonio … stento ancora a credere di averlo davvero ottenuto …
I due furono interrotti da uno dei nemici che irruppe nella stanza spalancando la porta. – Jaime Lannister, l’ultimo erede maschio della rinomata casata Lannister, il famoso sterminatore di re, figlio di Tywin Lannister di Castel Granito. Siamo davvero onorati di avervi tra noi – disse sorridendo soddisfatto l’uomo, guardando un suo compagno d’armi.
- Che cosa volete da noi? – chiese Jaime non muovendosi minimamente dalla sua posizione.
- Per il nuovo re dei sette regni siete estremamente importante, Jaime Lannister. Siete talmente prezioso, che ci è stato ordinato di non torcervi un capello. Vi vuole integro e in voi esattamente come siete sempre stato.
- Spiegatevi meglio.
- Il re vi vuole come suo Primo Cavaliere.
A quelle parole, i tre prigionieri si pietrificarono. – Cos’è, uno scherzo?! – chiese incredulo e alterato Jaime.
- Niente affatto: la vostra fama di abilissimo cavaliere, nonostante la mano destra mozzata, di coraggioso guerriero, capace stratega, appartenente ad una famiglia protagonista delle più grandi battaglie avvenute negli ultimi cento anni nel continente occidentale, non solo farebbe acquisire al re David un prestigio inestimabile se diventaste suo Primo Cavaliere, ma gli garantirebbe anche una protezione e una possibilità di vittoria molto alta nel campo di battaglia, grazie alle vostre stimate doti di combattente e generale di guerra. Il re David Crakehall è deciso a convincervi a portarvi dalla sua parte. La prospettiva di avere voi al suo fianco come Primo Cavaliere potrebbe competere solo con la possibilità di rendere tale Rhaegar Targaryen, Walter Targaryen, Arthur Dayne o Ned Stark. Ma, si dà il caso che nessuno di loro sia vivo e vegeto, perciò niente lo potrà far desistere dall’idea di ottenere la vostra fedeltà.
- Cosa vi fa credere che io ceda alle assurde richieste dell’usurpatore che si definisce il “nuovo legittimo re”?? Tutte le persone a me care non sono nelle vostre mani, e quelle che lo sono vi servono quanto me, perciò non potete toccarle.
A tali parole, il soldato, deluso, si avvicinò a Jaime, accovacciandosi accanto a lui. – Non credevo sarebbe stato così arduo convincervi, sterminatore di re. La vostra casata non ha mai avuto una grande considerazione dell’onore, no? Come non l’avete mai avuta neanche voi. Dunque, perché, all’improvviso, vi comportate da uomo d’onore?
A quella provocazione, Jaime cercò di mantenere la compostezza per non mettere le mani addosso all’uomo che gli stava rivolgendo un derisorio ghigno a pochi centimetri dal suo viso. – Non sono mai stato un esemplare uomo d’onore, è vero, ma la mia famiglia è sempre stata la cosa più importante e più preziosa che ho avuto. Non la tradirei mai. Ora, tutte queste persone a cui state facendo del male sono la mia famiglia. Il Nord è la mia famiglia. Inoltre, ho già ucciso un re folle una volta, perciò ormai so riconoscere quali sovrani meritano la mia fedeltà – gli rispose deciso e serio, non accennando ad alcuna esitazione.
A ciò, il soldato nemico, irritato, si rialzò in piedi e guardò il corpo accasciato e piegato di dolore appoggiato a Jaime. – In realtà c’è una persona alla quale tenete molto, sotto il nostro controllo e inutile ai piani del re … tuttavia, il suo destino è già segnato, è praticamente già morta, dunque non possiamo utilizzarla per minacciarvi … Guardate morire dinnanzi ai vostri occhi la vostra adorata moglie, ser Jaime, così, forse, il dolore e la prigionia riuscirà a far cambiare idea al vostro volubile cuore, mentre noi, intanto, cerchiamo la vostra splendida figlia, la quale non andrà molto lontana … - disse infine l’uomo, sferrando un violento calcio alla schiena di Brienne. In seguito a quel gesto e a quelle ultime parole, Jaime non ci vide più dalla rabbia, così, preso da un impeto furioso, si alzò in piedi e si scagliò contro l’uomo, del quale vennero in soccorso i suoi compagni.
- Se provi ancora una volta a toccarla o a toccare mia figlia, io giuro che taglierò quella tua testa marcia via dal tuo collo, facendola rotolare per tutti i sette regni in modo che tutti possano vedere la tua vergogna!!! – gli urlò continuando a picchiarlo e a ribellarsi a tutti gli altri.
- Jaime, fermo! – lo esortò Daenerys mentre uno dei soldati lo atterrò con un colpo in pieno volto.
- Garrick, smettila. Il re lo vuole vivo e in salute! – venne rimproverato l’uomo che lo colpì. Ma Jaime non si arrese e si rialzò in piedi, ancora accecato da quella incontenibile rabbia, scagliandosi nuovamente contro di loro.
- Jaime, fermati!! – ripeté Daenerys alzandosi in piedi questa volta, anche se a fatica, a causa della ferita al fianco. Il suo urlo riuscì ad attirare l’attenzione del Lannister, il quale si voltò lievemente verso di lei dopo essere ripiombato sui suoi nemici. – Jaime, non farlo! Non puoi abbandonarci – le disse la madre dei draghi con sguardo supplichevole ma deciso e fermo. A ciò, Jaime riuscì a calmarsi, a riprendere la ragione, fermandosi e ritornando al suo posto, accanto a Brienne, mentre quegli uomini abbandonavano la stanza e si chiudevano la porta alle spalle.
 
 
Le porte del salone principale del castello della famiglia Greyjoy delle Isole di Ferro, si aprì lasciando entrare i tre ospiti. Oberyn, Varys e Davos erano sfiniti dal lungo viaggio, fortunatamente compiuto senza particolari impedimenti. I tre erano finalmente felici di poter rivedere delle facce amiche.
- Che mi trafigga un fulmine se quello che vedo dinnanzi a me non è Theon Greyjoy! Quanto tempo è passato?? Quindici anni?? – disse Oberyn con il suo solito ghigno, non appena si avvicinò ai tre che li stavano attendendo in piedi dinnanzi ad un trono. Oltre a Theon, vi era sua sorella Yara e una bambina vestita come un ragazzino, la quale aveva uno sguardo a metà tra il sorpreso e il perso nel vuoto. Theon era ormai un uomo, e il suo sguardo era sereno e in pace come non lo era mai stato prima. Non aveva niente a che vedere con la belva spaventata e mutilata che i tre ricordavano.
- Quindici anni e tu sembri avere sempre lo spirito e il corpo di un giovane uomo, Oberyn Martell – gli rispose Theon sorridendo.
- Siete i benvenuti qui – disse Yara questa volta, sorridendo anche lei.
- Regina Yara – risposero i tre mostrando riverenza.
- Abbiamo saputo ciò che è accaduto a Grande Inverno. La situazione nei sette regni sta degenerando drasticamente. Combattendo nella Battaglia Finale con voi e con Walter, credevo che, dopo aver sconfitto gli estranei, avremmo finalmente potuto aspirare alla pace nel continente occidentale. Ma questa pace è durata appena quindici anni – disse afflitta la donna.
- Un concetto come quello della pace è infinitamente evanescente, mia regina – le rispose Varys.
- Ad ogni modo, potrete rimanere qui fin quando vorrete e se avete richieste saremo disposti ad ascoltarle. Vi aiuteremo in ogni modo possibile – intervenne Theon.
- Siamo giunti qui, mio signore, per richiedere il vostro aiuto per salvare i nostri ragazzi, la nostra famiglia e per liberare il Nord. Myranda Lannister, Eveline Targaryen, Hayden Stark, Sam Tarly e Ruben Stark sono come figli per noi. Attualmente, solo uno di loro si trova al sicuro. Siamo riusciti per miracolo a fuggire dalla prigionia e, ora, siamo qui nella speranza che voi possiate impiegare i vostri uomini per cercare le due ragazze e il giovane Ruben in lungo e in largo, in modo da assicurarci che non finiscano nelle mani sbagliate. Per Hayden, per ora, non possiamo fare nulla, dato che sarebbe impossibile cercare di portarlo via sotto il loro naso da Approdo del Re. Soltanto accertandoci che i ragazzi non siano in loro possesso e che non possano usarli ai loro scopi e contro di noi, potremmo poi agire e ribellarci al dominio del nuovo re, per liberare tutti gli altri e l’intero Nord – disse ser Davos.
- Avrei voluto davvero conoscerli prima che accadesse tutto questo – disse tristemente Theon.
- Ti piacerebbero. Li conoscerai, Theon. Loro sono anche la tua famiglia. Sono sempre stati la tua famiglia – gli rispose Oberyn.
- Provvederò immediatamente ad organizzare delle truppe per cercare i tre ragazzi. Dunque, il vostro piano consiste anche nell’organizzare una degna resistenza che ci permetta di arrivare fino a piani alti per combattere come loro pari? – chiese Yara.
- A Nord hanno sede alcune delle casate più antiche e più potenti del continente occidentale, le quali sono state capaci di vincere guerre di immensa portata. Inoltre, non avremo solo l’appoggio del Nord: Dorne è con noi. Ora che sono qui, manderò immediatamente un corvo per avvertire la mia famiglia. Nessuno è soddisfatto del nuovo re, o meglio, del nuovo tiranno, mia regina. Il problema è che nessuno ha il coraggio e la forza di mettersi contro la corona … ma se avessero il giusto appoggio, molti di loro si alleerebbero a noi senza pensarci due volte – rispose Oberyn convinto.
- I vostri progetti sono ambiziosi e io non sono certo una sovrana che si è mai tirata indietro quando si è trovata in situazioni di malcontento e le è stato richiesto di agire. Come non ho mai abbandonato delle persone a me care in difficoltà – disse la donna volgendo uno sguardo premuroso a suo fratello Theon.
- Alle questioni pratiche penseremo più tardi. Ora sarete stanchi, infreddoliti e affamati, perciò seguite la servitù e raggiungete le camere che saranno preparate per voi. Questa sera sarete sfamati a volontà. Inoltre, vorrei presentarvi la piccola Müren Harlaw, la figlia di mia sorella Yara – disse Theon avvicinandosi alla sua nipotina e riservandole uno sguardo dolcissimo mentre lei si accucciava impaurita dietro le sue gambe.
- Non sapevo avessi una figlia, Yara. Avrei dovuto prevederlo dato che ti serve un erede – disse Oberyn accovacciandosi per arrivare all’altezza della bambina e porgendole la mano, attendendo che lei prendesse il coraggio per appoggiare la manina sulla sua. La piccola impiegò un po’ prima di farlo; lo scrutò con curiosità e diffidenza, fin quando non si sporse leggermente dalle gambe di Theon e allungò il braccio. A ciò, Oberyn le prese delicatamente la mano, ma, a quel tocco, lei la ritirò subito indietro, come fosse stata scottata. Dinnanzi alle reazione lievemente confusa della Vipera Rossa, Theon gli fece un triste cenno con il capo ad indicargli di non provare a spingersi oltre con lei. A tal punto, l’uomo le parlò semplicemente. – Onorato di fare la vostra conoscenza, principessina. O, forse, preferite “futura regina delle Isole di Ferro”? – disse provocando un sorriso divertito e lusingato nella piccola.
- Non è lei la futura regina, Oberyn – disse Yara con tranquillità, mentre una balia le porgeva tra le mani un neonato infagottato che fu cullato e maneggiato con maniacale cura dalla donna, la quale lo guardava con gli occhi luminosi e pieni di amore. – Lui, invece, è Blake Harlaw, fratellino di Müren e futuro re delle Isole di Ferro.
I tre rimasero interdetti più per il fatto che la donna avesse pronunciato un’affermazione del genere dinnanzi alla sua primogenita, piuttosto che per la notizia in sé.
- Tesoro, perché non vai insieme a Talìa? – esortò sua nipote Theon, con delicata e devota premura, mentre la piccola si allontanava dispiaciuta dalle sue gambe, facendo come le era stato detto. Quando fu abbastanza lontana, Theon riprese la parola. – Dovete sapere che Müren è affetta da una sorta di strana malattia …
- La sua mente non funziona. Non è come se fosse cieca o storpia. Lo avrei preferito infinitamente, poiché avrebbe comunque avuto una testa funzionante – lo interruppe Yara continuando a cullare dolcemente il suo figlio sano.
- Yara, ti prego … - le disse Theon con voce quasi supplichevole.
- Mi sto forse sbagliando, fratello? I Maestri dicono che non c’è nulla da fare: è nata così e rimarrà sempre così. Non affiderò mai il controllo delle Isole di Ferro ad una stupida affetta da problemi mentali. Hai visto poco fa, Oberyn? Ha persino paura di essere sfiorata. Si lascia toccare solo da Theon.
In quel momento, a ser Davos tornarono inevitabilmente alla luce ricordi riguardo la piccola Shireen.
- Non scambiare la sua diversità per ritardi mentali e menomazioni incurabili!
- Discutere non porterà a nulla, come al solito, Theon. Tu continuerai a difenderla come fosse tua figlia e io continuerò a sostenere che il mio unico vero figlio lo sto tenendo tra le mie braccia in questo momento. Ora, smettiamola di essere così maleducati dinnanzi ai nostri ospiti – rispose composta la donna.
I tre spettatori non avevano osato mettere altra carne al fuoco, difatti si limitarono a non alimentare quella discussione, almeno per il momento. – Il padre dei due? Suppongo ti sia sposata per averli. Gli Harlaw sono un ottima scelta – le disse Oberyn riprendendo la sua solita spigliatezza.
- Ho sposato Darryl Harlaw e li ho avuti entrambi con lui. Tuttavia, subito dopo la nascita di Blake, pochi mesi fa, una terribile malattia lo ha spento. Per quanto io non ami particolarmente giacere con gli uomini, come ben sapete, ho dovuto farlo per garantirmi un erede, e mi ero molto affezionata a Darryl. Era un uomo d’onore e tutto d’un pezzo – disse tristemente la donna.
In quel momento, una delle guardie interruppe la loro conversazione. – Mi regina, abbiamo altre visite.
- Di chi si tratta, ser Cole?
- Chiedono di essere ricevuti i figli di vostro zio Euron, i vostri cugini.
 
 
Il ragazzo si diresse nervosamente verso le segrete della Fortezza Rossa, oramai divenute il rifugio personalizzato di Hoxana Aemchaar. Tutti richiedevano un ruolo definito da lui, ma la sua testa gli diceva di fare altro. Non appena si ritrovò dinnanzi al cavaliere di guardia, questo lo guardò allibito. – Ser Kylan, cosa ci fate qui?
- Lasciatemi passare. Voglio vedere il prigioniero.
- Lady Hoxana mi ha vietato di far entrare chiunque nelle segrete dedicate alle sue sperimentazioni.
- Vi ricordo che io sono un cavaliere della Guardia Reale, ser Gorden. Devo monitorare la situazione.
- Non ho ricevuto alcun ordine del genere.
- Fatemi passare, ser Gorden – gli ordinò nuovamente il ragazzo.
- Nonostante siamo compagni d’armi, ser Kylan, il re mi ha messo al servizio di Hoxana ora, perciò sono costretto a fare uso della violenza se continuerete ad interferire – disse l’uomo allungando la mano per sfoderare la sua spada, ma venendo immediatamente colpito allo stomaco dal ragazzo, il quale lo tramortì e lo lasciò a terra, dirigendosi poi verso le segrete.
Non sapeva neanche lui cosa stava facendo. Era trascorso un mese dalla permanenza di Jon ed Hayden come prigionieri nella capitale, e lui, ogni singolo giorno, aveva sentito come un macigno sullo stomaco che non era stato in grado di farlo respirare. Aveva udito parlare dei metodi inumani di Hoxana, dunque sperava di non essere arrivato troppo tardi e di poter ancora fare qualcosa per aiutare quel povero ragazzo. Anche se non avrebbe potuto liberarlo, almeno sarebbe riuscito ad accertarsi delle sue condizioni e a fare qualcosa, qualsiasi cosa, per migliorare il suo stato. Finalmente arrivò in fondo alle scalinate e il buio lo invase. Si guardò intorno, cercandolo con lo sguardo, ricordando il suo aspetto da quando lo aveva visto quell’unica volta al banchetto a Grande Inverno.
- Hayden? – provò a chiamarlo mentre continuava a brancolare in quel buio pesto. Poi, sbatté contro qualcosa, forse un tavolino, a giudicare dalla spigolosità. Si voltò e quello che vide lo fece completamente sbiancare. Si mise le mani sui capelli e poi davanti alla bocca, non potendo fare a meno di indietreggiare, ma senza riuscire a staccare i suoi occhi da ciò che si trovava davanti. – Per tutti gli dei … per tutti gli dei … - continuò a sussurrare a sé stesso, mentre cercava di prendere coraggio e di avvicinarsi. Nonostante la giovane età, aveva già avuto l’occasione di combattere e di vedere scorrere il sangue sulla lama della sua spada, ma niente, assolutamente nulla, avrebbe retto il confronto con ciò che stava osservando in quel preciso istante. Quali mostri sarebbero stati capaci di tanto? - … Hayden? Riesci a sentirmi …? Sono Kylan …  - ma il ragazzo non fece in tempo a dire altro che alcuni cavalieri raggiunsero le segrete e lo immobilizzarono per condurlo al cospetto del re.
 
Hoxana era in piedi di fianco al sovrano, e guardava il ragazzo con sguardo dispotico e al limite del furioso.
- Vostra maestà, è con tutto il rispetto e la riverenza possibile che mi inchino a voi e vi supplico di togliere a questa donna la custodia del prigioniero! – esclamò Kylan, ancora trattenuto da altri cavalieri.
- Come osi?!? – esclamò la donna scendendo dalla piattaforma e avvicinandosi a lui, fulminandolo con i suoi occhi senza colore. – Tu hai violato i miei spazi, ficcando il naso nei miei esperimenti estremamente delicati e complessi, di cui non riuscirai mai neanche a comprendere il minimo funzionamento! Ora osi anche venire qui e con tutta l’“autorità” che credi di avere, suggerire al re di togliermi ciò che è mio! Lui è mio!
- Non è un oggetto, ma un essere umano!!
-  È il mio esperimento! – gli urlò la donna come se volesse ucciderlo solo con il suo sguardo.
- Ser Colten, che scusa avete per giustificare il comportamento sconsiderato e altamente disdicevole del vostro inquieto figlio? – chiese il re David, un uomo grosso e imponente, dall’aspetto rozzo anche se composto.
- Vostra eccellenza, mio figlio è solo un ragazzo che ancora fa fatica a comprendere quale sia il suo posto. Vi sono sempre stato immensamente fedele fino ad ora, perciò permettetemi di dimostrarvi quanto lo sia ancora, disciplinando mio figlio nella maniera adeguata nel compiere i suoi doveri di Guardia Reale – rispose Colten Marbrand nascondendo la sua immensa frustrazione e vergogna.
- Mi chiedo se io non abbia compiuto un errore nel farlo entrare nella mia Guardia Reale insieme a voi. È un giovane combattente, abile, sveglio e responsabile, ma ve ne sono molti altri come lui. Inoltre, per estirpare l’animo di un ribelle, non basta della semplice disciplina – rispose il re portando prima lo sguardo su Colten, poi su suo figlio Kylan.
- Mio re, vi prego, vi supplico, non continuate quest’atto irriprovevole agli occhi degli dei! Gli esseri umani non possono essere trattati come oggetti o giocattoli per soddisfare i vizi e gli squilibri di mostri come Hoxana! Potete utilizzare altri metodi! Ciò che ho visto in quel luogo … non riuscirò mai a dimenticarlo … quel ragazzo potrebbe essere vostro figlio!
- Kylan, smettila!! – urlò Colten avvicinandosi a suo figlio con il volto deciso e umiliato. – Maestà, in nome della mia piena e annullante fedeltà a voi, vi richiedo di lasciarmi conversare privatamente con mio figlio, prima di ritornare al vostro cospetto.
Il re acconsentì, così i due si allontanarono.
- Padre, ti prego … non posso più continuare a fare finta di niente!
- Chiudi quella bocca e guardami, squilibrato. Fai terminare questo oltraggio alla corona e alla nostra casata. Tutto avrei pensato, tranne che proprio tu saresti stato la mia vergogna dinnanzi al re! Da quando tua madre ci ha lasciati quando avevi solo pochi mesi, io ho sempre provveduto alla tua crescita, rifiutando balie e qualsiasi altro tipo di mezzo che potesse mettere delle distanze tra noi due! Sono sempre stato il tuo solo punto di riferimento e tu il mio più grande motivo di vanto, dunque perché??
- Tu accetti quello che stanno facendo?! – gli chiese il ragazzo sconvolto. – Tu non sai cosa ho visto …
- Io accetterò sempre qualsiasi decisione prenderà il re! Se dovesse decidere di sterminare l’intera popolazione della capitale, lo aiuterei a farlo.
Constatando così schiettamente il totale annullamento di suo padre, il ragazzo rimase interdetto e deluso. – Perché …? Perché lo fai?
- Perché, per andare avanti in questo mondo, bisogna adeguarsi, figlio mio. È una lezione che apprenderai con il tempo.
- Spero di non apprenderla mai.
- Invece accadrà. Ora smettila di peggiorare la tua situazione. Se io mi prenderò tutte le tue colpe, il re punirà me, ma terrà entrambi nella sua Guardia Reale grazie alla mia devozione e sottomissione.
- Che cosa?! No! Padre, non farlo!
- Sei mio figlio: è ovvio che lo farò e continuerò a farlo sempre. Continuerò a prendermi le tue colpe pur di proteggerti, ragazzo. Dunque, più proseguirai nel ribellarti, maggiori saranno le mie sofferenze. Qualsiasi cosa farai, qualsiasi sguardo rivolgerai, qualsiasi parola pronuncerai, graverà su di me. Tienilo bene a mente la prossima volta, prima di agire sconsideratamente – disse l’uomo allontanandosi da suo figlio per ritornare al cospetto del re.
- No, padre, non puoi decidere per me di prenderti le mie colpe … !
Ma Kylan non fece in tempo a bloccarlo, che l’uomo parlò. – Somma imminenza, qualunque sia la punizione riservata a mio figlio per il suo atto sconsiderato, ne pagherò io stesso le conseguenze.
A ciò, il re rimase in silenzio per alcuni secondi, prima di prendere la parola. – Bene. Uomini, legatelo sulla ruota. Patirà un intero pomeriggio sopra di essa.
- No!!! – urlò il ragazzo cercando di ribellarsi dalla presa degli altri cavalieri, ma senza successo.
- Sarò ben lieto di sopportare tale tortura, Vostra Maestà – disse al re, poi rivolse lo sguardo verso Hoxana. – Milady, avete le mie più sentite e sincere scuse da parte di mio figlio. Non accadrà più nulla del genere – aggiunse inchinandosi anche a lei.
- Scusa accettate, ser Colten – rispose la donna, rivolgendo un ghigno soddisfatto a Kylan, il quale si lasciò cadere in ginocchio.
Quando ser Colten fu portato via, Hoxana, prima di andarsene, passò accanto al ragazzo ancora inginocchiato, accovacciandosi di fianco a lui per potergli sussurrare qualcosa all’orecchio. – Ricorda sempre, Kylan, che non potrai mai fare nulla per cambiare qualcosa che è molto più grande di te. Mai. Ricorda anche che non dovrai mai, mai più, provare a toccare i miei “giocattoli”.
 
- Amber, tesoro, tua sorella ti sta cercando sulla prua. Per voi è ora di scendere – disse con premura Cara alla giovane rosa.
- Sì, la raggiungerò tra poco, Cara, grazie!
Era finalmente giunto il momento. Erano sbarcate in un nuovo continente, in un mondo nuovo.
Eveline si affrettò a sistemare le ultime provviste nella sua sacca e ad andare a riprendere Abigail, per poi dirigersi finalmente sulla prua.
- Credo che sia il momento di restituirmi le pellicce, ragazze – constatò divertita Cara, sventolandosi per il caldo.
- Suppongo che dovremmo comprare dei vestiti più leggeri – disse Myranda sorridendo impaziente e osservando curiosa il cielo soleggiato e la terra arida, per la prima volta in vita sua. La reazione della giovane rosa fu quasi identica. – Cambieranno molte cose, oltre ai nostri vestiti, Mia – le rispose continuando ad osservare il cielo luminoso e la nuova terra dinnanzi a loro, mentre accarezzava distrattamente il muso chiaro di Abigail.
Quando finalmente la nave approdò al porto e venne il momento di posare di nuovo i piedi a terra dopo un mese in mare, Myranda si voltò a guardarla. – Ce la faremo? – le chiese. A ciò, anche Eveline si girò verso di lei, le sorrise e le afferrò delicatamente il polso, come per esortarla a seguirla. – Vaes Dothrak ci aspetta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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