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Autore: Ili91    23/06/2009    9 recensioni
E se Sana non avesse ancora conosciuto Akito e Tsuyoshi e avesse messo in atto la sciocchezza di partire e andarsene, quando si era resa conto che Rei fingeva semplicemente di essere il suo ragazzo? E se lei se ne fosse resa conto solo all’inizio della seconda media, all’età di tredici e non undici anni? E’ ben nota a tutti la sviluppata ingenuità della giovane e non stupirebbe nessuno se ci avesse messo così tanto tempo a rendersene conto. Buona lettura!
Questa fanfiction ha partecipato al Contest: "Anime, Manga, Comics, La mia prima fanfiction" e si è classificata sesta.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una nuova vita Una vacanza per dimenticare

E se Sana non avesse ancora conosciuto Akito e Tsuyoshi e avesse messo in atto la sciocchezza di partire e andarsene, quando si era resa conto che Rei fingeva semplicemente di essere il suo ragazzo? E se lei se ne fosse resa conto solo all’inizio della seconda media, all’età di tredici e non undici anni? E’ ben nota a tutti la sviluppata ingenuità della giovane e non stupirebbe nessuno se ci avesse messo così tanto tempo a rendersene conto. Buona lettura!

Personaggi principali:

Rossana Smith / Sana Kurata
Heric Akito / Akito Hayama
Terence / Tsuyoshi Sasaki
Alissa / Aya Sugita
Robby / Rei Sagami
Alicia / Asako Kurumi
Kathrine Smith / Misako Kurata

1
La Fuga

“Mi vergogno di me stessa”, pensò Sana, mentre correva a perdifiato lungo le vie di Tokio. “Come ho potuto pensare davvero che Rei fosse davvero il mio “amantenuto” , cioè il mio ragazzo?”, si ripeteva, sentendosi ad ogni passo sempre più una stupida.
Decise di non tornare più casa, la sua vergogna era troppo grande. Il suo unico desiderio al momento era scappare via e rifarsi una vita altrove, lontana da Tokyo. La sua corsa la portò alla stazione della città. Con il dorso della mano si asciugò le lacrime che le ricoprivano il viso ed estrasse, da una tasca dei pantaloni al ginocchio, un piccolo portafoglio.
Non aveva molto denaro con sé, ma le sarebbe bastato di sicuro per un viaggio in treno.
Con risolutezza acquistò un biglietto per Kyoto e salì sul treno appena in tempo.
Durante il viaggio non ci furono intoppi e Sana si addormentò, subito dopo che il controllore le esaminò il biglietto.
Scese dal treno all’arrivo a Kyoto e si fermò vicino ai binari, incerta sul dove dirigersi. Se avesse trovato un lavoro televisivo in quella città, sua madre l’avrebbe subito trovata e lei non voleva tornare a casa. Provava troppa vergogna.
Un ragazzo le venne addosso e lei finì per terra. Sana rivolse al ragazzo, che presumeva frequentasse le medie, un’ occhiataccia. Con espressione accigliata, si rimise il piedi, mentre l’altro scappava via. Sana gli urlò dietro: - Potevi almeno scusarti! –
In quel momento, si rese conto che i pantaloni non le pendevano più dal lato dove c’era il portafoglio pieno di monete… perché era sparito! Quel ragazzino con i capelli scuri doveva averglielo sfilato, quando si era scontrato con lei.
Infuriata gli corse indietro, gridando, brandendo in una mano il famoso martello di plastica rosso: - Fermati, ladro! Fermati, ho detto! –
Sana era una ragazza particolarmente veloce e in più era allenata grazie alla compagnia teatrale Komawari, mentre il ladruncolo non era molto veloce.
Lo raggiunse dopo un po’ e prendendo bene la mira, lo colpì con il martelletto. Il ragazzo si fermò e si voltò verso di lei. – Come hai osato? Adesso la pagherai. – Le sibilò.
Sana incrociò le braccia e sollevò il mento con aria di sfida. – Non ho paura di te. –
- Ma di noi forse sì. – Altri ragazzi sbucarono fuori da dietro alcuni alberi. L’inseguimento l’aveva portata in un parco pubblico ed era sera inoltrata. Non c’era nessuno che potesse aiutarla.
Sana squadrò i quattro ragazzi, deglutendo nervosamente e sentendosi sempre meno sicura di sé.
- Che cosa volete? Vi siete già presi tutti i miei soldi. – Domandò, arretrando di un passo.
Il sorriso già presente sui loro volti aumentò ulteriormente, mentre la distanza tra di loro e Sana diminuì. Da dietro un altro albero sbucò fuori un’ ombra. La ragazza non poté vederla perché era dietro di lei, ma si accorse che il sorriso dei quattro ragazzi stava scomparendo ed erano impalliditi improvvisamente. Guardavano qualcosa alle sue spalle. Che cosa poteva essere per averli spaventati tanto? Incuriosita, Sana si voltò verso l’ombra, che si rivelò essere un ragazzo dai capelli dorati. Per quanto emanasse un’ aura minacciosa, era particolarmente bello. Molto alto, avrà avuto più o meno la sua età, ma già raggiungeva il metro e settantacinque e di sicuro sarebbe cresciuto ancora. Sul suo corpo non c’era un grammo di grasso e dalla maglietta di cotone si intravedevano i suoi muscoli. La cosa che la colpì maggiormente però, furono i suoi occhi d’ambra. Incredibilmente profondi, ma anche freddi come il ghiaccio. Nessuna emozione traspariva da essi.
Sana era rimasta colpita da lui e non riusciva a distogliere lo sguardo. Il bel giovane incrociò lo sguardo con la giovane attrice. Il cambiamento era stato quasi impercettibile, ma quando i suoi occhi erano sprofondati nei suoi, era rimasto anche lui colpito da Sana, come lo era stata lei nei suoi confronti.
- Capo, ha visto che bel bottino è finito nella rete? -
“Stanno parlando di me”, pensò Sana con angoscia.
Lo sguardo del ragazzo si spostò verso uno dei complici. Quei delinquenti che aveva alle spalle, sembravano tutti più grandi di quello che aveva davanti, escluso quello che le aveva sfilato il portafoglio, eppure prendevano tutti gli ordini da lui.
Tese una mano. Il più piccolo della combriccola si avvicinò a lui e gli consegnò il piccolo portafoglio rosa, con buffi disegni sopra. La rabbia di Sana, prese il posto alla paura.
- Quello è mio, restituiscimelo! – Ordinò la ragazza.
- Come osi rivolgerti in quel modo al signor Hayama, sgualdrina? – Proruppe un altro complice.
Rivolgendosi a tutti i suoi complici, Hayama ordinò: - Tornatevene a casa. Non ho più bisogno di voi al momento. –
- Ma…? – Tentò di opporsi un ragazzo, ma fulminato dagli occhi d’ambra di Hayama, preferì tacere.
Ben presto, nel parco buio rimasero solo Sana e Hayama. Riportando gli occhi su di lei, le si avvicinò lentamente.
Sana perse del tutto la sua spavalderia, il ragazzo le sembrava pericoloso e lei era spaventata. Convinta che esprimere il suo panico sarebbe stato peggio, non si mosse e rimase con un’espressione noncurante. Avrebbe atteso un suo momento di distrazione e sarebbe scappata via. Farlo in quel momento non sarebbe servito, lui l’avrebbe raggiunta subito.
Hayama si fermò a pochi passi da lei e le lanciò il suo portafoglio. Sana lo agguantò al volo.
- Ma…? Perché l’hai fatto? – Chiese confusa.
Lui non rispose alla sua domanda, si limitò a dire: - Avanti. Che aspetti? Tornatene a casa. – Si voltò e andò via.
Sana rimase stupita dal suo comportamento. Si era aspettata di tutto, tranne che le rendesse i soldi e la lasciasse andare via.
Non sapendo dove andare e ormai del tutto convinta che Hayama non le avrebbe fatto alcun male, gli corse dietro per raggiungerlo.
Rendendosi conto di essere seguito, Hayama si voltò nervosamente verso Sana, con espressione minacciosa. – Perché mi segui? Forse casa tua è da questa parte? –
- No, io non ho una casa. Non più. – Rispose lei serenamente.
Se la sua risposta l’aveva stupito, non lo diede a vedere. – Allora, perché mi segui? –
- Non conosco questa città, non so dove andare e tu mi sembri una brava persona. -
Hayama distolse un attimo lo sguardo e borbottò qualcosa di incomprensibile.
- Come? – Chiese Sana.
- Ti sbagli. Io non sono una brava persona. Io non ti conosco e tu non conosci me, quindi smettila di seguirmi. –
- Hai ragione. Scusa, non mi sono presentata. Io mi chiamo Sana Kurata. E tu? Qual è il tuo nome completo? –
Non sapeva bene quale, ma qualcosa di lei lo aveva trattenuto dal risponderle male, forse proprio i suoi occhi color cioccolato, che lo guardavano fiduciosi. Era la prima volta che qualcuno lo guardava così. In genere gli rivolgevano espressioni o spaventate o di disprezzo. Nemmeno il suo migliore, nonché unico amico Tsuyoshi Sasaki lo aveva mai guardato con tanta fiducia. – Akito Hayama. Sei soddisfatta ora? – Non era nel suo stile impicciarsi e nemmeno gli interessava saperlo, però le chiese: - Perché non hai più una casa? –
- Sono scappata. Non posso più tornare a casa. -
- Ma che cosa stai dicendo? Spiegati meglio. – La sollecitò.
In breve gli spiegò la situazione, mentre si avviavano verso la casa di lui. Gli raccontò chi era, che per anni aveva creduto che il suo manager Rei fosse anche il suo ragazzo e fosse innamorato di lei come lei di lui e di come la ricomparsa della sua ex fidanzata, la famosa attrice Asako Kurumi, avesse fatto saltare fuori la verità.
- Hai ragione. – Le disse alla fine del racconto. – Sei davvero una stupida ed un’ingenua. -
Incredula, lei si voltò verso di lui. Che razza di modo di consolare era mai quello? – Come ti permetti? Parli proprio tu che sei a capo di una banda di delinquenti? – E gli sbatté in testa il martelletto di plastica, sbucato come sempre dal nulla.
- Sei proprio una pazza. – Continuò lui, portando le braccia sopra la testa pesantemente colpita.
- Anziché comportarti come una bambina, dovresti tornartene alla stazione e prendere il treno per Tokyo. – Le consigliò.
- No, non voglio. Chissà cosa pensano di me. Rimarrò qui e mi costruirò una nuova vita, cambierò nome e ricomincerò il mio lavoro di attrice. –
Akito scuoteva la testa incredulo. Dove la trovava tutta quella gioia di vivere? Lui proprio non sapeva dove trovare la risposta. Glielo chiese.
- Perché sono felice? – Ripeté lei. – Beh, ho fatto tanti nuovi progetti ed ho un nuovo amico, che stasera mi ha salvato. -
- Amico? E poi non ti ho salvato. –
- Sì, se non avessi detto ai tuoi complici di tornare a casa, mi avrebbe fatto di sicuro del male, no? –
Lui, Akito Hayama stava quasi per arrossire, per la prima volta in vita sua. Per liberarsi dalla situazione spostò lo sguardo sul suo orologio da polso per controllare l’ora.
- E’ quasi mezzanotte. Vieni, andiamo a casa mia. -
- E’ già così tardi? I tuoi non si preoccupano se stai fuori così a lungo? –
- No. – Le rispose secco.
Fino a casa Hayama nessuno dei due disse più nulla. Akito, perché era raro che parlasse e solo se costretto; Sana, perché era troppo impegnata a fare progetti.
La casa di Akito era una semplice villetta a due piani, molto carina. Non come la maestosa casa di Sana, ma faceva anche lei la sua figura.
Akito infilò la chiave nella serratura e aprì la porta quel tanto che bastava a controllare se qualcuno era ancora sveglio. Sicuro che tutti dormissero, fece entrare in casa Sana.
- Hayama? - Lo chiamò.
Si voltò verso di lei.
- I tuoi genitori non si arrabbieranno sapendo che stai facendo entrare un’ estranea in casa tua di notte? -
- No, se non lo scopriranno. Se non vuoi rimanere, posso sempre accompagnarti alla stazione per tornare a Tokyo. –
Sana si affrettò a sfilarsi le scarpe ed a infilarsi le ciabatte. Akito evitò di fare commenti e l’accompagno nella camera degli ospiti. – Puoi dormire qui, tanto non entra mai nessuno. Mio padre e mia sorella non ti scopriranno. –
Dimenticando cosa fosse il tatto, la ragazza gli chiese: – E tua madre? Lei non vive con voi? –
La sua espressione diventò ancora più gelida. – No. – E richiuse la porta della stanza, senza darle altre spiegazioni.
“Dove sarà sua madre? Forse non avrei dovuto chiederglielo,” pensò Sana, osservando la porta chiusa.
Scrollò le spalle e andò a letto, dopo essersi tolta i vestiti, lasciandosi addosso solo la biancheria intima. Mentre si addormentava pensò alla sua mammina, come la chiamava lei, e al suo Rei. No, non era suo. Questo doveva ricordarselo e imparare ad accettarlo.
Per tutta la notte però, non sognò né sua madre, né il suo manager, ma uno strano, misterioso biondino dagli occhi d’ambra.


Nota Autrice: E' la mia prima ff e sono emozionata. Da qualche settimana avevo questa storia di Kodocha in mente e finalmente mi sono decisa a metterla su carta. Non sono convinta del risultato, ma spero vi piaccia. Per favore... commentate!
   
 
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