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Autore: Lady Vivien    23/06/2009    6 recensioni
Una ragazza alle prese con la sua vita appena terminata la maturità. La sua estate sta per cambiare completamente direzione, come la sua vita del resto. Basta perdere "un'amica", e trovare un'anima affine per cambiare tutte le certezze di una ragazza che non ha ancora trovato sé stessa. Lady Vivien
Genere: Romantico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: questo è il penultimo capitolo di LiR

Note iniziali: questo è il penultimo capitolo di LiR. Ultimamente ho molta voglia di scriverla, anche se mi fa male pensare che tra poco tutti i personaggi termineranno il loro viaggio in un certo senso... più o meno...

Con questi personaggi anch’io sono cresciuta, sono un’altra rispetto a quando ho iniziato a scriverla. Sono maturata soprattutto con Isabella.
Dopodomani inizierò la maturità, e poi vacanze, quindi l’ultimo capitolo non arriverà prima di settembre. Perdonatemi.

Comunque, a parte queste divagazioni inutili, volevo ringraziare le nuove persone che hanno aggiunto LiR tra i preferiti, e coloro che hanno commentato il precedente capitolo:

- KIba sensei = Grazie per i complimenti.

- HarryEly = Grazie per la recensione. I complimenti non bastano mai *O*. Sono felice che continui a seguirmi anche se i miei aggiornamenti sono più incostanti che un mese o due, chiedo venia. T_T

- Eylis = ti ringrazio infinitamente per la recensione *aw*. Mi hai dato la forza per mettermi a correggere tutte quelle piccole incongruenze che sapevo essere presenti. Non appena sarà finita ripubblicherò i vari capitoli corretti. Quindi grazie per aver riletto la storia tutta dall’inizio. È bello sapere che nonostante la febbre tu l’abbia letta nuovamente tutta.

Baci, Lady Vivien

 

 

 

11 – Ivan e Roberto

 

Dopo la doccia, senza asciugarsi, le ragazze si lasciarono cadere sul baldacchino sfatto. Ma Theo non le lasciò scambiarsi effusioni troppo a lungo, infatti non sentendo da diversi minuti il getto dell’acqua scrosciare sulle piastrelle andò a bussare piano alla porta di Fabiola: “Ragazze, se vi vestite usciamo”.

Ricordando di non essere sola con Isabella, Fabiola si lasciò cadere accanto a lei, facendo cigolare la rete: “Ok, ok, arriviamo!” disse sfiorando col dorso della mano il fianco nudo della compagna, per poi alzarsi e riprendere dal bagno i vestiti per Isabella. Le poggiò accanto la semplice maglietta viola e i pantaloncini di jeans che con una cinta le sarebbero stati d’incanto. Le procurò anche questa e indossò una maglia celeste sopra dei vecchi e sgualciti jeans e raccolse i capelli in una coda disordinata.

Non appena furono entrambe in piedi e vestite, Fabiola prese il volto di Isabella tra le mani e sfiorando le labbra rosse della ragazza con le sue, le scostò i capelli dal viso, mentre un sorriso timido nasceva sul viso della rossa.

“Ti rivogliono” le sussurrò Fabiola, facendo una buffa smorfia con la bocca, “è ora di andare”.

Si presero per mano e con Theo che faceva loro nuovamente da chauffeur tornarono in paese. Durante tutto il tragitto chiacchierarono di innumerevoli cose, per evitare a Isabella pensieri negativi o ansiogeni. Parcheggiarono la polo poco lontano il salone di Ivan, così da poterlo raggiungere in meno di cinque minuti.

Isabella e Fabiola camminavano tenendosi per mano, con Theo alle loro spalle. E quando le due ragazze si strinsero in un tenero abbraccio per camminare, i passanti iniziarono a guardarli male, abbandonando gli sguardi sconvolti per i graffi e i lividi visibili sul corpo di Isabella. Lei, sentendosi osservata e in imbarazzo, sciolse l’abbraccio, e si limitò a camminare accanto a Fabiola, che la lasciò fare.

“Buongiorno a tutti” salutarono entrando nel locale. Sentendo la voce squillante di Isabella, tutte le dipendenti si animarono, comprese le clienti abituali.

Mirella le fece un cenno di saluto e si precipitò sul retro per chiamare Ivan, che stava preparando una tinta per la sua cliente.

Alice si scusò con la ragazza a cui stava lavando i capelli e, senza neanche asciugarsi le mani, corse ad abbracciare Isabella. Tenendola stretta a sé la baciò sulla guancia, per poi lasciarsi andare alcuni secondi tra i suoi capelli profumati. Ripresasi dallo stupore e dalla felicità di rivedere le due ragazze, sempre senza lasciare Isabella, salutò Fabiola e si presentò a Theo.

“Al, mi lasci per favore?” cercò di liberarsi Isabella “Mi sento soffocare”.

Ups. Scusa Isa” si allontanò Alice, lasciando però scivolare le braccia lungo i suoi fianchi, per poterle stringere almeno la mano.

In questo modo, mentre Ivan entrava nella stanza, Fabiola potè riavvicinarsi alla sua ragazza, stringendole la mano rimasta libera, cercando di essere il più discreta possibile. Mentre Theo rimaneva dietro di loro, un po’ in ombra.

Ivan si avvicinò ai nuovi arrivati come una furia, la preoccupazione causata dai due giorni di assenza lo aveva fatto quasi impazzire. Ma non appena la più piccola si lasciò abbracciare, Ivan si sentì subito più sollevato, almeno fino a quando non la sentì gemere dal dolore perché l’aveva stretta troppo. Solo allora la osservò bene allontanandola quel poco che bastava da sé per farlo. Si trovò senza parole, apriva la bocca incapace di far uscire un qualsivoglia suono.

“Sto bene, fratellone! Non ti preoccupare. Mi hanno aiutata tutti, ma non volevo tornare a casa. Così Bia mi ha portata dal suo migliore amico Theo” e indicò il suddetto che si presentò con una silenziosa ed energica stretta di mano “che mi ha aiutata” spiegò Isabella, allontanandosi da Ivan per permettere a Fabiola di abbracciarla.

“Fabiola, piacere” si presentò la bionda, cui Ivan rispose con un’energica stretta di mano “Ivan, piacere mio

Il ragazzo notò la complicità fra la sorella e la sua nuova amica, senza comprenderne però la vera natura, così lasciò direttive a tutte le sue dipendenti, compresa una riluttante Alice, e fece cenno ai nuovi arrivati di seguirlo sul retro.

Quando furono soli, Ivan prese il telefono e, dopo aver premuto un numero per la chiamata veloce, lo porse eloquentemente ad Isabella. Lei sospirò e si preparò alla strigliata che la madre le avrebbe strepitato entro pochi secondi nell’orecchio, sapeva che non avrebbe dovuto dare spiegazioni: la madre avrebbe sicuramente provveduto a ripeterle ciò che Ivan si era inventato per proteggerla, permettendole di adeguarsi alla bugia. Fabiola e Theo si accomodarono sul divanetto di pelle, mentre Isabella rimase in piedi di fronte al fratello.

Anche se era pronta alla sfuriata, sgranò gli occhi quando la genitrice iniziò ad urlarle tutta la preoccupazione che aveva vissuto per causa sua. Poi si riprese e fu in grado di rispondere serenamente a tutte le domande che le vennero poste, nessuna a cui era troppo difficile rispondere con un’invenzione.

Poi riattaccò e porse il cellulare al fratello. “Quante cose mi hai tenute nascoste sorellina?” si informò Ivan, incuriosito sempre più dai piccoli gesti di complicità tra le due ragazze.

“Non ti devo poi molte spiegazioni” rispose piccata ed evasiva Isabella sedendosi sulle gambe di Fabiola, preferendola alla comoda poltrona libera su cui, di conseguenza, si sedette Ivan.

Ivan avrebbe voluto rispondere a tono, ma discutere con la sorella non lo portava mai troppo lontano, così ponderò bene le parole da utilizzare: “Il tuo bel viso, la tua pelle... guarda cosa ti sei fatta!” disse come se avesse appena sentito un’imprecazione “Ho il diritto di sapere come ti sei fatta questi lividi! Sono o non sono il tuo fratellone preferito?

“Sei l’unico fratello che ho... per forza di cose sei il mio preferito” scherzò lei, per poi iniziare a delineare ciò che era successo due sere prima: “Non mi sono fatta questi lividi e graffi! Me li hanno fatti! È molto diverso”

“Cosa? Chi ha osato farti una cosa del genere?” si indignò Ivan, spostandosi sul bordo della poltrona, quasi pronto ad alzarsi.

“Ehm, diciamo solo che l’hanno fatto perché ho difeso lei” e si fermò per guardare in viso la sua ragazza e continuare “e perché ho difeso Giacomo e Francesco! Prima che i ragazzi riuscissero ad avvicinarsi mi avevano fatto tutto questo!” e indicò il suo occhio nero con una smorfia scocciata sul volto.

“Penso che sia ora di prendermi un pomeriggio di riposo” assicurò Ivan “Isa, dammi il tempo di sistemare le signore di là e ti raggiungo a casa. Fabiola, se vuoi restare sei la benvenuta”.

Lei sorrise e guardò il suo migliore amico: “Grazie, magari farò un salto più tardi, devo riaccompagnare questo brontolone a casa e fare alcune telefonate

Isabella la guardò imbronciata, fino a che Fabiola non la baciò sulla guancia. Questa non voleva esporsi troppo, era Isabella che doveva parlare con il fratello, non doveva farlo nessun’altro al suo posto.

Theo sorrise nell’osservare la scena, che entro poco tempo avrebbe potuto diventare quasi quotidiana per i presenti. Si affiancò alle due ragazze e insieme a loro si avviò verso la macchina per portare a casa Isabella e poi tornare finalmente a casa sua.

Lasciarono Isabella davanti il cancello, dove Fabiola si lasciò prendere da una tenera passione, ritardando così il suo rientro a casa. Eppure la sua pazienza non voleva saperne di scomparire.

Riuscì a resistere all’impulso di trascinare la migliore amica al posto di guida per poter tornare così a casa, dove sicuramente lo aspettavano i genitori, appena tornati dalle vacanze. Così dovette limitarsi ad aspettare che la passione si dissolvesse da sola. Fabiola assicurò ad Isabella che sarebbe tornata la sera per cena, così da non lasciarla indifesa nelle mani di Morgana.

 

Isabella ebbe giusto il tempo di trovare dei vestiti comodi e suoi, prima che il fratello rientrasse a casa, preoccupato e curioso di sapere nei dettegli cosa le era successo.

Come al solito si sedettero sul divano e Ivan attese con pazienza che Isabella organizzasse i pensieri per riferirgli cosa le era accaduto.

“Devi solo promettermi che non farai niente. Che non ti arrabbierai o penserai di fare qualche stupidaggine” iniziò a dire Isabella.

“Non mi puoi chiedere una cosa del genere. Mi hai detto che ti hanno picchiata” si inasprì Ivan.

“Fratellone...” lo guardò Isabella in attesa di una promessa.

“Ok ok te lo prometto. Starò tranquillo” poi la guardò e continuò: “adesso e anche dopo”.

Lei sorrise teneramente e iniziò a raccontargli l’accaduto.

Ad ogni parola lei si stringeva in se stessa. Divenne sempre più piccola sul grande divano, e impediva al fratello di stringerla tra le braccia. Dopo aver raccontato tutto in modo crudo e distaccato, come se questo potesse minimizzare l’aggressione di quei ragazzi, concluse dicendo: “In fondo è stato solo un cazzotto. Non mi hanno fatto poi così male”. Sentendo quelle parole il fratello scosse la testa, ma rinunciò ad avvicinarsi.

“Da lei però ti sei lasciata abbracciare e toccare. Cosa c’è che non va tra di noi?” chiese curioso e preoccupato il maggiore.

Seguirono diversi minuti di silenzio e sospiri. Isabella voleva dire che Fabiola era la sua ragazza, ma aveva paura che per qualche strana ragione il fratello non approvasse.

“Tu non sai cosa c’è tra me e Fabiola. È ovvio che mi sia lasciata abbracciare da lei

“Siete amiche... è per questo che non capisco. Vi conoscete anche da poco oltretutto” replicò piccato Ivan.

“Per questo non capisci. Tra noi due c’è lo stesso che c’è tra te e Roberto” spiegò lei, disposta ad aprirsi solo se lo avesse fatto anche il fratello.

“Tu non sai cosa c’è tra me e Roberto. Non dire sciocchezze” bissò sospettoso lui.

“Oh sì che lo so! Ti ho detto: lo stesso che c’è tra me e Fabiola. Vi ho visti” si stizzì Isabella, che non voleva litigare.

“Ah” arrossì Ivan.

Isabella si allungò uscendo dal cantuccio che si era creata nel divano e si alzò.

“Ti avevo detto che era lo stesso” ridacchiò Isabella baciandolo su una guancia.

“Ora ti lasci abbracciare per bene?” provò a chiedere Ivan.

“Se non hai problemi...

“Stai zitta peste... e vieni qui!” la fermò lui indicandole di sedersi sulle sue ginocchia.

Si sorrisero e rimasero abbracciati a lungo nel fresco della sala.

“Dovrai ringraziare per bene Alice, è stato solo per lei che non ho chiamato la polizia o non sono corso alla tua ricerca!” ricordò Ivan.

“Ci mancava solo questa” sospirò rassegnata Isabella, per poi continuare: “Ma vedrò cosa posso fare!”

Diversi minuti dopo erano ancora abbracciati e Isabella sentì Ivan sospirare e scuotere la testa. “Che succede fratellone?”

“Niente di che! Mi chiedevo solo come avessi capito di me e Roberto”.

“Nulla di più facile. Quella sera che lui era qui e io pensavo fossi con una ragazza... sai com’è... pensavo solo fosse imbranato. Così per curiosità sono scesa a chiedervi di rimanere seduti e fermi almeno per un po’. Invece vi ho visti che... ecco stavate...” si fermò e rossa come un peperone si alzò dalle gambe del fratello: “Dimmi che hai capito, ti prego” terminò in un sussurro, non riuscendo neanche a guardarlo in viso.

“Certo che ho capito. Come potrei non farlo” disse perdendosi per qualche istante nei suoi pensieri, sicuramente ricordando qualche particolare di quella sera.

Poi ad interrompere la conversazione, o meglio i piacevoli ricordi di Ivan, fu il telefono che iniziò a squillare insistentemente. Isabella andò a rispondere, lasciando il fratello seduto sul divano con un’espressione rapita sul volto. Tornò pochi minuti dopo visibilmente preoccupata: “Fra poco arriva Morgana”.

Il fratello rise fra sé e sé e disse: “Allora devo iniziare a preparare la cena. Mi sa che saremo tanti!” e si alzò fingendo di non preoccuparsi più della sorella.

“Ma fratellone...” implorò lei.

“Cosa!? Vengono gentilmente a trovarti. Vorresti che non chiedessi loro di fermarsi a cena?” domandò Ivan per mettere in difficoltà Isabella.

“Esattamente! È proprio questo che vorrei da te fratellone!

“Non posso Isa. Sarebbe maleducazione. E noi siamo persone per bene” chiarì lui.

“Ivan! Stiamo parlando di Morgana. È una strega! Non mi lascerà in pace finchè non mi avrà fatto dire tutto quello che solo da me potrebbe sapere. È ancora troppo preoccupata per lasciarmi nelle sue mani così a lungo!” si disperò Isabella.

“Dovrò riferirle che le hai dato della strega. Non penso le farà piacere” la provocò Ivan.

“Non volevo farti preoccupare. Devi credermi. È solo che le cose mi sono sfuggite di mano e non mi sono resa conto del tempo che passava. Dammi una qualsiasi punizione, ma non questa!

Ivan rise di gusto e si diresse in cucina: “Sorellina, è la tua migliore amica, sai che si fermerebbe anche se non la invitassi, meglio essere previdenti”.

Isabella dovette dare ragione al fratello, così si sdraiò nuovamente sul divano e lo lasciò cucinare, nella speranza che Fabiola sarebbe arrivata prima di Morgana, così da darle man forte.

Circa un’ora dopo qualcuno suonò al citofono e lei andò a rispondere arresa all’incontro con la migliore amica. Per sua fortuna invece non era ancora lei, era Roberto.

Lo fece entrare e si fece seguire in cucina: “Ivan, non era per me”.

“E allora chi?” chiese voltandosi a guardare la sorella. Vide il suo compagno subito dietro di lei sorridergli dolcemente.

Ivan si avvicinò velocemente, e previdente Isabella si spostò, perché il fratello si lasciò cadere tra le braccia di Roberto baciandolo appassionatamente sulle labbra. Il moro lo strinse felice e stupito. Quando Ivan si allontanò sorrise alla sorella, che rispose con la stessa felicità, e tornò alla sua precedente occupazione, lasciando ad Isabella il compito di spiegare diverse cose. Roberto la considerava come una sorella minore di cui doversi prendere silenziosamente cura assieme al compagno, ed era quindi preoccupato per i lividi che vedeva sul suo corpo. “Idiota chi ha osato fare una cosa del genere al tuo viso. Sei così bella!” la vezzeggiò e le accarezzò il volto.

“Smettila” arrossì lei “Dici così solo perché sono uguale ad Ivan”.

“Non siete per niente uguali. È solo vero che sei bella ed è un abominio quello che hanno osato farti” sostenne reprimendo a stento la rabbia, sfiorandola però con dolcezza.

Isabella lo portò in salone, dove non sarebbe stato distratto da Ivan. Gli raccontò ciò che le era successo e gli assicurò che la loro relazione non le creava problemi:“È normale che vi amate, e poi anche io sto con una ragazza, quindi...”

Sentirono Ivan ridere dalla cucina, così lo raggiunsero mentre accendeva la radio e iniziava a ballare con la ciotola dell’impasto della pizza ancora vuota, ammiccando al compagno.

Roberto lo guardò per poco, raggiungendolo subito dopo in quella danza felice e sconclusionata. Isabella sorrideva nel vederli così felici, ma non si unì subito a loro, anzi finse di apostrofarli duramente dando loro delle checche. Anche se un monito della sua coscienza-Morgana la rimproverò, proprio mentre questa stava citofonando. Andò ad aprirle il portone, rimanendo al centro del vano, sicura che le sarebbe saltata al collo. Infatti Morgana non le diede neanche il tempo di salutare. Corse nella sua direzione per saltarle al collo, oscurandole la vista con i suoi boccoli scuri. “Non ti sei fatta sentire per due interi giorni! Dopo quello che è successo poi! Meno male che mi ha raccontato tutto Fabiola” la salutò Morgana, permettendole solo dopo qualche secondo, lasciandola andare, di salutare Mattia e Fabiola che erano con lei. I due nuovi arrivati la guardarono colpevoli, soprattutto Fabiola, ma si riscattarono poco dopo, quando entrambi si avvicinarono rispettivamente per abbracciarla e baciarla.

Tutti e tre le chiesero cos’erano quei rumori che venivano dall’interno dell’abitazione.

Isabella alzò le spalle e sospirò facendo loro cenno di seguirla. Non sapendo quanto potessero essersi lasciati andare i due non era sicura di voler tornare in cucina.

I nuovi arrivati rimasero interdetti nel vedere i due ragazzi ballare uno dietro l’altro mentre impastavano la pizza. E siccome sembravano non aver notato il rientro di Isabella con gli ospiti, la rossa si schiarì la gola.

I due alzarono gli occhi sul gruppetto stipato sulla porta e Ivan fece loro cenno di entrare e aiutarli a fare qualcosa, anche solo ballare.

Mattia non si lasciò pregare e trascinò con sé Morgana, che gioiva di tutti i coming-out di quegli ultimi giorni. Diede a Isabella la possibilità di dimostrare che stava bene e che non aveva bisogno urgente di confidarsi o di essere consolata. Ma lei non capì subito cosa avrebbe voluto da lei Mattia, dovette spingerla Fabiola verso la soluzione. La teneva stretta per la vita e aveva il mento poggiato sulla sua spalla sinistra. Le morse il lobo e le sussurrò: “Isa, ti va di ballare? Manchiamo solo noi!”

Ivan era poggiato al lavandino e muoveva il bacino a tempo di musica, mentre Roberto, che era poggiato al suo petto cercava di preparare il condimento per la pizza, distratto dai suoi morsi.

Morgana volteggiava per il piccolo spazio della cucina con i tovaglioli in mano e Mattia la seguiva baciandola e poggiando i piatti sul tavolo.

Isabella le prese la mano e la trascinò nel ballo con gli altri. Non appena anche loro iniziarono a ballare, la cucina sembrò rimpicciolirsi ulteriormente. Le tre coppie sembravano risplendere di gioia. Poi si mischiarono, si dimenavano solo per divertirsi, mentre le canzoni si susseguivano e la preparazione della pizza proseguiva, interrotta solo a volte da baci e carezze. Quando la pubblicità interruppe la musica le ragazze iniziarono seriamente ad avvicendarsi per finire di apparecchiare la tavola. Anche se poco dopo Morgana lasciò che fossero Fabiola e Mattia ad occuparsene, mentre lei sedeva con Isabella.

“Allora Isa? Non mi devi raccontare niente?” chiese compostamente Morgana.

Isabella si limitò a fulminarla, mentre Morgana sogghignava in attesa di una risposta concreta.

“Non sei bella quando ridi così” l’apostrofò Isabella, nella speranza di deviare il discorso da sé.

Per questo rispose Ivan al suo posto. “Non c’è niente di speciale, Morgana. È solo che in due giorni non ha trovato un attimo per chiamare qualcuno di noi. Si sarà annoiata tanto nella grande e vuota casa di Fabiola

Fabiola scosse la testa sorridendo insieme ai ragazzi. Solo Isabella poteva vedere qualcosa di spaventoso nel raccontare direttamente i suoi affari personali alla migliore amica.

Notando le espressioni degli altri, Isabella si decise ad uscire dalla cucina trascinando per mano la mora.

Una volta entrate in camera sua chiuse la porta e le lasciò la mano. “Non è carino prendermi continuamente in giro. Con mio fratello poi!”

“Isa, lo facciamo solo perché sei adorabilmente permalosa. Questo non puoi negarlo” le ripeté forse per l’ennesima volta Morgana.

Isabella riconoscendo quel suo difetto alzò le spalle arresa e si sedette in terra a gambe incrociate, alla ricerca di una mattonella abbastanza fresca, nell’afa della stanza. Dal piano inferiore, la musica suonava ancora, attutita soltanto dalla porta chiusa. Dopo alcuni istanti di silenzio, in cui i penetranti occhi di Morgana non lasciarono mai la figura di Isabella, questa decise finalmente di confidarsi.

“Siamo fidanzate!” trillò felice Isabella, come se Fabiola le avesse regalato un solitario.

“Questo già lo sapevo! Non voglio notizie che potrei avere da tutti!” disse scocciata Morgana.

“E allora cosa vorresti sapere?” chiese la rossa con lo stesso tono.

Morgana si mise in ginocchio e poggiò i gomiti sulle cosce, per poi spiegarsi meglio. “I particolari morbosi! Tutto quello che Fabiola non mi ha detto per rispetto a te

“Ma cosa mi chiedi mai?” si finse pudica Isabella, per dire subito dopo in modo troppo vago “E comunque non abbiamo fatto nulla di particolare”.

“Sì . Hai ragione. Due giorni senza farvi sentire dopo quello che è successo e io dovrei credere che avete giocato a briscola tutto il tempo?” chiese Morgana alzando il sopracciglio dubbiosa.

“Sei esasperante!” la riprese Isabella, ma poi si lasciò andare: “Cosa vorresti sapere? Che l’abbiamo fatto al chiaro di luna nel suo baldacchino? Che l’abbiamo fatto un’infinità di volte? Che ogni volta è stata più bella della precedente?

“Altro che non sia ovvio?” la bloccò Morgana.

“L’abbiamo fatto ammanettate, e la cena a base di gelato è stata favolosa” ricordò Isabella.

“Quindi sei felice?” chiese a bruciapelo l’altra, non volendo altro che quella risposta.

“Non potrei esserlo di più dopo quello che è successo!” rispose indolente la rossa.

“Ok, allora non abbiamo nient’altro da dirci qui in quest’afa!” assicurò Morgana sedendosi sui talloni, mentre Isabella si spostava per abbracciarla. Rimasero l’una nelle braccia dell’altra per diverso tempo, stringendosi sempre più forte. Quando era con Morgana, Isabella sentiva che ogni cosa era al suo posto. E ora che poteva raccontarle delle paure e dei desideri che l’assalivano da due giorni si sentiva veramente bene. Fabiola stava diventando il suo centro focale, ma Morgana era la sua origine, senza lei non sarebbe stata ciò che era, e meritava tutto il riconoscimento per questo. E lei si sentiva libera quando parlava con lei dei suoi problemi, tutto diventava semplice o insignificante visto dai suoi occhi d’ambra. Gli scherzi e i litigi erano parte di loro come le confidenze e gli abbracci segreti. Si baciarono sulle guance e poi iniziarono a bisticciare amichevolmente, finchè non caddero l’una sull’altra strette in un abbraccio privo di malizia. Anche se questo abbraccio non doveva apparire così franco ad occhi estranei, dato che aprendo la porta della stanza, Mattia rimase interdetto, la voce scomparsa, le sopracciglia aggrottate. Le ragazze si immobilizzarono.

Isabella lasciò andare Morgana e si sedette a gambe incrociate accanto a lei, guardando il viso scettico dell’amico. Tutti e tre ne conoscevano la ragione, e Morgana, l’unica ad aver diritto di dissipare quei dubbi, sembrava si stesse divertendo vedendo il suo ragazzo in difficoltà e la sua migliore amica impossibilitata a rispondere.

“Siamo sempre noi, amore mio. Solo Isa e io” rispose infine Morgana, alla tacita domanda di Mattia. Poi si alzò e si lasciò stringere da lui: “Devi smetterla di farti tutti questi strani pensieri. Io sono solo tua”. Mattia mormorò “Perdonami”, e sentendo questo, Morgana condusse il ragazzo fuori dalla stanza facendo l’occhiolino ad Isabella che non li seguì subito, per dare loro qualche istante d’intimità.

Fabiola parlava sommessamente al cellulare, e sembrava particolarmente nervosa o eccitata, a seconda dei punti di vista. Isabella non volendo disturbarla, si diresse verso la cucina,

dove c’era la pizza che, lievitando, stava diffondendo un fragrante profumo per tutta la casa.

Per distogliere l’attenzione da Ivan e Roberto, Morgana iniziò a raccontare un po’ di pettegolezzi inutili, camminando avanti e indietro per la stanza. Solo quando li esaurì, si decise a sedersi e a dire che il week-end successivo avrebbero fatto una festa per la fine dell’estate e per salutare Giacomo e Francesco che sarebbero partiti il giorno successivo per Parigi.

Isabella sembrava un pesce fuor d’acqua, finchè Ivan non le ricordò con gentilezza: “Isa, chiudi la bocca. Non è educato” avvicinandosi per poggiarle la mano sotto il mento.

“Io non sapevo niente!” disse allibita la rossa allontanando la mano del fratello.

Ovvio Isa, sei stata via due giorni! Giacomo ce l’ha detto ieri mentre organizzavamo i preparativi per sabato prossimo” spiegò Morgana.

“Quanto staranno via?” chiese Isabella.

“Hanno detto che uno degli amici di Giacomo li ospiterà a tempo indeterminato. Si prenderanno un anno ‘sabbatico’. Ne hanno bisogno per stare bene” le sussurrò triste Morgana.

Isabella non ebbe il tempo di riprendersi che, con un filo di voce, Fabiola le chiese di parlare da sole in salone. “Che succede?” domandò premurosa e impensierita Isabella.

“Ricordi che ti avevo parlato di un viaggio a Londra?”

“Sì, quando ci siamo conosciute” rammentò Isabella, cercando i ricordi con la voce.

“Esatto. Era Theo. Oggi si è scordato di dirmelo, ma stamattina ha confermato la partenza. Abbiamo l’aereo il prossimo sabato sera” disse cautamente Fabiola.

“Ah” fu l’unica risposta che ottenne da Isabella sull’argomento per il resto della serata.

Entrando in cucina Fabiola si sentì in dovere di ripetere quello che aveva detto ad Isabella e Morgana sorrise annuendo.

Ivan come al solito si preoccupò di far notare ad Isabella di cercare di non fare la bambina, ma lei non si interessò molto ai suoi commenti, preferendo non parlare, come faceva sempre quando si rifiutava di capire qualcosa. Infatti dopo un po’ non resistette più e scusandosi si alzò da tavola, facendo cenno a Fabiola di seguirla.

Entrando nella sua stanza, vedendola sdraiata sul letto con un’adorabile broncio dipinto sul viso con quel livido che deturpava lo sguardo ridente, Fabiola le disse: “Respira ogni tanto”.

Isabella sospirò e sorrise. “Proverò. Ma tu ora vieni qui. Ti voglio mia per il tempo che posso” e mettendosi a sedere, poggiò la mano sulla porzione di letto fra le sue gambe. Fabiola non si fece pregare e si inginocchiò tra le sue gambe, trascinandola per le caviglie giù dal cuscino. Risero insieme e poi Fabiola si tuffò tra le gambe della compagna. Le tolse i pantaloncini e le culottes, per accarezzarla subito dopo con la bocca e la lingua.

Isabella si era persa nelle sue emozioni e non sembrava desiderare altro che Fabiola continuasse. Il caldo della stanza le avvolgeva, insieme alle loro sensazioni, fino a che non si lasciarono andare sul letto abbandonate all’orgasmo, strette l’una sull’altra.

Fabiola vedeva Isabella arrossata e i ricci fulvi scompigliati dal piacere, e desiderava solo poterla possedere ancora e ancora, senza doversi preoccupare di riportarla al piano inferiore dagli altri. Invece si spostò sul lato opposto del letto e sculacciandola, la invitò a rivestirsi per tornare sotto. Ma non riuscì a fare molta strada, perché le gambe di Isabella le circondarono i fianchi mentre la sua bocca cercava il suo collo. “Non mi puoi lasciare così” soffiò la rossa contro il suo collo. Così la ributtò sul materasso e senza rispondere le baciò il collo e salendo le sfiorò la bocca e gli occhi. Le mani intrecciate lottavano per avere quella nuova passione nascente che le altre cercavano di contenere.

Poi finalmente decisero di tornare dagli altri, che chiacchieravano felici e incuranti della loro assenza. Tanto che poco dopo Morgana e Mattia decisero di togliere il disturbo, senza dimenticare di ricordare ad Isabella di farsi vedere il giorno dopo per tranquillizzare gli altri e trovarsi qualcosa da fare nell’organizzazione della festa.

Dopo aver finito di sparecchiare, Ivan prese Roberto per mano e uscì dalla cucina per andare verso la sua stanza, seguito anche dalle due ragazze. “Non voglio sentirvi. Fate ciò che volete, ma quella parte della casa non esiste” ordinò Ivan alle ragazze indicando il corridoio che portava alla sua stanza, per poi sorridere e lasciarsi abbracciare dal ragazzo.

Isabella finse noncuranza al discorso del fratello, ma non appena sentì la serratura scattare, afferrò Fabiola per i fianchi e la baciò, circondandole il collo con le braccia. Fabiola in risposta le accarezzò la schiena, e mentre con una mano le afferrava i capelli, con l’altra le strinse il sedere, alzandole poi la gamba. “In cucina” le sussurrò Isabella. E seguendo la sua indicazione, Fabiola le fece stringere le ginocchia ai suoi fianchi e baciandola la riportò in cucina. Chiusero la porta e mentre Isabella si sdraiava sul tavolo, sentirono la scrivania sbattere al muro e poi il cigolio del letto di Ivan.

Due baci. Quattro cuori.

 

To Be Continued...

 

 

 

 

  
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