Note iniziali: questo è il penultimo capitolo di
LiR. Ultimamente ho molta voglia di scriverla, anche se mi fa male pensare che
tra poco tutti i personaggi termineranno il loro viaggio in un certo senso...
più o meno...
Con questi
personaggi anch’io sono cresciuta, sono un’altra rispetto a quando ho iniziato
a scriverla. Sono maturata soprattutto con Isabella.
Dopodomani inizierò la maturità, e poi vacanze, quindi l’ultimo capitolo non
arriverà prima di settembre. Perdonatemi.
Comunque,
a parte queste divagazioni inutili, volevo ringraziare le nuove persone che
hanno aggiunto LiR tra i preferiti, e coloro che hanno commentato il precedente
capitolo:
- KIba sensei = Grazie per i complimenti.
- HarryEly
= Grazie per la recensione. I complimenti non bastano mai *O*.
Sono felice che continui a seguirmi anche se i miei
aggiornamenti sono più incostanti che un mese o due, chiedo venia. T_T
- Eylis
= ti ringrazio infinitamente per la recensione *aw*.
Mi hai dato la forza per mettermi a correggere tutte quelle piccole
incongruenze che sapevo essere presenti. Non appena sarà finita ripubblicherò i
vari capitoli corretti. Quindi grazie per aver riletto la storia tutta
dall’inizio. È bello sapere che nonostante la febbre tu l’abbia letta
nuovamente tutta.
Baci, Lady
Vivien
11 – Ivan e Roberto
Dopo la
doccia, senza asciugarsi, le ragazze si lasciarono
cadere sul baldacchino sfatto. Ma Theo non le lasciò scambiarsi effusioni
troppo a lungo, infatti non sentendo da diversi minuti
il getto dell’acqua scrosciare sulle piastrelle andò a bussare piano alla porta
di Fabiola: “Ragazze, se vi vestite usciamo”.
Ricordando
di non essere sola con Isabella, Fabiola si lasciò cadere accanto a lei,
facendo cigolare la rete: “Ok, ok, arriviamo!” disse sfiorando col dorso della
mano il fianco nudo della compagna, per poi alzarsi e riprendere dal bagno i
vestiti per Isabella. Le poggiò accanto la semplice
maglietta viola e i pantaloncini di jeans che con una cinta le sarebbero stati
d’incanto. Le procurò anche questa e indossò una maglia celeste sopra dei
vecchi e sgualciti jeans e raccolse i capelli in una coda disordinata.
Non
appena furono entrambe in piedi e vestite, Fabiola prese il volto di Isabella
tra le mani e sfiorando le labbra rosse della ragazza con le sue, le scostò i
capelli dal viso, mentre un sorriso timido nasceva sul viso della rossa.
“Ti
rivogliono” le sussurrò Fabiola, facendo una buffa smorfia con la bocca, “è ora
di andare”.
Si
presero per mano e con Theo che faceva loro nuovamente da chauffeur tornarono
in paese. Durante tutto il tragitto chiacchierarono di innumerevoli cose, per
evitare a Isabella pensieri negativi o ansiogeni. Parcheggiarono la polo poco lontano il salone di Ivan, così da poterlo raggiungere in
meno di cinque minuti.
Isabella
e Fabiola camminavano tenendosi per mano, con Theo alle loro spalle. E quando
le due ragazze si strinsero in un tenero abbraccio per camminare, i passanti
iniziarono a guardarli male, abbandonando gli sguardi sconvolti per i graffi e
i lividi visibili sul corpo di Isabella. Lei, sentendosi osservata e in
imbarazzo, sciolse l’abbraccio, e si limitò a camminare accanto a Fabiola, che
la lasciò fare.
“Buongiorno
a tutti” salutarono entrando nel locale. Sentendo la voce squillante di
Isabella, tutte le dipendenti si animarono, comprese le clienti abituali.
Mirella
le fece un cenno di saluto e si precipitò sul retro per chiamare Ivan, che
stava preparando una tinta per la sua cliente.
Alice si
scusò con la ragazza a cui stava lavando i capelli e, senza neanche asciugarsi
le mani, corse ad abbracciare Isabella. Tenendola stretta a sé la baciò sulla
guancia, per poi lasciarsi andare alcuni secondi tra i suoi capelli profumati.
Ripresasi dallo stupore e dalla felicità di rivedere le due ragazze, sempre
senza lasciare Isabella, salutò Fabiola e si presentò a Theo.
“Al, mi lasci per favore?” cercò di liberarsi Isabella “Mi
sento soffocare”.
“Ups. Scusa Isa” si allontanò Alice,
lasciando però scivolare le braccia lungo i suoi fianchi, per poterle stringere
almeno la mano.
In questo
modo, mentre Ivan entrava nella stanza, Fabiola potè riavvicinarsi alla sua
ragazza, stringendole la mano rimasta libera, cercando di essere il più discreta possibile. Mentre Theo rimaneva dietro di
loro, un po’ in ombra.
Ivan si
avvicinò ai nuovi arrivati come una furia, la preoccupazione causata dai due
giorni di assenza lo aveva fatto quasi impazzire. Ma non appena la più piccola
si lasciò abbracciare, Ivan si sentì subito più sollevato, almeno fino a quando
non la sentì gemere dal dolore perché l’aveva stretta troppo. Solo allora la
osservò bene allontanandola quel poco che bastava da sé per farlo. Si trovò
senza parole, apriva la bocca incapace di far uscire un qualsivoglia suono.
“Sto bene, fratellone! Non ti preoccupare. Mi hanno aiutata tutti, ma non volevo
tornare a casa. Così Bia mi ha portata dal suo migliore amico
Theo” e indicò il suddetto che si presentò con una silenziosa ed energica
stretta di mano “che mi ha aiutata” spiegò Isabella, allontanandosi da Ivan per
permettere a Fabiola di abbracciarla.
“Fabiola,
piacere” si presentò la bionda, cui Ivan rispose con un’energica stretta di
mano “Ivan, piacere mio”
Il
ragazzo notò la complicità fra la sorella e la sua nuova amica, senza
comprenderne però la vera natura, così lasciò direttive a tutte le sue dipendenti,
compresa una riluttante Alice, e fece cenno ai nuovi arrivati di seguirlo sul
retro.
Quando
furono soli, Ivan prese il telefono e, dopo aver premuto un numero per la
chiamata veloce, lo porse eloquentemente ad Isabella. Lei sospirò e si preparò
alla strigliata che la madre le avrebbe strepitato entro pochi secondi
nell’orecchio, sapeva che non avrebbe dovuto dare spiegazioni: la madre avrebbe
sicuramente provveduto a ripeterle ciò che Ivan si era inventato per
proteggerla, permettendole di adeguarsi alla bugia. Fabiola e Theo si
accomodarono sul divanetto di pelle, mentre Isabella rimase in piedi di fronte
al fratello.
Anche se
era pronta alla sfuriata, sgranò gli occhi quando la genitrice iniziò ad
urlarle tutta la preoccupazione che aveva vissuto per causa sua. Poi si riprese
e fu in grado di rispondere serenamente a tutte le domande che le vennero
poste, nessuna a cui era troppo difficile rispondere con un’invenzione.
Poi
riattaccò e porse il cellulare al fratello. “Quante cose mi hai tenute nascoste
sorellina?” si informò Ivan, incuriosito sempre più dai piccoli gesti di
complicità tra le due ragazze.
“Non ti
devo poi molte spiegazioni” rispose piccata ed evasiva Isabella sedendosi sulle
gambe di Fabiola, preferendola alla comoda poltrona libera su cui, di
conseguenza, si sedette Ivan.
Ivan avrebbe voluto rispondere a tono, ma discutere con la sorella non
lo portava mai troppo lontano, così ponderò bene le parole da utilizzare: “Il
tuo bel viso, la tua pelle... guarda cosa ti sei fatta!” disse come se avesse
appena sentito un’imprecazione “Ho il diritto di sapere come ti sei fatta
questi lividi!
Sono o non sono il tuo fratellone preferito?”
“Sei
l’unico fratello che ho... per forza di cose sei il mio preferito” scherzò lei,
per poi iniziare a delineare ciò che era successo due sere prima: “Non mi sono
fatta questi lividi e graffi! Me li hanno fatti! È molto
diverso”
“Cosa?
Chi ha osato farti una cosa del genere?” si indignò Ivan,
spostandosi sul bordo della poltrona, quasi pronto ad alzarsi.
“Ehm, diciamo solo che l’hanno fatto perché ho difeso lei” e si fermò
per guardare in viso la sua ragazza e continuare “e perché ho difeso Giacomo e
Francesco! Prima che i ragazzi riuscissero ad avvicinarsi mi avevano fatto
tutto questo!” e indicò il suo occhio nero con una smorfia scocciata sul volto.
“Penso
che sia ora di prendermi un pomeriggio di riposo” assicurò Ivan “Isa, dammi il
tempo di sistemare le signore di là e ti raggiungo a casa. Fabiola, se vuoi
restare sei la benvenuta”.
Lei
sorrise e guardò il suo migliore amico: “Grazie, magari farò un salto più
tardi, devo riaccompagnare questo brontolone a casa e fare alcune telefonate”
Isabella
la guardò imbronciata, fino a che Fabiola non la baciò sulla guancia. Questa non
voleva esporsi troppo, era Isabella che doveva parlare con il fratello, non
doveva farlo nessun’altro al suo posto.
Theo
sorrise nell’osservare la scena, che entro poco tempo avrebbe
potuto diventare quasi quotidiana per i presenti. Si affiancò alle due
ragazze e insieme a loro si avviò verso la macchina per portare a casa Isabella
e poi tornare finalmente a casa sua.
Lasciarono
Isabella davanti il cancello, dove Fabiola si lasciò prendere da una tenera
passione, ritardando così il suo rientro a casa. Eppure la sua pazienza non
voleva saperne di scomparire.
Riuscì a
resistere all’impulso di trascinare la migliore amica al posto di guida per
poter tornare così a casa, dove sicuramente lo aspettavano i genitori, appena
tornati dalle vacanze. Così dovette limitarsi ad aspettare che la passione si
dissolvesse da sola. Fabiola assicurò ad Isabella che sarebbe tornata la sera
per cena, così da non lasciarla indifesa nelle mani di Morgana.
Isabella
ebbe giusto il tempo di trovare dei vestiti comodi e suoi, prima che il
fratello rientrasse a casa, preoccupato e curioso di sapere nei dettegli cosa
le era successo.
Come al
solito si sedettero sul divano e Ivan attese con pazienza che Isabella
organizzasse i pensieri per riferirgli cosa le era accaduto.
“Devi solo promettermi che non farai niente. Che non ti
arrabbierai o penserai di fare qualche stupidaggine” iniziò a dire Isabella.
“Non mi puoi chiedere una cosa del genere. Mi hai detto
che ti hanno picchiata” si inasprì Ivan.
“Fratellone...” lo guardò Isabella in attesa di una promessa.
“Ok ok te lo prometto. Starò tranquillo” poi la guardò e
continuò: “adesso e anche dopo”.
Lei
sorrise teneramente e iniziò a raccontargli l’accaduto.
Ad ogni
parola lei si stringeva in se stessa. Divenne sempre più piccola sul grande
divano, e impediva al fratello di stringerla tra le braccia. Dopo
aver raccontato tutto in modo crudo e distaccato, come se questo potesse
minimizzare l’aggressione di quei ragazzi, concluse dicendo: “In fondo è stato
solo un cazzotto. Non mi hanno fatto poi così male”.
Sentendo quelle parole il fratello scosse la testa, ma rinunciò ad avvicinarsi.
“Da lei però ti sei lasciata abbracciare e toccare. Cosa c’è che non va tra di noi?”
chiese curioso e preoccupato il maggiore.
Seguirono
diversi minuti di silenzio e sospiri. Isabella voleva dire che Fabiola era la
sua ragazza, ma aveva paura che per qualche strana ragione il fratello non
approvasse.
“Tu non sai cosa c’è tra me e Fabiola. È ovvio che mi sia lasciata
abbracciare da lei”
“Siete amiche... è per questo che non capisco. Vi conoscete
anche da poco oltretutto” replicò piccato Ivan.
“Per questo non capisci. Tra noi due c’è lo stesso che c’è tra
te e Roberto” spiegò lei, disposta ad aprirsi solo se lo avesse fatto anche il
fratello.
“Tu non sai cosa c’è tra me e Roberto. Non dire
sciocchezze” bissò sospettoso lui.
“Oh sì che lo so! Ti ho detto: lo stesso che c’è tra me e Fabiola. Vi ho visti” si stizzì Isabella, che non voleva litigare.
“Ah”
arrossì Ivan.
Isabella
si allungò uscendo dal cantuccio che si era creata nel divano e si alzò.
“Ti avevo
detto che era lo stesso” ridacchiò Isabella baciandolo su una guancia.
“Ora ti
lasci abbracciare per bene?” provò a chiedere Ivan.
“Se non
hai problemi...”
“Stai
zitta peste... e vieni qui!” la fermò lui indicandole
di sedersi sulle sue ginocchia.
Si
sorrisero e rimasero abbracciati a lungo nel fresco della sala.
“Dovrai
ringraziare per bene Alice, è stato solo per lei che non ho chiamato la polizia
o non sono corso alla tua ricerca!” ricordò Ivan.
“Ci
mancava solo questa” sospirò rassegnata Isabella, per poi continuare: “Ma vedrò
cosa posso fare!”
Diversi
minuti dopo erano ancora abbracciati e Isabella sentì Ivan sospirare e scuotere
la testa. “Che succede fratellone?”
“Niente
di che! Mi chiedevo solo come avessi capito di me e Roberto”.
“Nulla di più facile. Quella sera che lui era qui e io pensavo fossi con una
ragazza... sai com’è... pensavo solo fosse imbranato. Così per curiosità sono
scesa a chiedervi di rimanere seduti e fermi almeno per un po’. Invece vi ho
visti che... ecco stavate...” si fermò e rossa come un
peperone si alzò dalle gambe del fratello: “Dimmi che hai capito, ti prego”
terminò in un sussurro, non riuscendo neanche a guardarlo in viso.
“Certo che ho capito. Come potrei non farlo” disse
perdendosi per qualche istante nei suoi pensieri, sicuramente ricordando
qualche particolare di quella sera.
Poi ad
interrompere la conversazione, o meglio i piacevoli ricordi di Ivan, fu il
telefono che iniziò a squillare insistentemente. Isabella andò a rispondere,
lasciando il fratello seduto sul divano con un’espressione rapita sul volto.
Tornò pochi minuti dopo visibilmente preoccupata: “Fra poco arriva Morgana”.
Il fratello rise fra sé e sé e disse: “Allora devo iniziare a
preparare la cena.
Mi sa che saremo tanti!” e si alzò fingendo di non
preoccuparsi più della sorella.
“Ma
fratellone...” implorò lei.
“Cosa!? Vengono gentilmente a trovarti. Vorresti
che non chiedessi loro di fermarsi a cena?” domandò Ivan per mettere in
difficoltà Isabella.
“Esattamente!
È proprio questo che vorrei da te fratellone!”
“Non posso Isa. Sarebbe maleducazione. E noi siamo persone per
bene” chiarì lui.
“Ivan!
Stiamo parlando di Morgana. È una strega! Non mi lascerà in pace finchè non mi
avrà fatto dire tutto quello che solo da me potrebbe sapere. È
ancora troppo preoccupata per lasciarmi nelle sue mani così a lungo!” si
disperò Isabella.
“Dovrò riferirle che le hai dato della strega. Non penso le
farà piacere” la provocò Ivan.
“Non
volevo farti preoccupare. Devi credermi. È solo che le cose mi sono sfuggite di
mano e non mi sono resa conto del tempo che passava. Dammi una qualsiasi
punizione, ma non questa!”
Ivan rise
di gusto e si diresse in cucina: “Sorellina, è la tua migliore amica, sai che
si fermerebbe anche se non la invitassi, meglio essere
previdenti”.
Isabella
dovette dare ragione al fratello, così si sdraiò nuovamente sul divano e lo
lasciò cucinare, nella speranza che Fabiola sarebbe arrivata prima di Morgana,
così da darle man forte.
Circa
un’ora dopo qualcuno suonò al citofono e lei andò a rispondere arresa
all’incontro con la migliore amica. Per sua fortuna invece non era ancora lei,
era Roberto.
Lo fece
entrare e si fece seguire in cucina: “Ivan, non era per me”.
“E allora
chi?” chiese voltandosi a guardare la sorella. Vide il suo compagno subito
dietro di lei sorridergli dolcemente.
Ivan si
avvicinò velocemente, e previdente Isabella si spostò, perché il fratello si
lasciò cadere tra le braccia di Roberto baciandolo appassionatamente sulle
labbra. Il moro lo strinse felice e stupito. Quando Ivan si allontanò sorrise
alla sorella, che rispose con la stessa felicità, e tornò alla sua precedente
occupazione, lasciando ad Isabella il compito di spiegare diverse cose. Roberto
la considerava come una sorella minore di cui doversi prendere silenziosamente
cura assieme al compagno, ed era quindi preoccupato per i lividi che vedeva sul
suo corpo. “Idiota chi ha osato fare una cosa del genere al
tuo viso. Sei così bella!” la vezzeggiò e le accarezzò
il volto.
“Smettila”
arrossì lei “Dici così solo perché sono uguale ad Ivan”.
“Non siete per niente uguali. È solo vero che sei bella ed è un
abominio quello che hanno osato farti” sostenne reprimendo a stento la rabbia,
sfiorandola però con dolcezza.
Isabella
lo portò in salone, dove non sarebbe stato distratto da Ivan. Gli raccontò ciò
che le era successo e gli assicurò che la loro relazione non le creava problemi:“È normale che vi amate, e poi anche io sto con una
ragazza, quindi...”
Sentirono
Ivan ridere dalla cucina, così lo raggiunsero mentre accendeva la radio e
iniziava a ballare con la ciotola dell’impasto della pizza ancora vuota,
ammiccando al compagno.
Roberto
lo guardò per poco, raggiungendolo subito dopo in
quella danza felice e sconclusionata. Isabella sorrideva nel vederli così
felici, ma non si unì subito a loro, anzi finse di apostrofarli duramente dando
loro delle checche. Anche se un monito della sua coscienza-Morgana la
rimproverò, proprio mentre questa stava citofonando. Andò ad aprirle il
portone, rimanendo al centro del vano, sicura che le sarebbe saltata al collo. Infatti Morgana non le diede neanche il tempo di salutare.
Corse nella sua direzione per saltarle al collo, oscurandole la vista con i
suoi boccoli scuri. “Non ti sei fatta sentire per due interi
giorni! Dopo quello che è successo poi! Meno
male che mi ha raccontato tutto Fabiola” la salutò
Morgana, permettendole solo dopo qualche secondo, lasciandola andare, di
salutare Mattia e Fabiola che erano con lei. I due nuovi arrivati la guardarono
colpevoli, soprattutto Fabiola, ma si riscattarono poco dopo, quando entrambi
si avvicinarono rispettivamente per abbracciarla e baciarla.
Tutti e
tre le chiesero cos’erano quei rumori che venivano dall’interno
dell’abitazione.
Isabella
alzò le spalle e sospirò facendo loro cenno di seguirla. Non sapendo quanto
potessero essersi lasciati andare i due non era sicura di voler tornare in
cucina.
I nuovi
arrivati rimasero interdetti nel vedere i due ragazzi ballare uno dietro
l’altro mentre impastavano la pizza. E siccome sembravano non aver notato il
rientro di Isabella con gli ospiti, la rossa si schiarì la gola.
I due
alzarono gli occhi sul gruppetto stipato sulla porta e Ivan fece loro cenno di
entrare e aiutarli a fare qualcosa, anche solo ballare.
Mattia
non si lasciò pregare e trascinò con sé Morgana, che gioiva di tutti i
coming-out di quegli ultimi giorni. Diede a Isabella la possibilità di
dimostrare che stava bene e che non aveva bisogno urgente di confidarsi o di
essere consolata. Ma lei non capì subito cosa avrebbe voluto da lei Mattia, dovette
spingerla Fabiola verso la soluzione. La teneva stretta per la vita e aveva il
mento poggiato sulla sua spalla sinistra. Le morse il lobo e
le sussurrò: “Isa, ti va di ballare? Manchiamo solo
noi!”
Ivan era
poggiato al lavandino e muoveva il bacino a tempo di musica, mentre Roberto,
che era poggiato al suo petto cercava di preparare il condimento per la pizza,
distratto dai suoi morsi.
Morgana
volteggiava per il piccolo spazio della cucina con i tovaglioli in mano e
Mattia la seguiva baciandola e poggiando i piatti sul tavolo.
Isabella
le prese la mano e la trascinò nel ballo con gli altri. Non appena anche loro
iniziarono a ballare, la cucina sembrò rimpicciolirsi ulteriormente. Le tre
coppie sembravano risplendere di gioia. Poi si mischiarono, si dimenavano solo
per divertirsi, mentre le canzoni si susseguivano e la preparazione della pizza
proseguiva, interrotta solo a volte da baci e carezze. Quando la pubblicità
interruppe la musica le ragazze iniziarono seriamente ad avvicendarsi per
finire di apparecchiare la tavola. Anche se poco dopo Morgana lasciò che
fossero Fabiola e Mattia ad occuparsene, mentre lei sedeva con Isabella.
“Allora Isa? Non mi devi raccontare niente?” chiese
compostamente Morgana.
Isabella
si limitò a fulminarla, mentre Morgana sogghignava in attesa di una risposta
concreta.
“Non sei
bella quando ridi così” l’apostrofò Isabella, nella speranza di deviare il
discorso da sé.
Per
questo rispose Ivan al suo posto. “Non c’è niente di
speciale, Morgana. È solo che in due giorni non ha trovato un attimo per
chiamare qualcuno di noi. Si sarà annoiata tanto nella grande e vuota casa di
Fabiola”
Fabiola
scosse la testa sorridendo insieme ai ragazzi. Solo Isabella
poteva vedere qualcosa di spaventoso nel raccontare direttamente i suoi affari
personali alla migliore amica.
Notando
le espressioni degli altri, Isabella si decise ad uscire dalla cucina
trascinando per mano la mora.
Una volta
entrate in camera sua chiuse la porta e le lasciò la mano. “Non
è carino prendermi continuamente in giro. Con mio
fratello poi!”
“Isa, lo facciamo solo perché sei adorabilmente permalosa. Questo non
puoi negarlo” le ripeté forse per l’ennesima volta Morgana.
Isabella
riconoscendo quel suo difetto alzò le spalle arresa e si sedette in terra a
gambe incrociate, alla ricerca di una mattonella abbastanza fresca, nell’afa
della stanza. Dal piano inferiore, la musica suonava ancora, attutita soltanto
dalla porta chiusa. Dopo alcuni istanti di silenzio, in cui i penetranti occhi
di Morgana non lasciarono mai la figura di Isabella, questa decise finalmente
di confidarsi.
“Siamo
fidanzate!” trillò felice Isabella, come se Fabiola le avesse regalato un
solitario.
“Questo già lo sapevo! Non voglio notizie che potrei avere da
tutti!” disse scocciata Morgana.
“E allora
cosa vorresti sapere?” chiese la rossa con lo stesso tono.
Morgana
si mise in ginocchio e poggiò i gomiti sulle cosce, per poi spiegarsi meglio. “I particolari morbosi! Tutto quello che Fabiola non mi ha
detto per rispetto a te”
“Ma cosa
mi chiedi mai?” si finse pudica Isabella, per dire subito dopo in modo troppo
vago “E comunque non abbiamo fatto nulla di particolare”.
“Sì sì. Hai ragione. Due giorni senza farvi sentire dopo quello che è successo e io dovrei credere che avete giocato
a briscola tutto il tempo?” chiese Morgana alzando il sopracciglio dubbiosa.
“Sei
esasperante!” la riprese Isabella, ma poi si lasciò andare: “Cosa vorresti
sapere? Che l’abbiamo fatto al chiaro di luna nel suo baldacchino? Che
l’abbiamo fatto un’infinità di volte? Che ogni volta è stata più bella della
precedente?”
“Altro
che non sia ovvio?” la bloccò Morgana.
“L’abbiamo
fatto ammanettate, e la cena a base di gelato è stata favolosa” ricordò
Isabella.
“Quindi
sei felice?” chiese a bruciapelo l’altra, non volendo altro che quella risposta.
“Non
potrei esserlo di più dopo quello che è successo!”
rispose indolente la rossa.
“Ok,
allora non abbiamo nient’altro da dirci qui in quest’afa!” assicurò Morgana
sedendosi sui talloni, mentre Isabella si spostava per abbracciarla. Rimasero
l’una nelle braccia dell’altra per diverso tempo, stringendosi sempre più
forte. Quando era con Morgana, Isabella sentiva che ogni cosa era al suo posto.
E ora che poteva raccontarle delle paure e dei desideri che l’assalivano da due
giorni si sentiva veramente bene. Fabiola stava diventando il suo centro
focale, ma Morgana era la sua origine, senza lei non
sarebbe stata ciò che era, e meritava tutto il riconoscimento per questo. E lei
si sentiva libera quando parlava con lei dei suoi problemi, tutto diventava semplice
o insignificante visto dai suoi occhi d’ambra. Gli scherzi e i litigi erano
parte di loro come le confidenze e gli abbracci segreti. Si baciarono sulle
guance e poi iniziarono a bisticciare amichevolmente, finchè non caddero l’una sull’altra strette in un abbraccio privo di malizia. Anche
se questo abbraccio non doveva apparire così franco ad occhi estranei, dato che
aprendo la porta della stanza, Mattia rimase interdetto, la voce scomparsa, le
sopracciglia aggrottate. Le ragazze si immobilizzarono.
Isabella
lasciò andare Morgana e si sedette a gambe incrociate accanto a lei, guardando
il viso scettico dell’amico. Tutti e tre ne conoscevano la ragione, e Morgana,
l’unica ad aver diritto di dissipare quei dubbi, sembrava si stesse divertendo
vedendo il suo ragazzo in difficoltà e la sua migliore amica impossibilitata a
rispondere.
“Siamo sempre noi, amore mio. Solo Isa e io” rispose infine
Morgana, alla tacita domanda di Mattia. Poi si alzò e si
lasciò stringere da lui: “Devi smetterla di farti tutti questi strani pensieri.
Io sono solo tua”. Mattia mormorò “Perdonami”, e
sentendo questo, Morgana condusse il ragazzo fuori dalla stanza facendo
l’occhiolino ad Isabella che non li seguì subito, per dare loro qualche istante
d’intimità.
Fabiola
parlava sommessamente al cellulare, e sembrava particolarmente nervosa o
eccitata, a seconda dei punti di vista. Isabella non volendo disturbarla, si
diresse verso la cucina,
dove
c’era la pizza che, lievitando, stava diffondendo un fragrante profumo per
tutta la casa.
Per
distogliere l’attenzione da Ivan e Roberto, Morgana iniziò a raccontare un po’
di pettegolezzi inutili, camminando avanti e indietro per la stanza. Solo
quando li esaurì, si decise a sedersi e a dire che il week-end successivo
avrebbero fatto una festa per la fine dell’estate e per salutare Giacomo e
Francesco che sarebbero partiti il giorno successivo per Parigi.
Isabella sembrava un pesce fuor d’acqua, finchè Ivan non le ricordò
con gentilezza: “Isa, chiudi la bocca. Non è educato” avvicinandosi per
poggiarle la mano sotto il mento.
“Io non
sapevo niente!” disse allibita la rossa allontanando la mano del fratello.
“Ovvio Isa, sei stata via due giorni! Giacomo
ce l’ha detto ieri mentre organizzavamo i preparativi per sabato prossimo”
spiegò Morgana.
“Quanto
staranno via?” chiese Isabella.
“Hanno detto che uno degli amici di Giacomo li ospiterà a tempo
indeterminato.
Si prenderanno un anno ‘sabbatico’. Ne hanno bisogno per
stare bene” le sussurrò triste Morgana.
Isabella
non ebbe il tempo di riprendersi che, con un
filo di voce, Fabiola le chiese di parlare da sole in salone. “Che succede?”
domandò premurosa e impensierita Isabella.
“Ricordi
che ti avevo parlato di un viaggio a Londra?”
“Sì,
quando ci siamo conosciute” rammentò Isabella, cercando i ricordi con la voce.
“Esatto.
Era Theo. Oggi si è scordato di dirmelo, ma stamattina ha confermato la
partenza. Abbiamo l’aereo il prossimo sabato sera” disse
cautamente Fabiola.
“Ah” fu
l’unica risposta che ottenne da Isabella sull’argomento per il resto della
serata.
Entrando
in cucina Fabiola si sentì in dovere di ripetere quello che aveva detto ad
Isabella e Morgana sorrise annuendo.
Ivan come
al solito si preoccupò di far notare ad Isabella di cercare di non fare la
bambina, ma lei non si interessò molto ai suoi commenti, preferendo non
parlare, come faceva sempre quando si rifiutava di capire qualcosa. Infatti dopo un po’ non resistette più e scusandosi si alzò
da tavola, facendo cenno a Fabiola di seguirla.
Entrando
nella sua stanza, vedendola sdraiata sul letto con un’adorabile
broncio dipinto sul viso con quel livido che deturpava lo sguardo
ridente, Fabiola le disse: “Respira ogni tanto”.
Isabella
sospirò e sorrise. “Proverò. Ma tu ora vieni qui. Ti voglio mia per il tempo che posso”
e mettendosi a sedere, poggiò la mano sulla porzione di letto fra le sue gambe.
Fabiola non si fece pregare e si inginocchiò tra le sue gambe, trascinandola
per le caviglie giù dal cuscino. Risero insieme e poi Fabiola si tuffò tra le
gambe della compagna. Le tolse i pantaloncini e le
culottes, per accarezzarla subito dopo con la bocca e la lingua.
Isabella
si era persa nelle sue emozioni e non sembrava desiderare altro che Fabiola
continuasse. Il caldo della stanza le avvolgeva, insieme alle loro sensazioni,
fino a che non si lasciarono andare sul letto abbandonate all’orgasmo, strette
l’una sull’altra.
Fabiola
vedeva Isabella arrossata e i ricci fulvi scompigliati dal piacere, e
desiderava solo poterla possedere ancora e ancora, senza doversi preoccupare di
riportarla al piano inferiore dagli altri. Invece si spostò sul lato opposto
del letto e sculacciandola, la invitò a rivestirsi per tornare sotto. Ma non
riuscì a fare molta strada, perché le gambe di Isabella le circondarono i
fianchi mentre la sua bocca cercava il suo collo. “Non mi puoi lasciare così”
soffiò la rossa contro il suo collo. Così la ributtò sul materasso e senza
rispondere le baciò il collo e salendo le sfiorò la bocca e gli occhi. Le mani
intrecciate lottavano per avere quella nuova passione nascente che le altre
cercavano di contenere.
Poi
finalmente decisero di tornare dagli altri, che chiacchieravano felici e
incuranti della loro assenza. Tanto che poco dopo Morgana e Mattia decisero di
togliere il disturbo, senza dimenticare di ricordare ad Isabella di farsi
vedere il giorno dopo per tranquillizzare gli altri e trovarsi qualcosa da fare
nell’organizzazione della festa.
Dopo aver
finito di sparecchiare, Ivan prese Roberto per mano e uscì dalla cucina per
andare verso la sua stanza, seguito anche dalle due ragazze. “Non
voglio sentirvi. Fate ciò che volete, ma quella parte
della casa non esiste” ordinò Ivan alle ragazze indicando il corridoio che
portava alla sua stanza, per poi sorridere e lasciarsi abbracciare dal ragazzo.
Isabella
finse noncuranza al discorso del fratello, ma non appena sentì la serratura
scattare, afferrò Fabiola per i fianchi e la baciò, circondandole il collo con
le braccia. Fabiola in risposta le accarezzò la schiena, e mentre con una mano
le afferrava i capelli, con l’altra le strinse il sedere, alzandole poi la
gamba. “In cucina” le sussurrò Isabella. E seguendo la sua indicazione, Fabiola
le fece stringere le ginocchia ai suoi fianchi e baciandola la riportò in
cucina. Chiusero la porta e mentre Isabella si sdraiava sul tavolo, sentirono
la scrivania sbattere al muro e poi il cigolio del letto di Ivan.
Due baci.
Quattro cuori.
To
Be Continued...