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Autore: LysandraBlack    03/12/2017    3 recensioni
Attico è nascosto nel buio della sua casa, il terrore che gli attanaglia le viscere, pregando ogni dio che conosce per scampare alla quotidiana tortura. Cosa ha fatto per meritarsi una tale sorte?
O, Fortuna, come sai essere capricciosa e malevola, prendendoti gioco dei mortali.
Nessuno può sfuggire all'Arpinate.
Genere: Comico, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Non c'è scampo

 



Sei nascosto dietro alla porta.

Hai spento tutte le luci, chiuso tutte le finestre. Sei solo in casa, hai mandato via i servi, ordinando al tuo schiavo fidato di spargere la voce che te ne sei dovuto andare da Roma, richiamato da chissà quale impellente dovere. Speri possa essere abbastanza. "Vi prego, dei della casa, proteggetemi da Lui." Temi per te stesso, per la tua famiglia, per tutti i tuoi cari.
Nessuno l'ha mai fermato, non c'è modo. In molti hanno provato a sfuggirgli, ma invano. Lui non demorde, insegue con tenacia le sue vittime, le incalza senza tregua, stanandole metodico e torturandole, finché stanche e distrutte non implorano pietà. Ma nemmeno a quel punto Lui concede loro la pace. No, anche quando sembra se ne sia andato, Lui trova sempre il modo di tornare, non importa quante precauzioni tu abbia preso, quanto lontano tu sia fuggito.
Lui ti raggiungerà sempre.
Ecco, senti dei passi trascinarsi sul selciato del vialetto che conduce alla tua porta. Ti acquatti nel tuo nascondiglio, sperando, “Oh, solo per questa volta, dei!”, di farla franca, di scampare a quella orrenda tortura che quasi quotidianamente ti viene inflitta. Il sangue scorre gelato nelle tue orecchie, senti il cuore batterti furiosamente in petto. Sai che Lui può sentirlo, come un mastino addestrato fiuterà la tua presenza, stanerà la sua preda e ti costringerà al suo gioco crudele.
Bussa alla porta, Lui, Lui che temi più della Morte stessa. Ed è a lei che, in un impeto di cieco terrore, ti appelli: l'Ade e le sue ombre, silenziose e senza nome, ti sembrano un lieto miraggio. Ma sai che non ti sono concesse, Lui non ti lascerà scappare.
Di nuovo senti i Suoi passi, il Suo respiro pesante a pochi centimetri da te, l'unica barriera tra te e Lui è una fragile porta di legno. Ma cosa può fare l'inanimato legno contro una tale presenza? Come puoi tu fuggire Lui, che tutti gli uomini hanno in odio più di ogni altra cosa?
Un'ombra, la Sua ombra, si staglia contro la porta. Ti chiama una, due, tre volte. Poi, il silenzio. Un silenzio pesante, che ti opprime l'anima, ti toglie il respiro. Come una mano gelida che ti afferra il cuore, stritolandolo senza pietà.
Finalmente, senti i Suoi passi allontanarsi. Non osi nemmeno fare un sospiro di sollievo, nel timore che Lui possa sentirti, che possa essere stato tutto un gioco spietato per farti assaporare la Speranza, quella dea che da lungo tempo non visita più la tua mente.
Dopo quella che sembra un'eternità, regna la calma. Ma senti ancora le nubi della tempesta intorno a te, sei nell'occhio del ciclone, lo sei sempre stato. Assediato, braccato, non troverai mai pace.
Getti uno sguardo disperato verso il tavolo della cucina, dove le Sue parole giacciono in bella grafia, minacciosa presenza per la tua anima tormentata.

Cicerone saluta Attico.
Non riceviamo più tue lettere da tanto tempo! Sentiamo molto la tua mancanza, e tante sono le cose che ci preoccupano e ci angosciano, che ci sembra di poter distruggere una volta ottenuto il tuo ascolto nella conversazione di una cena. Dunque a noi sta assai a cuore che tu sia a Roma e venga a trovarci. A presto,

 

Cicerone.

  
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