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Autore: Hell Storm    04/12/2017    1 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capodanno Atomico

Che festa!

 

31/12/2077 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure/Oklahoma

Contea di Cimarron/Fort Boise/Inizio pista-Ballpark

Ore 18:19

 

36°77’33.22”N 102°52’40.88”O

 

-Vi ricordiamo che la partita è offerta da Avery's Pawn Shop, per acquisti, vendite e baratti di tutti i tipi e da ODS, divani e mobili prebellici sempre alla moda.-

Che partita. I Mad Megatons stavano per giocare la parte bassa del nono inning contro gli Immortal Patriots. Per coloro che non hanno mai giocato a baseball, gli inning erano i mach che si giocavano durante le partite. Durante la parte alta la squadra da fuori di casa giocava in attacco e quella di casa in difesa. Vice versa, nella parte bassa la squadra di casa giocava in attacco e la squadra da fuori in difesa. Ma essendoci due stesse squadre di casa quel giorno venne deciso tramite il lancio di una moneta che la prima squadra a giocare in attacco per ogni inning sarebbe stata quella dei Patriots. Lo scopo del gioco era fare più run e … okay, magari leggetevi un guida agli sport prebellici, così risparmiamo tempo.

Ma facciamo un riepilogo. La chiave di decriptazione di Foster ci permise di accedere all’olonastro dove trovammo una moltitudine di dati riguardati gli studi sui deathclaw. Informazioni sul comportamento e la loro dieta, quindi nulla che non sapessimo già. Il generale e i suoi erano stati comunque scarcerati. Jackson compreso. Ad ognuno di essi venne fatta rilasciare una dichiarazione, nella quale ognuno raccontò la sua versione. Vennero fatti incontrare nell'appartamento del generale e come da programma, Foster si riaffermo leder del suo gruppo. Impose a tutti di non parlare ne dell’Enclave, ne dei loro programmi. Avevano passato più di mezz'ora a discutere sui recenti avvenimenti e su quale strategia attuare nel prossimo futuro. Qualcuno ipotizzò di scappare, ma Foster lo ammonì dal farlo. Era lui il responsabile del gruppo e per questo non voleva mettere al rischio le sue chiappe. Il buon generale era deciso a stare alle nostre regole, solo che mentre loro discutevano liberamente dei loro sentimenti nel suo appartamento privato, i nostri tecnici e specialisti li stavano monitorando in totale segretezza. Non scoprimmo molto, ma abbastanza da capire che l’Enclave era una minaccia reale, le basi operative erano più di una e che il recupero dei nostri ospiti non era avvenuto. Dovetti ammettere che quella del monitoraggio stealth era stata un’ottima idea. Invece che lasciarli a digiuno o pestarli a sangue come molti avrebbero preferito fare, me compresa, avevamo ottenuto una fonte continua di informazioni. E loro neanche lo sapevano. Mi sarebbe piaciuto spiarli di persona, ma la riunione pianificata la sera precedente aveva costretto me e quasi tutto il mio staff a riunirsi nella grande sala riunioni dalle sei del mattino fino alle cinque del pomeriggio. La prima ora venne occupata dai miei rimproveri, durante la quale nessuno ebbe da obiettare. Non sarò stata la più anziana tra tutti gli agenti presenti, ma di sicuro ero quella più decisa a sfruttare nel migliore dei modi quella riunione.

Il resto del tempo lo passammo a ripassare le procedure per i casi di emergenza, ma con molta più cura e precisione. Alla fine della riunione avevamo letto manuali, memorizzato protocolli operativi e ripetuto decine di volte il codice dello staff degli addetti alla sicurezza. E cosa altrettanto importante, al dipartimento si erano uniti anche alcuni indiani come Marion e Russell. Finalmente degli agenti con le palle schermate in piombo.

Castillo, il capo ingegnere, aveva messo al lavoro i suoi migliori operai e addetti alla manutenzione per allestire un vero campo da baseball. Il ballpark comprendeva gli spalti, progettati in sezioni per essere facili da montare e smontare, le dugout e le bullpen, i fari, gli altoparlanti, le aree delle bancarelle e dei chioschi per il dopo partita, un paio di giostre e naturalmente il campo da gioco, con le linee di campo e i cuscinetti delle basi. Il tutto era stato montato e posizionato nella zona di inizio pista del nostro aeroporto. Il posto più sgombro e vicino al centro della nostra base. Tale collocazione garantiva piena sicurezza e una perfetta visuale sul bombardiere recuperato da White Flat. L'apparecchio era stato parcheggiato al lato opposto del campo con il muso rivolto alla casa base, in modo che tutti potessero ammirarlo in tutta la sua mastodontica bellezza. E in più le sue possenti ali fungevano da spalti extra per chi non era riuscito a trovare posto. Il muso era stato occupato dai piloti della nostra base. I piloti indiani, quelli locali come Isaac e Baatar e quattro nuove reclute. Tutti sulla loro personale tribuna d'onore.

Io mi ero seduta con il resto della squadra sugli spalti, mangiando un hot dog e sorseggiando una Nuka-Cola Wild. Non c'era vento e non stava neppure nevicando, ma l'aria era fredda e in molti erano venuti indossando dei vestiti pesanti. Eravamo tutti in vesti civili, escluso Bud, che indossava la sua uniforme da campo e il cappotto pesante. Il più buffo era Atom, con il suo golfino cucito a mano da Maria, anche lei li con noi e i ragazzini. Era bello vedere Nick seduto accanto a Trinity. Quella ragazza piaceva a tutti. Tutti escluso l'ex generale Edgar Foster e la sua combriccola, che quella sera era rimasta a passare il capodanno in casa e sotto stretta sorveglianza.

Tutti allegri, tutti spensierati. Non eravamo in missione, ne in pericolo. Gli unici che lottavano quella sera, lo stavano facendo per vincere un titolo sportivo degno di nota. Finalmente eravamo tornati al nostro caro vecchio standard di vita. Ed eravamo felici.

-Hanno deciso di mettere in campo il loro asso nella manica. Alla battuta ... BOBBY KIM!- Annunciò lo speaker.

La folla acclamò il giocatore di baseball, mentre questo raggiungeva la casa base con la mazza da baseball in mano.

-Ah, cavolo no!-

Escluso chi come Tony aveva scommesso sui Patriots.

Durante la parte alta dell'inning, cioè la prima, i Patriots avevano giocato bene, ma non abbastanza da battere la difesa degli avversari. Nella parte bassa, i Megatons avrebbero dovuto fare un solo punto per vincere. A metà del nono inning, tutti i giocatori mostravano chiari segni di affaticamento, ma ciò non significava che il battitore migliore dei Megatons non riuscisse più a fare miracoli.

-Forza Patriots!- Li incitò Nick.

Anche lui aveva scommesso un centone sulla squadra in difesa.

Bobby Kim si posizionò sulla casa base, si diede una scrollatina alle spalle e impugnò saldamente la mazza. Kim era un addetto alla manutenzione, con una battuta che forse gli avrebbe garantito un ottimo contratto con una delle più grandi squadre di baseball prebelliche. Brutto segno per i Patriots.

-Oh Dio, non farmi perdere quei bigliettoni.- Pregò Nick.

Fossi stata in lui non avrei scommesso un intero centone alla prima partita delle nostre nuove squadre.

Appena l'arbitro diede il via, lo stadio piombo nel silenzio. Si riusciva solo a percepire il leggero soffio del vento e i pochi mormorii rimasti.

Il ricevitore dei Patriots, seduto sui talloni dietro al battitore, fece una serie di gesti criptici al lanciatore già in posizione. Questo fece un paio di cenni, a confermargli i suggerimenti sul tipo di tiro da effettuare.

Il lanciatore effettuò un tiro da manuale. Una palla curva che Kim mancò di brutto.

-STRIKE UNO!- Esultò l'arbitro.

-Sembra che Alf Taylor non si sia ancora stancato.- Commentò lo speaker sovrastando le urla della folla.

-FAGLIENE UN ALTRO! DACCI DENTRO!!!- Sbraitò Nick. -Dai Bud, fai un po di tifo anche tu.-

-Io devo ancora capire che fine ha fatto il football americano.- Commentò l’indiano.

Il ricevitore rilanciò la palla al lanciatore. I due si scambiarono un'altra combinazione di gesti e il lanciatore si riposizionò sulla sua piazzola.

Il secondo tirò fu una palla così veloce, che neppure io riuscii a riconoscerne la traiettoria. Palla che Kim non batté. Il battitore non si mosse neppure, ma l'arbitro considerò valido il tiro del lanciatore.

-STRIKE DUE!-

Un altro coro di urla, applausi, fischi e incitamenti.

-È buona Nick. É buona.- Disse Tony scuotendo Nick per le spalle.

-Eccome se è buona!- Confermò il meccanico.

La palla tornò nelle mani del lanciatore, il quale dovette aspettare che Kim si aggiustasse i guanti alle mani.

-Non tirarla per le lunghe Bobby! Lo sappiamo che sei arrivato al capolinea.- Lo scherni Nick.

-Nick.- Lo rimproverò Maria.

-Scusa mamma.-

Kim si prese anche un po di tempo per allacciarsi meglio le scarpe. Forse voleva raccogliere le idee.

Quando fu pronto, tornò sulla casa base, ondeggio un paio di volte la sua mazza di frassino e fu pronto.

Il ricevitore ripete la solita sequenza di segnali con le dita e i movimenti delle mani. Ma il lanciatore non sembrava molto convinto. Vedendo il compagno fare no con la testa, il ricevitore provò a consigliarli un 'altro tipo di lancio. Anche il secondo venne rifiutato. Il terzo sembrò invece essere più convincente. Taylor si sgranchì il braccio e prese posizione.

-Taylor si appresta a lanciare la palla.- Commentò lo speaker.

-Non la prende. Non la prende. Non la prende.- Dissero Nick e Tony.

Taylor lanciò la palla come una saetta. La palla sfrecciò più velocemente di prima, ma non abbastanza da sfuggire a Kim. Contro ogni aspettativa il battitore riuscì a colpire la palla con una tale forza da rispedirla indietro con il doppio della velocità iniziale e generando i primi segni di entusiasmo da parte del pubblico. La palla sfrecciò sopra al campo con un'inclinazione tale da farle sfiorare le teste di Mr B e Isaac, seduti insieme agli altri membri della nostra aviazione sul muso e sulla parte superiore della carlinga del bombardiere.

-L'ha presa.- Mormorò Nick.

Quando la palla uscì dalla zona illuminata dai riflettori, l'intero stadio esplose in un interminabile serie di applausi.

Kim si dilettò a camminare velocemente lungo le linee di campo. Con un simile fuori campo, anzi, fuori dallo stadio, era impossibile per i Patriots riuscire a recuperare la palla.

-Sii, che bello!- Esultò il piccolo Willy agitando la sua bandierina da stadio.

-I Mad Megatons vincono contro gli Immortal Patriots per otto a sette. Termina così questa spettacolare partita di fine anno. Vi auguro un felice anno nuovo e una serata ricca di divertimenti alla nostra fiera.-

Terminai di mangiare il mio hot dog quando la folla era ancora esultante. La partita era terminata e i giocatori si stavano scambiando strette di mano amichevoli per gli ottimi risultati raggiunti quella sera. Dopo un po la gente cominciò a scendere dalle gradinate per recarsi alle uscite. A breve avrebbe avuto inizio la fiera di capodanno e in molti erano ansiosi di festeggiare con i loro costumi. Un modo allegro di festeggiare il capodanno.

Tutti meno Nick che era rimasto seduto al suo posto con una smorfia da depressione stampata in faccia. Mi avvicinai per dargli un pizzico di supporto, ma qualcuno mi precedette.

-Hey MechaNick. Brutta serata?- Gli chiese Trinity.

-A quanto pare.- Rispose semplicemente lui.

-Ti va una Nuka-Cola fatta in casa?-

All'udire di quel nome il meccanico tornò di buon umore.

-E me lo chiedi?!- Chiese lui scattando in piedi e porgendole il braccio.

I due uscirono dalla fila, scesero gli scalini e imboccarono l'uscita senza lasciarsi.

-Dio li fa, io li accoppio.- Dissi ripensando alla mia partecipazione nel loro incontro.

Poi mi accorsi di essere rimasta da sola.

-Perché adesso parlo da sola?- Mi chiesi.

 

-You know just what I was there for, You heard me saying a prayer for, Someone I really could care for …-

Blue Moon, una canzone tanto sciolta quanto idonea alla grande serata. Camminavo lungo la strada che portava dall'entrata del P1, a quella dello stadio. Ero tornata un attimo a casa come molte altre persone per mettermi il mio costume da pistolera. Avrei preferito quello da sceriffo donna, ma ne la sartoria, o uno dei tre negozi di abbigliamento, erano in possesso di ciò che stavo cercando. Il magazzino era stato ben rifornito, ovviamente, di stoffe e costumi di marca, come quelli della Freddy Fear's House of Scares, ma un vero ed originale costume da sceriffo donna non ero riuscita a trovarlo. Così mi dovetti arrangiare. Avevo messo la stella da capo della sicurezza al petto e nessuno se n'era accorto. L'avrei comunque rimessa sull'uniforme la mattina seguente.

L'ungo la strada si potevano ammirare i chioschi e le bancarelle a tema natalizio che vendevano di tutto. Cibo, bevande, vestiti, giocattoli. C'era perfino il verniciatore di corazze. Se volevi abbellire le tue protezioni o la tua armatura atomica, Black Ink era l'artista che faceva al caso tuo.

La strada era illuminata dai proiettori usati nelle aree di lavoro, ma le luci natalizie appese in giro le devano quella magica luce che la rendeva speciale. L'esatto opposto di quello che si poteva trovare oltre le bancarelle. Un freddo buio glaciale con delle residue tracce di neve e un corpo di guarnigione composto, esclusivamente per quella serata, da più della metà delle nostre unità robotiche attive in quel periodo e da una trentina di guardie impazienti di finire il loro turno.

La gente quella sera era allegra e festante come no si vedeva dal giorno della Grande Guerra. Tra la popolazione, i militari e il personale del bunker c'erano circa più di duemila persone. Alcuni erano riusciti a mettere le mani su dei costumi di marca, come quello di Lady Liberty, Dracula, il soldato in armatura atomica, il pagliaccio, il robot, il cowboy, l'astronauta. Altri invece si erano dovuti arrangiare con dei costumi fatti in casa, pur sempre belli, o semplicemente erano venuti con degli abiti pesanti e i cappellini da festa. I soldati erano i più fortunati. A loro era bastato indossare l'uniforme da parata. Nessuno aveva avuto il fegato o la sfacciatezza di travestirsi da pellerossa, vista la cultura degli ultimi arrivati.

La nostra "Strip" non era grande come quella di Las Vegas, ne tanto sfavillante, ma era più che sufficiente a trasportare ognuno di noi in un posto fuori dal mondo. Almeno per una sera.

Ma era al centro della strada che si trovava il meglio. A sinistra si poteva mangiare pietanze calde e in compagnia seduti ai tavoli da parco collocati di fronte al palco dell'orchestra.

Il palco era stato montato sulla destra, dal lato opposto della strada. Nulla di tanto faraonico. Solo un palco di tavole, un sipario e due riflettori da teatro. Però l'ologramma bluastro del cantante che ballava e cantava al microfono, gli dava un'aria molto tecnologica.

Sarebbe stato la sopra che io e altre persone avremmo partecipato ad una cerimonia di premiazione. E oltre quel palco si trovava uno degli stand più popolari di quella serata. Il World of the Future era lo stand di Spectrum, dove chiunque poteva ammirare ologrammi, elettrodomestici da urlo e altrettante tecnologie di sua invenzione e acquistarli. Certo, c'erano anche apparecchiature un po troppo costose, come il terminale con scanner incorporato, ma volendo ci si poteva accontentare anche di un semplice asciuga capelli.

-Red!- Mi chiamò Trinity.

A fianco del palco la giovane infermiera aveva allestito il suo piccolo stand. Il Nuka Forever era un chiosco bar di piccola taglia con i colori e il caro vecchi marchio Nuka. E Trinity stava servendo Nuka-Cola fatta in casa come se fosse limonata in una giornata afosa. Il pezzo forte però, era il suo costume da Nuka-Girl, con tanto di casco, taglio di capelli e pistola laser. La bionda vestiva i panni dell'attraente personaggio promozionale della compagnia di bevande. Le calzava talmente bene che se non l'avessi conosciuta, l'avrei scambiata per Nuka-Girl in persona. Eh, si! Il Nuka Forever era uno dei quattro stand più popolari di quella serata.

Con Trinity c'era anche Nick, con la sua solita tuta da meccanico e un bicchiere in mano. Sembrava essere tornato del tutto felice.

-Come andiamo qui?- Chiesi guardandola servire l'ultimo cliente.

-Oh benissimo! Sembra che la mia Nuka fatta in casa sia un successo.- Mi rispose lei tutta eccitata. -Vuoi provarne una?-

-Si, certo.-

-Lei ama la Victory.- La informò Nick.

Trinity spillò la bevanda in un bicchiere usa e getta di taglia media e me la porse. Diedi una veloce occhiata al contenuto e vedendone il colore arancio acceso non persi altro tempo. Era decisamente una Nuka-Cola Victory a tutti gli effetti.

-Allora? Cosa ne pensi?- Mi chiese Trinity.

-Fresca, dissetante e deliziosa. È perfetta!-

Non stavo mentendo. Trinty aveva riprodotto l'esatto sapore e aroma della bevanda originale. Mi chiedevo come ci fosse riuscita.

Nel periodo prebellico creare la Nuka-Cola non era considerato un reato grave, a meno che non la si vendesse. In quel caso gli avvocati della corporazione ti trascinavano in tribunale per le caviglie. Ma qualcuno doveva tramandare la ricetta originale di quel dolce nettare.

-Sì! Lo sapevo che ti sarebbe piaciuta. Non vedo l'ora di servirla nel nostro nuovo locale.-

-Nuovo locale?-

-Si. Io e Trinity abbiamo pensato di aprire una piccola attività nella nuova area.-

La nuova area era la sezione da poco creata grazie al progetto di ampliamento. Molti civili avevano speso i loro risparmi per accaparrarsi un lotto, dove in poco tempo avrebbero potuto aprire una loro attività e migliorare la vita nel P1. Rimasi sorpresa nello scoprire che Nick e Trinity si fossero accaparrati uno dei lotti. Insieme.

-Ragazzi, ma è fantastico! E come pensate di chiamarlo?-

-Abbiamo pensato a qualcosa come Little Nuka-World o Nuka Memorial, ma per adesso io e la mia nuova socia ci stiamo ancora pensando.- Mi rispose Nick.

-E poi qualcuno dovrà testare la merce. Giusto mia piccola cavia da laboratorio?- Chiese Trinity con tono civettuolo.

-Beh, se la leggendaria Nuka-Girl ha bisogno di assistenza, chi mai potrebbe andare in suo soccorso se non il grande … MechaNick?- Continuò Nick.

-Comunque il tuo costume è veramente bello Trinity.- Mi complimentai. -Dove sei riuscita a trovarlo?-

-No, questo me lo sono fatta io da sola tre anni fa. Era tra le tante cose che sono riuscita a portare nella mia valigia.-

Ecco un'altra spiegazione per la protezione che Trinty aveva dimostrato nei confronti di quella valigia. Altro che imitazione da quattro soldi. Quel costume era un tesoro da custodire.

-Va bene. Allora io vado dagli altri. Voi state qui?- Chiesi.

-Io cerco di stare qui il più possibile. Magari riesco a fare ancora cento dollari.-

-Io devo andare a prepararmi. Stasera farò il mio debutto ufficiale!-

Lasciai i due piccioncini da soli. Non capii esattamente cosa intendesse Nick con debutto ufficiale. Era già il meccanico più conosciuto della base.

Ad ogni modo mi diressi verso l'area dei tavoli. Essendo una delle autorità più in vista, mi era stato riservato uno dei tavoli in prima fila.

-Red! Siamo qui!- Mi chiamò Mr B.

Tutta la squadra Vault, escluso il meccanico e l’infermiera, si era radunata ai due tavoli riservati al Sorvegliante e alla squadra Vault.

Con loro c’erano naturalmente Maria, i bambini e i famigliari di Bud. Anche se stretti su due tavoli, avremmo potuto passare una serata insieme.

Alcuni di loro si erano anche messi dei costumi. Earl si era vestito da robot, Amelia e Tony vestivano da gangster con tanto di pistole finte, Willy era un pirata, Carl un cowboy e Zack indossava una tuta da aviatore identica a quella di Isaac e Baatar. Solo in versione più piccola. Bud aveva optato per la sua uniforme da parata, mentre suo fratello e sua sorella vestivano con la tuta di sicurezza Vault-Tec fornita ad ogni agente. Solo Maria e il padre di Bud erano venuti in vesti civili. Per l'occasione lei si era messa un cappellino da festa e lui una spilla di “buon anno nuovo" sul petto.

-Come andiamo cittadini?- Chiesi imitando lo sceriffo di un vecchio film western.

-Alla grande, cowboy!- Mi rispose Baatar.

-Sceriffo.- Lo corresse Isaac.

-Come?-

-Sceriffo. Se ha la stella al petto è uno sceriffo.-

-Ah, scusate. I western erano vietati o censurati nel mio vecchio paese.-

Mi sedetti tra Bud e Amelia. Nel menù erano presenti delle leccornie che prima di allora in mensa non si erano mai viste. Le si potevano ordinare al ristorante, ma gli ingredienti migliori erano pochi. Le serre e gli allevamenti non riuscivano a produrre abbastanza da poter sostenere la qualità migliore per tutti. Quindi o spendevi cinquanta dollari per un filetto di manzo, oppure ti accontentavi con un petto di pollo a undici dollari. Ma quella sera, il primo piatto era gratuito e il resto scontatissimo.

Ordinai una porzione di costolette di manzo alla griglia con patate e salsa, accompagnando il tutto con un po' del vino offerto dagli altri.

Terminata la cena mi presi anche un caffè. Il Mr Handy cameriere me lo portò esattamente quando l’ologramma del cantante sul palco si spense. A breve il colonnello Baker sarebbe salito sul palco per l’annuncio del nuovo anno e dare inizio ai festeggiamenti della serata.

-È ora?- Domandò Baatar.

-Scusateci, ma dobbiamo andare dal colonnello.- Spiegai ai miei amici. -Ci vediamo dopo.-

Salutati i presenti uscimmo dall’area dei tavoli e raggiungemmo il retro del palco.

Baker aveva appena fatto la sua comparsa sul palco quando arrivai io. Di fatto si udirono gli applausi della folla. Trovai le nostre due squadre di baseball, con ancora indosso le loro uniformi e un trio di soldati in uniforme da parata in rappresentanza dei caduti. Saremmo stati tutti annunciati dal colonnello e poi avremmo fatto la nostra entrata in scena.

-Benvenuti a questa grande serata signore e signori. Spero che vi stiate divertendo e che possiate trascorrere il resto della festa in gioia ed allegria. A breve, vi presenteremo alcuni tra i membri più distinti della nostra comunità. Ma prima, renderemo omaggio ai nostri caduti.-

I tre soldati salirono la scala che portava al tendone con una bandiera americana e il leggio con i nomi dei nostri commilitoni caduti in battaglia.

Baker pronunciò tutti i nomi di coloro che dal giorno della Grande Guerra, non ce l'avevano fatta. Cominciò con lo sceriffo Butler e finì con il sergente di prima classe Blais. Il membro dei Rattlesnakes ucciso dalla cannonata che ci aveva impedito di salire a bordo del vertibird durante l'estrazione da White Flat. Nessuno sarebbe stato dimenticato.

Seguì poi un minuto di silenzio, durante il quale si udì soltanto il pianto di un neonato in lontananza.

-Onore ai caduti.- Mi dissi.

Terminato il minuto di silenzio, i tre soldati tornarono al backstage seguiti dagli applausi della folla.

-E adesso possiamo passare alle onorificenze. I primi a salire sono i Mad Megaton e gli Immortal Patriots.-

I membri delle due squadre salirono le scale in due file parallele. Il loro arrivo sul palco venne acclamato come alla precedente partita.

-Per i poteri conferitimi dallo stato maggiore, io, colonnello Roland Baker, dichiaro vincitori della prima partita amichevole di Beacon City … i Mad Megatons!-

La folla esultò a gran voce per i vincitori della partita.

-Aspetta, cosa ha detto?- Domandai a Wright.

Mi voltai a cercare il tenente, ma l'ufficiale stava parlando con dei tecnici.

-Come? Non hai letto il manifesto?- Mi chiese Isaac. -Lo hanno dato a tutti stamattina.-

-Ero occupata stamattina. Che storia è questa?-

-La direzione ha ritenuto opportuno rinominare Boise City in Beacon City.- Mi rispose Mr B. -Un faro di speranza in un oceano di tenebre. A partire da oggi potremmo dire tranquillamente di vivere nella splendida Beacon City.-

-Quasi dimenticavo.- Continuò Baker. -Per coloro che non lo sapessero, ci sono ancora quattro lotti disponibili nella nuova area del quartiere residenziale. Affrettatevi se volete aggiudicarvene una.-

-Se avessi guardato sopra alla testa, avresti letto lo striscione della partita. Amichevole di Capodanno 2077 Beacon City.- Continuò Isaac con un leggero sorrisetto bruciato dalle radiazioni.

Avrei voluto rispondergli, ma l'idea di essere stata io per prima a dare l'idea di Beacon City mi stava già dando alla testa.

-La prossima a salire su questo palco è una giovane condottiera ed eroina che voi tutti conoscete molto bene.-

Era il mio momento. Guardai un'ultima volta il tenente farmi il segno di via libera e salii anch'io i gradini che portavano al palco.

-Vi presento, la sorvegliante e capo della sicurezza …- Oltrepassai il sipario. -Rocket Earp!-

A centinaia si alzarono in piedi per applaudirmi e rendermi omaggio. La cosa mi fece arrossire un pochino, ma per fortuna il cappello da sceriffo mi fece abbastanza ombra da non farlo notare.

Mi feci coraggio e diedi al pubblico un po di vero spettacolo. Estrassi le mie due rivoltelle finte e le feci roteare nei modi più stravaganti. Le mie mosse diedero l'effetto sperato portando la folla ad aumentare gli applausi e aggiungendo diversi fischi e urla. Neanche quando rimisi le pistole nel cinturone la gente smise di applaudire.

-A nome della nostra comunità, dono questo piccolo segno di riconoscenza per il lavoro svolto nelle operazioni di salvataggio portate a termine con successo da lei e dalla squadra Vault.-

Il colonnello indossava la sua uniforme da parata. Sotto il colletto sinistro portava un gran numero di nastrini in sostituzione delle varie medaglie ottenute durante la sua carriera. Impossibile non notare la Medaglia d’Onore del Congresso.

Mi avvicinai per ritirare la mia premiazione e nel farlo vidi che anche i Mad Megatons avevano ricevuto il loro trofeo. Una coppa d'oro recuperata dai magazzini e in seguito preparata per la partita.

-Ecco a lei.- Disse il colonnello porgendomi la targa.

-La ringrazio signore, ma ci tengo a far presente, che il successo di una singola squadra è dovuto dall'impegno e il sacrificio di tutti.- Dissi al microfono

La folla tornò ad applaudire, e il fatto che li in mezzo ci fossero uomini e donne appartenenti alle squadre che rischiavano la vita uscendo fuori dalle nostre mura, rendeva le mie parole molto più significative.

-Sentito gente? Questo è un esempio di caposquadra.- Si congratulò il colonnello.

-Ah e in più ci tengo a precisare che la squadra Vault spacca di brutto!- Scherzai.

La mia battuta fece sia ridere che riportare gli applausi al livello massimo. Ero una celebrità allo stato puro. Ai margini del palco qualcuno scattò anche delle fotografie.

Mi spostai alla destra delle due squadre per permettere a Baker di continuare. Ne approfittai per esaminare più accuratamente la mia targa. Una sottile lastra di ferro ornata con l'incisione di un aquila appollaiata su di un ingranaggio Vault-Tec in una pratica custodia foderata con del velluto blu. Di classe.

-Starai meglio a casa mia o in ufficio?- Mi chiesi.

-Salgono ora sul palco, il primo tenente Isaac Lee e il tenente in seconda Baatar Li.-

I due piloti comparvero sul palco composti e in uniforme da aviazione stirata. Vennero subito accolti e dal pubblico e una volta giunti da Baker gli fecero il saluto.

-Congratulazione piloti. Siete a tutti gli effetti la punta di diamante della nostra aviazione.- Si congratulò il colonnello offrendo anche a loro due targhe di riconoscimento.

-Sopra a tutto!- Gli risposero i due piloti in totale serietà.

-Ah! Che siano di esempio per le future generazioni.- Affermò Baker mentre i due andavano a sistemarsi tra me e i giocatori.

Nessuno dei due mi rivolse la parola e neppure io lo feci. Erano troppo concentrati nel mostrare il vero volto dell'aviazione. Disciplina e onore.

In quello stesso momento le luci si spensero. Inizialmente pensai a un blackout, ma in un attimo il palco tornò a risplendere di una pura luce azzurra generata dai proiettori sul palco. Mi pareva di essere finita nella vecchia Broadway. Quella non radioattiva.

-La scienza è la sua vita! La scoperta il suo obbiettivo!- Annunciò una voce femminile. -È lo scienziato più amato dalle masse! Il paladino della conoscenza e della ricerca! Ecco a voi il Dottor Joel Brown!-

-Chi?- Domandò Mr B confuso.

-Alias Dr. Spectrum!-

In un lampo l'ologramma dello scienziato comparve sul palco. L'effetto scenico ottenne numerosi applausi e anche qualche altro fischio. A Spectrum la cosa piacque così tanto che il suo ologramma si dilettò nell'imitare il cantante e re dello swing Dean Domino in uno dei suoi balli.

Dopo un paio di mosse e qualche passo a suon di Something's Gotta Give, l'ologramma si spense e al suo posto apparve l'eyebot di Spectrum. Il robot volteggio fino a Baker, il quale era già pronto con la sua onorificenza.

-Non sarà un premio Nobel, ma speriamo che possa apprezzarlo comunque Doc.-

-Lo apprezzo molto colonnello. Vi ringrazio tutti quanti.- Disse Spectrum al microfono.

Il colonnello fissò una piccola medaglia allo scafandro di Spectrum. Al posto della spilla doveva avere una calamita.

Spectrum lasciò il colonnello e volteggiò fino a posizionarsi alla mia destra.

-Carina l'entrata in scena. L'ologramma da crisi di mezz'età però era meglio evitarlo.- Scherzai a bassa voce.

-Di sicuro è stato meglio del suo spettacolino da pistolera, sorvegliante sceriffo.- Mi rispose Spectrum.

-Ah ah. Però se confrontiamo la mia targa con la tua medaglietta Doc, allora vinco io.-

-E adesso passiamo alla presentazione delle nostre nuove unità.- Continuò Baker.

-Non conta la grandezza, ma il significato. Cowgirl.-

Stavo per ribattere, quando i miei piedi avvertirono delle vibrazioni. Qualcosa si stava avvicinando. Anche il pubblico iniziò ad avvertire le vibrazioni, ma per fortuna nessuno si spavento.

Solo quando un’armatura atomica apophis fece la sua comparsa sulla destra del palco si generò un pizzico di panico. I visori triangolari rosso fuoco facevano molto effetto.

In un primo momento qualcuno urlò e un paio di agenti di servizio dovettero intervenire per impedire che il panico dilagasse. Per nostra fortuna i timori generati dal colosso svanirono quasi completamente, quando questo si fermò e fece il saluto con il suo enorme zampone d’acciaio.

-Signore e signori, ecco a voi l’armatura atomica in grado di demolire un’intera metropoli.- Esulto Baker al microfono. -L’armatura atomica apophis!-

Seguì la solita serie di applausi, ma senza fischi o urla. Il pubblico era rimasto senza parole nel vedere una simile armatura. Neppure io mi ero ancora abituata nel vedere quel titano camminare e muoversi come un vero soldato. Persino un deathclaw sarebbe fuggito piuttosto che affrontarlo direttamente. Forse, anche il più grande della loro specie. Forse.

-Non rilassatevi. Sta per arrivare un'altra aggiunta alle nostre forze. Guardate la in alto!-

Tutti seguirono la direzione indicata dal colonnello nel cielo. La su, dove una volta splendevano le stelle del creato, sotto le costanti nubi di cenere, a pelo con la cupola energetica del RAD-SHIELD ….

-È un missile?!- Si chiese uno dei giocatori.

-È un velivolo?!- Domandò Isaac.

Qualunque cosa fosse, si stava avvicinando e in un attimo mi fu ben chiaro di cosa si trattasse.

-Un puro ed efficiente mix di forza e agilità, unito alla capacità di volare!-

L'esotuta di Trinity stava volando sopra alla folla. Un angelo meccanico con un jetpack al posto delle ali, in fase di atterraggio sul palco.

-L'esotuta atomica d'assalto garantirà ai nostri incursori capacità nel combattimento fino ad oggi ritenute impensabili.-

Il calore generato dai retrorazzi della tuta fu parecchio piacevole. Mi accorsi subito che la tuta aveva ricevuto delle migliorie, come una corazza leggera che andava a proteggere i punti vitali dell'operatore e dei componenti più potenti. I tecnici di Spectrum dovevano averci messo le mani sopra.

Quando il jetpack si spense completamente, l'operatore si mosse verso il colonnello come una persona normale. Era proprio quella capacità di movimento fluida e veloce che rendeva l'esotuta superiore alle normali armature atomiche. Escludendo la resistenza della corazza leggera.

La parte frontale del casco si aprì e l'operatore, probabilmente un militare, rivelò il suo volto al pubblico.

-MechaNick a rapporto!-

-Nick!?- Mi chiesi.

Mi sembrava impossibile che Nick fosse diventato un incursore volante. Per giunta il primo. Certo aveva testato per primo l'esotuta e salvato Trinity da una caduta nel vuoto in una mirabolante acrobazia. Ma vederlo dentro quell'armatura, lo faceva apparire come un soldato invincibile.

-A partire da oggi, le azioni lampo avverano in tutt'altro modo! E tutto questo è stato reso possibile da Trinity Brooks, ideatrice e progettista principale del progetto.-

Sia a Nick che a Trinity venne riservata una buona dose di applausi. Mi piaceva che il mio migliore amico e una nuova fossero diventati anche loro due celebrità a tutti gli effetti.

-Termina così la nostra grande presentazione. Vi lasciamo al vostro divertimento. E state pronti, perché tra poco arriveremo alla mezzanotte.-

Prima di scendere dal palco Nick si riunì con me Isaac, Baatar e Spectrum.

-Allora, che ne dite del mio nuovo completo?- Ci chiese Nick.

-Davvero notevole amico. Davvero notevole.- Si complimento Baatar.

-Si non male. Con un paio di mitragliatrici potrebbe apparire come un caccia a reazione.- Gli rispose Isaac.

-Beh, per stasera direi che ognuno ha ricevuto il suo premio. E la grandezza è ciò che conta.-scherzai.

-Sì certo Red. Voi che andate a fare adesso?- Domandò Spectrum.

-Io vado a vedere dov'è finita Trinity e magari facciamo due salti sulla pista. Vuoi venire con noi Rocket?-

-Vado a fare soltanto il mio giro di perlustrazione e poi vi raggiungo.-

-Noi due torniamo all'aereo. I ragazzi dell'aviazione hanno aperto un piccolo chiosco bar per fare un po di festa. Doc, passi da noi?- Chiese Baatar.

-No, scusatemi. Devo vedere se i miei sono riusciti a vendere qualche apparecchiatura. Magari ci vediamo più tardi.-

Terminati i saluti scendemmo dal palco e ci dividemmo. Prima della mezzanotte avrei voluto fare un giro di persona a controllare che tutto fosse okay. Non c'era nulla di allarmante. La gente si divertiva, qualcuno mangiava ancora, altri bevevano, un gruppetto si era radunato a vedere Nick e Trinity ballare sulla pista da ballo con l'esotuta e molte persone continuavano a percorrere la strada delle bancarelle. I miei agenti erano dovuti intervenire solo per sedare una piccola rissa, alla quale nessuno aveva fatto neppure caso. Era una serata troppo bella per rovinarla.

Stavo per raggiungere lo stand di Spectrum per vedere qualcun'altra delle sue attrezzature, ma venni raggiunta da un sergente in cerca della sottoscritta.

-Sorvegliante!-

-Posso fare qualcosa per te soldato?-

-Mi scusi, ma alcune persone stanno conducendo una piccola riunione in cima alla torre di controllo.- Disse indicandomi la torre dell'aeroporto.

Guardai il grande edificio a pochi passi dalla mia posizione. A quell'ora nella torre doveva esserci solo qualche guardia, ma dato che la situazione era tranquilla tanto valeva andare a dare un'occhiata. -Ci penso io soldato. Seguimi.-

Avrei voluto dare un'occhiata ad alcuni altri stand, ma negare il mio aiuto a un soldato era di sicuro poco professionale.

Andai fuori dalla strada degli stand e delle bancarelle. L'atmosfera mutò di colpo. Continuavo a sentire la musica e il brusio generato dalla folla, ma l'aria e la temperatura erano del tutto diversi. Freddo e totale mancanza di aromi e profumi del mangiare, mi avevano fatto quasi dimenticare i bei momenti passati un attimo prima.

Lungo la strada incontrammo due soldati di passaggio con una sentinella robotica. I due mi fecero un cenno con la testa mentre il robot da combattimento mi passò a fianco senza badarmi.

Arrivati all'entrata della torre non incontriamo nessuno.

-Ma qua non ci dovrebbe essere qualcun altro di guardia?-

-Si. C'ero io prima, ma ho dovuto lasciare il posto per venire a cercarla.-

-Ok, ma la prossima volta fatti dare il cambio o chiedi a qualcuno di contattarmi se è possibile.-

Avevo già passato l'intera mattinata a rispiegare le procedure di sicurezza ai ragazzi e quindi non volli fare la ramanzina al soldato. In più il tizio era un soldato e non un agente.

Entrai nell'atrio della torre e presi l'ascensore con il soldato. C'erano anche le scale ma preferii evitare quattro piani di gradini. L'ascensore era piccolo, ma comunque veloce. Arriviamo direttamente nella sala controllo di volo.

La sala di controllo era un grande attico con delle vetrate rinforzate che davano su tutta la base e una modesta quantità di apparecchiature per il controllo aereo collegati direttamente all'amministrazione nel P1. A quell'ora erano presenti soltanto due tecnici i quali tenendo d'occhio i due monitor principali ascoltando la stazione radio della base.

Uno dei due mi indico la scaletta di servizio attaccata al muro. Da li si poteva accedere al portello di sicurezza del tetto.

-Di che genere di attività parlavi?- Chiesi esaminando il portello.

-Delle persone sono salite di sopra e sono ancora la. Non sappiamo cosa stiano facendo.-

-Vado a dare un'occhiata. Aspettami qua.-

Mi arrampica su per la scaletta e arrivata al portello lo apri. Allungai la testa per scrutare i dintorni e scoprii con molta sorpresa un gruppetto di persone capeggiato da Brian Hunt, il padre di Bud e capo della tribù.

-Avvicinati pure Spirit.- Disse lui senza badarmi.

Il vecchio stava in piedi vicino all'antenna principale. Tutti gli altri erano seduti al parapetto e non dicevo niente. Se ne stavano tutti li muti e persi nei loro pensieri. Erano sia civili che militari. Neppure quando chiusi il portello si mossero. Anzi non ebbero nessuna reazione. Solo il vecchio era indaffarato ad un fornelletto da campo con un pentolone sopra. Stavo cominciando a pensare di essere capitata nel bel mezzo di un rituale indiano.

-Signor Hunt. Come mai si è stabilito qua su con queste persone? La festa è giù da basso.-

-Mi piace questo posto. Calmo e tranquillo. Forse un po freddo, ma è anche il posto più vicino al cielo. Ho anche chiesto il permesso al colonnello prima di salire.-

Sapere che il colonnello aveva dato la sua autorizzazione mi tranquillizzo, ma continuare a vedere quelle persone sedute intorno a me e al capo con il suo pentolone mi costringeva a pormi qualche domanda. Cioè voglio dire, non credevo che il padre di Bud fosse un produttore di sostanze narcotiche, ma quello del Med-X party era un evento che avrei preferito evitare.

-Solo per curiosità ma cosa sta cucinando?-

-Un semplice te aromatizzato alle erbe del deserto.-

-E queste persone come mai sembrano così … rilassata?- Chiesi riferendomi agli altri presenti.

-Queste persone mi hanno chiesto aiuto per la loro depressione. Ho solo aggiunto al loro te una piccola dose di antidepressivo fatto in casa. Nulla che possa causare assuefazione o danni di alcun tipo.-

Brian Hunt era una persona molto colta. Conosceva molte materie e aveva vissuto abbastanza da vederne di cose assurde. Quella della chimica doveva essere una delle materie sulla quale si era più focalizzato.

-Ah ok ottimo. No, perché pensavo che avesse creato un club dell'ago.- Ammisi.

-Tranquilla Spirit. Una delle prime cose di cui mi sono assicurato è stato il rispetto della legge da parte mia e di tutti i membri della tribù.-

-Va bene. Allora io torno giù. Dopo fate attenzione a scendere.-

-Prima di andare. Ti andrebbe una tazza di te senza medicine?- Mi chiese il vecchio mostrandomi un bicchiere.

Li per li ebbi qualche ripensamento, ma trattandosi del padre degli Hunt.

-Magari un assaggino.- Gli risposi avvicinandomi.

Il capo indiano riempì il bicchiere e me lo porse. Il te caldo emanava un aroma dolce che mi riempì subito le narici. Mi avvicinai il bicchiere alle labbra e diedi un sorso al te.

Di tutte le migliori bevande bevute nella mia vita, quel te era finito tra le prime cinque. Caldo, dolce e salutare.

-Che ne pensi?-

-Delicato. Frutti di bosco con un retrogusto alle foglie autunnali. Buonissimo.-

-Mi fa piacere. Qualche frutto della mensa, mischiato a delle radici nelle serre fanno davvero dei miracoli.-

-Solo questo?-

-Ciò aggiunto anche dei licheni in polvere. Di quelli che crescono ai piedi delle mura sud.-

Guardai più attentamente il contenuto del bicchiere. In quella miscela rossastra riuscivo ad intravvedere una leggera polverina. Normalmente non avrei ingerito dei licheni del deserto, specialmente quelli che crescevano sulle pareti di cemento armato della base, ma messi in quel te dovevo ammettere che gli effetti erano diversi da come me li immaginavo.

-Ho saputo che tuo padre è ancora la fuori.- Disse il vecchio alzando la fiamma del fornelletto.

Mi prese un po alla sprovvista.

-Ehm, si. Era fuori città da mesi.- Confermai.

-Temi che sia morto?- Continuò l'indiano.

Ci riflessi un po sopra. Non era la prima volta che qualcuno mi poneva quella domanda. Me compresa.

-Si. Ma ormai, me ne sono fatta una ragione.- Ammisi.

Il vecchio si fermò per un attimo, come a ponderare la mia risposta.

-So che purtroppo, sono morti miliardi di persone. E che tra di loro potrebbe esserci anche tuo padre. Ma ricorda Spirit, la speranza sarà sempre l'ultima a morire.-

-Grazie signore. Lo apprezzo.-

Pur essendo passati mesi, continuavo a sperare di poter ritrovare mio padre nella Zona Contaminata. Certo, una parte di me sperava che una testa nucleare lo avesse ucciso senza farlo soffrire. Sapevo che era una cosa brutta da pensare, ma dopo aver visto gli orrori del Red Oasis.

Ad ogni modo continuavo a sperare di poterlo ritrovare.

-E in più c'è il peso delle responsabilità che porti sulle spalle.- Mi ricordò il capo.

Sentendo quelle parole, il mio cuore iniziò a battere velocemente. Avevo lasciato le mie pillole nella tuta e una crisi era l'ultima cosa che avrei voluto in quel momento. Il capo si accorse del mio cambiamento di umore.

-Scusami. Non volevo metterti a disagio.-

-No, non si preoccupi. Devo solo fare dei profondi respiri.- Dissi controllandomi con la mano il battito cardiaco.

-Ti andrebbe un goccio del mio distillato speciale?- Disse il capo estraendo una fiaschetta dal cappotto.

-Che genere di distillato?-

-Una miscela che ho creato diversi anni fa. Ti farà sentire una vera leonessa per tutta la notte, ma è molto forte. Non tutti sono capaci di resistergli senza rigurgitarlo.-

Non mi piaceva rinunciare a una sfida ed ero più che disposta a rinunciare ad una crisi in piena serata di Capodanno. E cosa più importante, quella sera mi sarei dovuta sbronzare insieme agli altri. Tanto valeva prendersi d'anticipo.

-Farà male?- Chiesi al vecchio offrendogli il bicchiere.

-Male no, ma consumerà tutte le tue energie. Sarà molto più potente di un normale drink. Potrebbe perfino aprirti la mente e causarti qualche allucinazione.-

Continuai ad offrire il bicchiere e il capo aprì la fiaschetta. Mi stupi vederlo versare non più di un ditale di quel liquido. Doveva trattarsi di qualcosa di veramente potente.

-Non è un allucinogeno da laboratorio?- Chiesi un intimorita.

-No! Assolutamente no. Direi più il cocktail del guerriero più potente che sia mai esistito. Nulla che ti ucciderà.-

Sentendo le parole cocktail e guerriero, presi la mia decisione con più determinazione.

Mi portai il bicchiere alla bocca e bevvi. Quella misteriosa miscela aveva modificato completamente il sapore. Con poche gocce il mio tè era stato completamente modificato. Fu come bere un Martini Dry alle fragole mischiato con della benzina. Una benzina amara e al tempo stesso energizzante.

-Cavolo è potente! Dovrebbe produrla in massa.- Dissi cercando di non tossire il più possibile.

-E adesso arriva il bello.-

-Come?-

Ciò che segui fu una scarica elettrica che attraverso le sinapsi del mio cervello. Migliaia di colori apparirono ai miei occhi. Le persone presenti svanirono e il vecchio capo si trasformano in un lampo luminoso.

-Wow wow wow. Questa roba è forte!-

Tutto il paesaggio mutò e davanti a me comparve la mia vecchia casa. Non quella che avevo poco prima della grande guerra, ma quella della mia infanzia e sotto la veranda c'era mio padre.

-Tesoro, vieni qui.- Mi disse.

Io alzai le mie mani da bambina verso di lui e gli corsi incontro, ma non lo raggiunsi. Venni invece colpita in pieno da un onda d'urto che distrusse la mia casa e mi sbalzo per chilometri indietro nella sabbia del deserto.

Quando mi rialzai avevo indosso la mia tuta di sicurezza Vault-Tec. Guardai in direzione del fungo atomico e mi accorsi che tutto il paesaggio di prima non c'era più. Udii anche una voce.

-Dalle ceneri della nostra Sodoma … noi siamo risorti.- Era il messaggio preregistrato di quel mostro di Woden.

Come se non bastasse, dalle sabbie del deserto sbucarono centinaia di suoi seguaci. Predoni, psicopatici e assassini uscirono dal suolo come vermi e si concentrarono su di me. Ironicamente avevo con me la mia 10 mm, che estrassi e puntai sui nemici. La pistola sputo piombo a destra e manca, uccidendo i predoni che cadendo si trasformavano in cenere. Più precisamente, in cenere radioattivo.

Per qualche strana ragione la mia pistola sparava all'infinito, senza bisogno di essere ricaricata. Ma la pacchia non durò molto, perché poco a poco i nemici mi raggiunsero è proprio quando furono su di me una tempesta di sabbia ci inghiotti completamente.

Il vento fu così forte da sollevarmi da terra e in un istante volai via. Ciononostante le raffiche di vento cariche di sabbia non mi ferirono ne il viso ne la pelle del collo.

Continuai a volare in cielo per diverso tempo, poi a un certo punto vidi avvicinarsi un vertibird. Il velivolo si accosto e dal portello laterale superiore spunto Nick.

-Red dammi la mano!- Mi urlò il meccanico offrendomi la mano.

Provai ad avvicinarmi nuotando a rana, ma il velivolo continuava a volare troppo distante da me.

-Non ci riesco! Nick!-

Feci un altro tentativo, ma senza successo. Poi iniziai ad allontanarmi e prima che me ne potessi accorgere precipitai.

Atterrai pesantemente, ma senza farmi del male, su una superficie liscia. Tornata in piedi, mi guardai attorno, anche se tutto ciò che mi circondava era avvolto dalle tenebre.

Dal nulla una luce accecante mi investì. Poi quella luce cambiò direzione, dandomi così la possibilità di vedere da dove provenisse. La luce era quella di un faro. Un faro senza tratti distintivi che si ergeva su un colle perfettamente tondeggiante. Il proiettore del faro girava su se stesso, continuando ad illuminare le zone circostanti.

Provai ad orientarmi per capire dove andare, ma l'unica direzione possibile era andare incontro al faro.

E così feci. Cominciai ad avvicinarmi al faro, passo dopo passo.

-Credi di poterli salvare.- Disse una voce fredda e cavernosa nelle tenebre.

Mi voltai di scatto in direzione opposta al faro, ma non vedi niente.

-Credi di poter fermare l'inevitabile?-

Dal cuore delle tenebre comparvero due occhi. Uno giallo luminoso e uno rosso infuocato.

-Le tenebre stanno per arrivare. Noi stiamo per arrivare. Voi sarete inghiottiti e tu non potrai fare niente!-

Un enorme bocca piena di denti si generò sotto agli occhi indiavolati e in un attimo … mi inghiotti!

-NO! AIUTATEMI!!!-

Mi svegliai di colpo urlando e dimenandomi.

-Red! Calmati Red! Sono io, Marion.-

Una volta aperti gli occhi e riprendendo piena conoscenza mi accorsi di essere sdraiata su di un letto. Marion mi stava tenendo il braccio sinistro.

-Dove sono?- Chiesi spaventata.

-Al centro medico. Ti hanno ricoverata stamattina.-

Mi guardai attorno e mi accorsi di essere sdraiata su di un lettino da ospedale con il mio pigiama. La stanza era una delle tante del centro medico. Riconobbi subito Marion, Spectrum nell'angolo, il mio mister Handy maggiordomo in stand-by nell'angolo e Bud sdraiato su un divano attaccato alla parete destra.

Solo allora cominciai a percepire i postumi della sbronza più devastante della mia vita.

-Bud! Bud è sveglia!- Lo chiamo Marion.

L'enorme indiano si tirò su grugnendo e in un attimo fu vicino a me.

-Red, stai bene?- Mi chiese Bud.

-Si. Cosa mi è successo?- Chiesi con fatica.

I due si guardarono un attimo, come per chiedersi cosa rispondermi.

-Hai passato una grande serata. Ne hai fatte di cose.- Si complimento Marion.

Guardai a sinistra, ma le uniche cose che riuscì a vedere fu un carrello da ospedale con sopra un blocchetto per gli appunti, un vassoio chirurgico e nell'angolo due bombole dell'ossigeno. Poi girai la testa dalla parte di Bud. Alla mia destra c'era un tavolino con sopra dei fiori in un vaso, tre trofei la cui origine mi era ignota e una statuetta Vault-Tec con il Vault Boy della fortuna. Facilmente riconoscibile dal quadrifoglio in mano e dalla tuba verde in testa.

-Red. Per caso nostro padre ti ha dato qualcosa da bere ieri sera?- Mi chiese l'indiano.

L'ultimo ricordo che avevo prima del sogno era quello del vecchio Hunt.

-Ehm, si. Mi pare di ricordare … di aver accettato un drink corretto. Ma è stata una mia scelta.-

-Ecco! Lo sapevo!- Ringhiò Bud sbattendo il pugno nella sua mano. -Papà e i suoi riti!-

Bud si apprestò ad uscire di tutta fretta dalla stanza. Anche se intontita, sapevo dove voleva andare.

-Aspetta Bud! Non mi ha costretta! La scelta è stata mia.- Dissi sperando di fermarlo.

Ma Bud non mi ascoltò e uscì di corsa dalla stanza come un rinoceronte infuriato.

-Bud! Tranquilla vado a parlargli io. Torno subito a vedere come stai.- Mi tranquillizzò Marion.

Quando anche la sorella di Bud uscì dalla stanza provai a tirarmi un po su, ma senza grandi risultati. Quel drink mi aveva davvero distrutta. Avevo lo stomaco e i muscoli dolenti. Proprio una sbornia indimenticabile.

Spectrum mi volò a fianco e mi scansionò.

-Tranquilla Red. Hai solo bisogno di riposo e mangiare.-

-Grazie Doc. Fa piacere avere vicino uno scienziato come te in questi casi.-

-Per caso. Ricordi di aver parlato di un faro?- Mi chiese.

-Sognato si. Parlato no. Perché me lo chiedi?-

-Oh, no niente. Semplice curiosità.-

   
 
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