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Autore: bittersweet Mel    04/12/2017    1 recensioni
The World è una grande città spezzata a metà, da una parte le ville e il lusso, dall'altra le palazzine malfamate e la povertà.
Roxas vive nella sua splendida casa, il giardino perfetto e una famiglia all'apparenza perfetta; Axel convive con due amici e fatica a pagare l'affitto, ma continua a coltivare il sogno di diventare un attore.
Il giorno in cui si incontreranno tutte le problematiche della grande città si fonderanno e inizieranno a farsi pian piano sempre più pressanti.
[ Axel/Roxas ]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Demyx, Roxas, Ventus
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Altro contesto
Capitoli:
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VII


 
 
Roxas aprì gli occhi lentamente, la luce smorzata del sole che gli pungeva il volto attraverso le persiane socchiuse.
Ci mise qualche secondo prima di mettere a fuoco la stanza e ricordarsi immediatamente di non essere tra le mura di casa sua.
Per qualche minuto rimase immobile nel letto, a fissare le strisce di luce che filtravano dalle imposte e si perdevano nel chiarore della stanza.
Osservò la polvere volteggiare lentamente, placida, prendendosi qualche secondo per rimettere insieme le idee e svegliarsi del tutto.
Si era addormentato insieme ad Axel non appena aveva toccato il letto, la stanchezza troppo pesante da poterla contrastare, e si era svegliato solamente ora, con la luce del sole che pungeva come aghi sopra al corpo.
Aveva avvertito il calore della mattinata di pieno luglio come se si fosse immerso in un bagno bollente, tanto caldo quanto torrido, e alla fine gli occhi si erano aperti controvoglia.
Affianco a sé il letto era vuoto, il cuscino sgualcito e le lenzuola spinte dalla sua parte malamente, in un groviglio intricato.
Roxas sbatté un paio di volte le palpebre prima di sollevarsi dal materasso e appoggiare la schiena contro la spalliera, uno sbadiglio che premeva per uscire.
Si passò la mano tra i capelli scompigliati e stiracchiò le gambe in avanti, guardandosi intorno.
Quella stanza gridava il nome di Axel a gran voce, a partire dall’anta dell’armadio aperto che faceva intravedere i suoi vestiti – rossi, neri, con nomi di vecchie band e loghi mai visti prima- fino alla scrivania piena di libri ammucchiati.
Il biondo non poté fare a meno di accennare un sorriso morbido, delicato, nel riscoprire come ogni oggetto portasse l’invisibile, ma perfettamente percepibile, marchio del fulvo.
Contemporaneamente a quei pensieri sollevò la mano e andò alla ricerca del cellulare sopra al comodino.
Non lo trovò. Effettivamente non l’aveva lasciato lì la notte precedente, allora andò ad esclusione.
Si tastò le tasche dei jeans – dove trovò qualche moneta e un fazzoletto sgualcito- e alla fine si sdraiò sopra al materasso, così da raggiungere i piedi del letto e ficcare le dita dentro la propria  tracolla.
Dopo mezzo minuto di ricerca ritrovò il cellulare, la batteria quasi scarica, tre chiamate perse e cinque messaggi.
Corrugò la fronte e si issò sopra il materasso, mettendosi a gambe incrociate e iniziando a controllare ogni notifica.
Ignorò le due chiamate di Ventus e quella di sua madre, andando direttamente ai messaggi.


Nuovo Messaggio da Ven, ricevuto alle 22:50
“ Dove sei?”
Nuovo Messaggio da Ven, ricevuto alle 23:46
“ Non torni a casa? Scrivimi.”
Nuovo Messaggio da Ven, ricevuto alle 00:21
“ D’accordo, non torni, ma potevi almeno avvertirmi!!”
Nuovo Messaggio da Ven, ricevuto alle 00:24
“ Ti ho coperto con la mamma, Rox, ma domani mi devi delle spiegazioni. E rispondi quando ti chiamo!”
Nuovo Messaggio da Axel, ricevuto alle 8:39
“ Buongiorno bella addormentata, sono andato a lavorare e non volevo svegliarti.
Fai come se fossi a casa tua, ma ricorda che il cibo ha un prezzo.
E non dimenticarti che sta sera andiamo a teatro, quindi fatti trovare alle 17 davanti al Jolie.
Ps: quando russi perdi metà del tuo fascino.”

 
Roxas sbuffò una mezza risata, passandosi una mano tra i capelli, allontanando dagli occhi i ciuffi biondi che gli solleticavano le palpebre.
Poi rispose al messaggio del ragazzo, ripromettendosi di scrivere anche a Ventus, più tardi.

Nuovo Messaggio da Roxas, inviato alle 10:23
“ Non russo affatto. A più tardi.”

Ripose il cellulare nella borsa a tracolla e si alzò dal letto.
Lentamente si scrocchiò il collo e stiracchiò le braccia verso l’alto, finché non si decise ad uscire dalla stanza.
Non appena aprì la porta sentì due voci sconosciute – che subito associò ai coinquilini di Axel- e per qualche secondo rimase fermo sulla porta, mezzo nascosto dallo stipite, ma ugualmente davanti alla sala.
Lì riuscì a vedere Demyx e Zexion a tavola insieme, due bottiglie di birra aperte e un pacchetto di patatine mezzo vuoto.
Inizialmente pensò di fare dietro front e sparire silenziosamente da lì, prima che potessero vederlo, ma il danno oramai era inevitabile.
Demyx sollevò il capo, intento a ridere ad una battuta dell’altro, e il suo sguardo incontrò quello di Roxas.
Inizialmente il giovane vide il ragazzo sgranare leggermente gli occhi, ma alla fine il volto di Demyx si aprì in un sorriso e la mano destra sventolò in aria.

«  Ciao Roxas, ciao! », contemporaneamente alla sua voce squillante, anche Zexion alzò lo sguardo e lo salutò pacatamente, con un semplice: « buongiorno. »
Roxas si schiarì la voce e per un po’ tentennò sulla porta, finché non si disse: “ hey, sono amici di Axel, non mi ucciderà mica parlargli un po’”, che lo convinse a raggiungerli a tavola.
Si sentì leggermente a disagio nel ricordarsi di non essersi nemmeno lavato la faccia o i denti, di indossare ancora i vestiti del giorno prima tutti spiegazzati, ma alla fine si sedette accanto a loro.

«  Sei rimasto qui a dormire allora! Quell’idiota non ci ha detto nulla nemmeno sta mattina, se n’è andato di tutta fretta come se niente fosse », commentò Demyx, scuotendo la testa e sbuffando appena.
«  Era di fretta, probabilmente nemmeno ci ha pensato», continuò Zexion, prendendo un sorso di birra e guardando di sottecchi Roxas, come se volesse studiarlo.
Il biondo si schiarì la voce e intrecciò le mani sotto al tavolo, leggermente a disagio.

«  Beh, spero … che non sia un problema. »
Demyx ridacchiò leggermente, scuotendo poi il capo; afferrò una manciata di patatine e se lo portò alla bocca, masticando rumorosamente.
Aveva le dita callose e arrossate, il Sitar appoggiato accanto all’ingresso; Axel gli aveva spiegato che il ragazzo, ogni volta che si svegliava presto – quelle rare volte- usciva per strada a suonare, sperando di racimolare qualche spicciolo.

«  Anche Demyx un anno fa ha fatto la stessa cosa: è rimasto una sera a dormire da me e pian piano non se n’è più andato. Prima ha lasciato qui qualche vestito, poi i libri, e infine il suo aggeggio », spiegò Zexion, afferrando la propria birra e porgendola a Roxas, «  ma credo che la situazione fosse molto diversa, effettivamente. »
«  Totalmente, totalmente diversa », aggiunse subito Roxas, declinando gentilmente la bottiglia con un mezzo sorriso; birra di prima mattina? No grazie.
 
«  E’ stata una cosa improvvisata, non avevo voglia di tornare a casa. »
Demyx ridacchiò ancora più forte, schioccando le labbra.
«  Rapimento di minore, Axel è fottuto », disse poco dopo, allungando i piedi sotto al tavolo e facendo l’occhiolino al fidanzato.
Zexion sorrise sotto i baffi.

«  Non mi ha rapito », sottolineò ugualmente Roxas, scrollando le spalle, guardandosi intorno lentamente, osservando la casa sotto la luce del mattino.
«  In effetti  non credo che il suo intento sia rapirti, piuttosto portarti a- »
«  Demyx, non essere troppo esplicito.»
Ma oramai la frase era scivolata nelle orecchie di Roxas e le aveva rese bollenti come lava, rosse come una rosa.
Il biondo serrò le labbra, abbassando lo sguardo, con quell’unica frase per la mente.
Non credeva affatto che Axel l’avesse fatto rimanere lì solamente per un doppio fine, ma la conferma che il fulvo, sotto sotto, poteva ancora pensare una cosa del genere lo imbarazzava un po’.
Forse non con lo stesso timore di un tempo.

«  Siamo solo amici », disse alla fine, tornando a sollevare il capo e cercando di mantenere uno sguardo serio.
Zexion ruotò gli occhi al cielo e sorseggiò la birra, prima di riprendere a parlare.

«  Anche io lo dicevo all’inizio, poi mi sono innamorato di questo svampito. »
Demyx gli mandò un bacio con la mano, prima di voltarsi verso Roxas; un leggero sorriso sopra le labbra piene e lo sguardo soddisfatto.
«  Sono irresistibile, per la cronaca », si passò una mano tra i capelli, in un modo talmente simile ad Axel da far aggrovigliare lo stomaco di Roxas, «  e non dovresti vergognarti. »
«  Vergognarmi?», domandò solamente il biondo, corrugando la fronte.
Roxas non si stava imbarazzando per nulla, poco ma sicuro; certo, si sentiva un po’ a disagio per essere uscito dalla stanza di Axel di prima mattina, ma non c’era nulla, nulla, di male.
Zexion intervenne subito dopo, puntualizzando e spiegando le parole dell’altro.

«  Demyx intende dire, a modo suo, che non c’è nulla di male nel provare interesse per un altro uomo. »
Roxas sentì il calore scivolare dalle orecchie al volto, prima di serrare maggiormente le mani sotto al tavolo della cucina.
Sentiva le punte sudate e fredde, nonostante il calore che sembrava pervadere la stanza.

«  Non sono affatto interessato agli uomini, Axel è … è solo Axel, mi piace stare con lui, tutto qui. »
Non gli sembrava un concetto così difficile da spiegare e al tempo stesso da capire, per quanto la sua mente smentiva quelle parole con la stessa facilità con cui la bocca le aveva pronunciate.
Certo, Roxas passava le sue giornate in compagnia del fulvo perché lo faceva stare bene, perché con lui riusciva a parlare delle proprie passioni, ma c’era qualcosa di più.
Stava con Axel, nonostante sapesse del suo interesse, perché non gli dava fastidio.
Alcuni suoi compagni trattavano gli omosessuali con diffidenza, sentendosi minacciati intimamente, ma per Roxas non era così.
Non lo seccava il fatto che Axel provasse qualcosa per lui, non lo turbava l’idea che l’altro potesse baciarlo, non gli dava fastidio nulla del genere.
Se ne sentiva stranamente lusingato e, inspiegabilmente, se ne sentiva al tempo stesso attratto, come se la relazione con Axel potesse portarlo ad esplorare mondi nuovi, ascoltati solo da lontano.

«  Davvero, non … non sono interessato. »
Non sapeva nemmeno perché, oramai, si sforzasse così tanto a negarlo.
Era palese perfino per lui che Axel non gli era indifferente, non del tutto per lo meno. Non era la paura di essere gay, oppure il terrore che in giro qualcuno lo sapesse, semplicemente voleva tenersi tutto per sé.
Il suo segreto, che ancora non sapeva del tutto decifrare.

«  Io non insisto, ti dico solo come la penso», proruppe Demyx, finendo l’ultimo sorso di birra con uno schiocco soddisfatto delle labbra, «  ma secondo me sareste una coppia proprio carina. Magari quando compirai diciotto anni, giusto perché Axel ci serve a casa per pagare le bollette.»
Zexion sollevò la bottiglia di birra per fare un brindisi a quelle parole e subito dopo abbandonò la tavola, lasciando Roxas solo ai suoi pensieri e Demyx alle sue patatine alla paprika.
 
 

 
***
 

 
Erano a malapena le 16:20 quando Roxas saltò giù dallo skateboard e si fermò davanti alla vetrata oscurata del Jolie.
Era tornato velocemente a casa quella mattina, giusto per farsi una doccia fredda e mettere qualcosa sotto i denti.
Aveva visto di sfuggita sua madre – occupata a fumare una sigaretta e osservare con sguardo critico l’ultimo quadro- ed era riuscito a scampare la ramanzina che aveva in serbo per lui.
Naminé se n’era uscita con un semplice: “ ne riparliamo a cena” che aveva fatto scrollare le spalle al biondo, prima che la donna se ne tornasse a lavorare sopra la sua nuova opera.
Poi, una volta sceso al piano di sotto, profumato e con i vestiti puliti, aveva incrociato Ventus, il cellulare in mano e i movimenti frenetici.
Stava per uscire ed era di fretta, quindi Roxas riuscì ad evitare perfino i suoi rimproveri e le sue domande, limitandosi a salutarlo e a sentire la stessa identica cosa che gli aveva detto la madre poco prima.
Ne riparliamo a cena”, una frase che era riuscita a fargli passare la voglia di tornare a casa anche quella sera.
Era rimasto a girovagare per casa per qualche ora, facendo zapping in televisione, gettando qualche sguardo al cellulare – abitudine che aveva preso da poco-, e infine camminando su e giù per le scale, in attesa di uscire.
Alla fine non aveva resistito e, con lo skateboard sottomano, era uscito di casa prima del previsto.
Ora si ritrovava al punto di ritrovo con largo anticipo, senza nulla da fare.

«  Potrei prendere da bere », mormorò tra sé e sé, guardando attraverso la vetrina sporca e osservando Xaldin che si muoveva dietro al bancone.
Alla fine decise che un caffè non l’avrebbe di certo ucciso ed entrò nel locale.
Come al solito l’odore di sigarette lo investì in pieno, insieme alla ventata d’aria fredda che fuoriusciva dai ventilatori appesi alle pareti.
Roxas osservò per qualche secondo le strisce di tessuto che svolazzavano dalla bocchetta dell’aria condizionata, poi si diresse al bancone e attirò l’attenzione di Xaldin con un “ ciao” smorzato.
L’uomo si voltò verso di lui e accennò ad un sorrisetto soddisfatto.

«  Guarda un po’ quale marmocchio ha deciso di passarmi a trovare. Oggi niente colazione, eh? Non dirmi che tu e Cappuccetto Rosso mi state tradendo con un altro bar! »
Roxas scosse la testa e si sedette sopra uno degli alti sgabelli, faticando a tenersi in bilico.
Adagiò entrambi  i gomiti sopra al bancone e si sporse in avanti, avvicinandosi all’uomo come se stesse per dirgli un segreto, tanto che abbassò perfino il tono della voce.

«  Sto per confessarti una cosa, una cosa orribile », iniziò a parlare, mentre Xaldin sollevava un sopracciglio e gli si avvicinava un po’, «  c’è un bar sulla nona che fa delle brioches molto più buone delle tue. »
«  Impossibile! Nessuno batte le mie meraviglie », esclamò a gran voce l’uomo, corrugando addirittura il volto per apparire ancora più furente. Sbatté lo strofinaccio sopra al bancone e scosse la testa, « Su, va, va via, vai in quel bar allora, Funghetto, e non tornare mai più. »
Roxas rise soffusamente e si rilassò sopra lo sgabello, allungando le gambe a terra e rammaricandosi dei piedi che non riuscivano a toccare il pavimento di una buona spanna.
Li dondolò ritmicamente nell’aria e poi schioccò le labbra.

«  Dai, portami un caffè americano. E mi puoi mettere sopra anche il cioccolato? Era davvero buono. »
L’uomo grugnì qualcosa e sbuffò, mormorando un «  dai, ai miei tempi non ci si rivolgeva agli adulti con un dai, portami un caffè.»
Roxas continuò a ridacchiare sotto ai baffi, mentre l’uomo si allontanava verso la macchinetta continuando a bofonchiare tra sé e sé.
Il biondo incrociò le braccia sopra al bancone e scivolò leggermente in avanti, felice di essere riuscito a fuggire indenne da casa sua e di essere lì, al Jolie, un posto così lontano dal mondo dove viveva che pareva essere in un'altra dimensione.
La sua e quella di Axel.


«  Ventus?! »
Roxas sollevò prontamente il capo, richiamato dal nome del fratello, e voltò il corpo così velocemente che per poco non si sbilanciò.
Sbatté le palpebre un paio di volte, stupito nel ritrovarsi davanti Terra Knot, il migliore amico di  suo fratello.

« Mi sembrava strano vedere qui Ventus, ma … è strano anche vederci te, in un posto del genere », iniziò a parlare Terra, avvicinandosi al bancone e sedendosi proprio accanto allo sgabello del biondo.
Roxas si irrigidì immediatamente, serrando le gambe e osservando l’altro ragazzo con diffidenza.

« Perché, sei un abituè di questi posti, tu? », gli domandò allora, affilando leggermente lo sguardo per poter fissare Terra con un cipiglio leggermente guardingo.
Il bruno scosse la testa e si appoggiò per metà contro al bancone, guardandosi intorno con un certo orrore.

«  Per l’amor del cielo, no, decisamente no. E’ una specie di topaia questo posto, qui e tutta questa parte della città. Sono qui per lavoro », disse il moro, adocchiando Xaldin dietro al bancone che lo guardava di sottecchi.
Allora accennò ad un leggero sorrisetto.

«  Ricordi? Lavoro nell’impresa edilizia di mio padre? Terra chiama Roxas»
Roxas rimase in silenzio, fissando l’altro ragazzo con un disinteresse malcelato.
Terra non gli piaceva, ma effettivamente a lui piacevano ben poche persone. Comunque Terra rientrava tra gli uomini che ben poco sopportava, non tanto per il carattere, che sapeva essere gentile quanto autoritario, quanto più per il suo attaccamento a Ventus.
Ne era stato geloso, anni addietro, e per quanto infantile fosse sentiva ancora un rimasuglio di gelosia che lo spingeva a non farsi piacere quel ragazzo.
Il biondo corrugò appena la fronte, allora, e allontanò lo sguardo da lui.

«  Sei qui per rilevare questo bar, quindi? Non ci faresti poi così tanti soldi », commentò, ringraziando Xaldin non appena gli posò davanti l’ordinazione.
Afferrò la zuccheriera e la capovolse verso il bicchiere, prima di riporla attentamente a posto.
Terra affianco a lui sollevò la mano e ordinò un caffè.

«  Non sono qui per questa bettola, stiamo comprando un edificio in zona, pensiamo abbia del potenziale. Pensavamo di comprarlo ora che vale poco e poi sistemarlo a basse spese e rimetterlo in mercato. Questa zona inizia ad interessare anche alle zone più alte. Secondo te? »
«  Che ne dovrei sapere io? » domandò Roxas, stizzito, prendendo un sorso di caffè per trattenere le parole leggermente sarcastiche e pungenti che aveva voglia di rivolgerli.
Terra bevve in un solo sorse il caffè, socchiudendo gli occhi.

«  Sei qui, quindi se un ragazzo del west side si trova qui, significa che qualcosa di interessante dovrà pur esserci », insinuò con voce cantilenante, afferrando il cellulare e sollevando l’indice verso Roxas, come a dirgli di attendere un attimo.
Pronto?”, lo sentì dire, e lì il biondo decise che era il momento di andarsene.
Abbandonò a malincuore il caffè americano a metà e lasciò i soldi sopra al bancone, salutando velocemente Xaldin e ignorando Terra che gli diceva un “ hey, aspetta”.
Uscì all’esterno velocemente, socchiudendo gli occhi alla luce accecante del sole pomeridiano, e si schermò il volto per potersi guardare attorno.
Era ancora presto per poter veder apparire Axel, ma la speranza era l’ultima a morire.
Terra aveva toccato il suo posto segreto, ed era certo che entro mezz’ora tutti l’avrebbero saputo. Ventus, Acqua, Xion, perfino sua madre.
Tutti avrebbero saputo dove andava Roxas quando non stava a casa, e il biondo detestava l’idea di poter trovare anche solo uno di loro lì dentro.
Serrò le labbra, seccato, e afferrò il cellulare, mentre la porta dietro di sé si apriva.

Nuovo Messaggio da Roxas, inviato alle 16:49
“ Stai arrivando? Dimmi che stai per arrivare Axel, avanti.”

Sospirò di sollievo nel vedere che il messaggio era stato ricevuto, rificcandosi il cellulare in tasca, mentre dietro di sé arrivava la voce di Terra, decisamente irritata.

«  Sai, certe volte non capisco proprio come faccia Ventus a difenderti e a sopportarti! », Terra lo afferrò per la spalla, facendolo girare verso di lui, strattonandolo appena e ignora il “ lasciami” che era sibilato dalle labbra del biondo,  «  sei davvero … cazzo, non lo so. »
Roxas lo guardò con freddezza, strattonando il braccio dalla presa dell’altro senza buoni risultati.
« Se non lo sai non c’è bisogno di parlare a sproposito allora. »
Terra strinse più forte la presa sopra al braccio, scuotendo la testa e avvicinandosi leggermente all’altro ragazzo, tanto vicino da potergli soffiare contro ogni cosa che aveva da dirgli.
«  Esattamente, questo, questo! Ti dai tante arie, con quell’espressione da finto solitario, super intelligente e maturo, ma non hai idea di cosa passi Ventus solo per te.»
«  Ci vivo in casa, lo conosco sicuramente meglio di te », ribatté prontamente Roxas, sollevando il capo e fronteggiando lo sguardo rabbioso di Terra.
Non si sopportavano entrambi, era sempre stato abbastanza ovvio a tutti, tranne che a Ventus.
Erano entrambi gelosi in un modo o nell’altro del ragazzo, Roxas come fratello, Terra come migliore amico, e nessuno dei due avrebbe ceduto tanto facilmente quella guerra di sguardi.
Terra scosse la testa, prima di far apparire un mezzo sorriso ironico sopra le labbra.

«  Certo, lo conosci così bene!  Allora avanti, dimmi almeno una cosa di lui: il suo colore preferito, che cibo gli piace, i suoi hobby magari? », Roxas non rispose, si limitò a fissarlo malamente, senza proferire parola.
Terra schioccò le labbra, soddisfatto, 
«  Lo sapevo, silenzio, com’è giusto che sia, no? Io voglio bene a tuo fratello, è il mio migliore amico da anni, e se certe volte cerco di parlarti oppure invitarti ad uscire con noi, lo faccio solo per lui.»
Roxas strattonò ancora una volta il braccio, cercando di sfilarlo dalla presa dell’altro, prima di alzare ancora di più la voce, arrivando per poco ad urlargli dritto in faccia.
«  Allora non farlo proprio, non ho bisogno della tua pietà.»
Le dita di Terra si strinsero maggiormente sopra al braccio del biondo, la bocca aperta pronta a parlare, quando non venne spinto all’indietro con forza.
La schiena del moro sbatté contro al muro tanto forte da fargli serrare gli occhi per un secondo, finché non li riaprì.

« Hey amico, qualche problema? », la voce di Axel suonò più tetra del solito, con una sfumatura arrabbiata che Roxas non gli aveva mai sentito prima.
Il biondo rimase lì, a pochi passi di distanza, a guardare il braccio di Axel premuto contro al petto dell’altro; non riuscì a pronunciare neanche una parola.

«  Stavamo solo parlando, fatti gli affari tuoi », gli sbottò contro Terra, il fiato corto per il colpo e il leggero spavento. Si mosse contro al muro, ma Axel aumentò la presa finché il moro non si spazientì, «  lasciami subito, cazzo, lo conosco quel tipo, stavamo solo parlando! »
Allora Axel si voltò verso Roxas, guardandolo attentamente in volto, cercando di cogliere ogni sua espressione, prima di rivolgersi a  lui.
«  Vi conoscete? »
Roxas annuì, rassicurando Axel con un mezzo sorriso. Fece un passo avanti e appoggiò la mano sopra al suo braccio teso, facendogli così allentare la presa sopra al petto di Terra.
Axel lo lasciò andare del tutto l’attimo dopo, indietreggiando di un singolo passo solo per mettersi affianco a Roxas.
Terra si allontanò dal muro e si tastò il petto, prima di dedicare un’occhiata sprezzante ad entrambi.

«  Fantastico, l’ho sempre detto che sto posto è pieno di coglioni», scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli, «  e non pensavo che frequentassi gente del east side, voglio proprio vedere che faccia farà Ventus quando glielo dirò. »
« Vaffanculo, non sono affari vostri », si affrettò a rispondere Roxas, ancora più furente di prima ora che c’era Axel al suo fianco e Terra si permetteva di insultare il luogo in cui viveva, «  va pure a dire a Ven quello che vuoi, non cambia il fatto che ora sono qui e ci rimarrò fino a sta sera. »
«  Che carini, andate a fare un giro romantico per la città? Attenti ai borseggiatori », continuò Terra, a voce alta, accusatoria.
Roxas sollevò il dito medio nella sua direzione e afferrò Axel per il gomito destro, tirandolo verso di sé e, poi, sospingendolo a camminare via da lì.

«  Bene Roxas, va bene, va pure, d’accordo, ma non finisce qui, ne riparleremo! »
Fortunatamente quelle furono le ultime parole che il biondo sentì uscire dalle labbra di Terra per quella giornata.
Fino a quel momento non erano mai arrivati a discutere in quel modo, solitamente si limitavano a gettarsi occhiate infastidite agli angoli delle stanze, magari si scambiavano qualche parola secca, ma mai prima di allora erano arrivati tanto vicini a prendersi a pugni.
Roxas aveva sentito il braccio fremere per metà della conversazione, trattenendo il bisogno impellente di spaccargli il naso.
Solitamente era una persona pacifica, addirittura gentile, ma con Terra era impossibile parlare, per lo meno se il tuo nome era Roxas Lys.
Con un sospiro stanco rallentò l’andatura e tornò a camminare tranquillamente al fianco di Axel, che continuava a guardarlo di sottecchi.
Allora gli occhi azzurri incontrarono quelli verdi dell’altro.

«  Mi dispiace, non intendevo coinvolgerti. »
Axel scosse la testa, ficcandosi la mano destra nella tasca dei pantaloni scuri.
« Nessun problema, sono intervenuto volentieri. »
Roxas accennò un sorriso leggero, guardandolo con una certa ammirazione dal basso verso l’alto.
«  Molto virile da parte tua. »
Il fulvo non si scompose più di tanto, si limitò a gonfiare un po’ il petto, ringalluzzito e fiero, prima di abbassare un poco il capo e raggiungere in parte l’altezza di Roxas.
«  Fortunatamente non si è arrabbiato troppo, faccio schifo a fare a pugni, e quel tipo è fottutamente muscoloso. Inquietante. »
Questa volta Roxas non riuscì a trattenere una risata vera e propria, osservando Axel e l’espressione leggermente corrucciata che gli dipingeva il viso.
Gli diede una leggera pacca di conforto sopra la spalla e sospirò, ora più tranquillo.

«  Da piccolo seguiva corsi di boxe, se ti può rassicurare. »
Il volto di Axel si fece cinereo a quella notizia, quindi il fulvo si lasciò scappare un leggero mormorio di disapprovazione.
«  Potevi dirmelo prima, che ne so … un messaggio, avresti potuto mandarmi un messaggio scrivendo: “ hey, qui c’è un tipo pericoloso, portami via, ma non fare l’eroe, ne va della tua vita.” »
«  Scusa, sarà per la prossima volta. »
Axel schioccò le labbra e annuì, approvando l’idea.
Tirò fuori dalla tasca dei jeans il suo immancabile pacchetto di sigarette e se ne portò una alla bocca, accendendola e inspirando la prima boccata di fumo.

«  In pratica ti ho salvato la vita, mi devi un favore », esalò un’altra boccata di fumo e svoltò a destra, verso la strada per il teatro.
Era ancora presto, ma era certo che Luxord gli avrebbe fatti entrare ugualmente.
Roxas ruotò gli occhi al cielo e lo seguì, allungando una mano e chiedendogli una sigaretta; era la serata giusta per provare a fare due tiri senza soffocare, oltretutto ogni volta che si portava alle labbra una Malboro gli sembrava di sentire il sapore di Axel sulla lingua.

«  Affare fatto, appena finisce lo spettacolo sei invitato a casa mia. »
Il fulvo lo guardò come se fosse pazzo, tanto che scosse la testa un paio di volte prima di riprendere a parlare.
«  Non vorrai mica presentarmi alla tua famiglia, vero? E’ un passo troppo grande. »
Roxas sbuffò, prima di accendere la punta della sigaretta. Il fumo scivolò nella sua bocca e non appena raggiunse i polmoni, il biondo sentì gli occhi bruciacchiare dalle lacrime.
Buttò fuori il fumo e inspirò lentamente, schiarendosi poi la voce.

«  Mia madre non se ne accorgerà nemmeno e Ventus sarà sicuramente in giro con Terra – che è il tipo di prima, giusto per fartelo sapere- e i suoi amici. »
Axel parve pensarci un po’ prima di rispondere, alla fine scrollò le spalle e accettò semplicemente l’invito.
Si fermò davanti all’ Edoné, appoggiando la schiena al muro, dove la tettoia lo riparava dai raggi morenti del sole.

«  Va bene, ma voglio cibo italiano allora. »
Roxas fece mente locale della cucina, del poco cibo in dispensa, e sperò di avere almeno dei barattoli di sugo precotto e degli spaghetti.
Alla fine decise di tentare la fortuna.

«  Dovrei avere qualcosa, sì, ma dobbiamo cucinare noi. Questa volta farò meglio della scorsa notte, lo giuro. Gli spaghetti non sembrano difficili.»
Axel lo guardò dall’alto in basso, un cipiglio poco convinto, ma alla fine non riuscì a dire di no a Roxas, al suo sguardo che sembrava pieno di aspettative.
Annuì semplicemente, socchiudendo lo sguardo e fissando il biondo davanti a sé, lo sguardo felice, il viso ancora adolescenziale e leggermente arrotondato.
Oramai era impossibile tornare indietro, Axel non aveva più via di scampo.
Si era aperto a Roxas, gli aveva mostrato la sua vita, i suoi sogni, se stesso, e così aveva fatto il biondo.
Come potevano tirarsi indietro ora, che avevano abbassato ogni difesa, ora che si riscoprivano così esposti, spogli da ogni maschera, l’uno davanti all’altro?
Axel sorrise leggermente, gettando a terra il mozzicone e bussando una singola volta sopra il portone dell’Edoné.
Luxord gli aprì poco dopo, la faccia truccata per metà e l’espressione leggermente scocciata.
Appena riconobbe Axel, e subito dietro di lui Roxas, sospirò amaramente e si allontanò dall’ingresso, facendoli accomodare.

«  Come se foste a casa vostra, ragazzi.»
In un certo senso, oramai, lo era per davvero; il teatro, il bar, le strade, il parco, era tutta una lunga via che portava a casa.






***
TA DA DA DAAAN, ecco arrivare Terra, il nostro caro e possessivo Terra, una new entry che rimarrà a lungo nella storia.
Comunque sì, sono in ritardo di due giorni? Tre? Insomma, fa freddo e ho le dita ghiacciate, quindi ho tutte le scuse del mondo, sì.
In ogni caso il capitolo è arrivato, nel bene e nel male, quindi passerò direttamente alle mie splendide domande:
1) Terra odia davvero Roxas oppure no?
2) Axel è abbastanza macho?
3) Il salvataggio della principessa in pericolo è sempre bello da leggere o troppo banale?
4) Demyx, quanto non è un cinnamol rolls? 

Al prossimo capitolo, Mel!

 
   
 
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