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Autore: imperfectjosie    04/12/2017    2 recensioni
Era tutta una questione di copertura, di lavoro. Lavoro che, spesso e volentieri, preannunciava l'arrivo di una litigata biblica.
| Harry/Draco | post-war
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Fandom: Harry Potter
Pairing: Drarry (Forse più Harco, che suona da schifo, ma è Potter a dirigere la giostra) Harco comunque fa ridere molto, almeno a me. Nuova OTP, adoro le storie in cui Harry è dominante. 
Rating: Orange. (Sto cercando di darmi una calmata con i racconti a sfondo rosso e vi assicuro, non è facile. Ma ci provo)
Note: Harry dovrà partire per una missione, Draco solitamente non gli fa pressioni, nè ficca mai il naso nella vita lavorativa del suo eroico compagno e - indubbiamente - la gelosia è un sentimento che non lo riguarda affatto. Indubbiamente, già.
Josie's corner:
Natale è alle porte.
Vedetela come un regalino anticipato. Doveva essere una flash, ma non ci sono riuscita. In sostanza, spero la leggerete con gusto e un sorriso stretto intorno ad una bella tazza di Ciobar fumante.
Come è giusto che sia!
Qualsiasi parola sarà la benvenuta, critiche incluse, tranne insulti che - non solo trovo inutili - ma anche fuori luogo.
Si cresce sempre, se fossi una scrittrice di fama sarei ricca sfondata, ma così non è e sono certa che la Zia Row mi perdonerà per questo, alla faccia di Ginny Weasley.

 


Anche con le istruzioni, non ti capirei
 

"Passa il tempo, ma tu no
non hai smesso di stupirmi
tu che vivi e ti sai dare
prendi quello che ti pare
e in questa vita hai preso me"
 


Era tutta una questione di copertura, di lavoro. Lavoro che, spesso e volentieri, preannunciava l'arrivo di una litigata biblica.
Anche volendo, la tempesta di neve che minacciava di scardinare gli infissi delle pesanti finestre, non gli avrebbe permesso la smaterializzazione in nessun posto, perciò Harry sospirò, assorbendo ogni insulto di cui ormai il salotto era colmo. 
Teneva una mano salda tra i ciuffi color pece e non proferì parola, almeno finché la sua dolce metà non smise di sbraitare, sigillando le labbra senza tuttavia impedirsi d'ansimare con violenza. 
Erano davvero giunti fino a quel punto? Eppure Harry, degli ultimi due anni trascorsi, aveva ricordi meravigliosi.
"Draco, stai esagerando" sì azzardò a soffiare, notando con speranza il rosso di quelle guance pallide affievolirsi piano.
Un sopracciglio elegante e sottile scattò all'insù, mentre il biondo si avvicinava impettito alla figura del proprio compagno. Vicino, talmente vicino da riuscire ad analizzare ogni dettaglio di quel verde che - un tempo tanto odiato - aveva imparato ad amare con tutto sè stesso.
Gli era costato molto, la sua rinuncia a quella vita di agi e sfarzo in cui era nato, i nasi arricciati dell'intero Mondo Magico, ma aveva sempre pensato ne sarebbe valsa la pena. Almeno finché la divisa da Auror di Harry Potter - malamente appallottolata ai margini del divano, fosse stata una costante delle sue giornate.
"Io non esagero un accidenti, Potter! Imprimiti bene il mio corpo in quel cervello atrofizzato che Voldemort ti ha distrutto lasciando quella cicatrice, perché se accetterai la missione, non lo vedrai mai più" sibilò furente, facendo tuttavia sorridere il moro di malcelata euforia.
Harry aveva capito a cosa si stava riducendo quella minaccia, così come le unghie di Draco piantate nei suoi palmi diafani. Tremanti.
Si slacciò due bottoni dell'uniforme con un sospiro pesante, allargando le braccia al cielo.
"Tutto questo è ridicolo! Si tratta di lavoro, per Merlino! Cerca di essere ragionevole" rimbeccò roco, superandolo per raggiungere la cucina.
Serviva del whiskey.
Malfoy fissò il corpo allenato del Salvatore con occhi di fuoco, seguendolo a passi indignati e furibondi. Appena Harry posò il bicchiere sul ripiano legnoso del tavolo, le mani dell'ex Serpeverde si schiantarono con violenza, mandandolo quasi a terra in frantumi.
Harry sollevò lo sguardo contrariato, stappando una bottiglia scura che teneva salda sotto braccio.
"Ragionevole? Oh, ma io sono ragionevole! Ragiono su un sacco di cazzate che fai. Tipo lanciare la tua maledetta eroica biancheria sporca per tutti gli angoli di casa, lasciare scartoffie sparse sul tavolino del salotto, rifiutare ogni tentativo di tenere pulito questo posto, masticare il cibo come un Troll spastico... riesco a chiudere un occhio persino alla voglia impellente che hai di rischiare il tuo dannato collo ogni notte... sono molto ragionevole, Potter. Ma questa volta no, non puoi chiedermelo" snocciolò nervoso, tradendo un tremore alle braccia che Harry - da bravo Auror quale era - notò immediatamente.
Sarebbe stato tutto più semplice, se quella serpe avesse chiaramente esposto il reale motivo della sua incazzatura, invece, orgoglioso come un principe, ostentava una calma glaciale che non gli apparteneva, anzi, non gli era mai appartenuta davvero.
"È solo finzione, dovresti saperlo" commentò l'auror, posando le labbra sul bicchiere di whiskey e strizzando gli occhi, attento alla reazione del compagno.
Draco serrò le labbra, lasciando alle iridi grigie il compito di inumidirsi un po'. Si sentiva umiliato, spaventato e prossimo a una crisi isterica.
Arricciò il naso, stringendo il bordo del tavolo con rabbia.
"Non ci andrai" proferì solenne.
Potter indurì ii tratti del viso improvvisamente.
"Non puoi darmi ordini" fu la secca risposta del Salvatore.
Il biondo soffocò un singhiozzo, aggirando quel tavolo che - in quel momento - gli sembrò troppo grande. Sentiva il corpo dell'uomo che amava dannatamente lontano e venne colto da un brivido di sincera paura, accorgendosi che non era colpa del regalo di Pansy. No, il tavolo in legno non era il vero colpevole.
Lui stava allontanando Harry. 
"Harry, ti prego, non farlo" mormorò sconfitto, raccimolando tutte le forze per non lasciar tremare la voce. 
Tuttavia gli occhi rimanevano saldi sul pavimento, anche quando il corpo del moro si avvicinò con un sospiro stanco e la mano grande di Harry, andò a saggiare la consistenza della sua guancia arrossata.
"Devo farlo, lo sai che devo"
"Oh sì, immagino" cominciò Draco, saggiando sia la vibrazione delle sue gambe, che la voce rotta dal risentimento "Devi per forza baciare la Weasley, amandola per due settimane, lontani da qui. Ti ha già messo le mani addosso una volta in passato, e le è piaciuto così tanto, da non vedere l'ora di ripetere l'esperienza!" sputò acido, ormai le lacrime erano libere e bagnavano il pollice di Harry silenziosamente.
Potter inarcò un sopracciglio ironico, ricordando di come Ginny fosse rimasta sconvolta alla dichiarazione che seguì la loro rottura.
"Sono innamorato di Draco, Gin. Ti chiedo scusa"
"Malfoy, ho scelto te, questo dovrebbe bastarti. E sai che quando questa missione finirà, tornerò qui. Come ho sempre fatto"
La voce roca di Harry si infranse contro il silenzio della stanza. Draco sollevò gli occhi, spaventato a morte.
"Dovrai toccarla"
Sembrava un bambino. Un bambino a cui dovevano fare il vaccino per la prima volta. 
"Probabilmente, sì" soffiò Harry, piegando la testa in un cenno positivo. 
Sorrideva e questo fece infuriare nuovamente Draco che, con un gesto secco del braccio, si liberò dal tocco caldo e invitante, lanciandogli un'occhiata ferita.
"A te non frega un cazzo di me. Sono quasi certo di essere stato un vecchio prurito, ma ti sei grattato per due anni, dico bene? Ora stai meglio" gracchiò velenoso, ma si fermò, quando sentì il proprio corpo venire sbattuto contro il muro.
Percepiva l'avambraccio di Potter premuto sulla gola, ma non si spostò, sfidando quelle iridi verdi con le proprie, in attesa.
"Piantala di fare il viziato bamboccio che non sei più" sibilò a voce bassa, premendosi di più sul petto ansante della serpe e strappandogli un gemito soffocato.
"Draco, sto con te" sussurrò sulla carotide esposta di Malfoy, addolcendo il tono e sospirando quasi divertito dall'intera situazione.
"È assurdo! Non faresti prima ad ammettere di essere schifosamente geloso?" lo stuzzicò ironico, guadagnandosi uno spintone che gli costò il fianco. Arretrando malamente di qualche passo, fu il frigorifero a fermarlo. 
Soffocando un gemito di sospresa e dolore, Harry si rimise dritto, ridacchiando.
Davanti a lui, osservò da sotto i ciuffi ribelli scuri, la figura indignata del biondo.
"Geloso un corno, Potter! Dì a quella sanguisuga rossa di non esagerare, o peggio, farsi strane idee, altrimenti Voldemort le sembrerà una principessa, paragonato al sottoscritto!"
Era rosso per la rabbia, senza tuttavia cedere alla voglia di puntargli quell'indice tremante sulla faccia. Il moro si concesse di sollevare un sopracciglio divertito, prima di scoppiare seriamente a ridere, facendo se possibile incazzare ulteriormente Draco, che avanzò con un ringhio, spintonandolo contro l'enorme armadio freddo - come gli piaceva definirlo.
"Non ci vedo niente da ridere! Potter, piantala immediatamente! Vai a tradirmi in Francia con la tua ex, come pensavi l'avrei presa questa bellissima notizia?" lo aggredì concitato, sbattendo i pugni sul petto ancora scosso dalle risa di Harry, che si calmò piano, abbassando il volto ancora sorridente e bloccando i polsi del biondo.
"Ti amo, lo sai?" disse soltanto, addolcendo voce e sguardo e sporgendosi per baciarlo lentamente, fino a strappargli un gemito.
Quando si staccarono per la carenza d'ossigeno, Harry sorrise intenerito davanti a due occhi lucidi e una bocca schiusa, quasi in maniera indecente.
"Stai cercando di tenermi buono?" 
Il tono indagatore, spezzato dall'emozione, colpì Potter facendolo ridacchiare, fino a sporgersi in avanti, con una mano infossata tra i ciuffi chiari di Draco e la fronte contro la sua. Un sorriso nel mezzo.
"Sto cercando di essere sincero"

***

Draco amava profondamente l'odore di Harry. Amava sentirlo addosso, intorno, dappertutto.
Ma in quella casa vuota, che malamente riusciva a soddisfare le sue narici, si sentiva perso. 
Non un gufo, nè uno straccio di indizio che potesse rincuorarlo sul fatto di essere ancora lui, il centro del mondo di Harry. Si sarebbe accontentato nel vedere anche solo un volto in fiamme, spuntare pigro tra i tizzoni del camino.
Invece nulla.
E quella era l'ultima notte.
Se ne stava mollamente abbandonato sul divano, con un libro di cui neppure aveva letto il titolo, aperto contro il petto e l'avambraccio stanco premuto sugli occhi grigi. 
Inutili persino le minacce di Blaise, che volavano come maledizioni. Doveva alzarsi da lì, farsi una doccia, togliersi il pigiama del maledetto Potter di dosso e uscire a respirare aria pulita.
Di tutto lo sproloquio, Draco aveva recepito solo il nome del moro, adombrandosi in un mutismo che avrebbe fatto invidia persino al fantasma della Casa Corvonero.
All'ennesimo sospiro, un sonoro pop lo costrinse con violenza in una posizione seduta. Il libro cadde sul tappeto con un tonfo sordo, mentre gli occhi grigi scrutavano famelici il salotto. Fino a trovare ciò che stavano cercando.
Là, in mezzo alla stanza, il corpo di Harry Potter se ne stava fermo con un sorriso, in attesa di qualche reazione. Draco scattò immediatamente.
"Sei vivo" balbettò, incrinando proprio malgrado il timbro di voce e scrutandolo avidamente, fino a posare le iridi chiare sul verde più acceso.
"Non potevo contattarti, ordini del Ministero, ma la missione è riuscita e-"
Il respiro gli si mozzò in gola, quando Malfoy decise di lanciare la maschera per terra, abbracciandolo come forse non aveva mai fatto in tutta la sua giovane e tormentata vita.
"Harry" soffiò, mentre l'espressione del moro, da sorpresa mutava in qualcosa di più vero. Reale.
Gli soffiò tra le ciocche bionde, accarezzandogli la schiena.
"È il mio pigiama quello?" lo canzonò malizioso, facendo irrigidire il corpo della serpe che si staccò, per guardarlo in faccia con fare altezzoso. Pronto a sfidarlo, come sempre.
"Se fosse?"
"Se fosse, ho voglia di strappartelo di dosso" proferì roco, con un tono che non ammetteva repliche e - solitamente - riusciva ad infiammare Draco prima ancora di essere toccato.
Spesso la voce di Harry gli faceva quell'effetto. Si aggrappò con un singhiozzo al corpo dell'auror, allargando le gambe per dargli più accesso possibile.
"Mi sei mancato" lo sentì soffiare all'orecchio destro. 
Malfoy si morse un labbro quasi a sangue, saggiando il ritmo di quelle carezze e strizzando gli occhi. Riconobbe quasi subito - sui vestiti di Harry - un profumo che non gli era mai appartenuto.
"Hai un odore che non mi piace"
"L'uniforme era nell'armadio di Ginny" ridacchiò divertito dall'insinuazione, leccando avido un lobo pallido, fino a scendere sulla clavicola. Draco ansimò, esponendo il collo alle torture del moro.
"E tu eri nel suo letto?"
"Non me la sono scopata, se è questo che mi stai chiedendo. Ci siamo solo limitati a baciarci, per non destare sospetti. E abbiamo arrestato tre maghi oscuri." commentò, insinuando abile una mano sotto alla maglia in cotone di quel pigiama così familiare. 
Draco ringhiò, strattonandogli i capelli spettinati, fino a farlo gemere di dolore e strizzare un occhio con evidente fastidio. Si concesse di osservarlo con disappunto misto a rabbia celata, ma Harry non smetteva di sorridere. Anzi, assomigliava vagamente a un ghigno. Uno di quelli veri.
Quante facce aveva la personalità di Harry Potter?
Draco si eccitò, maledicendosi immediatamente.
"Malfoy, mi stai facendo male" soffiò, provando - testardo come sempre - a raggiungere con le mani quel corpo che tanto bramava.
Il biondo si accigliò, infastidito.
"Io a te? Hai una vaga idea di quello che ho passato per quindici giorni, qui dentro?" gracchiò, serrando gli occhi in due pericolose fessure argentate. 
Potter sbuffò un sorriso, arpionando una mano al polso diafano e tenendolo bloccato a mezz'aria, avvicinandosi ulteriormente, per leccargli il labbro inferiore con lussuria.
"E un premio per aver portato a termine una missione tanto pericolosa?" soffiò serafico, staccandosi quel tanto che servisse a guardarlo con sguardo lascivo.
Draco arricciò il naso aristocratico in una smorfia piuttosto ironica.
"Tu ci godi nel rischiare la pelle, Potter! Ti piace proprio, perciò non provarci neppure!"
"Non capisco a che ti riferisci" commentò con falsa innocenza, spingendo il corpo di Draco, fino a farlo cadere rovinosamente sul divano in pelle nera.
Si sarebbe ricordato di ringraziare Zabini, per quel regalo.
Sistemandosi meglio tra le cosce ormai allargate della serpe, lo sovrastò, osservando estasiato quanto poco bastasse a farlo arrendere. Saggiò la consistenza turgida del membro, superando ogni barriera di stoffa e facendolo inarcare con un gemito strozzato.
"L'hai baciata"
"Non c'è mai stata lingua" ribadì immediatamente, sfilandogli i pantaloni azzurri.
Draco deglutì, battendo le palpebre un paio di volte, prima di concedersi il lusso d'ammirare Harry, ormai semi-nudo sopra di lui. 
Ricordava le voci che giravano per il Ministero, prima che lui piombasse nella vita dell'Eroe. 
Potter non si legava mai, a nessuno. Eppure aveva contribuito a scaldare il letto di parecchi subordinati, che il giorno dopo prendevano a guardarlo come un Dio. Un Dio del sesso. 
Chissà se quell'idiota si rendeva conto di quanto fossero vicini alla verità.
Ancora immerso in quei ricordi lontani, Draco stese le braccia, toccando avidamente tutto ciò che riusciva a raggiungere.
"Non voglio che tocchi nessuno così"
"Non lo faccio"
"Ma potresti"
Paura. Terrore a incrinargli la voce.
Harry si fermò sorpreso, sollevando la testa - fino ad allora impegnata a scendere abile verso il basso - e lo guardò con attenzione.
Per un attimo, gli sembrò di tornare in quel bagno, ad Hogwarts, dove per poco non lo aveva ucciso. L'espressione sul volto di Draco era pericolosamente simile a quel ricordo.
"Non vado da nessuna parte, Furetto. Dovresti averlo capito ormai" soffiò caldo, prima di immergere la faccia nel pube chiaro di Malfoy, che rovesciò il capo contro il bracciolo del divano, ansimando a ritrmi irregolari. 
"H-Harry" lo chiamò più volte, contorcendosi dal piacere. Potter sorrise, lasciando l'erezione insoddisfatta, per risalire lento lungo il corpo pallido del compagno.
Gli si schiacciò addosso, strappandogli un altro gemito, nel sentirlo pericolosamente vicino alla propria apertura. Poi Draco abbassò lo sguardo.
"Cosa c'è?" mormorò eccitato, posando un dito sulla fronte sudata e scostando qualche ciuffo chiaro.
Draco lo guardava, ansimando. Cercava lo stesso ragazzino dei tempi scolastici, quello che si aggirava tra i corridoi alla ricerca dell'aula giusta in cui entrare, ma non vi era alcuna traccia di lui.
Non se l'era persa quella trasformazione, aveva semplicemente deciso di ignorarla. Almeno fino a quella notte di due anni prima. 
Harry rimaneva comunque la cosa più eccitante e virile che avesse mai visto. 
Ricordò il giorno in cui quell'incosciente aveva dimenticato la bacchetta sul comodino della loro camera da letto e - con uno sbuffo esasperato - si era dovuto smaterializzare al campo d'addestramento Auror per portargliela. La valanga di insulti sulla sua insulsa voglia di morire, cessata con un respiro mozzato in gola, nel momento in cui gli occhi grigi si erano fermati sulla figura muscolosa del moro, impegnata in una battaglia con qualche collega che - fosse mai stata reale - ci avrebbe sicuramente rimesso le penne.
Lo aveva chiamato durante la pausa, cercando in tutti i modi di nascondere quella scomoda erezione e lanciandogli la bacchetta in piena faccia, arrabbiato quasi più con sè stesso. E con il dannato talento di Potter - che ovviamente si era accorto di tutto, aprendosi in un sorriso beffardo.
"Harry ho paura."
"Paura che vada a letto con qualcun altro?" lo interrogò sorpreso, con un sopracciglio sollevato.
Draco annuì, gli occhi sempre più lucidi, le gambe sempre più tese e aperte. Per lui.
Il moro, ovviamente, notò quello spostamento e sorrise, levandosi quel tanto che bastava, per scivolare abile nel corpo del biondo che gridò, artigliandosi alle spalle ampie, scosse dalla danza appena iniziata.
"Potter" tentò di divincolarsi, perché - alle orecchie di Draco - quella non era una vera risposta. Ma Harry glielo impedì, bloccando ogni tentativo delle braccia e spingendo fino a colpire quel punto magico, che costò all'ex Serpeverde uno spasmo muscolare.
Si inarcò talmente tanto, da toccare i pettorali di Harry con la fronte. Ansimò sulla pelle scura, cercando di regolarizzare il respiro, ormai a ritmo con i battiti del cuore.
Harry non smise neppure per un secondo di danzare.
"Questo lo faccio solo con te"
"C-Come faccio a crederti?" riuscì ad articolare, andandogli - proprio malgrado - incontro con il bacino. 
Harry liberò un gemito roco.
"Devi. Draco, guardami"
Era un ordine, ma suonò quasi come una supplica, condita dal tono spezzato che il piacere gli stava donando. Malfoy sollevò lo sguardo, sotto alle spinte diventate improvvisamente più lente. Un mare verde lo investì in pieno.
Con la coda dell'occhio osservò la mano destra di Harry, chiusa intorno alla propria coscia e amò quel contatto, fino a rilassarsi. Stava per scoppiare a piangere, ma riuscì a frenare le lacrime, senza tuttavia fare nulla per la voce spezzata.
"Non so perché hai tutta questa paura, nè riesco a capire chi credi io sia" cominciò, quasi divertito, strizzando gli occhi all'ennesima ondata di piacere. L'orgasmo era dannatamente vicino.
Ansimando e tirandoselo contro con un gemito, soffiò direttamente sul suo collo niveo.
"Ma voglio solo te. Amo solo te. Credimi"
E Draco lo fece.
Con tutte le forze rimaste, si lasciò andare, gettando la testa all'indietro quando l'apice investì entrambi. Poteva percepire - con chiarezza - il gemito strozzato di Harry e il suo respiro caldo, solleticargli la peluria chiara del petto.
"Harry?"
"Stai usando troppo spesso il mio nome oggi, devo preoccuparmi?" rimbeccò l'altro, ancora ansante e con il tono spezzato dall'orgasmo - misto al divertimento.
Draco sbuffò, roteando gli occhi. Poi, con un sorriso, circondò le spalle del moro, seppellendo il naso in quel cespuglio di capelli indomabili. Lo rispecchiavano perfettamente.
Alla luce di quella scoperta, ridacchiò leggero, sospirando.
"Come hai fatto?" chiese soltanto.
Il tono serio convinse Harry a sollevarsi, sciogliendo quella posizione. Lo guardava sinceramente confuso.
"A fare cosa?"
"A farti amare così. Da me"
Potter sbatté le palpebre per un po', saggiando l'espressione contrariata del compagno e sbuffando una risata impertinente.
"Oh beh, lo sai come sono fatto" cominciò cauto, avvicinandosi fino a solleticargli il labbro inferiore con la punta del naso "Amo le sfide."

 


FIN




 
  
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