Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: supermonstar    04/12/2017    0 recensioni
-Quello che Sam, il mio amico qui, voleva dire è che i dungeon sono imprevedibili e per questo pericolosi, soprattutto se non ci hai mai messo piede prima. Ti faccio un’offerta- propose Salazar. Sam gli lanciò un'occhiata, incuriosito.
-Cioè?- sospirò Amalia.
-Ti accompagniamo dentro. Ti facciamo da scorta, diciamo, e dividiamo l’oro in tre- offrì l’elfo. La ragazza gli diede nuovamente le spalle, per pensarci su.
-Non ti facevo così cavalleresco- borbottò Sam per prendere in giro l’amico.
-Chiudi il becco, forse ci ho procurato un lavoretto facile facile e torniamo a casa con dell’oro in più ed una ragazza carina piena di gratitudine- ribatté sottovoce Salazar. Sam ridacchiò. Adesso sì che riconosceva il solito Salazar.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

A vederli a primo impatto, pochi avrebbero detto che sono amici: da quando un elfo oscuro ed un nano sono amici per la pelle?

Ed invece, eccoli lì: Salazar Bayl e Sam Dutrai stavano stavano attraversando la foresta, seguendo il piccolo fiume, per raggiungere la Capitale, chiacchierando come fanno gli amici di vecchia data.

-Ehi, l’hai sentito?- chiese Salazar fermandosi all’improvviso, con le lunghe orecchie sporgenti che si mossero impercettibilmente.

-Sentire cosa?- domandò a sua volta Sam. Non aveva il fine udito dell’amico, il quale gli fece segno di tacere. Stavolta, il grido fu più chiaro e distinto, nonostante il lieve rombo della cascata, e veniva da vicino. Il duo si acquattó tra i cespugli, per non farsi notare e capire cosa stesse succedendo.

Sulla riva sassosa del fiume quella che sembrava una giovane umana, era in evidente difficoltà: un orco l’aveva afferrata per la testa e la teneva sollevata, mentre un goblin rachitico cercava di estorcerle informazioni.

-Avanti, stupida ragazzina umana! Dicci come aprire il dungeon e il mio amico non ti farà nulla di male- intimò, con voce stridula, il goblin.

-Va all’inferno!- esclamò invece la ragazza, cercando poi di dargli un calcio in piena faccia, mancandolo, però, di pochissimo. Cacciò un altro urlo quando l’orco le strinse la testa.

-Ci scommetterei le palle che hai già un piano per aiutare quella tipa, vero?- borbottò piano Sam. Salazar sorrise.

-Io ho sempre un piano. Ora ascolta-

 

-Perché non ve lo aprite da soli, il dungeon, stronzi!- la ragazza sputò in faccia al goblin, con rabbia. L’orco, in tutta risposta, rinsaldó la presa sul suo cranio.

La ragazza cercò di trattenere le lacrime, cosa assai difficile, non tanto per il fatto che era spaventata a morte ma più per il fatto che, visti i suoi sensi più acuti rispetto ad un umano normale, la puzza fatiscente delle due creature le faceva venire i conati.

Si udì uno sparo. Qualche metro più indietro, Sam aveva sparato un colpo in aria, per poi puntare l’archibugio in direzione del goblin.

-Certo, che voi sapete come trattare con le ragazze, uh?- commentò -Su, da bravi, lasciatela andare-

-Non è questione che ti riguarda, nano- replicò con disprezzo il goblin, prima di trovarsi un elegante fioretto puntato alla gola. Dopo il breve diversivo di Sam, Salazar era riuscito a raggirare le due creature alle spalle per puntargli addosso i due fioretti gemelli.

-Avete sentito il  mio amico: lasciate andare la signorina e nessuno si farà male- ripeté Salazar, calmo. Il goblin sguainò dei pugnali arrugginiti. Sam si mise a ridere.

-Non te l’hanno mai detto che non si viene armati di pugnale ad una sparatoria?- chiese ironico Sam, prima di fare nuovamente fuoco e piantare un proiettile in mezzo agli occhi del goblin. In neanche il tempo di un battito di ciglia, Salazar aveva aperto la gola all’orco, con un rapidissimo movimento di spada. Il corpo della creatura si accasciò al suolo, vicino all’altro che aveva la testa aperta come un melone.

La giovane ragazza, ormai libera dalla presa dell’orco, si allontanò il più possibile dai due corpi, soprattutto dalla pozza di sangue nero e grumoso che si stava allargando sui sassi.

-Oh, dei- riuscí a borbottare prima di vomitare ai piedi di un albero.

-Tutto bene, signorina…?- chiese Salazar avvicinandosi alla ragazza.

-Amalia. E ho passato momenti migliori- rispose la ragazza, schiarendosi la gola. Sam si avvicinó e diede un colpetto a Salazar per poi indicargli il terreno, dove era più battuto: vi erano disegnati un cerchio, presente già da molto, vista la pittura scolorita, e vari sigilli, disegnati da poco con un gessetto.  Li avevano spesso trovati agli ingressi dei dungeon. I due si scambiarono un'occhiata.

-E cos’ha portato delle creature così immonde ad aggredire una giovane così graziosa, come te?- cercò di indagare più a fondo l’elfo, sfoderando il suo fascino che di solito funzionava. Ma non in quel caso. Amalia scrutò, inarcando un sopracciglio, i suoi due salvatori: avevano addosso pochi viveri ed armi, intuí che fossero viaggiatori o cacciatori di tesori. O briganti.

-Grazie del soccorso ma me la cavo benissimo da sola- disse Amalia dandogli le spalle e posizionandosi al centro del cerchio.

-Senza offesa ragazzina, ma hai tutta l’aria di una novellina. I dungeon possono essere pericolosi, sai?- le fece presente Sam.

-Non sono così sprovveduta!- ribatté lei, voltandosi verso i due -Né tantomeno una ragazzina!- aggiunse stizzita mentre i suoi capelli crepitarono di magia aurica.

-Quello che Sam, il mio amico qui, voleva dire è che i dungeon sono imprevedibili e per questo pericolosi, soprattutto se non ci hai mai messo piede prima. Ti faccio un’offerta- propose Salazar. Sam gli lanciò un'occhiata, incuriosito.

-Cioè?- sospirò Amalia.

-Ti accompagniamo dentro. Ti facciamo da scorta, diciamo, e dividiamo l’oro in tre- offrì l’elfo. La ragazza gli diede nuovamente le spalle, per pensarci su.

-Non ti facevo così cavalleresco- borbottò Sam per prendere in giro l’amico.

-Chiudi il becco, forse ci ho procurato un lavoretto facile facile e torniamo a casa con dell’oro in più ed una ragazza carina piena di gratitudine- ribatté sottovoce Salazar. Sam ridacchiò. Adesso sì che riconosceva il solito Salazar.

Amalia, intanto, rifletteva. Era vero che non aveva mai messo piede in un dungeon e non sapeva cosa aspettarsi, nonostante si fosse documentata molto prima di partire, non aveva alcun tipo di esperienza. Mentre i due individui alle sue spalle, sembravano averne.

Prese la sue decisione.

-Bene. Accetto la vostra offerta. E potete prendervi tutto l’oro, a me non interessa- disse, risoluta.

-Davvero?!- esclamarono all’unisono il nano e l’elfo.

-Certo. Ho un lavoro ben stipendiato, di che me ne faccio?- ribatté Amalia.

-Che ragazza strana…- commentò Sam a mezza voce.

-Grazie, me lo dicono spesso. Ora, fate un passo indietro, per favore- rispose lei, porgendo davanti a sé le mani.

-Cosa vuoi fare?- chiese Salazar.

-Aprire la porta del dungeon, mi pare ovvio- ribatté Amalia per poi chiudere gli occhi. Si concentrò e cominciò a pronunciare sottovoce l’incantesimo per aprire la porta. Man mano che procedeva, i suoi capelli corti si sollevarono, come alzati da una leggera brezza. Lo stesso accadde alla maglietta scolorita e la gonna leggera che indossava, mentre dalle sue mani rivoli di fumo grigio scuro si riversavano a terra, raccogliendosi al centro del cerchio. Nell’aria apparve l’odore di quando sta per piovere. Il fumo, denso e spumoso, assunse una forma ellittica per poi spalancarsi, come un occhio. Al centro si intravedeva, come sfuocato, ciò che c’era dall’altra parte. Sam applaudì, seguito poi dall’amico.

-Davvero impressionante- si complimentò il nano. Amalia accennò un inchino e li ringraziò, sorridendo orgogliosa.

-Prima le signore- disse Salazar, indicando elegantemente l’ingresso appena aperto.

-Ha ha. Hai fatto il cavaliere finora e ti vuoi rovinare proprio adesso?- lo schernì Amalia.

-Non mi dire che la ragazzina umana se la fa sotto proprio adesso?- insisté Salazar.

-No, e tu?- ribatté Amalia, scocciata. Ma chi cavolo si crede di essere?, pensò.

-Voi due, se non la piantate vi mando dentro a pedate nel culo. Vorrei tornare a casa per cena- li interruppe Sam, superandoli e attraversando il portale senza esitare.

 

Amalia ebbe una stretta alla bocca dello stomaco non appena fu dall’altra parte, fu immensamente grata che i suoi improvvisati salvatori avessero deciso di accompagnarla.

-Che razza di posto è?!- esclamò Sam sorpreso.

Non era uno dei soliti dungeon, roccioso, freddo e umido. Era più una sorta di corridoio, in apparenza infinito, con addossate alle pareti scaffali di legno vecchio con sopra innumerevoli oggetti e boccette impolverate. La luce fredda dei cristalli sul soffitto, illuminava creature antropomorfe che si trascinavano fra gli scaffali, intente ad arraffare gli oggetti esposti.

Amalia socchiuse gli occhi, confusa. Le creature sembravano vive ma allo stesso tempo, era sicura che non lo fossero. La pelle era estremamente pallida, gli occhi vitrei e spenti, il passo incerto e ciondolante.  

-Mi chiedo perché ci siano così tanti oggetti esposti…- pensò a voce alta Salazar facendo per afferrare un'ampolla dalla forma bizzarra.

-Fermo! Non toccate niente!- lo fermò Amalia afferrandogli il polso -Potrebbero essere maledetti- spiegò.

-Maledetti?- ripeté Sam, confuso.

-Tutti questi… cosi. Non sono morti ma neanche vivi- ragionò la ragazza ad alta voce mentre gli altri due la guardavano  confusi -Sono dell’idea che una volta preso uno di questi oggetti si senta il bisogno di prenderne e possederne ancora e ancora e ancora, fino a ridursi… come quelli- proseguì ed indicò una creatura che ne aggredì un altra per strapparle di mano un’ossidiana, mentre alle sue spalle c’era uno scaffale straripante della medesima pietra.

-Come fai a dire una cosa del genere?- le domandò Salazar. Era convinto che fosse solo una stupida ragazzina, troppo curiosa, che non sapeva in cosa si stesse cacciando.

-L’ho letto in un libro- replicò lei, semplicemente.

-Per me non ne vale la pena di rischiare tanto per così poco- Sam lanciò un’occhiata all’amico -Magari facciamo in tempo a… tornare indietro- disse deluso mentre il portale dietro di loro si chiuse con un “pop”. Si voltò verso i due, scuro in volto.

-Se moriamo per te, ragazzina, sarà l’ultima cosa che farai. E vale anche per te, elfo dei miei stivali!- protestò il nano. Amava troppo la bella vita per morire così.  

-Che c'entro io?!- rimostrò l’elfo, stizzito.

-E’ stata TUA l’idea di seguirla, dongiovanni che non sei altro!-

-Non mi pare che tu abbia opposto resistenza!-

-Beh, se morite, dubito che riuscirei a lasciare questo posto, quindi sì, sarebbe l’ultima cosa che farei- s’intromise Amalia, interrompendo l’imminente litigio -Adesso, possiamo solo proseguire, a meno che non preferiate restarvene qua a litigare come due stupidi!- li rimproverò.

-Chi sarebbe lo stupido?!- esclamarono i due per poi lanciarsi in una serie di proteste.

“Proprio due così dovevano salvarmi?”, pensò la ragazza, abbandonandosi in un sospiro, arresa.

Amalia si sentì afferrare una caviglia e non potè trattenere uno squittio quando, guardandosi i piedi, vide una delle creature antropomorfe sdraiata a terra che la tratteneva.

Cominciò a scalciare per liberarsi dalla presa, senza successo, mentre altre creature cominciarono a dirigersi verso di loro con passo zoppicante. Davanti al suo sguardo atterrito, la lama di Salazar trapassò la testa della creatura che finalmente mollò la presa.

-Meglio alzare i tacchi!- affermò Sam tirandosi dietro la ragazza mentre Salazar apriva la strada, un fendente dopo l’altro. In breve tempo, il trio si ritrovò a correre.

-Ma che gli è preso a questi cosi?!- esclamò Salazar.

-Non ne ho idea ma ci serve un diversivo! Magari possiamo spingerli ad andare da un'altra parte!- sbottò Amalia in risposta.

-Sam, come siamo messi ad esplosivi?- Salazar e il nano si fermarono all’improvviso e la ragazza gli finì addosso. Sam cominciò a rovistare nel grande zaino imprecando in nanico.

Le creature, nonostante l’andatura accidentata e scomposta, si stavano avvicinando in fretta.

-Ragazzi se avete un piano mettetelo in atto, adesso!- disse Amalia preoccupata mentre non staccava gli occhi dall’orda che si avvicinava senza sosta.

-Datemi il tempo di… ah! Eccola!- esultò Sam tirando fuori una piccola bomba sferica e nera -Chi ha da accendere?- chiese poi. Amalia ficcò la mano nella borsa e anche lei cominciò a rovistare. Sussultò al suono degli spari. Sam e Salazar stavano cercando di darle tempo colpendo le creature più vicine.

-Una cosa di giorno!- ringhiò il nano, agitato. La giovane strega stette per mandarlo a quel paese quando le sue dita strinsero il piccolo accendino.

-TROVATO!- esclamò trionfante.

-Dobbiamo retrocedere, presto!- incalzò Salazar e i tre ricominciarono a correre. Sam fischiò per attirare l’attenzione della ragazza mostrandole la bomba. Amalia capì la richiesta e gli lanciò l’accendino. Dopo qualche tentativo riuscì ad accenderlo e a innescare la miccia.

Si guardò intorno: dovevano trovare un riparo al più presto ma quel maledetto dungeon sembrava un rettilineo infinito. Fino a che davanti a loro non vide un incrocio.

-Svoltate a destra!- urlò, tutti e tre si lanciarono nell’altro corridoio e Sam lanciò in quello a sinistra la bomba, il più lontano possibile. I tre si accostarono il più possibile al muro, in ascolto. La bomba esplose, l’orda di creature che occupava l'ingresso seguì il suono e i nostri avventurieri poterono tirare un sospiro di sollievo.

-Non correvo così da quando avevo dieci anni- commentò Amalia con le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato -Ce la siamo proprio vista brutta, eh? Ragazzi?- la ragazza di rimise in piedi e non udendo risposta, si voltò confusa. Vide Salazar e Sam proseguire per il cunicolo dove si erano nascosti e cercò di raggiungerli.

Si bloccò quando vide verso cosa si stavano dirigendo. Il cunicolo si apriva verso una grotta non molto grande, nella quale vi era uno stagno. Al suo interno vi era immersa quella che Amalia era sicura essere una sirena che intonava una malefica cantilena. Ma non era gradevole alla vista, come le sirene più civilizzate che vivevano in città, era orribile, squamosa, con una miriade di dentini aguzzi e per di più puzzava terribilmente di pesce andato a male. Tirò la manica della giacca di Salazar per fermarlo ma lui non sembrò neanche accorgersene, i suoi occhi color ambra avevano l’aria spenta, come in una trance. “Non ho abbastanza forza per fermare loro ma posso fermare ciò che sta nel lago!” Pensò Amalia ed elaborò in fretta un piano B. Sfilò uno dei fioretti dal fodero attaccato alla cintura dell’elfo e si lanciò verso il lago. L’odore della sua aura appesantì l’aria che era già di per sé umida. In prossimità della riva si lanciò a terra, strusciando le ginocchia e immerse una mano in acqua. Ad una velocità anormale, il lago si congelò bloccando la sirena che cacciò un urlo talmente acuto che tutti si tapparono le orecchie dal dolore. La creatura aveva una mano bloccata nello strato di ghiaccio e cercò di liberarsi. Amalia ne approfittò: sollevò la spada, così affilata, che con un colpo solo riuscì a mozzarle la testa di netto.

Stavolta alla vista del sangue, riuscì a non vomitare.

-Cosa… dove… che è successo?!- farfugliò confuso il nano, sbattendo le palpebre.

-Vi ho salvato le natiche, ecco che è successo. Non so voi, ma a me serve una pausa- rispose Amalia, stanca.  Appoggiò il fioretto contro il petto dell’elfo, per restituirglielo e lui lo prese, attonito. Salazar guardò prima la spada, sporca di sangue denso, poi il lago, ormai ricoperto da un bello strato ghiaccio e con la sirena morta stecchita, infine posò lo sguardo su Amalia che si stravaccò in un angolo sbuffando. Era decisamente allibito.

-A quanto pare non è solo una ragazza carina, uh?- commentò Sam dando una pacca all’amico, che era rimasto imbambolato, per poi dirigersi verso la ragazza.

-Io do un'occhiata ai dintorni. Magari ci evitiamo altre sorprese- annunciò Salazar ai due che per risposta fecero “okay” col pollice.

Sam si sedette affianco alla ragazza, con tutto il suo dolce peso.

-Ti sembra il momento di mangiare?- le chiese il nano, senza fare a meno di sorridere all’espressione colpevole della ragazza.

-Sai cosa succede ad usare troppa magia aurica?- replicò Amalia gesticolando con la barretta smangiucchiata.

-Certo che no-

-Brevemente: prendi fuoco. Si consuma un sacco di energia, ho bisogno di recuperare- spiegò lei e diede un altro morso alla barretta. Sam annuì frugando nello zaino che aveva con sé.

-Deve farti male- il nano tirò fuori dei cerotti quadrati. Amalia si portò le gambe al petto, arrossendo un poco.

-Non è niente, sto bene- si affrettò a dire, inutilmente. Sam le applicò comunque i cerotti sulle ginocchia graffiate e sbucciate.

-Sai, hai fegato, per essere una ragazzina. Mi piaci. Non sarebbe simpatico se uscissi di qui con un infezione- le disse Sam. La ragazza nascose il viso fra i capelli abbassando lo  sguardo, con un piccolo sorriso.

 

-Ehi! Penso di aver trovato l’uscita!- esclamò Salazar sbucando da un cunicolo. Amalia, con gli occhi pieni di eccitazione, si alzò e raggiunse l’elfo di corsa per poi superarlo e proseguire a dritto lungo lo stretto corridoio.

Quando arrivò alla stanza successiva però, rimase delusa.

-Gli scaffali. Dovrebbero essere pieni di libri e pergamene e…- disse a voce bassa addentrandosi nella stanza. Passò la mano sullo scaffale di una delle librerie sperando di trovare un meccanismo, uno scomparto segreto, qualcosa. Salazar e Sam si scambiarono uno sguardo. Ne avevano visto un’infinità di dungeons e molte volte li avevano trovati vuoti. L’aria si riempì dell'odore della pioggia, sotto le mani di Amalia il legno dello scaffale marcì e quando gli diede un colpo si sgretolò. Dai pugni chiusi stesi sui fianchi, fuoriuscivano rivoli di aura densa e grigia.

Tutta quella strada, tutta la fatica, per niente.

 

Il dungeon era  vuoto.

 

Quando Salazar le posò delicatamente la  mano sulla spalla, Amalia si asciugò le lacrime che le erano sfuggite sulla manica.

-Non te la prendere. Succede più spesso di quanto pensi- le disse piano.

-Guarda il lato positivo: hai affrontato il tuo primo dungeon senza farti troppo male o peggio!- tentò di tirarle su il morale Sam, con una pacca sul braccio.

-Mi dispiace- disse Amalia dopo un po’ -Vi ho fatto perdere tempo-

-Non dirlo neanche. E’ stato divertente, più o meno. Ehi, che ne dite di andare a bere qualcosa?- propose il nano.

-Io ci sto. Tu vieni? Offriamo noi- disse Salazar. La ragazza si asciugò nuovamente gli occhi e tentò di abbozzare un sorriso.

-Non dico di no ad una birra gratis!- disse.

Il trio uscì dal dungeon dopo che Amalia aprì il portale d’uscita. Una volta fuori, l’aria fredda della sera gli pizzicò il viso.  

 

Tornarono in città a piedi fino ad una locanda. In alto c’era una vecchia insegna che diceva “L’antro del goblin” e delle scale che portavano in basso, ad una porta.

Quando entrarono Amalia non potè fare a meno di pensare che il posto non fosse esattamente raccomandabile. Molti dei clienti, con l’aria losca, la squadrarono dalla testa ai piedi e ebbe l’istinto di darsela a gambe mentre Sam e Salazar si diressero con nonchalance ad un tavolo. La ragazza li seguì, titubante.

Una volta al tavolo, una giovane donna dai capelli biondi, strizzata in un corsetto che le metteva in risalto il seno, si avvicinò.

-Saaal~ è da un bel po’ che non ti fai vedere, si sentiva la tua mancanza- civettò la bionda, ammiccando per poi lasciarsi ad una piccola risatina. Amalia appoggiò i gomiti sul tavolo, osservando la scena con aria di sufficienza. Sam invece roteò gli occhi e si passò la mano sul viso.

-Ehiii, uhm, Linnn…- disse l’elfo strizzando appena gli occhi per ricordarsi il nome della ragazza.

-Lydia- l’aiutò lei.

-Lydia, giusto. E’ che, sai com’è, ho avuto da fare e…- cercò lui una qualche scusa.

-E ci puoi portare da bere? Tre pinte- intervenì Sam. La bionda prese l’ordine e prima di andarsene, lanciò una strana occhiata ad Amalia.

-Che problemi ha?- chiese la ragazza, non capendo il comportamento della cameriera.

-Questo scemo qui ci prova con qualunque cosa cammini ed è uscito con lei, quando, il mese scorso?- spiegò Sam.

-Sì, credo. Non ricordo- si strinse nelle spalle l’elfo.

-Lasciatelo dire, fai un po’ schifo. Non ti sei neanche ricordato il suo nome- ridacchiò Amalia.

-Che problema c’è, mi godo la vita- disse Salazar.

-Sei immortale, coglione- gli fece presente Sam.

-A maggior ragione- ammiccò l’elfo e gli altri due cominciarono a dirgliene di tutti i colori.

 

-Okay, devo chiedertelo: cos’ha portato un esile ragazzina come te ad infilarsi in un dungeon?- chiese Sam, sorseggiando la birra.

-Ho vent’anni non sono una ragazzina- protestò Amalia scrutando sconsolata il fondo della pinta che si stava svuotando.

-Per noi lo sei, siamo decisamente molto, ma molto più vecchi te- le fece presente Salazar e Amalia ci pensò un attimo su, scrutando l’elfo: sapeva che quelli della sua razza potevano avere una vita lunghissima e si chiese quanto avesse vissuto e quante  cose avesse visto.

-Comunque, mi sto addestrando per diventare una strega, magari una guaritrice, non so. Speravo di trovare qualcosa d’interessante- si spiegò la ragazza.

-Hai anche accennato di avere un lavoro- indagò l’elfo e Amalia annuì.

-Lavoro al negozio di mia nonna. “Le bizzarie di Yubaba”, è un antiquariato. Voi? Passate la vita a caccia di tesori?- chiese a sua volta Amalia.

-Quello è più un hobby. Io ho un officina alchemica mentre questo qui campeggia sul mio divano a mie spese- rispose Sam guardando di sbieco l’amico.

-Ti ripago con la mia compagnia. Ouch!- si lamentò Salazar quando il nano lo colpì. I due si misero a battibeccare mentre Amalia non potè fare a meno ridere.

 

Verso la terza pinta che i due volevano ordinare, Amalia reclinò l’offerta dicendo di dover rientrare. Una volta fuori dalla taverna frugò nella borsa. Una volta trovato ciò che cercava si voltò e porse ai due un bigliettino da visita in pergamena.

-Il numero di dove lavoro. Mi sono divertita, tutto sommato. Potremmo rivederci, qualche volta. Insomma, se vi dovesse servire una strega che vi guarda le spalle- disse.

-Sarà un vero piacere- sam prese il biglietto.

-Sicura che non vuoi che ti accompagnamo a casa?- domandò Salazar -la Capitale può essere pericolosa a quest’ora-

-Me la so cavare, grazie- stavolta fu Amalia ad ammiccare e i suoi capelli rossi crepitarono di magia -Allora, ci vediamo-

 

Il trio si separò. Ma si sarebbero rivisti presto, per condividere una lunga serie di avventure.







AAAAAAAAAAAAH
Signore e signori, dopo tentativi su tentativi e moltissimi fallimenti, sono FIERA di annunciare
la mia prima one-shot con personaggi totalmente MIEI.
Questa non è una fanfiction. E' una storia totalmente MIA.
Magari non ve ne fregherà un fico secco e sarete finiti qui per noia o per sbaglio ma sono felice
di condividere questo mio piccolo successo con chi ha letto questa storia. Questa è una specie di prova per vedere che effetto hanno questi personaggi, ne vorrei scrivere altreo con almeno altri tre personaggi e forse (se riesco) una storia a più capitoli con tutti loro. Ci lavorerò su e spero che facciate il tifo per me! ma chi mi caga?
Come sempre vi invito caldamente a lasciare una recensione/commentino, per sapere che ne pensate.
Lo apprezzerei tanto.
Grazie dell'attenzione e alla prossima!

xoxoxo supermonstar

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: supermonstar