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Autore: ThiefOfVoid    05/12/2017    1 recensioni
Scarlet Bonher, giovane assassina londinese, ma di grande esperienza e capacità, si ritrova a dover lasciare improvvisamente la patria diretta verso i Caraibi per evitare una tragedia annunciata ai danni della confraternita nel Nuovo Mondo. Non può però immaginare che un imprevisto cambierà completamente la sua vita, rendendola a tutti gli effetti parte integrante dell'età d'oro della pirateria. Attenzione: questa fanfiction è, come si intuisce, un unico gigantesco spoiler.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Kenway, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Great Inagua, marzo 1716


 

È da settembre che non lasciamo l'isola. Spesso salpiamo per saccheggiare o per rifornirci su isole vicine, ma poi torniamo sempre qui. Considerando che vorrei essere d'aiuto alla confraternita la cosa è disarmante, perché purtroppo non ho modo di comunicare con le altre basi dei Caraibi, anche perché sinceramente non so bene dove si trovino, e l'unica nave a disposizione oltre il galeone, che Thatch non molla neanche per sbaglio, è la Jackdaw. Non ho fatto altro che leggere, studiare possibili strategie o piani per salvare la confraternita delle Indie occidentali e allenarmi in spiaggia, con Adé o Edward. Passo molto tempo con entrambi: con il primo mi alleno molto di più, e nel contempo lo sto introducendo pian piano al nostro credo, e gli sto anche insegnando lo spagnolo; con il secondo mi alleno di meno, e spendo più il mio tempo libero che quello di studio o allenamento. A proposito di Edward, mi ritorna alla mente un dialogo di fine settembre o inizio di ottobre. Stavo sistemando il libro mastro dopo un saccheggio, ed ero alla scrivania nella sua cabina. Come al solito ero molto presa dal mio lavoro, e all'improvviso sentii bussare. Edward ha preso quest'abitudine quando sto scrivendo qualcosa, perché ha imparato che quando sono così presa mi spavento facilmente, e questo comporta che istintivamente porti la mano alla pistola o ad un pugnale per qualche strana ragione. Fatto sta che subito dopo entrò, facendomi una domanda abbastanza particolare prima che io potessi anche solo pensare di riprendere il mio lavoro

“Sai, dopo più di tre mesi può sembrare una domanda strana, ma come mai all'Avana non mi hai affrontato di nuovo o non hai reagito diversamente? Avresti potuto prenderti quello che cercavi”

“Per l'amor del cielo non ricordarmi di quel fallimento, brucia ancora” risposi distogliendo lo sguardo e intingendo la punta nell'inchiostro per continuare a scrivere “In ogni caso, quel mio tentativo era stato un puro azzardo. Di solito agisco dopo essermi fatta una minima idea di chi ho davanti. Nel tuo caso ancora non avevo abbastanza informazioni, ma la mattina dopo saresti andato da Torres, e agire nella residenza sarebbe stato un suicidio. La mia reazione è difficile da spiegare anche per me, ma escludevo di affrontarti in uno scontro diretto. Dopo averti visto combattere con Duncan, che non era proprio così malaccio come spadaccino, ammetto di avere avuto diverse esitazioni a causa della doppia sciabola. Per questo avrei preferito derubarti con discrezione e sparire per sempre, ma qualcosa è andato storto, e presa dal panico della situazione nuova ho reagito così piuttosto che piantarti una lama nel petto”

“Vuoi dirmi che prima di allora non ti era mai capitato di fallire un borseggio?”

Non alzai lo sguardo, concentrata sul mio lavoro mentre parlavo, ma credo che la cosa lo avesse abbastanza stupito “Puoi dirlo forte. Sono sempre stata molto furtiva, sia nell'avvicinamento che nel borseggio vero e proprio, eppure con te ho fallito. Ti sei in qualche modo accorto di me, hai fatto finta di nulla, hai preso una vietta secondaria e mi hai teso una trappola”

“In compenso sei stata molto brava a seminarmi”

“Già. Però sai, ancora non mi spiego perché ho avuto proprio quella reazione. In casi del genere rispondo con linea difensiva ma molto più letale” non parlai per un paio di istanti, ma appena finito di scrivere posai la penna e continuai a parlare guardandolo in faccia “Nonostante tutto ciò che questo comporta, sono quasi sollevata di aver fallito. Se quel giorno non fossi stata presa dal panico e ti avessi accoltellato ora non sarei qui”

"Direi che posso dire di essere sollevato anche io" rispose prontamente, strappandomi una risata

Ora sto prendendo con Adé una pausa dall'allenamento, seduti all'ombra delle palme, come spesso accade in questi giorni non completamente produttivi. Stiamo parlando un po' del nostro passato per conoscerci meglio attraverso alcuno aneddoti strani o divertenti. Sento parlare Edward e Kidd in lontananza ora, e Kenway nomina la moglie, dicendo come questo posto una volta messo a posto sarebbe perfetto, e cambio espressione immediatamente

"Qualcosa non va Scarlet?" Mi chiede il quartier mastro

Abbasso notevolmente la voce, non volendo essere sentita "Lo hai sentito che ha detto Edward no?" annuisce semplicemente, con l'espressione tipica di chi sta insinuando qualcosa "oh no, non iniziare con la storia che avere invidia al solo nome di una moglie dica molte cose"

"Non è forse così?"

"Bhe, è anche così, ma inevitabilmente penso che ipoteticamente lui potrebbe avere una famiglia ora, io nemmeno ipoteticamente. I templari mi hanno portato via ciò che avevo di più caro, hanno ucciso i miei genitori e la mia famiglia erano solo loro, e li avrei portati volentieri qui una volta trovato un posto adatto. Il mio unico affetto semi famigliare è il mio mentore, che per quanto ne so io potrei non vedere mai più”

“Non hai altri parenti, o un fratello o una sorella?”

Scuoto la testa in segno di diniego “La mia famiglia è molto piccola, i pochi parenti che potevo avere già sono morti da anni, non li ho mai conosciuti, e sono figlia unica, anche se a volte mi sembra di avere un fratello maggiore, anche se non di sangue” rispondo sorridendo leggermente, sperando che intenda ciò che voglio dire “Ora non voglio passare per la vittima di turno, è solo che anche se non lo mostro sempre mi mancano terribilmente, e ci sono momenti in cui mi chiedo se sarebbero fieri di me anche da pirata”

“Io credo di sì, l'hai detto tu che essere parte delle nostra ciurma non va contro il vostro credo, e questo in ogni caso non cambia il fatto che tu sia una persona di buon cuore e dalla mente aperta, e dalla spiccata intelligenza anche. Penso proprio che non avrebbero ragione di essere delusi”

“Bhe, ti ringrazio, ma non ho fatto altro che parlare quasi solo di me, del tuo passato so ancora poco. Si potrebbe rimediare alla cosa, se non ti è di disturbo?”

Prima che possa iniziare a dire qualsiasi cosa, sentiamo qualcuno avvicinarsi di fretta, e voltandomi vedo James venirci in contro “Scarlet, avevi ragione. Abbiamo trovato una scala che faceva da uscita secondaria alla casa, siamo riusciti ad accedere allo studio. C'era la mappa che ha venduto Edward”

“Cosa!? E quindi ora che facciamo?”

“Andrò al rifugio più importante, a Tulum. Da lì credo che ci sarà modo di avvisare tutti. Vi conviene stare pronti, credo che Edward arriverà fra non molto e dovrete salpare al più presto”

In men che non si dica io e Adé torniamo alla Jackdaw per organizzare tutto. Io penso alle provviste, e mi rendo subito conto che non ne abbiamo abbastanza per questo viaggio e che dovremo fermarci per i rifornimenti.

Finalmente, dopo aver passato buona parte del viaggio a fare la guastafeste ricordando che prima saremmo arrivati meglio sarebbe stato, ci avviciniamo all'isola. Non posso fare altro che rilassarmi almeno un po', per quanto ho ancora paura che il nostro arrivo non sia stato così tempestivo. E' molto probabile che i templari stiano già iniziando ad attaccare gli assassini qui nei Caraibi, ne è passato di tempo, hanno avuto modo di organizzarsi, e ho davvero paura che le cose potrebbero non mettersi bene per noi, sempre che già Tulum non sia stata attaccata. Non c'è nessuno sulla spiaggia, ma per quanto ne so io potrebbe anche essere normale, probabilmente gravitano in torno al tempio maya nel cuore dell'isola. Comunque sia, seguirò Edward per tutto il tragitto, nella speranza di trovare qualcuno ancora vivo

“Sarà cosa facile, già conoscono Scarlet, non dovrebbero considerarci come una minaccia” sento dire al capitano, in risposta a non so che domanda

“A dire il vero non è proprio così” mi intrometto, quasi timidamente “Gli assassini all'Avana mi conoscono, ma non ho mai incontrato quelli di Tulum, com'è ovvio, e di certo il mio nome non è arrivato fino a qui da Londra. Per poter essere al sicuro dobbiamo trovare James”

Annuisce semplicemente, rassegnato, e ci mettiamo in marcia. Per tutto il tempo noto un'attenzione diversa da parte di Edward, maggiore rispetto al solito, che fa di tutto per evitare di dover anche solo stordire qualche assassino, e lo apprezzo profondamente, anche se non lo ammetterò mai. Ci addentriamo sempre di più, ma di Kidd nessuna traccia, e la cosa comincia a seccarmi un po'. Come nonostante tutto sono felice di constatare, la sorveglianza sull'isola è molto buona, e passare senza essere individuati non è cosa facile, soprattutto quando hai a che fare con chi usa i tuoi stessi trucchi. Finalmente si vede un tempio ben integro, e una volta qui troviamo James quasi subito

“Cristo Kidd, mi hai cacciato in un guaio. Era dei monaci a guardia del tesoro di cui mi parlavi?” il tono di voce di Edward non lascia alcun dubbio, è particolarmente seccato da tutto questo

“Ho detto che conoscevo un segreto, non che era facile”

“Sì, ma avresti almeno potuto avvertirli del nostro arrivo. Almeno uno di noi due ha un bel motivo per farsi odiare qui” controbatto con un tono di voce più basso rispetto a quello di Edward

“Apriamo questa porta e ti mostrerò cosa c'è dentro” risponde ignorando completamente la mia leggera provocazione

Fa a malapena in tempo a farlo, quando uno degli assassini si avvicina a noi “Capitano Kenway” Edward risponde istintivamente, sfoderando una delle pistole, ma questo mio sconosciuto confratello è più rapido sia di me che di lui, e pur non disarmandolo interrompe quello che sarebbe stato il suo movimento “Scarlet” aggiunge salutandomi con un cenno, e mi pietrifico sul posto per qualche strana ragione

Sono conosciuta anche a Tulum, avrei potuto risparmiarci questa levataccia. Mi conoscono per indicazioni dal mio mentore a Londra? E' stato James a parlargli di me? E' l'unica cosa che riesco a processare nella mia mente mentre quello che credo sia il Mentore qui chiede ad entrambi, anche se sembra più interrogare Edward, di Duncan, della mappa, e del perché abbia fatto tutto questo.

“Lui ha il senso, Mentore” è l'unica cosa che sento con precisione dire a James, giusto per aggiungere un altro po' di stupore, perché non era abbastanza

Mai prima d'ora avevo incontrato qualcuno che come me lo avesse. “Riconosceresti il suo volto se lo rivedessi ancora?” continua l'assassino sconosciuto, riferendosi al saggio

“Penso di sì”

“E tu Scarlet?”

“S-sì, potrei riconoscerlo se necessario”

“In ogni caso ho bisogno di esserne sicuro”

Insieme ad altri assassini che si erano avvicinati, si allontana “Meno male che non ti conoscevano eh” Il tono di voce di Edward non mi aiuta in questo momento di agitazione

“Oh, scusa tanto, ma non passo la mia vita montandomi la testa e pensando di essere talmente degna di nota da essere conosciuta dove non ho mai messo piede” rispondo malamente, cosa insolita per me a dire il vero. Prima che la discussione possa continuare però, l'assassino che credevo si fosse allontanato mi richiama a se con un cenno “Andate, ci vediamo dopo”

Il mio atteggiamento in questo momento non nasconde molto quella che è la mia agitazione. Nemmeno il mio primo balzo della fede nel Mediterraneo mi ha messo tanta ansia. Il fatto che un assassino per me ancora sconosciuto di un rifugio potenzialmente in pericolo mi richiami a se mi fa pensare al peggio “Non voglio usare mezzi termini. Abbiamo avvistato una nave inglese”

“Forse posso fermarli priva che arrivino sull'isola, anche se ancora non credo di saper gestire al meglio una battaglia navale”

“No, ad occhio la vostra nave non potrebbe uscirne vincitrice”

“Già, ancora dobbiamo potenziarne la resistenza, quel cocciuto del capitano sta dando più attenzione ai cannoni prima che alle difese”

“Non possiamo fare altro che tenerci pronti, sperando di riuscire a resistere”

Dopo una breve discussione, si decide che posso essere molto utile nella giungla, che è paradossalmente la zona forse più problematica perché solitamente più sguarnita. Corro all'impazzata verso l'entrata alla giungla, sperando di contenere l'attacco direttamente all'origine ed evitare un massacro. Dalla mia posizione si può vedere quella maledetta nave avvicinarsi sempre di più, è una fregata. Questo è un problema, anche se non c'è paragone con un vascello ospita un buon numero di soldati. Siamo molti, ma mai come loro, che in teoria avranno anche un maggior numero di risorse, e dei granatieri, che sono sempre una bella spina nel fianco. Cerco sempre di evitare lo scontro diretto con quegli energumeni, sarò anche abile, ma sono piuttosto gracilina rispetto a loro, possono stordirmi come niente; per questo uso armi a distanza o gli uccido in volo. Proprio perché so che ce ne saranno mi arrampico su un albero, ben nascosta, e mi tengo pronta ad attaccare da lì. Più gli istanti passano, più il mio cuore batte all'impazzata. Attraccano e si gettano all'attacco in un gruppo spaventosamente ben compatto. Davanti, come sospettavo, ci sono dei granatieri. Aspetto che passino sotto il mio albero, e sguainando le lame celate, mi getto su di loro, uccidendone subito due in volo. Altri due non fatto in tempo a reagire e si ritrovano le mie lame nella carotide. Ma ce ne sono altri subito dietro, che tentano di attaccarmi senza esitare. Intanto anche altri assassini si sono gettati all'attacco, ma i granatieri se la prendono con me, forse perché già sono famigerata o perché mi considerano più pericolosa. Uno fra loro tenta di colpirmi, ma schivo il suo attacco e gli sparo dritto in fronte. A malapena blocco un secondo attacco, afferrando l'impugnatura dell'arma poco prima della lama, e miracolosamente riesco a togliermelo di dosso con un calcio al basso ventre. Un istante dopo riesco solo ad intravedere un ennesimo granatiere, prima che mi scaraventi a terra, stordendomi. Per un istante credo che sia la fine, ma uno di noi si getta nella mischia per salvarmi, finendo per essere ferito gravemente. Presa dalla rabbia, afferro la seconda pistola, ancora carica, e seppur ancora rintontita, sparo a quel bastardo senza alcuna esitazione, per poi avvicinarmi al mal capitato, che esala il suo ultimo respiro sotto ai miei occhi. Rimango pietrificata per un breve istante, venendo logorata dalla rabbia più totale. Solo dopo mi rendo conto che i soldati se ne sono andati, addentrandosi nell'isola. Sarebbe stato un errore fatale se fossero rimasti qui. Dopo aver chiuso gli occhi di questo mio malcapitato confratello, mi rendo conto che la situazione è davvero critica, perché anche la ciurma sta rischiando di venire catturata. Ritorno verso la Jackdaw il più velocemente possibile, e gettando una delle bombe fumogene che raramente uso guadagno una manciata di secondi, nel quali mi libero di diversi soldati sfruttando il fumo. I pochi sopravvissuti vengono neutralizzati con estrema facilità. Seguita poi da parte della ciurma mi addentro nell'isola per evitare che il peggio si concretizzi. Ma sembra che tutto sia già perduto. E' pieno di cadaveri delle nostre fila, poche vittime hanno la giubba rossa, e alcuni della ciurma, che a quanto pare devono aver deciso di andare avanti da soli prima che mi riprendessi, sono stati catturati. Mi separo quindi dagli uomini che sono con me, a cui chiedo di fare attenzione nel cercare di liberare gli altri, e mi addentro nel cuore dell'isola, dove credo ci saranno più assassini. Cerco di essere il più furtiva possibile, e per il percorso ce ho fatto mi imbatto in un unico assassino, che sta per essere fucilato. Sono ancora lontana sia per il pugnale che per la pistola, così esco allo scoperto, ma appena sono a portata il colpo è già stato sparato. Preda dell'ira, sparo al soldato che regge la lanterna prima che possa capire minimamente cos'è accaduto, e sguaino le spade per occuparmi dell'altro, che mi attacca debolmente, e rispondo con ferocia, prima parandomi e poi trapassandolo da parte a parte con una delle spade. Sposto istintivamente lo sguardo verso il tempio, avendo l'impressione di sentire delle voci, e incrocio lo sguardo di Edward, che ha assistito alla scena. Credo che siano appena usciti da lì, e vedere visi amici non attenua però la mia rabbia, che probabilmente mi ha portata a sfoderare uno sguardo torvo al mio capitano, pur senza volerlo, o forse era intenzionale? In fondo è lui ad aver venduto le mappe, è colpa sua se tutto ciò sta accadendo...ma quella che ha fallito la sua missione sono io. Intravedendo della nuova attrezzatura salgo all'uscita del tempio, sperando che ce ne sia anche per me, e le mie aspettative si dimostrano corrette. Ci vengono date una cerbottana a testa con dei dardi dalle piume blu, che sono soporiferi, e altri dalle piume rosse, così detti del furore. Infilo i dardi fra le mie munizioni, ma non aggancio nemmeno la cerbottana da qualche parte, perché tanto la userò presto

“Io penso al lato destro dell'isola, tu occupati del sinistro” dico, o meglio ordino, ad Edward; capitano o non capitano in questo momento non ammetto repliche, perché questo è il territorio degli Assassini, e la mia autorità qui è superiore. Lui è quello vivo per puro caso, io sono colei che lo ha graziato

Man mano, utilizzando molto i dardi e i pugnali, elimino i soldati e mi avvicino sempre di più alla spiaggia, dove ci sono gli ultimi prigionieri, e una volta arrampicata riesco a farmi notare da Adé, che è rimasto in salvo con parte della ciurma. A gesti, riesco a fargli capire quale sia il mio piano, al mio segnale ci scaglieremo contemporaneamente su un ultimo gruppo di soldati per liberare i prigionieri. Lascio che si avvicini, anche lui furtivamente, e con talento, e poi do il segnale. Lui attacca all'improvviso dal cespuglio, mentre io mi scaglio dall'alto, e li uccidiamo tutti. Libero i prigionieri, ma nelle mie azioni si nota l'ostilità e la rabbia che mi pervadono in questo momento, e la cosa allarma Adé

“Pensa ai ragazzi della ciurma, tornerò fra un po' alla Jackdaw”

“Sicura di stare bene?” mi chiede preoccupato

Sorrido amaramente, soppesando poco le parole “Per niente”

Senza aggiungere altro mi allontano, sentendo in parte il discorso che viene fatto ad Edward “Ma sei volgare e arrogante, e vai in giro in una tenuta della quale non sei degno”

“Ma tutto è lecito, non è il vostro motto?” non solo la risposta mi risulta irritante, ma anche il tono e la strafottenza con cui viene pronunciata

“Usare parole che non comprendi a tuo piacimento è l'ultima delle cose che dovresti fare in questo momento” mi intrometto con rabbia, facendo salire la tensione fra me e lui, che viene però lasciata lì a macerare

“Ti assolvo per le tue colpe all'Avana e altrove, ma non sei più il benvenuto qui”

“Aspetta” lo interrompo prima che se ne possa andare “Nonostante io voglia profondamente tirargli uno schiaffo in questo momento, la colpa non è completamente sua” puntualizzo, lasciando che sia il mio senso di colpa a parlare “Sarà anche un'arrogante, forse senza speranze di guarigione, avrà anche venduto le mappe senza rendersi conto di che diavolo stesse facendo, ma stava a me impedirlo, e ho fallito miseramente. Sono partita da Londra apposta per recuperare ciò che Duncan ci aveva tolto, ma alla luce dei fatti sono sempre più convinta che sarebbe stato meglio scegliere qualcun altro. Quindi per quanto mi riguarda Edward non dovrebbe essere l'unico a non essere più benvenuto qui”

Mi allontano senza aggiungere altro, con quel profondo desiderio di poter sparire, con l'unico desiderio di nascondermi per un po'. Prima però c'è almeno una cosa che devo fare. 

  
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