Anime & Manga > Caro fratello
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Autore: Miss_Moonlight    06/12/2017    1 recensioni
Con questo racconto, ho voluto proseguire il manga di Ryioko Ikeda, "Oniisama e" ("Caro Fratello"), dunque segue gli avvenimenti del fumetto, non quelli dell'anime (cartone animato).
Rei Asaka (Saint Just) pare essersi suicidata, mentre Kaoru Orihara è morta di cancro, due anni dopo il matrimonio con Takehiko Henmi e la loro partenza per la Germania.
La storia del manga era ambientata verso la fine degli anni Settanta, dunque, nel mio racconto, siamo negli anni Ottanta.
La pubblicherò a capitoli ma non farò attendere molto; ho finito il racconto, lo sto solo ricopiando a pc (dato che a me piace scrivere su carta :) )
Se qualcuno leggerà e ed avesse voglia di scrivermi un commento, mi farebbe piacere!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Fukiko Ichinomiya, Mariko Shinobu, Nanako Misonoo, Rei Asaka, Takehiko Henmi
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Threesome
Capitoli:
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Cara”, idiota, ingrata, stupida me,
cos'è successo, dentro me, nei confronti di Fukiko? Cosa sono queste sensazioni, questi… sentimenti?
Sono stata ammaliata da lei, come non lo ero stata da nessuno, negli ultimi anni.
Sono stata coinvolta al punto da non pensare più al fatto che lei fosse la principale causa del dolore di Saint Just.
Ho pensato solo che... sono sangue dello stesso sangue e che Lady Miya condivide il mio dolore. È l'unica a condividere proprio il mio dolore. Lo vedo, lo sento, lei ha dentro quel macigno che la morte di Saint Just ha scagliato in me. Anche se… una parte di me, stasera, si è ribellata a questo pensiero, ha gridato all'ingiustizia: Lady Miya non ha il diritto di provare il mio stesso dolore, dato che… dato che… è parte della sua causa.
Ma, allora? Perché non ho il coraggio di odiarla?
Lady Miya ha dentro una contenuta tristezza e le credo, le credo davvero, quando dice che vorrebbe rimediare.
Ma non può. Non può. Cosa potrebbe mai fare? Il passato non si può cambiare.
Ha iniziato a piovere.
Sono a Londra.
In un hotel a 5 stelle.
Con Fukiko Ichinomiya
che mi tratta… come non ha mai trattato Saint Just.
È questo che sta facendo? Sta cercando di rimediare… tramite me?
È perché si sente in colpa che non ha denunciato l'aggressione subita? Pensa che sia il karma? Non era solo per il suo rinomato orgoglio?
In tutto questo elucubrare solitario, lei è nella stanza di fianco e me la immagino avvolta in seta nera, solenne, anche se tormentata da incubi
e mi sento vergognosamente lusingata di star avendo un posto speciale nella reggia della sua esistenza, nella fortezza della sua persona.
Quando ero una sprovveduta ragazzina, mi aveva manipolata, si era presa gioco di me… Ma ora…Ora siamo due adulte, che hanno perso le persone amate, che hanno un pesante bagaglio, colmo di passato, che citano Baudelaire a memoria e… E sono sicuramente ubriaca anche oggi.
Come commenteresti questa mia lettera, se la leggessi, caro fratello?

Il giorno seguente, Nana si svegliò presto, più eccitata all'idea di quella giornata da turista, di quanto non fosse tormentata dai pensieri della sera precedente.
*Dovrei salutarla, prima di uscire? Dovrei darle il buongiorno? … Ieri ci siamo già augurate buona giornata…* Si interrogò.
Scese nella sala da pranzo e vide che Lady Miya non c'era; fece colazione con pane tostato e marmellata, dopodiché partì.
Fu servita e riverita come una vera signora. Anche l'autista la trattò con deferenza, chiamandola “signorina” tutto il tempo. *Chi pensano io sia? Che ruolo mi attribuiscono?*
Fu presto distratta dai suoi pensieri, trovandosi di fronte a capolavori come Buckingham Palace, The London Bridge, Trafalgar Square…
Girovagando quella grande città immersa nella nebbia, nemmeno si rese conto di quanto tempo fosse passato che si ritrovò già alle ore 17.
“Devo assolutamente ancora vedere Camden Town!” Esclamò.
“Andiamo subito, signorina.” Rispose accondiscendente, l'autista.
Arrivata in loco, Nana fu immersa in un'atmosfera surreale, come fosse il set di un film.
Tutto era in tema punk e dark:gli edifici, i bar, i negozi e perfino le persone.
*Non ho mai visto tanti colori di capelli in vita mia!* Pensò, meravigliata, mentre vedeva giovani passare.
“Let's come to The Blitz club, tonight!” Le disse uno di questi, dandole un volantino.
Nana lo osservò, già con un' idea in mente.

Quando rientrò all'hotel, erano già le 20.
Alla reception chiese della signora Ichinomiya e le dissero che era in camera, allora Nana salì, con due grandi buste in mano, non volendo essere aiutata.
Bussò.
Fukiko aprì la porta, rivelando un aspetto formale, perfettamente agghindata da signora, in un prestigioso tailleur bordeaux.
“Bentornata. – Esclamò l'Ichinomiya e, facendosi da parte per far entrare la Misonoo, aggiunse – Com'è andata la giornata?”
“Benissimo! Ho visto dei luoghi molto interessanti...”
“Ti è piaciuta Londra? Ritengo vada vista ma non è tra le città che preferisco...”
“Secondo me, è più da vivere che da ammirare. A tal proposito, sei pronta al mio turno turno organizzativo? Com'è andata oggi?Sei stanca?”
“È andata. Le solite formalità. Stanca non lo sono ma ho un po' timore della tua proposta, vedendoti così… frizzante...”
“Non vorrai venir meno...”
“Non sia mai!”
“Prego, indossa questi.” E Nana le allungò due sacchi.
“Sono per me?” Chiese l'Ichinomiya, alquanto sorpresa.
“Certo.”
Fukikò estrasse il contenuto e rimase a bocca aperta nel trovarsi in mano dei panta fuseaux di velluto, una camiciona ampia e degli stivaletti dalla punta pronunciata, con fibbie metallizzate. Tutto tassativamente nero.
“Questi sono i classici puntalini new wave.” Esclamò Nana, soddisfatta.
“… Dovrei… vestirmi così?”Chiese l'altra, incredula.
“Certo. Avrei potuto prenderti qualcosa in latex e tulle...”
“No, no, per carità! Va bene così.”
“Allora, ti lascio preparare. Vado anch'io. Un'ora va bene?”
“Dovrei farcela.” Rispose Fukiko, facendole l'occhiolino.
Nana andò nella propria stanza. Si fece una doccia, si truccò gli occhi di nero, più accentuati del solito, definì le sopracciglia, aggiunse cipria bianca sul viso e si cotonò i capelli, tutti da un lato.
Indossò dei pantaloni in ecopelle, anfibietti al polpaccio, un'ampia camicia bianca, sulla quale mise una cravatta, lasciata larga, intorno al collo.
Prese la giacca e bussò alla porta comunicante, ridacchiando tra sé, all'idea di vedere Lady Miya conciata a quella maniera. Quando se la trovò davanti, Nana si sentì avvampare. L'Ichinomiya si era spazzolata i capelli, eliminando i boccoli della messa in piega ed ora la chioma le ricadeva sulle spalle, lungo la schiena, mossa e naturale.
La camicia larga celava le sue forme femminili e, così, di scuro vestita, somigliava più che mai alla sorella.
Nana cercò di riaversi e fu come riprendersi dall'apnea.
“Sono ridicola, vero?” Chiese Fukiko, un po' affranta.
“No…sei...meravigliosa...” Non riuscì a non dire l'altra.
“Davvero? – Fukiko era alquanto perplessa – Non mi sono nemmeno un po' truccata...”
“Non ne hai bisogno...”
“Hmmm… Tu sembri uscita da una rivista! Non voglio sfigurare.”
“Ha-ha. Tu? Sfigurare? Dai, andiamo!”
Nana la prese per mano e la trascinò.
Fukiko afferrò un trench nero, un rossetto bordeaux scuro e lasciarono la camera.

L'autista le portò nel quartiere Soho, dove Nana capì immediatamente di essere arrivata nel posto giusto, quando vide, davanti ad uno stabile anonimo, una serie di persone dallo stile ricercato e vistoso.
Alcune erano punkeggianti, altre cabarettistiche, teatrali di certo, vistosamente truccate, chi vestito con colori fluo, chi in total black.
Nana e Fukiko entrarono; delle scale conducevano in un sotterraneo che ricordava una grotta.
Una nebbia artificiale avvolgeva l'ambiente e gli avventori.
Nana sembrava entusiasta, mentre Fukiko non appariva a proprio agio.
“Sono questi i posti che frequenti?” Chiese quest'ultima, quasi gridando, a causa della musica ad alto volume.
“Relax, Madame!” La canzonò la Misonoo e si diresse verso il bancone del bar.
Fukiko affrettò il passo, per non rischiare di rimanere indietro, sola.
“Cosa beviamo?” Chiese a Nana.
“Martini bianco!”
“Una bottiglia, prendi la bottiglia!” Esclamò Fukiko, allungando i soldi.
Quando l'ebbero acquistata, Nana puntò un divanetto, in un angolino ed andarono a sedervisi.
Fin dal loro arrivo, erano state squadrate e commentate dai presenti. “Chi sono? / Son ragazze? / Da dove verranno? / Che
linea / Che belle / Sono sorelle?”
“Non chi hanno dato i bicchieri….” Si lamentò Fukiko.
Nana, per tutta risposta, aprì la bottiglia e ne bevve.
“Effettivamente… funziona anche così.” Commentò l'altra e bevve a sua volta, al che, la Misonoo, quando il dj mise “Dark entries”, dei Bauhaus, esclamò: “Uno dei miei gruppi preferiti! Dai, balliamo!”
“No, no, io non ballo. Va' tu.”
Allora Nana si alzò e, tra altri che occupavano uno spazio in pista, si mise ad ondeggiare lentamente, a ritmo. Con la testa un po' all'indietro e gli occhi chiusi, si lasciò trasportare dall'amata musica.
*… Ama la vita, più di quanto se ne renda conto… E si diverte… Nana si sa divertire!* Rifletté Fukiko.
Un giovane con la cresta verde s'accese una sigaretta, davanti a lei; Fukiko si alzò e gliene chiese una.
Quando il brano finì e Nana fece per tornare a sedere, vide l'Ichinomiya appoggiata ad una parete, con la sigaretta tra le labbra.
Restò a guardarla, incantata, mentre le note di “Three”, dei Cure, si espandevano, tra la nebbia.
Nana si avvicinò a Fukiko, cercando di tenere le narici aperte il più possibile.
Mise le mani sulla vita dell'Ichinomiya e le si avvicinò, fino ad annusarle il collo e su, il volto tutto. Le vennero le lacrime agli occhi dall'emozione quando le parve di sentire anche solo un barlume del profumo, pelle-misto tabacco, che aveva Saint Just.
Prese il volto di Fukiko tra le mani e la baciò appassionatamente.
Fukiko sorrise in quel bacio.
Nana appoggiò il viso sulla spalla dell'Ichinomiya ed ella gettò la sigaretta a terra, intrecciò le braccia intorno alle spalle della più giovane ed appoggiò la testa contro la sua.
Rimasero così a lungo, non seppero per quanto, non fecero più caso agli altri.
La riconnessione al resto del mondo avvenne, per Nana, quando si ritrovò a canticchiare il brano che risuonava:
“I wish you were here
We're just two souls, swimming in a fish bowl
Year after year
Runnin' over the same old ground
What have we found?
Same old fears
Wish you were here...”1
Si guardarono negli occhi.
“I am here.” Disse Fukiko.

La luce del sole le dava fastidio già da un po' ma avrebbe voluto no svegliarsi, ancora per un po', per lo meno…
Quando si decise, il volto di Fukiko fu la prima cosa che vide, lì, a due centimetri dal proprio.
I loro profili quasi si perdevano gli uni nei capelli dell'altra.
Si tenevano le mani.

1 Wish you were here, Pink Floyd.

   
 
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