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Autore: Arwen88    24/06/2009    8 recensioni
introduzione Clan Hyuuga Questa fan fiction si muove tra il passato, il presente ed il futuro di alcuni membri del Clan Hyuuga analizzandone i pensieri e le emozioni che probabilmente hanno provato in particolari momenti che hanno condizionato la loro vita. Personaggi: Hiashi Hyuuga, Hizashi Hyuuga, Neji Hyuuga, Hinata Hyuuga.
Neji Hyuuga si stava allenando.
L'attenzione si acuì sui movimenti armoniosi, veloci, eleganti e mortali che il giovane eseguiva.
Non c'era spazio per l'errore, non c'era tempo per le distrazioni. Tutto il suo essere era teso fino allo spasmo nel desiderio di poter finalmente raggiungere la perfezione.
I tratti maturi dell'osservatore cambiarono espressione, il pensiero che correva incontro alla metà ormai perduta di se stesso.
Hizashi, ne saresti fiero.
***Terza classificata al contest "Scegli tu la traccia" indetto da Rota23.***
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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clan Hyuuga Terza classificata al contest "Scegli tu la traccia" indetto da Rota23.



Nick autore: Arwen88
Titolo: Clan Hyuuga
Squadra/ Gruppo di appartenenza: Orologio
Rating: Giallo.
Eventuale pairing: nessun pairing
Avvertenze: Spoiler, What if, Triste, Introspettivo.
Tipologia ff : One-shot
Note autore: La storia raccontata in questa fan fiction è quasi sempre la stessa (diciamo) ma è raccontata dai diversi punti di vista delle persona coinvolte e si svolge tra il passato ed il presente delle voci narranti con un pizzico di pensiero rivolto al futuro. Ho sfruttato l'idea del tempo che scorre mutando le persone e del tempo che finisce con l'avvicinarsi della morte. I tre asterischi sanciscono il cambio di voce narrante.


                                 Clan Hyuuga.


Gli occhi bianchi si sollevarono dai fogli che esaminavano, esitarono per un attimo per poi posarsi sul vetro della finestra. Le striature umide gli fecero capire che fuori il cielo aveva aperto le sue cataratte. L'uomo posò le mani sul ripiano ligneo davanti a sé e, lentamente, si alzò dalla sedia. Piegò leggermente il capo di lato, tendendo i muscoli del collo indolenzito per le troppe ore rimasto fermo. Con calma i suoi passi si diressero verso la finestra. Lo sguardo, dapprima perso nella pioggia, fu catturato da un rapido movimento nel cortile sottostante.
Neji Hyuuga si stava allenando.
L'attenzione si acuì sui movimenti armoniosi, veloci, eleganti e mortali che il giovane eseguiva.
Non c'era spazio per l'errore, non c'era tempo per le distrazioni. Tutto il suo essere era teso fino allo spasmo nel desiderio di poter finalmente raggiungere la perfezione.
I tratti maturi dell'osservatore cambiarono espressione, il pensiero che correva incontro alla metà ormai perduta di se stesso.
Hizashi, ne saresti fiero.

I ricordi volarono a due ragazzi, l'uno uguale all'altro, legati dal sangue, dall'amore; divisi dalle convenzioni.
Eppure c'era un tempo in cui quelle regole per loro non significavano niente.

I due ninja scattarono l'uno contro l'altro, gli affilati kunai tagliavano l'aria, i visi concentrati non tradivano neppure un filo di timore per l'avversario: entrambi lo notavano ed ambedue ne sorridevano nel loro intimo. Ma quelli non erano sorrisi di scherno, anzi: erano le uniche testimoniane di calda felicità che i due giovani potessero concedersi. Non c'era spazio per le dimostrazioni di affetto all'interno del prestigioso Clan Hyuuga.
Il futuro capoclan deve mostrarsi duro, inflessibile, intransigente e irraggiungibile.
I membri della casata cadetta non devono mostrare i propri sentimenti, devono tenerli celati, nascosti al mondo dai loro capi chinati in segno di prostrazione.

Ma, dentro di loro, quei due ragazzi sapevano di essere legati, di essere amati, di poter avere fiducia nell'altro.
E ne potevano sorridere.
La battaglia -l'allenamento- proseguiva senza sosta, senza cedimento alcuno: era una danza, un incontro.
Era spietata armonia che rappresentava per loro la più autentica comunicazione: attraverso i movimenti potevano capire se il proprio avversario fosse stanco, triste, felice... Potevano capire se la giornata fosse stata buona o se tutto ciò che si desiderava era il silenzio e la fatica che avrebbero prodotto un buon sonno.
Perché quei due fratelli erano come un solo uomo.
Possedevano lo stesso viso, lo stesso sangue, lo stesso desiderio: diventare il migliore per poter proteggere l'altro.
Ma forse ciò che desideravano era anche dimostrare di essere all'altezza del proprio nome.
Forse anche più del proprio gemello.


-Hiashi, posso dirti un segreto?-
Gli occhi curiosi di un dodicenne si fissarono sul viso che tanto conosceva bene.
-Certo!-
Un sorriso spensierato sorse sulle labbra di un ninja che non si era ancora arreso alle regole impostegli.
-Voglio diventare il migliore del clan!-
-Ma non puoi, quello è il mio ruolo!-
Hizashi incrociò le braccia al petto, l'espressione imbronciata tradita dal sorriso malizioso.
-Ah, sì?-
Il maggiore aprì la bocca per replicare ma l'udire l'avvicinarsi delle voci degli adulti fece rizzare in piedi entrambi i fratelli.
Prima ancora che la porta del giardino si aprisse, entrambi erano spariti senza lasciare tracce.
Diretti verso due luoghi diversi. Consci della punizione in cui sarebbero incorsi se li avessero scoperti in puerili passatempi. Felici di avere un compagno di vita.

Com'è morta la nostra voglia di vivere le nostre vite e non quelle che ci erano imposte? Come ci siamo allontanati? Come ci siamo persi? Se ne avessimo avuto il tempo, ci saremmo ritrovati?

Ma il tuo tempo è finito, concluso prima del mio.
Un gemello non dovrebbe mai morire prima del fratello: il superstite sentirebbe troppo dolore nel momento in cui la sua anima si lacererebbe.

Se ne avessimo avuto il tempo, ci saremmo restituiti la fede persa?
Forse sì, dopotutto il tuo ultimo gesto... Cos'era se non l'ultimo sorriso di fiducia?
Credevi che io non lo sospettassi, ma in quel pugno -il nostro ultimo scontro- ho percepito il tuo sorriso interiore.
Fratello...

Alla fine tuo figlio ha raggiunto la meta che c'eravamo preposti entrambi.
Dovresti vederlo: è perfetto, armonioso, letale. Il genio del clan.
Ne saresti orgoglioso.
Se solo fossi morto io.
Se solo fosse stato il tuo, il primo orologio a ticchettare.


                                                                           ***


La figuretta mora annaspava, le gambe che si muovevano impacciate nell'allenamento. Era lampante quanto ci mettesse buona volontà, almeno quanto lo era il fatto che la piccola non era portata per le arti ninja.
Hizashi Hyuuga osservava la nipote ansimare schivando gli attacchi del padre. Strinse i pugni, l'irritazione che montava in lui.
Neji è molto più bravo. Molto più portato.
Rispetto a lei potrebbe essere un capoclan migliore.
Se lei morisse...

Prima ancora che l'uomo potesse impedirsi di augurare il decesso alla piccola, percepì le membra entrare duramente in contatto col pavimento, fitte lancinanti di dolore trapassavano il suo cervello come scariche elettriche.
Il capoclan lo guardò gelidamente, intimandogli di non avvicinarsi più alla figlia.
Il ninja sentì il bambino al suo fianco piangere invocandolo. Capì che era spaventato per lui... Forse deluso.
Hiashi, come hai potuto farmi questo davanti a Neji?


L'uomo sedeva composto sotto il pergolato del cortile di casa Hyuuga, gli occhi bianchi seguivano l'allenamento di suo figlio.
Neji Hyuuga poteva avere un grande futuro davanti a sé. Se solo lui fosse riuscito a ribellarsi alle regole del clan...
L'adulto ripensò ad una conversazione col bambino svoltasi poche ore prima, proprio sotto quel pergolato.

-Padre, quella bambina è molto carina, non trovi?-
Lo sguardo dell'uomo assunse una nota triste fissando il sorriso innocente sul viso del bambino.
-Sì, è carina.-
-Secondo te potremmo diventare amici?-
-Non penso: voi due state su livelli diversi.-
-Vuol dire che non potremo stare vicini?-
Un leggero sospiro sfuggì dalle labbra del ninja.
-Al contrario: probabilmente tu sarai l'unico a poterti avvicinare a lei. Il tuo destino è di proteggere la futura capoclan.-
Il sorriso di gioia che faceva brillare l'intera figura del piccolo fece sprofondare ancora di più il morale del padre.

Nati per proteggere, per servire. Per ubbidire a queste regole.
Anche se ci fanno soffrire, pur se ci tolgono gli unici appoggi che riteniamo perduranti.
Arriverà il giorno in cui potremo decidere noi stessi il nostro avvenire?


Hizashi Hyuuga aveva colpito suo fratello, l'uomo che aveva perso la sua freddezza nel momento in cui la vita del gemello si era trovata in pericolo. Sentire Hiashi protestare alla decisione di sacrificarlo, esponendosi contro il consiglio, gli aveva provocato un buffo salto al cuore. All'improvviso era stato come tornare bambini, quando ancora si amavano sinceramente se pur tacitamente: il fratello teneva a lui e al suo bambino. L'uomo a terra gli chiese perché volesse morire... Chissà, forse era riuscito anche a farglielo capire: non era per la casata, era per il villaggio, per suo figlio. Per se stesso. Ma ora questo non contava già più.

Hizashi Hyuuga ripensò alla loro infanzia, al loro modo di capirsi, ai loro sogni: diventare il migliore del clan, far sì che tutti capissero che ne erano degni.
Allora quel sogno sembrava così speciale, così unico... Ma col passare del tempo i due fratelli avevano compreso che quel sogno era comune a tutti i membri del clan, al pari della paura di fallire.
Per troppo tempo aveva temuto che la sua condizione di cadetto lo allontanasse alla realizzazione del suo sogno. Ora non più.

Mi sono ribellato. Ho deciso io del mio futuro. Anche se ciò che ho scelto è la strada per la morte.
Paradossalmente, finalmente mi sento vivo.
So che hai compreso cosa quel pugno significasse: ti affido ciò che rimane della mia vita, proteggi mio figlio.

Il mio tempo sta finendo, presto il mio orologio si fermerà. Per sempre.
Neji, sarai orgoglioso di me...


                                                                           ***


Piccole particelle di polvere si alzavano nell'aria offuscando la luce del sole: due giovani ragazzi si scontravano in un corpo a corpo senza esclusione di colpi, vari metri sopra di loro numerose persone cercavano di scrutarne i movimenti oltre la coltre che li nascondeva.
Neji Hyuuga sorrideva altezzoso guardando il suo avversario: era veramente stupido... patetico. Non rimaneva che impossibilitarlo a continuare. Il membro della casata cadetta attaccò il "perdente" con il suo migliore attacco, il ninjutsu segreto della casata principale, la mossa che aveva perfezionato da solo.
Lo vedete zio? Questo è uno smacco per voi e per tutta la vostra casata.

Stupito, il giovane ninja constatò la testardaggine e la resistenza del proprio rivale. Naruto, incredibilmente, si stava risollevando da terra. Certo era ferito, ma nonostante ciò continuava a blaterare. Neji ascoltò quelle che riteneva le farneticazioni di un fallito.
Però, forse, fu proprio una di quelle frasi buttate al vento a scuotere qualcosa in lui: "non te lo perdonerò mai".

Fu così che il genio degli Hyuuga decise di raccontare il suo passato al suo avversario, alla platea, all'uomo che, forse, si vergognava di non essere morto.

Sottili dita bendate sciolsero il nodo che chiudeva il coprifronte della foglia attorno al capo del ragazzo: nitida sulla pelle chiara spiccava la croce del sigillo crociato, simbolo della sottomissione nei confronti della casata principale.

-È la tecnica segreta della casata principale, serve per colpire direttamente i nervi cerebrali dei membri cadetti nel caso decidano di ribellarsi. Mi è stato imposto all'età di quattro anni, il giorno in cui la figlia primogenita del capoclan ne ha compiuti tre: quel giorno io fui designato alla sua protezione, anche a costo della mia vita.
La cosa buffa è che all'inizio nemmeno mi dispiaceva. Almeno finché non ho scoperto quanto valessimo noi per loro.-

Neji Hyuuga aprì gli occhi bianchi nell'oscurità della casa, dopo un attimo di incertezza percepì ciò che l'aveva fatto destare. Vari piccoli rumori decisamente inusuali per quell'ora tarda venivano prodotti nelle vicinanze dell'edificio.
Il piccolo scostò il futon caldo e, lentamente, mosse i suoi piedi fino alla porta: la stanza di suo padre era vuota, al pari di essa sembravano esserlo anche la maggior parte delle stanze adibite agli altri Hyuuga.
Doveva essere successo qualcosa... forse c'era una riunione.
Il bambino ripercorse i propri passi fino a tornare nella sua stanza, là si sedette sul suo giaciglio avvolgendosi nel futon per rimanere al caldo pur senza addormentarsi.

Il capo ciondolò di lato ed il piccolo perse quasi l'equilibrio svegliandosi di soprassalto, una piccola manina corse a sfregarsi contro uno degli occhi chiari. Nella casa regnava il silenzio, piccoli raggi di luce penetravano nella stanza.
Lo sguardo si fermò sulle piccole particelle di polvere che galleggiavano pigre nei fasci di luce dorata.
Improvvisamente i pensieri del piccolo si schiarirono e, ricordandosi il motivo per cui aveva cercato di rimanere sveglio, si alzò in piedi correndo a cercare il proprio genitore.

-Per proteggere il capoclan hanno sacrificato senza esitazione mio padre, il suo gemello. Per loro non valiamo niente, siamo solo carne da macello.-

Nell'arena, la battaglia fra l'emarginato e lo sconfitto dal destino si concluse con la sconfitta di quest'ultimo.
Neji Hyuuga, il respiro rotto, il corpo dolorante, era a terra: vicino a lui l'esaminatore gli disse che era stato uno stupido, che non ci si deve mai arrendere al proprio destino.
In cielo, numerosi uccelli volteggiavano liberi.

Il vento muoveva delicatamente le ciocche di capelli castani attorno al viso chiaro del genin, dopo molto tempo finalmente le labbra pallide si tirarono in un sorriso sincero. Dopo un colloquio con suo zio, Neji aveva scoperto la verità sulla morte del padre: la sua ribellione, la sua ultima scelta e la sua finale felicità... L'amore che provava per lui.
Il genio della famiglia Hyuuga capì tutto d'un tratto di aver sprecato futilmente gli ultimi anni in un inutile rancore, decise quindi di usare tutto il tempo che gli rimaneva davanti per ristabilire i rapporti con la famiglia e per avvicinarsi al suo sogno: diventare il ninja migliore del clan.
Padre, sarai orgoglioso di me...


                                                                          ***


Due mani femminili si strinsero a pugno, unica azione possibile per una persona inutile.
I pensieri della giovane donna si mossero persino più veloci di quanto lei potesse immaginare: tutto ruotava attorno al ninja che aveva sempre ammirato. Naruto probabilmente neanche lo immaginava ma le sue azioni avevano condizionato quasi tutta la sua vita.

La piccola futura capoclan percepiva sempre lo sguardo di qualcuno su di sé e presto il suo desiderio maggiore era diventato appunto quello di non essere più al centro dell'attenzione. Era quasi crudele il fatto che il giorno in cui più era stata importante per il clan - il giorno del suo terzo compleanno e la notte del suo rapimento- aveva immediatamente preceduto il momento dal quale nessuno aveva più considerato la sua esistenza.
Da quella notte la bambina percepì distintamente il cambiamento caratteriale del padre e, pensando fosse causato dalla sua scarsa attitudine nelle arti ninja, si era impegnata con tutta se stessa per porvi rimedio; non aveva funzionato. La piccola aveva provato a fare amicizia col bambino sorridente che aveva incontrato il giorno del suo compleanno ma, colui che doveva essere il suo cugino più stretto e, forse, l'unico che poteva capire e spiegarle le motivazioni dei cambiamenti avvenuti, l'aveva guardata con disprezzo per poi ignorarla. Crescendo, il disprezzo ed il rancore erano mutati in odio ed il ragazzino aveva approfittato della prima occasione utile per ferire la cugina. Quando la piccola ninja si era ripresa dalle percosse subite aveva saputo che lui, il ragazzo che aveva sempre ammirato perché capace di non arrendersi mai, colui che voleva emulare e del quale si era da tempo innamorata, aveva promesso a Neji che l'avrebbe vendicata. L'aveva difesa. Dopo lo scontro tra i due giovani la frattura all'interno della famiglia era stata risanata: incredibilmente tutti i silenzi, i rancori, tutto il gelo era evaporato lentamente. Hinata finalmente non era più completamente ignorata dalla famiglia, gradualmente tutto si sistemava, tutto per merito di Naruto.
Grazie a lui aveva iniziato ad assaporare la felicità.

Nel momento in cui il villaggio era stato in pericolo lui era tornato per proteggerli tutti. Hinata aveva sentito il proprio cuore dargli uno scossone quando lo aveva visto sul campo di battaglia ma ora il suo animo piangeva nel vederlo soffrire sotto i colpi di Pain.
La futura capoclan sapeva di non poter essere utile nello scontro, come se non bastasse le fu ripetuto anche da un membro del proprio clan presente affianco a lei.
Ma l'atto di Pain di uccidere la vecchia rana fece scattare la giovane.


Sul campo di battaglia il nemico si scostò velocemente dal punto in cui si trovava per evitare la collisione col nuovo avversario.
Sconvolto, il ninja steso a terra vide il viso stravolto dalla rabbia della giovane amica che si era intromessa nella sua lotta.
Le esortazioni di fuga furono vane, buttate al vento dalle parole decise e pacate della donna.

-So di non potere nulla contro di lui ma adesso sto esercitando il mio libero arbitrio. Ciò che sono ora lo devo a te, per cui, se posso fare qualcosa per proteggerti, neppure la morte mi spaventa.-
-Perché io ti amo.-

Gli occhi sgranati di Naruto registrarono l'immagine della donna gettarsi all'attacco: lo scontro impari durò solo pochi secondi prima che Hinata si ritrovasse a terra, la figura del ninja traditore a sovrastarla. Improvvisamente, recuperando l'uso delle proprio corpo, il ragazzo urlò con quanto fiato aveva in gola nella piena e vuota speranza che l'uomo si fermasse.
Ma gli occhi gelidi si voltarono crudeli ed in quell'attimo tra la vita e la morte Hinata Hyuuga comprese infine di essere arrivata alla fine del suo percorso.

Padre, perdonatemi: la mia morte vi arrecherà dispiacere. Pensare che da piccola credevo voi avreste preferito non vedermi mai più... Ma, nonostante possa creare problemi a tutti voi, io ho deciso liberamente di partecipare a questo scontro perché in gioco c'era la sofferenza dell'unica persona che per me abbia mai contato veramente, la sofferenza dell'uomo che amo.

Senza paura di morire pur di proteggere ciò che ho di più caro.

Finalmente capisco il gesto di vostro fratello...

Ora, io che ero il membro del clan costantemente ignorato e dimenticato, sono finalmente degna di essere la futura capoclan Hyuuga.

Ho raggiunto l'obbiettivo che è stato di tutti coloro che mi hanno preceduta.
Ho vinto la mia battaglia.

Strano come ora che sto per morire mi sembri di poter essere quasi immortale: io che sono stesa nella polvere presto mi potrò librare nel cielo per l'eternità.

Padre, zio Hizashi, Neji... Naruto, ora vi ho resi orgogliosi di me.


Eccomi qua!!! Spero che la storia vi sia piaciuta, ringrazio Rota per i risultati e per l'averci tenute sempre aggiornate e tutte le altre partecipanti che sono state tanto simpatiche!!! Uh, ringrazio anche Uchiha_girl che si occupa dei bannerini!!

-Titolo: Clan Hyuuga
-Autrice: Arwen88


*IC personaggi 8,5/10. Buona, molto buona la caratterizzazione dei personaggi nella tua ff. Forse Neji è Hinata li hai presentati un poco più arrendevoli di quanto fosse nel loro carattere originale, troppo laconici e melodrammatici, a mio parere. Ma questo comunque non ti ha tolto troppo.
*Originalità 9/10. Buona originalità; non così spesso vengono analizzati i punti di vista dei vari membri di questo clan così complicato, dalla struttura tanto complessa. Un punto a tuo favore.
*Attinenza alla traccia 7,5/10. Non sono riuscita a cogliere bene l’evolversi del tempo da te descritto. Mi spiego, la scansione del tempo non viene sentita come fulcro portante dell’intera ff. Ci sono comunque elementi che rimandano a questo tema, ma per me non sono così incisivi.
*Lessico, grammatica 8,5/10. Grammatica perfetta, buon uso del lessico. Qualche passaggio logico un po’ troppo frettoloso, non descritto come dovuto, ma comunque una buona padronanza della lingua.
*Ordine difficoltà 4/5
*Giudizio personale 3,5/5. Mi sono persa per via della scansione del tempo che mi ha confuso la lettura in più punti. Ma nonostante questo, non male.
*TOT: 41/50
  
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