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Autore: Longriffiths    06/12/2017    2 recensioni
Si sentiva diversa da tutti i suoi coetanei, e non solo per il non proprio piccolo dettaglio scuro e peloso lungo sessanta centimetri che portava avvolto intorno alla vita e sotto la gonna ogni giorno, per nascondere il fatto di essere la discendente di una razza aliena scomparsa tempo addietro con il suo pianeta natale di cui lei sentiva dentro una grave mancanza pur non avendolo mai visto, e non solo a causa del titolo che avrebbe portato se fossero ancora esistiti.
Genere: Angst, Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Pan, Un po' tutti | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl , Pan/Trunks
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’orribile senso di prigionia ed instabilità psicofisica provato negli ultimi tempi di costrizione tra quelle genti d’improvviso tacque, e la grinta poté fare il suo ritorno nei meandri di ogni più piccolo dettaglio costituente l’Io della giovane, giovata dalla presenza dei propri affetti. Dal loro piccolo tocco, una nuova forza era ora in possesso delle sue fattezze, ella ne avvertì quasi immediatamente i caratteri attraversarle ogni vena, riaccendendo una scintilla che poco prima aveva creduto essere perduta per sempre, spaccando dalle pareti del suo cuore la dura crosta composta da tutto il nero che ne aveva avvelenato la speranza. Come un evasore, fatta schiava delle figurative catene riflesso di amarezza sofferta fino a pochi istanti addietro, la felicità tornò a splendere scavalcando le spinose recinzioni in cui era forzatamente tenuta, lontana da tutto ciò che di bello fungeva da alimentatore per essa, ora libera di correre sulla superficie della coscienza lieta di sapersi affiancata da persone che indubbiamente, ne amavano perdutamente la portatrice. Malgrado la volontà di esprimere verbalmente dubbi, pensieri, parole dettate da rabbia, preoccupazione, gioia, commozione e curiosità fu spezzata dall’inopportuno contesto in cui attualmente i quattro erano coinvolti in svantaggio numerico, minacciati di morte ed attaccati senza alcuna pietà lottando spalla contro spalla in circolo per garantire protezione gli uni agli altri, ogni sorta di dialogo fu saggiamente rimandato. Eppure, un logorante quesito fastidioso come un tarlo e di fondamentale importanza per tre quarti del gruppo, non poté attendere oltre ad essere espresso. Il bisogno, la necessità di sapere accomunate i giovani confusi ed interdetti, risultò essere di gran lunga più rilevante dei proiettili al plasma indirizzati verso i loro corpi scarsamente muniti di protezione, coniugati alle ripetizioni di colpi di decine di arti in contemporanea. 

《Bra, dove cazzo è la tua coda?》

《E che diavolo hai fatto ai capelli?!》

《Possiamo parlarne quando cessa la pioggia radioattiva e magari siamo al sicuro?》Dinanzi la reazione dei compagni ai suoi mutamenti estetici, in mancanza di due fattori di cui ella stessa dichiarava da sempre apertamente il proprio amore verso di essi -ricorrendo a cure maniacali nei loro confronti-, Bra non trovò in sé l’appropriata fermezza in grado di controllare l’istinto di ridere, nonostante si vide costretta ad adottare un ironico e apatico responso. L’ilarità della situazione parve surreale. Per un solo istante, a nulla valse la fatica del rude combattimento a destare un prolungato contatto visivo, che avrebbe di certo significato un irrecuperabile lasso di tempo perso, ed una distrazione le cui conseguenze sarebbero potute risultare fatali.

A mezz’aria, parve accendersi un intenso bagliore visibile solo ai due animi interessati, ora in contatto attraverso i lucidi specchi di contrastante intensità, la cui forte emozione era apertamente decifrabile a distanza di molti raggi. Schierati frontalmente e inconsapevolmente protetti dagli attacchi provenienti dalla navicella di Jaco, intento a contrastare il nemico accortosi del visibile sgomento dei due, Goten e Bra ebbero tutto il tempo per ristabilire internamente un approccio, poterono quasi riuscire a captare le vibrazioni dei loro corpi scossi da involontari fremiti, riflesso d’agitazione e adrenalina nell’essere nuovamente a distanza di un palmo dall’altro dopo interminabili giorni di sofferenza, intimiditi ognuno dalla possibile reazione dell’opposta parte, in merito alle rispettive idiozie compiute istintivamente e senza aver adeguatamente riflettuto in merito, causa di reciproco dolore. Perspicaci, seppero cogliere a vicenda il contenuto dell’introspettivo silenzio, che preannunciava una conversazione da affrontare a scudi calati senza maschere né discolpe, arsa però di moltitudini di sentimenti ai quali avrebbero dovuto dare finalmente una voce propria, senza più misteri, giochi di parole, gesti allusivi. Il calore irradiato nel petto dei due in seguito ad un contemporaneo e sincero sorriso, spazzò momentaneamente via ogni incertezza e negatività, portando le menti in simbiosi di entrambi a vagare lontane dai corpi immobilizzati in un figurativo e personale vortice interdimensionale, ove lo spazio-tempo era per esse inesistente permettendo loro di colmare i vuoti lasciati dalla distanza, senza essere disturbati in alcun modo dalle assordanti raffiche di tonfi secchi generate da perforazioni di materiale, esplosioni, urla e ordini impartiti, come se questi fossero automaticamente stati esternati dai loro fori uditivi. Le immagini nel circostante campo divennero sfocate, una tavolozza di luci e colori a fungere da sfondo ai visi ove lo sguardo dell’uno era posato sull’altra. Approssimativamente, settantacinque secondi scorsero dal principio di quel che parve ad entrambi un’eternità nella quale volentieri sarebbero rimasti a crogiolare ancora, interrotta però da un sottile segmento luminescente, andato velocemente a sfiorare uno dei perfetti zigomi della turchina, portandosi nella sua corsa una coda di liquido vermiglio depositatosi in terra. Lo stridente fastidio associato al leggero fil di fumo composto dall’odore di ferrosa carne bruciata riempì le narici della ragazza, fiondatasi a malincuore in basso diagonalmente alla postazione in cui si trovava pochi attimi addietro verso il sicario responsabile del suo male, roteando su se stessa. La suola dello stivale da ella indossato quel mattino all’estremità della gamba tesa, colpì in pieno volto l’uomo in questione, la cui mancata prontezza nello schivare il nuovo ed improvviso attacco comportò un sinistro scricchiolio alle vertebre del collo, piegatosi come madre natura nel proprio disegno, non aveva previsto che facesse. Riacquistato pieno possesso delle capacità sensoriali, le iridi della giovane si mossero intenzionate ad analizzare il suolo, coperto di un macabro tappeto di corpi moribondi. Nell’osservare le zolle di terra pregne del sangue dei soldati, istintivamente Bra portò il dorso della propria mano a raccogliere le scie cremisi colate fin sotto il collo, sporcando i candidi guanti. Non era questo il modo in cui avrebbe voluto vincere, ed uscirne illesa da quell’incubo.

《Dovresti stare più attenta, lo sai?!》Un timbro vocale oltremodo serbato nel cuore della giovane aleggiò in lontananza da un altoparlante, fonte di commozione e irrefrenabile voglia di abbracciare il proprietario. Guidata da una forza maggiore, ella caricò il proprio corpo per poi sfrecciare verso il punto in cui era proiettata, picchiettando poi la mano sul vetro anteriore del mezzo nel tentativo di convincere il comandante ad aprirle il portellone. Questo, volgendole un’occhiata sconvolta muovendo in circolo il dito indice nei pressi di una tempia, dovette infine cedere alle smanie della nipote, accogliendola all’interno dell’abitacolo dopo essersi accertato che nessuno tentasse di emulare le sue movenze. In pochi secondi, Jaco fu travolto da un uragano turchese, che prese a stringergli le braccia al collo stando però attenta a non compiere alcuna mossa avventata, esultando con foga. Poco dopo, il fondo schiena del Pattugliatore Galattico abbandonò il sedile sul quale era adagiato, sollevato dal soffocante abbraccio della ragazza scossa dai singhiozzi. Il  suono di quell’innocente lamento trafisse ogni parte del corpo dell’uomo come una miriade di lance di fuoco, e ben presto si ritrovò a carezzarle dolcemente il capo cercando di assumere un atteggiamento scherzoso, ridacchiando per non cedere alle lacrime.

《Su, coraggio piccola, è tutto a posto.》

《No non è tutto a posto! Stavo p-per ucciderti, potevi m-morire a causa mia! Sono stata una v-vera idiota, scusami Jaco!》

《Va’ tutto bene, ‘Lottie.》Quel tenero vezzeggiativo adottato dall’alieno nel solo periodo della prima infanzia della turchina, diede modo a quest’ultima di placare l’ondata di emozione in cui era andata a perdersi, nel constatare l’indennità dell’oggetto di parte dei suoi tormenti. Quando fu abbastanza cosciente da rimetterlo in terra, il solito carattere azzardato prese nuovamente parte di lei, e fu impossibile desistere dall’accomodarsi al lato del guidatore, e chiedergli di farle sparare qualche proiettile dalla postazione in cui era. Solleticato nel sistema nervoso a causa dello smanettare della giovane come se non ci fosse un domani -ed una manovra del mezzo in cui questo si era più volte ribaltato-, Jaco ordinò alla turchina di tornare nella mischia, incentivandola a dare il meglio di sé. Eppure, a Bra non sfuggì l’impercettibile sospiro di sollievo venuto dalle labbra dell’uomo un attimo prima che uscisse dal portellone. Divertita, affiancò quindi i propri compagni. Molti dei nemici, a turno facevano capolino dalla Nave in cui erano celate le riserve, a bordo di piccoli ovetti alati di metallo aventi la capacità di colpire a distanza con una potenza esageratamente maggiore rispetto alle armi in loro possesso. Esasperati, gli ibridi Saiyan atterrarono frettolosamente nello stesso punto, guidati dallo spirito guerriero che avendo memorizzato tutti gli allenamenti di gruppo attuati fino ad allora, obbediente li aveva condotti ad agire secondo una strategia comune. A schiena unita, gli uni davano le spalle agli altri come quattro punte di un rombo, e simultaneamente, ognuno piegò le ginocchia portando le braccia a creare una sfera d’energia, che si sarebbe in poco tempo evoluta in due Kamehameha, e rispettivamente, due Garlik Gun. Affaticati ed ansimanti, gli ultimi discendenti appartenenti ad una specie unica quanto rara che mai più sarebbe vissuta in quell’Universo, intensificarono il proprio Ki sino ad essere avvolti da un’unica fiamma corrente da differenti sfumature. Una forza repressa accresciuta dall’ausilio di tutti i componenti attraversò i corpi di essi, che appesantiti dall’energia generata, sprofondarono nella crosta planetaria crepandone parte della superficie, e non appena l’urlo di battaglia fu ultimato, quattro raggi partirono a velocità incalcolabile spingendo l’accompagnatore dei responsabili a rifugiarsi, spazzando letteralmente via buona parte dell’esercito, e distruggendo la base metallica di esso. La perfetta combinazione di tecniche apprese dai propri maestri non fece altro che scatenare l’ira dei superstiti, che con occhi quasi iniettati del contenuto dei capillari rotti dallo sforzo di difendersi, optarono all’estremo della pazienza di rompere qualsivoglia formazione avessero prospettato in circostanze del genere, attaccando liberamente e brutalmente feriti dalle perdite subite in così poco tempo, rispetto all’intera carriera dalla nascita di quell’armata. Nei conseguenti tempi, lo scontro divenne terribilmente cruento, e sulle parti di pelle scoperte dei quattro consanguinei, apparvero innumerevoli ematomi e segni d’acciacchi, adornati da tagli di lieve o preoccupante natura.

Per i due Saiyan soggetti già a molteplici avventure, non fu certo la prima presa in una battaglia senza regole e dal libero sfogo, in cui a fronteggiarli erano mostri e creature aliene o divine in grado -e con l’intenzione- di eliminarli, ma i veri e propri eventi in cui la loro vita fu provata e messa in pericolo risalivano a fin troppi anni addietro, e malgrado il costante allenamento ed il vantaggio in esperienza del capo, per degli adolescenti l’affrontare un’intera armata composta da elementi al loro stesso livello di preparazione, valeva ugualmente a dire inferiorità, capacità di tenere il controllo della situazione e sincronicamente provvedere all’incolumità delle due ‘apprendiste’, senza contare l’eccessivo consumo di energia che la trasformazione corrente sottraeva loro. L’entusiasmo iniziale per il ritrovo collettivo non andò certo scemando, eppure la spossatezza fisica prese a volteggiare in circolo sui loro capi come un’ombra, in attesa di un solo passo falso allo stesso modo di un avvoltoio in agguato alla preda ambita. Costretti dalla situazione, i ragazzi scelsero di regredire gradualmente sino a fare ritorno alla propria forma base, per garantire la prolungata partecipazione ed al tempo stesso, la preservazione ed il recupero delle forze necessarie. L’unico asso nella manica a loro favore era uno soltanto, ed ormai, anche le ragazze avevano imparato a decifrare il lampo di luce balenato negli occhi dei due amici, quando questi avevano intenzione di ricorrere alla formazione di un guerriero abbastanza potente da sconfiggere ogni minaccia paratasi nel loro cammino. Un ghigno di pura soddisfazione comparve sugli speranzosi volti delle due giovani, prese sin troppo dallo scontro con i pochi uomini rimasti in piedi per accorgersi in tempo che qualcosa, era andato storto.

Zargath infatti, indignato dal comportamento di colei in cui aveva visto qualcosa di speciale, al di fuori della norma, che aveva creduto essere una potenziale componente del gruppo ed una futura confidente, non si lasciò sfuggire l’allettante occasione di prendersi la sua piccola vendetta, appagando un personale tradimento malgrado la protagonista di quell’insensata congiura, fosse stata chiara sin dall’inizio sulla volontà di percorrere in solitudine la propria strada. In egual modo, egli si diceva, era fin dal principio stato chiaro sulla poca sopportazione ed il desiderio di cancellare dal mondo chiunque avesse mai fatto del male la sua gente. Per primo, avrebbe arrecato del male a coloro che amava, e poi lentamente le avrebbe concesso la grazia di porre fine ai macigni che a quel punto, le avrebbero oppresso l’anima, rispedendola al suo creatore. In più come dettaglio dalla maggiore rilevanza, il compito dell’esercito di cui era da anni a comando, era esattamente nato per fare fuori i sopravvissuti di una razza sterminata, e la consapevolezza di essersi trovato a confronto con la boia del suo equipaggio sul pianeta in cui avevano ritrovato i loro cadaveri, avrebbe comportato una dolcezza superiore a quanto già non fosse, all’atto di succhiare la vita fuori dai loro corpi. Con maestria nascosto tra le carcasse, atterrò a distanza Goten perforandogli il busto inferiore con l’ultima munizione rimastagli, mentre questi portava le braccia alla propria destra per effettuare la manovra di fusione. Nel pressoché  istantaneo gesto del compare di reggere il ragazzo evitando il suo stramazzo, un alleato rispose al segnale battendo forte il fucile a sua disposizione sulla nuca del lillà, conducendolo allo svenimento. Prima ch’egli potesse lanciare il corpo mirato al centro dei suoi occhi, Jaco rispose al fuoco, impedendo il peggio. Nell’udire due spari consecutivi però, i sensi allertati delle due le spinsero ad accertarsi del corretto andamento della battaglia, questione anche di rasserenamento interiore. Ciò che invece esordì nel loro campo visivo, fu ben altro. 


Quanto tempo era passato dall’ultima volta che si era sentita in quel modo, neanche lo ricordava più. Forse perché in realtà, nessuno dei trascorsi vissuti in quanti anni aveva, era mai stato capace di stritolare il suo cuore in modo così violento. Come quando si strizza uno straccio da pavimento. Come quando si rompe una noce a Natale. Come quando si frantuma in terra un vaso di cristallo. Nessun litigio aveva mai fatto si che dentro di sé si  scatenasse una tale tempesta, quelle accadute in mare che la meravigliosa TV creata dal genio della propria madre trasmetteva al telegiornale, avvisando gli spettatori dei naufragi e dei disastri abbattuti sulle isole a causa della forte corrente, del vento, degli imperterriti goccioloni di pioggia. Né una sfuriata con la scienziata in questione. Né una forte ramanzina da parte del proprio padre. Né un incomprensione con i propri amici, con suo fratello. Neanche la visione del proprio amato tra gli arti di un’altra donna, aveva mai avuto il forte impatto che ora, trapassava il suo muscolo principale da parte a parte. Quella, era sempre stata soltanto collera. Ma adesso, adesso invece il piccolo seme del peccato era germogliato in lei, e per la prima volta nella sua vita, internamente Bra si trovò a dire addio alla propria innocenza, alla genuinità, alla purezza che l’avevano sempre contraddistinta. Per la prima volta in vita sua, desiderava in assoluta lucidità in pieno possesso delle facoltà mentali di cui disponeva, ardentemente uccidere, creare sofferenza su un essere umano con le proprie mani, macchiarsi dell’eterna colpa di portare addosso i segni di un assassinio. Vendicare qualcuno.

I sensi sconnessi, il paesaggio nitido, tutto attorno e dentro di lei andava consumandosi come una miccia logorata dal fuoco. Un ticchettio segnava alla rovescia i secondi che separavano la quiete della sua momentanea impossibilità di articolazione, alla catastrofe che si sarebbe presto abbattuta su coloro che le avevano strappato i due. Le cellule S presenti nei componenti della razza Saiyan ereditate dal proprio padre esattamente come il suo inerme fratello, nel corso della sua vita si erano sviluppate a sua insaputa, erano cresciute, maturate, moltiplicate in gran quantità data la bontà e tutte le positive gran virtù presenti nella turchina, posizionatesi nel suo corpo in attesa di un qualcosa che avrebbe innescato il loro potere, progredendo ad uno stadio superiore solo nel momento in cui un forte impatto emotivo, le avrebbe scosse. Come piccole bolle presenti negli imballaggi degli accessori che la giovane tanto amava comprare per poi giocarci a farle scoppiettare, un intenso prurito si fece spazio tra le scapole d’ella, ed in attimi sfuggenti al controllo umano, un’esplosione scatenò nient’altro che furia allo stato puro. Scariche d’elettricità vagarono in ogni sua vena, ogni lembo di pelle fu pervaso da incontrollabili vibrazioni fino a quando, involontariamente i bulbi oculari lasciarono la loro postazione nascondendo le iridi sotto le palpebre ancora aperte, e la vista non si appannò, accecandola. Rabbia, nient’altro che improvvisa fonte dalla quale attingere. Grugni animaleschi si levarono dal profondo della sua gola, accompagnando le visibili scie statiche che portavano i crini ad ondeggiare malgrado non ci fosse alcuna traccia di vento. Il sollevarsi dei cocci presenti al suolo avvertì ognuno dei presenti, consapevoli o meno del disastro il quale presto avrebbero assistito. Dalla radice del cuoio capelluto, una luminescenza andò a creare meravigliose sfumature d’oro tra le folte ciocche, e ben presto, ogni muscolo agì di propria volontà portandosi in posizione d’accumulo di energie, e quasi come se fosse stata richiamata al proprio destino, una folata d’aria in vortice avvolse le membra della giovane, in procinto di esternare tutto ciò che era andato a formarsi all’interno del suo petto, creando una forza sonora da un grido limpido e assordante in grado di spostare i massi dal suolo. Poteva chiaramente sentire il proprio Ki evolversi, e più questo batteva al suo interno schiacciando gli organi interni della Saiyan e stirando ogni arto in un dolore mai accusato prima, più questa sentiva il forte impulso di alzare la propria voce al nero dell’oscurità, schiarendolo se possibile solo con l’ausilio di essa. Quando il doversi espandere dei polmoni non batté il bisogno d’aria e l’urlo cessò di riempire il vuoto, sotto gli sguardi spaesati e colmi di meraviglia dei presenti, i capelli della giovane avevano già assunto una bionda tonalità, ed ora volgevano alti al cielo, come una corona presente ad adornare l’espressione guerriera creata dall’ira sul volto non più tanto signorile di essa.

 


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Salve a tutti!!

Pronti per l’epilogo?? Eh a malincuore questa storia sta giungendo al termine! Un po' mi dispiace, ma devo dire che prolungarla oltre sarebbe stato forzato. Per quanto riguarda le cellule S, è stato proprio Toriyama per chi non lo sapesse, a fornire queste come spiegazione alla capacità dei Saiyan di trasformarsi, dicendo che sono presenti in maggiore quantità e quindi più propense a quest’obiettivo, in coloro che sono puri di cuore. Io ringrazio tutti voi per il supporto, siete meravigliosi e nel prossimo spazio autrice, vi citerò davvero tutti quanti, senza di voi non avrebbe avuto senso! Vi adoro! Un grazie speciale a paige95 e felinala♡

Alla prossima!!♡♡

   
 
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