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Autore: Il corsaro nero    07/12/2017    3 recensioni
In ogni fiaba si sa già il destino dei personaggi.
I buoni vivono per sempre felici e contenti mentre i cattivi muoiono.
Non ci si può fare niente.
Non si può sperare di cambiarlo... o forse no...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Tarble, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO 15: IL ROSSO E IL NERO


Bra prese in mano il suo piccolo pupazzo di neve a forma di gatto e si diresse verso la panchina dove il Lupo Cattivo la stava aspettando.

Si era allontanata dicendogli che voleva fargli vedere una cosa e, di nascosto, aveva creato un piccolo pupazzo.

Chissà come sarebbe stato contento di vederlo...

Mentre si avvicinava alla panchina, si accorse di una seconda figura vicino al Lupo Cattivo.

La guardò attentamente e riconobbe il suo papà.

Sorrise felice al pensiero che avrebbe fatto conoscere la persona che aveva salvato al padre.

Stava per chiamarlo, quando suo padre afferrò il colletto della giacca dell'uomo e gli gridò, con una voce così arrabbiata da far paura: “MALEDETTA CAROGNA SCHIFOSA! COSA CI FAI TU QUI?!”

Bra era sconvolta.

Non aveva mai visto suo padre così arrabbiato...

Ma cos'era successo?

Cosa aveva fatto il suo amico perché suo padre lo odiasse in quel modo?!

Che fosse perché suo padre aveva rinunciato a un rene per salvarlo?!

Eppure le aveva assicurato che era felice di avergli donato un rene...

Il Lupo Cattivo, tuttavia, non perse la calma e, con la voce più serena e tranquilla del mondo, spiegò: “Ho fatto un'operazione.” “TU...!” sibilò suo padre, guardandolo con due occhi carichi d'odio.

Il Lupo Cattivo spostò un attimo lo sguardo e si accorse di lei.

La vide immobile, confusa e sconvolta da quello che stava succedendo.

L'uomo tornò a guardare suo padre negli occhi e gli propose: “C'è un parco abbandonato qua dietro. Andiamo là. Potrai dirmi tutto quello che vorrai senza essere disturbato.” “Andiamo!” acconsentì suo padre, prendendolo per un braccio e trascinandolo via in malo modo.

Prima di sparire, però, il Lupo Cattivo si voltò verso di lei e le fece segno di restare lì.

Il Signor Lupo Cattivo mi ha fatto cenno di restare qui, però... quello è mio padre e io non l'ho mai visto così infuriato... devo scoprire cosa sta succedendo... pensò la bimba mentre seguiva di nascosto i due, sperando di non farsi vedere.

Fortunatamente, suo padre era più concentrato a raggiungere il parco mentre il Lupo Cattivo cercava di restare in equilibrio, dato che Vegeta non pensava minimamente a farlo camminare tranquillamente.

Finalmente, il gruppo raggiunse il parco e Bra si nascose dietro a un enorme albero spoglio.

Suo padre, nel frattempo, lasciò andare la mano dell'uomo e si mise a fissarlo con odio.

SCIAFF

Suo padre aveva dato, con una forza e una rabbia sovrumana, un tremendo schiaffo sulla guancia del Lupo Cattivo.

Bra guardò la scena, sconvolta.

Perché suo padre aveva picchiato il suo amico?

E con una tale violenza...

DANNATO VERME! VORREI CHE QUELL'OPERAZIONE FOSSE ANDATA MALE PERCHE' TU NON MERITI ASSOLUTAMENTE DI VIVERE!” urlò suo padre con tutto il fiato in gola.

L'uomo lo fissò un attimo in silenzio e poi rivelò: “Anch'io avrei voluto che andasse male ma sfortunatamente non è andata così.” “GIA', SFORTUNATAMENTE PER ME! PER QUANTO ANCORA HAI INTENZIONE DI ROVINARMI LA VITA?!” “Non ho intenzione di rovinarti la vita! Non sapevo nemmeno che eri in ospedale!” tentò di difendersi lui ma Vegeta lo interruppe, mentre gli tirava un pugno, prontamente schivato: “SEI SOLO UN BUGIARDO!”

Nonostante il fatto che avesse schivato un suo pugno, Vegeta continuò ad attaccarlo con violenza e a insultarlo: “IL SOLO FATTO CHE TU SIA ANCORA VIVO MI ROVINA LA VITA! HO VISSUTO UN'INFANZIA DEL CAVOLO GRAZIE A TE E AL TUO EGOISMO! GLI ALTRI BAMBINI MI HANNO EVITATO PER ANNI PERCHE' POSSEDEVO I TUOI GENI MALEDETTI!”

Ad un tratto, l'uomo mise il piede su una superficie ghiacciata e scivolò per terra, tra la neve bianca e gelida.

Vegeta, ancora furente, si avvicinò a lui e, afferrandogli la giacca, gli sibilò: “Se non fosse che finirei in prigione, ti ucciderei.”

L'uomo continuò a fissarlo in silenzio, poi gli disse: “Anche se tu mi uccidessi, io farei sempre parte della tua vita, Vegeta. Non puoi spezzare il legame che ci lega. Dopotutto... io sono tuo padre e tu sei mio figlio.”

Bra rimase sconvolta.

Il signor Lupo Cattivo... il suo più caro amico... era il papà del suo papà e, quindi, suo nonno?!

Il nonno cattivo... il nonno di cui suo padre non voleva nemmeno sentire nominare...

Non poteva essere lui!

Lui era buono...

NON PRENDERMI IN GIRO!” gli urlò, adirato, Vegeta “TU TE NE SEI ANDATO QUANDO AVEVO SOLO TRE ANNI! TI HO PREGATO DI NON FARLO MA NON MI HAI ASCOLTATO! NON HAI ASCOLTATO TUO FIGLIO! TU NON PUOI ASSOLUTAMENTE ESSERE MIO PADRE! UN PADRE NON ABBANDONEREBBE MAI IL PROPRIO FIGLIO!”

Riprese un attimo fiato e, poi, gli sibilò: “E non hai abbandonato soltanto me... anche mia madre... e mio fratello!”

L'uomo fece una faccia sorpresa e sconvolta.

Per anni si era preparato a quell'incontro.

Si era preparato a ricevere pugni, schiaffi, urla, rabbia, odio...

Era pronto ad affrontare tutto... tranne quella notizia.

Di... di quale fratello stai parlando?” gli domandò, con un filo di voce, e Vegeta gli urlò: “MIA MADRE ASPETTAVA UN BAMBINO QUANDO L'HAI ABBANDONATA! L'HA ALLEVATO COMPLETAMENTE DA SOLA! E NON SOLO QUEL BAMBINO E' CRESCIUTO SENZA UN PADRE, MA E' SEMPRE STATO PRESO IN GIRO PIU' VOLTE PER COLPA TUA! IN PRIMA MEDIA, POI, E' STATO PICCHIATO COSI' TANTO CHE MIA MADRE APPENA L'HA VISTO E' SCOPPIATA A PIANGERE! TU CI HAI ABBANDONATI! CI HAI ROVINATO LA VITA! NON MERITI DI VIVERE!” “SMETTILA!”

Il piccolo grido fece bloccare, di colpo, Vegeta.

Aveva riconosciuto la voce di chi aveva urlato.

Infatti, non appena girò la testa, la vide.

Una bambina con i capelli turchini, vestita di rosso e con due grandi occhi azzurri che stavano diventando rossi per via di tutte le lacrime che la bambina faceva uscire.

Vegeta rimase immobile.

Si era così concentrato a sfogare tutta la rabbia e l'odio che aveva provato per anni per suo padre, che non aveva più pensato a Bra.

Doveva averlo visto nel parco e l'aveva seguito... però non riusciva a capire perché fosse così disperata... eppure glielo aveva detto quanto suo nonno fosse malvagio ed egoista...

L'uomo, però, non si accorse che anche suo padre stava guardando Bra.

Tu... che cosa ci fai qui? Ti avevo detto di non seguirmi.” le disse, ad un tratto.

Vegeta lo sentì e ritornò a guardarlo negli occhi, urlandogli: “COME CONOSCI MIA FIGLIA?!”

Ancora una volta, suo padre fece una faccia sconvolta.

Che cosa... CHE COSA HAI DETTO?!” urlò, sconvolto.

Con lentezza, si voltò verso la bambina che per quattro mesi gli era stata accanto, che aveva imparato a leggere nel suo cuore e nei suoi occhi, che lo riempiva di domande, che era convinta che lui fosse buono, che l'aveva perdonato di essersene andato come un codardo, che scocciava come poche, che non se n'era andata quando le aveva mostrato il suo Lupo Cattivo, che aveva cambiato il finale di una favola solo per lui, che comprava il doppio delle cose al bar solo per darle anche a lui, che aveva dato un senso alla sua vita, che aveva rinunciato al suo letto solo per poter stare accanto a lui, che lo abbracciava, che piangeva per la sua solitudine, che sorrideva come sua madre, che amava fare le fusa come i gatti, che gli ricordava suo figlio, che aveva seguito di nascosto per controllare che non le succedesse niente, che gli raccontava i suoi progressi all'asilo, che aveva trovato gelida e smarrita sotto la tempesta, che faceva una confezione di biscotti a forma di gatto solo per lui, che faceva di tutto pur di stare con lui, che gli aveva insegnato a ritrovare la felicità e un senso alla sua vita, che voleva aiutarlo a far pace con la sua famiglia, che gli aveva fatto credere che si poteva sul serio cambiare le favole: “Lei... è tua figlia?!”

SI'! COME L'HAI CONOSCIUTA, DANNATA SANGUISUGA?!” gli domandò, infuriato, Vegeta e lui rispose: “L'ho conosciuta quattro mesi fa al parco... non sapevo che era tua figlia!” “Lui è il signor Lupo Cattivo, papà.” gli rivelò Bra, con una vocina triste.

Stavolta fu Vegeta a rimanere sconvolto.

Il più caro amico di sua figlia, quello che aveva rinunciato a un rene pur di salvarlo... era suo padre?!

Non era possibile...

Ma come aveva fatto Bra a non riconoscerlo?!

Non aveva visto quanto gli assomigliava?!

Cominciava a temere che sua figlia avesse bisogno di un paio di occhiali...

Guardò suo padre, un uomo identico nell'aspetto a lui e che odiava con tutta l'anima, e fece una smorfia al pensiero che sarebbe dovuto morire una settimana prima e, invece, proprio grazie a lui si era salvato!

Che beffa!

Stammi bene a sentire, tu...” sibilò Vegeta, guardandolo dritto nei suoi occhi neri “Non ti azzardare ad avvicinarti di nuovo a lei! Sta' lontano da mia figlia! Sta' lontano dalla mia famiglia! Fallo e io ti denuncio! Tu non rovinerai ancora la mia famiglia.”

Dopo avergli sputato quelle parole di puro odio e rancore, Vegeta lo spintonò e suo padre cadde di faccia nella neve gelida.

Andiamo, Bra.” disse semplicemente, mentre si rialzava in piedi, dirigendosi verso l'uscita del parco.

La bambina, invece, rimase immobile a guardare l'uomo che, fino a qualche minuto fa, era il suo Lupo Cattivo e che aveva scoperto solo in quel momento essere suo nonno.

Vegeta, vedendo che sua figlia non si decideva a seguirlo, la richiamò: “Mi hai sentito?! Bra!”

Bra, però, non volle ascoltarlo.

Si avvicinò lentamente a lui, mentre gli occhi si misero a bruciare, come le succedeva ogni volta che voleva piangere, ma la voce seccata e infastidita di suo nonno la bloccò: “Va' da tuo padre.” “Signor Lupo Cattivo...” “UBBISCI! VATTENE VIA! NON TI VOGLIO MAI PIU' VEDERE! VA' DA TUO PADRE, BRA!”

Fu come se un fulmine le fosse caduto addosso.

Il suo amico, suo nonno... non le voleva più bene... adesso che aveva scoperto che era sua nipote non era più felice di rivederla, non che glielo avesse mai detto... adesso, lui la odiava... lei, per lui, non era più la piccola Cappuccetto Rosso...

L'aveva persino chiamata col suo vero nome, Bra.

Rimase immobile mentre lacrime calde le rigavano il viso.

Suo nonno, ignorandola completamente, si rialzò faticosamente in piedi e si diresse, sotto lo sguardo infastidito di Vegeta, all'uscita del piccolo parco abbandonato.


Non so come ringraziarti, Bulma.” “Ma figurati, Echalotte. Ormai a Trunks e a Vegeta non serve più quella moto. Te la do' tranquillamente.” “Grazie. Chiamami quando Trunks annuncia la data del suo matrimonio.” “Senz'altro, ciao.” CLICK

Echalotte alzò gli occhi sul soffitto.

Finalmente, quella moto sarebbe tornata nel suo garage.

Per Bulma e gli altri, quella era moto come tante altre ma per lei non lo era affatto...


Echalotte aprì la portiera della macchina e mise Tarble nel seggiolino della macchina, mettendogli le protezioni.

Il bambino si lasciò mettere le protezioni tranquillamente, guardandola con i suoi occhi neri e sorridendo.

Era incredibile come quel bambino non assomigliasse per niente a suo fratello maggiore.

Quando metteva Vegeta nel seggiolino quando aveva solo un anno, il bambino strillava sempre e si lamentava perché non voleva stare lì, spaccando i timpani a lei e al marito.

Echalotte si domandò da chi Tarble avesse ereditato tutta la sua tranquillità.

Lei era da sempre un'anima violenta e ribelle.

Grazie al cielo, il suo bambino non aveva ereditato proprio nulla nemmeno da quei due grandi menefreghisti dei suoi genitori, che ognuno di loro pensava solo per sé.

Restava suo marito ma ne dubitava fortemente... lui aveva sempre avuto un carattere troppo simile al suo...

Non riusciva proprio a capire da chi avesse ereditato Tarble...

Quando Echalotte finì, si spostò ma appena si girò, vide il suo primogenito che la fissava.

No, Vegeta. Ne abbiamo già parlato. Sei ancora troppo piccolo per stare sul sedile davanti. Finché non sarai grande, tu stai dietro con tuo fratello.” disse prontamente la donna.

Erano mesi, ormai, che suo figlio la tormentava per stare davanti dato che i grandi stanno sempre davanti.

Vegeta sbuffò e si sedette di fianco al fratello.

Vegeta.” lo chiamò Tarble, vedendo che si era seduto di fianco a lui e Vegeta lo guardò malissimo: “Ma con tutte le parole che esistono nel mondo, proprio il mio nome dovevi sceglierti come prima parola?” “Dovresti essere contento, Vegeta. Significa che ti vuole bene.” gli disse sua madre mentre metteva in moto la macchina.

Il viaggio durò mezz'ora, come al solito, e mentre si avvicinavano in città, Echalotte era sempre più nervosa.

La gente si divertiva ancora a sparlare alle sue spalle: dopotutto, era rimasta incinta fuori dal suo matrimonio e, poi, suo marito se n'era andato con un'altra donna, abbandonandola incinta e con un figlio di tre anni.

Una cosa del genere mandava in estasi le vecchie comari pettegole del paese.

La giovane donna parcheggiò la macchina in un parcheggio e, dopo aver tirato fuori il passeggino per Tarble, si diresse verso il centro.

Doveva, assolutamente, comprare dei vestiti nuovi per Vegeta, che stava crescendo a vista d'occhio.

Fortunatamente, quel traditore di suo marito, quando se n'era andato, aveva lasciato gran parte dei soldi nel conto.

Quando, il giorno dopo la fuga di suo marito, era corsa in banca, era terrorizzata al pensiero di scoprire che suo marito le aveva portato via tutti i soldi, lasciandola al verde.

Era rimasta a bocca aperta quando, invece, il banchiere le aveva rivelato che aveva ancora un mucchio di soldi da parte.

Certo, suo marito aveva prelevato dei soldi proprio due giorni prima ma era poca cosa, in confronto a tutti i soldi che avevano in banca.

Anche se erano ancora piuttosto ricchi, Echalotte aveva capito che bisognava fare economia, dato che avrebbe avuto presto un altro figlio.

La piccola famiglia entrò in un negozio e la donna disse al figlio: “Mi raccomando, non prendere troppo.” gli raccomandò la madre e Vegeta sbuffò: “Va bene, mamma...”

Nel frattempo, il piccolo Tarble guardava estasiato tutto ciò che lo circondava.

Non aveva mai visto un posto così grande e luminoso...

Echalotte diede al figlio un paio di magliette e pantaloni e si sedette, mettendo il passeggino di fianco a sé, su una sedia ad aspettare che Vegeta finisse.

Mentre aspettava, sentì una voce femminile dietro uno scaffale che la fece gelare: “Ti assicuro che è così. Ha abbandonato quella povera stupida tre mesi dopo essere finito in ospedale.”

Echalotte si irrigidì.

Sapeva benissimo chi era la povera stupida di cui quelle due oche parlavano...

Da non credere... che razza di marito!” commenta un'altra donna e la prima aggiunge: “Già... ma quella là doveva aspettarsi che quello svergognato l'abbandonasse! Dopotutto, si sono sposati solo perché si sono dimenticati le precauzioni e lei è rimasta incinta.” “Ma guarda che roba! Le giovani d'oggi non hanno più dignità! Pensano solo al sesso e poi restano incinte e siamo noi che ci dobbiamo prenderci cura del risultato delle loro cavolate!” “Ma, aspetta, non ti ho detto ancora tutto! Quando lui se n'è andato, lei aspettava un altro figlio!” “Visto? Le ragazze di oggi sono praticamente delle prostitute che pensano solo al sesso.”

Echalotte rimase immobile, con lo sguardo spento, mentre le due donne si allontanavano.

Era passato solo un anno da quando suo marito se n'era andato...

Per quanto ancora la gente intendeva parlare male della sua famiglia?!

Guardò Tarble che, nel frattempo, si era addormentato sul seggiolino e gli accarezzò dolcemente la testa.

Per ora, a quel piccolino non importava nulla di suo padre... ma un giorno si sarebbe fatto delle domande, soprattutto vedendo i suoi compagni con un padre mentre lui non l'aveva mai avuto... cosa avrebbe dovuto dirgli?

Echalotte non si accorse che Vegeta la stava guardando, in completo silenzio.

Aveva sentito tutto il discorso di quelle comari e, anche se non aveva capito gran parte delle parole, come prostitute o precauzioni, aveva afferrato che quelle due donne parlavano della sua mamma... e di lui.

Di suo padre.

Quella vecchia canaglia... era da un anno che li aveva abbandonati eppure, con la sua presenza nelle parole degli altri, faceva star male la mamma.

Strinse forte un pugno, fino a farsi male.

Non poteva dimenticarsi di quella notte in cui se n'era andato... infischiandosene di lui, della mamma e di Tarble... se solo l'avesse rivisto... l'avrebbe picchiato così tanto da ucciderlo... facendo provare sulla sua pelle il dolore che aveva inflitto alla sua famiglia!

Intanto, sentendo le carezze della madre, il piccolo Tarble aprì gli occhi e voltò la testa.

Vegeta!” lo chiamò, tutto contento, quando lo vide.

Echalotte, si voltò e vide suo figlio, a cinque metri di distanza da lei, che la fissava in silenzio.

La donna era nervosa al pensiero che Vegeta avesse sentito tutto...

Ho scelto questi vestiti, mamma.” disse, semplicemente, il figlio maggiore, avvicinandosi e dandole i vestiti.

In completo silenzio, Echalotte andò a pagare e tutti e tre uscirono dal negozio.

Mentre camminava, Vegeta vide una cosa alla vetrina di un negozio che lo fece emozionare.

Uao, mamma! Guarda che bella moto!” esclamò, avvicinandosi alla vetrina per poterla vedere meglio.

Echalotte si avvicinò, ringraziando il cielo che Vegeta, essendo ancora un bambino, si distrasse per piccole cose, ma quando vide la moto sbiancò.

Quella moto... non poteva essere...

La donna entrò, emozionata, nel negozio seguita, incredula, da Vegeta.

Alla cassa vi era un vecchietto che, appena la vide, le sorrise e disse: “Buongiorno, signora, desidera?” “Vorrei chiederle qualcosa sulla moto in vetrina...” “Mi dispiace, ma non è in vendita.” “Non voglio comprarla... voglio solo sapere quando l'ha avuta.”

L'uomo la fissò, incredulo.

Mamma, posso dare un'occhiata alle moto?” le domandò Vegeta ed Echalotte rispose: “Basta che tieni d'occhio tuo fratello.”

Sbuffando, Vegeta ubbidì.

Quando l'ha avuta?” domandò lei, con una punta di emozione, e lui rispose: “Quattro o cinque anni fa.” “E mi dica... chi gliel'ha venduta?” “Un ragazzo piuttosto giovane...” “Me lo può descrivere?” “Dunque... se la memoria non m'inganna... aveva i capelli a fiamma castani e uno sguardo serio ma anche molto triste.”

Echalotte sgranò gli occhi.

Ma quella... era la descrizione di suo marito!

Che significava?!

Lui le aveva raccontato che gli avevano rubato la moto, non che l'aveva venduta...

Ne è proprio sicuro?!” domandò, allibita, e il vecchio confermò: “Ma certo, signora. Non potrò mai dimenticare quel ragazzo... un pomeriggio venne nella mia officina e mi chiese quanto valesse quella moto perché voleva venderla. Però, intuì subito che per quel ragazzo era una tortura separarsi da quella moto... continuava a toccarla con molta delicatezza e sospirava sempre. Mi sembrò strano che volesse separarsi da quella moto, visto che era lampante che ci era molto affezionato. Fu molto difficile, ma alla fine seppi la verità: mi raccontò che sua moglie aspettava un bambino e sapeva che il suo stipendio era troppo poco per il piccolo. Così decise di venderla. Gliela comprai... ma anche se era superba e in ottimo stato, non volli assolutamente venderla. Quella moto era la testimonianza di un grande amore... sarebbe stato un oltraggio alla memoria di quel ragazzo venderla a uno di quei teppisti di strada o a una coppia falsa...”

Echalotte rimase in silenzio.

Quindi a suo marito non era stata rubata quella moto... l'aveva venduta per avere i soldi che sarebbero serviti per Vegeta...

Provò odio per la donna che le aveva portato via il suo Vegeta... lui l'amava veramente ma poi era arrivata quell'arpia e lui se n'era andato...

Forse, il suo amore non era poi così grande... so per certo che quel ragazzo ha abbandonato la moglie e il figlio per andarsene con un'altra...” gli rivelò e il vecchio disse: “Mi creda, lui amava tantissimo la moglie e il figlio. Anche se sono vecchio, ne ho viste di tutti i colori e credo di conoscere le persone. Si fidi di me, suo marito l'ama veramente, anche se andato via.”

Echalotte sgranò gli occhi.

Come aveva capito che era sua moglie?!

Il vecchio le sorrise: “Visto? Ormai conosco la gente...”

Echalotte non fece in tempo a dire qualcosa che arrivò Vegeta assieme al piccolo Tarble, esclamando: “Mamma, in questa bottega ci sono un sacco di belle moto!”

Davvero?” fece il vecchio e gli domandò: “Qual'è la tua preferita?” “Quella in vetrina.” “Quando sarai più grande, se la tua mamma è d'accordo, te la regalerò.” “Davvero?!” “Certo.” “Mamma, ti prego, la posso avere?”

Echalotte guardò il figlio maggiore.

Vedere suo figlio interessato a un oggetto appartenuto al padre che odiava era incredibile.

Vegeta aveva ereditato buona parte del carattere dal padre, oltre all'aspetto.

Va bene... però potrai averla solo a diciotto anni.” si arrese la donna e Vegeta esultò: “Evvai!” “Però, se ti comporti male, la moto te la sogni, sono stata chiara?” “Sì, mamma.”

La donna prese il passeggino e, prima di uscire dal negozio, sentì la voce del proprietario dirle: “Se per caso dovesse rivederlo... dia retta al suo cuore e non al suo orgoglio.”


Erano passati anni da quel giorno, eppure non riusciva a dimenticare quella frase.

Nel frattempo, i suoi figli erano cresciuti e Vegeta, una volta compiuti diciotto anni, era corso all'officina e l'aveva comprata, ignorando che apparteneva a suo padre.

Quando, poi, suo nipote Trunks era cresciuto, la moto era passata a lui e adesso che stava per sposarsi, quella moto sarebbe tornata da lei...

La donna alzò lo sguardo e sospirò.

Il suo orgoglio le diceva che se l'avrebbe rivisto, avrebbe dovuto ignorarlo, comportarsi come se non fosse nulla di speciale... fargli provare sulla sua pelle la sofferenza dell'abbandono... ma il suo cuore le urlava di non farlo!

La implorava di perdonarlo, di baciarlo e di riportarlo a casa, assieme a lei...

Ma come poteva perdonarlo, dopo tutto quello che le aveva fatto?!

Era davanti a un bivio e, purtroppo, non sapeva quale strada prendere...


Perché l'hai trattato così male?!”

Vegeta si voltò e guardò la figlia che lo fissava con i suoi grandi occhi azzurri.

Dopo che suo padre se n'era andato dal parco, Vegeta aveva preso per un braccio Bra, che sembrava essere sotto shock, e l'aveva portata nella sua stanza.

Dopo un po', la bambina si era ripresa e, adesso, voleva una risposta.

Per colpa sua, suo nonno la odiava!

Vegeta si voltò verso di lei.

Adesso stava facendo la parte del cattivo quando, il vero cattivo, era suo padre... tutto perché sua figlia non aveva capito che l'essere che tanto adorava era quel verme di suo padre!

Il pensiero che era stato proprio lui a salvarlo, donandogli un rene...

Non sono cose che ti riguardano, Bra.” sbottò lui ma Bra ribatté: “Mi riguardano, invece! Lui è un mio amico!”


Camminava piano tra i corridoi dell'ospedale, evitando infermiere e pazienti.

Desiderava che nessuno lo fermasse.

Voleva solo andarsene da lì...

IL TUO AMICO E' SOLO UNA SCHIFOSA CAROGNA TRADITRICE!”

Si voltò verso la porta.

Non poteva non riconoscere la voce della persona che, qualche minuto prima, gli aveva detto parole d'odio.

La voce di una persona che avrebbe dovuto amarlo ma che, invece, lo odiava e lo disprezza.

La voce di suo figlio.

LUI E' SOLTANTO UN ESSERE SPREGIEVOLE CHE FA DEL MALE ALLA SUA FAMIGLIA... E SI COMPIACE DI FARLO! NON POTRA' MAI CAPIRE COSA SIGNIFICA AMARE QUALCUNO PERCHE' IL SUO CUORE E' ARIDO COME IL DESERTO! E' SOLTANTO UN UOMO EGOISTA E SENZA SCRUPOLI! PENSA SOLO A SE' STESSO! LUI, QUAND'ERO PICCOLO, NON MI HA MAI FATTO UN SOLO GESTO D'AFFETTO! SE GLI DICEVO QUALCOSA, SE NE FREGAVA! E' SOLO UNA MISERA SANGUISUGA! SE AVESSI SAPUTO CHE ERA LUI IL TUO AMICO, NON GLI AVREI DONATO IL MIO RENE! L'AVREI LASCIATO MORIRE!”

Appoggiò, disperato, la testa sulla porta, mettendo i pugni sopra di essa.

Quindi, per suo figlio era solo un mostro... se fosse morto, sarebbe stato al settimo cielo...

Così, era suo figlio il misterioso donatore che l'aveva salvato... un donatore che non era per niente contento di averlo salvato...

Perché la vita doveva martoriarlo in quel modo?!

Ok, aveva sbagliato, si era comportato da codardo... ma si era pentito!

Perché doveva subire in quel modo atroce?!

Ad un tratto, sentì un rumore vicino alla porta e, temendo che suo figlio stesse per aprire la porta, corse verso le scale.

Era così impegnato a controllare che suo figlio non uscisse dalla camera di quell'ospedale, che non si accorse di una donna che stava salendo le scale e si scontrò con lei.

Quasi subito, tuttavia, l'uomo si rialzò e, dopo averle detto un semplice “Mi scusi.”, corse come furia verso le scale.

Scese e corse a tutta velocità fuori dell'edificio.

Nel frattempo, la donna con cui l'uomo si era scontrato, si passò una mano tra i corti capelli turchini per vedere se c'erano tracce di bernoccoli, e, poi, guardò con i suoi grandi occhi azzurri, le scale dove l'uomo era sceso a tutta velocità.

Anche se l'aveva visto solo di sfuggita, l'aveva riconosciuto.

Non le sembrava il tipo che corresse all'impazzata in ospedale...

Ma cos'era successo?!

   
 
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