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Autore: nikita82roma    08/12/2017    3 recensioni
Ambientata prima dell'ultimo episodio della prima stagione. Castle e Beckett sono sulla scena del crimine di un duplice omicidio, una coppia di coniugi con una bambina in affido: Joy entrerà prepotentemente nella vita di castle e ancora di più in quella di Beckett. Il passato si scontrerà con il futuro, scelte, errori e decisioni vecchie e nuove porteranno i nostri dentro un percorso dal quale uscirne non sarà facile, dove giusto e sbagliato non sono così netti e dove verranno prese decisioni sofferte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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- C’è qualcuno che vorrebbe salutarti… - Castle aveva suonato al campanello del loft attendendo pazientemente che qualcuno andasse ad aprire, sperando che quel qualcuno fosse Beckett. Le riservò uno dei suoi migliori sorrisi quando la vide al quale lei rispose altrettanto felice di vederlo, suggellando il tutto con un bacio sulle labbra. Poi quella frase di Rick le aveva messo curiosità, così quando si spostò per lasciar entrare la persona dietro di lui, Kate sbarrò gli occhi stupita ed incredula.

- Kelly! - Esclamò Beckett abbracciando l’amica. Non era cambiata molto dai tempi di Stanford, aveva solo abbandonato quell’aria da ragazzina per lasciare il posto ad una vera e propria donna in carriera.

- Ciao Kate! Dio mio quanto tempo! - Esclamò la donna.

- Dieci anni, più o meno. - Sottolineò Beckett.

Le due amiche si sedettero per raccontarsi molto di quello che Rick già sapeva, mentre preparava qualcosa da bere da mangiare per tutti, nonostante l’ora tarda.

Così la Parson raccontò a Kate della sua vita, di come dopo il suo anno di studi a Londra era stata assunta lì da uno studio legale e durante il suo lavoro aveva conosciuto quello che poi era diventato il suo compagno, un giornalista che si occupava essenzialmente di giornalismo d’assalto e di inchieste scomode. Lei poi da suo legale si era trasformata in qualcosa di più, anche dal punto di vista professionale, aveva cominciato a seguirlo nelle sue battaglie e per questo aveva passato gli ultimi sei mesi in Pakistan per fare dei reportage sui diritti umani violati nel paese. Erano rientrati a Londra solo pochi giorni prima e lì aveva scoperto che lei la stava cercando e si era messa in contatto il giorno precedente con gli avvocati di Castle e poi era volata immediatamente a New York. Beckett aveva ascoltato il racconto della sua amica con un misto di curiosità e ammirazione, Kelly non aveva perso quell’entusiasmo e quella positività che l’avevano sempre accompagnata.

- E quindi Richard Castle, Kate eh! Wow! - Le disse facendole l’occhiolino proprio mentre lui si sedeva vicino a Beckett. - E quella è Joy scommetto!

Kelly aveva visto una cornice con una foto di Kate e sua figlia alle spalle dell’amica e si era alzata per vederla più da vicino ed anche lei non potè che fare lo stesso commento di tutti.

- Oh cielo, Kate, è la tua copia! È identica a te!

- Già, lo dicono tutti. - Rispose Beckett imbarazzata mentre Rick le prese la mano percependo il suo nervosismo.

- È bellissima, veramente. - Continuò Kelly tornata a sedersi.

- Sì, lo è. - Si sentiva a disagio a parlare di Joy con la sua amica, che che dall’inizio le era stata vicina, che aveva condiviso quel segreto e con la quale aveva fatto anche dei progetti sul futuro di quella bambina. Non c’era stato niente di quelle fantasie di ragazze che si era realizzato. Rimasero tutti e tre qualche momento in silenzio, poi fu di nuovo Kelly a parlare.

- Joy eh… Non era tra i nomi che avevi pensato.

- No. Ma quando l’ho vista, ho capito che era il nome giusto per lei.

- Bello, mi piace. Molto meglio di… com’è che la volevi chiamare? Charlotte? - Kelly fece una faccia disgustata che fece ridere Castle, probabilmente nemmeno a lui piaceva quel nome.

- Beh, se è per questo anche meglio di Rose, come volevi che la chiamassi tu perché ti eri fissata con Titanic! - Rispose a tono Beckett ridendo, un po’ più sciolta.

- Testimonierò per te in tribunale. Non ho dimenticato nulla di quel periodo Kate. Non credevo che Connor arrivasse a tanto. - Kelly era tornata seria.

- Già, nemmeno io… - Sospirò Beckett.

- Mi dispiace non averti potuto aiutare prima e evitare tutto questo a voi e a tua figlia. - Kelly si sporse in avanti appoggiando una mano sulla gamba di Kate che la prese stringendola nella sua, annuendo. Sapeva che Kelly era sincera e in quel momento credeva veramente che Martha aveva ragione, che tutto sarebbe andato bene.

 

La mattina successiva Rick andò in tribunale molto prima dell’orario in cui sarebbe cominciata l’udienza. Quando arrivarono Matt e Luke Cameron era già lì che consumava il corridoio passo dopo passo. I due avvocati gli riepilogarono ancora una volta quello che sarebbe accaduto quella mattina, ripetendo quelle che sarebbero state le loro domande e accordandosi con le sue risposte. Rick, invece, ignorò completamente l’arrivo dei Cooper, Connor in testa, seguito dalla moglie e dalla madre, scortati dai loro avvocati.

Castle fu il primo a testimoniare, seguito dal dottor Thompson e da Emily l’assistente sociale che ancora supervisionava la situazione di Joy. Tutto andò come gli avvocati di Rick gli avevano detto, lui e gli altri testimoni avevano risposto in maniera precisa, riportando dati e fatti di quanto accaduto, oltre che spiegare la situazione emotiva di Joy ed il suo disagio nello stare con il suo padre biologico. L’avvocato Summers provò a metterli in difficoltà così come aveva fatto nel precedente dibattimento, ma questa volta tutti erano decisamente più preparati a sostenere i suoi modi e le sue domande. Matt e Luke Cameron alla fine della mattinata erano decisamente soddisfatti ed ottimisti. Durante la pausa per il pranzo congedarono e ringraziarono sia Emily che Thompson, che si fermò a parlare con Castle della salute di Joy. Gli confermò che stava bene e non aveva più nessuno strascico dei problemi precedenti, aspettava solo la sentenza del giudice per poterla rimandare a casa, da lui, come tutti speravano. Rick, poi, si appartò, allontanandosi da tutti, anche da Jim Beckett che aveva appena finito un suo dibattimento ed aveva deciso di rimanere per assistere alla seduta; Castle lo salutò prima di lasciarlo parlare di cose tecniche con i suoi avvocati ed avere un po’ di tempo per parlare con Kate. Era in ospedale da Joy, aveva preso un giorno libero per stare con sua figlia, da sola, perché non riusciva a staccare la mente da lì, a pensare a cosa sarebbe accaduto se tutti si sbagliavano, se non sarebbe andato tutto bene. Rick cercò di rassicurarla, spiegandole che lì stava andando tutto come previsto ed il nuovo giudice, un amico di Markway, era decisamente molto ben disposto nei loro confronti, ma dalla voce sfuggente di Kate al telefono, pensò che forse non era riuscito del tutto nel suo intento.

Appena la seduta ricominciò i Cameron chiamarono a testimoniare, nello stupore generale, Kelly Parson che nessuno si aspettava di vedere lì, soprattutto Connor, e subito dopo Calvin Cooper, il cugino di Connor. Le testimonianze dei due, che dichiaravano senza alcun dubbio, che Connor fosse a conoscenza dell’esistenza di Joy da molto prima rispetto a quanto da lui dichiarato e che quindi le sue tesi sulla sua paternità negata erano del tutto prive di fondamento, furono un duro colpo per Connor ed il suo avvocato Summers che se era preparato all’intervento di Calvin, così non si poteva dire per quello di Kelly. Chiese ed ottenne un rinvio per il lunedì successivo, proprio per il fatto che si era presentata una nuova testimone ed aveva bisogno di tempo per studiare le nuove carte.

Rick non fu molto felice di questo, anche se tutti, compreso Jim, gli dicevano di stare tranquillo, era solo un rinvio e questione di tempo, ma ormai non avevano scampo. Slittarono così anche gli interrogatori di Kate, chiamata a sorpresa proprio dall’avvocato di Connor con l’intenzione di metterla in difficoltà come la prima volta, e del direttore dell’ospedale dove Joy era nata, Stanley Banks. Uno slittamento voleva dire ancora ritardi, altri giorni che andavano a mettersi in mezzo tra loro ed il ritorno a casa di Joy, altri giorni per i Cooper per potersi inventare qualcosa, corrompere anche questo giudice forse? Ormai non poteva escludere nulla e forse stava diventando paranoico, ma voleva solo una cosa, Joy a casa e tutti loro tranquilli.

 

Uscì dal tribunale e raggiunse direttamente Kate in ospedale. Mentre raggiungeva la camera di Joy una donna che avrà avuto più o meno la sua età lo fermò timidamente. Aveva un suo libro in mano e gli chiese se poteva firmarlo. Lo aveva visto già altre volte lì in ospedale e sperava che potesse farlo per suo figlio, ricoverato anche lui lì. Si fermò da lei, gli autografò con piacere il libro, per Neil che era un suo grande fan e non si era perso nemmeno uno dei suoi libri su Storm ed aveva anche comprato il primo su Nikki Heat. Fece di più, decise di seguire la donna nella stanza del ragazzo, che sembrava molto più piccolo dei suoi vent’anni, consumato da una malattia che non gli dava tregua. La donna si commosse nel vedere gli occhi del figlio illuminarsi alla vista del suo scrittore preferito e Rick rimase lì con lui per un po’, fin quando non si accorse che il ragazzo era troppo stanco e lo lasciò riposare. L’abbraccio riconoscente di quella madre commosse anche lui e gli si strinse il cuore pensando che probabilmente quel ragazzo non avrebbe mai letto il seguito del suo ultimo libro.

La stanza di Joy aveva la porta socchiusa che lasciava un spiraglio per guardare all’interno. Si appoggiò allo stipite spiando Kate e sua figlia che giocavano insieme. Sorrise istintivamente e sospirò davanti a quella scena così bella e così normale, con le risate delle due che riempivano la stanza e lo colpirono con la stessa forza, dell’incontro con Neil di poco prima, anche, anche se provocavano sentimenti così diversi. Decise di entrare annunciandosi schiarendo la voce, accolto subito dall’abbraccio di Joy che andò verso di lui e subito dopo da quello di Kate. Nella mente di Rick quella scena sarebbe dovuta diventare la normalità delle cose, doveva solo cambiare lo scenario che avevano intorno e poi sarebbe stato tutto perfetto.

   
 
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