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Autore: nikita82roma    09/12/2017    3 recensioni
Ambientata prima dell'ultimo episodio della prima stagione. Castle e Beckett sono sulla scena del crimine di un duplice omicidio, una coppia di coniugi con una bambina in affido: Joy entrerà prepotentemente nella vita di castle e ancora di più in quella di Beckett. Il passato si scontrerà con il futuro, scelte, errori e decisioni vecchie e nuove porteranno i nostri dentro un percorso dal quale uscirne non sarà facile, dove giusto e sbagliato non sono così netti e dove verranno prese decisioni sofferte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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- Non credere che non mi fossi accorta che eri dietro la porta da un po’ prima di entrare. - Gli disse Beckett ondeggiando verso di lui e dandogli un colpo con la spalla sbilanciandolo un po’. Camminavano fuori dall’ospedale, calpestando i residui di neve che era diventata ormai una poltiglia sporca sotto i loro piedi e Castle per poco non scivolò dopo la lieve spallata di Kate che lo tenne stringendogli il braccio: si ricompose subito al suo fianco, facendo finta di niente.

- Come devo fare con te detective? Non posso nasconderti nulla a quanto pare. - Sbuffò Rick facendo una nuvoletta con il suo respiro caldo nella serata gelida.

- No, e non puoi nascondermi nemmeno che stai pensando a qualcosa che non mi hai detto, o sbaglio? Che succede Castle? - Beckett si era fermata e lui aveva fatto lo stesso. Avevano rischiato che un passante frettoloso andasse addosso ad entrambi, ma li aveva schivati di un soffio, superandoli borbottando qualcosa di poco carino. Rick e Kate avevano parlato di quello che era successo in tribunale, avevano deciso di non nascondere nulla a Joy, né le cose belle né quelle negative, per questo Kate non capiva cosa le stesse nascondendo, sicura che ci fosse qualcosa.

- Nulla, cioè, non qualcosa che riguarda direttamente il processo, più una mia idea… Andiamo a mangiare qualcosa, così parliamo un po’, siamo quasi arrivati ormai.

 

C’era un ristorante non troppo distante dall’ospedale nel quale erano andati spesso negli ultimi tempi, per pranzo o cena. Era un ambiente piccolo e familiare, cucina semplice, camerieri gentili e sorridenti, era stato il posto dove più volte avevano ricercato un po’ di calore anche nelle giornate peggiori.

Le zuppe di patate e bacon croccante fumavano davanti a loro e Kate girava e rigirava il cucchiaio nella sua scodella alzando e facendo ricadere il liquido denso e giallo. Rick la guardava senza parlare più, aveva appena finito di esporle la sua idea e non riusciva a capire come Kate l’avesse presa. Sapeva che non era necessario, che lei non aveva voce in capitolo in tutta quella storia, ma prima di fare qualsiasi cosa, di prendere qualsiasi decisione voleva fortemente che lei la condividesse, era questa la sua idea di famiglia, loro erano una famiglia e dovevano decidere insieme. Un cameriere arrivò al loro tavolo portando via una bottiglia di acqua vuota e sostituendola con un’altra. Sorrise loro e non disse nulla, erano abituati ai loro silenzi, ai loro pasti intervallati da lunghe discussioni o interrotti bruscamente da telefonate improvvise. Non avevano mai chiesto loro nulla di più, erano rimasti discreti ad assecondare i loro tempi, probabilmente incentivati anche dalle generose mance che Castle lasciava sempre.

- Ne hai parlato con Matt? - Gli chiese infine Kate.

- No, ne ho parlato solo con te. Se non sei d’accordo lascio perdere tutto.

- Pensi che Connor accetterà la tua proposta?

- È la cosa che gli conviene di più. Se Stanley Banks non testimonierà, lui ed i suoi investigatori non passeranno guai peggiori. Non credo abbia molte speranze, legali, per avere la custodia di Joy adesso. Io voglio solo che questa storia finisca il prima possibile, non voglio altri rinvii, altro tempo perso e magari la possibilità per loro di inventarsi qualcosa.

- Per questo vuoi proporgli un accordo, ora che dici che hai la sentenza in pugno.

- Sì, adesso. Proprio perché ho la sentenza in pugno. Connor verrà riconosciuto come padre biologico di Joy ma rinuncerà ad ogni diritto su di lei in mio favore. Poi starà a lui vedere se questo gli basterà per il suo testamento oppure no. - Le ripetè ancora una volta Castle.

- Non mi sembra corretto però nei confronti di Calvin, non dopo che è anche venuto a testimoniare in nostro favore. - Kate storse la bocca mentre Castle scosse la testa.

- Beckett, non sono problemi nostri. Lo so, non è bello da dire, ma io voglio pensare a noi. Io, te, Joy, tutta la nostra famiglia. Non voglio vederti passare le giornate con tua figlia in ospedale, non voglio doverla salutare tutte le sere ed andarmene ancora per quanto tempo? Sì, abbiamo aspettato tanto, ma non voglio aspettare più, non con anche la remota possibilità che qualcosa vada storto. Voglio essere egoista se pensi che questo è essere egoisti, voglio pensare a noi. E poi non voglio che tu debba andare ancora in tribunale a rispondere all’avvocato Summers. - Disse Rick tutto d’un fiato

- Credi che non sono capace di sostenerlo e di affrontarlo? Castle, ti giuro, posso farlo se è questo che ti spaventa, anzi sono capacissima di farlo. - Si sentì sminuita e ne fu indispettita, Rick se ne accorse, provò a prenderle la mano ma lei la ritrasse.

- Certo che sei capace di affrontarlo, ma non capisco perché devi farlo se c’è un modo per evitarlo. Io mi preoccupo solo per te e per noi. So che non sei ancora abituata, ma lascia che io lo faccia. Non devi dimostrami niente, so quanto sei forte, ma so anche che certe cose ti fanno stare male più di quanto tu vuoi ammettere.

Beckett abbassò lo sguardo, colpita ancora una volta nel segno da Castle, che però non sembrava aver finito.

- Avere qualcuno che ti aiuta, che pensa a te, non è sinonimo di essere deboli o di non farcela da soli, vuol dire essere amati, Kate. Dovresti accettare anche questo dell’essere amata, sapere che c’è qualcuno disposto ad aiutarti. Io so che se avessi bisogno tu mi aiuteresti, non è così.

- Certo che è così Castle! - Rispose con un moto d’orgoglio.

- Anche io farei lo stesso per te e posso farlo. A me non interessa che Connor venga condannato né il suo avvocato o il suo investigatore. Cioè, mi piacerebbe, ma preferisco scegliere voi, è questo il mio interesse primario. Vedi Kate, io penso che se dieci anni fa tu avessi avuto qualcuno vicino, disposto ad aiutarti, le cose sarebbero andate diversamente. Io dieci anni fa non c’ero, ma ora sì.

- Parlane con Matt. Senti cosa ti dice, se c’è veramente possibilità di fare questo accordo. - Si arrese infine Kate.

- Dopo lo chiamo. Ora mangiamo però, prima che si freddi del tutto.

 

Castle, i suoi avvocati, Cooper e l’avvocato Summers si erano ritrovati nello studio dei Cameron per discutere dei dettagli dell’accordo. Rick non si giocò tutte le sue carte, Matt e Luke non parlarono di cosa avevano di così importante nella testimonianza di Banks, proposero semplicemente a Connor di accettare il loro accordo: Joy sarebbe stata biologicamente riconosciuta come sua figlia, ma lui avrebbe rinunciato a qualsiasi diritto su di lei, lasciando che Castle la potesse legalmente adottare.

Rick voleva una risposta e la voleva subito. Fu il suo avvocato a dirgli di stare calmo, uscirono dalla stanza per lasciare il tempo a Connor e Summers per decidere cosa fare. Li richiamarono poco dopo. Avevano accettato la loro proposta e Castle non riuscì a nascondere la sua soddisfazione ma si lasciò andare ad un sorriso compiaciuto. Matt Cameron aveva già preparato una bozza dell’accordo. La diede a Summers che la lesse e poi la passò a Connor per firmarla. Sarebbero poi andati dal giudice per formalizzare la loro richiesta.

 

- Alla fine hai vinto tu, Castle. - Gl disse Connor mentre stava per andare via.

- No, se avessi vinto io avrei risparmiato a Joy le ultime settimane in ospedale, io voglio solo farla stare bene, ed ho fallito perché non sono riuscito a fare di più prima che tu sconvolgessi la sua vita. - Gli rispose duro.

- È impressionante che stai facendo tutto questo solo per conquistare una donna. - Sorrise beffardi Cooper che non aveva perso, malgrado tutto, la sua strafottenza.

- È impressionante che tu ancora non hai capito nulla di me e di Beckett. - Gli fece il verso Castle cercando di imitare il tono dell’uomo. - Mi raccomando, puntuale domani in tribunale.

Le porte dell’ascensore dello studio dei Cameron si aprirono e Cooper con il suo avvocato entrarono velocemente dentro, e Rick potè solo vedere come con frenesia e stizza premeva il pulsante per il piano terra. Quella decisione appena presa gli bruciava molto più di quanto volesse far vedere, era almeno pari alla sua soddisfazione, ma, come si ripeteva, fino a quando il giudice non accettava tutto quello, non poteva cantare vittoria. Ora doveva solo chiamare Kate ed avvisarla di quello che era successo. Stava finalmente andando tutto per il verso giusto e lui faticava a crederci.

   
 
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