Disclaimer:
tutto appartiene a JKRowling. Io non ci guadagno nulla.
Gioco
di vite
Svegliarsi di prima mattina e
rendersi conto che tutto era davvero finito era sempre uno shock per
Harry. Da
una settimana a quella parte non era ancora riuscito a farsene una
ragione.
Nell’esatto momento in cui ogni giorno apriva gli occhi non
ricordava più dove
fosse e – in qualunque luogo si trovasse – come ci
fosse arrivato. La
consapevolezza degli eventi della famosa notte però non
tardavano a farsi
strada davanti ai suoi occhi, accompagnati da un brivido che gli
scendeva lungo
tutta la spina dorsale, facendolo sudare freddo. Era stato
effettivamente
troppo per non ripensare a quelle terribili ore con terrore, dispiacere e –
purtroppo – dolore. Il peso
delle perdite subite sembrava prevalere sempre su quel senso di
liberazione e
leggerezza che s’impossessavano di lui.
D’altra parte
però non
riusciva a fare a meno di formulare un pensiero molto egoistico
– e
probabilmente dettato anche da quel lato della sua natura Serpeverde
– che
nonostante tutto era stato lui quello a rischiare più di
tutti, l’unico che si
era ritrovato a dover affrontare Voldemort in prima persona dopo anni
che quel
pazzo assassino cercava – e spesso quasi riuscendoci
– di ucciderlo.
Scalciò via le coperte
del
letto a baldacchino e afferrò gli occhiali e bacchetta dal
comodino, per di
controllare l’ora. Quando notò le lancette
dell’orologio che aveva evocato
segnavano le cinque si ritenne fortunato per essere riuscito a dormire
almeno
quattro ore e mezza quella notte. Afferrò i vestiti che
aveva buttato in fondo
al letto e gettò su di essi un veloce ma pratico ed efficace
incantesimo di
pulizia che li rendesse nuovamente presentabili. Non aveva molti cambi
con sé.
Andando in bagno vide i suoi
compagni di stanza, ognuno placidamente addormentato nel proprio letto
e il
russare di Ron e Neville gli confermò che stavano davvero
dormendo.
Si sciacquò velocemente
il
viso e si rivestì mentre il suo stomaco continuava a
gorgogliare rabbioso, il
che lo costrinse ad afferrare il Mantello
dell’Invisibilità e uscire
silenziosamente dal dormitorio, fortunatamente quieto a
quell’ora del mattino.
Anche la scuola era deserta,
come se fosse stata incantata dallo stesso maleficio usato dalla strega
cattiva
nella favola de ‘
Raggiunse senza troppi
problemi le cucine al sicuro sotto quel mantello che, oltre ad essere
un
ricordo di suo padre, era qualcosa di ben più prezioso dei
già rari e costosi
Mantelli dell’Invisibilità.
Si avvicinò al quadro di
natura morta e solleticò con gentilezza la pera del dipinto,
facendo apparire
la maniglia della porta che dava accesso alle cucine. Fortunatamente
gli elfi
domestici erano sopravvissuti alla battaglia e continuavano ad offrire
i loro servigi.
Si era sentito un po’ in colpa non appena formulato quel
pensiero, ma in fondo sentiva
che in qualche modo aveva il diritto di pensare una volta ogni tanto un
po’
egoisticamente anche a se stesso e non solo a fare l’Eroe del
Mondo Magico.
La settimana passata aveva
discusso molto con Ron ed Hermione del loro futuro e con Kingsley e qualche altro nome
significativo che aveva
preso parte al progetto di ricostruzione del mondo che Voldemort aveva
fatto di
tutto per distruggere.
Kingsley aveva insistito
perché ai processi che si sarebbero tenuti a breve per i
Mangiamorte che erano
già stati catturati presenziasse anche Harry. Il ragazzo
aveva declinato
l’invito, dicendo solo che avrebbe presenziato ad un
eventuale processo che si
sarebbe tenuto per Narcissa e Draco Malfoy, anche se questi non erano
nella
lista delle priorità, a differenza di Lucius.
Harry, dopo aver mostrato
all’uomo i ricordi che Piton gli aveva consegnato prima di
morire, aveva
appreso accordi con Kinsgley, affinché il nome
dell’ex professore venisse
riabilitato e con il suo, anche quello di Sirius. Per dare prova della
verità
avrebbe mostrato i propri ricordi alla corte del Wizengamot che era
stata
completamente ricostituita con membri fidati del Ministero e nella
quale sia
Kingsley che Harry avevano espresso con tutte le loro forze che Arthur
Weasley
estrasse a farne parte. E così era stato.
I funerali per le vittime si
erano tenuti nei giardini di Hogwarts, dove i corpi dei caduti in
battaglia
erano stati seppelliti non lontano dal bianco sepolcro di Silente. Era
stato
Harry a volerlo. I suoi compagni di scuola, gli amici e tutti coloro
che erano
morti per difendere la scuola avevano diritto a giacere per
l’eternità nel
luogo che li aveva visti morire da eroi. Per i Managiamorte caduti era
stata
scelta la cremazione e il seppellimento delle ceneri ad Azkaban (dalla
quale
sia Harry che il nuovo ministro avevano fatto in modo di rimuovere
tutti i
Dissennatori) mentre il corpo di Voldemort sarebbe stato bruciato a sua
volta e
le ceneri dissolte nel veleno di Basilisco. Era più un atto
simbolico che
realmente necessario, ma Harry non voleva correre rischi:
già una volta
Voldemort era riuscito a mantenersi in qualche modo in vita per poi
tornare e
cercare ucciderlo. Questa volta non voleva correre rischi.
Aggirarsi fra quelle lapidi
gli portava via, ogni volta, un pezzo di cuore; soprattutto quando
l’occhio gli
cadeva su George e Angelina inginocchiati sulla tomba di Fred o quando
andava a
salutare Remus, Tonks e… Sirius, al quale era stato dedicato
un monumento
commemorativo anche per rendere più evidente
l’avvenuta riabilitazione del suo
nome.
Non appena entrò nelle
cucine
togliendosi il Mantello dell’Invisibilità, una
schiera di elfi domestici lo
accolse pronti a servirlo e riverirlo: ‘Harry
Potter desidera mangiare qualcosa, signore?’,
‘Tinky, può essere
d’aiuto, signore?’.
“Avete dei dolci? Muffin,
pancakes. E magari anche del bacon con delle uova. Sono un
po’ affamato…”
mormorò Harry stropicciandosi gli occhi, per abituarsi
all’ambiente più
luminoso in cui si trovava.
“I dolci della colazione
sono
appena stati sfornati signore e Spike sarà ben lieto di
preparare uova, bacon e
salsicce per Harry Potter”.
“Harry Potter,
signore!” lo
chiamò un altro elfo “Desidera the?
Caffè? Succo di zucca? ”
“Una tazza di the
andrà
benissimo” rispose lui in direzione di un altro elfo. Il solo
essere lì gli
strinse in qualche modo il cuore al pensiero di Dobby. Sapeva che i
rimorsi e
il dispiacere per le perdite lo avrebbero accompagnato ancora per molto
tempo,
mesi, anni o forse tutta la vita, ma non c’era modo di
evitarlo.
Il ragazzo andò a
sedersi su
una panca davanti ad un tavolo ben più piccolo dei quattro
grandi che
occupavano il salone centrale e che venivano utilizzati per far
arrivare il
cibo sulle tavole di professori e studenti. Probabilmente gli elfi,
abituati ai
ragazzi che li raggiungevano nelle cucine in cerca di cibo, avevano
fatto in
modo che avessero un posto comodo in cui sedersi a mangiare. Dopo due
minuti
scarsi, quattro elfi posarono sotto al suo naso un vassoio con uova,
salsicce,
pancetta, dolci, muffin, pancakes e tutto ciò che uno
stomaco bisognoso di cibo
avrebbe necessitato.
Sentì alcuni passi
rimbombare
nell’ingresso delle cucine e una voce triste e strascicata
domandare, come aveva
fatto Harry, qualcosa da mangiare. Il moro cercò di rimanere
nell’ombra, ma la
persona appena entrata doveva sapere perfettamente dove andare
nell’attesa che
gli elfi gli portassero il cibo richiesto.
“Potter?” si
sentì chiamare
improvvisamente.
Harry alzò gli occhi,
andando
a scontrarsi con l’espressione sorpresa di Malfoy nel
ritrovarselo lì davanti.
“Malfoy” lo
salutò il moro,
tornando poi a concentrarsi sulle sue uova mentre il biondo prendeva
posto.
“Che ci fai in giro a
quest’ora del mattino, Potter?”
Harry non fece neanche lo
sforzo di sollevare lo sguardo verso il Serpeverde.
“Potrei chiederti lo
stesso”.
“Non riuscivo a
dormire… è
pressoché impossibile farlo nei nostri dormitori dopo quella
notte” spiegò il
biondo attirando così l’attenzione di Harry,
“Che intendi
dire?”
“Che non posso dormire e
gli
incantesimi di protezione che ho messo sul baldacchino non sono
sufficienti
per… stare tranquilli”.
“Come stare in una tana
di
serpenti?” lo schernì Harry sorprendendosi
però nel vedere l’altro ragazzo annuire
e servirsi di un paio di salsicce e alcune fette di bacon dai vassoi di
portata
che erano stati posati sul tavolo.
“Ovvio, considerando i
pochi
che sono rimasti”.
“I tuoi?”
“Sono tornati al
Manor”
rispose Draco prima d’iniziare a mangiare.
“Perché non
sei andato con
loro?
Il biondo gli scoccò
un’occhiata molto eloquente.
“Sì, immagino
che non sia il
massimo essere lì con squadre di Auror a tenervi
d’occhio…”.
“E tu perché
sei ancora qui,
Potter?”
Harry scosse la testa
indifferente.
“Non ho voglia di andare
subito a Grimmaud Place e poi ho delle cose da sistemare qua a
scuola”.
“Del tipo?”
“Riunioni con Kingsley e
tutte quelle scocciature che essere il Salvatore del Mondo Magico
comporta”.
“Sì, immagino
che essere una
delle persone più importanti di questo mondo sia proprio una
scocciatura” lo
schernì Draco.
“Lo è davvero.
E comunque, anche
se non godo della stessa libertà che ho sempre auto tra
queste mura… in qualche
modo mi permette di ricaricarmi, assorbendone le energie positive. E
poi tutti
i miei amici sono ancora qui”.
“A te almeno ne
è rimasto
qualcuno” sussurrò Draco abbassando lo sguardo.
Harry risucchiò le
labbra
all’interno della bocca e spinse la caraffa di succo di succo
verso il ragazzo
che accettò l’offerta con un sorriso.
“Malfoy, ti rendi conto
di
cosa sta succedendo?” chiese stupito il Grifondoro.
“Dovrei?”
“Sì, tenendo
conto che stai
parlando con me…”.
“Mai parlato con te,
Potter”.
Harry gli regalò un
sorriso
che era molto più simile a un ghigno.
“Appunto, ma ora lo stai
facendo”.
Il biondo sembrò
rimanere
momentaneamente spiazzato, ma scrollò le spalle e si
servì di alcuni pancakes
su un piatto più piccolo e li ricoprì di sciroppo
d’acero.
“Cosa farai
adesso?” domandò
Harry, cambiando discorso.
“Non ne ho idea, sto
ancora
aspettando i processi” rispose Draco concentrandosi sul
piatto che aveva
davanti.
“Al tuo e quello di tua
madre
presenzierò anch’io”.
“Che onore,
Potter” sussurrò
il biondo con astio.
“Consideralo davvero
tale,
perché i vostri saranno gli unici ai quali
parteciperò, visto che meritate
l’assoluzione” disse Harry con lo stesso tono di
Draco prima di mordere una
salsiccia infilzata nella forchetta “Vi devo la
vita” mormorò poi, quando finì
di masticare.
“Veramente sono io che te
la
devo” ammise Draco mesto.
“Hai tergiversato quando
ci
avevano catturati e ciò che ha fatto tua madre è
diventato ben presto noto”.
Il biondo alzò
pigramente le
spalle “E tu cosa farai Potter? Cosa ti
aspetterà?”
“I vostri processi,
qualche
collaborazione al Ministero e l’offerta che mi ha fatto
Kinsgley per entrare a
far parte del Dipartimento Auror”.
“Raccomandato”
sibilò Draco.
“Lo sono sempre
stato”.
“Allora lo
ammetti!”
“Certo, ma almeno questa
volta so di essermelo meritato davvero!”
Il biondo sbuffò, senza
però
riuscire ad impedire unno sghembo sorriso di apparire sul suo volto.
“Beh… grazie
Potter. So che
mi taglierò la lingua per avertelo detto, ma grazie
davvero” disse Draco
facendo cadere la forchetta nel piatto ed alzandosi per andarsene.
Harry però
bloccò la fuga del biondo, trattenendolo per un braccio.
“Dove andrai
dopo?”
“Quando si saranno
calmante
un po’ le acque e avranno spedito mio padre in prigione,
tornerò a Palazzo Malfoy. Se
non ce lo tolgono, ovviamente”.
Harry riservò al ragazzo
un’occhiata abbastanza eloquente: sarebbe stata una questione
di poco e Draco
non avrebbe più avuto una casa.
“Senti… io sto
cercando un
coinquilino” azzardò il moro.
“Weasley e
Harry scosse la testa in
segno negativo.
“Arthut Wealey
provvederà a
loro e alla loro casa ora che stanno insieme. Lo sapevi?”
“Non l’avevo
intuito… vederli
sbaciucchiarsi di continuo non era un indizio sufficientemente
esplicito. Non
pensavo che però sarebbero subito andati a
convivere”.
Harry alzò le spalle,
indifferente.
“Se vuoi tra qualche
giorno
puoi iniziare a portare la tua roba a Grimmaud Place. Devo solo farmi
aiutare
con il Fidelius dalla McGrannit per evitare ospiti indesiderati. Per il
resto
però, sei il benvenuto” lo invitò
Harry, concludendo la proposta con un
sorriso.
“Grifondoro…”
lo schernì Draco senza però poter fare a meno di
sorridere
a sua volta.
Note
dell’autrice:
E’ una pre-slash di compleanno per l’amico più fantastico che si possa desiderare. Non sarà un capolavoro, ma spero sia ugualmente leggibile… Ma come direbbe Shanda Leer.... L’ho scritta con Amore <3
Buon
compleanno Sir Daniels!