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Autore: LaTuM    24/06/2009    3 recensioni
“Dove andrai dopo?”
“Quando si saranno calmante un po’ le acque e avranno spedito mio padre in prigione, tornerò a Palazzo Malfoy. Se non ce lo tolgono, ovviamente”.
Harry riservò al ragazzo un’occhiata abbastanza eloquente: sarebbe stata una questione di poco e Draco non avrebbe più avuto una casa.
“Senti… io sto cercando un coinquilino” azzardò il moro.
[post 7° libro senza epilogo]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Gioco di Vite

Disclaimer: tutto appartiene a JKRowling. Io non ci guadagno nulla.

 Gioco di Vite

Gioco di vite

 

 

Svegliarsi di prima mattina e rendersi conto che tutto era davvero finito era sempre uno shock per Harry. Da una settimana a quella parte non era ancora riuscito a farsene una ragione. Nell’esatto momento in cui ogni giorno apriva gli occhi non ricordava più dove fosse e – in qualunque luogo si trovasse – come ci fosse arrivato. La consapevolezza degli eventi della famosa notte però non tardavano a farsi strada davanti ai suoi occhi, accompagnati da un brivido che gli scendeva lungo tutta la spina dorsale, facendolo sudare freddo. Era stato effettivamente troppo per non ripensare a quelle terribili ore con terrore,  dispiacere e – purtroppo – dolore. Il peso delle perdite subite sembrava prevalere sempre su quel senso di liberazione e leggerezza che s’impossessavano di lui.

D’altra parte però non riusciva a fare a meno di formulare un pensiero molto egoistico – e probabilmente dettato anche da quel lato della sua natura Serpeverde – che nonostante tutto era stato lui quello a rischiare più di tutti, l’unico che si era ritrovato a dover affrontare Voldemort in prima persona dopo anni che quel pazzo assassino cercava – e spesso quasi riuscendoci – di ucciderlo.

Scalciò via le coperte del letto a baldacchino e afferrò gli occhiali e bacchetta dal comodino, per di controllare l’ora. Quando notò le lancette dell’orologio che aveva evocato segnavano le cinque si ritenne fortunato per essere riuscito a dormire almeno quattro ore e mezza quella notte. Afferrò i vestiti che aveva buttato in fondo al letto e gettò su di essi un veloce ma pratico ed efficace incantesimo di pulizia che li rendesse nuovamente presentabili. Non aveva molti cambi con sé.

Andando in bagno vide i suoi compagni di stanza, ognuno placidamente addormentato nel proprio letto e il russare di Ron e Neville gli confermò che stavano davvero dormendo.

Si sciacquò velocemente il viso e si rivestì mentre il suo stomaco continuava a gorgogliare rabbioso, il che lo costrinse ad afferrare il Mantello dell’Invisibilità e uscire silenziosamente dal dormitorio, fortunatamente quieto a quell’ora del mattino.

Anche la scuola era deserta, come se fosse stata incantata dallo stesso maleficio usato dalla strega cattiva nella favola de ‘La Bella Addormentata’. Si augurò davvero di non essere l’unico ad essere scampato alla maledizione – non un'altra! L’idea di dover salvare il Mondo Magico – di nuovo! – aveva un che di frustrante.

Raggiunse senza troppi problemi le cucine al sicuro sotto quel mantello che, oltre ad essere un ricordo di suo padre, era qualcosa di ben più prezioso dei già rari e costosi Mantelli dell’Invisibilità.

Si avvicinò al quadro di natura morta e solleticò con gentilezza la pera del dipinto, facendo apparire la maniglia della porta che dava accesso alle cucine. Fortunatamente gli elfi domestici erano sopravvissuti alla battaglia e continuavano ad offrire i loro servigi. Si era sentito un po’ in colpa non appena formulato quel pensiero, ma in fondo sentiva che in qualche modo aveva il diritto di pensare una volta ogni tanto un po’ egoisticamente anche a se stesso e non solo a fare l’Eroe del Mondo Magico.

La settimana passata aveva discusso molto con Ron ed Hermione del loro futuro e con Kingsley  e qualche altro nome significativo che aveva preso parte al progetto di ricostruzione del mondo che Voldemort aveva fatto di tutto per distruggere.

Kingsley aveva insistito perché ai processi che si sarebbero tenuti a breve per i Mangiamorte che erano già stati catturati presenziasse anche Harry. Il ragazzo aveva declinato l’invito, dicendo solo che avrebbe presenziato ad un eventuale processo che si sarebbe tenuto per Narcissa e Draco Malfoy, anche se questi non erano nella lista delle priorità, a differenza di Lucius.

Harry, dopo aver mostrato all’uomo i ricordi che Piton gli aveva consegnato prima di morire, aveva appreso accordi con Kinsgley, affinché il nome dell’ex professore venisse riabilitato e con il suo, anche quello di Sirius. Per dare prova della verità avrebbe mostrato i propri ricordi alla corte del Wizengamot che era stata completamente ricostituita con membri fidati del Ministero e nella quale sia Kingsley che Harry avevano espresso con tutte le loro forze che Arthur Weasley estrasse a farne parte. E così era stato.

I funerali per le vittime si erano tenuti nei giardini di Hogwarts, dove i corpi dei caduti in battaglia erano stati seppelliti non lontano dal bianco sepolcro di Silente. Era stato Harry a volerlo. I suoi compagni di scuola, gli amici e tutti coloro che erano morti per difendere la scuola avevano diritto a giacere per l’eternità nel luogo che li aveva visti morire da eroi. Per i Managiamorte caduti era stata scelta la cremazione e il seppellimento delle ceneri ad Azkaban (dalla quale sia Harry che il nuovo ministro avevano fatto in modo di rimuovere tutti i Dissennatori) mentre il corpo di Voldemort sarebbe stato bruciato a sua volta e le ceneri dissolte nel veleno di Basilisco. Era più un atto simbolico che realmente necessario, ma Harry non voleva correre rischi: già una volta Voldemort era riuscito a mantenersi in qualche modo in vita per poi tornare e cercare ucciderlo. Questa volta non voleva correre rischi.

Aggirarsi fra quelle lapidi gli portava via, ogni volta, un pezzo di cuore; soprattutto quando l’occhio gli cadeva su George e Angelina inginocchiati sulla tomba di Fred o quando andava a salutare Remus, Tonks e… Sirius, al quale era stato dedicato un monumento commemorativo anche per rendere più evidente l’avvenuta riabilitazione del suo nome.

 

Non appena entrò nelle cucine togliendosi il Mantello dell’Invisibilità, una schiera di elfi domestici lo accolse pronti a servirlo e riverirlo: ‘Harry Potter desidera mangiare qualcosa, signore?’, ‘Tinky, può essere d’aiuto, signore?’.

“Avete dei dolci? Muffin, pancakes. E magari anche del bacon con delle uova. Sono un po’ affamato…” mormorò Harry stropicciandosi gli occhi, per abituarsi all’ambiente più luminoso in cui si trovava.

“I dolci della colazione sono appena stati sfornati signore e Spike sarà ben lieto di preparare uova, bacon e salsicce per Harry Potter”.

“Harry Potter, signore!” lo chiamò un altro elfo “Desidera the? Caffè? Succo di zucca? ”

“Una tazza di the andrà benissimo” rispose lui in direzione di un altro elfo. Il solo essere lì gli strinse in qualche modo il cuore al pensiero di Dobby. Sapeva che i rimorsi e il dispiacere per le perdite lo avrebbero accompagnato ancora per molto tempo, mesi, anni o forse tutta la vita, ma non c’era modo di evitarlo.

Il ragazzo andò a sedersi su una panca davanti ad un tavolo ben più piccolo dei quattro grandi che occupavano il salone centrale e che venivano utilizzati per far arrivare il cibo sulle tavole di professori e studenti. Probabilmente gli elfi, abituati ai ragazzi che li raggiungevano nelle cucine in cerca di cibo, avevano fatto in modo che avessero un posto comodo in cui sedersi a mangiare. Dopo due minuti scarsi, quattro elfi posarono sotto al suo naso un vassoio con uova, salsicce, pancetta, dolci, muffin, pancakes e tutto ciò che uno stomaco bisognoso di cibo avrebbe necessitato.

 

Sentì alcuni passi rimbombare nell’ingresso delle cucine e una voce triste e strascicata domandare, come aveva fatto Harry, qualcosa da mangiare. Il moro cercò di rimanere nell’ombra, ma la persona appena entrata doveva sapere perfettamente dove andare nell’attesa che gli elfi gli portassero il cibo richiesto.

“Potter?” si sentì chiamare improvvisamente.

Harry alzò gli occhi, andando a scontrarsi con l’espressione sorpresa di Malfoy nel ritrovarselo lì davanti.

“Malfoy” lo salutò il moro, tornando poi a concentrarsi sulle sue uova mentre il biondo prendeva posto.

“Che ci fai in giro a quest’ora del mattino, Potter?”

Harry non fece neanche lo sforzo di sollevare lo sguardo verso il Serpeverde.

“Potrei chiederti lo stesso”.

“Non riuscivo a dormire… è pressoché impossibile farlo nei nostri dormitori dopo quella notte” spiegò il biondo attirando così l’attenzione di Harry,

“Che intendi dire?”

“Che non posso dormire e gli incantesimi di protezione che ho messo sul baldacchino non sono sufficienti per… stare tranquilli”.

“Come stare in una tana di serpenti?” lo schernì Harry sorprendendosi però nel vedere l’altro ragazzo annuire e servirsi di un paio di salsicce e alcune fette di bacon dai vassoi di portata che erano stati posati sul tavolo.

“Ovvio, considerando i pochi che sono rimasti”.

“I tuoi?”

“Sono tornati al Manor” rispose Draco prima d’iniziare a mangiare.

“Perché non sei andato con loro?

Il biondo gli scoccò un’occhiata molto eloquente.

“Sì, immagino che non sia il massimo essere lì con squadre di Auror a tenervi d’occhio…”.

“E tu perché sei ancora qui, Potter?”

Harry scosse la testa indifferente.

“Non ho voglia di andare subito a Grimmaud Place e poi ho delle cose da sistemare qua a scuola”.

“Del tipo?”

“Riunioni con Kingsley e tutte quelle scocciature che essere il Salvatore del Mondo Magico comporta”.

“Sì, immagino che essere una delle persone più importanti di questo mondo sia proprio una scocciatura” lo schernì Draco.

“Lo è davvero. E comunque, anche se non godo della stessa libertà che ho sempre auto tra queste mura… in qualche modo mi permette di ricaricarmi, assorbendone le energie positive. E poi tutti i miei amici sono ancora qui”.

“A te almeno ne è rimasto qualcuno” sussurrò Draco abbassando lo sguardo.

Harry risucchiò le labbra all’interno della bocca e spinse la caraffa di succo di succo verso il ragazzo che accettò l’offerta con un sorriso.

“Malfoy, ti rendi conto di cosa sta succedendo?” chiese stupito il Grifondoro.

“Dovrei?”

“Sì, tenendo conto che stai parlando con me…”.

“Mai parlato con te, Potter”.

Harry gli regalò un sorriso che era molto più simile a un ghigno.

“Appunto, ma ora lo stai facendo”.

Il biondo sembrò rimanere momentaneamente spiazzato, ma scrollò le spalle e si servì di alcuni pancakes su un piatto più piccolo e li ricoprì di sciroppo d’acero.

“Cosa farai adesso?” domandò Harry, cambiando discorso.

“Non ne ho idea, sto ancora aspettando i processi” rispose Draco concentrandosi sul piatto che aveva davanti.

“Al tuo e quello di tua madre presenzierò anch’io”.

“Che onore, Potter” sussurrò il biondo con astio.

“Consideralo davvero tale, perché i vostri saranno gli unici ai quali parteciperò, visto che meritate l’assoluzione” disse Harry con lo stesso tono di Draco prima di mordere una salsiccia infilzata nella forchetta “Vi devo la vita” mormorò poi, quando finì di masticare.

“Veramente sono io che te la devo” ammise Draco mesto.

“Hai tergiversato quando ci avevano catturati e ciò che ha fatto tua madre è diventato ben presto noto”.

Il biondo alzò pigramente le spalle “E tu cosa farai Potter? Cosa ti aspetterà?”

“I vostri processi, qualche collaborazione al Ministero e l’offerta che mi ha fatto Kinsgley per entrare a far parte del Dipartimento Auror”.

“Raccomandato” sibilò Draco.

“Lo sono sempre stato”.

“Allora lo ammetti!”

“Certo, ma almeno questa volta so di essermelo meritato davvero!”

Il biondo sbuffò, senza però riuscire ad impedire unno sghembo sorriso di apparire sul suo volto.

“Beh… grazie Potter. So che mi taglierò la lingua per avertelo detto, ma grazie davvero” disse Draco facendo cadere la forchetta nel piatto ed alzandosi per andarsene. Harry però bloccò la fuga del biondo, trattenendolo per un braccio.

“Dove andrai dopo?”

“Quando si saranno calmante un po’ le acque e avranno spedito mio padre in prigione, tornerò a Palazzo Malfoy. Se non ce lo tolgono, ovviamente”.

Harry riservò al ragazzo un’occhiata abbastanza eloquente: sarebbe stata una questione di poco e Draco non avrebbe più avuto una casa.

“Senti… io sto cercando un coinquilino” azzardò il moro.

“Weasley e la Granger?”

Harry scosse la testa in segno negativo.

“Arthut Wealey provvederà a loro e alla loro casa ora che stanno insieme. Lo sapevi?”

“Non l’avevo intuito… vederli sbaciucchiarsi di continuo non era un indizio sufficientemente esplicito. Non pensavo che però sarebbero subito andati a convivere”.

Harry alzò le spalle, indifferente.

“Se vuoi tra qualche giorno puoi iniziare a portare la tua roba a Grimmaud Place. Devo solo farmi aiutare con il Fidelius dalla McGrannit per evitare ospiti indesiderati. Per il resto però, sei il benvenuto” lo invitò Harry, concludendo la proposta con un sorriso.

Grifondoro…” lo schernì Draco senza però poter fare a meno di sorridere a sua volta.

 

 

 

Note dell’autrice:

E’ una pre-slash di compleanno per l’amico più fantastico che si possa desiderare. Non sarà un capolavoro, ma spero sia ugualmente leggibile… Ma come direbbe Shanda Leer.... L’ho scritta con Amore <3

Buon compleanno Sir Daniels!

 

   
 
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