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Autore: Sarah_lilith    08/12/2017    1 recensioni
La prima volta che lo vede è estate...
Sasuke osserva Naruto da una vita, pensa di conoscerlo, eppure l'altro sembra capace di sorprenderlo ogni volta che crede di aver capito quello che gli passa per la testa. Ne hanno passate così tante insieme che compiere anche solo una missione senza il compagno al fianco sembra innaturale.
Sasuke è quel tipo di ragazzo che ha adorato la neve, odiato la pioggia e amato il sole.
[Sasunaru]
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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The drizzling' rain of our lives

E l'alba sul Danubio a Marco parve fosforo e miele
e una ragazza bionda forse gli voleva dire
che l'uomo è grande, l'uomo è vivo, l'uomo non è guerra;
ma i generali gli rispondono che l'uomo è vino
combatte bene e muore meglio solo quando è pieno.

(Stranamore - Roberto Vecchioni)

 

La prima volta che lo vede è estate, Sasuke ha le ginocchia sbucciate e il sudore gli appiccica il cotone blu sulla schiena. L’altro non lo sta guardando, e non lo farà per i prossimi tre anni, ma lui lo osserva da dietro un albero con quella vena infantile e curiosa che ancora si nasconde sotto i suoi strati di indifferenza e rancore.
Il sole arancio è ormai a tre quarti dell’abituale percorso e i suoi raggi non scaldano poi così tanto, ma riescono ancora ad illuminare tutto di oro e rosso, tingendo il mondo con una sfumatura rassicurante. Il corvino lo odia, è troppo bello per essere vero.
Quello che in futuro sarà il suo migliore amico non è solo: ci sono altri due bambini che lo circondano, mentre se ne sta seduto a dondolare sull’altalena della scuola. Ha in mano un foglio stropicciato e se lo stringe al petto con un espressione determinata, ma uno di loro lo spintona facendolo cadere a terra. L’altro subito gli strappa di mano il pezzo di carta e gli tira con le mani i ciuffi biondi, per farlo ripiombare a terra.
“Stai giù, mostro!” gli dicono, poi guardano il disegno e uno dei due scoppia a ridere “Cos’è questa roba? Sarebbe la tua famiglia? No, perché tu non hai una mamma ed un papà, mostro” e continua a sghignazzare mentre fa a pezzi il foglio e sparge i coriandoli in aria. Il vento che li disperde con un soffio caldo li fa sembrare un pò neve e un pò petali colorati.
Il sole continua a calare oltre l’orizzonte delle case, irradiando sempre meno la sua rassicurante luce e raffreddando l’aria di metà maggio. L’atmosfera diventa man mano più mistica e in qualche modo gelida, costringendo uno stranito Sasuke a sfregarsi le mani nel tentativo di scaldarle.
I bambini non indugiano troppo, se ne vanno velocemente così come la distruzione che hanno portato, lasciandosi alle spalle un foglio e un cuore a pezzi. Da dietro l’albero può vedere delle piccole mani bronzee raccogliere pezzetti di carta bianca macchiata di pastelli e tempere, ma non ha il coraggio di intervenire e spezzare il silenzio quasi irreale creato dal dolore di un’anima innocente.
Quel giorno Sasuke vede la crudeltà della neve di maggio.


Il secondo incontro è l’ultimo prima della fondazione del team 7 e dell’inizio di una travagliata amicizia. Questa volta nevica davvero, ma i fiocchi sono piccoli e freddi, si confondono con la pelle di Sasuke e gli si posano addosso senza sciogliersi.
Mentre cammina per le vie meno trafficate, già ricoperte con un sottile strato bianco e uniforme, sente un urlo gioioso che spacca il silenzio, poi una sagoma arancione gli sfreccia talmente vicino da scompigliargli i capelli corvini. L’odore dolce e vischioso del miele gli riempie le narici e copre completamente quello insipido della bianca precipitazione; è quesi sicuro che gli si sia appiccicato alla pelle.
Il suo sguardo riesce a mala pena a focalizzare un ragazzino biondo, che quello è già sparito dietro l’angolo del vicolo alcuni metri più avanti. La risata della piccola volpe rimane impigliata nelle orecchie di Sasuke che percepiscono appena le imprecazioni di un povero ninja li vicino, sicuramente troppo lento per poter raggiungere uno spirito libero come quello che il moro ha appena intravisto.
L’ultimo membro della famiglia Uchina si guarda indietro e spalanca un poco gli occhi: le sue impronte, che prima erano le uniche estranee su quella distesa immacolata e pura, sono ora affiancate da una fila di orme più piccole e disordinate. Sembrano beffarsi della neve spazzandola via in modo confusionario e per nulla educato, al contrario delle prime.
Sasuke ha sempre odiato il caos e qualunque cosa differenziasse anche solo minimamente dall’ordine mentale che si era creato in quegli anni, quindi resta per un attimo stupito dalla sensazione calda che prova sotto le costole, in prossimità di un organo che non pensava di possedere più. Fa quasi male, per quanto gli è estraneo.
Fissando due file di impronte parallele sente la gola bruciare: una è lineare, ma incerta, l’altra è sicura nonostante la sua discontinuità; riesce ancora a sentire una risata allegra nel vicolo vuoto.  
Sasuke guarda il suolo e il cuore gli si stringe un pò di più, riscaldandosi.


Da li in poi è tutto un susseguirsi di bisticci e frecciatine, ma finalmente può dare un nome all’angelo biondo caduto sulla sua strada di neve anni addietro. Non che prima ignorasse la sua identità: tutti conoscono il figlio di Minato e Kushina, la fama dei suoi genitori lo precede; Sasuke capisce cosa vuol dire sentirsi sotto esame costante, quindi evita l’argomento.
Naruto ha un sorriso spettacolare, le guance rosse graffiate e gli occhi così azzurri che la volta celeste impallidisce e l’oceano si ritira imbarazzato. Il suo corpo è ben proporzionato, e a soli dieci anni sul suo ventre si intravede la linea degli addominali marchiata dall’ingombrante sigillo nero. Il biondo lo detesta, ma a Sasuke non dispiace, quel segno scuro sulla pelle caramello, gli ricorda che Naruto dentro è più forte di lui, infondo.
La voce di Naruto non è fastidiosa come quella dei suoi coetanei, anche se è spaventosamente alta, e la sua pelle è scura, quasi brunita, ma al posto di isolarlo questa caratteristica lo fa risplendere agli occhi di Sasuke come un diamante grezzo potrebbe fare sotto la luce della luna.
Le loro discussioni sono accese con toni alti, quasi iracondi, ma non sfociano mai in un vero scontro, al massimo finiscono con una scazzottata liberatoria. Sakura li guarda preoccupata, ma non interviene mai in favore di nessuno; è troppo infatuata del moro e il biondo le fa tenerezza. Pensa voglia attirare l’attenzione degli adulti, data la sua difficile infanzia.
In parte è vero, e Sasuke lo capisce anche troppo bene; ma se per lui la vita è una sfida a discapito degli altri, per Naruto è un gioco, e nei giochi migliori devi puntare alla vittoria ignorando il giudizio dei grandi che tentano di metterti una visiera che ti impedisca di guardare il mondo.
Fin da piccolo, Sasuke ha seguito diligentemente la strada che i suoi familiari gli hanno indicato, vedendo solo quella via per raggiungere un obiettivo; altri hanno imboccato un cammino differente, magari svoltando in un vicolo che lui, bendato dalle regole com’era, non aveva neanche visto. Con un pò di rammarico, si rende conto di non aver avuto la minima scelta nelle sue decisioni, ma ormai è tardi per riprendere le redini della sua vita.
Naruto, invece, tra una pernacchia e una smorfia beffarda ha abbandonato il sentiero e si è immerso nel bosco che delimita la strada sicura indicata dai grandi, scoprendo il mondo con le sue mani, sporcandosi la pelle di avventura e riempiendosi gli occhi di bellezza. Forse, si dice Sasuke, è per questo che sono così splendidamente azzurri e immensi.
Quando loro arriveranno alla fine del percorso, lui sarà già li ad attenderli, con le braccia spalancate e la risata cristallina che gli fa vibrare il petto incastrata in gola. Avrà scoperto posti nuovi, vissuto esperienze incredibili e conosciuto gente stupenda, mentre loro avranno percorso lo stesso sentiero di ghiaia grigia e sangue rosso per tutta la vita, perdendo anni in battaglie inutili combattute per altri.
Nevicherà, pensa Sasuke. Ha sempre voluto vedere Naruto ballare sotto la neve.


È tutta una questione di vista, quindi. Gli occhi che gli permettono di assaporare Naruto sono gli stessi che possono ferire i suoi compagni; strano che le due cose si coniughino in quel modo, ma sa che il mondo è ironicamente uno schifo.
Ha visto brave persone morire per un bene superiore, mentre i sanguinari nemici sembravano essere immortali. É stato sempre Naruto, o forse la volpe che si cela nel suo cuore, a spiegargli il motivo di questa disparità: i buoni seguono troppe regole1.
Se per alcuni l’idea di uccidere innocenti è inaccettabile, altri assassinerebbero volentieri il proprio fratello per avere più potere. Che poi Sasuke si chiede, ingenuamente, che cosa se ne facciano di tutta quella forza, se non sanno gestirla. Forse credono di poter usare un potere che va oltre le loro possibilità senza danneggiarsi. In fondo, la razza umana è ottimista di natura, oltre che spietata.
Negli sguardi dei nemici non esiste pietà, Sasuke ha imparato la lezione a sue spese: una bimba dagli occhi gialli come il sole ha provato a pugnalarlo nel sonno, e lui si è svegliato appena in tempo per incrociare il suo sguardo vuoto e ribollente di furia assassina, schivando il colpo. Lei aveva sette anni.
Quanto poco basta ad una persona per diventare una bestia?
Questa domanda è il motivo per il quale quando Sakura gli dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima Sasuke ride senza un briciolo di divertimento in corpo, per poi ribattere con una delle sue solite risposte pungenti.
La rosa si imbroncia e serra forte le labbra, quasi ad impedirsi di parlare, o forse piangere. Il moro non vorrebbe essere crudele, ma l’ironia della vita lo costringe a ripagare con la stessa moneta, quindi va bene così.
Seguendo il ragionamento della sua compagna di team, ognuno porta negli occhi una traccia di ciò che la sua vera essenza è, a discapito del resto del mondo. Sakura ha gli occhi verdi come i prati d’estate, come la calma è la serenità, come la vita: la sua anima è la Terra.
“Sa-chan è tipo una mamma” aveva detto Naruto con un sorriso enorme sul viso, forse solo un pò triste. Si era grattato la nuca, aveva chiuso gli occhi e aveva riso spalancando la bocca “Proprio una mamma” e Sasuke lo aveva guardato serio. Non aveva risposto.
C’è di nuovo la neve a Konoha, il Villaggio della Foglia non è mai stato così bianco e soffice. Tutti i giovani ninja sono esonerati dai loro compiti, quindi l’unica cosa da fare è uscire a giocare come bambini veri, senza il peso di una vita al servizio della guerra o la preoccupazione di uno scontro imminente.
Come sempre è scoppiato un battibecco idiota per motivi che Sasuke non vuole neppure sapere. Lui è troppo intento a guardare dei ficchi di neve che si impigliavano in una chioma bionda in particolare, non gli importa d’altro al momento.
Sakura sta urlando contro Kiba, che fugge a gambe levate con il suo cane, inseguendolo con un bastone che ha tutta l’aria di essere pericoloso. Pare un pò strano, ma questi teatrini fanno bene al gruppo e intervallano i tristi silenzi carichi di tensione con delle grosse risate liberatorie.
Gli occhi di tutti sono concentrati sullo scontro, tranne quelli del biondo, ormai perso in altri pensieri, e del corvino. Il primo guarda in su, domandandosi quanto sia alto il cielo, mentre il secondo fissa l’Uzumaki e basta, senza bisogno di dare spiegazioni a nessuno; tutti sanno come funziona tra loro, ormai.
Sasuke ne è certo, se la sua anima è nera e rossa come l’Inferno, quella di Naruto è celeste come il Paradiso.


La neve perde importanza nella sua mente quando viene sostituito dalla pioggia incessante di un’acquazzone e dal sangue di suo fratello che si mescola all’acqua. Il cielo piange più di lui, alla morte di Itachi.
Naruto gli prende la mano e intreccia le loro dita con forza, poi lo guarda senza sorridere. In situazioni come quella non c’è niente da dire, nulla riparerà le cose rotte e niente tornerà al suo posto, quindi il silenzio non pare scomodo. Si aggrappa alla mano del biondo come il marinaio che nel caos della tempesta trova l’albero maestro. Gli serve il sostegno di una persona fidata e, come sempre, il suo compagno è lì accanto: va bene così.
Da quel giorno decide di odiare qualunque cosa non sia il cielo azzurro come gli occhi di Naruto e il sole giallo come i capelli dello stesso. Nessuno muore nelle belle giornate, vero?
Non se la sente di dire altro.


Quello che non si aspettava era la pioggia salata, quella che si presenta in tutte le occasioni, anche quando il sole splende.
La primavera ha ormai lasciato spazio al caldo asfissiante e Sasuke vorrebbe davvero tanto che l’aria non fosse così umida; si sente soffocare. Neppure la tenuta estiva della sua divisa riesce a dargli un minimo di ristoro: il nero non è stato una buona scelta, dopo tutto.
Per cercare di rinfrescarsi lui e il dobe hanno trasportato la loro roba in una vecchia tenuta della famiglia Uchina, dove il biondo può continuare a svolgere il suo lavoro di Hokage stando al fianco del compagno senza rischiare un insolazione. La villa è vicino alla spiaggia e il mare rende il clima un pò più temperato del centro città, quindi Sasuke ne approfitta per fare una passeggiata sulla stradina che divide il giardino della tenuta dalla spiaggia di sabbia bianca. Almeno lì riesce di nuovo a respirare.
Il silenzio che lo circonda, però, viene squarciato da un grido di una voce familiare; Sasuke inizia a correre quasi senza rendersene conto e non è sicuro che i suoi piedi stiano effettivamente toccando terra tanto va veloce. Raggiunto il punto d’origine dell’urlo l’ultimo discendente degli Uchina si sente strappare il fiato dai polmoni.
Naruto è aggrappato con le mani al parapetto della terrazza che lui stesso gli ha mostrato poche ore prima, quella che si affaccia sull’oceano; è proteso in avanti con gli occhi serrati e la bocca spalancata in un grido di puro dolore. Quando la voce gli viene meno il biondo piega il collo all’indietro e socchiude le palpebre abbastanza da guardare il cielo limpido sopra di lui. Scuote piano la testa, come se Dio gli avesse appena annunciato la sua morte e ormai si fosse rassegnato all’inevitabile.
Sasuke si riscuote dallo stato catatonico in cui era piombato e si avvicina piano all’altro, come timoroso di spaventare la volpe selvaggia che si cela in lui. Quando si trova a pochi passi dall’Uzumaki, questi volta il capo nella sua direzione e spalanca quegli occhi azzurri così tanto che a Sasuke viene un colpo al cuore.
“Ho finito il rapporto sull’ultima missione” dice Naruto, con la voce roca di chi l’ha usata troppo ma si obbliga a parlare “ci sono stati quattordici morti e tre feriti gravi”
Non è una notizia così sconvolgente, quindi Sasuke aspetta che il biondo aggiunga dell’altro. Entrambi hanno visto e subito di peggio e, per quanto Naruto sia sempre stato più sensibile di lui, non può essere questo il punto.
“So che non è una catastrofe, ma pensavo, dopo tutto, perché lo facciamo?” l’Uzumaki si volta totalmente verso di lui e spalanca le braccia in un gesto volutamente esagerato, per poi farle ricadere ai lati del busto “Le guerre sono una cosa orribile, eppure tutti si ostinano a scatenare conflitti; sembrano non rendersi conto della sofferenza che porteranno al loro paese e agli altri! Perché ci stiamo uccidendo tra di noi? Perché…” un singhiozzo gli incassa le parole in gola.
Sasuke alza titubante la mano destra e accarezza delicatamente i capelli dell’altro, facendo scorrere le ciocche bionde tra le dita pallide. Questa volta non sa cosa dire, il suo dobe ha ragione: l’umanità è così stupida.
“Naruto, stai…?” ha visto qualcosa di liquido scorrergli lungo una delle guance, ma non è sicuro di quello che sta succedendo: l’Uzumaki non piange mai, anche se ne avrebbe tutti i motivi.
“Sto bene” Naruto gli sorride cancellandosi la lacrima dal viso, si stringe a lui e lo soffoca in un abbraccio che dovrebbe essere rassicurante, ma che pare più una richiesta disperata di aiuto “É solo pioggia”
Non c’è nemmeno una nuvola in cielo.

 

ANGOLINO D’AUTRICE
1. i buoni…regole: citazione di Madame Kovarian direttamente da Doctor Who, se siete tipi sensibili questa serie vi spezzerà il cuore; pardon: “i” cuori ;)

Ok, la mia prima Sasunaru (anche se la coppia non è assolutamente esplicita) è conclusa. Come vedete non ha un’effettiva trama, ma è più un flusso di pensierini sui vari episodi della vita dei nostri due ninja preferiti (dopo Kakashi, lui è sempre il migliore). Forse ho reso Naruto un pò OOC, ma giudicate voi.
Spero perdonerete i possibili errori grammaticali e apprezziate la storia: io mi sono divertita a scriverla, sarei contenta se vi piacesse la metà di quanto io l’ho amata.
Baci a tutti, Sarah_lilith

 
   
 
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