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Autore: laylahsharriz    09/12/2017    0 recensioni
Avevo una qualche strana affinità con l'acqua. Era diventato un momento, estremamente mio, in cui ogni cosa attorno a me si annullava e potevo immergermi per quanto tempo volevo nelle profondità oscure dell'acqua.
Fu proprio per questo grande amore nei confronti dell'acqua che, dopo aver saputo dall'Angente Speciale Supervisore Emily Prentiss che ero entrata nella sua squadra elitaria del BAU, decisi di fare un bagno caldo.
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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▪ TWO ▪



Eravamo tutti dei piccoli istanti di un tempo relativamente lungo, eppure ognuno di noi credeva che la sua vita sarebbe stata più bella rispetto a quella di qualcuno vissuto nel proprio passato. Questa gente si riempiva la bocca con le azioni grandiose che aveva compiuto durante il corso della loro esistenza, facendo sembrare il mondo che li circondava magnifico. Ma non si accorgevano che il problema di fondo erano proprio loro che, con l'ostentata voglia di mostrarsi agli altri, avevano perso quelli che erano gli ideali e i fondamenti di un sano vivere insieme agli altri.
Tutto questo mi venne in mente quando vidi per la prima volta la mia scrivania, così vuota e asettica che sembrava essere stata costruita qualche minuto prima, pronta solo per me. Ma sapevo che era appartenuta a tanti altri prima di me, ora ovviamente ripulita per dare spazio a un nuovo membro nella squadra. Era strano come un luogo così piccolo, come può essere una scrivania di un ufficio, possa aver ospitato così tante persone nell'arco degli anni. Ed era proprio per questo che credevo fortemente più nei valori dell'uomo che nelle sue azioni, perché solo il suo pensiero lo poteva rendere grande.
« Quindi, cosa devo fare? » ero rimasta in piedi a fissare la scrivania, con ancora la tracolla di cuoio stretta tra le mie braccia.
« Oh, ecco, devi inserire i tuoi dati sul computer e poi Garcia ti porterà la tessera di riconoscimento. » Alvez era seduto sulla scrivania di fronte a me.
« Okay. » ho detto semplicemente, per poi sedermi sulla sedia girevole. Rimasi a fissare il computer per qualche secondo. Il mio viso pallido era riflesso sullo schermo nero, incapace di abbandonarlo per dare spazio alla schermata che mi serviva. « Emh, potresti accenderlo? » chiesi rivolta ad Alvez, per nulla imbarazzata dalla situazione.
« Abbiamo capito che la nostra genietta non è brava in tutto. » Rossi era in piedi vicino alla scrivania di Reid, con un sorriso stampato sulle labbra. Guandandolo, sorrisi subito anche io.
« Mamma credeva nelle cose manuali, per questo non sono mai stata brava in informatica. Immagino sia arrivato il momento di diventarlo. » constatai mentre lo schermo di fronte a me si illuminava di mille colori. Dopo qualche procedimento, Alvez aveva aperto la fantomatica schermata che avrei riempito con i miei dati.
« Perfetto, ora puoi scrivere. Se non ti ricordi qualcosa puoi sempre ... » le parole del ragazzo rimasero sospese nell'aria, molto probabilmente perché mi stava osservando mentre io digitavo tutti i miei dati in modo veloce. Nonostante non fossi eccellente in informatica, conoscevo a memoria ogni singolo mio dato anagrafico e non e riuscivo a digitarlo con la tastiera nello stesso modo veloce in cui parlavo con le persone. Il che voleva dire molto velocemente. « Ho capito. Lascio perdere. » disse alla fine Alvez.
Dopo un minuto avevo completato tutta la schermata, e avevo inviato - sempre con l'aiuto di qualcuno - il tutto alla Tecnico informatica.
« Okay, ora che faccio? » chiesi nuovamente.
« Niente, ora aspettiamo. » mi rispose Rossi, sempre col suo tono pacato.

• • •


Dopo appena dieci minuti la quiete degli uffici fu spezzata da una donna con un vestito blu elettrico e giallo sgargiante che correva dietro a un cane molto grande.
« Ehi, ehi!! » urlava, ma il cane non voleva fermarsi in nessun modo. Corse verso i nostri uffici e si fermò di fronte ad Alvez.
« Ehi Roxy, cosa ci fai qui? » il ragazzo ora accarezzava il cane - che presumevo fosse femmina, si chiamasse Roxy e fosse proprio del mio collega - e guardava con un sorriso verso la donna dal vestito variopinto.
« Pivellino, la prossima volta dovevi dirmi che Roxy è così .... audace! » aveva detto, con un tono di rimprovero, ma allo stesso tempo scherzoso.
« Dovrei farla scorrazzare per il BAU più spesso. Si vede che si diverte! » Luke continuava a sorridere e Roxy era sotto gli sguardi di tutti. Perfino Reid e Rossi si erano avvicinati per accarezzarla.
« Lei sì, ma io no! Devo correre da una parte all'altra e la mia povera mente da informatica si affatica tantissimo! » la donna aveva continuato a lamentarsi, ma sempre col suo sorriso stampato sulle labbra. Avevo dedotto che lei fosse Garcia, il tecnico informatico della squadra. Roxy si era poi avvicinata a me e aveva poggiato la sua zampa sulle mie ginocchia. Di tutta risposta, l'ho accarezzato la testa.
« Oh! Tu devi essere la ragazza nuova. Evans. Anzi, Laylah Evans. » la donna aveva puntato la sua attenzione tutta su di me, i suoi occhi si erano letteralmente illuminati alla mia vista.
« Laylah Charlotte. » dissi io, specificando entrambi i miei nomi.
« Devo chiamarti col nome completo? »
« No, era per specificare che avessi un nome arabo e uno americano .. sai, il terrorismo .... »
« Tranquilla Laylah, non credo che a Garcia importi. » Rossi mi aveva bloccato di nuovo, con la sua solita risata.
« Oh va bene, va bene. Io sono Penelope Garcia. Ma puoi chiamarmi anche solo Penelope. » la tecnico informatica mi stringeva con vigore la mano destra.
« Okay, puoi chiamarmi Laylah. » dissi semplicemente.
Penelope mi diede il cartellino che appuntai sul mio maglione grigio e poi continuai a coccolare Roxy.

• • •


« Garcia, vieni. » JJ era passata velocemente davanti a noi e, dopo aver chiamato Penelope, si era dileguata con lei nello studio di Prentiss. A noi, invece, si era unito Simmons.
« Roxy è stata addestrata? » chiesi ad un certo punto rivolta ad Alvez.
« Non addestramento da polizia, ma sa il minimo indispensabile. » mi rispose Luke, con uno sguardo fiero rivolto verso il suo cane.
« Uhm ... » mi sederti a gambe incrociate vicino alla sedia di Reid, relativamente lontana da Roxy. « Ora scopriremo se è intelligente o meno. »
« Ehi! Certo che Roxy è intelligente ... cosa pensi ... » disse prontamente Luke, ma poi rimase in silenzio, come tutti gli altri che erano vicino a me.
Guardai dritto negli occhi del cane, annullando completamente tutto ciò che era intorno a noi. Le puntai contro l'indice e, dopo qualche secondo di indecisione, si sedette a terra. Brava, avevo instaurato un primo contatto con lei.
Sempre con lo stesso dito tracciai sul pavimento una linea verticale, mentre lei osservava con i suoi grandi occhi i miei movimenti. Dovetti ripetere l'operazione un'altra volta, ma poi si distese completamente a pancia in giù. Sorrisi, stava apprendendo molto velocemente per essere un cane che non avevo mai incrociato prima di allora.
Puntai poi il dito per terra, proprio vicino a me. Senza neanche pensarci troppo, Roxy corse verso di me. Repentinamente cambiai il mio movimento perché non volevo che mi saltasse addosso, le puntai di nuovo il dito e lei si fermò a qualche passo da me, sedendosi di nuovo a terra. Aveva reagito bene a questo cambiamento: era davvero un cane intelligente.
Appoggiai il dito sul mio ginocchio destro e lei alzò la zampa destra. Sorrisi di nuovo, ma ora arrivava la parte più difficile. Doveva uscire da questo legame creato in pochi minuti e ritornare ad avere un comportamento normale col suo padrone. Non che non lo fosse attualmente, ma di sicuro aveva instaurato un imprinting con me, che ovviamente doveva svanire nell'estate istante in cui volevo io.
Doveva capire quale fosse realmente il suo padrone e chi, in quel momento, aveva fatto da tramite tra i movimenti e la sua intelligenza. La guardai negli occhi intensamente e con un cenno del capo le indicai la direzione di Alvez. Subito Roxy abbaiò e con un balzo corse verso Luke che accettò il suo entusiasmo con le carezze.
Ero soddisfatta di quel che avevo fatto: questo legame creato con Roxy sarebbe potuto rivelarsi utile in futuro, ma soprattutto avevo avvalorato ancora una volta una delle mie più importanti scoperte.
« Quindi questo è quello che sai fare. L'ipnosi ... » aveva parlato Simmons, di fronte a me.
« Tecnicamente l'ipnosi è uno stato psicofisico causato artificialmente, con una riduzione delle capacità razionali e un incremento dell'emotività. » avevamo recitato all'unisono io e Reid, ma poi io avevo aggiunto: « E io non ci credo neanche. »
« Quindi cos'era? Roxy non ha mai risposto ai miei comandi di gesti » aveva detto Alvez.
« È la sua scoperta ... » Reid aveva accennato, ma non ho lasciato che continuasse, non volevo osannare a tutti quale grande genio fossi.
« Mi sono specializzata in zoologia e il mio studio riguardava l'affinità tra addestratore e cane, in particolare del rapporto che instaurano durante gli allenamenti. La maggior parte di questi vengono svolti tutti a voce, ma mi sono chiesta se fosse possibile far muovere i cani solo con i gesti. Ho fatto ricerche approfondite e ho lavorato sul campo con diversi cani, migliorando a mano mano i gesti da fare e quelli da evitare. Ho compreso che non bisogna mai bloccarlo col palmo aperto, perché lo prenderebbero come una sfida, e che bisogna sempre guardare negli occhi del cane per non rompere il contatto con la sua mente. Non è ipnosi, semplicemente un aprire la propria mente con quella del cane. Quando non si è i padroni, è molto rischioso fare questo tipo di allenamento, perché si rincorrerebbe in un non riconoscimento del padrone da parte del cane. Il cenno del capo che ho fatto alla fine era per staccare l'imprinting che ho creato con lei e, fortunatamente, Roxy, essendo molto intelligente, ha capito subito quale fosse il mio ruolo e quale quello di Luke nella sua vita. Spero non ti dispiaccia che ti abbia chiamato Luke. » avevo spiegato velocemente, ma capii subito che gli altri avevano compreso appieno il mio studio. Luke mi sorrise, di sicuro in riferimento alla mia ultima affermazione, quindi potevo tranquillamente chiamarlo per nome d'ora in poi.
« È incredibile come tu abbia spiegato il tutto in modo professionale, ma come tu abbia finito il discorso con una frase banalissima. » Rossi mi stava osservando quasi sbalordito, ma poi la sua attenzione fu catturata da qualcosa oltre di me, più in alto. Mi alzai per osservare meglio cosa succedesse e vidi JJ con delle cartelle gialle in mano che ci faceva segno di seguirla. Rossi mi guardò e, sospirando, disse: « Abbiamo un caso. »
Ci dirigemmo, quindi, verso la Sala Riunioni.
  
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