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Autore: JanineRyan    10/12/2017    1 recensioni
Non sono tanto brava nelle intro, ma proverò comunque...
E se il viaggio verso il Monte Fato fosse stato differente? E se la compagnia fosse stata di undici membri e non nove?
Insieme agli originari membri della Compagnia dell'Anello ne faranno parte anche due guerriere elfiche: Estryd e Alhena, figlie di Elrond di Gran Burrone.
Genere: Avventura, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Boromir, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci arrivati all'ultimo capitolo!
Spero vi piaccia! Presto inizierò una nuova ff... a presto e intanto buona lettura!



Erano già tradirsi alcuni mesi dall’incoronazione di Aragorn e, subito dopo l’evento che aveva portato nella capitale delegazioni e sovrani da tutta la Terra di Mezzo, Gondor si era svuotata. La ricostruzione della cittadella fu lunga ma, grazie al contributo di artigiani elfici, venne riportata alla sua antica bellezza. Al posto delle macerie vennero edificate nuove mura di pietra bianca e le case distrutte vennero sistemate imitando lo stile delle costruzioni elfiche di Gran Burrone.
Elrond si trattenne a Gondor ancora alcune settimane dopo l’incoronazione e il matrimonio tra il nuovo re e Arwen, voleva recuperare il tempo perso con Alhena. Ma, quando il giorno della sua partenza per Gran Burrone giunse, accompagnato dai figli maschi che, come deciso, avrebbero preso le redini del reame, si sentiva più sereno. La separazione dalle figlie fu comunque molto dura, ma era grato di saperle tutte e tre felici.
Quella mattina, Alhena si sveglio all’alba e raggiunse il padre nelle sue stanze... aveva sognato per anni un riavvicinamento con lui e ora non riusciva a separarsene. Accompagnò Elrond a piedi fino alle mura di Minas Tirith; anche pochi minuti erano importanti per entrambi. Mentre camminavano, fianco a fianco, Elrond guardava la giovane figlia al suo fianco; era chiaro che, anche per la principessa, separarsi nuovamente dal genitore era doloroso. In quel poco tempo avevano parlato molto e Elrond aveva potuto conoscere meglio Alhena... aveva superato molte prove ed era orgoglioso di quanto forte fosse diventata anche senza l’aiuto della famiglia. Aveva gioito quando la bionda gli rivelò la sua decisione di partire per le Terre Immortali... avrebbero vissuto insieme come una famiglia...
Mentre scendevamo lungo le vie della capitale, Alhena però era stranamente taciturna. La sera prima Legolas e Thranduil erano partiti per Bosco Atro e non aveva ricevuto, da nessuno dei due, i loro saluti; non si aspettava molto dal Re, ma Legolas era sua amico... questo suo silenzio l’aveva turbata... non riusciva a capire il suo comportamento...
“Cosa affligge il tuo cuore?” le domandò Elrond, quando gli fu chiaro che qualcosa turbava la figlia.
“Nulla...” rispose lei.
“Non sono stato un buon padre, ma riconosco quando  hai delle preoccupazioni.” fece una breve pausa e, fermandosi, affrontò la bionda. “Parlamene!”
Alhena guardò il padre, non era facile ammettere che soffriva perché aveva il cuore spezzato... e, ancor meno semplice, era spiegargli a causa di chi si era spezzato.
“Ho il cuore che sanguina.” sussurrò lei.
“Hai perso l’elfo che amavi...” disse Elrond, restando sul vago. Non voleva esporsi troppo, voleva che fosse lei a parlargli di Thranduil.
Alhena lo guardò sorpresa che avesse intuito le cause delle sue lacrime: “Si. Hai indovinato.”
Il signore di Gran Burrone stava per dire altro, ma Alhena lo interruppe.
“Non importa più, ormai. Non ero e non sono tuttora certa del suo amore e quindi non voglio rischiare di ferirmi più avanti, quando potrei essere ancora più innamorata di lui... tra meno di un anno in ogni modo partiremo per le Terre Immortali... che senso ha amarlo?”
“C’è sempre un’ottima ragione per amare una persona...”
“Si... ma dev’essere quella giusta...”
Ormai i cancelli erano a pochi metri da loro; Alhena si fermò, guardò Elrond negli occhi, e lo abbracciò,  sussurrandogli all’orecchio: “Starò bene... il mio cuore guarirà...” prese fiato ed aggiunse. “A presto, papà...”
“A presto, piccola mia. Ti voglio bene.”


Nei mesi successivi vennero istituiti dei tribunali nei quali furono processati i seguaci di Sauron catturati. I pochi rimasti vivi dopo la grande guerra, si nascondevano come ratti; cercavano di vivere una vita tranquilla e nell’ombra, lontani dalla gente della Terra di Mezzo. Celavano la loro presenza nei cuori delle foreste e sulle montagne più alte; ma i loro crimini non furono dimenticati, uno ad uno vennero stanati dagli eserciti dei popoli liberi per poi essere giustiziati. “Nessuna pietà” era il nuovo motto comune.
L’autunno diede spazio all’inverno, le foglie caddero e dal cielo cadde la neve... i fiumi ghiacciarono e il panorama si tinse di bianco... altri giorni passarono e la neve iniziò lentamente a sciogliersi sotto il calore del sole dando la possibilità ai primi fiori di crescere, dei miracoli che annunciavamo l’arrivo della nuova stagione.
Con il tempo, molte ferite di rimarginarono ed i giorni di pace parevano ormai arrivati.
Minas Tirith fu ricostruita in meno di un anno e, il giorno del solstizio di primavera, Estryd diede alla luce un maschio forte e con profondi occhi grigi. La nuova nascita fu festeggiata per giorni; Elrond, Elrohir ed Elladan raggiunsero la capitale appena appresero la notizia e, con loro, arrivarono anche Lady Galadriel e dire Celeborn. I novelli genitori non potevano essere più orgogliosi del loro bambino; durante la cerimonia del nome, decisero di chiamare il piccolo Estél perché lui era la loro speranza.
Alhena cercava di rimanere accanto al piccolo il più possibile, vedeva la sua nascita come un nuovo inizio, come se dalla guerra fosse avvenuto infine qualcosa di bello.
Trascorsero ancora alcuni mesi prima che si iniziasse a parlare della partenza verso le Terre Immortali; era metà estate quando, mentre giocavano con il piccolo neo giardini di Minas Tirith, Estryd guardò Alhena e disse: “Ormai il tempo è giunto.”
La bionda guardò la sorella, comprese subito cosa voleva dire.
“Boromir ed io abbiamo deciso che prima dell’arrivo dell’autunno partiremo... nostro padre ci ha scritto che per fine agosto una nave partirà e noi prenderemo quella.”
“Non è troppo presto?” domandò Alhena, mentre guardava il nipote giocare. “Estél ha solo pochi mesi...”
“Presto inizierà ad avere dei ricordi... non vogliamo che soffra per la mancanza di questa terra. Era giusto che nascesse qui... ma ora nulla ci trattiene.”
Alhena comprendeva, ma vedere la prospettiva della partenza così imminente la sconcertava... avrebbe tanto voluto rivedere ancora una volta Thranduil. Ogni notte lo sognava e ogni notte si svegliava piangendo... lo amava davvero molto e, nonostante i mesi passati e i suoi innumerevoli tentativi di dimenticare tutto, non riusciva... non avrebbe mai allontanato il suo ricordo dal suo cuore perché se ne era innamorata così intensamente come solo un elfo può amare. Sospirò e si ripeté mentalmente che la decisione presa era quella giusta; ne avrebbe sofferto per sempre ma ormai non poteva più tornare indietro.
“Credo che anche a te farà bene...” disse Estryd.
“Cosa intendi?”
“Restare qui ti sta logorando... partire potrebbe essere per te una rinascita.”
Alhena chiuse gli occhi, non aveva parlato della sua delusione con nessuno... ma sapeva di essere trasparente agli occhi della sorella maggiore.
“Hai ragione... restare non mi fa bene...”
Approfittando della situazione, Alhena non aveva mai parlato del suo dolore, Estryd continuò:
“Non mi hai mai detto cosa è accaduto durante quegli anni... qualcosa ti ha cambiata, non riconosco più la mia sorellina!”
Estryd ricordava bene quanto fosse distrutta la sorella dopo la festa di fidanzamento tra Aragorn ed Arwen; qualcosa aveva turbato il suo spirito. Per giorni era rimasta chiusa nella sua stanza senza mangiare, le tende sempre tirate per impedire ai raggi del sole di illuminare qualunque cosa... aveva cercato di farle visita, pensando ad un malanno passeggero ma lei si rifiutava di parlare, di vederla.
“Ho celato anche troppo a lungo una cosa... o meglio, ho celato i miei sentimenti verso una persona... pensavo che lo scorrere dei giorni avrebbe aiutato il mio cuore a guarire... quanto mi sbagliavo...” sospirò infine Alhena.
“Che sentimenti? Di che sentimenti parli? Per chi?” domandò, curiosa, Estryd. “Per Legolas?”
La bionda scosse il capo: “Per Thranduil...”
Pronunciare il suo nome era stato doloroso per Alhena, chinò il capo per celare le lacrime che inumidivano i suoi occhi.
“Thranduil?” le fece eco Estryd, sorpresa.
Non si sarebbe mai aspettata che la sorella potesse innamorarsi di un elfo come Thranduil; la bruna non lo considerava una brutta persona, anzi era un grande re, ma i suoi atteggiamenti e le sue stranezze... era sorpresa... avrebbe visto meglio la sorella al fianco di Legolas...
“Non dirlo come se fosse una cosa orribile... è diverso da come appare a chi non lo conosce bene...”
“Scusami... ma sono senza parole... vi siete conosciuti quando hai vissuto nel suo regno?”
“Sì... all’inizio non ci sopportavamo... lui era così freddo e superbo... avevamo sempre una scusa per litigare... una notte mi ha schiaffeggiata...”
Estryd dischiuse le labbra e trattenne il fiato: “Perché? E tu? Cosa hai fatto?”
“Avevo nutrito di nascosto un suo prigioniero... lo maltrattava per carpirne informazioni... era disumano! Gliel’ho detto... aggiungendo anche che il vero mostro era lui!”
Alhena rise al ricordo... non aveva mai visto un elfo così adirato... era così chiaro che non riusciva a credere che qualcuno osasse tenergli testa...
“Ma poi si scusò e da quel giorno ogni cosa è cambiata... ha iniziato ad essere gentile con me e, anche se non penso lui lo sapesse, mi ero accorta che iniziava a seguire i miei movimenti... cercava di creare l’occasione per vedermi...”
“Probabilmente davvero mai una persona gli ha tenuto testa!” rise Estryd. “Sarà stato questo a farlo innamorare di te...”
“No!” esclamò Alhena, il sorriso abbandonò il suo volto. “Lui non mi ha mai amata. In me avrà visto una sfida... per lui sono solo stata un gioco...”
La bruna scosse il capo; non credeva alle parole che stava udendo.
“E ne sei sicura? Sei sicura di questo o lo pensi soltanto?”
“Ne sono certa. Legolas me l’ha confermato...” sospirò. “Non importa... sono stata una sciocca a credere che avesse dimenticato sua moglie... anche se è morta lui continua ad amarla e tutto quello che fa: il vizio del vino, i suoi atteggiamenti superficiali... è per celare il suo dolore... è stata colpa mia alla fine; non avrei dovuto innamorarmi di lui!”
“Alhena tu non hai colpa alcuna! Avrà fatto qualcosa per indurti a credere nei suoi sentimenti...”
“Mi ha baciata.” rispose. “Due volte.”
“Si è preso gioco di te... e ora mi spiego molte cose...”
Estryd abbracciò la sorella, con forza... avrebbe fatto qualunque cosa per curare il suo cuore spezzato.
“Partiremo presto e sono certa che starai meglio! Hai me... hai nostro padre e i nostri fratelli e Arwen... ti sosterremo...”
 
 
Come il giorno della partenza di Celebrìan per le Terre Immortali, anche quella mattina di fine agosto il cielo era grigio e, dal mare, le nuvole minacciavano tempesta. L’aria era fredda e pungente; soffiava violenta muovendo i vessilli di Gran Burrone affrancati alla nave. Poche persone erano presenti e tutte indossavano abiti scuri e lunghi manti con cappucci tirati sul volto.
I Porti Grigi erano cambiati con il passare degli anni; il lento scivolare del tempo aveva rovinato le magnifiche edificazioni e l’edera si era arrampicata lungo le pareti, raggiungendo i tetti.
Due navi erano in partenza quel giorno, due imponenti vascelli edificati dagli elfi appositamente per quell’ultimo viaggio dei loro passeggeri. Si era tenuto un concilio pochi mesi prima nelle grandi capitali elfiche, durante il quale si aveva dato scelta a tutti gli elfi se partire o restare. La decisione fu ardua per chiunque, la Terra di Mezzo era comunque nel cuore degli Immortali... era casa loro, dove erano nati e cresciuti... per altri invece la scelta fu anche troppo facile... molte erano state le perdite durante la guerra e, nonostante la vittoria, era per loro difficile dimenticare che la terra sulla quale camminavano era stata macchiata del sangue di mariti, padri o figli...
In fila, gli elfi salivano sulle imbarcazioni, portando con loro delle borse contenti gli abiti e gli oggetti di valore. Sarebbe stato un viaggio lungo un giorno, dal quale non avrebbero più fatto ritorno.
Sul molo c’era silenzio, nessuno parlava; la decisione di partire arrecava un peso nei cuori di tutti loro.
Estryd stringeva il suo bambino tra le braccia, lo cullava nel tentativo di fermare i suoi singhiozzi. Aveva da poco compiuto sette mesi di vita e, in quel poco tempo, l’elfa aveva capito cosa significava l’amore che si può provare per un figlio. Boromir, al suo fianco, teneva in mano le borse per il viaggio; il giorno prima si era congedato dal fratello, era stato un addio difficile... non si sarebbero più rivisti. In quell’occasione Faramir gli aveva presentato Éowyn, rivelandogli anche che si sarebbero sposati a breve.
Boromir, avvicinandosi all’amata, le sussurrò: “Inizio a salire a bordo...”
Prese Estél dalle braccia della moglie e, con l’altra, afferrò i loro bagagli.
Alhena, accanto alla sorella, guardava verso l’accesso al molo... attendevano l’arrivo del padre e dei fratelli. Un lontano rumore di zoccoli, preannunciò il loro avvicinarsi.
“Avrai una sorpresa...” disse Estryd, sorridendo alla sorella.
Alhena la guardò: “Una sorpresa!?”
“Sì, l’altra settimana ho ricevuto un messaggio... ne sarai felice!”
Volsero lo sguardo verso la via e videro avanzare verso di loro il padre a cavallo, seguito da Elladan ed Elrohir... poi, dopo alcuni elfi a piedi, Alhena scorse il volto famigliare di Legolas.
“Perché è qui?”
“Ha deciso di partire... forse per seguirti...” ipotizzò Estryd.
“Avevi ragione: sono davvero sorpresa... pensavo restasse a Bosco Atro con...” s’interruppe prima di pronunciare il suo nome.
“Spero che questa sia per te una bella sorpresa...”
“Senz’altro lo è!” esclamò sorridendo Alhena.
Mentre gli altri elfi di Gran Burrone superavano le principesse, chinando il capo, i quattro si fermarono davanti alle due elfe.
Alhena stringeva una grande borsa e, affidandola ad un elfo del seguito di Gran Burrone, raggiunse i fratelli, abbracciando prima Elladan e poi Elrhoir.
“Dov’è Estél?” chiese Elrond.
“Boromir e lui sono già saliti sulla barca.... ti sorprenderai nel vederlo! È cresciuto in questi mesi...” disse sorridendo ad Estryd, abbracciando il padre.
“Si... il tempo vola sempre quando sono così piccoli. Ricordo l’infanzia di ognuno di voi, figli miei... sono stati giorni felici!”
Elrond posò una mano sulla spalla della figlia maggiore e, disse: “Ti aspetto a bordo della nave... il vento è favorevole per la nostra partenza.”
“Mi mancherete...” sussurrò Elladan, abbracciando prima Estryd e poi nuovamente Alhena. “I Valar sapranno guidarvi a destinazione, vegliando sul vostro viaggio.”
Guardando i fratelli, Alhena ed Estryd a stento riuscivano a trattenere le lacrime. Il giorno della partenza era alla fine giunto e l’addio sarebbe stato difficile per tutti loro.
“Addio sorella mia.” disse Elrohir, stringendo Estryd. “Abbi cura di te!”
“Anche tu!” rispose lei, mentre le lacrime rigavano il suo volto. “Ti aspetteremo... aspetteremo entrambi! Un giorno, sono certa, che ci ritroveremo!”
Alhena annuì; Elladan le stava accanto e le stringeva la mano nella sua.
“Siamo legati...” disse Elrohir. “Questo sarà per sempre!”
Legolas, rimasto in disparte per lasciare agli amici tempo di congedarsi dalle sorelle, si avvicinò a loro e, salutando Estryd, rimase fermo a guardare Alhena. Nei mesi trascorsi lontani era diventata, se possibile, ancora più bella.
“Legolas non sapevo che saresti partito con noi!” esclamò Alhena, sorridendogli.
“Si, la mia è stata una decisione sofferta ma l’ho presa col cuore.”
Mentre i gemelli salutavano Lady Galadriel e sire Celeborn, Estryd iniziò a parlare con Legolas.
Alhena si voltò e camminò fino a raggiungere il parapetto sul mare; sapeva che era la scelta migliore, partire, ma era comunque difficile... una parte di lei bramava restare, ma non aveva più forza. Respirò a fondo e, chiudendo gli occhi, alzò di poco il collo verso il cielo. L’aria le si bloccava in gola. Sapeva di meritare il meglio ma, non per questo, era facile.
Voltò il capo e osservò la Terra di Mezzo; il lungo manto nero calato sul volto e gli occhi arrossati per le troppe lacrime versate.
Allungando la mano destra, carezzò la superficie fredda e ruvida della pietra.
“Sei proprio sicura, sorella?”
Estryd, ferma accanto a lei, la osservava; annuì.
Per mesi Alhena aveva pensato attentamente alle varie possibilità che aveva e, questa, era la scelta migliore. Per lei e per la sua felicità. Soffriva nell’abbandonare la terra che per i secoli aveva tanto amato; era casa sua, lei era nata su quella terra e separarsene era straziante.
Strazio. Che strana parola, ogni giorno Alhena aveva provato solo un incessante vuoto nel cuore. La decisione di lasciare Thranduil aveva privato la bionda di ogni desiderio di restare. Thranduil era diventato la sua casa, il suo amore, il suo mondo… perderlo, aveva significato  perdere ogni cosa.
Continuando a guardare Estryd, Alhena ormai era sicura. L’unica scelta che potesse prendere per avere la speranza di una vita migliore era questa: partire e lasciare sulle sponde della Terra di Mezzo il suo dolore.
“Sì. Sono sicura.” rispose infine. “Nulla mi trattiene in questo mondo.” respirò a fondo e, con maggior convinzione, disse: “Per me non c’è niente qui… in questo mondo… in queste terre…” concluse.
“Devi esserne certa. Se parti non tornerai più indietro...”
“Che scelta ho?” domandò Alhena guardando la sorella con la disperazione nel cuore.
Le lacrime inumidirono gli occhi di Alhena; pensare al suo amore perduto le avrebbe procurato per sempre un dolore atroce che mai sarebbe passato. Ogni cosa glielo ricordava, tutto.
Estryd sorrise timidamente, comprendeva i desideri della sorella. L’abbracciò cercando di infondergli forza.
“Ora è meglio salire a bordo o temo di non aver più la forza di partire…”
Estryd annuì e prendendo la mano della sorella, iniziarono a camminare verso le due barche.
“Non farlo... non partire.” s’intromise Legolas, avvicinandosi alle ragazze e baciando Alhena sulla guancia. “Non sei ancora pronta per le Terre Immortali.”
“Tu credi? Esatamente cosa mi trattiene qui?” chiese lei irritata, guardando Legolas negli occhi. “Sei sparito e non sai quanto io sia stata male in questi mesi! Cosa ne sai te?”
Alhena era arrabbiata ma, come ogni volta, quando parlava con Legolas, sembrava che lui le leggesse dentro; come se la conoscesse meglio di chiunque altro e, anche questa volta, l’elfo aveva ragione. Si stupiva di essere l’unico a vederlo, l’unico a sapere.
“Molte cose possono trattenerti ancora qui. Ma a volte ne basta solo una, di ragione.”
“Non penso di avere ragioni per restare. Non ne vedo nemmeno una.” concluse fissando l’amico negli occhi.
“Le stesse ragioni che mi hanno spinto a partire, sono le stesse che dovrebbero convincerti a restare.”
“Legolas, davvero io non comprendo.”
Afferrando la bionda per un braccio,  si allontanarono dalla folla di gente. Poi, prendendo tutto il coraggio che aveva, le sussurrò: “L’amore. L’amore è l’unico motivo che spinge le persone a fare qualcosa.”
Alhena avvampò.
“L’amore.... sai non credo di avere amore qui...”
“Ma tu hai amato qualcuno e credo che tu continui ad amarlo tutt’ora...”
“Parli senza sapere quello che dici.” lo ammonì Alhena.
“Hai ascoltato le mie parole mesi fa... ma devi sapere che alcune parole sono ingannevoli... ho parlato per egoismo... ti  sono amico, anzi penso di provare dei sentimenti per te che vanno oltre l’amicizia... quando mi hai baciato ho capito cosa volevo! Volevo te!” Legolas prese fiato e continuò: “Vorrei poterti avere al mio fianco, oltre il mare… ma ciò che il tuo cuore desidera non è nelle Terre Immortali, non sono io... ciò che brami lo trovi qui. In questo mondo.”
Alhena dischiuse le labbra per rispondere, ma il principe di Bosco Atro anticipò la bionda: “In me, hai sempre visto una persona migliore di quella che realmente sono.”
“Basta! Non sai quello che dici…” disse Alhena, irritata.
“Credimi ti sono stato amico per molto tempo e so quello che dico.” Poi, prendendo le mani di Alhena tra le sue, si avvicinò a lei. “Ti ho mentito: lui ti ama... ti ama sinceramente... ti ama follemente... lui ti ama così tanto che è disposto a perderti pur di vederti felice...”
“Ma tu... tu mi hai detto...”
Legolas la interruppe: “So quello che ti ho detto. Ho parlato senza considerare le conseguenze... ma ora le vedo... le ho viste... ho visto il vuoto che hai lasciato nella sua vita...”
Alhena rimase senza parole, il cuore iniziava a batterle più forte nel petto.
“Fammi un favore…” disse Legolas.
La bionda alzò gli occhi al cielo, sembrava esasperata.
“Per favore, ascoltami. So che non sono degno della tua fiducia, ti ho mentito e me ne dispiaccio... ti ho portato solo dolore in questi mesi... ma per favore, chiudi gli occhi...” continuò.
Alhena annuì, incrociando lo sguardo dell’elfo.
“Chiudi gli occhi e pensa a dove vorresti essere adesso. Pensa a un posto che possa renderti felice… a un posto che puoi chiamare casa… dove potresti vivere per sempre…”
Obbedì, dapprima vide casa sua. Gran Burrone. Adorava la sua terra natia ma, poi, accadde qualcosa che non aveva previsto. Le sue narici vennero invase dall’odore di muschio ed erba. L’immagine di Gran Burrone svanì e i suoi occhi furono accecati dalla bellezza delle stelle che brillavano tra le fronde degli alberi, sopra di lei nel cielo... vide i suoi occhi ed il suo profilo fiero...
“Ora apri gli occhi.” aggiunse Legolas. “Dove sei?”
 
Con forza, Alhena incitava il cavallo ad andare veloce, sempre più veloce. Non poteva credere di essere stata così cieca per tutto quel tempo. E lei? Aveva creduto che fosse una finzione, un capriccio per lui… o, forse, aveva solo preferito non vedere l’ovvio e accettare le parole di Legolas.
La notte sopraggiunse lentamente; spinse il sole a cadere dietro le alte montagne che separavano il confine tra Moria e Lothlorien. Era stanca, ma non si fermò. Doveva proseguire.
Solo verso il tardo pomeriggio del giorno seguente, Alhena frenò la lunga cavalcata del suo destriero. Smontò con eleganza e, carezzando la liscia criniera candida, sussurrò all’orecchio del fedele compagno di viaggio: “Riposa… hai fatto più di quello che avresti dovuto…”
Con passo deciso, la bionda entrò nella foresta e percorse emozionata le vie che aveva imparato a conoscere, nonostante le insidie che erano in agguato.
Tenendo la veste sollevata da terra, Alhena raggiunse le grandi e possenti mura che proteggevano il reame di Bosco Atro. Il cuore della principessa fece un sussulto nel suo petto: era arrivata! Finalmente era arrivata!
Avanzò, camminando attorno alle mura della città e, raggiunto l’ingresso secondario che Legolas le aveva mostrato anni prima, varcò i confini del regno. Invisibile agli occhi delle guardie che sorvegliavano le vie del palazzo, raggiunse la sala del trono. Era certa che l’avrebbe trovato lì. Se lo immaginò seduto sul suo trono, con quell’aria annoiata che lo rendeva così irresistibile ai suoi occhi.
Il cuore le pulsava frenetico nel petto, sarebbe stata una grande emozione rivederlo. Posò una mano all’altezza del cuore e respirò a fondo, sussurrando a se stessa: “Mantieni la calma! Respira e sta calma!”
E poi accadde; udì la sua voce. Posata e tranquilla, eppure così seducente.
“… quindi, alla luce della lettera che mio figlio mi ha lasciato prima di partire e con la sua rinuncia definitiva di salire sul trono, succedendomi, non …”
Alhena posò le mani sulla grande porta di legno intagliata e, con forza, la aprì.
“…vedo alternative. Rimarrò nella mia terra. Prendi appunti: ho intenzione di bonificare le mie terre definitivamente. Ho sentito che quelle orride creature si aggirano ancora nei miei confini e…”
Quel rumore inaspettato fece calare il silenzio. I consiglieri e il Re di Bosco Atro guardarono l’uscio incrociando gli occhi di ghiaccio di Alhena, figlia minore di Elrond di Gran Burrone.
I consiglieri si alzarono e chinarono il capo, in segno di rispetto; conoscevano bene la giovane principessa, grazie al suo soggiorno nella loro terra.
“Alhena…” sussurrò Thranduil, guardandola. Era una visione meravigliosa per il sovrano. Sorrise; era incantevole, nonostante fosse spettinata, stanca e sporca di polvere e terra.
“Dobbiamo parlare… io devo parlarti.” lo interruppe lei, avvicinandosi al Re e ignorando i presenti.
Alhena non riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi occhi color del cielo estivo; in quel momento comprese, chiaro come era non mai in vita sua, che per lei esisteva solo lui. Era esistito lui, sempre e solo lui. Thranduil.
Il Re si alzò, sentiva le gambe leggere; era un sogno o Alhena era davvero davanti a lui? Chiuse e riaprì gli occhi un paio di volte, per essere certo che si trattasse della realtà.
“Miei signori, volete concederci un istante?” domandò senza distogliere lo sguardo da Alhena.
I consiglieri si  congedarono, chiudendo la porta alle loro spalle.
Rimasti soli, Alhena lo raggiunse… Thranduil riusciva a sentire il battito accelerato del cuore della fanciulla… inspirò il suo profumo e, quando furono a pochi centimetri, afferrò una ciocca dei suoi biondi capelli e la fece rigirare tra le sue dita, annusando estasiato il suo profumo. No, non stava sognando. Era tutto vero. Lei era lì.
Uno davanti all’altra, Alhena carezzò il volto perfetto del sovrano. Con delicatezza, sfiorò la pelle di Thranduil, passando accanto agli occhi e scendendo fino alle sue labbra perfette, piegate in un sorriso.
Sorrise anche lei.
“Perché sei qui? Dovevi partire...”
L’elfo stava per parlare, ma lei lo zittì, posando due dita sulle sue labbra.
“Ero spaventata.” sussurrò. “Ero terrorizzata quando mi hai baciato. Non me lo aspettavo. Non sapevo cosa dire e sono fuggita. Sono sempre fuggita da te... ma ora so cosa voglio. Io voglio te! Mi sono innamorata di te dalla prima volta che ti ho visto... non mi interessa cosa celi al mondo, tu sei perfetto qualunque volto decidi di mostrare!”
Morsicandosi il labbro inferiore, Alhena continuò a guardare Thranduil. Entrambi non smettevano di sorridere.
“Ho negato per troppo tempo i miei sentimenti.” continuò lei. “Thranduil, ti amo anch’io.”

  
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