Fanfic su attori > Cast Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Spensieratezza    10/12/2017    4 recensioni
Jared è ossessionato da Jensen, lo ama, Jensen è consapevole che Jared paga il prezzo di averlo salvato. Può il vero amore essere più forte di tutto, anche del destino? Può sfidare le leggi fisiche, terrene e del cielo?
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Ciao…uh..ti va..di fare una partita?” chiese Jensen a bruciapelo.

Jared lo guardò e capì immediatamente che il ragazzo era imbarazzato dal modo in cui timidamente aveva abbassato lo sguardo. Jared pensò che non poteva farne a meno. Jensen doveva aver riconosciuto in lui l’essenza della morte tanto agognata e attesa e si sentiva attratto da lui, anche senza capirne il motivo.

“Sì, certo.” Disse Jared, giudicando che non avrebbe fatto male al ragazzo un po’ di compagnia.

Dopo qualche tiro, Jensen vinse e sembrava abbastanza euforico.

“Vado a prendere da bere. Ti andrebbe di fare un’altra partita?”

“Ma certo.” Disse Jared, sorridendo forzatamente, non perché non volesse, ma perché sapeva che in realtà avrebbe dovuto dargli una sonora delusione. Il giorno dopo, Jensen avrebbe dovuto morire in un incidente d’auto sull’onda di uno stato d’animo molto esasperato e disperato e quindi il fatto che quella sera fosse felice, insomma, andava contro lo schema.

Non voleva causare problemi.

Si odiava per quello che stava facendo, ma si allontanò dal posto, non facendosi trovare, quando Jensen arrivò.
 
“Amico, ho portato dell’analcolico alla frutta per te, mi sembri proprio un tipo da analcolico alla frutta. Che ne dici? Amico? Ma cosa cav…”

Jensen sospirò, per poi buttare i due drink direttamente nel bidone della spazzatura lì vicino, facendogli fare un fracasso assordante.

Lo sapevo, nessuno mi ama. D’altronde è la storia della mia vita, no?

Mi dispiace, Jensen pensava invece Jared tristemente, osservandolo nascosto..
 
 
 
 
*

Jared poteva rendersi invisibile e approfittando di questo suo vantaggio, si mise ad osservarlo per il resto della serata e quello che vide, lo destabilizzò molto.

Jensen si trovava nel bagno del locale a consolare una ragazzina che si stava facendo una puntura al braccio, piangente e disperata.

“Non devi più usare questa roba. Ti ucciderà.”

Davvero, Jensen? una citazione da *il Corvo * ? fu la frase pensata simultaneamente sia da Jared, sia da Jensen.

“Non esiste niente per cu valga la pena vivere.” Diceva lei.

“Sbagli. La vita è bella, il solo fatto di vivere, è una cosa straordinaria. Non lasciarti abbattere dalla disperazione. È la tristezza a farti parlare così. Prendi. È il numero di un mio amico. Può aiutarti. Promettimi che lo chiamerai.”

La ragazzina aveva preso il biglietto da visita. Una luce nuova nei suoi occhi glieli aveva illuminati. Aveva ringraziato Jensen con un bacio sulla guancia ed era andata via.
 
Jared era completamente sconvolto. Un uomo, Jensen, che credeva che la vita fosse un letamaio completo, aveva appena detto ad una ragazzina sconosciuta, tutto l’esatto opposto.
 
 
 
“Ho sentito la conversazione tra te e quella ragazzina, in bagno.” Disse Jared qualche minuto più tardi, mentre Jensen stava bevendo davanti al bancone.

“Ma chi…oh, diavolo, sei tu. Credevo che un buco nero ti avesse appena inghiottito.”

“Mi dispiace per essermene andato via prima, un mio amico mi ha fatto una telefonata urgente e sono dovuto andare, quando sono tornato, eri già..”

“Sì, sì..okay, per caso questo tuo amico si chiamava Mibevoletuefrottole?” chiese Jensen con noncalance.

Jared lo guardò titubante.

“Avverto del sarcasmo passivo-aggresivo nel tuo tono.”

“E allora ci senti bene.” ridacchiò Jensen. “Senti, siamo sconosciuti, non mi devi niente, neanche la tua compagnia, ma almeno non prendermi per scemo. Sayonara.”

Jensen vide poi che Jared non si mosse.

“Sei ancora qui?”

“Sono..ehm..mi sono avvicinato per un motivo preciso. Volevo chiederti di quella ragazzina..”

“Chi sei? Suo padre? Suo fratello, uno zio, un ammiratore? Credo sia maggiorenne, quindi potresti non rischiare la prigione, ma fossi in te non rischierei..”

“Non è come pensi, voglio dire..mi ha colpito, solo qui. La conversazione, non la ragazza! Non credevo esistessero uomini che pensano ancora al benessere degli altri, prima del loro.”

“Non capisco dove vuoi arrivare..”

“Insomma..quelle frasi sul fatto che la vita sia bella..tu non le pensi.”

Jensen rise.

“Credi di conoscermi? Non sai niente di me.”

“No, ma..conosco la gente. Credo.”

Jensen sospirò.

“Ho detto a quella ragazza quello che aveva bisogno di sentirsi dire.  Non sarà la verità, ma è troppo giovane per sentirla ed essere infelice. Ho pensato che in questo modo, se avesse creduto che dicevo la verità..avrebbe potuto magari..chi lo sa..essere felice per un po’..prima di..ma perché diavolo ti sto raccontando queste cose?”

“Sei una bella persona.”

“Cos’è, ci stai provando per caso? Chi ti dice che sia quel genere di tipo?” chiese Jensen sarcastico, alludendo ovviamente al suo orientamento sessuale.

“Quale genere? Il genere che può essere felice per un complimento? Credo che un po’ tutti siamo così allora, ma forse mi sbaglio. Mi chiedi se ci sto provando, ma non è questo il punto..”

Jensen bevve un altro sorso di alcolico e poi si rivolse ancora a lui:

“Okay, adesso ascoltami un attimo. Ho sbagliato prima, di solito non sono così socievole, non mi metto a socializzare con il primo sconosciuto che gioca a biliardo, ma qualcosa di strano mi ha preso..sai quando pensi di essere un po’ fuori dalla cerchia del tuo destino, mi capisci?”

“Sì, credo di sì.”

“Però quando non ti ho trovato dove ti avevo lasciato, sono tornato sul pianeta Terra. Bentornato Jensen Ackles, il tipo abbandonato sempre da tutti, a cui nessuno importa davvero di cosa fa o di chi è. Pensi che quella ragazzina si ricorderà di me domani o di quel biglietto che gli ho dato?”

“Se la pensi in modo così cinico su di te e sugli altri, perché le hai dato quel biglietto ? E perché le hai detto quelle parole?”

Jensen guardò sul bancone.

“Perché a volte esco da me stesso, illudendomi di essere una persona migliore, poi mi accorgo che non lo sono. Io sono così, amico. Sono il tipo che tratta male, il tipo disilluso e frustrato che non ha mai le parole giuste da dire e che le sbaglia TUTTE le parole da dire. Sono il tipo che se la prende con uno sconosciuto solo perché non ha voluto aspettarlo per una partita in più a biliardo. Questo sono io. E adesso l’ho ricordato.”

“Pensi che ti faccia bene il whisky?"

Jensen fece una smorfia.

“A te non importa di me, quindi..perchè non fai un favore a tutti e due? Vattene.”
 
Jared lo fece. Si alzò, pronto per andarsene e lasciarlo al suo destino, ma si girò.

Quell’istante.

A volte basta solo quel gesto, per cambiare una vita intera.

Basta solo girarsi indietro.
 
 
 
Pov Jensen

Perché? Perché ho trattato male quel tipo?

Perché, che bisogno avevo di essere crudele con lui?

Lui non ha nessuna colpa dell’inferno che mi porto dentro.

Perché,perché sbaglio sempre tutto, perché?
 
 
 



Pov Jared

Non sei crudele, Jensen

Il destino lo è

Il tuo karma ti raggela

E ti limita

Peggio di una morsa

Ti senti in prigione e ti senti impossibilitato a muoverti, a capire

A guarire

Impossibilitato ad essere amato

Non è colpa tua se sei così

Esiste una ragione

E il mio intervento ti ha fatto solo stare peggio

Sarebbe stato meglio che non avessi mai…

Aspetta un momento…
 
 



Jared per qualche minuto si era completamente dimenticato il suo ruolo.

Sì, perché lui doveva di fatto stare vicino a Jensen per via del suo ruolo.

Lo osservò ora. Stava ancora bevendo.

Con sgomento e bocca aperta, realizzò allora che era così che sarebbe morto.

Aveva saputo che l’indomani mattina sul tardi, avrebbe guidato in stato confusionale fino a sfociare in un tragico e drammatico incidente in cui avrebbe perso la vita, ma perché era in uno stato tanto drammatico?

Jared non poteva saperlo ma fortunatamente un angelo della morte è MOLTO PERSPICACE, quindi ci arrivò da solo.

Jensen stava continuando a bere, molto probabilmente si sarebbe risvegliato l’indomani con i postumi di una sbornia colossale e vergognandosi di sé stesso, complice anche il fatto che aveva creduto di fare del bene ad una ragazzina – chissà magari lo ha fatto davvero – per poi sentirsi ricrollare nella depressione più nera e nell’alcolismo, sarebbe caduto nel baratro da cui non avrebbe più fatto ritorno.

Eccoli i famosi retroscena del caso.

Jensen sarebbe morto perché era destino, ma spinto dall’ultima goccia che lo avrebbe fatto crollare.

Quello che era successo stanotte. La serata passata ad ubriacarsi.

E chissà, forse c’entrava anche uno sconosciuto che gli aveva dato l’illusione di aver trovato un amico. Lui.

Non era sicuro che anche senza il suo intervento sarebbe cambiato qualcosa, ma questa cosa lo scosse nel profondo.

Doveva star fermo, non poteva muoversi, né intervenire.

Oddio, aveva sempre pensato agli angeli che scoprono i retroscena, minimizzando la cosa, non credendo si potesse scatenare una simile tempesta emotiva in loro.

Non aveva mai capito quanto sconvolgente potesse essere.
 
 
 



*

Quando Jensen si decise finalmente ad uscire dal locale, Jared si disse che non doveva seguirlo, ma più se lo diceva, più gli faceva male il cuore, i polmoni, tutto.

Gli doleva perfino respirare, figurati restar fermo.

Oh, al diavolo!

Lo seguì.
 
“Jensen! Aspetta, dove stai andando in queste condizioni?”

“Cosa? Sei di nuovo tu? Ma cosa sei, uno stalker? E come diavolo fai a sapere il mio nome?”

Jared gli sorrise dolcemente.

“Me l’hai detto tu, non ricordi? Oh, dai, magari eri troppo ubriaco per ricordartelo. Io sono Jared.”
 
Jared vide qualcosa in Jensen.Come un scintilla. Per la prima volta gli sorrise.

“Jared..va bene..io..devo andare però..”

“Lascia che ti accompagni a casa. Sta tranquillo, non sono uno stupratore.”

Jensen l’aveva guardato.

“Va bene.”

Jared pensò che le persone che sembravano avere il caratteraccio più brutto del mondo, non erano poi così male. Aspettavano solo di ricevere una gentilezza.
 
 
 
 
*

“Guarda qui, hai deciso di fare una collezione di liquori, per caso?” chiese Jared, guardando con una nota di disapprovazione le bottiglie in salotto nell’apposita vetrina.

“Mpf..cosa sei, mia madre?” gli chiese Jensen, ma stavolta sembrava una straffottenza più gentile.

“No, né voglio esserlo.” Si lasciò sfuggire Jared, per poi arrossire un po’ dall’imbarazzo e guardare da un’altra parte.

Proprio di un mortale dovevo innamorarmi? E di uno che deve morire, perdipiù.

“Dio, che razza di mal di testa. Sono proprio sbronzo.”

“Già, lo vedo. Vai immediatamente a letto.”

“Cosa? Stai scherzando, vero?”

“Non costringermi a metterti a letto come un bambino!”
 


Lo costrinse eccome, ma Jensen si lasciò fare piuttosto docilmente.

Era ancora sdraiato sotto le coperte e Jared era seduto sul suo letto a guardarlo con aria amorevole.
 
“Dio che vergogna..domani ti prometto che farò qualsiasi cosa per farmi perdonare.” Disse Jensen.

Jared ebbe un brivido, pensando a domani.

“Sono io che dovrei chiedere scusa, sono piombato in casa tua come un invasore.” Disse Jared e poi gli venne un pensiero improvviso.

Le bottiglie.
 


Si visualizzò un Jensen che si svegliava e la prima cosa che faceva, era bere un altro sorso del suo whisky.

Incredibilmente, ancora una volta il suo istinto ebbe ragione.

Trovò un avanzo di liquore proprio sotto il letto.
 
“Amico, sei incorreggibile, Proprio sotto il letto.” Disse, trovando la bottiglia.

“Mpf..a mia discolpa posso dire che non me lo ricordavo. Ma no, che cosa fai.” Si lagnò Jensen, mentre Jared portava via la bottiglia.

Una volta uscito, scaricò tutto il contenuto nel gabinetto.
 
“Dimmi che non hai appena fatto quello che hai fatto.” Si lamentò ancora Jensen sentendo lo scarico del wc.

“Mi ringrazierai quando sarà domani!” gridò Jared dalla stanza del bagno, poi si alzò e sentì come se stesse per avere un piccolo giramento di testa. Si sentì tremare le ginocchia.



Devo calmarmi

La faccenda di quel mortale lo aveva scosso più di quello che era lecito e se non si calmava subito, rischiava di perdere la testa ed essere portato di filato alle prigioni celesti.

Eppure non poteva fare a meno di pensare che quella era solo UNA BOTTIGLIA. Ce n’erano almeno a decine nella vetrina di Jensen.

Ognuna di quelle bottiglie poteva essere quella che Jensen avrebbe tirato fuori per bere ancora l’indomani mattina e questo non lo avrebbe aiutato a stare bene di certo.
 
Ormai in preda ad una qualche forma di compulsività e nervosismo, prese ciascuna bottiglia e la svuotò nel gabinetto, una dopo l’altra.

Si sentiva preda di una febbre, un’adrenalina che non voleva abbandonarlo.
Stava sudando.
Si stava trasformando in un angelo vendicatore? No, era peggio, un angelo con la sindrome del messia e del crocerossina.
 
 
 
Un rumore di vomito proprio nel bagno che aveva appena lasciato, lo distrasse.

“JENSEN!!”
 
Jensen aveva appena vomitato nel gabinetto.

“Mi..mi dispiace. Per..per fortuna non era occupato.”

“Da pochi secondi.” Aggiunse Jared, andando da lui e facendolo avvicinare al lavandino per pulirsi.

“Lascia..faccio da solo. Non voglio che tu mi veda così.” Disse con un’occhiata di scuse.

“Perché? Non sto vedendo niente di brutto, anzi.” Disse Jared sorridente.

“Non sei bravo a mentire. Lasciami da solo. Voglio solo..lavarmi la faccia.”
 
Jared deglutì. In realtà sentiva il bisogno di riportarlo di sopra incatenandolo al letto, ma si sforzò di permetterglielo.

“Appena sento il rumore di una bottiglia, accorro  e te la faccio ingioiare stavolta.”

Oddio ma che mi sta prendendo?

Jensen però sorprendentemente rise.

“Tranquillo, voglio solo lavarmi la faccia e i denti.”
 
 
Jensen mantenne la promessa, tornando in camera con un’espressione ben diversa in viso. Più rilassata, benché si vedeva fosse anche un po’ stanco.

Jared si perdette a guardarlo. Era davvero bello. Proprio un angelo.

“Se non ti scandalizza vedere un uomo seminudo, ora devo cambiarmi.” Disse.

“Oh..certo..se vuoi esco..” disse Jared imbarazzato.

Jensen non ci diede peso, si era già spogliato e ora si stava mettendo il pigiama.
 
Jared rimase a guardarlo.

“Lo so.” Disse Jensen. “Un omone grande e grosso come me che si mette un pigiama azzurro con l’orsacchiotto. Che vergogna.”

“Dici un po’ troppo spesso questa parola per i miei gusti.” Disse Jared avvicinandosi al letto dove si era seduto.

Jensen aveva stretto gli occhi in un modo curioso verso Jared e quest’ultimo azzerò quei pochi centimetri che lo separava per baciarlo.
 
Un bacio carico di una dolcezza infinita.

Poteva dunque la morte amare?

Jensen si lasciò baciare, ricambiando con baci leggeri e soffici, ma anche morbidi.

Jared aveva  visto giusto quindi.

Quando veniva amato, Jensen era di una dolcezza inaudita.
 
Gli tolse delicatamente le mani dal viso, sentendosi ancora vibrare di quella sensazione che tutti forse chiamavano AMORE, ma Jared sentiva che c’era di più.

Un qualcosa che lo pervadeva e che non lo aveva lasciato andare neanche adesso che aveva interrotto il bacio.

Una sensazione che..un qualcosa che stava per avvenire. Stava per avere una VISIONE?
 
Avvenne in un modo sconvolgente, brutale, improvviso, come un sogno ad occhi aperti.

Jared vide quello che Jensen sarebbe diventato.
 
Presidente degli Stati Uniti.

Lo vide bellissimo, nel suo vestito.
Sorridente.
Buono.
Poteva vedere i suoi ideali veleggiare intorno alla sua aura come pensieri sottilissimi.

Lo vedeva parlare al popolo.

Era bellissimo.
 
“Devi davvero essere un angelo.” Disse Jensen, accarezzandogli il viso, mettendosi sotto le coperte e addormentandosi quasi all’istante.
 
 
Jared invece non riusciva a chiudere occhio, né a calmarsi. Cosa aveva visto? Il futuro di Jensen?

Ma Jensen non doveva morire?

Un pensiero lo agitò ancora di più.

Questo era quello che sarebbe destinato a diventare Jensen se non fosse destinato a morire?

Uno degli altri suoi possibili futuri?

Perché aveva visto quel futuro?

Esisteva veramente? Avrebbe potuto esistere??
 
Jared non lo sapeva, ma entrare così profondamente nell’anima di Jensen, vedere la sua bellezza, quello che poteva fare, il bene che avrebbe potuto fare agli altri.. lo colpì nel profondo.

Non poteva lasciare che morisse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice: innanzitutto mi scuso per la depressione che forse causerà questa storia a causa della depressione di Jensen, MA, credetemi, io mi ci rivedo molto nelle sue riflessioni, anche io mu sento spesso come questo Jensen qui - a parte che non voglio suicidarmi! Ma, anche se fosse, credete che lo direi qui? Nah ahhah - comunque a parte tutto credo che molti si sentono come Jensen. Rifiutati, nessuno che li vuole ecc ecc 

vi lascio che oggi non sono molto in forma e ho paura di straparlare, tra l'altro devo scappare a guardare gotham xd  

ps siccome devo scppare davvero, non ho tempo ora di coreggere gli errori che siuramente ci saranno..prometto che tra una mezz'oretta lo farò!

pps ho appena ricorretto il capitolo. Spero vi piaccia come è piaciuto tanto a me scriverlo <3
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Spensieratezza