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Autore: bicchan    10/12/2017    4 recensioni
{ MODERN!AU | school | OOC }
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Natsu non conosce Lucy, e qualcosa gli farà desiderare il contrario.
Juvia conosce Gray, ma lui non conosce lei, forse.
Gajeel conosce Levy, e l'ha investita con la moto.
Erza conosceva Gerard, e adesso non lo conosce più.
Laxus conosce Mirajane, ma non la capisce davvero.
-- Tra banchi di scuola e cappuccini di Starbucks, ecco a voi i nostri eroi alle prese con la vita quotidiana e un po' di romanticismo di dubbio gusto--
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{ NaLu | Gruvia | Gale | Jerza | Miraxus | e chi più ne ha più ne metta }
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gray Fullbuster, Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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IL SOLE E L'ALTRE STELLE

cap.3 – Alfa Centauri

 

 

 

Juvia inclinò con due dita il proprio bicchiere, socchiudendo un occhio per guardarci dentro. I cubetti di ghiaccio si stavano già sciogliendo, e sicuramente il drink adesso non aveva più un buon sapore. D'altra parte, a lei i drink forti proprio non andavano giù, avrebbe di gran lunga preferito un bicchiere di acqua brillante, o al massimo una birra chiara al bar al piano di sopra, ma non voleva abbandonare il sotterraneo per paura di non trovare più le amiche. Juvia si dette mentalmente della stupida: come diavolo aveva fatto a perderle di vista quando stavano camminando una accanto all'altra?

Lo sapeva, come aveva fatto. Non stava prestando attenzione a dove la portavano i suoi piedi, teneva il mento alzato per scrutare la folla, in cerca di una persona in particolare.. Juvia si dette di nuovo della stupida, scuotendo forte la testa e stringendo i pugni.

Di questo passo non avrebbe mai trovato il coraggio di chiedere a Gray-sama di ballare con lei, nemmeno con l'aiuto di tutti i drink del mondo. E in ogni caso sarebbe stato davvero difficile trovarlo in mezzo a tutta quella confusione, corpi sudati che strusciavano gli uni contro gli altri al ritmo di house, vapore e fumo che intasavano l'aria, luci ad intermittenza.

Juvia arrossì leggermente immaginando come sarebbe potuto essere starsene strizzata contro il corpo di Gray, in mezzo a una folla che li spingeva sempre di più l'uno contro l'altra, le sue mani sui suoi fianchi, sul suo collo, lui che le scuoteva una spalla.. aspetta, lui che le scuoteva una spalla? Juvia si riscosse improvvisamente, interrompendo bruscamente il sogno ad occhi aperti che la stava appassionando tanto. Il ragazzo con cui tanto aveva sognato di poter parlare quella sera era lì, davanti a lei, e la scrutava con sguardo interrogativo. "Chissà che faccia imbarazzante stava facendo Juvia" pensò la ragazza, arrossendo come un pomodoro. Si rese conto che probabilmente doveva averle detto qualcosa, ma lei non lo aveva sentito, troppo presa a pensare -guarda un po'- proprio a lui.

-Tutto bene?- domandò il ragazzo, e alla blu sembrò che l'avesse chiesto con la voce più dolce e preoccupata del mondo.

Lei annuì, si sentiva le guance in fiamme e non aveva il coraggio di proferire parola.

Il ragazzo si guardò un po' attorno, ma sembrò non trovare quello che stava cercando, così, con grande sorpresa della blu, si sedette nel posto libero accanto a lei.

-Sei Juvia, vero?- domandò inclinando la testa per guardarla meglio. Lei annuì di nuovo, senza riuscire a staccare gli occhi da lui -Sei amica di Lucy, giusto? Mi ricordo di avervi visto spesso insieme.

Finalmente Juvia riuscì ad aprire bocca -Sì- poi, dato che il moro la fissava senza dire niente, aggiunse -Siamo compagne di stanza.

-Oh- fece Gray, lasciando vagare lo sguardo sulla sala; poi, voltandosi di nuovo verso di lei disse, vago -Siete venute quà insieme? Prima mi sembrava di averla vista..

Il tono apparentemente disinteressato nascondeva a malapena la domanda che davvero gli premeva di fare, ma Juvia non si accorse di niente.

"Dove è Lucy? Dove è Lucy? Dove è Lucy? Chiedile dove è Lucy" faceva la voce nella sua testa, ma Gray non voleva essere scortese con quella ragazzina spaurita, e cercò di aggirare la domanda.

-Siamo venute insieme, ma Juvia ha subito perso di vista le sue amiche- la blu sembrava giù di corda, ma si riprese subito, alzando lo sguardo fino a fissarlo in quello del ragazzo -Almeno ho qualcuno a tenermi compagnia- azzardò, piano.

Gray sorrise, ma la voce nella sua testa continuava a brontolare.

"Dove è Lucy? Dove è Lucy? Dove è Lucy?"

-Ti va se cerchiamo insieme le tue amiche?- propose, e gli sembrò un'ottima idea di risolvere il suo problema senza lasciare da sola la compagna di stanza di Lucy, che sembrava davvero intimorita. Porse una mano alla ragazza, alzandosi dalla seduta. Lei la afferrò, annuendo con un sorriso.

 

-Neanche quì- sbuffò Gray, appoggiandosi ad un tavolino. Lui e Juvia avevano fatto un giro del locale sotterraneo alla ricerca delle amiche di lei, senza avere successo. Così avevano deciso di salire le scale che portavano al bar, ma non avevano avuto più fortuna che in precedenza. Nessuna traccia di Lucy e Levy.

Juvia non disse niente, a lei stava bene di non riuscire a trovarle, se questo voleva dire continuare a stare con Gray-sama. Un paio di volte, per evitare di perdersi tra la folla, lui le aveva afferrato un braccio o messo una mano dietro la schiena, e Juvia aveva incastonato quei ricordi nella memoria, pronta a ripescarli in ogni momento.

Stare con lui, anche se si erano scambiati soltanto due parole e per la maggior parte del tempo avevano girato a vuoto in mezzo a gente sudata e agitata, la faceva sentire bene da morire. Più Juvia ci pensava, e più non si capacitava di come fosse finita in quella situazione. "Benedetta Lucy che non si fa trovare" si diceva lei.

"Maledetta Lucy che non si fa trovare" pensava invece lui, innervosito.

-Ti dispiace se andiamo un attimo fuori?- domandò il ragazzo, estraendo dalla tasca posteriore dei jeans un pacchetto di sigarette tutto piegato e stropicciato. Aveva cercato Lucy dal momento esatto in cui aveva messo piede nel locale, e il fatto di non averla ancora trovata lo rendeva estremamente nervoso. Aveva bisogno di allentare i nervi e fumarsi una sigaretta in santa pace.

 

 

 

∆ ∆ ∆

 

 

 

Gerard aprì la bocca per parlare, ma la richiuse quandò vide che l'espressione della ragazza davanti a lui da sorpresa diventava arrabbiata.

-Pensavo fossi ancora alla tua Torre del Paradiso- fece lei, cupa -O ti hanno finalmente buttato fuori?

Gerard distolse lo sguardo, fissandolo di nuovo sui cubetti di ghiaccio del suo drink, ormai quasi del tutto sciolti. La ragazza con brillanti capelli rossi, che al momento lo stava scrutando con cipiglio severo, era Erza Scarlett, l'unica per cui poteva dire di aver mai provato qualcosa. Qualcosa, ma non sapeva neanche lui che cosa.

Erano stati insieme, ed erano concordi nel pensare che per i primi tempi erano stati davvero da favola. Dopo un po' lui aveva ricevuto una proposta di stage in un laboratorio astronomico -la Torre del Paradiso, come la chiamava lui- e aveva accettato di partecipare, senza però mettere in pausa gli studi all'Università. Si era ritrovato con pochissimo tempo libero, era continuamente fuori città e spesso doveva seguire le lezioni online perché non poteva lasciare la torre per diversi giorni di fila.

Ed erano cominciati i litigi. Erza lo aveva appoggiato pienamente, ma lui sembrava essersene dimenticato. O almeno, così pensava lei. Questa situazione precaria non aveva retto a lungo: Gerard e Erza, dopo un litigio particolarmente violento -e si sa, entrambi hanno un carattere poco arrendevole- si erano lasciati, e lui aveva deciso di mettere in pausa i corsi al College per dedicarsi completamente allo studio delle nebulose nella Torre del Paradiso.

Ma adesso era lì, davanti a lei, e Erza sentì di nuovo montare la rabbia dentro di sè, insieme ad un inspiegabile calore all'altezza del petto. Era vero, Gerard era andato via. E adesso era tornato? Dopo tutto quel tempo, era di fronte a lei e la guardava con quei suoi occhi così, così...

-Non mi hanno buttato fuori- disse lui a bassa voce, poi sorrise, guardandola fissa, e Erza per un attimo dimenticò che per colpa sua aveva sofferto -Però sai, dovevo pur tornare all'università prima o poi!

Si alzò in piedi, stiracchiando la schiena.

-E' meglio che io vada a dormire adesso, voglio cominciare al meglio questo nuovo anno.

Continuava a sorridere, come se fosse sempre andato tutto bene, come se loro due fossero grandi amici. E Erza ci cascò.

-Aspetta- lo prese per un braccio -Io.. ho una tua felpa

-Puoi tenerla.

-Ci tengo a ridartela- Erza aveva ritrovato la propria sicurezza, ed adesso la sua voce era ferma. A pensarci bene, si rese conto che voleva disfarsi a tutti i costi di quell'indumento, non voleva rivederlo mai più. Per qualche motivo il pensiero di averla ancora dentro l'armadio sembrò assurdo e estremamente fastidioso.

Pensò con vergogna che in tutto quel tempo in cui non si erano nè visti nè sentiti, lei aveva indossato la sua felpa nelle giornate tristi e l'aveva stretta al viso quando sentiva la sua mancanza. Si vergognò di questo, e si disse che doveva assolutamente liberarsene.

Discussero brevemente, quasi con timidezza nei confronti l'uno dell'altro, e infine Gerard acconsentì ad accompagnarla in camera per riprendere l'indumento.

Nel tragitto verso il dormitorio parlarono appena. Gerard avrebbe voluto raccontargli di quanto fossero belle le stelle viste dall'osservatorio, e di quanto avesse pensato a lei mentre si perdeva con lo sguardo nel cielo luminoso di astri. Ma si sentiva stupido, e sapeva che a lei non fregava niente di quello che aveva fatto alla Torre, perché egoisticamente non aveva mai voluto che lui lasciasse l'Università. E allora sentiva montare la rabbia, pensando a tutto quello a cui aveva quasi rinunciato per colpa sua, o forse per colpa di entrambi.

Quando arrivarono in camera Erza iniziò a rovistare nell'armadio senza dire una parola, fino a tirarne fuori una felpa grigia e blu. La guardò un attimo, tastandone la morbidezza con le dita, poi si ricordò che il ragazzo la stava guardando, e imbarazzata tese il braccio per rendergliela.

Lui allungò la mano per afferrarla, e le loro dita si sfiorarono. Entrambi trattennero il fiato, immobili, senza sapere cosa fare, persi in pensieri e sentimenti che credevano sopiti.

Erza aprì la bocca senza quasi accorgersene, e il suo incoscio parlò per lei -Non possiamo tornare insieme.

Quando si rese conto di quello che aveva detto, e del tono in cui l'aveva detto, si meravigliò di se stessa. Che diavolo c'entrava, in quel momento? Perché aveva tirato fuori quell'argomento, se neanche lei aveva voglia di rivangare il passato? Stava per scusarsi, quando lui sorrise. Non era un sorriso sincero, era tirato, nervoso, quasi a schernirla.

-Cosa ti fa pensare che io lo voglia?- Per Gerard le parole dure di lei erano state una pugnalata nel petto, ed aveva reagito d'istinto dicendo qualcosa che non pensava. E dopotutto era meglio così: lei non voleva avere più niente a che fare con lui, quindi sarebbe stato un bene prendere le distanze, e addio.

A quelle parole la rossa si irrigidì. Stava per scusarsi per le parole dure, e lui aveva trovato il modo di ferirla di nuovo. Non cambierà mai. Il tono nella voce di lui e la sua espressione la fecero svegliare, le dettero la scossa. Non posso continuare a soffrire per colpa sua.

Fu così che disse qualcosa che non avrebbe dovuto dire, e lui rispose a tono. Ogni traccia di precedente imbarazzo era sparita, avevano ricominciato ad urlarsi contro come facevano prima che lui se ne andasse. Tutto l'astio covato stando lontani si riversò nelle parole che entrambi sputavano l'uno addosso all'altra. Parole cattive e velenose, ma davvero rispecchiavano i loro pensieri? Forse no, si rese conto Gerard, però non gli importava; in quel momento era incazzato e voleva soltanto sfogarsi per tutto il male che quella relazione gli aveva portato. E lo stesso pensava la rossa.

Erza parlava senza pensare, voleva litigare, voleva farlo arabbiare perché sì, le ricordava di quando stavano insieme; che cosa stupida. Con una falcata veloce il ragazzo si avvicinò a lei e le strinse un braccio, avvicinandola a sè -Dì la verità, ti diverti a farmi incazzare, ti diverti da morire.

La guardava negli occhi, la fissava in quei pozzi profondi e caldi, sentiva le orecchie rosse e bollenti per la rabbia, la guadava ed era troppo vicino, ringhiava e non si rendeva conto della piega che aveva preso la discussione.

I loro nasi si sfioravano, il respiro di entrambi si confondeva nella bocca dell'altro.

La rabbia le aveva arrossato il viso, dandole un aspetto selvaggio che tanto tempo prima il ragazzo aveva amato e ammirato. Erza stava per rispondergli a tono, eppure qualcosa la fermò.

Gerard si rese conto tardi che i loro corpi erano davvero troppo vicini, e rimase qualche secondo interdetto, i muscoli irrigiditi e le sopracciglia aggrottate.

-Questo è il motivo per cui non ha funzionato tra di noi- sussurrò Erza, senza realmente capire a cosa si stava riferendo.

Quale motivo? Era la seconda volta in quella serata che per colpa del ragazzo le uscivano dalla bocca parole senza senso. Le doveva davvero aver scombussolato il cervello. Aveva di nuovo parlato senza pensare, lo aveva fatto solo perché voleva dire la parola noi, un po' per domandare se un noi c'era ancora, senza crederci, sperandolo o forse no. Erza avrebbe voluto dire altro, rendere le parole più taglienti, offenderlo e aspettare la sua reazione.. ma l'unica cosa che fece fu liberare il polso dalla stretta di lui, senza riuscire a staccare gli occhi dalle sue labbra, così vicine, così..

Dimenticando, o forse assecondando la rabbia che entrambi avevano covato, lontani l'uno dall'altra, Gerard annullò la distanza tra di loro, violentemente; le portò una mano dietro la nuca e le strinse forte i capelli, tirandoglieli, mentre l'altra scendeva ai suoi fianchi. La rossa non perse tempo, allacciandogli le mani dietro il collo e mordendogli le labbra fino a farlo ringhiare, contrariato. La ragazza sospirò forte quando lui le strinse i glutei con entrambe le mani, facendo scontrare i loro bacini e baciandola con foga. Non andava bene, non andava affatto bene. Erza era incazzata, non doveva più avere a che fare con lui, se l'era ripetuto milioni di volte; ma era quello che voleva?

Gerard era lì, davanti a lei, la stringeva, la toccava, e lei avrebbe voluto respingerlo, avrebbe voluto far prevalere la parte orgogliosa di lei che continuava insistentemente a ricordarle che fino a pochi secondi prima stavano litigando furiosamente. E invece chiudeva gli occhi e gli passava le mani tra i capelli, stringendo tra le dita le ciocche blu e tirandole, facendo aderire il seno contro il petto di lui. Non era giusto, non era giusto. Era giusto?

Gerard la spinse contro la parete e lei cercò febbrilmente l'orlo della sua maglietta mentre le loro lingue si scontravano, danzando in un modo che entrambi conoscevano perfettamente; le sue mani corsero sugli addominali, sui pettorali, fino a giungere alle spalle, per togliere l'indumento che ormai risultava di troppo. La maglietta cadde a terra, dimenticata, mentre Gerard scendeva a baciare il collo della ragazza, mordendo e leccando la pelle fino a farla arrossare.

Poco dopo anche la camicetta di Erza finì in terra, quasi strappatale di dosso per la fretta. Erza poggiò i palmi delle mani sul petto di lui, spingendolo a camminare all'indietro fino a scontrarsi con il bordo del letto; il blu si sedette, trascinandola su di lui, i loro occhi incatenati in una gara di sguardi infuocati.

Era incazzata, Erza. Voleva prenderlo a pugni e fargli male, perché lei aveva sofferto da morire, senza di lui. E invece lo baciò, facendo di nuovo scontrare le loro lingue e i denti, graffiandogli le spalle mentre lui le stringeva le cosce fino quasi a farle male. Gerard invertì le posizioni, facendola sdraiare sul letto, e portò una mano all'orlo dei pantaloni. La guardò per un secondo, per vedere la sua reazione, incontrando lo sguardo sicuro e determinato di lei. Si chinò per baciarla, ma prima che le loro labbra avessero modo di sfiorarsi..

 

SBLAM!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Buonasera!

Lo so, non ho scusanti, avrei dovuto pubblicare tipo un mese fa (di più forse?)

Il fatto è che il capitolo è pronto da eoni, ma davvero non mi piace. Non mi convince per niente, e non riesco a capire dove dovrei cambiarlo, per cui l'ho tenuto lì ad ammuffire in attesa che mi venisse in mente qualcosa.. ma niente da fare.

Così l'ho pubblicato comunque, e beh, continua a non piacermi.

Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate (sinceri mi raccomando! ^^)


Alla prossima!

- b i c c h a n

  
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