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Autore: Tota22    11/12/2017    0 recensioni
Estate 1998. Costretta a delle "vacanze forzate" con sua madre e sua sorella, la silenziosa Alice si ritrova bloccata per tre settimane in un paesino sperduto, bagnato dallo Ionio e baciato dal sole rovente del sud.
A farle compagnia soltanto il suo walkman, una macchina fotografica polaroid e un libro letto troppe volte. Ma sarà davvero così? L'estate porta cambiamento, incontri e forse permetterà ad Alice di ritrovare qualcosa che ha perduto da molto tempo: la sua voce.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Morning Glory- Oasis



Alice camminava fradicia e scalza lungo il vicolo stretto che portava a casa; l'asfalto rovinato le graffiava i piedi, ma non sentiva dolore, era troppo concentrata sulla perdita del suo bene più prezioso: il walkman.

L'oggetto conteneva anche la compilation frutto di un lungo e divertente pomeriggio di ricerca musicale,  passata insieme a suo cugino Fabrizio.  Avevano scavato fino a trovare la musica che entrambi adoravano e pezzo per pezzo avevano riempito il nastro della cassetta fino a che non c'era stato più posto.  Era un bellissimo regalo, un simbolo di affetto e tenerezza, un ricordo tangibile di un momento di gioia.

La musica era tutto per Alice: la riempiva di emozioni vivide e pure, l'appagava come niente altro.  Era il veicolo per esternare quello che sentiva:  prendeva in prestito la melodia e le parole e le faceva proprie, le custodiva gelosamente nella memoria e diventavano una sorta di mantra, di preghiera. Le cuffiette poi permettevano  di tagliare fuori i rumori del mondo, sostituendoli con altri più graditi e familiari.

In quel momento, senza il suo amuleto per affrontare la realtà, si sentiva nuda.

Nonostante avesse cercato in lungo e in largo sulla battigia e avesse perlustrato ogni centimetro di sabbia dalla riva alla strada, era chiaro che il suo tesoro era smarrito per sempre.

La realizzazione della perdita si abbatté su di lei come una sciagura cosmica.

Una cappa di tristezza e rabbia calò su di lei, tanto che le venne quasi  voglia di urlare. Si sentiva così stupida.

Arrivata al portone salì le tre rampe di scale che la separavano dall'appartamento: non vedeva l'ora di farsi una doccia e scrollare di dosso il malumore.
Una volta davanti alla porta abbassò la maniglia per entrare, ma la trovò chiusa.
Bussò una volta, poi di nuovo con insistenza, nessuno rispose.
Forse sua madre e sua sorella erano uscite e non avevano notato il biglietto.

Alice sapeva cosa doveva fare: andare dalla signora Antonietta e farsi dare il doppione delle chiavi. L'idea però la riempiva di paura e di un senso di disagio che le prendeva lo stomaco e le attorcigliava le budella.
Avrebbe dovuto comunicare senza parlare, il che era una sua scelta, certo, ma la agitava; inoltre detestava con tutto il suo essere chiedere aiuto.
Le regole non scritte che governavano la sua vita erano: cavatela sempre da sola, non chiedere nulla che non sia necessario, non disturbare nessuno.
Consciamente sapeva che chiedere le chiavi  alla vicina non era un crimine contro lo stato, ma una paura irrazionale e la sua naturale ritrosia la portarono a scartare l'idea.

Percorse allora le rampe all'indietro, tornò nel cortile e si appoggiò all'albero d'ulivo che stava in mezzo per prendere un po' d'ombra. Dei rametti bassi che spuntavano dal tronco nodoso le solleticarono la nuca facendole piegare la testa verso l'altro; fu in quel momento che notò, attraverso le fronde argentee dell'ulivo, delle scale.
Erano delle scale esterne al palazzo, in muratura bianca che portavano sul tetto.
Non avendo nulla da fare se non aspettare che la sua famiglia tornasse, Alice decise di andare in esplorazione: al massimo avrebbe preso un po' di sole sul tetto per asciugarsi.

Scavalcò allora il cancelletto basso di accesso alle scale e salendo arrivò fino a un piccolo terrazzo.
Era squadrato e quasi interamente occupato da bucato steso al sole appeso a lunghe funi.
Lenzuola colorate, tovaglie, biancheria e costumi erano tutti appesi ordinatamente; ondeggiavano mossi dalla brezza che veniva dal mare.
Alice sfiorò con le dita un lungo telo a fiori, sentendo l'odore fresco del bucato appena fatto e l'aria secca, calda e pulita accarezzarle la pelle ormai quasi asciutta.
Muovendosi lungo il bordo del terrazzo notò che poco più sotto c'era il balcone del suo appartamento, rimasto aperto. La distanza tra terrazzo e balcone non era molta, in verticale, probabilmente poco meno di due metri, inoltre il tetto era leggermente spiovente e non ripido.

Un'idea un po' folle balenò in testa alla ragazza: scivolando con cautela lungo il tetto avrebbe potuto calarsi sul balcone ed entrare in casa senza problemi.
Soprattutto avrebbe potuto spaventare a morte Selvaggia, uno dei suoi passatempi preferiti ultimamente. A volte, silenziosa come un gatto, le si appostava alle spalle fino a che sua sorella non si accorgeva di lei, facendo un salto di tre metri e urlandole insulti e maledizioni. Alice pensò allo spasso di apparire in soggiorno, quando sua madre e sua sorella sarebbero rientrate convinte che non ci fosse nessuno in casa. Una piccola vendetta per averla lasciata fuori.

Nella mente della ragazza questa soluzione, nonostante fosse decisamente illogica e potenzialmente pericolosa, sembrò efficace.
Scavalcò il muretto di protezione del terrazzo preparandosi alla discesa.
La punta delle dita dei piedi stavano già toccando le tegole rossicce del tetto quando si sentì afferrare per un braccio e prendere di peso.

- Ca'si paccia! Che fai ti butti?! -

Alice per riflesso si aggrappò al collo di chi l'aveva acchiappata e girò la testa di scatto trovandosi faccia a faccia con un ragazzo che la guardava preoccupato.
Ripresasi dalla sorpresa scosse la testa e si agitò finché lui non la lascio andare. 
Si squadrarono a vicenda sospettosi e ancora scossi. 

Gli occhi scuri di lui erano dilatati dallo spavento e continuava a passarsi la mano tra i capelli cortissimi e scuri.
I due furono raggiunti pochi secondi dopo da Federico che avendo sentito delle urla era salito a controllare.

- Danié chi succediu? Perché urli?-

- Ho fermato sta uagliuna, si volia ammazzare! Stavo a prendere il sole qua, l'ho vista scavalcare il muro e l'ho fermata prima ca si iettava e sutta!-

Federico sembrò accorgersi di lei in quel momento e si avvicinò di qualche passo, agitato.

- Stai bene? davvero stav...-

Alice prese a muovere le mani freneticamente, era tutto un malinteso! Si sentì molto in imbarazzo per averlo causato. 

- Stai calma, non ti agitare! -  le disse Federico che era tutt'altro che calmo.

-Ammutasti, pecchì non parli?- continuò l'altro ragazzo.

- Daniè... è muta -

- Scusa, chi sapia eu!?-

Alla fine la ragazza riuscì a a farsi capire:  mimò l'azione di aprire una porta con la chiave e fece spaventare di nuovo tutti quando si avvicinò al bordo per spiegare il suo piano di discesa in casa propria.
I due ragazzi si guadarono negli occhi, poi guardarono Alice ed urlarono assieme un "Aaaaaaaaaaaaaaaah!"

- Mannaja a tè! Volevi solo fare Diabolik, mi facisti perdira dieci anni di vita! -  disse il ragazzo dai capelli corti dandole una sonora pacca sulla spalla; lo spavento aveva lasciato il posto al sorriso e i tre ragazzi si ritrovarono a  ridere di cuore, un po' per il sollievo un po' per l'assurdità della situazione.

-Però capiscimi guagliò! Ti ho vista scalza, bagnata uno straccio, subito ho pensato male... che c'avevi brutte intenzioni...- continuò, per poi inspirare, tirare il petto in fuori e fare un ampio movimento del dicendo:

- Già vedevo la mia foto sul giornale e il titolo in prima pagina: "Daniele Russo, l'eroe che salva una ragazza da un destino infame" -
Mentre l'amico continuava il suo monologo, Federico la guardò confuso, con quei suoi occhi scuri e tondi, e le fece la domanda più naturale del mondo:
-Perché non hai chiesto le chiavi a mia nonna? -
Alice si fece rossa per la vergogna e alzò le spalle, a corto di scuse e parole.

I due ragazzi la accompagnarono poi a prendere le chiavi. Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzato il suo "salvatore", che era piuttosto curioso e sfacciato, iniziò a tempestarla di domande: chi era, che ci faceva lì in quello stato scalza e con i vestiti bagnati?
Mentre entravano nella casa di Antonietta, che in quel momento non c'era, Alice tentò di spiegarsi a gesti, compreso l'agitare le braccia simulando lo stile libero; infine le venne in soccorso il retro di una lista della spesa e una matita: scrivere ciò che le era successo quel pomeriggio era molto più semplice.

- Mi dispiace per il walkman, chiedo e vedo chi pozzu fara. Non ti  preoccupare! Però aa verità...sei  nu pocu scarsa come Diabolik se ti sei fatta futtira.. cioè rubare sotto il naso...-

La ragazza rise silenziosamente alle parole di Daniele, ringraziò poi entrambi e finalmente si ritirò in casa.
Il resto della serata trascorse tranquilla, Luisa e Selvaggia tornarono piuttosto tardi, ma portando la cena promessa da Antonietta.
Mangiarono parmigiana di melanzane e la frittata di patate più buona mai assaggiata, tutte insieme sedute in cucina. A Milano non succedeva quasi mai che si ritrovassero a cena, ognuno arrivava ad un orario diverso e mangiava da solo o davanti alla tv.

Alle undici sua madre e sua sorella stanche e sazie andarono a dormire, mentre Alice spulciò la libreria che c'era in corridoio in cerca di una storia che la cullasse, in assenza di musica. Fu così che scelse D'Amore e Ombra di Isabel Alliende.
La ragazza si sedette sulla sdraio in balcone, avvolta in un lenzuolo leggero e contando sulla luce di una candela scaccia zanzare, bevve ogni singola parola di quel libro meraviglioso che aveva scovato per caso.
Lo lesse tutto e si addormentò all'alba, il libro appoggiato al petto aperto sull'ultima pagina.



N/A
Ciao a tutti, grazie mille per aver letto questo terzo capitolo (pubblicato in super ritardo). La storia è ancora agli inizi, ma piano piano ingrana.. intanto ecco un nuovo personaggio, Daniele, un po' casinaro e un po' sbruffone. Come sempre se vi va di scrivere i vostri pensieri sarò felicissima di leggerli. Vi lascio sulle note degli adorati Oasis, (spero) a presto!
T
  
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