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Autore: RedKiki     24/06/2009    6 recensioni
Quando due menti angst si fondono non può che uscirne fuori un unico essere: RedKiki. A presentarvi la loro prima fan fiction a quattro mani non sono altro che Red Diablo e hachi92 (più conosciuta come Kiki ^.^).
-E’ una guerra?-
Hinata non rispose, troppo concentrata a ricordarsi come si faceva a respirare.
Le labbra pallide del ragazzo si curvarono in un ghigno malizioso.
-E guerra sia- decretò, scostandosi senza perdere la sua aria perennemente arrogante.

{SasukexHinata, ShikamaruxIno, ItachixSakura}
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Nightmarish School









-E’ una guerra?-

Hinata non rispose, troppo concentrata a ricordarsi come si faceva a respirare.

Le labbra pallide del ragazzo si curvarono in un ghigno malizioso.

-E guerra sia- decretò, scostandosi senza perdere la sua aria perennemente arrogante.

La ragazza avvertiva le ginocchia molli come burro, ma non concesse loro il privilegio di cedere finché il giovane non fu sparito dalla sua vista.

Si accasciò a terra e infilò tormentata le mani tra i capelli.

Era entrata in quella scuola da un solo giorno… ed era già riuscita a ficcarsi nei guai. Guai con la “G” maiuscola.

Forse una qualche strega mi ha lanciato un sortilegio…” pensò, ricordando gli avvenimenti di quella mattina burrascosa.


***


-… e lei è Hinata Hyuuga-

La ragazza si era inchinata rigidamente alla classe, scolpendo a forza un sorriso tirato sulla bocca cerea.

-P-piacere di conoscervi- tartagliò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

-Puoi sederti là- la invitò cortesemente la professoressa dalla folta chioma ondulata. –C’è un banco vuoto-

-C-certo- obbedì Hinata, dirigendosi diligentemente al posto indicato.

Le piaceva quel banco: era proprio vicino alla finestra, e le era sufficiente girare leggermente la testa per poter scorgere il cortile brulicante di attività e il profilo boscoso delle montagne sul cielo cristallino.

Se non fosse stato per il suo vicino di banco… non era brutto, anzi, qualunque cromosoma XY avrebbe fatto a pugni pur di ottenere la combinazione genetica che gli aveva scolpito il viso in modo così regolare, disponendo ogni lineamento come per comporre un quadro.

Tuttavia la sinuosità dei lineamenti, accentuata dalla ribelle chioma scura, passava in secondo piano, mascherata com’era dall’espressione corrucciata del giovane.

-Io sono Hinata- si presentò gentilmente lei: era insito nella sua indole cercare di consolare chi le sembrava rabbuiato.

-Lo so. L’ha appena detto la prof- rimbrottò lui, senza distogliere lo sguardo trucida da un punto indefinito nel vuoto.

Hinata accusò il colpo con stile, e provò nuovamente:

-S-senti io sono nuova, puoi dirmi a che punto siete arrivati del programma?-

Il moro si voltò di scatto e le scoccò un’occhiata quasi furibonda.

-Senti, se dobbiamo essere vicini di banco, così sia… ma non c’è bisogno di fare salotto- sbottò tra i denti, per non essere sentito dalla prof. –Sei proprio fastidiosa- sbuffò, tornando a girarsi.

La ragazza rivolse la propria attenzione al quaderno aperto davanti a lei.

Ma che maleducato!

Era il silenzio che voleva? Bene, da lei non avrebbe ottenuto una singola parola in più!

Cominciò a prendere appunti sulla lezione in corso, totalmente ignara che quel giovane sarebbe diventato il suo incubo peggiore.


***


Sasuke si diresse svogliatamente verso l’aula insegnanti.

Sasuke Uchiha, sei in punizione!” aveva strepitato la professoressa Anko.

Quante storie, solo perché aveva pestato quell’odioso damerino… era stato persino indulgente, questa volta: non gli aveva rotto neppure un osso. Si era limitato a fargli uscire un po’ di sangue dal naso, un bel po’ di sangue dal naso, ma quella era la regola: se intavoli una rissa, devi far sanguinare un po’ il tuo avversario.

Però l’effetto sulla prof era stato notevole: colorito cinereo, occhi pericolosamente fuori dalle orbite, vene pulsanti sul collo e sulle tempie; ci era mancato poco che le venisse un infarto.

Sogghignò, afferrando la maniglia della porta della sala docenti.

-… non si deve sapere-

Quella frase, scivolata fuori dalle labbra scarlatte della professoressa Kurenai, lo aveva bloccato, congelato sul posto dalla morbosa curiosità per i divieti che affligge ogni essere umano.

-Quella povera ragazza avrebbe una vita impossibile, se la notizia facesse il giro della scuola- sospirò nuovamente la donna.

-Lo so- confermò la voce baritonale di Asuma. –Non si deve venire a sapere-

-Sapere cosa?- intervenne una terza voce.

L’Uchiha scosse il capo: tipico di Kakashi spuntare nel bel mezzo di una conversazione senza aver afferrato una parola di quanto detto in precedenza. Sicuramente era immerso nella lettura di uno di quei libri di dubbia morale.

-La Hyuuga- gli ricordò Kurenai, con una lieve nota spazientita nella voce. –Perché è stata trasferita-

-Oh, certo!- esclamò Kakashi. Poi, dopo un secondo di pausa: -Perché è stata trasferita?- esordì.

-Per quella cosa…- suggerì Asuma.

Altro secondo di silenzio. Evidentemente, l’Hatake non aveva colto il sottinteso.

-Perché aveva una relazione con un prof!- si esasperò Asuma, mandando al diavolo ogni sottigliezza. –Ma in che mondo vivi, Kakashi?-

-Ah, è lei?- replicò serafico l’uomo dai capelli argentei. –Ma guarda… non l’avrei mai detto, con quel faccino pulito…-

La conversazione dei professori venne bruscamente interrotta dalla porta che si apriva.

-La prof Anko mi ha spedito qui- brontolò l’Uchiha.

-Che hai fatto stavolta?- chiese Kakashi, senza distogliere il naso dalle pagine del libro.

-Semplice rissa- catalogò l’Uchiha con un’alzata di spalle.

Nessuno dei tre prof riuscì a capire perché Sasuke continuasse a ghignare persino quando gli assegnarono la punizione.

Ovvio.

Non sapevano di avergli appena fornito il passatempo migliore in cui potesse sperare.


***


Hinata si era fermata oltre l’orario delle lezioni: quel giorno erano toccate a lei le pulizie dell’aula.

Bel benvenuto” pensò, spazzando i cumuli di polvere sotto la cattedra.

-A quanto pare, sei brava a scopare-

La battuta la punse come una frecciatina tra le scapole.

Si voltò inviperita e resistette a stento dalla tentazione di fracassare qualcosa –possibilmente la testa del ragazzo- con la scopa.

-E’ una battuta v-vecchia- ribatté, tornando alle sue mansioni. –E di p-pessimo gusto-

-Le risposte piccate verrebbero meglio se tu non b-b-b-balbettassi, sai?- la canzonò l’Uchiha, scimmiottando il tono dimesso della Hyuuga.

La ragazza avvampò, stringendo convulsamente la scopa: aveva avuto quello stupido difetto di balbuzie da sempre, e detestava quando le veniva fatto notare.

Volse le spalle al ragazzo tanto sfrontato e tornò ad occuparsi delle pulizie.

-E dire che sembri una ragazza così a modo…- valutò lui, poggiandosi con fare strafottente alla cattedra.

Lei lo ignorò, seguitando a spazzare.

Lo aveva detto lui che non c’era bisogno di fare salotto, giusto? E allora che diavolo voleva da lei?

-Non sembri proprio una tipa da tresche clandestine- dichiarò lui. –Con un prof, per di più-

Un guizzo nelle spalle della giovane lo avvisò che il bersaglio era stato centrato.

La ragazza si sforzò di ignorarlo, ma i suoi movimenti erano diventati improvvisamente goffi e impacciati.

-Vediamo…- considerò lui, svaccandosi sulla sedia della cattedra. –Nella scuola di prima i tuoi prof erano… Sasori, Deidara…- cominciò a snocciolare nomi, elencando sulla punta delle dita. –Hidan…- una risata sprezzante gli uscì dalla gola. –Kami, spero che non fosse lui! E’ vecchio!-

-Non è vecchio, è albino- precisò Hinata.

-Allora era lui?- si sorprese sardonico l’Uchiha.

-Smettila di prendermi in giro!- proruppe la Hyuuga, lasciando cadere la scopa.

Lo schiocco ligneo che produsse quando precipitò al suolo risuonò secco in tutta l’aula.

-T-ti prego, non dirlo a nessuno- lo supplicò lei, abbandonando ogni tentativo di freddezza o superiorità.

Con le mani giunte in preghiera e gli occhi tremuli come quelli di un cerbiatto ferito, Sasuke provò quasi compassione per quella ragazza.

Quasi, appunto.

-Ma se tengo la bocca chiusa, che ci guadagno?- contrattò lui, sporgendosi sulla cattedra.

Le labbra della Hyuuga fremettero, incerte sulla risposta da formulare.

-Ti prego… farò t-tutto quello che vorrai- implorò.

Un sorriso che non aveva nulla di amichevole fu la risposta ai suoi scongiuri.

-Una schiava?- soppesò lui. –Tu dovresti essere la ricompensa per il mio silenzio? Non sopravvalutarti, non sei niente di che- la screditò lui.

Hinata strinse i pugni, offesa e umiliata.

-Se lo dici a qualcuno, te ne pentirai- non riuscì a trattenersi dal minacciarlo.

Una nuova luce guizzò negli occhi del moro.

Sorpresa? Incredulità? Divertimento?

Non lo avrebbe saputo definire, era stato troppo veloce.

Così come lo fu il movimento del ragazzo: scattò in piedi con la velocità di una saetta e, in una frazione di secondo, Hinata si trovò a specchiarsi nei pozzi di petrolio del giovane, ad una distanza microbica dai suoi.

-E’ una guerra?- domandò, lezioso come un cacciatore con la preda imprigionata nella tagliola.

Hinata non riuscì a rispondere, troppo sorpresa per riuscire a fare qualcosa che non fosse respirare.

-E guerra sia- annunciò lui, discostandosi.

Hinata rimase pietrificata al suo posto.

Non riuscì a reagire neppure quando il ragazzo le lanciò un’occhiata maliziosa da sopra la spalla e affermò, un secondo prima di sparire:

-Ci vediamo domani, schiava-

******


Era un incubo, non c’era altra spiegazione.

Doveva essere un incubo.

La ragazza si appiattì contro il muro, nell’infondata speranza che esso potesse inglobarla tra le fessure che dividevano i mattoni sbeccati.

Sentiva il cuore rimbalzarle dal cervello fino in fondo ai piedi, mentre gli occhi scattavano, sbarrati e terrorizzati, da un angolo all’altro della stanza in cui era stata rinchiusa.

Poche, sparute lampadine gettavano un agonizzante fiotto di luce malata attraverso la fitta sporcizia che le ricopriva, disegnando inquietanti chiaroscuri sulle pareti tappezzate di livide chiazze maleodoranti e mettendo in evidenza le sottili nubi di polvere che si sollevavano dal pavimento.

Nessuna finestra, nessuno spiraglio, nessuna apertura.

Sono fortunata a non soffrire di claustrofobia” si sorprese a pensare Sakura.

Si dette quasi automaticamente un pugno sulla tempia.

Kami, era stata rapita –rapita, cazzo!- da pericolosi criminali potenzialmente omicidi e lei pensava alla claustrofobia?!

Cerchiamo un modo di uscire, piuttosto” si decise, alzandosi in piedi barcollando sulle gambe malferme.

Si diresse verso l’unica via d’uscita di quel bugigattolo: la porta.

Tentò di aprirla con poca convinzione, e una salda resistenza dall’altra parte le confermò ciò che già sospettava: era stata chiusa dall’esterno.

Saggiò il legno spingendovi contro con la spalla, tastò i cardini, cercò ovunque un punto di cedimento.

Inutile.

Nello scatafascio totale di quel buco, l’unica cosa costruita a dovere era quella maledettissima porta.

-Oh cazzo- imprecò, scivolando lungo la superficie legnosa con le dita inarcate come se volesse graffiarla. –E adesso?-

-Pare che si sia messa in agitazione- considerò una voce dall’altro lato della porta.

I nervi di Sakura scattarono come fruste nel riconoscere quel timbro laido.

Era quel quattr’occhi che l’aveva rapita!

In preda ad una furia cieca ed improvvisa, Sakura fu sull’orlo di sbottare: -Entra dentro e fatti sotto, bastardo!-

Sì, certo. E poi? Con tutta probabilità lui non sarebbe entrato disarmato, e lei cosa aveva per combatterlo? Sperava forse di stordirlo con le formule della relatività di Einstein?

Scagliò un pugno contro la porta, inveendo mentalmente quando le nocche scrocchiarono come rametti spezzati.

-Che dobbiamo fare di lei?- domandò una seconda voce.

Sakura interruppe di botto la rozza riabilitazione che stava adoperando sulla mano sfasciata.

Di chi era quella voce?

Non riusciva ad identificarla… eppure era fredda, serpentina, disumana…

L’Haruno rabbrividì. Sicuramente il vento gelido che spirava nel Caina produceva un suono simile a quella voce demoniaca.

-Sa troppe cose- evidenziò il quattr’occhi.

-Allora uccidiamola- sentenziò con incredibile fermezza il secondo. Pronunciò quella condanna con la stessa naturalezza con cui un impiegato avrebbe ordinato un caffè.

La rosa guizzò in piedi e prese a graffiare istericamente il muro, accecata dal panico.

Volevano ammazzarla!

Non si fermò neppure quando le unghie le si spezzarono sanguinando.

Volevano ammazzarla!

Ormai i mattoni erano segnati qua e là dalle strisciate rosse prodotte dalle sue dita sanguinanti.

Volevano…

-Aspettate- intervenne una terza voce.

Sakura si fermò, le mani ancora tese a ghermire le indifferenti mattonelle.

Un altro? Ma quanti erano?

-Se a voi non serve, voglio tenermela io-

Tenersela? La prendeva forse per un oggetto?

Certo, preferiva essere vista come un giocattolo piuttosto che come un cadavere…

Si portò le dita sporche di sangue e intonaco alla bocca, attendendo il seguito del discorso.

-E cosa ci vorresti fare?- s’informò la seconda voce.

-Non credo siano cose di cui discutere- dichiarò freddamente il terzo.

-E allora non discutiamone: ammazziamola- gongolò il quattr’occhi.

Cuciti la bocca, bastardo!” lo maledisse Sakura, pensando a tutti i modi in cui avrebbe potuto tormentare l’odioso moccioso una volta passata a miglior vita.

-La terrei come giocattolo- capitolò il terzo. –Nulla di più. Soddisfatti?-

Un silenzio inquietante scese sui tre.

Le gambe di una sedia produssero uno sgradevole stridio quando questa venne spostata indietro.

-Vi dispiace andarvene?- domandò il terzo. –Non mi piace avere il pubblico…-

Altre due sedie vennero spostate.

-Cerca solo di non metterci troppo- gli ricordò la seconda voce.

Due echi di passi si allontanarono fino a scomparire.

Sakura si rannicchiò tremante in un angolo. Era scampata alla morte… ma adesso quell’uomo aveva intenzione di… di…

La porta si aprì, lasciando che l’uomo misterioso che l’aveva salvata facesse la sua apparizione.

Forse in un altro frangente avrebbe potuto persino trovarlo bello… ma, in quel momento, gli occhi onice, i capelli corvini e la pelle diafana sembravano a Sakura le stesse fattezze dei seguaci di Lucifero.

-Vai via!- strillò, stringendosi la testa tra le mani e sprofondando la fronte nelle ginocchia. –Vai via! Via!-

L’uomo si avvicinò a lei, senza mutare l’espressione impassibile del viso.

-Ho sentito!- sibilò lei, fissandolo ferocemente. –Ho sentito come hai contrattato su di me! Dovrei essere il tuo giocattolo!- gridò, rannicchiandosi su sé stessa quasi volesse sottrarsi all’esame di quei laghi d’ossidiana. –Mi spiace per te, ma non sarà così facile!-

-E come conti di difenderti?- domandò monocorde lui.

Sakura lo fissò con odio. Non aveva armi, era vero, ma non gli avrebbe reso le cose facili.

-Stai ferma- ordinò atono l’uomo, chinandosi su di lei.

-Non avvicinarti!- lo avvisò lei, levando una mano per graffiargli il viso.

Gesto inutile: lui la bloccò senza neppure sforzarsi, afferrandole il polso in una morsa ferrea.

Ma non le inchiodò la mano dietro la testa per immobilizzarla come si sarebbe aspettata: al contrario, se la accostò al viso e studiò i polpastrelli martoriati.

-Come immaginavo, sei stata tu a fare questo pasticcio- constatò, indicando le strisce vermiglie alle sue spalle.

Le lasciò andare il polso e si rialzò, ordinandole:

-Non muoverti: vado a prendere qualcosa per rimediare al tuo autolesionismo-

Sakura lo fissò basita.

-Non… non mi…- farfugliò. –Ma tu chi sei?-

L’uomo attese qualche secondo prima di scandire:

-Mi chiamo Itachi. Itachi Uchiha-




****




Un'altra ragazza stava eseguendo le mansioni che le erano state affidate quella mattinata. -Ma guarda tu!La novellina gioca a nascondino!- esclamò, osservando la scopa a terra e la polvere tutta ammucchiata in un unico angolo. Prese la paletta con destrezza, accingendosi ad adempiere a quei doveri che non avevano nulla a che vedere con il suo ruolo di studentessa in quella scuola.

-Buon lavoro Cenerentola- la beffeggiò il suo migliore amico-nemico, mentre le passava accanto tranquillo, con una sigaretta sulle labbra.

-Shikamaru sei forse impazzito?- d'un tratto si accorse di essere salita di un'ottava-Se ti scoprono che stai fumando sei morto- lo avvisò, tentando di incutergli un po' di stizza, Nara sembrava impassibile a qualunque cosa gli passasse di fronte.

-Uhm...se ci sarà una sospensione me la beccherò. Ho anche bisogno di dormire tra l'altro...- lasciò in sospeso la frase, meditando su qualche possibile passatempo. La Yamanaka rinnegò placidamente col capo, convincendosi che Shikamaru non era un essere umano. -Fai un po' come ti pare- tagliò alla fine, osservandolo avvicinarsi alla finestra. Un venticello appena pronunciato scosse quella spazzola di capelli scuri, quello stesso alito d'aria arrivò fino a lei, sollevandole pudicamente la gonna che fungeva da divisa, assolutamente obbligatoria.


-Non mi hai spiegato ancora cosa diamine ci fai qua- grugnì, come se fosse stata schifata dalla sua sola presenza.

-Potrei aspettare te- se ne venne fuori lui. Quella frase rimbombò nel cervello della ragazza; quando Nara colpiva non sbagliava di certo mira, anzi, puntava dritto al punto più cruciale di tutti. -Smettila di scherzare- eliminò ogni tentativo di romanticismo, ammonendolo con una semplice occhiata e una frase poco delicata. Per un attimo però si era illusa, l'incanto dei suoi occhi forse...chissà. Il fascino di uno sguardo misterioso e imperscrutabile l'avevano trascinata in un piccolo crescendo di emozioni, finché un'altra folata -stavolta più rapida e decisa- non la riportò saldamente coi piedi per

terra.

-E chi scherza?- disse lui, gettando l'ennesima nuvoletta di fumo dalla bocca. Il suo sguardo guizzò nel cortile di sotto dove una giovane pallavolista schiacciava con potenza una palla, segnando poi il punto definitivo. Un coro di voci si perse nell'aria, tutte a osannare quella ragazza dai quattro buffi codini che sembrava tirarsela, strafottente come al solito.

-Ahh...adesso capisco- non si era nemmeno accorto dell'amica, a un centimetro da lui. Adesso stava scrutando la ragazza con estrema attenzione, bisbigliando qualche commento sottovoce.-Certo non ti sei scelto un tipino facile Shika...ne avrai da combattere- gli batté una mano sulla spalla, sospirando solennemente.

-E chi ha detto niente?- spinse la cicca con malagrazia, spegnendola sopra il davanzale di marmo freddo. Poi, con un semplice schiocco di dita la fece volare in basso.

-A volte le parole non servono- proclamò saggiamente la ragazza, deponendo scopa e paletta al proprio posto. Si asciugò la fronte madida di sudore, com'era stancante pulire le aule in un pomeriggio così assolato. -Shika?-

Lo chiamò, osservandolo perso com'era a sbavare dietro la biondona dallo sguardo di pietra. Un ghigno le sfuggì dalle labbra, non se ne domandò il motivo, forse il sole le stava battendo decisamente troppo sul capo. -Sei un libro aperto, ahah- rise, trattenendo dentro di sé un singhiozzo... accidenti alle emozioni.





-Sai Yamanaka tu saresti l'ultima persona con cui mi metterei-

Realizzò Shikamaru, quando ormai stavano percorrendo la strada gremita di gente che andava e veniva, avanti e indietro.

-Dovrei prenderlo come un complimento immagino!- esclamò, sistemandosi la tracolla di pelle. Uno snervante silenzio intercorse per alcuni minuti mentre la città continuava a vivere di fastidiosi e assordanti rumori, ormai quotidiani.

-Beh Ino, tu conosci tutto di me. Non avrei segreti con te- aggiunse dopo una pausa che scatenò il batticuore nel petto della ragazza.

-Oh. È una cosa così negativa?-domandò, ingenuamente. Il ragazzo la osservò un solo istante, le rivolse un'occhiata che fungeva da risposta, Ino però non ne capì ugualmente il significato.

-Saresti l'ultima persona con cui mi metterei, decisamente- si auto convinse il moro, dannandosi per aver pensato a una simile opzione.






Continua!



*******************



Siamo Red Diablo e hachi92 e questa è la nostra prima fan fiction insieme. Nata in una notte sul caro vecchio amico -a volte no è_é- Msn, le due autrici sono giunte al discorso fan fiction. Hanno deciso in seguito di fondare questo nick insieme *O*

A parlarvi in questo momento è Kiki (hachi92), personalmente lo ritengo un onore *___*, spero ci seguirete in tanti.

^O^

Le coppie su cui verterà la storia saranno tre: SasukexHinata, ItachixSakura, ShikamaruxIno. La prima è narrata da Red Diablo, la seconda la dividiamo a metà XD, vale a dire che un capitolo sarà narrato da Red e uno da me <3. L'ultima da Kiki.

Speriamo in molti lettori e altrettanti commentatori!

Grazie per la lettura e l'attenzione.



Le compagne angst!


(Oh si, sarà una fan fiction abbastanza sofferta u_u')






  
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