“Perche
mai
avrò accettato di allenarmi con quella ragazzina poi?
Sarà talmente debole che
mi annoierò subito…”
Il giovane
Vegeta, sbuffando al pensiero del supplizio che certamente gli sarebbe
toccato sorbirsi
per tutta la durata di quella giornata, indossò in maniera
veloce e meccanica
la propria ordinaria battle-suit blu. Sarebbe stato ben contento di
disfarsi di
quel pesante mantello rosso e di quella stupida corona che suo padre si
ostinava a fargli indossare in ogni circostanza. Pan non sapeva di
avere a che
fare con il Principe dei Saiyan in persona, e in cuor suo Vegeta non
poteva
fare a meno di essere entusiasta della cosa.
Avrebbe avuto
la possibilità di essere se stesso, avrebbe potuto
rilassarsi, liberarsi del
peso opprimente che gli scaturiva dalla propria nobiltà, non
sarebbe stato
costretto a preoccuparsi per il proprio portamento, per il proprio tono
di
voce, per il proprio linguaggio. E soprattutto non gli avrebbe gravato
sul
cuore il tremendo macigno della consapevolezza di ricevere
l’attenzione di
qualcuno unicamente per via della propria identità.
Se c’era
una
cosa della quale il principe fosse certo, quest’ultima era
sicuramente il fatto
che a Pan non importasse un accidente di assicurarsi il favore di Re
Vegeta. Né
le sue mire potevano essere indirizzate a un qualsiasi altro tipo di
privilegio. Se ne sarebbe certamente accorto. Quella ragazzina era
limpida come
l’acqua.
In
realtà,
nonostante la riluttanza iniziale, il principe era perfettamente
consapevole del
motivo che lo aveva spinto ad accettare la strana proposta avanzatagli
da Pan.
Era da molto
tempo a quella parte che il giovane Principe dei Saiyan aveva preso a
considerare noiosi e inadeguati i propri allenamenti quotidiani.
Tanto che si
era ritrovato a proseguirli unicamente per abitudine, per inerzia. E
naturalmente aveva avuto un enorme peso sulla faccenda il fatto che il
principe
non si sarebbe sognato per nulla al mondo di sollevare inutili
questioni con
suo padre, contro il quale non avrebbe avuto la benché
minima possibilità di
uscire vittorioso in un eventuale scontro verbale. Il giovane Vegeta si
rifiutò
persino di immaginare una tanto spiacevole circostanza.
Tuttavia, se
era stato fin troppo bravo a fare in modo che nessuno sino a quel
momento
avesse nutrito il minimo sospetto di quel suo disagio ormai costante,
non gli
era stato possibile ingannare persino se stesso.
A se stesso lo
aveva ammesso ormai da parecchio tempo.
Detestava
quegli stupidi allenamenti. E l’unico risultato che negli
ultimi tempi era
stato in grado di trarre da essi si era rivelata una angosciante,
insopprimibile, abitudinaria noia.
Era da molto
tempo a quella parte che aveva cominciato a desiderare qualcosa di
diverso per
migliorare il proprio metodo di combattimento, sebbene il giovane
principe
avesse già raggiunto risultati oltremodo invidiabili.
Nonostante fosse ancora
molto giovane il principe Vegeta poteva infatti vantare il titolo di
“guerriero
più forte di tutti i Saiyan”.
Eppure suo
padre non sembrava nutrire troppo interesse per la cosa.
E il principe
dal suo canto non aveva smesso, neppure per un istante della sua vita,
di
tentare di renderlo orgoglioso di lui. Era sempre stato obbediente e
rispettoso, dedito agli allenamenti e allo studio, come del resto ad
ogni altra
cosa che suo padre avesse in serbo per lui.
Non lo avrebbe
mai ammesso di fronte a nessuno, ma il giovane Vegeta nutriva un
affetto
viscerale nei confronti del padre. Nulla al mondo gli avrebbe
rifiutato. Nulla
al mondo si sarebbe rifiutato di fare per lui.
Ma non era
esattamente sicuro che per il genitore fosse la stessa cosa.
Il giovane
Vegeta fin da piccolo non aveva smesso neppure un istante di domandarsi
per
quale assurdo motivo suo padre non si fosse mai preso la briga di
allenarlo di
persona. Per tutta la durata della sua giovinezza non aveva smesso di
chiedere
a se stesso neppure per un singolo momento perché mai il Re
avesse sempre
preferito scrollarsi di dosso questa responsabilità
affidandola a quegli
orribili Saibaiman.
Quegli esseri
inetti e disgustosi non gli avevano mai fornito nessun giovamento,
peraltro.
Dacché il giovane principe avesse ricordi, era sempre stato
più forte di loro,
per quanto avessero sempre combattuto in gruppo contro di lui.
E un
allenamento diverso era per l’appunto ciò che gli
serviva. Ciò che bramava da
tanto tempo. E anche se combattere contro una ragazzina non fosse da
considerarsi esattamente l’ideale, costituiva pur sempre una
novità, da lungo
tempo bramata con tacito ardore.
In
realtà lo
aveva divertito non poco la presunzione di quella ragazzina. Certo, era
ovvio
che non avesse idea di trovarsi davanti il glorioso principe dei
Saiyan, il più
forte tra tutti i guerrieri del pianeta.
Ma per una
semplice fanciulla era stato comunque un affronto non indifferente la
pretesa
di essere in grado di tenergli testa.
A partire da
queste considerazioni il principe ebbe la lampante certezza che Pan
fosse
un’autentica inetta.
Era da
considerarsi una mossa da incosciente proporre un allenamento a
qualcuno senza
neppure controllare sullo scouter il suo livello di combattimento.
Tuttavia,
nonostante tutto, sarebbe stato per lui un autentico piacere rivedere
quella
ragazzina.
E che piacevole
sorpresa sarebbe stata per lei capacitarsi della sua straordinaria,
inaspettata
potenza!!
Le sarebbe
caduta ai piedi senza ombra di dubbio. Esattamente com’era
successo ogni volta
che aveva fatto sfoggio delle proprie doti belliche sotto gli occhi di
ragazze
inette e un po’ sciocche.
Il principe
sghignazzò malignamente tra sé immerso tra questi
pensieri.
Ormai pronto
per la giornata di allenamento, e attento a non fare troppa confusione,
il
giovane Vegeta, pettinato e profumato si accinse a scappare
silenziosamente di
casa attraverso la finestra.
Certo, non che
una fuga fosse esattamente l’ideale. Non poter attraversare
il castello avrebbe
comportato il patimento della fame fino all’ora di pranzo, ma
il principe aveva
di gran lunga preferito non fare altrimenti. Incrociare suo padre per
le vie
della Reggia avrebbe significato dover dare spiegazioni che non aveva
alcuna
intenzione di fornire.
Per giunta non
avrebbe potuto soffrire un suo eventuale divieto. Si sarebbe presentato
a
quell’appuntamento ad ogni costo, e al diavolo le conseguenze.
Sorridendo tra
sé, il principino silenziosamente scavalcò dalla
finestra della propria camera,
e in fretta si allontanò dal palazzo reale per evitare che
occhi indiscreti si
soffermassero su di lui, sgamando la sua fuga.
Ormai lontano
da casa spiccò quindi il volo per raggiungere più
velocemente la propria meta,
fermandosi soltanto dopo essersi assicurato di trovarsi esattamente nel
punto
in cui il giorno prima Pan aveva impresso quel piccolo bacio sulla sua
gota.
Istintivamente
si sfiorò la guancia a quel pensiero e sorrise. Sorrise di
uno di quei sorrisi
dolci e insicuri che mai nessuno aveva avuto la capacità di
regalargli o di
vedergli addosso, e continuò a sorridere fra sé,
dimentico del mondo, fino a
quando, abbassando lo sguardo, notò con evidente disappunto
che la ragazza non
si era ancora presentata all’appuntamento.
“Tsk. Le
avevo
chiesto di essere puntuale e non è ancora
arrivata!!” Grr che rabbia…”
Il principe
digrignò i denti e serrò i pugni in una stretta
micidiale. Tuttavia,
capacitandosi del fatto che la rabbia avrebbe avuto come unico
risultato lo
scoppio delle vene sulle sue tempie, decise di mettersi a sedere su un
masso.
I soli erano
già alti in cielo, e lo facevano splendere di rosso vivo. Nonostante non ci fosse
nessuna nube ad adombrare
quella splendida giornata, il caldo non era insopportabile. Una leggera
brezza
soffiava piacevolmente sul corpo del giovane che, quasi dimentico della
propria
attesa, aveva cominciato a rilassarsi di fronte a quella splendida
vista.
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
“Dannazione,
abbiamo appuntamento per le nove, ma come diavolo faccio a scoprire che
ore
sono qui?? Avessi un dannato orologio sintonizzato su questo stupido
pianeta!!!”
La piccola Pan,
in preda all’agitazione più totale
saltò giù dal letto in fretta e furia per
prepararsi alla mattinata d’allenamento che avrebbe trascorso
con Vegeta.
Arruffata
all’inverosimile e di umore inusualmente pessimo, dopo aver
fatto un bagno
veloce e aver consumato in un batter d’occhio
un’abbondante colazione la
giovane si svestì, per poi indossare quasi meccanicamente la
battle-suit del
giorno precedente, immersa più che mai fra i propri
pensieri.
Era stata lei
stessa a proporre un allenamento a Vegeta. Ma la verità era
che non aveva la
più pallida idea di come fosse opportuno comportarsi in una
circostanza simile.
Non immaginava minimamente quale fosse il livello di preparazione che
avrebbe
dovuto aspettarsi dal giovane principe, né tantomeno
conosceva le consuetudini
di allenamento su quel pianeta.
Aveva condotto
ogni allenamento della propria vita sotto la guida vigile e attenta del
nonno
Goku, del suo papà in qualche raro caso sporadico. Ma prima
di allora non le
era mai passata per la mente la curiosità di sapere quale
fosse la differenza
sostanziale tra un allenamento tipicamente terrestre e uno Saiyan. Del
resto,
come mai avrebbe potuto la sua giovane mente immaginare la
necessità di porsi una
simile domanda?
C’era una
cosa
soltanto di cui Pan fosse assolutamente certa in quel momento. Vegeta
era il
Principe dei Saiyan, il più forte tra tutti i Saiyan. Si
sarebbe dimostrato di
gran lunga superiore a lei, nonostante la sua giovane età e
la sua limitata
esperienza, senza ombra di dubbio.
E di
conseguenza, probabilmente, si sarebbe presto annoiato a morte di stare
a
combattere contro un’inetta. Probabilmente non avrebbe
più accettato di
combattere insieme a lei, e la loro presenza lì, tutti i
loro sforzi immani si
sarebbero rivelati assolutamente inutili.
Infatti, che
speranze poteva nutrire di avere anche la benché minima
possibilità di vittoria
contro il malvagio Freezer se non avrebbe avuto chances neppure contro
Vegeta?
Eppure non
avrebbe potuto credere che suo nonno Goku fosse stato incosciente fino
a questo
punto. La ragazzina era perfettamente consapevole del fatto che suo
nonno non
avrebbe mai affidato loro quella missione senza un margine di sicurezza
sulla
sua buona riuscita approssimativamente vicino al 100%.
Per questo
motivo sopra ogni altro la giovane mezzosangue non riusciva a trovare
responsi
convincenti ai propri dubbi.
Pensierosa, si
accinse quindi a varcare silenziosamente l’uscio di casa,
attenta a non
disturbare l’amica che stava ancora dormendo.
Percorso un
breve tragitto, ben presto Pan si trovò quindi al luogo
prefissato per il
proprio incontro con Vegeta. Del principe tuttavia non c’era
traccia, perciò
era evidente che fosse arrivata in anticipo. Tirò un sospiro
di sollievo e
cominciò a guardarsi intorno con circospetta
curiosità.
“Ehm, mi
scusi
signore, saprebbe dirmi che ore sono?” Domandò
timidamente Pan al primo
passante che incrociò per la strada.
“Mnh? Che
razza
di domande mi fai? L’orologio è
lassù.” Detto ciò, lo sconosciuto
Saiyan indicò
con aria scocciata un enorme orologio posto sulla cima di un imponente
edificio.
“Eheheh,
che
sbadata… La ringrazio infinitamente!!”
“Mpf.”
Il Saiyan senza
più degnarla d’uno sguardo si allontanò
repentinamente dalla giovane tornando
alle proprie occupazioni.
Pan,
profondamente infastidita per la propria distrazione squadrò
quindi con
interesse il grande orologio che le era stato indicato, constatando con
intimo
entusiasmo che fosse perfettamente identico a quelli terrestri, e
soprattutto
di essere in perfetto orario.
Le lancette
segnavano infatti le 8:55. Presto Vegeta sarebbe arrivato e insieme
avrebbero
dato inizio al loro primo allenamento.
Nonostante la
propria insicurezza e la quasi totale consapevolezza di essere di gran
lunga
più debole di lui la giovane Pan non poteva fare a meno di
provare in fondo al
cuore un senso di impellente curiosità di misurarsi col
principe. Così prese a
sorridere carica di adrenalina, nell’attesa impaziente che
quel bramato e
temuto allenamento avesse finalmente inizio.
Tra questi
pensieri si adagiò su di un masso nell’attesa che
arrivasse il suo giovane
avversario.
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Il giovane
principe riteneva che fosse stato un oltraggio alla sua corona farlo
attendere
appollaiato a quel masso per un quarto d’ora. Così
aveva preso nervosamente a
svolazzare nei dintorni senza una meta né un obiettivo
precisi, fino a quando,
abbassando lo sguardo non la vide.
Piccola e
dolce, stava seduta sul medesimo masso che lui aveva occupato fino a
qualche
minuto prima, abbracciandosi le ginocchia. Aveva i capelli sciolti e un
po’
arruffati, esattamente come il giorno prima. Ma al Principe piaceva
vederla in
quel modo. Bella per via di una naturalezza che solo
l’innocenza può regalare,
e limpida come l’acqua. Sorrise ancora e si accinse a
scendere, piombando
elegantemente proprio di fronte a lei.
Non si
sarebbero allenati per molto tempo quel giorno. Avrebbe imposto
un’attività
diversa, esattamente com’era nei suoi proponimenti del giorno
precedente. Era
quasi certo del fatto che Pan non si sarebbe opposta. E sarebbe stato
estremamente divertente scoprire il lato nascosto di quella tenera
innocenza…
::::::::::::::::::::::::::::::::::
Stava ancora
immersa fra i propri pensieri quando fu improvvisamente interrotta dal
suo
arrivo.
Il giovane
principe le era praticamente comparso davanti senza che lei si rendesse
conto
della sua presenza, quando persino a lei era parso d’aver
dimenticato il motivo
per il quale si trovava lì ad attendere.
Volse lo
sguardo verso di lui, e quasi rimase incantata alla sua vista. Era
splendido a
dir poco. I capelli erano visibilmente arruffati, ma era evidente il
tentativo
andato a male di dar loro una sistemata. Il fresco profumo emanato dal
suo
corpo poteva essere percepito a distanza, e nonostante ciò
era estremamente
piacevole.
Indossava la
battle suit blu che la giovane aveva spesso visto addosso al Vegeta
della sua
epoca, e nonostante il fatto che il suo corpo fosse ben più
minuto e la
muscolatura non ancora ben definita il suo aspetto generale conferiva a
chiunque ci si fosse soffermato un’idea di forza e fermezza.
E il suo
sorriso enigmatico regalava un ultimo tocco di classe a
quell’aspetto di per sé
così perfetto.
Somigliava
incredibilmente a Trunks. E questo dato di fatto non poté
far altro che
renderlo ancora più bello agli occhi sognanti della piccola
Pan.
“C-ciao
Vegeta…”
“Buongiorno,
Pan. Sei pronta per un allenamento sfiancante?” Il giovane
principe enfatizzò
più del dovuto le parole pronunciate, quasi a voler dar loro
un’accezione
ironica.
E La giovane
Pan non riuscì a capire l’atteggiamento del
Principe. Le parve cambiato, da un
momento all’altro. E cominciò a farle quasi paura.
Gli stessi occhi che il
giorno prima le erano sembrati lo specchio di un sorriso sincero, in
quel
momento le parvero lo specchio di un’anima nera, di pensieri
malvagi.
A questa
constatazione Pan provò un sentimento di incontenibile
scoraggiamento, ed ebbe
paura. Rimpianse il fatto di essere da sola, rimpianse per la prima
volta il
fatto di aver accettato di intraprendere quella missione assurda e
impossibile.
“Certo
che sono
pronta.” Rispose tuttavia prontamente, ostentando una
sicurezza che di certo
non le apparteneva.
Il Principe a
sentire quella risposta sghignazzò malignamente. E a quella
vista i dubbi di
Pan trovarono piena conferma. Era ovvio che il principe avesse qualcosa
per la
testa, nonostante Pan non fosse in grado di immaginare esattamente
cosa. Senza
aver la possibilità di riflettere ulteriormente sullo stato
emotivo del
principe, Pan si sentì afferrare indelicatamente per una
mano.
“Allora
andiamo!”
Trascinando al
proprio seguito la giovane, Vegeta la condusse verso uno spazio
sconfinato,
esattamente l’ideale per un allenamento. L’ombra
fornita dalle fronde degli
alberi consentiva loro di non patire il caldo mattutino, e gli spazi
erano
abbastanza ampi per consentire un combattimento senza risparmio.
“Che ne
dici,
ti piace qui? E’ appartato e solitario, e puoi star certa che
nessuno verrà a
disturbarci …”
Vegeta sorrise
maliziosamente, e quello sguardo risultò indecifrabile agli
occhi di Pan. Era
certa che il principe avesse in mente qualcosa di strano, nonostante
non
potesse immaginare con certezza di cosa si trattasse. Era certa che
avesse
subito un mutamento rispetto al giorno precedente, e quel cambiamento
nel suo
comportamento contribuì a preoccuparla non poco. Vegeta le
faceva paura.
Tuttavia la
fanciulla decise di non far troppo caso al comportamento del principe,
e di
fingersi indifferente. Era certa che quella si sarebbe rivelata una
buona arma.
“Direi
che qui
è perfetto. Possiamo cominciare immediatamente per quanto mi
riguarda.”
‘Mpf, sembra non aver capito proprio nulla. E
non demorde. Beh, accontentiamola. In fondo mi basterà
qualche istante per
metterla al tappeto.”
“Benissimo.
Ti
concedo il privilegio di attaccarmi per prima. E approfitto di questo
momento
per rivelarti che sono molto forte. Perciò ti consiglio di
utilizzare fin
dall’inizio tutta la tua potenza.”
Pan
sghignazzò
sommessamente.
“Ti
ringrazio
per il privilegio concessomi. E approfitto di questo momento per
rivelarti che
anche io sono molto forte.”
Senza concedere
al principe il tempo di rispondere alla sua provocazione, Pan si
avventò con
straordinaria rapidità sul suo corpo, assestandogli un
feroce colpo allo
stomaco.
:::::::::::::::::::::::
Era stata
rapida come una saetta. Tanto che non aveva avuto il tempo di
distinguere i
suoi movimenti. Anzi, gli era parso addirittura che da un momento
all’altro si
fosse dissolta nel nulla. Avrebbe avuto la ferrea certezza che fosse
misteriosamente scomparsa sul serio se la manifestazione lampante della
sua
presenza non lo avesse colto all’improvviso attraverso un
lancinante dolore che
avvertì all’altezza dell’addome.
Il principe,
completamente senza respiro, barcollò per il dolore e per la
sorpresa, sputando
rivoli di saliva.
Cercò di
rimettere in sesto il proprio corpo e i propri pensieri confusi.
E per un
momento credette di sognare. Quella ragazzina era stata in grado
metterlo in
ginocchio con un solo colpo.
Lui, il
più
forte di tutti i Saiyan era stato ridotto in quello stato pietoso da
una
ragazzina.
‘Non è possibile, non può
essere vero. Sto
sognando, sicuramente. Una ragazzina non può essere tanto
forte. E soprattutto,
nessuno su questo pianeta è in grado di eguagliare la mia
potenza. Dev’essere
stata la distrazione. Ero talmente certo che questa ragazzina fosse
un’inetta
che non ho prestato abbastanza attenzione ai suoi movimenti. Ma alla
prossima
non mi troverà impreparato.”
“Non
male,
ragazzina. Devo ammettere che mi aspettavo di molto peggio. Sei forte,
complimenti. Ma sappi che sei riuscita a colpirmi soltanto
perché ti avevo
sottovalutata e non sono stato attento. Preparati al vero scontro,
perché
stavolta non mi risparmierò.”
“Visto?
Non è
mai un bene giudicare l’avversario dalle
apparenze…”
“Preparati!!!”
Appena
pronunciate queste parole il principe effettuò uno slancio
in direzione della
sua giovane avversaria. Una volta che le fu abbastanza vicino prese ad
attaccarla con tutta la potenza e la velocità che aveva in
corpo, facendo
sfoggio di tutto ciò che aveva imparato in anni di strenui e
spossanti
allenamenti.
Ma tutti i suoi
sforzi erano vani. Pan evitava senza difficoltà anche i suoi
colpi migliori,
bloccava fermamente i suoi attacchi meglio calibrati, si sottraeva con
straordinaria velocità ai suoi tentativi di colpirla.
Tanto che,
esaurite in qualche istante tutte le proprie risorse Vegeta si
fermò sconvolto
e inerme di fronte alla propria avversaria, la quale non si
lasciò scappare
quell’occasione propizia per stenderlo con un ulteriore colpo
allo stomaco.
Il principe,
disteso a terra, boccheggiava e ansimava copiosamente sotto gli occhi
straniti
della giovane Pan.
“Insomma,
penso
che tu ti sia reso conto che sono abbastanza forte perché tu
possa combattere
sul serio. Fallo subito perché andando avanti
così finirò con l’annoiarmi molto
presto!!” affermò innocentemente Pan,
completamente incosciente del fatto che
Vegeta avesse cominciato già da tempo a fare sul serio.
Il principe
tuttavia, come del resto era consuetudine per lui, non si arrese a
quell’umiliante sconfitta. Si alzò prontamente in
piedi, deciso a proseguire
quello scontro e ad uscirne vittorioso ad ogni costo.
“Bene,
come
vuoi tu. Adesso farò sul serio e non lamentarti se ti
farò male…”
A queste parole
lo sguardo del principe divenne truce all’inverosimile.
Sollevandosi lentamente
dal suolo assunse una posizione inequivocabile. Una posizione che Pan
conosceva
sin troppo bene.
E infatti
qualche istante dopo il micidiale colpo di Vegeta fu pronto per essere
scagliato contro l’avversaria.
“GARLICK
CANNON!!!!” Urlò a gran voce il giovane principe
mentre si accingeva a sferrare
quell’attacco.
Il Garlick
Cannon era sicuramente l’ultima risorsa del giovane Vegeta.
In assoluto il suo
colpo migliore. Ma la fanciulla non sentiva provenire da esso una
carica di
energia negativa preoccupante, né l’aura di Vegeta
era abbastanza potente da
sferrare un attacco che fosse in grado anche semplicemente di farle un
graffio.
E in quel
momento per Pan fu tutto chiaro. Vegeta non si stava affatto burlando
di lei,
fingendo un combattimento da dilettanti. Vegeta stava dando il meglio
di sé. Da
parecchio tempo a quella parte ormai.
La giovane,
posta improvvisamente di fronte a tale certezza non riuscì a
trattenere
un’espressione carica di sorpresa.
‘Vegeta
è … Debole. Incredibilmente
debole. ’
Non aveva avuto
molte occasioni per trovarsi a contatto con il Vegeta della sua epoca.
Ma aveva
imparato a conoscerlo. E soprattutto, conosceva perfettamente il motivo
dell’odio viscerale nutrito dal Principe nei confronti di suo
nonno Goku.
Vegeta non
aveva mai accettato la propria sconfitta. Non era stato in grado di
accettare
l’esistenza di un Saiyan che fosse più forte di
lui.
E Pan, in quella
particolare circostanza, non avrebbe potuto permettersi il lusso di
fare in
modo che il Principe cominciasse a detestare anche lei.
La giovane
corvina considerò che a quella situazione ci fosse
un’unica soluzione.
Senza tentare
di bloccare in alcun modo l’ultimo colpo sferrato dal
principe si lasciò
colpire in pieno da esso, e in breve l’energia di
quell’attacco la trascinò
lontano.
Avrebbe finto
la propria sconfitta. E naturalmente avrebbe vivamente sperato di non
essere
miseramente smascherata da Vegeta.
L’energia
del
Garlick Cannon la spinse a ridosso di un grosso masso, e Pan ci
andò
volutamente a sbattere per poi lasciarsi cadere, apparentemente
ansimante ed
esausta, contro l’erba.
‘N-non si
muove. Non avrò mica
esagerato? ’
Il Principe
ansimava per l’eccessiva fatica compiuta. Ma non
mancò di avvicinarsi a Pan per
accertarsi del suo stato di salute.
“P-pan…
Va
tutto bene?”
“C-credo
di
si…”
Pan
rialzò il
viso da terra facendo leva sulle braccia, e fingendo uno sforzo
sovraumano si
mise seduta sull’erba e alzò lo sguardo verso
Vegeta.
Il suo viso
sudato e stanco trapelava inequivocabilmente l’immane sforzo
compiuto dal
principe durante quel combattimento, ma la corvina notò nei
suoi occhi una
strana espressione. Di sorpresa, di ammirazione quasi.
“P-pan,
io…
Credo che tu sia il guerriero più forte che io abbia mai
incontrato fin ora.”
“D-dici
sul
serio?”
Il principe non
rispose. Ma Pan poté leggere nei suoi occhi quanto fosse
sincero.
Il suo sguardo
era incredibilmente serio, ma brillava di luce insolita. La sua
malcelata
ammirazione era resa manifesta dai suoi occhi sognanti che non
smettevano di
fissare con estrema sorpresa quelli della fanciulla.
“Vorrei
che
continuassimo ad allenarci insieme. Ti andrebbe?”
La corvina
sorrise con sincero entusiasmo a quella proposta insperata.
“Certamente!!
Ne sarei davvero felice!”
A sentire
quella risposta il principe non riuscì a trattenere un
piccolo impeto di
entusiasmo, e sorrise, del sorriso più bello che Pan potesse
immaginare di
vedergli addosso. Dimenticò quasi la paura causatagli dallo
strano
atteggiamento che aveva avuto non appena si erano incontrati.
Perdendosi nel
suo sguardo di quel momento pareva quasi impossibile che in
quell’animo
potessero albergare pensieri malvagi.
Lo trovò
bello,
come un dio. E si incantò a guardare il suo sorriso allegro
e contagioso, il
suo sorriso sincero e buono.
E nonostante
Pan in quel momento non lo sapesse ancora, lo avrebbe eternamente
conservato
nei suoi ricordi con quel meraviglioso sorriso stampato in faccia.
“Allora
ci
vediamo domani allo stesso posto e alla stessa ora. Si raccomanda
puntualità!”
“Certo,
farò
del mio meglio!” Sorrise Pan passandosi timidamente una mano
sulla nuca.
“Beh…
Ciao
allora.” Il principe abbassò lo sguardo, e con
tenera esitazione si avvicinò
cautamente alla ragazza. Quando distò da lei soltanto di
qualche centimetro,
senza distogliere lo sguardo da terra gli posò timidamente
un bacio sulla
guancia, esattamente come lei aveva fatto il giorno precedente.
Pan
arrossì, ma
non si sottrasse a quel timido bacio. Lo trovò dolce,
inverosimilmente
piacevole.
E si sorprese
per la straordinaria capacità del principe di riuscire a
sconvolgere il suo
piccolo cuore aumentandone vertiginosamente i battiti con un semplice,
casto
bacio.
“A
domani,
Vegeta.”
Dopo averlo
salutato la ragazza corse via prendendo la direzione di casa, senza
accorgersi
dello sguardo del principe fisso su di lei.
Vegeta la
guardò sognante mentre si allontanava, bella come la luna,
guardò i suoi
capelli corvini muoversi in insieme al vento, guardò le sue
piccole mani
scuoterli, la vide scomparire.
Rimase tuttavia
fermo come un pesce lesso a guardare nel vuoto il riflesso di un
immagine che
viveva ormai solo nella sua mente, senza riuscire a smettere di
sorridere.
Non gliene
importava nulla della consapevolezza di avere una faccia da idiota. Si
sentiva
felice, come non lo era mai stato prima di allora.
Aveva sperato con
ardore che quell’allenamento fosse un buon diversivo. Aveva
provato un piacere
non indifferente a rivedere quella ragazzina. E lei era stata
un’autentica
rivelazione.
Non sapeva di
avere a che fare con un principe, ma era rimasta comunque insieme a
lui. E la
sua potenza fuori dall’ordinario contribuiva a renderla ancor
più speciale.
::::::::::::::::::::::::::::::::::
“Già
di
ritorno? Credevo che fossi ad allenarti.”
“Infatti
è
così, padre.”
“E
sentiamo,
perché mi avresti chiesto colloquio?”
“Ci
tenevo ad
informarla che non ho più intenzione di tenere i miei soliti
allenamenti contro
i Saibaiman. D’ora in avanti mi allenerò in
maniera diversa, in maniera molto
più produttiva ed efficace. Mi auguro che lei non abbia
nulla in contrario.”
“C-cosa?
Osi
chiedermi se ho qualcosa in contrario? NON OSERAI FARE QUALCOSA DI
DIVERSO DA
CIO’ CHE IO TI ORDINERO’! Sono stato abbastanza
chiaro? Ho lasciato correre per
la giornata di oggi, ma è stata una sporadica eccezione,
cerca di tenerlo a
mente. Esigo che tu continui a tenere i tuoi ordinari allenamenti, non
accetto
repliche a tal proposito.”
“Stavolta
non
le obbedirò, padre.”
“C-cosa
hai
detto?”
“Ho detto
che
non le obbedirò! Non le è mai importato nulla dei
miei allenamenti! Ha sempre
preferito levarsi di dosso questa responsabilità affidandola
a quei disgustosi
mostriciattoli!! Ma ci tengo a farle presente che questa situazione non
mi sta
più bene. L’ho accettata di buon grado finora
perché era lei a volerlo, perché
credevo che lei sarebbe stato… Orgoglioso di me. Eppure non
è servito a niente.
Tutti questi anni di allenamenti non sono stati di alcun giovamento per
me, e
oltretutto lei continua ad essere insofferente nei miei confronti!!
Comincerò a
fare ciò che ritengo sia meglio per me e per il mio metodo
di combattimento. E
sono io a non accettare repliche a tal proposito. Arrivederla,
padre.”
Con la stessa
risoluzione con la quale aveva proferito il proprio proponimento, il
Principe
aveva abbandonato la sala in cui si trovava il padre, lasciandolo da
solo con i
propri pensieri.
E fu indicibile
la tristezza alla quale il Re si abbandonò.
‘Stupido
moccioso… Come hai potuto
parlarmi così? Possibile che tu non ti renda conto che non
posso allenare
qualcuno che è già più forte di me?
’
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Passò il
resto
della propria giornata appollaiato sul letto della propria camera,
scosso da
mille pensieri.
Si pentì
amaramente della cattiveria e dell’arroganza sfoggiate contro
il padre. Ma non
poté fare a meno di constatare tra sé e
sé che quella sfuriata fosse stata
assolutamente necessaria.
In fondo un
allenamento più produttivo era ciò che bramava da
tanto, troppo tempo ormai. E
non avrebbe potuto permettere a suo padre di fargli sfuggire
un’occasione tanto
propizia di realizzare il proprio progetto.
Si
addormentò,
di un sonno inquieto e tormentato.
E la mattina
seguente il suo umore era inverosimilmente pessimo. Si decise tuttavia
a non
rinunciare alla propria mattinata d’allenamento insieme a
Pan, consapevole del
fatto che un combattimento impegnativo e spossante sarebbe stato
l’ideale per
scacciare definitivamente dall’anima pensieri spiacevoli e
indesiderati.
Sbrigatosi in
tempi considerevolmente brevi, il Principe decise di non nascondersi
nuovamente
agli occhi severi del padre, ma di uscire allo scoperto, facendo ogni
cosa alla
luce del sole.
Nonostante la
propria apparente boria, tremava di terrore puro fin dal profondo del
cuore.
Sperò con ardore di non incrociare il Re per le vie del
castello, ma le sue
speranze furono vane.
Il Re era fermo
lì ad attendere il suo passaggio, e non appena vide arrivare
il figlio cominciò
a fissarlo. Ma il suo sguardo era ben diverso rispetto a quanto Vegeta
si
aspettasse. Non vi era traccia di rabbia nei suoi occhi, né
di rimprovero.
Pareva
paradossalmente triste, carico di risentimento, di inspiegabile
malinconia. E
al principe strinse il cuore a quella visione.
Lo sentiva
pesargli nel petto per via dei sensi di colpa, per via
dell’insopportabile
frustrazione che vi albergava da troppo tempo. Ma non ebbe il coraggio
di
proferire neppure una singola parola.
“Vai ad
allenarti, Vegeta?”
“S-si…
Padre.”
“Spero
che
questi nuovi allenamenti… Ti soddisfino.”
“La
ringrazio
infinitamente, padre.”
Privato
completamente del coraggio di alzare lo sguardo verso la figura
paterna, il
principe a capo chino si accinse ad uscire di casa in religioso,
colpevole silenzio.
E il Re
continuò a guardarlo mentre si allontanava, chiedendosi con
ardente curiosità
quale potesse essere lo straordinario avvenimento verificatosi nella
vita di
suo figlio che fosse stato in grado di sconvolgerlo a tal punto.
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
“Buongiorno,
Vegeta.”
“Ciao.
Beh,
cominciamo?”
“Si…
Certo.”
Pan lo
trovò
strano, inverosimilmente strano. Constatò con fastidio che
Vegeta fosse
lunatico, da far paura. Passava con straordinaria velocità
da uno stato emotivo
ad un altro, e i suoi atteggiamenti risultavano contrastanti nel giro
di
qualche istante.
Pan non
riuscì
a spiegarsi il suo strano comportamento. E cominciò a
chiedersi con curiosità
quale dei tanti “Vegeta” che aveva conosciuto in un
lasso di tempo tanto breve
fosse da considerarsi quello autentico.
Durante
quell’allenamento Pan trattenne di gran lunga la propria
forza, permettendo a
Vegeta di attaccarla e di colpirla. Ma non mancò neppure di
rispondere al
proprio avversario con colpi ben calibrati e precisi.
Se il suo
intento era quello di farlo migliorare, permettendogli così
di avere qualche
chances in più contro Freezer, dargliela completamente vinta
non sarebbe stato
l’ideale.
Ma trovò
che
Vegeta fosse inspiegabilmente già migliorato. Lo vedeva
combattere con focoso
ardore, carico di adrenalina, di inspiegabile rabbia forse.
E notò
quanto a
fondo si stesse impegnando in quel combattimento.
Si
lasciò
battere nuovamente per evitare di lenire al suo stato emotivo,
già
evidentemente precario ed al suo prezioso orgoglio.
E quando infine,
esausti, si lasciarono cadere insieme sull’erba, Pan non
mancò di notare
l’espressione del Principe.
Stringeva i pugni
in preda alla frustrazione, alla rabbia.
Pan
sperò
vivamente quella rabbia non fosse da attribuire a qualche proprio
inconsapevole
atteggiamento sbagliato, così, dopo averlo osservato
silenziosamente, carica di
timore, per qualche istante non si decise a parlargli.
“Vegeta…
Va
tutto bene?”
“Tsk.
Certo che
va tutto bene.”
Pan, zittita in
maniera tanto indelicata, si sentì a disagio. Non conosceva
abbastanza bene
Vegeta per sapere se a quel punto fosse opportuno insistere o meno. Si
trovò
nel medesimo stato di imbarazzo che gli scaturiva dalla compagnia del
Vegeta
della sua epoca.
“Beh… Sappi comunque che puoi
parlare di qualsiasi
cosa con me, se ti va.”
Pan sapeva
quanto Vegeta fosse un ragazzo intelligente. E sapeva quanto quelle
parole
bastassero a fargli capire ogni cosa
E Vegeta
infatti non tardò a capire. Non tardò a capire
quanto potesse fidarsi di lei.
Trovò che sfogarsi con qualcuno per la prima volta nella sua
vita non potesse
fargli altro che bene. E trovò soprattutto che Pan fosse sua
amica. L’unica amica che
il destino gli
avesse mai concesso.
Strinse
ferocemente i pugni digrignando i denti, e cominciò a
parlare per la prima
volta nella sua vita, quasi senza rendersene conto, delle proprie
angosce.
“Quel
castello
è una prigione. Bisogna sempre stare attenti a cosa dire, a
come dirlo, a cosa
è opportuno e cosa non è opportuno fare.
E’ una prigione piena di imposizioni e
di divieti, un mondo a sé, fatto di formalità e
convenzioni, senza un minimo
accenno di ... normalità.
A volte mi
sento come se portassi addosso una maschera che non posso mai levarmi
di dosso.
Ricevimenti, allenamenti, colloqui, riunioni! Li detesto! Quella
è… Una vita
che non fa per me. E a mio padre non importa nulla! Ho sempre fatto
tutto ciò
che voleva affinché fosse fiero di me, eppure non ha mai
dimostrato il benché
minimo interesse nei confronti di ciò che vorrei io. Non
capirà mai che io non
voglio fare il re! E quel che è peggio, nessuno mi ha mai
considerato per
quello che sono. Mi temono perché sono il più
forte, mi rispettano perché sono
il Principe. Nient’altro. A nessuno è mai
importato realmente qualcosa di me.
Ho sempre avuto un sacco di persone intorno, fin troppe. Eppure sono
sempre
stato completamente solo.”
Tremò
incontrollatamente e in un gesto di disperazione si portò le
mani alle tempie,
senza pensare a nulla.
Quando
all’improvviso si capacitò della propria assurda
stupidità.
Si era sentito
talmente a suo agio con lei da aver completamente dimenticato la
propria
iniziale bugia sulla propria identità.
Aveva sentito
di potersi fidare di lei a tal punto da aver messo a nudo la propria
anima.
Aveva sentito a
tal punto di poter essere se stesso che si era sfogato con lei per la
prima
volta nella sua vita, senza nasconderle nulla.
Si sentì
un
idiota. Un perfetto idiota. Ebbe l’improvviso desiderio di
aprire un varco
inesorabile nel terreno sottostante e di precipitarvi senza
possibilità di
salita.
Sgranò
gli
occhi e diede le spalle alla fanciulla, la quale si limitò a
sorridere dolcemente.
“Beh…
Sei qui,
e sei lontano da tutto ciò che detesti. Non pensarci, e godi
di quello che hai.
Alla fine andrà tutto per il meglio, ogni cosa
andrà esattamente per come sarai
tu a volere che vada, ne sono sicura.”
Consapevole del
fatto che portare avanti quella sceneggiata fosse oltremodo sciocco
oltre che
inutile, il Principe si decise a confessare il proprio inganno,
mettendo al
corrente Pan della propria identità.
“P-pan,
io… Ti
ho mentito...”
“Non
importa.
Questo non cambierà nulla tra di noi, Vegeta.”
Vegeta,
estremamente sorpreso non riuscì a trovare parole adeguate
per esprimersi. Non
gli aveva permesso di concludere ciò che stava per dirle,
eppure aveva capito
ogni cosa.
Il turbinio di
emozioni che gli aveva attraversato il cuore era stato eccessivo per
potergli
concedere di proferire anche una singola, stupidissima parola. Si
limitò a
guardarla ammirato, per la sua dolcezza, per la sua
capacità, in maniera tanto
genuina, di essere speciale.
Lesse nei suoi
occhi la sincerità che palesemente ne traspariva. Lesse nel
suo sorriso sereno
tutta la sua dolcezza.
“Ti va di
fare
un bagno in quel lago laggiù?”
“U-un
bagno? Ma
ti sei ammattita? No, non se ne parla!”
“Beh,
fa’ come
vuoi.”
Presa la
rincorsa, Pan si diresse a velocità fulminea verso
l’acqua limpida del laghetto
che poco distava dal luogo del loro allenamento, e arrivata in
prossimità della
riva vi si lanciò dentro senza neppure levarsi di dosso i
vestiti, creando un
fragoroso boato.
Sapeva che
presto il principe l’avrebbe raggiunta, anche soltanto per
sbraitare un po’. E
a quel punto avrebbe messo in pratica il proprio diabolico piano.
Il principe
effettivamente non tardò molto ad arrivare. Giunto alla riva
si fermò,
sconvolto dall’improvvisa follia della ragazza.
“Avanti
Vegeta,
tuffati!!”
“Neanche
per
sogno.”
Pan
ridacchiò,
e con un balzo improvviso afferrò il Principe per il polso
trascinandolo con sé
in acqua.
Fradicio
all’inverosimile, e con le vene sulle tempie rabbiosamente
pulsanti, il
principe serrò i pugni in preda ad un incombente attacco
isterico.
“BRUTTA…
Grrr….
Augurati che non ti raggiunga altrimenti saranno guai seri per
te!!”
Pan senza
smettere di ridere si godette a pieno la sfuriata più che
legittima del
principe, e prese a scappare lontano dalle sue grinfie.
Fino a quando
anche il Principe non prese gusto a quel gioco infantile, e
cominciarono a
rincorrersi ridendo in allegria.
Il principe
credette di non essere mai stato tanto felice e spensierato in vita
sua. E
quasi gli parse estranea la propria iniziale disposizione
d’animo.
Trovò
che
quella ragazza fosse un autentico toccasana. La fortuna migliore che la
sorte
gli avesse mai concesso.
E a tratti si
fermava, interrompendo la propria infantile occupazione, come un
qualsiasi
ebete, per osservarla e sorridere, per la sua bellezza, per la propria
fortuna.
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“Allora a
domani!!”
“Ciao,
Pan.”
Prima di andare
via si era voltato un’ultima volta per guardarla, e le aveva
rivolto uno dei
suoi splendidi sorrisi.
Un sorriso
sicuro, enigmatico, eppure allo stesso tempo dolce e un po’
impacciato.
Pan si
intimidì
per la sua straordinaria bellezza, e rispose al suo saluto in un
sussurro,
abbassando gli occhi.
“Ciao,
Vegeta.”
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“Pan,
finalmente!! Oggi ci hai messo più del solito! Beh, allora?
Com’è andata?”
“Beh,
è
soltanto che stamattina le cose hanno preso una piega…
Inaspettata!!”
“Cioè?
Spiegati
meglio!”
“Cioè,
sono
riuscita a fare in modo che Vegeta si confidasse con me!! Credo che
abbia
cominciato a nutrire fiducia nei miei confronti. Mi ha anche confessato
di
essere il Principe!!”
“Dici sul
serio? E’ una notizia straordinaria! Stento a credere che sia
realmente mio
padre…”
“Ti
sbagli,
Bra. E’ perfettamente il Vegeta che conosciamo noi.
L’unica differenza è che è
ancora… Innocente! Probabilmente non ha ancora passato tutto
ciò che lo ha reso
la persona che conosciamo noi, perciò direi che la sua
innata malvagità è
ancora… Acerba!”
“Comunque
sia,
cerca di continuare ad andarci d’accordo. Abbiamo seriamente
bisogno di questa
vostra ‘amicizia’. Domani ho appuntamento con quel
tipo, Radish. Vedrò di
scoprire anch’io qualcosa di utile.”
“Estorcigli
quante più informazioni riesci, Bra. Ogni singolo aiuto
può risultarci utile.”
::::::::::::::::::::::::::::::::
Il resto della
giornata trascorse lento per entrambi. Poiché entrambi si
ritrovarono persi
l’uno nei pensieri dell’altro.
Vegeta
passò
quella notte a chiedersi se realmente la propria identità
non avrebbe influito
sul rapporto che si era magicamente venuto a creare tra lui e quella
strana
ragazza, e in modo particolare sull’opinione che lei si era
precedentemente
creata di lui.
E Pan
passò
quella medesima notte a pensare a Vegeta, inconsapevole di essere tra i
suoi pensieri
allo stesso modo.
Pensò
con
tenerezza alla sua necessità di passare una vita spensierata
e allegra, al suo
smodato bisogno di affetto, di comprensione, di svago. Pensò
con felicità al
fatto che fosse riuscito ad aprirsi a lei, ripensò sognante
al modo in cui lui
aveva cominciato a guardarla, a sorriderle. Sentì di
volergli bene, di un
affetto nuovo. Sentì per la prima volta di non considerarlo
più come un
inarrivabile tipo misterioso e strano, ma come un ragazzo solo, solo e
un po’
triste.
Si
addormentò
sorridendo, impaziente di passare insieme a lui nuove giornate di
allenamenti, di
giochi e di confidenze.
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Angolo
dell’autrice: Ciao!! Sono in estremo ritardo (di
nuovo), ma vi prego di perdonarmi! Qualche volta
l’ispirazione viene a mancare,
ma ecco che finalmente anche questo capitolo è pronto!!
Stavolta ho scelto di
pubblicarne più di uno insieme, per rimediare al mio
ritardo! (I capitoli
pubblicati oggi sono il n.3, il n.4 e il n.5) Spero che vi piacciano e
che
vogliate lasciare una recensione. Ringrazio comunque nuovamente tutti
coloro
che seguono la storia, la tengono d’occhio, la recensiscono o
anche semplicemente
la leggono! Un grazie di cuore a tutti! :**