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Autore: LizardQueen96    13/12/2017    0 recensioni
Vegeta è ben conosciuto da tutti come il cinico, spietato e orgoglioso principe dei Saiyan. La sua intera tragica esperienza di vita, a partire dall’esplosione di Vegeta-sei lo ha forgiato per essere ciò che tutti hanno imparato a conoscere e ad accettare.
Ma potrebbe essere lo stesso Principe dei Saiyan a non riconoscersi e non accettarsi più.
E se qualcuno intraprendesse un viaggio nel tempo per salvare il borioso principe dal triste destino di distruzione che lo attende che piega potrebbero prendere le cose?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bra, Pan, Un po' tutti, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Perche mai avrò accettato di allenarmi con quella ragazzina poi? Sarà talmente debole che mi annoierò subito…”

Il giovane Vegeta, sbuffando al pensiero del supplizio che certamente gli sarebbe toccato sorbirsi per tutta la durata di quella giornata, indossò in maniera veloce e meccanica la propria ordinaria battle-suit blu. Sarebbe stato ben contento di disfarsi di quel pesante mantello rosso e di quella stupida corona che suo padre si ostinava a fargli indossare in ogni circostanza. Pan non sapeva di avere a che fare con il Principe dei Saiyan in persona, e in cuor suo Vegeta non poteva fare a meno di essere entusiasta della cosa.

Avrebbe avuto la possibilità di essere se stesso, avrebbe potuto rilassarsi, liberarsi del peso opprimente che gli scaturiva dalla propria nobiltà, non sarebbe stato costretto a preoccuparsi per il proprio portamento, per il proprio tono di voce, per il proprio linguaggio. E soprattutto non gli avrebbe gravato sul cuore il tremendo macigno della consapevolezza di ricevere l’attenzione di qualcuno unicamente per via della propria identità.

Se c’era una cosa della quale il principe fosse certo, quest’ultima era sicuramente il fatto che a Pan non importasse un accidente di assicurarsi il favore di Re Vegeta. Né le sue mire potevano essere indirizzate a un qualsiasi altro tipo di privilegio. Se ne sarebbe certamente accorto. Quella ragazzina era limpida come l’acqua.

In realtà, nonostante la riluttanza iniziale, il principe era perfettamente consapevole del motivo che lo aveva spinto ad accettare la strana proposta avanzatagli da Pan.

Era da molto tempo a quella parte che il giovane Principe dei Saiyan aveva preso a considerare noiosi e inadeguati i propri allenamenti quotidiani.

Tanto che si era ritrovato a proseguirli unicamente per abitudine, per inerzia. E naturalmente aveva avuto un enorme peso sulla faccenda il fatto che il principe non si sarebbe sognato per nulla al mondo di sollevare inutili questioni con suo padre, contro il quale non avrebbe avuto la benché minima possibilità di uscire vittorioso in un eventuale scontro verbale. Il giovane Vegeta si rifiutò persino di immaginare una tanto spiacevole circostanza.  

Tuttavia, se era stato fin troppo bravo a fare in modo che nessuno sino a quel momento avesse nutrito il minimo sospetto di quel suo disagio ormai costante, non gli era stato possibile ingannare persino se stesso.

A se stesso lo aveva ammesso ormai da parecchio tempo.

Detestava quegli stupidi allenamenti. E l’unico risultato che negli ultimi tempi era stato in grado di trarre da essi si era rivelata una angosciante, insopprimibile, abitudinaria noia.

Era da molto tempo a quella parte che aveva cominciato a desiderare qualcosa di diverso per migliorare il proprio metodo di combattimento, sebbene il giovane principe avesse già raggiunto risultati oltremodo invidiabili. Nonostante fosse ancora molto giovane il principe Vegeta poteva infatti vantare il titolo di “guerriero più forte di tutti i Saiyan”.

Eppure suo padre non sembrava nutrire troppo interesse per la cosa.

E il principe dal suo canto non aveva smesso, neppure per un istante della sua vita, di tentare di renderlo orgoglioso di lui. Era sempre stato obbediente e rispettoso, dedito agli allenamenti e allo studio, come del resto ad ogni altra cosa che suo padre avesse in serbo per lui.

Non lo avrebbe mai ammesso di fronte a nessuno, ma il giovane Vegeta nutriva un affetto viscerale nei confronti del padre. Nulla al mondo gli avrebbe rifiutato. Nulla al mondo si sarebbe rifiutato di fare per lui.

Ma non era esattamente sicuro che per il genitore fosse la stessa cosa.

Il giovane Vegeta fin da piccolo non aveva smesso neppure un istante di domandarsi per quale assurdo motivo suo padre non si fosse mai preso la briga di allenarlo di persona. Per tutta la durata della sua giovinezza non aveva smesso di chiedere a se stesso neppure per un singolo momento perché mai il Re avesse sempre preferito scrollarsi di dosso questa responsabilità affidandola a quegli orribili Saibaiman.

Quegli esseri inetti e disgustosi non gli avevano mai fornito nessun giovamento, peraltro. Dacché il giovane principe avesse ricordi, era sempre stato più forte di loro, per quanto avessero sempre combattuto in gruppo contro di lui.

E un allenamento diverso era per l’appunto ciò che gli serviva. Ciò che bramava da tanto tempo. E anche se combattere contro una ragazzina non fosse da considerarsi esattamente l’ideale, costituiva pur sempre una novità, da lungo tempo bramata con tacito ardore.

In realtà lo aveva divertito non poco la presunzione di quella ragazzina. Certo, era ovvio che non avesse idea di trovarsi davanti il glorioso principe dei Saiyan, il più forte tra tutti i guerrieri del pianeta.

Ma per una semplice fanciulla era stato comunque un affronto non indifferente la pretesa di essere in grado di tenergli testa.

A partire da queste considerazioni il principe ebbe la lampante certezza che Pan fosse un’autentica inetta.

Era da considerarsi una mossa da incosciente proporre un allenamento a qualcuno senza neppure controllare sullo scouter il suo livello di combattimento.

Tuttavia, nonostante tutto, sarebbe stato per lui un autentico piacere rivedere quella ragazzina.

E che piacevole sorpresa sarebbe stata per lei capacitarsi della sua straordinaria, inaspettata potenza!!

Le sarebbe caduta ai piedi senza ombra di dubbio. Esattamente com’era successo ogni volta che aveva fatto sfoggio delle proprie doti belliche sotto gli occhi di ragazze inette e un po’ sciocche.

Il principe sghignazzò malignamente tra sé immerso tra questi pensieri.

Ormai pronto per la giornata di allenamento, e attento a non fare troppa confusione, il giovane Vegeta, pettinato e profumato si accinse a scappare silenziosamente di casa attraverso la finestra.

Certo, non che una fuga fosse esattamente l’ideale. Non poter attraversare il castello avrebbe comportato il patimento della fame fino all’ora di pranzo, ma il principe aveva di gran lunga preferito non fare altrimenti. Incrociare suo padre per le vie della Reggia avrebbe significato dover dare spiegazioni che non aveva alcuna intenzione di fornire.

Per giunta non avrebbe potuto soffrire un suo eventuale divieto. Si sarebbe presentato a quell’appuntamento ad ogni costo, e al diavolo le conseguenze.

Sorridendo tra sé, il principino silenziosamente scavalcò dalla finestra della propria camera, e in fretta si allontanò dal palazzo reale per evitare che occhi indiscreti si soffermassero su di lui, sgamando la sua fuga.

Ormai lontano da casa spiccò quindi il volo per raggiungere più velocemente la propria meta, fermandosi soltanto dopo essersi assicurato di trovarsi esattamente nel punto in cui il giorno prima Pan aveva impresso quel piccolo bacio sulla sua gota.

Istintivamente si sfiorò la guancia a quel pensiero e sorrise. Sorrise di uno di quei sorrisi dolci e insicuri che mai nessuno aveva avuto la capacità di regalargli o di vedergli addosso, e continuò a sorridere fra sé, dimentico del mondo, fino a quando, abbassando lo sguardo, notò con evidente disappunto che la ragazza non si era ancora presentata all’appuntamento.

“Tsk. Le avevo chiesto di essere puntuale e non è ancora arrivata!!” Grr che rabbia…”

Il principe digrignò i denti e serrò i pugni in una stretta micidiale. Tuttavia, capacitandosi del fatto che la rabbia avrebbe avuto come unico risultato lo scoppio delle vene sulle sue tempie, decise di mettersi a sedere su un masso.

I soli erano già alti in cielo, e lo facevano splendere di rosso vivo.  Nonostante non ci fosse nessuna nube ad adombrare quella splendida giornata, il caldo non era insopportabile. Una leggera brezza soffiava piacevolmente sul corpo del giovane che, quasi dimentico della propria attesa, aveva cominciato a rilassarsi di fronte a quella splendida vista.

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“Dannazione, abbiamo appuntamento per le nove, ma come diavolo faccio a scoprire che ore sono qui?? Avessi un dannato orologio sintonizzato su questo stupido pianeta!!!”

La piccola Pan, in preda all’agitazione più totale saltò giù dal letto in fretta e furia per prepararsi alla mattinata d’allenamento che avrebbe trascorso con Vegeta.

Arruffata all’inverosimile e di umore inusualmente pessimo, dopo aver fatto un bagno veloce e aver consumato in un batter d’occhio un’abbondante colazione la giovane si svestì, per poi indossare quasi meccanicamente la battle-suit del giorno precedente, immersa più che mai fra i propri pensieri.

Era stata lei stessa a proporre un allenamento a Vegeta. Ma la verità era che non aveva la più pallida idea di come fosse opportuno comportarsi in una circostanza simile. Non immaginava minimamente quale fosse il livello di preparazione che avrebbe dovuto aspettarsi dal giovane principe, né tantomeno conosceva le consuetudini di allenamento su quel pianeta.

Aveva condotto ogni allenamento della propria vita sotto la guida vigile e attenta del nonno Goku, del suo papà in qualche raro caso sporadico. Ma prima di allora non le era mai passata per la mente la curiosità di sapere quale fosse la differenza sostanziale tra un allenamento tipicamente terrestre e uno Saiyan. Del resto, come mai avrebbe potuto la sua giovane mente immaginare la necessità di porsi una simile domanda?

C’era una cosa soltanto di cui Pan fosse assolutamente certa in quel momento. Vegeta era il Principe dei Saiyan, il più forte tra tutti i Saiyan. Si sarebbe dimostrato di gran lunga superiore a lei, nonostante la sua giovane età e la sua limitata esperienza, senza ombra di dubbio.

E di conseguenza, probabilmente, si sarebbe presto annoiato a morte di stare a combattere contro un’inetta. Probabilmente non avrebbe più accettato di combattere insieme a lei, e la loro presenza lì, tutti i loro sforzi immani si sarebbero rivelati assolutamente inutili.

Infatti, che speranze poteva nutrire di avere anche la benché minima possibilità di vittoria contro il malvagio Freezer se non avrebbe avuto chances neppure contro Vegeta?

Eppure non avrebbe potuto credere che suo nonno Goku fosse stato incosciente fino a questo punto. La ragazzina era perfettamente consapevole del fatto che suo nonno non avrebbe mai affidato loro quella missione senza un margine di sicurezza sulla sua buona riuscita approssimativamente vicino al 100%.

Per questo motivo sopra ogni altro la giovane mezzosangue non riusciva a trovare responsi convincenti ai propri dubbi.

Pensierosa, si accinse quindi a varcare silenziosamente l’uscio di casa, attenta a non disturbare l’amica che stava ancora dormendo.

Percorso un breve tragitto, ben presto Pan si trovò quindi al luogo prefissato per il proprio incontro con Vegeta. Del principe tuttavia non c’era traccia, perciò era evidente che fosse arrivata in anticipo. Tirò un sospiro di sollievo e cominciò a guardarsi intorno con circospetta curiosità.

“Ehm, mi scusi signore, saprebbe dirmi che ore sono?” Domandò timidamente Pan al primo passante che incrociò per la strada.

“Mnh? Che razza di domande mi fai? L’orologio è lassù.” Detto ciò, lo sconosciuto Saiyan indicò con aria scocciata un enorme orologio posto sulla cima di un imponente edificio.

“Eheheh, che sbadata… La ringrazio infinitamente!!”

“Mpf.”

Il Saiyan senza più degnarla d’uno sguardo si allontanò repentinamente dalla giovane tornando alle proprie occupazioni.

Pan, profondamente infastidita per la propria distrazione squadrò quindi con interesse il grande orologio che le era stato indicato, constatando con intimo entusiasmo che fosse perfettamente identico a quelli terrestri, e soprattutto di essere in perfetto orario.

Le lancette segnavano infatti le 8:55. Presto Vegeta sarebbe arrivato e insieme avrebbero dato inizio al loro primo allenamento.

Nonostante la propria insicurezza e la quasi totale consapevolezza di essere di gran lunga più debole di lui la giovane Pan non poteva fare a meno di provare in fondo al cuore un senso di impellente curiosità di misurarsi col principe. Così prese a sorridere carica di adrenalina, nell’attesa impaziente che quel bramato e temuto allenamento avesse finalmente inizio.

Tra questi pensieri si adagiò su di un masso nell’attesa che arrivasse il suo giovane avversario.

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Il giovane principe riteneva che fosse stato un oltraggio alla sua corona farlo attendere appollaiato a quel masso per un quarto d’ora. Così aveva preso nervosamente a svolazzare nei dintorni senza una meta né un obiettivo precisi, fino a quando, abbassando lo sguardo non la vide.

Piccola e dolce, stava seduta sul medesimo masso che lui aveva occupato fino a qualche minuto prima, abbracciandosi le ginocchia. Aveva i capelli sciolti e un po’ arruffati, esattamente come il giorno prima. Ma al Principe piaceva vederla in quel modo. Bella per via di una naturalezza che solo l’innocenza può regalare, e limpida come l’acqua. Sorrise ancora e si accinse a scendere, piombando elegantemente proprio di fronte a lei.

Non si sarebbero allenati per molto tempo quel giorno. Avrebbe imposto un’attività diversa, esattamente com’era nei suoi proponimenti del giorno precedente. Era quasi certo del fatto che Pan non si sarebbe opposta. E sarebbe stato estremamente divertente scoprire il lato nascosto di quella tenera innocenza…

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Stava ancora immersa fra i propri pensieri quando fu improvvisamente interrotta dal suo arrivo.

Il giovane principe le era praticamente comparso davanti senza che lei si rendesse conto della sua presenza, quando persino a lei era parso d’aver dimenticato il motivo per il quale si trovava lì ad attendere.

Volse lo sguardo verso di lui, e quasi rimase incantata alla sua vista. Era splendido a dir poco. I capelli erano visibilmente arruffati, ma era evidente il tentativo andato a male di dar loro una sistemata. Il fresco profumo emanato dal suo corpo poteva essere percepito a distanza, e nonostante ciò era estremamente piacevole.

Indossava la battle suit blu che la giovane aveva spesso visto addosso al Vegeta della sua epoca, e nonostante il fatto che il suo corpo fosse ben più minuto e la muscolatura non ancora ben definita il suo aspetto generale conferiva a chiunque ci si fosse soffermato un’idea di forza e fermezza.

E il suo sorriso enigmatico regalava un ultimo tocco di classe a quell’aspetto di per sé così perfetto.

Somigliava incredibilmente a Trunks. E questo dato di fatto non poté far altro che renderlo ancora più bello agli occhi sognanti della piccola Pan.

“C-ciao Vegeta…”

“Buongiorno, Pan. Sei pronta per un allenamento sfiancante?” Il giovane principe enfatizzò più del dovuto le parole pronunciate, quasi a voler dar loro un’accezione ironica.

E La giovane Pan non riuscì a capire l’atteggiamento del Principe. Le parve cambiato, da un momento all’altro. E cominciò a farle quasi paura. Gli stessi occhi che il giorno prima le erano sembrati lo specchio di un sorriso sincero, in quel momento le parvero lo specchio di un’anima nera, di pensieri malvagi.

A questa constatazione Pan provò un sentimento di incontenibile scoraggiamento, ed ebbe paura. Rimpianse il fatto di essere da sola, rimpianse per la prima volta il fatto di aver accettato di intraprendere quella missione assurda e impossibile.

“Certo che sono pronta.” Rispose tuttavia prontamente, ostentando una sicurezza che di certo non le apparteneva.

Il Principe a sentire quella risposta sghignazzò malignamente. E a quella vista i dubbi di Pan trovarono piena conferma. Era ovvio che il principe avesse qualcosa per la testa, nonostante Pan non fosse in grado di immaginare esattamente cosa. Senza aver la possibilità di riflettere ulteriormente sullo stato emotivo del principe, Pan si sentì afferrare indelicatamente per una mano.

“Allora andiamo!”

Trascinando al proprio seguito la giovane, Vegeta la condusse verso uno spazio sconfinato, esattamente l’ideale per un allenamento. L’ombra fornita dalle fronde degli alberi consentiva loro di non patire il caldo mattutino, e gli spazi erano abbastanza ampi per consentire un combattimento senza risparmio.

“Che ne dici, ti piace qui? E’ appartato e solitario, e puoi star certa che nessuno verrà a disturbarci …”

Vegeta sorrise maliziosamente, e quello sguardo risultò indecifrabile agli occhi di Pan. Era certa che il principe avesse in mente qualcosa di strano, nonostante non potesse immaginare con certezza di cosa si trattasse. Era certa che avesse subito un mutamento rispetto al giorno precedente, e quel cambiamento nel suo comportamento contribuì a preoccuparla non poco. Vegeta le faceva paura.

Tuttavia la fanciulla decise di non far troppo caso al comportamento del principe, e di fingersi indifferente. Era certa che quella si sarebbe rivelata una buona arma.

“Direi che qui è perfetto. Possiamo cominciare immediatamente per quanto mi riguarda.”

Mpf, sembra non aver capito proprio nulla. E non demorde. Beh, accontentiamola. In fondo mi basterà qualche istante per metterla al tappeto.”

“Benissimo. Ti concedo il privilegio di attaccarmi per prima. E approfitto di questo momento per rivelarti che sono molto forte. Perciò ti consiglio di utilizzare fin dall’inizio tutta la tua potenza.”

Pan sghignazzò sommessamente.

“Ti ringrazio per il privilegio concessomi. E approfitto di questo momento per rivelarti che anche io sono molto forte.”

Senza concedere al principe il tempo di rispondere alla sua provocazione, Pan si avventò con straordinaria rapidità sul suo corpo, assestandogli un feroce colpo allo stomaco.

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Era stata rapida come una saetta. Tanto che non aveva avuto il tempo di distinguere i suoi movimenti. Anzi, gli era parso addirittura che da un momento all’altro si fosse dissolta nel nulla. Avrebbe avuto la ferrea certezza che fosse misteriosamente scomparsa sul serio se la manifestazione lampante della sua presenza non lo avesse colto all’improvviso attraverso un lancinante dolore che avvertì all’altezza dell’addome.

Il principe, completamente senza respiro, barcollò per il dolore e per la sorpresa, sputando rivoli di saliva.

Cercò di rimettere in sesto il proprio corpo e i propri pensieri confusi.

E per un momento credette di sognare. Quella ragazzina era stata in grado metterlo in ginocchio con un solo colpo.

Lui, il più forte di tutti i Saiyan era stato ridotto in quello stato pietoso da una ragazzina.

Non è possibile, non può essere vero. Sto sognando, sicuramente. Una ragazzina non può essere tanto forte. E soprattutto, nessuno su questo pianeta è in grado di eguagliare la mia potenza. Dev’essere stata la distrazione. Ero talmente certo che questa ragazzina fosse un’inetta che non ho prestato abbastanza attenzione ai suoi movimenti. Ma alla prossima non mi troverà impreparato.”

“Non male, ragazzina. Devo ammettere che mi aspettavo di molto peggio. Sei forte, complimenti. Ma sappi che sei riuscita a colpirmi soltanto perché ti avevo sottovalutata e non sono stato attento. Preparati al vero scontro, perché stavolta non mi risparmierò.”

“Visto? Non è mai un bene giudicare l’avversario dalle apparenze…”

“Preparati!!!”

Appena pronunciate queste parole il principe effettuò uno slancio in direzione della sua giovane avversaria. Una volta che le fu abbastanza vicino prese ad attaccarla con tutta la potenza e la velocità che aveva in corpo, facendo sfoggio di tutto ciò che aveva imparato in anni di strenui e spossanti allenamenti.

Ma tutti i suoi sforzi erano vani. Pan evitava senza difficoltà anche i suoi colpi migliori, bloccava fermamente i suoi attacchi meglio calibrati, si sottraeva con straordinaria velocità ai suoi tentativi di colpirla.

Tanto che, esaurite in qualche istante tutte le proprie risorse Vegeta si fermò sconvolto e inerme di fronte alla propria avversaria, la quale non si lasciò scappare quell’occasione propizia per stenderlo con un ulteriore colpo allo stomaco.

Il principe, disteso a terra, boccheggiava e ansimava copiosamente sotto gli occhi straniti della giovane Pan.

“Insomma, penso che tu ti sia reso conto che sono abbastanza forte perché tu possa combattere sul serio. Fallo subito perché andando avanti così finirò con l’annoiarmi molto presto!!” affermò innocentemente Pan, completamente incosciente del fatto che Vegeta avesse cominciato già da tempo a fare sul serio.

Il principe tuttavia, come del resto era consuetudine per lui, non si arrese a quell’umiliante sconfitta. Si alzò prontamente in piedi, deciso a proseguire quello scontro e ad uscirne vittorioso ad ogni costo.

“Bene, come vuoi tu. Adesso farò sul serio e non lamentarti se ti farò male…”

A queste parole lo sguardo del principe divenne truce all’inverosimile. Sollevandosi lentamente dal suolo assunse una posizione inequivocabile. Una posizione che Pan conosceva sin troppo bene.

E infatti qualche istante dopo il micidiale colpo di Vegeta fu pronto per essere scagliato contro l’avversaria.

“GARLICK CANNON!!!!” Urlò a gran voce il giovane principe mentre si accingeva a sferrare quell’attacco.

Il Garlick Cannon era sicuramente l’ultima risorsa del giovane Vegeta. In assoluto il suo colpo migliore. Ma la fanciulla non sentiva provenire da esso una carica di energia negativa preoccupante, né l’aura di Vegeta era abbastanza potente da sferrare un attacco che fosse in grado anche semplicemente di farle un graffio.

E in quel momento per Pan fu tutto chiaro. Vegeta non si stava affatto burlando di lei, fingendo un combattimento da dilettanti. Vegeta stava dando il meglio di sé. Da parecchio tempo a quella parte ormai.

La giovane, posta improvvisamente di fronte a tale certezza non riuscì a trattenere un’espressione carica di sorpresa.

‘Vegeta è … Debole. Incredibilmente debole. ’

Non aveva avuto molte occasioni per trovarsi a contatto con il Vegeta della sua epoca. Ma aveva imparato a conoscerlo. E soprattutto, conosceva perfettamente il motivo dell’odio viscerale nutrito dal Principe nei confronti di suo nonno Goku.

Vegeta non aveva mai accettato la propria sconfitta. Non era stato in grado di accettare l’esistenza di un Saiyan che fosse più forte di lui.

E Pan, in quella particolare circostanza, non avrebbe potuto permettersi il lusso di fare in modo che il Principe cominciasse a detestare anche lei.

La giovane corvina considerò che a quella situazione ci fosse un’unica soluzione.

Senza tentare di bloccare in alcun modo l’ultimo colpo sferrato dal principe si lasciò colpire in pieno da esso, e in breve l’energia di quell’attacco la trascinò lontano.

Avrebbe finto la propria sconfitta. E naturalmente avrebbe vivamente sperato di non essere miseramente smascherata da Vegeta.

L’energia del Garlick Cannon la spinse a ridosso di un grosso masso, e Pan ci andò volutamente a sbattere per poi lasciarsi cadere, apparentemente ansimante ed esausta, contro l’erba.

 

‘N-non si muove. Non avrò mica esagerato? ’

Il Principe ansimava per l’eccessiva fatica compiuta. Ma non mancò di avvicinarsi a Pan per accertarsi del suo stato di salute.

“P-pan… Va tutto bene?”

“C-credo di si…”

Pan rialzò il viso da terra facendo leva sulle braccia, e fingendo uno sforzo sovraumano si mise seduta sull’erba e alzò lo sguardo verso Vegeta.

Il suo viso sudato e stanco trapelava inequivocabilmente l’immane sforzo compiuto dal principe durante quel combattimento, ma la corvina notò nei suoi occhi una strana espressione. Di sorpresa, di ammirazione quasi.

“P-pan, io… Credo che tu sia il guerriero più forte che io abbia mai incontrato fin ora.”

“D-dici sul serio?”

Il principe non rispose. Ma Pan poté leggere nei suoi occhi quanto fosse sincero.

Il suo sguardo era incredibilmente serio, ma brillava di luce insolita. La sua malcelata ammirazione era resa manifesta dai suoi occhi sognanti che non smettevano di fissare con estrema sorpresa quelli della fanciulla.

“Vorrei che continuassimo ad allenarci insieme. Ti andrebbe?”

La corvina sorrise con sincero entusiasmo a quella proposta insperata.

“Certamente!! Ne sarei davvero felice!”

A sentire quella risposta il principe non riuscì a trattenere un piccolo impeto di entusiasmo, e sorrise, del sorriso più bello che Pan potesse immaginare di vedergli addosso. Dimenticò quasi la paura causatagli dallo strano atteggiamento che aveva avuto non appena si erano incontrati. Perdendosi nel suo sguardo di quel momento pareva quasi impossibile che in quell’animo potessero albergare pensieri malvagi.

Lo trovò bello, come un dio. E si incantò a guardare il suo sorriso allegro e contagioso, il suo sorriso sincero e buono.

E nonostante Pan in quel momento non lo sapesse ancora, lo avrebbe eternamente conservato nei suoi ricordi con quel meraviglioso sorriso stampato in faccia.

“Allora ci vediamo domani allo stesso posto e alla stessa ora. Si raccomanda puntualità!”

“Certo, farò del mio meglio!” Sorrise Pan passandosi timidamente una mano sulla nuca.

“Beh… Ciao allora.” Il principe abbassò lo sguardo, e con tenera esitazione si avvicinò cautamente alla ragazza. Quando distò da lei soltanto di qualche centimetro, senza distogliere lo sguardo da terra gli posò timidamente un bacio sulla guancia, esattamente come lei aveva fatto il giorno precedente.

Pan arrossì, ma non si sottrasse a quel timido bacio. Lo trovò dolce, inverosimilmente piacevole.

E si sorprese per la straordinaria capacità del principe di riuscire a sconvolgere il suo piccolo cuore aumentandone vertiginosamente i battiti con un semplice, casto bacio.

“A domani, Vegeta.”

Dopo averlo salutato la ragazza corse via prendendo la direzione di casa, senza accorgersi dello sguardo del principe fisso su di lei.

Vegeta la guardò sognante mentre si allontanava, bella come la luna, guardò i suoi capelli corvini muoversi in insieme al vento, guardò le sue piccole mani scuoterli, la vide scomparire.

Rimase tuttavia fermo come un pesce lesso a guardare nel vuoto il riflesso di un immagine che viveva ormai solo nella sua mente, senza riuscire a smettere di sorridere.

Non gliene importava nulla della consapevolezza di avere una faccia da idiota. Si sentiva felice, come non lo era mai stato prima di allora.

Aveva sperato con ardore che quell’allenamento fosse un buon diversivo. Aveva provato un piacere non indifferente a rivedere quella ragazzina. E lei era stata un’autentica rivelazione.

Non sapeva di avere a che fare con un principe, ma era rimasta comunque insieme a lui. E la sua potenza fuori dall’ordinario contribuiva a renderla ancor più speciale.

 

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“Già di ritorno? Credevo che fossi ad allenarti.”

“Infatti è così, padre.”

“E sentiamo, perché mi avresti chiesto colloquio?”

“Ci tenevo ad informarla che non ho più intenzione di tenere i miei soliti allenamenti contro i Saibaiman. D’ora in avanti mi allenerò in maniera diversa, in maniera molto più produttiva ed efficace. Mi auguro che lei non abbia nulla in contrario.”

“C-cosa? Osi chiedermi se ho qualcosa in contrario? NON OSERAI FARE QUALCOSA DI DIVERSO DA CIO’ CHE IO TI ORDINERO’! Sono stato abbastanza chiaro? Ho lasciato correre per la giornata di oggi, ma è stata una sporadica eccezione, cerca di tenerlo a mente. Esigo che tu continui a tenere i tuoi ordinari allenamenti, non accetto repliche a tal proposito.”

“Stavolta non le obbedirò, padre.”

“C-cosa hai detto?”

“Ho detto che non le obbedirò! Non le è mai importato nulla dei miei allenamenti! Ha sempre preferito levarsi di dosso questa responsabilità affidandola a quei disgustosi mostriciattoli!! Ma ci tengo a farle presente che questa situazione non mi sta più bene. L’ho accettata di buon grado finora perché era lei a volerlo, perché credevo che lei sarebbe stato… Orgoglioso di me. Eppure non è servito a niente. Tutti questi anni di allenamenti non sono stati di alcun giovamento per me, e oltretutto lei continua ad essere insofferente nei miei confronti!! Comincerò a fare ciò che ritengo sia meglio per me e per il mio metodo di combattimento. E sono io a non accettare repliche a tal proposito. Arrivederla, padre.”

Con la stessa risoluzione con la quale aveva proferito il proprio proponimento, il Principe aveva abbandonato la sala in cui si trovava il padre, lasciandolo da solo con i propri pensieri.

E fu indicibile la tristezza alla quale il Re si abbandonò.

‘Stupido moccioso… Come hai potuto parlarmi così? Possibile che tu non ti renda conto che non posso allenare qualcuno che è già più forte di me? ’

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Passò il resto della propria giornata appollaiato sul letto della propria camera, scosso da mille pensieri.

Si pentì amaramente della cattiveria e dell’arroganza sfoggiate contro il padre. Ma non poté fare a meno di constatare tra sé e sé che quella sfuriata fosse stata assolutamente necessaria.

In fondo un allenamento più produttivo era ciò che bramava da tanto, troppo tempo ormai. E non avrebbe potuto permettere a suo padre di fargli sfuggire un’occasione tanto propizia di realizzare il proprio progetto.

Si addormentò, di un sonno inquieto e tormentato.

E la mattina seguente il suo umore era inverosimilmente pessimo. Si decise tuttavia a non rinunciare alla propria mattinata d’allenamento insieme a Pan, consapevole del fatto che un combattimento impegnativo e spossante sarebbe stato l’ideale per scacciare definitivamente dall’anima pensieri spiacevoli e indesiderati.

Sbrigatosi in tempi considerevolmente brevi, il Principe decise di non nascondersi nuovamente agli occhi severi del padre, ma di uscire allo scoperto, facendo ogni cosa alla luce del sole.

Nonostante la propria apparente boria, tremava di terrore puro fin dal profondo del cuore. Sperò con ardore di non incrociare il Re per le vie del castello, ma le sue speranze furono vane.

Il Re era fermo lì ad attendere il suo passaggio, e non appena vide arrivare il figlio cominciò a fissarlo. Ma il suo sguardo era ben diverso rispetto a quanto Vegeta si aspettasse. Non vi era traccia di rabbia nei suoi occhi, né di rimprovero.

Pareva paradossalmente triste, carico di risentimento, di inspiegabile malinconia. E al principe strinse il cuore a quella visione.

Lo sentiva pesargli nel petto per via dei sensi di colpa, per via dell’insopportabile frustrazione che vi albergava da troppo tempo. Ma non ebbe il coraggio di proferire neppure una singola parola.

“Vai ad allenarti, Vegeta?”

“S-si… Padre.”

“Spero che questi nuovi allenamenti… Ti soddisfino.”

“La ringrazio infinitamente, padre.”

Privato completamente del coraggio di alzare lo sguardo verso la figura paterna, il principe a capo chino si accinse ad uscire di casa in religioso, colpevole silenzio.

E il Re continuò a guardarlo mentre si allontanava, chiedendosi con ardente curiosità quale potesse essere lo straordinario avvenimento verificatosi nella vita di suo figlio che fosse stato in grado di sconvolgerlo a tal punto.

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“Buongiorno, Vegeta.”

“Ciao. Beh, cominciamo?”

“Si… Certo.”

Pan lo trovò strano, inverosimilmente strano. Constatò con fastidio che Vegeta fosse lunatico, da far paura. Passava con straordinaria velocità da uno stato emotivo ad un altro, e i suoi atteggiamenti risultavano contrastanti nel giro di qualche istante.

Pan non riuscì a spiegarsi il suo strano comportamento. E cominciò a chiedersi con curiosità quale dei tanti “Vegeta” che aveva conosciuto in un lasso di tempo tanto breve fosse da considerarsi quello autentico.

Durante quell’allenamento Pan trattenne di gran lunga la propria forza, permettendo a Vegeta di attaccarla e di colpirla. Ma non mancò neppure di rispondere al proprio avversario con colpi ben calibrati e precisi.

Se il suo intento era quello di farlo migliorare, permettendogli così di avere qualche chances in più contro Freezer, dargliela completamente vinta non sarebbe stato l’ideale.

Ma trovò che Vegeta fosse inspiegabilmente già migliorato. Lo vedeva combattere con focoso ardore, carico di adrenalina, di inspiegabile rabbia forse.

E notò quanto a fondo si stesse impegnando in quel combattimento.

Si lasciò battere nuovamente per evitare di lenire al suo stato emotivo, già evidentemente precario ed al suo prezioso orgoglio.

E quando infine, esausti, si lasciarono cadere insieme sull’erba, Pan non mancò di notare l’espressione del Principe.

Stringeva i pugni in preda alla frustrazione, alla rabbia.

Pan sperò vivamente quella rabbia non fosse da attribuire a qualche proprio inconsapevole atteggiamento sbagliato, così, dopo averlo osservato silenziosamente, carica di timore, per qualche istante non si decise a parlargli.

“Vegeta… Va tutto bene?”

“Tsk. Certo che va tutto bene.”

Pan, zittita in maniera tanto indelicata, si sentì a disagio. Non conosceva abbastanza bene Vegeta per sapere se a quel punto fosse opportuno insistere o meno. Si trovò nel medesimo stato di imbarazzo che gli scaturiva dalla compagnia del Vegeta della sua epoca.

“Beh…  Sappi comunque che puoi parlare di qualsiasi cosa con me, se ti va.”

Pan sapeva quanto Vegeta fosse un ragazzo intelligente. E sapeva quanto quelle parole bastassero a fargli capire ogni cosa

E Vegeta infatti non tardò a capire. Non tardò a capire quanto potesse fidarsi di lei. Trovò che sfogarsi con qualcuno per la prima volta nella sua vita non potesse fargli altro che bene. E trovò soprattutto che Pan fosse sua amica. L’unica amica che il destino gli avesse mai concesso.

Strinse ferocemente i pugni digrignando i denti, e cominciò a parlare per la prima volta nella sua vita, quasi senza rendersene conto, delle proprie angosce.

“Quel castello è una prigione. Bisogna sempre stare attenti a cosa dire, a come dirlo, a cosa è opportuno e cosa non è opportuno fare. E’ una prigione piena di imposizioni e di divieti, un mondo a sé, fatto di formalità e convenzioni, senza un minimo accenno di ... normalità.  A volte mi sento come se portassi addosso una maschera che non posso mai levarmi di dosso. Ricevimenti, allenamenti, colloqui, riunioni! Li detesto! Quella è… Una vita che non fa per me. E a mio padre non importa nulla! Ho sempre fatto tutto ciò che voleva affinché fosse fiero di me, eppure non ha mai dimostrato il benché minimo interesse nei confronti di ciò che vorrei io. Non capirà mai che io non voglio fare il re! E quel che è peggio, nessuno mi ha mai considerato per quello che sono. Mi temono perché sono il più forte, mi rispettano perché sono il Principe. Nient’altro. A nessuno è mai importato realmente qualcosa di me. Ho sempre avuto un sacco di persone intorno, fin troppe. Eppure sono sempre stato completamente solo.”

Tremò incontrollatamente e in un gesto di disperazione si portò le mani alle tempie, senza pensare a nulla.

Quando all’improvviso si capacitò della propria assurda stupidità.

Si era sentito talmente a suo agio con lei da aver completamente dimenticato la propria iniziale bugia sulla propria identità.

Aveva sentito di potersi fidare di lei a tal punto da aver messo a nudo la propria anima.

Aveva sentito a tal punto di poter essere se stesso che si era sfogato con lei per la prima volta nella sua vita, senza nasconderle nulla.

Si sentì un idiota. Un perfetto idiota. Ebbe l’improvviso desiderio di aprire un varco inesorabile nel terreno sottostante e di precipitarvi senza possibilità di salita.

Sgranò gli occhi e diede le spalle alla fanciulla, la quale si limitò a sorridere dolcemente.

“Beh… Sei qui, e sei lontano da tutto ciò che detesti. Non pensarci, e godi di quello che hai. Alla fine andrà tutto per il meglio, ogni cosa andrà esattamente per come sarai tu a volere che vada, ne sono sicura.”

Consapevole del fatto che portare avanti quella sceneggiata fosse oltremodo sciocco oltre che inutile, il Principe si decise a confessare il proprio inganno, mettendo al corrente Pan della propria identità.

“P-pan, io… Ti ho mentito...”

“Non importa. Questo non cambierà nulla tra di noi, Vegeta.”

Vegeta, estremamente sorpreso non riuscì a trovare parole adeguate per esprimersi. Non gli aveva permesso di concludere ciò che stava per dirle, eppure aveva capito ogni cosa.

Il turbinio di emozioni che gli aveva attraversato il cuore era stato eccessivo per potergli concedere di proferire anche una singola, stupidissima parola. Si limitò a guardarla ammirato, per la sua dolcezza, per la sua capacità, in maniera tanto genuina, di essere speciale.

Lesse nei suoi occhi la sincerità che palesemente ne traspariva. Lesse nel suo sorriso sereno tutta la sua dolcezza.

“Ti va di fare un bagno in quel lago laggiù?”

“U-un bagno? Ma ti sei ammattita? No, non se ne parla!”

“Beh, fa’ come vuoi.”

Presa la rincorsa, Pan si diresse a velocità fulminea verso l’acqua limpida del laghetto che poco distava dal luogo del loro allenamento, e arrivata in prossimità della riva vi si lanciò dentro senza neppure levarsi di dosso i vestiti, creando un fragoroso boato.

Sapeva che presto il principe l’avrebbe raggiunta, anche soltanto per sbraitare un po’. E a quel punto avrebbe messo in pratica il proprio diabolico piano.

Il principe effettivamente non tardò molto ad arrivare. Giunto alla riva si fermò, sconvolto dall’improvvisa follia della ragazza.

“Avanti Vegeta, tuffati!!”

“Neanche per sogno.”

Pan ridacchiò, e con un balzo improvviso afferrò il Principe per il polso trascinandolo con sé in acqua.

 

Fradicio all’inverosimile, e con le vene sulle tempie rabbiosamente pulsanti, il principe serrò i pugni in preda ad un incombente attacco isterico.

“BRUTTA… Grrr…. Augurati che non ti raggiunga altrimenti saranno guai seri per te!!”

Pan senza smettere di ridere si godette a pieno la sfuriata più che legittima del principe, e prese a scappare lontano dalle sue grinfie.

Fino a quando anche il Principe non prese gusto a quel gioco infantile, e cominciarono a rincorrersi ridendo in allegria.

Il principe credette di non essere mai stato tanto felice e spensierato in vita sua. E quasi gli parse estranea la propria iniziale disposizione d’animo.

Trovò che quella ragazza fosse un autentico toccasana. La fortuna migliore che la sorte gli avesse mai concesso.

E a tratti si fermava, interrompendo la propria infantile occupazione, come un qualsiasi ebete, per osservarla e sorridere, per la sua bellezza, per la propria fortuna.

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“Allora a domani!!”

“Ciao, Pan.”

Prima di andare via si era voltato un’ultima volta per guardarla, e le aveva rivolto uno dei suoi splendidi sorrisi.

Un sorriso sicuro, enigmatico, eppure allo stesso tempo dolce e un po’ impacciato.

Pan si intimidì per la sua straordinaria bellezza, e rispose al suo saluto in un sussurro, abbassando gli occhi.

“Ciao, Vegeta.”

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“Pan, finalmente!! Oggi ci hai messo più del solito! Beh, allora? Com’è andata?”

“Beh, è soltanto che stamattina le cose hanno preso una piega… Inaspettata!!”

“Cioè? Spiegati meglio!”

“Cioè, sono riuscita a fare in modo che Vegeta si confidasse con me!! Credo che abbia cominciato a nutrire fiducia nei miei confronti. Mi ha anche confessato di essere il Principe!!”

“Dici sul serio? E’ una notizia straordinaria! Stento a credere che sia realmente mio padre…”

“Ti sbagli, Bra. E’ perfettamente il Vegeta che conosciamo noi. L’unica differenza è che è ancora… Innocente! Probabilmente non ha ancora passato tutto ciò che lo ha reso la persona che conosciamo noi, perciò direi che la sua innata malvagità è ancora… Acerba!”

“Comunque sia, cerca di continuare ad andarci d’accordo. Abbiamo seriamente bisogno di questa vostra ‘amicizia’. Domani ho appuntamento con quel tipo, Radish. Vedrò di scoprire anch’io qualcosa di utile.”

“Estorcigli quante più informazioni riesci, Bra. Ogni singolo aiuto può risultarci utile.”

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Il resto della giornata trascorse lento per entrambi. Poiché entrambi si ritrovarono persi l’uno nei pensieri dell’altro.

Vegeta passò quella notte a chiedersi se realmente la propria identità non avrebbe influito sul rapporto che si era magicamente venuto a creare tra lui e quella strana ragazza, e in modo particolare sull’opinione che lei si era precedentemente creata di lui.

E Pan passò quella medesima notte a pensare a Vegeta, inconsapevole di essere tra i suoi pensieri allo stesso modo.

Pensò con tenerezza alla sua necessità di passare una vita spensierata e allegra, al suo smodato bisogno di affetto, di comprensione, di svago. Pensò con felicità al fatto che fosse riuscito ad aprirsi a lei, ripensò sognante al modo in cui lui aveva cominciato a guardarla, a sorriderle. Sentì di volergli bene, di un affetto nuovo. Sentì per la prima volta di non considerarlo più come un inarrivabile tipo misterioso e strano, ma come un ragazzo solo, solo e un po’ triste.

Si addormentò sorridendo, impaziente di passare insieme a lui nuove giornate di allenamenti, di giochi e di confidenze.

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Angolo dell’autrice: Ciao!! Sono in estremo ritardo (di nuovo), ma vi prego di perdonarmi! Qualche volta l’ispirazione viene a mancare, ma ecco che finalmente anche questo capitolo è pronto!! Stavolta ho scelto di pubblicarne più di uno insieme, per rimediare al mio ritardo! (I capitoli pubblicati oggi sono il n.3, il n.4 e il n.5) Spero che vi piacciano e che vogliate lasciare una recensione. Ringrazio comunque nuovamente tutti coloro che seguono la storia, la tengono d’occhio, la recensiscono o anche semplicemente la leggono! Un grazie di cuore a tutti! :**

   
 
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