Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: tatagma_    14/12/2017    3 recensioni
Park Jimin lavora come cameriere in uno dei ristoranti più ambiti di tutta Seoul. La sua è una vita stabile, circondata da amici, divertimento ed un grande sogno nel cassetto: quello di diventare un ballerino professionista. Tutto cambia quando incontra Jeon Jungkook, figlio di un importante avvocato, ribelle, trasgressivo e con un forte desiderio di libertà. [Jikook _ accenni Namjin _ surprise!]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Park Jimin
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Immagine correlata
 
Beautiful Disaster
 

Giunto finalmente a destinazione, Jimin scese dall'autobus tirandosi fin sopra il piccolo naso la sciarpa che calda avvolgeva il suo collo, lasciando così tra quella ed il cappuccio alzato del giubbotto, soltanto una stretta fessura per gli occhi coperti dai suoi spessi occhiali da lettura che poco prima aveva dimenticato di togliere.

Le strade di Seoul erano ricoperte da candidi e lievi strati di ghiaccio, piccoli fiocchi di neve cadevano delicati sulla sua testa sciogliendosi in goccioline d'acqua prima ancora che Jimin potesse raccoglierne uno su palmo di mano per osservarlo al meglio da vicino. Il cielo incombeva sempre più plumbeo sui grattacieli circostanti ed ormai illuminati creando sulla superficie del fiume Han suggestivi giochi di luci colorate.

L'aria pungeva fin dentro i polmoni, arrossava le guance, spaccava le mani. Jimin camminò sui marciapiedi a quell'ora frenetici di viandanti, con passo lungo e svelto lasciandosi dietro le impronte umide e ben marcate dei suoi anfibi di pelle. Quando raggiunse la sede del lussuoso ristorante, il biondo spinse la porta girevole tirando subito un sospiro di sollievo non appena l'ondata di aria calda del locale lo invase, riscaldandogli a poco a poco le ginocchia gelate. Le sale intorno a lui erano vuote, i tavoli già apparecchiati e le candele già accese; in sottofondo una raccolta di musica jazz, che Jimin riconobbe come la preferita del capo, suonava leggera preparando l'ambiente ad accogliere coloro che erano intenzionati a trascorrere una piacevole e spensierata serata.

 
Il giovane cameriere fece slalom fra i tavoli, raggiungendo di fretta e furia - e di sottecchi, lontano dagli occhi del suo capo - l'ufficio dei dipendenti; al suo interno ci trovò Hoseok, suo caro amico e collega, intento ad annodare per bene i lacci delle sue scarpe classiche. Jung Hoseok era il motivo per il quale Jimin, fra quelle valanghe di ordinazioni e piatti giornalieri da lavare, non era ancora uscito fuori di senno. Lui era il suo sole, la sua speranza se non la salvezza dell'intero locale. Colui che riusciva a rendere quelle serate, con i suoi scherzi e le sue battute, decisamente più allegre e molto, molto più leggere.

"Le sette spaccate", esclamò non appena lo vide. "Direi che qualcuno qui ha imparato la lezione dell'altro giorno"


"Ciao Hobi" sorrise Jimin salutandolo con un abbraccio "Ti avrei persino anticipato se non fosse che Jin hyung di uscire dalla doccia proprio non voleva saperne -" disse posando lo zaino nel suo armadietto e togliendosi il giubbotto per lasciarlo sull'appendiabiti "Hai visto che neve ? Fuori si gela".

"Puoi ben dirlo, non sai quanto vorrei seppellirmi sotto quintali di coperte e bere cioccolata calda piuttosto che stare qui a servire magnanimi ricconi", Hoseok si avvicinò allo specchio aggiustandosi il colletto della camicia "Come vanno le lezioni ? Ti vedo un po' sottotono"

"Bene credo" rispose incerto, "A dire il vero mi stanno risucchiando tutte le energie, avrei proprio bisogno di una lunga dormita"

"E di un pasto come si deve" replicò il maggiore, "Prenditi la giornata libera domani, ti sostituisco volentieri"

"Ti ringrazio Hyung, ma sai il casino che c'è qui il fine settimana. Non posso lasciarti solo"

“C’è Mina con me, non sarò solo”

Prima che potesse anche solo provare a replicare e magari accettare quell'invito allettante, la conversazione fra i due fu interrotta dall'ingresso nell'ufficio di un uomo dall'aspetto solenne, vestito con abiti sontuosi e raffinati. Era il signor Choi, il proprietario del ristorante.

 
“Buonasera signor Choi”, risuonarono i due in coro, inchinandosi in segno di rispetto.

"Grazie al cielo, siete entrambi qui! Sedetevi un attimo ragazzi, vi devo parlare" disse lui a bassa voce, guardandosi in giro e chiudendo la porta di sottecchi affinché nessuno potesse ascoltarli. "Hoseok, Jimin, siete i camerieri più rapidi e cordiali che ho in questa banda di lumache. Vorrei che voi due per questa sera lavoraste solo ed esclusivamente sul tavolo n°8, lasciate perdere tutte le altre ordinazioni. Pensate solo a soddisfare le richieste di quei clienti, voglio che lo champagne non manchi mai nei loro bicchieri, intesi ?"

"Sembra importante, cosa succederà al tavolo n°8 ?" domandò Hoseok.

“Ospiteremo una cena tra avvocati, tre famiglie, 
una cosa grossa”.

“Tra quanto arriveranno ?”

"Un'ora" rispose il signor Choi gettando un'occhiata sull'orologio da polso "Ragazzi vi prego, non combinate guai. Questo potrebbe essere l'incasso dell'anno".

Jimin e Hoseok presero nota del discorso appena fatto dal capo e gli si inchinarono nuovamente prima di uscire dall'ufficio e raggiungere il tavolo indicatogli per controllare che tutto fosse allestito al meglio. La stoffa delicata della tovaglia, i centrotavola ben posizionati, i bicchieri per il vino, l’ordine giusto delle posate, tutto era perfetto e curato nei minimi dettagli. Il locale cominciò ben presto a riempirsi di famiglie e giovani coppie, l'atmosfera si familiarizzò, Hoseok gettò più volte l'occhio alla porta d'ingresso, supervisionando nel frattempo il lavoro degli altri, trepidante ed impaziente di accogliere i suoi ospiti d'onore.

Dopo un'ora esatta, scoccata in punto, la porta trillò e quando Jimin si voltò verso l'ingresso finalmente li vide. Tre ragazzi camminavano schierati nella sua direzione, sinuosi come in una scena a rallentatore. Il primo a sinistra, forse il maggiore, aveva la pelle bianca come quella della neve, gli occhi magnetici come quelli di un gatto e i capelli neri che ordinati cadevano in una frangia sulla sua fronte; il secondo, al centro, Jimin giurò, era bello come un modello, dai capelli mossi e biondi ed un vestito d'alta sartoria aderente alle sue spalle; il terzo, che camminava in maniera distaccata da due, sembrava essere il più giovane, dai capelli neri come la pece dipartiti a mostrar il viso e con indosso uno smoking che perfetto sottolineava la sua esile figura.

Hoseok affiancò Jimin con bocca spalancata, "Senti anche tu l'odore dei soldi" gli sussurrò in un orecchio.

“Lo puoi dire forte” rispose lui deglutendo

I tre erano accompagnati dalle loro rispettive famiglie, per un totale di nove persone a sedere. Jimin scostò le sedie dal sotto tavolo per far accomodare le signore presenti con loro, mentre Hoseok cominciò a versare nei rispettivi calici il loro champagne migliore. Il ragazzo dai capelli neri, il più giovane, prese posto tra i suoi due coetanei, il più lontano possibile invece da quelli che sembravano essere i suoi genitori, sbottonandosi la giacca e cominciando a tamburellare le dita sulla tovaglia con un evidente fastidio dipinto in viso.

I coniugi a capotavola aspettarono che tutti prendessero posto e si accomodassero prima di prendere i calici di vino tra le delicate mani ed indirizzarli proprio verso i tre ragazzi. "Sono molto contento ed emozionato di avervi tutti qui" parlò quando ci fu silenzio fra loro. "Questa è una serata importante, per noi –“ indicò i colleghi seduti accanto “ – ma specialmente per loro, i nostri figli”.

“Propongo un brindisi. Al vostro ingresso in società –“ disse la signora vestita con un sinuoso abito rosso “ – a Taehyung, a Yoongi e a mio figlio, Kookie, che gli affari vi sorridano sempre”.

I presenti scoppiarono in un fragoroso applauso, sorrisi smaglianti apparvero sul fiore delle loro labbra. Jimin però vide il moro spazientirsi e un rigonfiamento dato dalla sua lingua formarsi sulla superficie della sua guancia. "Dio, perché dovete essere sempre così plateali" commentò.

“Piantala di comportarti come se tutto questo non soddisfasse appieno il tuo ego, 
Kookie”, disse il maggiore, con una punta di ironia, mentre consultava il menù.

“Non chiamarmi in quel modo, Yoongi, non abbiamo più 5 anni”

"Visto ?" Yoongi sfoderò un sorriso fiero, "Stai già entrando nella parte dell'avvocato di primo ruolo, tuo padre sarebbe fiero di te"

"Noto già gelosia dei ruoli, Min".

"Da me puoi soltanto imparare, Jeon".

"Avete finito ?" chiese il terzo poggiandosi elegantemente il tovagliolo sfatto sulle gambe "Mi sembra che la situazione sia già imbarazzante di suo, ci manca solo che vi mettiate a discutere su chi ce l'ha più lungo lì sotto".

 
“Io senz’altro”, rispose il chiaro.

Hoseok si schiarì a poco la gola, catturando intimorito gli occhi dei presenti. "Signori, quando volete, io e il mio collega siamo pronti a raccogliere le vostre ordinazioni".

"Grazie al cielo, mettiamo fine a questo teatrino il prima possibile", rispose Taehyung posando arrogantemente i menù sul tavolo.

Il moro gettò le spalle allo schienale della morbida sedia cominciando a giocare svogliatamente con una mollica di pane appena spezzato da Yoongi al suo fianco. La noia era palpabile nei suoi gesti e la frustrazione evidente nei suoi occhi. Jungkook odiava prendere parte alle cene di famiglie, trasformate in cene d'affari, frequentate solo ed esclusivamente da persone la cui unica preoccupazione era quella di tenere saldi i contatti e non perdere denaro e privilegi. Jungkook odiava suo padre, lo odiava con tutto se stesso, per averlo costretto ad intraprendere quel tenore di vita, per non averlo mai ascoltato, ma soprattutto per averlo caricato sin da bambino di responsabilità che lui non aveva mai cercato ne tanto meno voluto. Taehyung e Yoongi erano i suoi migliori amici, forse gli unici che aveva. Nonostante fosse cresciuto con loro, frequentato la loro stessa scuola, Jungkook non era mai riuscito a sentirsi alla loro altezza. Nonostante avesse tutto quello che poteva desiderare, una sua indipendenza, una bella casa ed un futuro di certo assicuro, tutto quel lusso, quella vita, Jungkook sapeva non erano parte di sé.

“Jeon!” urlò Taehyung schioccandogli le dita davanti agli occhi. “Ci sei ?”

Jungkook scosse la testa interrompendo i suoi pensieri, alzando finalmente lo sguardo per incrociare gli occhi del cameriere che aveva dinanzi e che aspettava con pazienza che il suo ordine venisse percepito. “Ah … per me un Galchi Jorim”

Hoseok appuntò il nome della pietanza su un block notes e, dopo aver concesso loro un inchino di congedo ed un sorriso smagliante, il rosso sparì nelle cucine tornando dopo circa mezz'ora in compagnia di Jimin il quale reggeva tra le mani un vassoio che era grosso quanto la sua intera e minuta figura. Il biondo scrutò i presenti uno alla volta, riabbassando immediatamente lo sguardo quando vide che, al di là del tavolo, degli intensi occhi neri lo stavano fissando di sua volta. Jimin fece il giro tra i presenti, servendo ad ognuno la propria portata, finché in un attimo tutto risultò confuso. La signora Jeon urtò con un braccio la bottiglia di vino stappata sul tavolo ed il piccolo cameriere, per evitare un principio di catastrofe, si slanciò nel disperato tentativo di afferrarla, provocando il peggiore dei disastri, inciampando e rovesciando il vassoio con gli ultimi piatti sul completo del ragazzo seduto sotto di sé.


In sala piombò un silenzio assordante, tutte le posate erano ferme sui piatti e gli sguardi scioccati fissi sul gruppo di avvocati. Hoseok, che aveva assistito all’intera scena, deglutì con forza perdendo melanina in viso minuto dopo minuto. Jimin si rialzò con imbarazzo, portandosi le mani alla bocca quando vide la camicia bianca del ragazzo dai capelli neri completamente rovinata e macchiata di sugo.

“Si può sapere che diavolo hai in testa ?!” urlò Taehyung alzandosi di scatto.

Le labbra del biondo tremarono, le parole gli si mozzarono in gola. “Sono … sono desolato, mi dispiace”.

“Ti dispiace ? Non vedi che disastro hai combinato ?!”

“Tae lascia perdere, non fa nulla” lo calmò il moro tamponando le macchie sul suo addome con un tovagliolo.

“E’ stato un incidente, mi dispiace! Io ... io non volevo” continuò lui.

“E’ solo una camicia, non importa”

“Che razza di incompetenti” mormorò Yoongi.

Jimin indietreggiò visibilmente scosso per quanto appena accaduto, e prima ancora che il capo potesse raggiungerli e sfoderargli un gran bel rimprovero proprio lì davanti a tutti, Hoseok lo afferrò per un braccio trascinandolo con forza dritto in ufficio. “Devi andartene Jimin, prima che il signor Choi ti veda e ti licenzi all'istante”

“Sono rovinato hyung – ” camminò lui avanti ed indietro con le mani tra i capelli “ – stavolta sono davvero morto”

Hoseok prese il suo zaino dall’armadietto e glielo lanciò sul petto, “Andrà tutto bene. Parlerò io con il capo, gli dirò che sei stato male, mi prenderò la responsabilità se è necessario. Ma adesso devi sparire perchè se ti vede Jimin, qui succede un casino !”

Il biondo annuì ripetutamente alla richiesta dell'amico, sentendo il torace gonfiarsi dal pianto e i respiri diventargli minuto dopo minuto sempre più brevi e frequenti. Stringendo tra le mani le cinghia dello zaino, Jimin uscì dall'ufficio dei dipendenti il più in fretta possibile con l'intento di abbandonare quel locale prima che il capo potesse anche solo vederlo. Qualcuno alle sua spalle lo chiamò, ma Jimin per timore non si voltò, cominciando invece a correre verso l'entrata del locale. Sbuffi d’aria fredda uscirono dalla sua bocca, una volta giunto fuori. Jimin cominciò a sentire le ossa intorpidirsi, le mani gelarsi ma ignorò ogni cosa quando cominciò invece a correre a perdifiato sotto la neve maledicendosi per quella serata, per tutto quello che aveva fatto e per tutto quello che non riusciva ad essere: un buon amico, un buon figlio, un buon ballerino, un buon cameriere.

Jimin avrebbe corso finché i polmoni non gli sarebbero scoppiati, finché non avrebbe avuto la certezza che alla fine sarebbe davvero andato tutto bene.

 


N.a. : Hello! Grazie infinite a voi tutti, recensori e lettori, per essere arrivati fin qui. Ammetto di sentirmi in imbarazzo, è la prima ff che pubblico ma non la prima che scrivo. Sono davvero tanto contenta che il prologo abbia suscitato curiosità. Spero di riuscire a strapparvi - a lungo andare – sia sorrisi che lacrimucce. Vi abbraccio forte. - xx - moonism <3 
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: tatagma_