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Autore: Lovy91    14/12/2017    1 recensioni
(Sequel di "Ladro Kid 1412")
Due anni dopo aver detto addio alla vita di ladro, per Kaito Kuroba la vita non potrebbe andare meglio di così: la carriera come mago procede molto bene, i voti all'università sono eccellenti e la relazione con Aoko non potrebbe andare meglio.
Tutto si spezza quando una vecchia conoscenza, Red Fox alias Miho Okamoto, gli comunica che un serial killer sta uccidendo brutalmente i più grandi ladri al mondo e anche loro sono nel mirino.
Kaito sarò costretto a riprendere le vesti del ladro fantasma e la relazione con Aoko inizia a scricchiolare a causa della presenza di Miho. Inoltre i sospetti si concentrano su una persona cara...
Chi è il serial killer e perchè uccide i ladri?
I segreti ritornano ad avvelenare la vita di Kaito e stavolta servivà ben più della magia per farcela...
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akako Koizumi, Aoko Nakamori, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Nuovo personaggio, Saguru Hakuba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7


Osaka


Aoko e Kaito non si parlavano ormai da una settimana. Mancavano una ventina di giorni a Natale e l'ateneo era corredato di decorazioni verdi e rosse, alberelli finti in ogni piano e palline luccicanti appese ovunque. La neve aveva cominciato a imbiancare le strade e la temperatura era scesa di molto.
Dopo il litigio, il mago aveva bevuto un paio di bicchieri degli alcolici che il padre teneva nel piccolo mobile bar. Non era ancora maggiorenne per lo stato giapponese e se la madre avesse saputo che aveva osato toccare una goccia d'alcool, l'avrebbe messo in punizione nonostante avesse quasi vent'anni. Era molto stressato e quel paio di bicchieri gli avevano steso i nervi.
La mattina presto si era recato a casa della fidanzata, un cerchio alla testa poiché reggere l'alcool non era il suo forte e chiesto perdono. Aoko era troppo ferita da quella frase e non volle ascoltarlo.
La verità che era stata solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso: la ragazza, di natura insicura, non riusciva a levarsi dalla testa il pensiero di Miho e della sua presenza. Anche se la ladra non si dimostrava, almeno in modo esplicito, interessata a lui, Aoko non poteva fare a meno di pensare che avrebbe capito Kaito al cento per cento.
Quello che aveva fatto a teatro era stato spirito di protezione guidato dall'amore per lui. Era certa che Miho non avrebbe mai agito come lei, avrebbe lasciato che Kaito se la sbrigasse da solo.
Il professore decretò la fine della lezione di macroeconomia e Aoko chiuse il libro, prese la borsa e si recò in sala mensa per il pranzo. Ormai faceva troppo freddo per mangiare fuori ed erano soliti riunirsi in un unico tavolo al centro della sala.
Keiko era già seduta in compagnia del fidanzato, studente all'ultimo anno di architettura, un ragazzo carino e semplice, come lei. Aoko non sapeva che l'amica l'avesse seguita e che si fossero instillate domande pericolose nella sua testa. La ragazza bionda salutò l'amica, disinvolta, e lo stesso fece il fidanzato. Aoko non aveva, ovviamente, raccontato nulla della brutta litigata con il mago e davanti a lei fingeva buon umore, o almeno ci provava.
Akako si sedette alla destra della ragazza. Saguru non si era ancora fatto vivo e la casella dei messaggi segnava sempre zero e quel fastidioso quadrato rosso cominciava a infastidirla. Alla frustrazione si aggiungeva il disappunto per le cose dette da Kaito.
Il mago entrò in sala mensa e vide il solito tavolo. Aoko sussultò quando lo notò e distolse lo sguardo subito. Il ragazzo gettò la borsa sulla sedia libera e si sedette di fronte alla fidanzata.
<< Salve ragazzi >>.
Akako gli voltò la faccia e Kaito non ci badò. Miho fece il suo ingresso accompagnata da un ragazzo del penultimo anno, conosciuto per aver partecipato alle gare regionali di judo. Ridevano e lei gli fece l'occhiolino allontanandosi, sedendosi sull'ultima sedia disponibile. Guardò la coppietta che non si sfiorava nemmeno per caso, Keiko sembrava inquieta e l'unico normale era il fidanzato di quest'ultima.
<< Che tavolo allegro >>, scherzò, prendendo il contenitore del pranzo dallo zaino e le bacchette. << Ehi, ho una cosa da proporvi! >>.
Attirò l'attenzione di tutti.
<< Devo andare ad Osaka a sbrigare un paio di cose burocratiche e mi piacerebbe che veniste a farmi compagnia. Sarete miei ospiti >>.
<< Hai abbastanza posto per tutti noi? >>, le chiese Keiko.
<< Alloggerete nella casa di famiglia. Da quando vivo a Tokyo la tengo chiusa >>.
Il gruppo si guardò e annuirono. Quello di Miho era un tentativo per ristabilire la pace e anche per crearsi un abili. Avrebbe rubato una pietra preziosa quel sabato e la copertura da parte di Kaito gli faceva comodo. In fondo l'aveva aiutato distraendo Keiko durante il furto dell'anello Purple. A fine pranzo, Kaito si avvicinò ad Aoko e le sfiorò la mano, non lo allontanò.
<< Domani dobbiamo provare lo spettacolo della prossima settimana >>.
<< Ci sarò >>, rispose semplicemente, buttando gli avanzi nel cestino.
Il mago la prese per un polso dolcemente, avvicinandola a lui. << Amore, ti prego. Questo tuo atteggiamento mi distrugge >>.
<< Kaito, non decidi come mi devo sentire >>, si divincolò dalla presa. << E come al solito non capisci >>.
La ragazza ripose il contenitore dentro la borsa e si allontanò. Akako aveva ascoltato la conversazione senza volerlo.
<< Me l'ha raccontato >>, gli disse.
<< Stai per dirmi anche tu che sono un cretino? >>.
<< Sì ma anche che far apparire fiori dal nulla non ti aiuterà. Devi capire cosa l'ha fatta stare male davvero >>.
<< Non eri arrabbiata con me? >>. Kaito era piuttosto confuso.
<< Infatti lo sono >>, rispose, sdegnosa e agitando i lunghi capelli neri. << Solo che mi dispiace per Aoko >>.
<< Perché non me lo dice allora? >>.
Akako scosse la testa. << Uomini >>, fece allontanandosi. << Siete tutti uguali >>. Kaito la guardò andare via e rimase perplesso con il vassoio ancora da ripulire.
<< Donne >>, disse fra sé e sé. << Saranno sempre un mistero per me >>.


Miho si sistemò la parrucca bionda che in genere utilizzava con il costume di Red Fox e controllò le lenti a contatto verdi. Indossava un abbigliamento sobrio e scarpe basse, una grossa borsa e l'auto parcheggiata in una via parallela alla palestra Abe, quella frequentata da Noa.
L'ingresso era composto da sedie imbottite rosse e un gabbiotto di legno, sulla destra la porta che conduceva dentro la palestra. Miho indossava un paio di occhiali da vista e li sistemò sul naso, salutando il segretario dall'altra parte.
<< Posso esserle utile? >>. Il ragazzo era sicuro che non fosse una madre o una sorella di qualche ginnasta.
<< Mi chiamo Izumi Ine, sono una giornalista di cronaca nera di un piccolo paese fuori Tokyo. Sto scrivendo un articolo sul suicido e sto indagando sul caso di Noa Suzuki >>, fece un sorriso splendente.
<< Ah Noa... >>, gli occhi del segretario si fecero tristi. << Che tragedia. Ha delle domande? >>.
<< Potrei vedere il suo armadietto? >>.
Il ragazzo, sui venticinque anni, fece segno di no. << Mi spiace, ma non posso farla entrare negli spogliatoi. È questione di privacy >>.
<< Oh be' lo capisco. Posso visitare almeno la palestra e parlare con l'insegnante di Noa? >>.
<< Certo. La trova alla postazione dei cerchi >>, premette un bottone sotto il bancone e la porta fece un click.
Non si apre con la maniglia , pensò Miho.
La ladra non aveva intenzione di parlare con l'insegnante per davvero. Si sarebbe introdotta di nascosto negli spogliatoi e cercato l'armadietto della ragazzina. Velocissima si nascose nella curva del corridoio e vide due ragazze uscire dalla stanza e tornare in palestra, un asciugamano sul collo. Miho aspettò trenta secondi e poi si infiltrò nello spogliatoio e non ci mise molto a trovarlo. C'era il suo nome ed era stata posta una banda nera in segno di lutto e c'era un piccolo alterino ai piedi. Lesse messaggi affettuosi da parte dei compagni e qualche orsacchiotto era stato regalato.
Si tolse la forcina con cui aveva acconciato i capelli e forzò la serratura dell'armadietto. Allo sportello era stato affisso uno specchietto e notò residui di colla accanto, come se qualcosa fosse stato appiccicato e poi staccato con violenza. Un paio di libri sulla ginnastica, dei cambi e biancheria intima: un armadietto ordinario.
<< Troppo ordinario >>, si disse e lo chiuse, aveva sentito dei rumori.
Si nascose dietro una fila di armadietti ed entrò una ragazza sui diciotto anni a prendere qualcosa. Nuovamente sola si recò in fretta alla palestra e si mise a parlare con l'insegnante di ginnastica ritmica. Le disse che Noa era un gran talento, molto simpatica e un grande spirito di sacrifico.
Tornando all'ingresso, la ladra concluse che qualcuno aveva ripulito l'armadietto della ragazzina e quello poteva farlo solo chi aveva accesso giornaliero agli spogliatoi.
Le allieve e gli addetti alle pulizie.
Picchiettò sul vetro per attirare l'attenzione del segretario.
<< Scusa, posso chiederti quante persone lavorano qui? Sai, giusto per essere sicura di aver parlato con tutti >>.
<< A parte me, tre insegnanti e due addetti delle pulizie da poco assunti >>.
<< Quelli precedenti? >>.
<< Se ne sono andati, purtroppo. Il che ci ha creato un disagio e abbiamo dovuto assumere due persone in gran fretta >>, raccontò, sfogando la frustrazione di aver pulito lui la palestra.
<< Accidenti, ti capisco. Hai tutta la mia comprensione >>, appoggiò il gomito e fissò il giovane negli occhi. << Due uomini? >>.
<< Un uomo e una donna, erano molto precisi >>.
<< Avete i loro nomi? Sai magari li intervisto su Noa >>.
Il ragazzo sbuffò. << Come se non bastasse i computer hanno avuto dei problemi e abbiamo perso tutti i dati dei precedenti lavoratori. Attualmente abbiamo solo quelli di chi è assunto >>.
<< Che peccato >>, gli sorrise, poi si scostò. << Grazie per la disponibilità >>.
<< Se ti serve posso lasciarti il mio numero... >>. Il ragazzo non terminò la frase che Miho era già sparita oltre il portone.
In macchina si tolse la parrucca, le lenti a contatto e gettò tutto in una borsa sul sedile passeggeri. Rimase ferma qualche minuto a riflettere, la mano sul volante e con l'altra mano frugò nella borsa da cui estrasse un cellulare. Dopo aver inviato un messaggio, mise in moto e lasciò la stradina.


Quel sabato era soleggiato e senza una nuvola in cielo. Il gruppetto giunse ad Osaka nel primo pomeriggio e seguirono le indicazioni di Miho per giungere alla casa. Per Kaito fu un viaggio pesante: Aoko seguitava a rivolgergli poche parole e Akako non gli parlava affatto.
Quando giunsero davanti a villa Okamoto rimasero stupefatti: era un grande caseggiato di tre piani con uno sconfinato giardino a fargli da cornice. Kaito pensò che d'altronde la ladra discendeva da una stirpe di acrobati e il padre doveva averle assicurato un alto tenore di vita.
<< Che lavoro fanno i genitori di Miho? >>, chiese Zeshin, il fidanzato di Keiko.
<< Il papà è morto quando era piccola e la madre è una manager nel mondo dello spettacolo >>, spiegò Aoko.
<< Questo spiega la villa >>, rispose il ragazzo.
Miho andò ad aprire e li salutò allegramente. Indossava un vestito rosso e delle calze nere, capelli sciolti. Li guidò lungo una scalinata all'ingresso e mostrò un corridoio con cinque porte agli ospiti.
<< Scegliete quella che volete. La mia è quella dall'altra parte del corridoio >>, disse, indicano una porta in fondo. << Ho preparato la cena per stasera >>.
Aoko e Kaito scelsero la prima porta. Letto a baldacchino, finestrone che dava sul giardino, mobili semplici e raffinati. Il piccolo bagno in camera era in tinte dorate e la doccia era grandissima.
Trascorsero il pomeriggio girando per Osaka e Miho gli mostrò le attrazioni principali. Quando il sole cominciò a sparire dietro l'orizzonte, la ragazza li portò in un bellissimo locale panoramico a bere qualcosa. Nel bar c'era una grande TV a schermo piatto e i video musicali vennero interrotti dal telegiornale.
<< È programmato per domani il furto della celebre ladra Red Fox! >>, annunciò l'uomo in giacca dietro un bancone azzurro. La foto della ladra passò sullo schermo e la ritraeva mentre saltava da un'enorme finestra. Il rosso della tuta aderente spiccava contro il cielo scuro.
<< Adoro Red Fox! >>, esordì Keiko.
<< Non adoravi Ladro Kid? >>, le domandò il fidanzato.
<< Certo! Ma Red Fox è... >>, ci pensò un attimo. << La controparte femminile di Kid! >>.
<< Secondo me è più brava di Ladro Kid >>, disse provocatoria Miho, lanciando un'occhiata a Kaito.
<< Kid è il cattivo ragazzo >>, disse la ragazza bionda, incurante del fatto che era seduta allo stesso tavolo dei due ladri più famosi del Giappone.
Zeshin parve infastidito. << Cosa avrà mai di così speciale! >>. La fidanzata rise e gli diede un bacio sulla guancia, per calmarlo.
<< Io penso che sia un grande esibizionista, quel Kid! >>, concluse velenosa Akako, bevendo la sua aranciata. Il mago non le diede peso, sapeva che l'aveva detto per sfogare la frustrazione nei suoi confronti.
Miho era tutta trofia per le cose dette da Keiko e Kaito alzò gli occhi al cielo, in verità si era un po' risentito. Essere Ladro Kid lo rendeva orgoglioso, esattamente come lo era stato suo padre al tempo.
Aoko guardava i due. Pensò che, dopotutto, anche il padre di Kaito aveva sposato una ladra e forse tra di loro aveva funzionato proprio per questo motivo. Dentro di lei si diceva che era un periodo, quel tanto che bastava per attirare il serial killer e poi il vestito bianco sarebbe finito nel dimenticatoio.
Allora perché sentiva una fitta dentro di lei? Perché sentiva che c'era qualcosa che stava andando storto in tutta quella situazione?


Giunta la sera, Aoko si sedette sulla poltrona vicino al divano e Akako la imitò sedendosi sull'altra, osservando gli occhi azzurri dell'amica perdersi tra le fiamme scoppiettanti.
<< Non credi sia ora di perdonarlo? >>.
La ragazza sorrise. << Certo che sei strana. Ce l'hai a morte con Kaito eppure cerchi di farci rappacificare >>.
<< Non odio Kaito. È sempre irritante, questo non cambia mai >>. La fece ridere molto e Akako divenne stizzita, incrociando le braccia. << Che hai da ridere? >>.
<< Gli vuoi bene >>, disse tra le lacrime per le risate.
<< Non dire sciocchezze! >>, disse con fare altezzoso. << Come potrei voler bene a uno così?! >>.
Le labbra di Aoko si ridussero a un sorriso. << Come vuoi bene a Saguru >>.
Quella frase fece voltare gli occhi di Akako come se avesse paura che potesse leggerle la verità nelle iridi.
<< Saguru... Lui è fatto a modo suo >>.
<< Ehi ragazze! >>, Keiko agitava un mazzo di carte tra le dita. << Partita a carte? >>.
La strega sospirò felice. L'intervento della ragazza aveva interrotto sul nascere una discussione imbarazzante. Non era ancora pronta ad affrontare quel discorso.
Già , pensò amaramente. È fatto a modo suo.


Kaito sedeva su una panchina del giardino di fronte a una fontana. C'era freddo, nonostante la bella giornata, e fissava il cielo pieno di stelle. Lanciava carte contro un albero.
Miho poggiò le mani sullo schienale della panchina in legno e con un movimento agile si sedette al fianco del mago.
<< Be' Kid, quando hai intenzione di sistemare la tua storia con la principessina? >>.
Il ragazzo sbuffò. << Si può sapere perché ci tieni tanto ad aiutarmi? >>.
<< Mi piacciono i casi disperati come te. La verità è che tu non hai capito proprio niente >>, rise lei.
<< Illuminami. Sembra che tutte abbiate capito tranne me >>, disse scocciato il ladro. L'atteggiamento di Miho ricordava molto quello della strega qualche giorno prima.
<< Aoko non può capirti >>.
<< Di che parli? >>.
Miho scosse la testa. << Lei non crede di essere alla tua altezza perché non fa parte del mondo dei ladri >>.
<< Non è assolutamente vero e anche se fosse non mi interessa. Lei è bellissima, dolce e se non ci fosse non saprei cosa fare >>. Kaito si rese conto di averlo detto, sì, ma non l'aveva mai fatto davanti alla fidanzata.
<< Posso vedere la lampadina del tuo cervello accendersi >>.
<< Aoko non crede di essere abbastanza per me ed io ho solo avverato la sua peggiore paura >>. Kaito prese una carta, la lanciò contro l'albero e si conficcò nel legno. << Allora so cosa devo fare >>.
La ladra ne prese una dal mazzo, mosse il polso e cercò di imitarlo. La carta volteggiò goffamente fino a toccare la pietra del vialetto. Miho la guardò contrariata e le risate a crepapelle del ladro la irritarono.
<< Non hai niente da ridere! >>. Continuava a sghignazzare, lei incrociava le braccia e non lo guardava. Poi lo sbirciò con un'occhiata. << Come ci riesci? >>.
Smise di ridere e una carta apparve tra le dita dal nulla. << È un gioco di polso >>. Kaito le passò un'altra carta e poi le mise una mano sul polso. La ragazza dovette ammettere che quel contatto la faceva sentire bene e scacciò il pensiero, sapeva che non era la sera giusta, la situazione giusta e peggio ancora non doveva sentirsi così per nessun motivo.
Kaito le fece rivedere il movimento e Miho ci riprovò. La carta non si conficcò a fondo ma almeno rimase nel legno.
<< Quel povero albero ha almeno trent'anni >>.
<< Sono sicuro che Red Fox può migliorare! >>, scherzò Kaito.
<< Aoko ha detto una cosa sciocca il giorno in cui avete litigato >>.
<< Cosa avrebbe detto? >>.
<< Che io sono più giusta per te. Lo trovo ridicolo >>. Eppure quelle parole della ragazza l'avevano colpita e ci pensava ancora.
Kaito ridacchiò, come se avesse detto una barzelletta. << Ci distruggeremo a vicenda, probabilmente >>.
<< Già, hai ragione >>. La ragazza andò a riprendere le carte per non far notare gli occhi un po' tristi. Cosa mi prende?
<< Corri Kid. La principessa Nakamori aspetta solo te >>.


Aoko non aveva vinto nessuna partita e decise che non era fortunata nemmeno nel gioco. Si mise a passeggiare per il vasto parco, mani nelle tasche e avvolse il collo nella sciarpa rosa. Incrociò il fidanzato davanti al portone d'ingresso e si fermò, bloccata. Appena la vide, le andò incontro dandole un bacio. Avrebbe voluto ribellarsi ma si lasciò andare perché Kaito le mancava tantissimo.
Le teneva il viso tra le mani e la fissava negli occhi. Aoko non riusciva a staccarsi, l'orgoglio era divenuto minuscolo, sopraffatto da quegli occhi blu. << Non è vero che non vali abbastanza da stare con me >>.
<< Cosa? >>.
<< Tu mi sei stata accanto quando hai scoperto chi ero, hai rischiato la tua stessa vita e sopporti la mia doppia identità >>. La pelle di lei era liscia e gli era mancato il suo profumo. << Come puoi pensare di non valere abbastanza? >>.
La giovane non riusciva a sostenere quegli occhi dopo quella rivoluzione. << Io non ti capirò mai >>.
<< Non mi interessa >>, ribatté lui. << Mi sei accanto da quasi quindici anni e dove sarei senza di te? >>.
Aoko avrebbe voluto tenere il muro alzato ma le crepe formate da quelle parole lo stavano demolendo.
<< Tu non devi capire Ladro Kid. A me interessa che tu capisca Kaito e lo fai egregiamente. Sono presuntuoso >>. Aoko percepì esitazione, come se non volesse dire la prossima parola. << Esibizionista >>.
Finalmente rise e quel suono era il più puro che potesse mai sentire. << Dai ragione ad Akako, allora >>. Gli avvolse la vita con le braccia e avvicinò le labbra alle orecchie. << Ci sai fare con le parole >>.
<< Lo so. Io so fare tutto, signorina >>.
Aoko gli diede un colpetto sulla spalla e lui la attirò a sé per baciarla. Sentire di nuovo le sue labbra fu come tornare a respirare e rimasero lì, la pelle d'oca per il freddo e i brividi per le emozioni, a fare pace e riprendersi da quella settimana sprecata in malumori e mutismi.
Non sapevano di avere una spettatrice, seduta sul ramo di un grosso albero, che dondolava i piedi come una bambina. Un trillo ne distolse l'attenzione e scorse i messaggi in arrivo sul cellulare. Le labbra di Miho si incurvarono in un sorriso delicato e si lasciò cullare dalla brezza gelida dell'inverno, osservando la luna piena. Il cellulare fu abbandonato accanto a lei e lo schermo ancora illuminato, il testo del SMS sulla homepage.
Sospetto confermato. Indagherò. Ti cerco io. Dieci giorni.


La domenica sera il gruppo si ritrovò sul treno del ritorno. Kaito aveva ricambiato il favore alla ladra, distraendoli dall'assenza di due ore della ragazza. Miho era tornata come se niente fosse e annunciato al ragazzo che avrebbe restituito anche quella gemma. Sul treno, osservò la coppia ritornata felice e poggiò il gomito sul bordo del finestrino, mano sotto il mento, osservando il paesaggio scorrere rapido.
Abituato a vederla frizzante e sarcastica, Kaito non capiva cosa turbava Miho e la rendeva quasi malinconica. Ancora non lo sapeva nemmeno lei, ma qualcosa di pericoloso e bellissimo stava nascendo dentro di lei, per quanto cercasse di reprimerlo.
Red Fox non era la volpe amata da tutti nella vita reale. Miho stava capendo che lei non era immune ai sentimenti comuni e Kaito stava sconvolgendo la sua esistenza in modo irreparabile. Lo guardò per un secondo, le fece un sorriso amichevole e ritornò a guardare fuori.
Un sorriso può davvero cambiare il mondo di qualcuno.


Angolo autrice!


Ecco il nuovo capitolo!
Chiedo scusa per aver ritardato. Per chi non avesse letto l'aggiornamento nel capitolo precedente, ho iniziato un nuovo lavoro molto stancante fisicamente e quindi arrivo a casa stanchissima >.< Dopodomani tornerò in Italia per tre settimane e dovrei essere più libera!
In questo capitolo la nostra coppia preferita ha fatto pace e Miho sembra turbata e pare nascondere anche lei dei segreti. Keiko scoprirà che Kaito è Ladro Kid?
Ringrazio chi l'ha messa tra le seguite, le preferite e chi ha commentato!
Relie Diadamat: Grazie per la tua recensione e i suggerimenti. Sono veramente felice di sapere che mi segui! :)
Alla prossima!


PS= Chiedo scusa per il ritardo eccessivo ma sono ritornata all'estero solo la scorsa settimana e ho avuto qualche problema personale, pubblicherò il prossimo capitolo sicuramente in questi giorni, massimo metà prossima settimana! Scusate ancora! :D





   
 
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