AL RISTORANTE
Uomo di lusso
indiscusso;
tavolo per quattro,
quatto,
non si presenta;
moglie inquieta,
bambini agitati,
che in attesa di papà
con giochi infantili ingannano la
realtà;
aizzati,
strida contenute,
al ristorante,
rimbombante.
Ma il papà
ancora non ci sta,
non ci va,
non sta,
come sta?
Il padre al volante se ne sta,
distrattamente
dell’orologio da polso guarda il
quadrante,
sa che la sua famiglia lo attende al
ristorante.
Lo sa, ma si presenta in ritardo,
niente riguardo,
iracondo
l’uomo dai mille impegni
ha progetti e disegni
che gli frullano per la mente;
deve ideare delle bugie,
magari anche alla moglie deve
mentire,
ai figli un paio di cartoni in tv
possono bastare,
per quietare,
per non agitare;
non porre domande.
In quinta arriva al ristorante;
sabato sera,
la notte è buia e nera,
oscura,
ambigua e sa d’arsura;
decine gli altri avventori,
ingresso con vestiti nuovi e due
cellulari
pronti ad essere sfoderati,
come lame,
trancio di carne,
odore di rame
nell’aria,
di salvia
dalle vicine cucine.
La cena inizia,
in ritardo, comincia;
bambini, strida,
la moglie che grida
per non far afflosciare la voce
nell’ecatombe più dolce.
Attorno, gente che parla,
che puzza,
che sparla,
che alita,
che canta,
i figlioli che non stanno fermi,
fermenti,
la moglie che non tace,
uno dei cellulari che squilla,
e squilla,
quisquiglia,
e anche ciò basta per allontanarsi,
per tornare a distrarsi,
ad isolarsi,
tra le altre persone
solo chiacchierone e cialtrone.
Con un semplice scusa, amore,
se ne va fuori, il signore;
al telefono la segretaria
mormora ogni sorta di barbarie;
la sua voce riempie l’aria
della notte calda,
che riscalda
un cuore che nasconde qualcosa che
invalida.
L’altro cellulare squilla,
l’altra collega già lo attende
via, lontano da lì,
e fu così
che la serata si movimentò un po’;
il buon padre di famiglia si eclissò
dietro ad un lampo incompreso,
dalla sua consorte inatteso.
Addio alla famigliola al ristorante,
di ricongiungersi con l’amante
il bisogno è sempre più pressante,
e allora via, che si va,
si lascia qualche banconota per
pagare il conto,
e tutto il resto al volere del puro
desiderio si girerà.
NOTA DELL’AUTORE
Una piccola poesia scritta per puro svago, senza alcun
riferimento a fatti realmente accaduti.
Solo una piccola riflessione sulla mediocrità di chi si
nasconde dietro ad una maschera di perfezione, ed invece è un po’ mascalzone,
in realtà.
Dopo un pranzo al ristorante in cui tutti erano al cellulare,
un po’ forse mi sono lasciato suggestionare da questo xD
Grazie per l’attenzione, carissime amiche e carissimi amici
^^