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Autore: _TheValkyrie_    15/12/2017    0 recensioni
Dal primo capitolo:
"I due metri che la separavano dal suolo non le facevano paura, anzi, ogni volta che saltava dalla finestra per scappare di casa sentiva di potersi riprendere la sua vecchia vita tra le mani.
Da un anno ormai aveva abbandonato tutto quello che di più caro aveva, ma quello che le mancava di più era la compagnia dei suoi amici, quei cinque pazzi scatenati con cui poteva essere ciò che realmente era, senza doversi nascondere dietro una maschera di pure menzogne."
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Glasgow
Dicembre 2005
 
 
I due metri che la separavano dal suolo non le facevano paura, anzi, ogni volta che saltava dalla finestra per scappare di casa sentiva di potersi riprendere la sua vecchia vita tra le mani.
 Aveva appena avuto una violenta litigata con i suoi, dopo che suo padre le aveva proibito di andare al concerto che si sarebbe tenuto quella stessa sera.
Infuriata era corsa in camera sua, lì era rimasta per ore a meditare sul da farsi e alla fine si era decisa a prendere il treno che l'avrebbe portata alla sua meta.
 
Nonostante Glasgow fosse una città bellissima la Scozia non faceva per lei, era tutto così diverso e insolito: il modo di parlare delle persone, le loro usanze, ogni cosa differiva da ciò che una volta era il centro del suo mondo, ovvero Sheffield.
 Da un anno ormai aveva abbandonato tutto quello che di più caro aveva, ma quello che le mancava di più era la compagnia dei suoi amici, quei cinque pazzi scatenati con cui poteva essere ciò che realmente era, senza doversi nascondere dietro una maschera di pure menzogne.
 
L'aria fredda e pungente le sferzava il viso mentre correva il più velocemente possibile per raggiungere la stazione dei treni.
 In poche ore sarebbe tornata dove aveva lasciato le radici e avrebbe riabbracciato i suoi eroi che erano riusciti a realizzare il loro piccolo sogno.
Dopo una serie di concerti che lei si era persa per colpa del padre, i ragazzi avrebbero suonato a fine serata, abbandonando finalmente il ruolo di spalla.
 
Il treno sfrecciava ad alta velocità sulle rotaie e Jessica osservava il paesaggio in movimento mentre ogni singola cellula del suo corpo fremeva dalla voglia di rimettere piede in Inghilterra.
 Erano ormai passate due delle quattro ore di viaggio e lei se ne stava beatamente seduta al suo posto, ascoltando dal mp3 Dig Up Her Bones dei Misfits, canticchiandone il testo, quando il suo telefono prese a squillare. Sul piccolo schermo apparve il contatto e lei rimase diversi secondi a contemplare quelle quattro lettere prima di decidersi a rispondere.
 
-Dimmi...- proferì lei con un filo di voce mentre la tensione le fece accapponare la pelle,
 
-Dove sei?- il tono assunto dall'uomo faceva presumere che fosse calmo, ma lei sapeva perfettamente che non era così. La bipolarità di suo padre poteva fregare gli altri, facendo credere a tutti che fosse una persona buona, divertente, solare e altruista.
Non poteva esserci al mondo bugia più dolce. Lei adorava suo padre, quel padre che tutti conoscevano, ma l'altra faccia della medaglia era il suo incubo peggiore.
 
-Lontano da casa- disse trattenendo il respiro e rimanendo in apnea per il tempo necessario a mantenere la calma mentre attendeva il verdetto dell'uomo. Questo, intuendo gli spostamenti della figlia, cominciò ad imprecare tanto forte da costringerla ad allontanare il telefono dall'orecchio.
 Ormai abituata alla marea di insulti che le sputava addosso in quelle occasioni, l'unica cosa che provava nei confronti del padre era pena, sì pena, semplicemente perché lo reputava un debole, incapace di ottenere ciò che voleva in maniera civile, usando invece il terrore che incuteva nelle persone.
 Stanca di quelle urla terminò la chiamata e senza dire niente spense il telefono infilandolo nello zaino.
Riprese ad ascoltare la musica per evitare che quell'inconveniente le rovinasse non solo l'umore, ma soprattutto la giornata.
Continuò a osservare il paesaggio dal finestrino per diversi minuti, sorrise notando il mutamento della vegetazione che le fece intuire di essere quasi arrivata a destinazione e lentamente si assopì cullata dal ritmo della canzone che stava ascoltando.
 
Una mano si posò sulla spalla della ragazzina completamente assopita.
 
Lei aprì lentamente le palpebre sentendole pesanti e cercò di mettere a fuoco la strana figura piazzatasi davanti a lei.
 -Signorina. Signorina si svegli, favorisca il biglietto cortesemente- la voce dell'anziano signore era alquanto acuta e stridula e sentendola a Jessica si dipinse un sorriso divertito sulle labbra.
 
-Si certo, ecco a lei- tirò fuori dalla tasca il biglietto e lo porse al controllore un po' spazientito che lo controllò con attenzione.
 
-Mi scusi, ma in quale stazione siamo?- gli chiese incuriosita rendendosi conto che il treno non proseguiva più la sua corsa.
 
-Siamo appena arrivati a Sheffield ragazzina- l'uomo obliterò il biglietto fissando Jessica attraverso le spesse lenti degli occhiali, il viso della ragazza cambiò espressione all'improvviso. Se prima sembrava stesse per riprendere sonno ora i suoi occhi riflettevano sorpresa e felicità. In pochi secondi la giovane si alzò di scatto e superò di corsa l'anziano controllore, costringendolo a farsi da parte contro la parete del treno.
 
-Questi giovani. Sempre più maleducati!- urlò l'uomo sperando che la ragazzina lo sentisse mentre scendeva velocemente dal mezzo poco prima che si rimettesse in moto.
 
Finalmente scesa Jessica inspirò profondamente per imprimersi l'odore della sua amata Sheffield nelle narici. Gli occhi le risplendevano di una luce propria mentre si guardava attorno entusiasta.
Non molto distante scorse una figura a lei familiare, poggiata con la schiena al palo che sosteneva il tabellone degli arrivi.
 
-WARD!!!- urlò a squarciagola correndo verso il ragazzo che, colto di sorpresa, assunse un'espressione terrorizzata vedendosela arrivare addosso a tutta velocità. Chiuse gli occhi mentre lei con la sua delicatezza gli saltò al collo, rischiando di farli cadere entrambi a terra.
 
-Jess, quando smetterai di chiamarmi per cognome?- disse scombinando con entrambe le mani i capelli dell'amica.
 
-Un giorno, forse. Oppure no. Chi lo sa Curtis- enfatizzò a posta il nome del ragazzo, rimanendo ancora aggrappata al suo collo. Solo dopo alzò lo sguardo, incastonando gli occhi nei suoi prima che scoppiassero a ridere entrambi.
 
-Ora staccati che dobbiamo andare, o il tuo ragazzo penserà che ti ho rapita- le disse guardando il grande orologio della stazione mentre con delicatezza le posò le mani sulle spalle per allontanarla.
 
Quelle parole la fecero riflettere per qualche istante, corrugò la fronte indispettita, girandosi anche lei a fissare l'orologio,
 -Se aveva così tanta voglia di vedermi perché non è venuto Oliver al posto tuo? Sono appena le sei, che diamine stanno combinando lui e gli altri?!- innervosita sospirò fortemente fissando Curtis negli occhi.
Erano passati poco più di sei mesi dall'ultima volta che era stata a Sheffield e guardando bene il suo amico le parve che in quel lasso di tempo la sua fisionomia fosse lievemente cambiata. I lineamenti del viso erano leggermente più marcati, i suoi zigomi sembravano essere scolpiti facendolo sembrare più uomo, lei arrossì notando questi nuovi particolari e distolse velocemente lo sguardo.
 
-Beh dato che non rispondi mai al telefono cosa pretendi. Gli altri stanno sistemando il locale, mentre Oliver non so precisamente cosa stia facendo, ci ha solo detto che stava preparando qualcosa, una sorpresa per te forse, è da due settimane che corre come un pazzo- le riferì seccato scostandosi dagli occhi il lungo ciuffo, poi si voltò dandole le spalle per incamminarsi verso l'uscita.
 
-E dai. Aspettami!- Jessica si mosse accelerando il passo per coprire la distanza che la separava da Curtis, affiancandosi subito dopo al ragazzo che sembrava essersi rabbuiato in viso.
-Che ti prende adesso Curt?- gli chiese sospirando, spingendolo delicatamente con una spalla
 
-Solo pensieri, sta tranquilla- detto questo le sorrise dolcemente cingendole le spalle con un braccio.
 
-Mmmh, non mi convinci...ti conosco troppo bene-
 
-Non insistere- le disse con tono fermo mentre si incamminavano fuori dalla stazione verso la piccola vettura del ragazzo
 
Jessica ci rimase male, era da tanto che non si vedevano e voleva sapere tutto quello che gli passava per la testa. Sospirò una seconda volta sentendo l'amico diventare freddo tutto ad un tratto.
 I due salirono in macchina. Non appena Curtis mise in moto Jessica cominciò a guardare fuori dal finestrino per evitare di riempire l'amico di domande e farlo innervosire ulteriormente.
 
-Ora ti faccio sentire una cosa- disse il ragazzo accendendo la radio e indicando a Jessica un cd senza custodia buttato sul cruscotto. Lei lo prese e glielo passò con indifferenza senza neanche guardarlo, pensando che fosse uno dei suoi soliti cd con dentro canzoni di ogni genere, tirate fuori da chissà dove.
Poi riprese a fissare la città dall'auto in movimento.
Non le sembrava vero di essere di nuovo lì, sorrideva appagata guardando le vie, gli edifici e le persone, riconoscendone qualcuna di tanto in tanto.
Sobbalzò appena sentì la prima canzone cominciare e si girò a guardare Curtis, studiando la sua espressione compiaciuta nonostante tenesse lo sguardo fisso sulla strada.
 
-OH. MIO. DIO! Avete già registrato? Io non...pezzi di merda non mi avete detto niente! È così, wow! Ok Ok sto schizzando troppo- cominciò a ridere senza contegno, arrivando anche a lacrimare per la gioia.
 
-Calmati, pensa che sta sera sentirai tutto dal vivo-
 
Jessica si quietò anche se faticava a trattenere la felicità. Era orgogliosa dei suoi ragazzi, avevano finalmente inciso le prime canzoni e per questo avrebbe voluto festeggiare con loro tutta la notte, cosa che purtroppo non accadeva da un sacco di tempo.
 In men che non si dica arrivarono al locale, dall'esterno pareva che non ci fosse nessuno ma appena vi entrarono lei scoprì che era densamente popolato.
 La sala era brulicante e frenetica, c'erano persone che andavano a destra e a manca per sistemare strumenti, luci e aggeggi elettronici di ogni genere seguiti da metri di cavi.
Molti di quei ragazzi li aveva conosciuti al liceo e mentre seguiva Curtis, standogli dietro come un ombra, scambiava loro timidi sorrisi e cenni di saluto imbarazzatissima essendo l'unica ragazza nel locale.
 
-Jessicaaa!- d'un tratto sentì dietro di se qualcuno urlare il suo nome è si voltò.
Una stretta al cuore la colpì appena riconobbe i suoi amici, l'urlo era uscito dalla bocca di Matthew che si fece velocemente strada tra il viavai di gente seguito da Matt e Lee.
Il ragazzo dai lobi dilatati non esitò un secondo e si precipitò ad abbracciarla. Lei assaporò quel contatto umano poggiandogli la testa sul petto e ricambiando immediatamentela stretta.
 
-AMMUCCHIATAAA!- Curtis la fece trasalire. Sapeva perfettamente cosa sarebbe accaduto con quel comando, Infatti in pochi istanti gli altri ragazzi le si scaraventarono addosso schiacciandola e togliendole il fiato.
 
-Non respiro più! Idioti levatevi!- disse lei ridendo, ma sentendola i quattro la strinsero ancora di più.
 
Matthew, Matt, Lee e Curtis avevano aspettato con impazienza questo momento, Jessica faceva parte del loro gruppo, della famiglia che tutti e sei formavano.
Per tutti era la piccola sorellina da proteggere, anche se era molto testarda.
Lei, che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, quella che si cacciava spesso nei guai ma ne usciva da sola nonostante tutto.
Li castigava di santa ragione se combinavano qualcosa e molto spesso risolveva tutti i loro problemi.
Da quando si era trasferita tutti loro avevano perso un pezzo della loro anima, ma ora che era lì non importava più nulla, si erano finalmente riuniti.
 
-Non ho sentito, che hai detto Jess?- ironizzò Lee per farla innervosire
 
-Che non respiro. Basta!- Jessica lacrimava continuando a ridere, soprattutto perché Matt aveva cominciato a farle il solletico,
 
-Matt ti trancio le mani se non la smetti!- e così Kean le tirò un pizzicotto sul braccio per divertirsi ancora un po'. All'improvviso alzò le mani e spinse via i compagni lasciando Jessica libera di respirare.
 
-potresti almeno dirmi grazie, ingrata- le disse sorridendole dolcemente
 
-Grazie Matt, contento?-biascicò lei riprendendo fiato
 
Lui rimase zitto continuando a sorridere, poi si affiancò a Curtis mentre tutti e quattro presero a fissarla.
 
-Che vi prende adesso?- chiese incuriosita passando lo sguardo su ognuno dei loro volti, notando che tutti e quattro si trattenevano dal riderle in faccia.
 
Non capì cosa ci fosse di divertente finché da dietro due mani non le coprirono gli occhi. A quanto pare quella persona era alle sue spalle da chissà quanto e lei non se ne era neppure accorata...
   
 
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