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Autore: _Lakshmi_    15/12/2017    2 recensioni
[AU Scolastica]
Dal primo capitolo:
Il pullman è la barca, l'autista è il tristo traghettatore di anime.
Se Dante avesse scritto la Divina Commedia nel XXI secolo, probabilmente lui e Virgilio avrebbero viaggiato su un mezzo pubblico, schiacciati nella calca di teste pensanti -chi più, chi meno- ed ansiogene, concentrate unicamente sull'imminente verifica o interrogazione.
Caronte aspettava gli spettri imbottiti di caffè e di zuccheri, tamburellando le ossute dita sul volante a ritmo della colonna sonora delle sue lunghe traversate: [...] lui, infatti, in mezzo a tutta quella vita, si limitava ad ascoltare e a cantare le note della sua amata canzone, guidando la nave sul fiume di nero asfalto.

[Attenzione: rivisitazione miti in chiave moderna ed utilizzo di stereotipi]
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I Bagni (maschili)

I bagni (Maschi)

[raccolta di One-shot]


    I bagni della scuola Agorà, come in ogni altra scuola, si suddividevano in: maschi, femmine e docenti (che, essendo creature ultraterrene, non potevano entrare nei comuni loculi dei mortali).

    I bagni dei maschi erano contraddistinti da un silenzio religioso quasi inviolabile, oltre che da una compravendita di ogni genere di sostanza perlopiù illegale: infatti, a differenza della sua controparte femminile, affollata da branchi di ragazze in cui -magari- soltanto un esemplare doveva usare i servizi, il bagno maschile era deserto, perché i veri uomini si avventuravano da soli, affrontando l'oscuro destino che aleggiava attorno al mercato nero gestito da Nessuno.
Nessuno non aveva un volto. Nessuno era colui che, nel bagno dell'ultimo piano nella parte del liceo Artistico -superato il banco di nebbia, prima porta a destra-, consegnava ogni genere di risposta dietro ad un lauto compenso.
L'aria densa, aromatica, oltre che la pressione psicologica del totale silenzio, spezzato solo dal continuo sottofondo di un individuo in grado di urinare per tutta la durata del colloquio, rendeva arduo il mantenere i sensi vigili, anzi, spesso lo studente più sprovveduto si assuefaceva a quell'atmosfera onirica.
Era passata alla storia l'avventura dello sventurato Polifemo, il cui peccato era quello di aver cercato di superare in altri modi il temibile compito dell'ancor più temibile professor Ade.


[Come tutto ebbe inizio]


4B Scientifico, prima ora, Venerdì.

    << Martedì prossimo, versione di Latino.>> sentenziò il prof. Ade, senza alzare gli occhi dal registro elettronico costellato di caselle straripanti di compiti in classe. Persino Religione, sentendosi in difetto nel non concorrere al periodo infame di chiusura del primo trimestre, aveva piazzato un saggio breve su “L'importanza della tolleranza religiosa e del riconoscimento dei culti più primitivi fino a quelli più evoluti”.

Ade era riuscito, in quel campo fiorito di verifiche, a piazzare la propria temuta valutazione: era quasi soddisfatto di sé, tanto che, dopo aver finito con la compilazione necessaria, si lasciò andare contro lo schienale della rigida e scomoda sedia in legno, godendosi lo spettacolo dei volti terrorizzati.
E attendeva.
Attendeva il coraggioso che avrebbe alzato la mano per polemica.
Attendeva con una corvina occhiata di sfida, assottigliando lo sguardo già sottile, mantenendo l'espressione di assoluta mitezza che era solito mostrare.

<< Profe, ma martedì interroga già in filosofia!>> esclamò Briseide dal fondo dell'aula, voce del popolo che, dopo quel sasso scagliato, insorse.
<< Sì, profe, anche in inglese.>> aggiunse Cassandra, dando manforte alla propria amica e compagna di banco.
<< E c'è il test di ginnastica!>> continuò Paride, alla cui affermazione seguì un terrorizzato “Ocheccazzo davvero?”, la cui risposta fu un sussurrato “ma no, cretino, ma magari ci crede”.

No, ma ci sento piuttosto bene”, fu il pensiero del professore, che restava tuttavia impassibile ad ascoltare le lamentele del popolo.

<< E mate? Mate non voleva interrogare?>>
<< È vero! Profe abbiamo anche fisica!>>

Come le giornate scolastiche riuscivano a tramutarsi da cinque a sette ore.
Ade, con il suo portamento e la sua leggendaria pazienza, si alzò e camminò piano, passo dopo passo, per osservare infine il calendario di classe.
Quella semplice azione riuscì ad infondere il germe della speranza negli studenti che si chetarono ansiosi.
Con lentezza, il professore fece scorrere il magro indice lungo le giornate di Dicembre, straripanti di scritte in matita che cantavano patroni come “Supplenza prof Alettrione, 10-11” (seguito da commenti come “oddio!!”, oppure il poetico “svengo”), grandi citazioni quali “Il periodo di merda sta arrivando!” e feste nazionali come, ad esempio “Festa a casa di Ettore” (con un lungo, profondo commento in maiuscolo “SI SBOCCIAAAAAAA” e centinaia di emoticon per nulla disturbanti).

<< Eh... ragazzi, vedo che siete pieni: la mia verifica effettivamente vi metterebbe in crisi.>> sospirò sconsolato Ade, continuando a contemplare la fonte assoluta di verità.

Silenzio.
Respiri mozzati.
Cuori sospesi tra la disillusione e la speranza.

<< Ma confido in voi che vi prepariate a sufficienza per affrontare la versione.>> sorrise, voltandosi in tempo per gustarsi gli sguardi di puro sconforto, angoscia e disperazione dovuti a quella crudele frase.

Solo un ragazzo rimase calmo, certo sul riuscire a scamparla anche quella volta.


[Come tutto si sviluppò]


Ultimo piano, bagno dell'artistico, Sabato, termine delle lezioni.

    Dopo cinque ore di lunghissime lezioni, la nebbia nei bagni era fitta e densa, quasi tangibile.
Polifemo, con mani in tasca e chewing-gum tra i denti, avanzava sicuro, fendendo la coltre di fumo aromatizzato fino a fermarsi davanti alla porta di un “cesso”.
Ormai non si poteva neppure più definire “gabinetto”: era talmente pericolante ed imbrattato di scritte e colori tossici, che il termine stesso “gabinetto” risultava essere semplicemente riduttivo.
Dopo un attimo di ponderazione, il gigante calvo, asso della squadra di Basket della scuola, diede un violento calcio al lurido varco, che isolava la turca dal resto del mondo conosciuto.

<< Ehi, so che ci sei.>> inaugurò in tal modo le trattative << Muoviti che non ho tutto il tempo.>>
<< Con calma, Polifemo.>> la voce pacata e contraffatta di Nessuno alimentò ancor di più l'astio negli occhi piccoli e arcigni del cliente << Prima i soldi.>>

La porta si aprì leggermente.
In realtà, affidandosi semplicemente alla vista non si poteva essere certi, perché tutto era celato dalla foschia grigiastra, tanto da rendere ciechi gli occhi; invece, grazie al sofisticato udito, Polifemo aveva ben sentito, oltre all'immancabile rumore di svuotamento di vescica provenire dal fondo, anche il caratteristico cigolio da cancello in ferro battuto gotico, degno di qualche b-movie sui vampiri.
Il colosso frugò nelle tasche, fino a estrarre diverse banconote ripiegate per consegnarle alla mano che attendeva pacata.
Il portale si richiuse.
Nessuno contò attento il denaro per ben tre volte, prima di estrarre da un faldone l'agognata verifica.

<< Sì, dovrebbe essere giusta.>> annuì assorto, prima di far passare sotto la porta l'atteso foglio di carta su cui era stampato, nero su bianco, la salvezza per chi non aveva per nulla voglia di aprire il libro. O il dizionario. O entrambi.
<< Se non è questa, giuro che-...>>
<< Tranquillo, Polifemo: sono famoso, sai dove trovarmi. Se finisci nei guai, ci finirò anche io e perderò tutti i miei clienti.>>

Il gigante cieco non poté notare il sorriso sornione dipinto sul viso di Nessuno, altrimenti -forse- avrebbe mostrato un minimo di accortezza in più.


[Come tutto si concluse]


Mercoledì, parcheggio dei motorini, Ora di Religione.

    << Hai sentito?>> domandò Diomede, giovane membro della squadra di Calcio della scuola (come poteva dimostrare il suo fisico particolarmente allenato ed i suoi corti capelli castani, conformi ad ogni altro ragazzo della comitiva), mentre era intento ad estrarre dal pacchetto una sigaretta per portarsela alle labbra.

Tuttavia, i suoi piani di fumare in tutta tranquillità sembrarono andar in fumo, quando, dopo aver rovistato qualche minuto nelle tasche del pesante giubbotto, s'accorse della propria terribile amnesia mattutina.

<< Che cosa?>> domandò Ulisse che, previdente, gli lanciò il proprio accendino. In anni di lunga amicizia, dopotutto, si era abituato alle sviste dell'amico, tanto che ormai quei piccoli gesti di cortesia erano diventati meccanici.

L'atleta finalmente riuscì ad accendere la propria fonte di serenità quotidiana, distendendo un sorriso rilassato, mentre una serpentina scia grigiastra ascendeva al cielo ancor più grigio, prossimo ad un'abbondante nevicata.
Entrambi appoggiati alla balaustra del parcheggio dei motorini, si godevano la tranquillità dell'ora di Religione passata fuori dall'aula. In realtà erano entrambi iscritti per i crediti, ma Calcante, vecchio professore più antico della scuola stessa, non riusciva mai a quantificare il numero totale di studenti presenti nella classe, per cui l'anarchia regnava sovrana per quei brevi sessanta minuti.

<< La classe 4B dello Scientifico ha collezionato un numero esorbitante di insufficienze nell'ultimo compito in classe di latino. C'è finito di mezzo anche il figlio di Poseidone, hai presente Polifemo?>>
<< Cosa? Vuoi dirmi che non è stato Cesare a dire la celebre frase: “Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”>> rise di cuore Ulisse, dimostrando tutta la propria perfidia.
<< Ulisse...>> sospirò Diomede, scuotendo il capo risoluto << Se è per quel che è successo...>>

Il Classico e lo Scientifico erano da sempre acerrimi rivali e questa contesa sfociava spesso nello sport: per cui, quando le classi 4A e 4B dei rispettivi indirizzi si erano trovate a scontrarsi sul campo da calcio, era nata una vera e propria lotta per la supremazia.
Fu un'ora di sangue, violenza ed insulti, che si concluse solamente quando una pallonata colpì in pieno ventre il professor Ares; e così gli insulti, la violenza e il sangue si tramutarono in prostrazioni, perdono e borse del ghiaccio.
Diomede da quello scontro ne era uscito tutto sommato vittorioso, seppur lo stesso non potevano dire gli altri compagni di classe,che avevano subito le temibili pallonate mirate del brutale Polifemo.

<< Mai mettersi contro Nessuno.>> sorrise Ulisse, socchiudendo i brillanti occhi d'un intenso azzurro << Ha solamente vendicato i compagni caduti: certa gente deve capire che avere un professore come padre non ti rende assolutamente intoccabile.>>


Si concluse così il mitico racconto dell'avventura nei bagni:
con quattro chiacchiere ed una sigaretta.



Fine Oneshot!

Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? : celebre frase di Cicerone.
Bagni dell'artistico: diciamo pure che le descrizioni sono frutto della pesante caricatura basata su racconti di vita di una mia amica. Mi sono risparmiata di mettere una lunga descrizione sulle condizioni del lavello, imbrattato di ogni genere di colore tossico e non tossico, tanto che ormai ha assunto colori poco salubri.
L'importanza della tolleranza religiosa e del riconoscimento dei culti più primitivi fino a quelli più evoluti: ossimoro.


Angolo dell'autrice:

Si conclude così anche la prima storia di questa raccolta.
Per quanto riguarda l'utilizzo di stereotipi, ci tengo a precisare che è un utilizzo consapevole: so bene che la dipendenza dalla droga è una tematica delicata, così come so bene che gran parte di quelli dell'artistico non fumano; tuttavia il mio obiettivo è proprio proporre una stortura morale, giocare con idee comuni per indurre una risata o comunque per alleggerire il tutto.


Invece, il passare l'ora fuori dall'aula... beh, è quasi un racconto di vita vissuta. In ogni caso, non si fa, è contro ogni morale, ricordatelo bene.


Come sempre ringrazio quelli che hanno aggiunto la storia dando una possibilità al tutto e... nulla, spero che continuerete a leggerla.


Un bacio da _Lakshmi_!

  
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