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Autore: Steno    15/12/2017    0 recensioni
Questa storia parla di una giovane donna che vuole cambiare il mondo e trasformarlo in un Utopia. Durante il suo viaggio sarà accompagnata da persone che cercheranno di fermarla, mentre altri proveranno ad aiutarla.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inizialmente questa storia doveva avere un unico capitolo, ma sapete com'è: ad ispirazione non si comanda così eccoci qui. Non posso escludere che continuerò anche oltre i due capitoli che sto aggiungendo
 
Let's change the world

Ho sempre pensato che il mondo fosse difficile da cambiare per un semplice problema di numeri: se siamo approssimativamente sette miliardi sulla Terra, allora ci saranno sette miliardi di persone più che volenterose di cambiare il mondo. Potrebbe sembrare un grande numero ma allora com’è che il mondo non cambia? La mia risposta sta nel numero stesso. Se chiedi a sette miliardi di persone cosa farebbero al riguardo: otterrai sette miliardi di soluzioni diverse.
Ma non è finita qui.
Il problema dei numeri riguarda anche altri aspetti del cambiamento. Una persona da sola può fare poco, ha bisogno di sostegno da parte di terzi, ma, sebbene la volontà di cambiare sia molta il disinteresse è poco. Quindi un eventuale rivoluzionario dovrà scendere a compromessi per accontentare i suoi sostenitori.
Il punto è che più cresce il numero (e tre) più è semplice che qualcosa vada storto, basta una singola mela marcia a rovinare tutta la catasta.
Nonostante questa semplice verità, non ci sono alternative: nessuno ha abbastanza potere da farlo da solo.
Tranne me ovviamente.
Per qualche ragione mi è stato donato un potere più unico che raro. È per questo che se mi chiedete cosa intendo farci risponderò inevitabilmente: cambiare il mondo!

L’intervistatrice mi guardò interdetta. L’intero studio televisivo era caduto nel silenzio. Probabilmente anche dietro le orbite vuote delle telecamere un indeterminato numero di telespettatori mi guardava perplessa.
Comoda sulla bella poltrona imbottita, aspettai che si riempisse la barra di caricamento che mi sembrava d’intravedere in sovraimpressione sulla testa della donna davanti a me.

“Cosa…come?” disse infine.

“Cambierò il mondo” ripetei io tranquilla “Ho già iniziato in effetti”

Questo sembrò scuotere il pubblico infatti qualcuno mi urlò senza aspettare che gli passassero il microfono: “Ma che cazzo dici?”

Feci un cenno all’uomo: “Sarò lieta di spiegarmi se volete”

“La prego c’illumini” in realtà non mi piaceva quella donna, il tono supponente che aveva appena usato con me era il suo marchio di fabbrica. Il suo show aveva tanto successo: solo perché il grande pubblico traeva qualche tipo di soddisfazione personale nel vedere le persone entrare fiduciose, solo per essere distrutte semanticamente e umiliate.

Effettivamente ero lì anche per quello, come dicevo da qualche parte si deve anche iniziare.

“Mi avete pagato una certa cifra per concedervi un’intervista” spiegai sostenendo il suo sguardo “Non scenderò nel dettaglio ma diciamo che ci sono quattro zeri” Roxy, questo era il suo nome, lanciò uno sguardo allarmato oltre il pubblico, verso la cabina della regia, ma io non le lasciai il tempo d’intervenire “Ovviamente non è l’unica offerta che mi è arrivata: ho già partecipato ad un piccolo esperimento sulla portata dei miei poteri e Hollywood mi ha offerto una cifra esorbitante per girare il mio film autobiografico. Questi sono solo un paio di esempi, ma la cosa che vorrei sottolineare è l’enorme quantità di denaro che guadagnerò in questo modo”

Roxy sembrò illuminarsi, la sua espressione assunse una piega malevola. Come mi aspettavo, lei era proprio una di quelle mele marce di cui sopra. La sua replica era ovvia:
“Quindi mi stai dicendo che vuoi usare i tuoi incredibili poteri, che potrebbero salvare tante vite nel mondo, esclusivamente per arricchirti?” per quanto sembrasse impossibile, la sua voce trasudava veleno, forse non ero l’unica con i superpoteri dopo tutto.

Come prevedibile, la sua affermazione scatenò un coro di proteste nel pubblico; alcuni fischiavano, altri urlavano cose irripetibili, qualcuno mi tirò una scarpa.

Che idea sciocca.

Il mocassino si fermò a mezz’aria e lì rimase azzittendo magicamente il pubblico. Le telecamere si voltarono freneticamente per inquadrare la scena e la scarpa planò verso il terreno accompagnata da un coro di mugolii sorpresi.

Alzai gli occhi al cielo divertita.

Sapevano benissimo dei miei poteri, la copertura mediatica non aveva lasciato posto all’ignoranza, ma vederli dal vivo era un’altra cosa. Non ero mai stata un’esibizionista, per questa ragione, nei limiti del possibile, non mi ero lasciata andare a spettacolari manifestazioni pubbliche.
Ovviamente c’era stato un po' di malcontento al riguardo, infinite emittenti avevano cercato di farmi esibire in qualche tipo di spettacolo, per non parlare dei curiosi per strada; ma ero stata tassativa al riguardo: io non sarei diventata un fenomeno da baraccone, non importava la quantità di zeri sull’assegno.

“Non è curiosa di sapere cosa intendo fare con quei soldi?”

Roxy saltò sulla sedia e io le sorrisi accondiscendente:
“Ehm…si i soldi…” il suo sguardo saettava impazzito, dalla mia posizione vedevo benissimo il regista che dalla sua postazione urlava nel microfono come un pazzo.
“Ho intenzione di pagare le pensioni!
” l’uomo si bloccò con la bocca aperta e un pugno alzato.

Mi guardò.

E io guardai lui.

Ero tentata di alzargli la mascella con mezzi miei ma mi trattenni. Sarebbe stato capace di trasformarla in un’aggressione immotivata pur di fare audience.

“Come?” gridò qualcuno dal pubblico.

Mi raddrizzai contro lo schienale: mi ero divertita abbastanza era ora delle spiegazioni serie.

“Sono un mucchio di soldi, come vi stavo spiegando, e, sinceramente parlando, non saprei che farmene, quindi conto d’investire circa il 98% in un fondo con cui pagherò tutte le pensioni dello stato” presi fiato sentendo nascere un mormorio incredulo “Ho già preso contatti in questo senso. Il mio obiettivo è ottenere una riduzione dei contributi che tutti pagate sullo stipendio”

La sala esplose e io li lasciai sfogare, avevo la netta impressione che molti non stessero neanche urlando parole sensate, semplicemente sentivano il bisogno di manifestare in maniera forte il loro stupore.
Andò avanti per un po’, con Roxy in piedi che cercava di calmare gli animi.

Io da parte mia avevo tirato fuori il telefono e giocavo a tetris: ero venuta preparata.
Non so quanto tempo passò ma in qualche modo le urla furono ridotte ad un borbottio e Roxy dovette decidere che non poteva ottenere di meglio.

“Signorina,” esordì in maniera acida, non le piaceva proprio perdere il controllo della situazione “Quello che dice non ha senso! Potrebbe fare cose incredibili e vuole ridurre tutto ad una questione di soldi”

Roteai gli occhi dentro la mia testa, lo aveva detto con un tono schifato ma, per essere una che disdegnava il denaro, sono sicura che non faceva la presentatrice per beneficenza.

“Ma io farò cose incredibili” risposi quieta “Solo che sotto regolare contratto”

“I suoi poteri potrebbero essere destinati a qualcosa di più!” sputacchiò e io fui estremamente felice di poter deviare alcuni schizzi “Con i suoi poteri, lei potrebbe… potrebbe…”

Appoggiai la guancia sul palmo: “Potrei cambiare il mondo?” la stavo aspettando al varco.

Con la coda dell’occhio vidi il regista agitarsi di nuovo, ma, purtroppo per loro, avevo seri dubbi che potessero spuntarla a questo punto.
“Sì!” la voce di Roxy aveva una leggera nota di panico e provai una meschina soddisfazione mentre seguivo una gocciolina di sudore che le scendeva dalla tempia “Ma in altri modi!”

Tirai un sospiro, era finalmente arrivata dove la volevo.
“Io so usare la telecinesi! Sposto le cose con il pensiero. Cosa dovrei fare secondo lei? Combattere la criminalità organizzata con un costume appariscente? Non posso guarire il cancro e non ho un rimedio per la fame nel mondo”

Questo sembrò farle venire un’idea, ma avevo costruito la frase in modo di condurla alla domanda successiva, non aveva scampo.

“Potrebbe donarli in beneficenza!” mi puntò contro un dito accusatore convinta di avermi colto in flagrante.

“Potrei” ammisi “Lei quanto dona in beneficenza annualmente?” la sua espressione fu impagabile.

Però quella scenetta era andata davanti abbastanza a lungo, volevo tornare a casa e vedermi un film in pace.

Mi alzai parlando direttamente alle telecamere:
“So che ci sono molti modi in cui potrei investire i miei soldi e non escludo che in futuro potrei dedicarmi anche alla beneficenza o ad altri progetti simili, ma per ora voglio migliorare la vita delle persone che mi stanno intorno. Prendersi cura degli anziani è un dovere civico! Ma esistono troppe persone che si spaccano la schiena per tutta la vita solo per finire i loro giorni nella miseria. Non è giusto! I contributi che vengono pagati sono assurdamente maggiori della cifra destinata alle pensioni! Io non so dov’è che s’inceppa il meccanismo ma ho intenzione di risolvere il problema: aprirò un fondo e sfrutterò i miei poteri al massimo per guadagnare quanto più possibile. Accetterò qualunque contributo mi vogliate versare con l’obiettivo di azzerare i contributi che ognuno di voi versa!”

La folla balzò in piedi applaudendo.

Rimasi sorpresa, non avevo pensato di ricevere una tale approvazione agli inizi del mio folle progetto utopico, volevo solo presentare la mia idea al grande pubblico.

Inchinai la testa accettando gli applausi.

Forse in fin dei conti sarei riuscita a cambiare il mondo.

 
   
 
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