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Autore: Robigna88    15/12/2017    1 recensioni
Quarta parte della serie The Family Business.
Crossover tra The Originals/TVD/Supernatural/Constantine/Arrow
-"Sei la donna più forte che conosco, puoi farcela. Ti amo."- Queste sono le ultime parole che Elijah Mikaelson ha detto a sua moglie poco prima di chiudere gli occhi e cadere nel sonno profondo all'interno della Chambre de Chasse creata da Freya per tenere la sua famiglia al sicuro. Queste sono le ultime parole che Allison ha sentito pronunciare da suo marito prima che chiudesse gli occhi lasciandola sola con il cuore spezzato.
-"Sistemeremo tutto.-" Questa è invece la promessa che Allison ed Hayley si sono fatte e che hanno intenzione di mantenere.
Da quelle parole sono passati cinque lunghi anni e molto è cambiato; la piccola Hope ha sette anni, è bella, sana e amata e le due donne stanno ancora provando a mantenere le promesse fatte. Per farlo sono pronte a qualunque cosa perchè la famiglia viene prima di tutto. Le conseguenze delle proprie azioni, però, tornano sempre a bussare e a volte marchiano l'anima... per sempre.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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22.

 

 

 

 

 

La prima porta l’aveva condotta in un’epoca imprecisata, in un giorno in cui Elijah non era stato capace di controllare la sua fame, finendo per uccidere una decina di contadini. Allison aveva provato a parlargli, a fargli ricordare tutto, ma per poco non ci aveva rimesso la pelle e, arresasi, era uscita dalla porta e si era diretta verso un’altra di esse. La seconda.

Una volta varcata la soglia si era ritrovata nel 1919, ad una festa, vestita di tutto punto con un abito di velluto arancione scuro e i capelli acconciati. Si era nascosta un attimo dalla folla, per mettere insieme i pensieri e poi era tornata in sala e si era diretta al bar. Era centrale, da lì poteva avere la visuale sull’intera sala e in più aveva bisogno di un drink. Molto forte.

“Cosa cavolo si beveva nel 1919?” si domandò guardandosi intorno, cercando di farsi venire in mente il nome di un drink abbastanza alcolico ma anche abbastanza elegante, per permetterle di tirarsi su e confondersi bene con la gente presente.

“Salve” le disse l’uomo al bancone. “Cosa posso portarle?”

“Qualunque cosa desideri” si intromise una voce, e lei l’avrebbe riconosciuta tra miliardi di altre voci. Era quella che la sera le augurava la buonanotte e al mattino la salutava con un buongiorno carico di amore. Era la voce che amava più di tutte le altre, quella che le faceva battere il cuore, da sempre. Piano si voltò ritrovandosi davanti ad Elijah; stringeva in mano un calice di champagne, il vestito scuro ed elegante, i capelli pettinati di lato e un sorriso malizioso sul viso.

“Lei cosa mi consiglia?” gli domandò cercando di apparire tranquilla, di apparire normale.

“Si fida di me?”

Sempre, avrebbe voluto urlargli lei. Ma si limitò ad annuire. “Sì, direi di sì.”

“In questo caso” Elijah si voltò a guardare il barista, “un French 75 per la signorina...” la guardò, in cerca di un nome.

“Solo signorina” gli disse lei con un sorriso.

Elijah ridacchiò senza staccarle gli occhi di dosso. “Solo signorina.”

Il barista sparì e per un istante loro due si squadrarono a vicenda; Allison conosceva ogni minimo dettaglio di quel viso, di quel corpo, di quegli occhi. Per lui era tutto nuovo, se ne rendeva conto.

“Bella festa” mormorò guardandosi intorno. “Anche se non ho ben capito cosa si sta festeggiando.”

“Marcellus, il figlioccio di mio fratello, è appena tornato dalla guerra.”

“Un’ottima ragione per festeggiare allora.”

“Lei non è di queste parti vero?”

“No, sono solo... solo di passaggio. Anzi credo di doverle le mie scuse.”

“Per cosa?” Elijah afferrò il drink appena arrivato e glielo porse.

Allison gli sfiorò le dita prendendolo. “Mi sono imbucata a questa festa pur non essendo stata invitata. È solo che non conosco praticamente nessuno in questo posto e un party mi sembrava un buon modo per sentirmi meno sola.”

Lui la guardò con uno sguardo che le era fin troppo familiare, e cioè con dolcezza. “Dovrebbe essere reato” le sussurrò. “Che una donna come lei sia così sola.”

Lei sollevò la mano e gliela poggiò sul viso. Fu istintivo, incontrollabile e sapeva che era sbagliato. Cosa avrebbe pensato di lei? Che ridicolo pensiero... si disse, era di suo marito che stava parlando. “Mi dispiace” farfugliò ritraendola. “Non so cosa mi sia preso. La conosco appena. Non so neppure il suo nome.”

Elijah riprese la sua mano fredda e se la portò alla bocca come solo lui faceva, con sicurezza, eleganza e passione. “Sono Elijah Mikaelson” si presentò.

“Allison Morgan.”

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

John abbozzò un sorriso guardando il viso di Allison distendersi in un’espressione rilassata. La sua amica era dentro il ciondolo da tre ore oramai, tutti quelli intorno a lei erano in apprensione, ma lui sapeva che sarebbe andato tutto per il meglio. La bella cacciatrice era una tosta, il sorriso sul suo viso addormentato la diceva lunga su quello che stava accadendo. Diede un’occhiata all’Arcangelo e padre biologico e poi tornò a guardare Allison.

“Sta sorridendo” notò Hayley piegandosi e stringendo la mano della sua amica. “È un buon segno giusto?”

“Credo di sì, ma se le cose stanno andando come credo, è solo all’inizio del suo percorso. Può ancora accadere di tutto.”

Hayley sospirò. “Credi che andrà tutto bene, John?”

“Non lo so” rispose lui, per non creare nessun tipo di aspettativa. “Quello che so per certo è che è la donna più tenace e forte che esista. Se c’è qualcuno che può farcela è proprio lei. E so anche che non reggerà a lungo in questa situazione, e intendo quella fuori dal ciondolo.”

“Che vuoi dire?”

“Andiamo Hayley, tu lo sai meglio di me: ha passato cinque anni di inferno, ha fatto cose terribili e ha perso se stessa diverse volte e tutto per salvare Elijah, per avere un futuro con lui. E guarda dove si è ritrovata... in mezzo all’ennesima guerra dei Mikaelson, a dare tutta se stessa senza ricevere nulla. Si merita di meglio di questo, ma Elijah non sembra capirlo.”

L’Ibrida respirò a fondo, Constantine aveva ragione e lo sapeva, ma non aveva idea di come cambiare le cose. Lasciare New Orleans sarebbe stato un buon inizio ma lei non poteva e Allison non se ne sarebbe andata lasciandoli soli ad affrontare il pericolo. Voleva poter fare molto di più per lei. Sobbalzò quando il corpo di Allison si inarcò di improvviso. “Che succede?” domandò mentre Matt e gli altri si avvicinavano.

“Ha cambiato scenario” sentenziò Sirahel l’Arcangelo.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

L’altra porta rossa che aprì, catapultò Allison nel Medioevo. Era sera e si ritrovò, vestita per l’occasione, vicina alla riva di un fiume nei pressi di un villaggio dove si stava tenendo una specie di festa. Si sentivano suoni – una sorta di musica – e si sentivano chiacchiericci, urla e risate. Diede un’occhiata intorno, avanzando di qualche passo e poco distante, a due passi dalla gente, in un angolo vicino a un recinto vide Elijah scambiare un appassionato bacio con una donna. Non la riconobbe subito ma poi quando il bacio finì capì chi era. Era il volto di Elena Gilbert ma in realtà si trattava di Tatia, la donna che sia Klaus sia Elijah avevano amato follemente, la donna che proprio il suo El aveva ucciso.

“Fantastico!” esclamò allargando le braccia, stanca di tutta quella storia, desiderosa che finisse una volta per tutte. Fosse stato per lei sarebbe andata da Elijah e gli avrebbe sputato in faccia tutta la verità; ma John le aveva raccomandato di non forzare le cose. Le aveva anche detto che quando il tempo fosse stato lì lì per scadere lo avrebbe capito, lei iniziava a sentire che era il momento di darsi una mossa.

“Salve” la salutarono e lei sobbalzò.

“Cavolo!” esclamò portandosi una mano al petto per placare il battito del suo cuore. “Mi hai spaventata a morte.”

“Non volevo” replicò lui, Elijah, trattenendo una risata. “Ero solo curioso di sapere perché te ne stai da sola in questo angolo e non partecipi alla festa. E poi volevo anche sapere chi sei, non ti ho mai vista prima d’ora.”

“Sono... sono una viandante” improvvisò Allison. “Sono solo di passaggio.”

“E dove sei diretta esattamente?”

“A Nord” replicò lei con piglio sicuro.

Elijah le si avvicinò, e solo allora Allison riuscì a vederlo ben bene. Aveva i capelli lunghi raccolti in un codino, quei vestiti medioevali mettevano in risalto le sue spalle possenti. “Temo di doverti dare una brutta notizia.”

“E cioè?”

“Stai andando nella direzione sbagliata. Nord è dall’altra parte.”

Lei respirò a fondo, incapace di pensare a qualcosa che non fosse che lo amava tantissimo e che sperava di poterlo aiutare a tornare indietro senza conseguenze. Voleva solo il meglio per lui, voleva che fosse felice.

“Perché mi guardi in quel modo?” gli domandò notando lo sguardo che le stava riservando.

“La natura è stata generosa con te” le disse lui piegando il capo. “Sei bellissima.”

Allison sorrise. “Non stavi baciando la tua donna pochi minuti fa?”

“Sì e amo Tatia, ma c’è qualcosa in te che... ti ho già incontrata prima d’ora, per caso?” fu in quell’istante che la terra tremò per un attimo, Elijah si guardò intorno confuso. Allison capì che il tempo a sua disposizione stava finendo. Non poté fare altro che seguire il suo istinto. Allungò la mano e la poggiò sul viso di Elijah.

“Sì, ci siamo già incontrati, in un’altra vita. Ed è proprio lì che dobbiamo tornare. So che sei confuso ora e so che non ti ricordi di me, di noi... ma anche senza memoria sei comunque il mio nobile, amorevole El. Non il mostro che credi di essere.”

Gli occhi di Elijah si riempirono di lacrime, le prese il viso tra le mani e sospirò. “È vero, non mi ricordo di te, eppure ho la sensazione che tu sia la cosa più preziosa che ho” la baciò e lei sorrise chiudendo gli occhi.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Eljah si risvegliò ritrovandosi sdraiato a terra, riconobbe subito la stanza, il viso di Klaus fu la prima cosa che vide. Gli sorrideva felice ma lui aveva in mente solo una cosa. “Allison” sussurrò mettendosi seduto, ricordando ogni minimo dettaglio dietro ognuna di quelle porte. Si voltò a destra e lei era lì per terra, inerme, pallida. Matt le teneva una mano, Freya l’altra. Hayley era immobile e attonita mentre John pronunciava alcune parole a bassa voce.

“Allison” disse ancora raggiungendola, facendo spostare tutti tranne Constantine. La prese tra le braccia e si accorse che era fredda, troppo. “Amore ti prego apri gli occhi. Andiamo, andiamo, andiamo!”

Vide Matt piegarsi sulle ginocchia, con le mani si copriva il viso, la mano di Hayley sulla sua schiena. Si accorse solo allora che c’era anche quel tizio... James qualcosa. Il vero padre di Allison.

“Perché non si sveglia?” domandò a Freya. “E perché è così fredda?”

“Spostati!” gli ordinò l’Arcangelo.

“Nemmeno per sogno.”

L’altro si piegò sulle ginocchia, poggiò la mano sulla fronte di Allison e chiuse gli occhi. Dal corpo della donna si irradiò una luce biancastra e brillante che costrinse tutti, volenti o nolenti, ad allontanarsi. Quando l’abbaglio si placò lei si svegliò.

“Allison” la chiamò Elijah tirando un sospiro di sollievo.

Lei aprì e chiuse gli occhi diverse volte, infine lo guardò. “Dove sono?” chiese con voce rauca. “Chi sei tu?” l’Originale elegante si sentì morire dentro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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