Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Evilcassy    24/06/2009    10 recensioni
Kagome Higurashi è una studentessa di archeologia ormai prossima alla laurea, che si trova, con altri suoi colleghi, a studiare un'antica civiltà scomparsa, tra le rovine affascinanti di una città perduta. Ossessionata da sempre da sogni a cui non riesce a dare un significato e che sembrano più dei ricordi che frutto della propria immaginazione, la ragazza scoprirà ben presto di non essere finita lì per caso...
Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Lost Kingdom

 

11. Kingdom of Day.

 

I raggi del sole ferivano dolorosamente gli occhi appena schiusi di Kagome. La ragazza girò un poco la testa per cercare di evitare la luce diretta, prima di aprire completamente le palpebre.

Si guardò attorno più e più volte, per capire dove si trovava. Le pareti della stanza erano bianche, asettiche. Un altro letto di ferro, uguale a quello in cui era sdraiata, si trovava accanto a lei. Un piccolo pensile bianco, adornato da una croce bianca, e un fonendoscopio abbandonato sul suo comodino le fecero intuire che doveva trovarsi in un ospedale.

“Che diavolo ci faccio qui?” si domandò a bassa voce, cercando di alzarsi. Trovò questa operazione estremamente difficile, seppure non vi fosse niente che glielo impedisse. Sentiva tutto il corpo intorpidito, e la testa le girava vorticosamente. Che si fosse presa una sbronza colossale la sera prima?

Sospirò, chiudendo gli occhi e abbandonandosi contro la testiera del letto. Non aveva le energie per fare alcunché, tanto valeva attendere che qualcuno varcasse la porta e le spiegasse che le era capitato.

Aspetta un attimo…  Kagome spalancò gli occhi. Ma quale sbronza colossale…! Come faceva a trovarsi in un ospedale? Dov’era Inuyasha? E gli altri? E Naraku? venne assalita da un’ansia frenetica. Cercò di alzarsi, ma le gambe non rispondevano bene ai  suoi comandi. Dannazione!

Prese in mano il telecomando del campanello di chiamata e schiacciò forte il pulsante.

In un istante un’infermiera grassoccia entrò trafelata dalla porta, guardandola stralunata. “Che è successo, ragazza mia!?”

“E’ quello che vorrei sapere io!” gli rispose di rimando la ragazza. “Perché mi trovo qui?”

“Oh, benedetta ragazza… e chi lo sa? I tuoi amici farfugliavano delle cose senza senso. Eppure sono risultati negativi ai controlli antidroga!” L’infermiera si mise una mano nel camice e ne estrasse un termometro elettronico, con cui misurò la febbre a Kagome. “Oh, finalmente ti è passata. Questa notte, quando ti hanno portata qui, avevi la febbre a 40… ti scendeva e si alzava improvvisamente!”

Kagome si sentiva sempre più confusa. Come poteva avere la febbre se… si ricordò la caduta, il dolore al fianco, la sensazione delle ossa che si rompevano… si scoprì le gambe dal lenzuolo. Sporche, sporchissime. Ma nemmeno un graffio. Mosse le dita dei piedi per esserne certa. Le sentiva intorpidite, ma non aveva alcun tipo di dolore. Si tastò il fianco, si alzò la maglietta lurida. Nulla.

Le mani e le braccia dovevano esserle state lavate, anche se c’era ancora qualche residuo di terriccio qua e la e sotto le unghie. “Io ero… ero al campo archeologico dell’Hakurei… adesso dove sono?”

“Oh, sei solo nell’ospedale paese vicino, cara.  I tuoi amici ti hanno portato qui su quello che sembrava un pulman tutto sconquassato, mezzo bruciato e con due gomme a terra. Il ragazzo che lo guidava sembrava un pilota di rally. Ed è anche moooolto carino.” L’infermiera arrossi lievemente, ridacchiando.

“E c’era per caso anche un ragazzo con i capelli bianchi e lunghi?”

Questa volta l’infermiera fece una smorfia di disappunto. “Si, c’era anche quello scalmanato. Ti ha portato lui in spalla dal pulman a qui. Non voleva che nessuno ti toccasse, c’è ne è voluto per farlo calmare. Sembrava appena uscito da un incontro di lotta libera nel fango, parlava una lingua tutta sua e sembrava insultare chiunque gli capitasse a tiro. Che maleducato!”

Kagome sospirò sollevata. Quasi si metteva a piangere dalla gioia. “Dove sono ora tutti?”

“Qualcuno è in giro per il paese, sai, a cercare di lavarsi e di rimetteresi in sesto… eravate tutti conciati proprio male… si può sapere che diavolo è successo? Il pilota ha parlato di uno smottamento, di una frana…

La ragazza scrollò le spalle. Sapere che Inuyasha e i suoi amici erano sani e salvi le aveva restituito energia. “Non so, era buio…” rispose vaga, cercando di non sorridere immaginandosi Inuyasha con lei sballottata in braccio che entrava nel pronto soccorso lanciando insulti a destra e a manca.

“In ogni caso, c’è una tua amica qua fuori. Ha atteso il tuo risveglio per tutta notte… era appena uscita a prendersi un caffè quando mi hai chiamata. La faccio entrare?”

Kagome annuì, e l’infermiera uscì. Dopo pochi istanti Sango entrò di volata, vestita con i resti del suo pigiama e un camice rubato ad un dottore, con il caffè ancora in mano. Rimase in piedi a fissarla imbambolata ad un metro dal letto, prima che le salissero le lacrime agli occhi e che le saltasse addosso, rovesciando il caffè in giro per la stanza. “Kagome, sono tanto tanto tanto tanto contenta di vederti sveglia! Abbiamo avuto tanta tanta tanta tanta paura!” L’abbracciò, continuando ad inondarla di caffè. “Sembravi morta… e il tuo corpo era così bollente!”

“Sango, per favore calmati! Anche io sono felicissima di rivederti tutta d’un pezzo… puoi dirmi che è successo, però?”

“Miroku mi ha detto che in camicia da notte, mentre combatto e tutta sporca di terra sono sexy da morire!”

Kagome rimase interdetta. Non era proprio quello che voleva sentire. “Ehm… volevo sapere altro…

“Tipo che per poco non facevamo sesso selvaggio in un ripostiglio vuoto, due minuti fa?”

“No, veramente volevo sapere come era finita la battaglia e com’è che sono qui…

Sango si rese conto che effettivamente era giusto che sapesse quello, piuttosto che la sua rinnovata attività sessuale. “Quando hai scagliato la freccia contro Naraku, sei finalmente riuscita a colpire la sfera. Ha iniziato a perdere energia e si stava sgretolando, ma era comunque pericoloso. Ma non più imbattibile, così sono bastati un paio di colpi ben assestati di Inuyasha e suo fratello per ridurlo in una disgustosa poltiglia verde e viola. Però c’era il problema che tu non ti muovevi, non respiravi e non ti si sentiva il battito cardiaco. “

“Oddio, cos’ero, morta?”

“Dimenticavo: avevi il collo che si piegava come burro”

Kagome strillò di disgusto, mentre si toccava il collo, velocemente, per accertarsi che fosse ancora al suo posto. “Oh mio dio, ero morta di nuovo!”

“Già, però questa volta c’era la soluzione. Ti ricordi la spada di Sesshomaru? Tenseiga? Bene, a quanto pare riporta davvero in vita i morti, sennò non saresti qui.  Inizialmente non voleva proprio usarla su di te… anzi, se ne stava andando, dicendo che non gli interessava. Inuyasha l’ha pregato e ripregato, lo stava anche per attaccare, una tragedia, non ti immagini! Che antipatico…” Sango fece una pausa, per sorseggiare il caffè, accorgendosi solo in  quel momento che era dappertutto nella stanza tranne che nel bicchiere di plastica che aveva in mano. Alzando le spalle, gettò il bicchiere nel bidone della spazzatura. “Poi è arrivata Rin. Si è parata davanti a Sesshomaru e l’ha solo guardato! Gli ha preso la mano e l’ha solo guardato!  Sesshomaru si è rigirato indietro, ha preso  la spada e te l’ha piantata nel petto… e dopo un istante hai iniziato a respirare di nuovo, le ossa sono tornate al suo posto… ma eri bollente e non rispondevi ancora. Sesshomaru ha detto che Tenseiga non era mai stata usata su degli esseri umani, quindi non conosceva le controindicazioni… Quindi ti abbiamo caricato in fretta e furia su quello che rimaneva del pullman e siamo arrivati qui…” Sango prese fiato, studiando l’espressione attonita di Kagome. “Inizialmente nessun dottore capiva cosa avevi: nemmeno un graffio, una contusione… test negativi ad alcool e droga…febbre che saliva e scendeva… e poi stamattina ti è scesa, e hai sorriso nel sonno! Così si è pensato di lasciarti dormire.”

“Ottima idea.” Mugugnò Kagome, continuando a massaggiarsi il collo. “Ero stanca morta…  Poi chiese dove fosse Inuyasha.  Sango le indicò che era fuori, nel giardinetto dell’ospedale. “Si è lavato nella fontanella.” Aggiunse, arricciando il naso in una smorfia disgustata.

La ragazza sorrise, e fece per alzarsi. Sentiva ancora qualche capogiro, ma il peggio sembrava passato. Non era completamente in forma ma pensò che fosse più che normale, per una persona appena tornata dritta dritta dall’aldilà.  Sango provò a fermarla, ma lei scosse la testa. “Voglio vedere Inuyasha, muoio dalla voglia di stare con lui” ridacchiò, cercando le proprie scarpe. Non ne trovò traccia, ed utilizzò un paio di infradito di plastica bianche molto asettiche e probabilmente monouso.  Una veloce passata nel bagno le restituì un aspetto più umano, e le due ragazze si allontanarono dalla stanza a braccetto, sorridendo.

 

“Si scrutano senza parlare da più di mezz’ora… Inuyasha, credi che comunichino con la telepatia?”

Il mezzo demone alzò un sopracciglio, fissando il ragazzo vicino a sé con uno sguardo di compatimento. “Noi non abbiamo il potere della telepatia.”

Miroku alzò le spalle. “Ma perché non si dicono nulla!” sbuffò. “Dannazione, sono padre e figlia, non si vedono da migliaia di anni… ne avranno pur di cose da dirsi!”

Seduti sull’erba, non avevano trovato nulla di meglio che fissare ostinatamente Sesshomaru e Rin, a pochi metri da loro, sul limitare del piccolo boschetto del parco dell’ospedale, in piedi uno di fronte all’altro, distanziati di pochi centimetri. Continuavano a fissarsi in silenzio, lo sguardo curioso della bambina che si rispecchiava negli occhi, apparentemente gelidi ed inespressivi, del suo padre originario.

“Mio fratello è sempre stato un tipo di poche parole” Inuyasha si grattò il collo, volgendo lo sguardo verso l’edificio ospedaliero a pochi passi. Kagome stava ancora dormendo? Avrebbe dovuto entrare e vedere come stava, a costo di ringhiare nuovamente a quella curatrice grassoccia e rompiscatole.

Annusando l’aria, però, le sembrò di sentire il suo odore. Si volse di scatto, in tempo per vedere Kagome che avanzava verso di loro, vestita con un camice troppo grosso per lei, assieme a Sango, che indirizzò uno sguardo languidamente vorace a Miroku, che sorrise stupidamente.

Inuyasha scattò in piedi, non riuscendo a trattenersi dal sorridere. Gli ultimi passi di Kagome furono fatti quasi di corsa. Saltò tra le sue braccia e lo baciò con una foga che quasi lo fece sbilanciare all’indietro.

 

 

Sesshomaru finalmente si era mosso dalla sua posizione. Si era girato e sembrava sul punto di andarsene.

“E adesso?” lo fermò la voce della bambina. Lui alzò lo sguardo dorato sopra la spalla.

“Dove andrai?” incalzò lei.

Il Re degli Youkai si voltò nuovamente verso la bambina. Non poteva davvero credere che quella piccola e fragile umana fosse davvero la reincarnazione di sua figlia, di una principessa demoniaca la cui aura palpitava sensazionale appena dopo la nascita. La bambina si torceva le manine sporche di terra, guardandolo in trepidante attesa. “Andrò in un’altra dimensione.” Rispose il demone semplicemente. “Questa terra non è più degli Youkai.”

“E non posso venire con te?”  Sesshomaru la guardò colpito. “I miei genitori sono morti. Non ho nessuno. Anche se io  non mi ricordo nulla, e non sono un demone… sento che qualcosa  mi lega a te. Per favore. Portami con te.”

“Non sono posti per una bambina umana.” Rispose gelido Sesshomaru.

Rin alzò le spalle. “Ho qualche potere. Potrà essere utile.” Si avvicinò a lui, senza timore di essere respinta, e gli prese la mano. “Possiamo andare anche ora, se lo desideri”

Il demone non si sciolse dal contatto. Tenne la piccola e tiepida manina sporca nella sua, tra i suoi artigli affilati che avrebbero potuto mozzare quelle dita infantili in un istante, e si incamminò verso il bosco.

Rin si voltò solamente per accennare un “Ciao!” di saluto ai quattro ragazzi, che non fecero in tempo a ribattere, perché padre e figlia scomparvero tra le fronde degli alberi.

 

 

Tre mesi dopo.

La sveglia che suonava insistentemente lo fece imprecare. Come diamine riuscivano ad iniziare la giornata in un modo così traumatico? La spense con un calcio che la fece schiantare contro il muro della stanza. Poi si voltò verso il lato dove dormiva la sua dolce metà.

Vuoto.

Vuoto.

Vuoto?

Inuyasha emerse dalle coperte stropicciate e aggrovigliate guardandosi attorno, cercando di captare rumori ed odori. “Kagome?” domandò.

La ragazza entrò in camera avvolta in un telo di spugna bianco, mentre di sfregava la chioma corvina bagnata con un altro asciugamano del medesimo colore. “Buongiorno tesoro!” cinguettò. “Mi sono svegliata un’ora fa per riuscire a prepararmi meglio.”

Il mezzo demone si lasciò cadere di nuovo sul letto, premendosi uno dei cuscini sul viso. “Kagome, hai la laurea alle 3 del pomeriggio!” si lamentò.

La ragazza gi si avvicinò sorridendo. “Ho bisogno di tempo per prepararmi. Oggi sarà un giorno speciale, e desidero che sia tutto perfetto. Ah, tra mezz’ora riprovo la discussione della tesi.”

“Ancora?”

“Oh, suvvia Inuyasha! E’ solo la terza volta che l’ascolti! Io ho ascoltato quella di Sango almeno una decina di volte, prima di oggi.”

“Figurati quante volte l’avrà sentita Miroku…

La ragazza alzò una spalla, sorridendo maliziosamente. “Avrà sentito i primi cinque minuti almeno venti volte. Poi però l’ha sempre interrotta, per…

Il cuscino scagliato dal mezzo demone sfiorò la ragazza di un palmo di mano, mentre lui la implorava di non andare oltre nella spiegazione. Ridendo, Kagome si sedette sul bordo del letto, senza smettere di guardare quello spettacolo della natura aggrovigliato tra le lenzuola. Vedendola così vicino, il ragazzo gettò il cuscino di lato e si mise a sedere, i suoi occhi d’oro nei suoi castani.

“Quand’è che mi sposi?” gli chiese per l’ennesima volta. Un gioco che seguitavano a fare, quello di domandarsi la mano a vicenda, per poi trovare una scusa fittizia per rimandare le nozze. E poi abitavano già insieme, che altro si poteva chiedere di più?

Kagome gli tirò un buffetto sulla guancia. “Quando ti troverai un lavoro serio”

“Io ho già un lavoro!”protestò il ragazzo. “Sono il reperto archeologico vivente  della facoltà. I tuoi insegnati, compresa Kaede, mi pagano per farmi toccare e studiare da un branco di matricole. E ti dirò, le ragazze sono quelle che ci tengono di più a studiarmi.”

La ragazza finse gelosia, incrociando le braccia falsamente stizzita.

Il mezzo demone l’attirò a se, ridacchiando. “Ma sappi che ho sempre rifiutato le loro proposte indecenti.” Con una mano le sfilò l’asciugano che l’avvolgeva, attirandola sul materasso di fianco a sé. “Una alla volta, per favore…!” aggiunse, iniziando a baciarla lungo il collo, ad accarezzare la pelle morbida e profumata, vincendo i suoi inutili rimproveri sul presunto ritardo sulla sua tabella di marcia.

 

“Ed adesso, rimarrai a lavorare per la facoltà come ti ha chiesto Kaede?” le domandò Sango, aggiustandosi orgogliosa la corona di alloro sulla testa. La proclamazione era avvenuta da poco, e il rinfresco organizzato per i neolaureati si era trasformato nella gara a chi mangiava più tartine tra Koga, il metallaro uscito con la votazione minima, ed Inuyasha, guest star dell’evento, fotografatissimo e conteso da madri di giovani laureate single.

“Si, prenderò proprio il posto di Miroku. A proposito, non mi hai ancora spiegato come mai lasci il posto di assistente!” rispose, all’indirizzo dell’amico. Il ragazzo alzò le spalle vago e si scambiò uno sguardo complice con Sango. “Diciamo che voglio dedicarmi alla carriera dello scrittore.” Avvolse le spalle della proprio ragazza con un braccio e le stampò un bacio sulla tempia. “Ora che ho trovato anche la mia musa…

Kagome storse il naso, fingendo disgusto. “Finirai per scrivere romanzetti romantici letti da ragazzine palpitanti.” Lo rimproverò, schernendolo. “Tutti miele e primi baci”

Sango e Miroku si scambiarono un’altra occhiata, sorridendo misteriosi. “Più o meno…” rise lei. “E poi abbiamo in progetto di andare a fare un lungo viaggio in Egitto.”

“Esatto, siamo quasi sicuri di essere le reincarnazioni di Nefertiti e Akenathon. Andremo li trovare le prove ed avere ricordi della nostra vita passata.”

“Se ne siete sicuri…

Inuyasha era riuscito a scappare dalle grinfie dalla madre ultracinquantenne con il fisico di una ventenne di una compagna di corso di Kagome, con la scusa di dover portare alla propria ragazza un bicchiere di bibita. La ragazza bevve, grata per la scusa che Inuyasha aveva inventato: iniziava a sentire sete.

Poi si interruppe improvvisamente, lo sguardo perso nel vuoto. Gli altri tre la fissarono con occhi sgranati. “Kagome, cosa stai vedendo?” domandò Miroku con voce tremante, temendo una visione della ragazza.

Ma Kagome scosse la testa. “L’Egitto mi ha fatto venire in mente una cosa importante…

Deglutì, mentre gli altri sembravano non capire. “Ragazzi, che fine ha fatto Hojo?

Si guardarono l’un con l’altro. Inuyasha domandò chi fosse Hojo.

“Non è più tornato dall’Egitto…” si ricordò Miroku. “Non si è più saputo nulla di lui.”

“Lo cercheremo quando saremo là.” Decise Sango. “Sempre che sia ancora vivo…

“Io ho un brutto presentimento” aggiunse Kagome, grattandosi la testa.

Si guardarono l’uno con l’altro. Inuyasha domandò nuovamente chi fosse questo dannatissimo Hojo.

“Forse è meglio che lo andiamo a cercare tutti insieme.” Disse Miroku. “Partiamo domattina?”

Sango e Kagome annuirono. “Su Inuyasha, dobbiamo andare a casa a fare le valigie. Domani si parte per una nuova avventura archeologica!”

Il mezzo demone li guardò perplesso. Miroku gli tirò una pacca sulla spalla. “Come ai vecchi tempi!” esclamò, convincente, senza un gran risultato.

Hojo è il mio ex ragazzo, andato in Egitto prima che io ti incontrassi – di nuovo. Essendo sparito, non ho mai potuto sciogliere la promessa di matrimonio che c’era fra me e lui” mentì Kagome. “E non sarebbe onorevole sposarci senza che io l’abbia lasciato, no?”

Il mezzo demone guadagnò l’uscita. I tre fecero appena in tempo a sentirlo urlare qualcosa sull’occorrente per il viaggio.

Miroku si complimentò con Kagome per il suo metodo di convincimento. “Ci verrebbe fuori un bel romanzo da questa storia, non credi Sango?”

 

 

 

THE END!

 

E con un ultimo ritardo inconcepibile, ecco che concludo questa storia!

Io vi ringrazio tutte quante per averla letta, commentata, aggiunta ai preferiti o ai seguiti!

NON HO PAROLE PER ESPRIMERE LA MIA GRATITUDINE!!!

E.C.

 

   
 
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