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Autore: MackenziePhoenix94    16/12/2017    0 recensioni
SECONDO LIBRO.
Sono trascorsi due anni dall'ormai ribattezzata Civil War.
Bucky Barnes, Steven Rogers, Sam Wilson, Clint Barton, Sharon Carter, Scott Lang e Wanda Maximoff sono scomparsi senza lasciare alcuna traccia.
Charlotte Bennetts si è trasferita nell'attico di Tony dopo che il suo appartamento è stato distrutto.
Nick Fury è semplicemente furioso perché, usando parole sue, il progetto Avengers è andato a farsi fottere.
L'Hydra sembra essere, ancora una volta, solo apparentemente sconfitta.
E poi c'è James, che di normale ha solo l'aspetto fisico.
Sarà proprio una decisione impulsiva del ragazzo a scatenare una serie di eventi catastrofici...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brock Rumlow, James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers, Tony Stark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo tre ore di incubi interminabili Bucky venne svegliato dalla voce dolce e dal profumo fruttato di Natasha, che sussurrava a pochi centimetri dal suo orecchio destro.

“Svegliati, bel fusto, è ora di vestirsi. Dobbiamo cercare la libreria”.

Il giovane uomo aprì gli occhi a fatica e si lasciò scappare un verso simile ad un grugnito; nel frattempo Natasha si era alzata dal letto ed aveva preso qualcosa dalla sua valigia, lanciandolo addosso all’altro.

“Che cos’è?”

“La tua uniforme. Non mi dire che credevi di prepararti allo scontro con una maglietta ed un paio di jeans, vero?” domandò la rossa con un sorriso irriverente, prese una tuta nera e si chiuse nel bagno per potersi cambiare lontano da occhi indiscreti; il Soldato D’Inverno guardò i vestiti che aveva in mano e si rese conto che erano simili a quelli che Sharon gli aveva procurato due anni prima, in Germania.

Si tolse quelli che indossava, sostituendoli con un paio di pantaloni scuri, dei stivali, una canottiera ed una giacca sprovveduta della manica sinistra.

L’Agente Romanoff uscì dal bagno poco dopo, con addosso la sua tuta da Vedova Nera, guardò per un momento il suo compagno di viaggio e poi gli porse due pistole.

“Non ho bisogno di quelle”

“So che hai un braccio di vibranio, ma possono sempre tornare utili”

“Grazie, ma in questo momento sono preoccupato da altro”

“E che cosa turba la tua tranquillità?”

“Tralasciando il fatto che non so se gli altri sono arrivati e se mio figlio è ancora vivo? Come facciamo a raggiungere la libreria vestiti in questo modo? Non credi che siamo un po’ troppo vistosi?”

“Calma, bel fusto, ho pensato anche a questo” la più piccola prese due impermeabili che aveva portato per risolvere quel problema, porse quello maschile a Bucky ed indossò subito il suo, di color crema e con una serie di bottoni che scendevano fino all’altezza dei fianchi.

“A te non sfugge mai nulla, vero?”

“Non ti fidi di me?”

“Io non mi fido di nessuno. Andiamo adesso, non voglio arrivare in ritardo” borbottò Barnes, sistemandosi il collo del cappotto; la giovane coppia uscì dalla propria camera e dal motel, percorrendo quella che era una stradina deserta, dove incontrarono solo un piccolo gruppo di ragazzi, troppo impegnati a ridere ed a parlare per badare a loro.

Il Soldato D’Inverno continuava a guardarsi attorno, diffidente, temeva che qualche scagnozzo di Rumlow potesse spuntare fuori da un momento all’altro e temeva anche di non trovare il vecchio negozio; Nat notò ancora una volta quel profondo disagio, che contrastava con la natura dell’assassino nascosto in lui.

“Rilassati. Essere nervosi non fa altro che peggiorare le cose”

“Scusami, ma non riesco ad evitare di esserlo. Se lui fosse in pericolo come James come ti sentiresti?”

“Lui?”

“T’Challa”

“Non c’è nulla tra noi due. Non capisco il significato delle tue parole”

“Ho visto il messaggio che ti ha mandato, credevo che ci fosse qualcosa tra te e lui”

“Non hai capito nulla” rispose la più piccola seccata, senza avere più voglia di parlare, perché la infastidiva sempre quando qualcuno riusciva a fare una piccola breccia nella barriera che si era creata nel corso degli anni “siamo arrivati”.

Alle parole della rossa si fermarono entrambi davanti alla porta di un vecchio negozio, non si poteva vedere dentro a causa della polvere che ricopriva le finestre, Bucky provò a pulirne uno ma dentro era così buio da rendere impossibile distinguere anche il più piccolo particolare.

“Che cosa facciamo?”

“Aspettiamo gli altri, ormai dovrebbero arrivare”.

I minuti trascorsero lentamente, tra il nervosismo del giovane uomo che cresceva sempre di più, poi infondo alla strada apparvero Steve e Charlotte, che indossavano a loro volta dei lunghi cappotti; il Capitano era un po’ in difficoltà a camminare a causa dell’ingombrante scudo che era costretto a nascondere.

“Perché ci hai messo così tanto?”

“Bucky, abbiamo cercato di fare il prima possibile. Abbiamo preso voli diversi, perché mi devi sempre attaccare? Ti sembra il momento opportuno?” rispose Charlie, ferita di essere sempre aggredita dall’uomo che amava.

“State calmi, aspettiamo gli altri” intervenne Steve, che indossava un auricolare da cui era in collegamento con Sharon, a New York.

Dopo poco tempo arrivarono anche Clint, Wanda, Sam e Scott; il piccolo gruppo entrò con circospezione nella piccola libreria ed ognuno si tolse il cappotto che indossava, divenuto ormai ingombrante.

Si guardarono attorno alla ricerca di qualcosa che nascondesse un pericolo, ma non c’era nulla e nessuno.

Rogers si avvicinò ad uno scaffale situato dall’altra parte della stanza, lo spostò senza la minima difficoltà e rivelò l’esistenza di quello che era un ascensore; un meccanismo di sicurezza simile a quello utilizzato per la nuova Base dello S.H.I.E.L.D; anche se in quel caso non aveva aiutato ad evitare un attacco da parte di Rumlow e dei suoi uomini.

“Bene. Chi va per primo?”

“Io” rispose prontamente Barnes.

“Ed io vado con lui” si offrì a sua volta Charlotte, facendo un passo avanti.

“Si, mi sembra giusto che siate i primi a scendere. Fate attenzione” Steve porse al suo migliore amico un auricolare simile a quello che indossava “così resteremo in contatto. Se venite attaccati, noi siamo pronti ad intervenire. Andrà tutto bene”.

Il Capitano abbracciò il Soldato D’Inverno e fece lo stesso anche con la ragazza, accarezzandole la schiena per infonderle il coraggio di cui aveva bisogno; lei prese un profondo respiro prima di entrare nel stretto abitacolo insieme all’altro.

Si scambiarono tutti una lunga occhiata e poi le porte si chiusero con un cigolio, il meccanismo dell’ascensore si mise in modo, portando i due verso il basso.

Rogers si portò la mano destra all’auricolare, per mettersi in comunicazione con la sua fidanzata, in modo da rassicurarla.

“Sharon?”

“Steve?”

“Siamo dentro alla libreria. Charlie e Buck sono saliti nell’ascensore. Aspettiamo il momento d’intervenire”


“Cerca di tornare vivo, per favore”

“Non ti preoccupare, Sharon. Tornerò”.



 
Charlotte deglutì a vuoto, nervosamente, la mano destra appoggiata alla pistola che portava nella fodera legata alla cintura; non aveva veramente bisogno d’armi dati i poteri che possedeva, ma si sentiva sempre più sicura ad avere una pistola con sé.

Si voltò a guardare Bucky, si rese conto che anche lui era nervoso dal modo in cui era tesa la mascella, gli appoggiò la mano sinistra nel braccio destro, attirando la sua attenzione.

“Steve ha ragione. Andrà tutto bene”

“Potrò dirlo solo quando vedrò James” disse il più grande in un soffio, riportando lo sguardo sulle porte davanti a sé; l’ascensore si fermò con un forte scossone, le porte metalliche si aprirono ed il giovane uomo prese in mano le due pistole che Natasha gli aveva dato, insieme alla divisa.

Anche Charlie si era cambiata, indossando una tuta simile a quella dell’amica e legando i capelli in un’alta coda di cavallo, per evitare che le fossero d’intralcio mentre combatteva.

I due si ritrovarono in una stanza dalla forma circolare, sopra ad un piccolo palco che permetteva di vedere tutto l’intero ambiente: sembrava essere a tutti gli effetti un laboratorio ed al centro di esso era posizionata una poltrona, su cui era sdraiato un giovane esanime.

“James!” esclamò subito la giovane, con il panico ben udibile nella voce, corse subito giù da una piccola rampa di scale, seguita da Barnes, avvicinandosi al figlio; gli appoggiò una mano nel viso ed osservò con angoscia tutte le ferite “James, apri gli occhi”.

Il Soldato D’Inverno scostò la sua ex con un gesto secco, appoggiò entrambe le mani sul volto del figlio che vedeva per la prima volta.

“James…” ripeté a sua volta in un sussurro, “apri gli occhi, per favore. Apri gli occhi. Vuoi smetterla di agitarti?”

“E come posso?” gli gridò contro Charlotte, con le lacrime che già le rigavano le guance “non risponde! Non si sveglia! Il mio bambino…”

“Non è solo tuo figlio, è anche mio figlio. James, James, apri gli occhi. Apri gli occhi. Apri gli occhi, per favore. Ti prego. Non farmi questo” sussurrò il giovane uomo, senza voler cedere alla disperazione, o sarebbe stata la fine per lui.

La fine più totale.

Il ragazzo mosse appena le labbra e sbatté le palpebre con uno sguardo confuso, senza sapere dove si trovasse; lentamente Jamie mise a fuoco i lineamenti del viso che era chino su di lui.

Quando vide finalmente il padre, distese le labbra in un debole sorriso.

“Finalmente ti conosco, papà”.

Barnes abbracciò subito James e Charlie scoppiò in un pianto sollevato, stringendo a sua volta il figlio.

“Oh, Jamie, sono così contenta…”

“Mamma, mi stai facendo male”

“Che cosa ti hanno fatto? Stai bene? Ti hanno fatto male?”

“Papà, una domanda alla volta. Mi fa male la testa” lo bloccò il ragazzo, con una smorfia di dolore stampata sulle labbra.

“Va bene, adesso ce ne andiamo da questo posto, ti portiamo al sicuro. È tutto finito. È tutto finito”

“No, non è tutto finito. In realtà non è iniziato nulla”.

Charlotte, Bucky e James si voltarono in direzione dell’uomo che aveva appena parlato, che era apparso mentre tutti erano troppo impegnati a festeggiare.

“Stai dietro di me” ordinò il Soldato D’Inverno e James non se lo fece ripetere una seconda volta.

“Ma che bel quadretto famigliare. Sono quasi commosso, dico davvero. Peccato che durerà ancora per poco perché nessuno di voi uscirà vivo da questo posto. Questo lo sapete, vero?”

“Chiudi quella bocca. Noi usciremo, Rumlow. E lo faremo dopo aver lasciato il tuo cadavere alle nostre spalle”

“Quanto siete ridicoli!” esclamò Crossbones scoppiando in una risata divertita, sprezzante “mi fate quasi pena, lo sapete? Forse voi due potete anche uscire da questo posto, ma non sarà lo stesso per lui. Lo vedete quel bracciale che porta al polso? Basta che io prema il bottone di questo piccolo telecomando per azionare la scossa che arriverà direttamente al cuore di quel piccolo bastardo. Una scossa che lo ucciderà subito, senza lasciargli alcuna speranza. E se prova a toglierlo il meccanismo si metterà in funzione automaticamente. Non avete alcuna speranza”

“Forse no, ma almeno te la faremo pagare”.

Crossbones si voltò a guardare il Capitano, che aveva parlato dal piccolo palco: attraverso l’auricolare aveva sentito tutta la discussione ed aveva deciso d’intervenire con gli altri prima che le cose degenerassero; l’altro uomo ghignò sotto la maschera che copriva il suo viso perennemente sfigurato.

“Capitano, noto con piacere che hai accettato il mio invito. Iniziavo a credere che fossi un vigliacco”

“Hai un conto in sospeso con me. Non prendertela con loro” rispose Steve, scese dalle scale e senza alcun preavviso scagliò lo scudo contro il suo avversario, quest’ultimo lo evitò senza la minima difficoltà.

“Pensavi davvero che non mi aspettassi un simile attacco?”

“Ma io non l’ho lanciato per colpirti”

“L’ha lanciato per farmelo prendere a me, figlio di puttana” ringhiò Bucky, prima di colpire il mercenario con l’arma in vibranio.



 
“James, vai a nasconderti” disse subito Charlie, non appena lo scontro ebbe inizio.

“Ma avete bisogno d’aiuto”

“Sei ferito e stai male. Nasconditi. Hai addosso quel maledetto bracciale, te lo ricordi?”

“Io voglio darti una mano!”.

La giovane spinse il figlio di lato, prese in mano la pistola e sparò contro alcuni uomini in procinto di attaccarli; non si accorse di un terzo alle sue spalle che stava per afferrarla per il collo, per ucciderla.

Jamie lo afferrò per il braccio sinistro e lo scagliò contro una parete.

“Jamie!”

“Hai visto che ti serve una mano?”.



 
Natasha sparò con entrambe le pistole che aveva in mano, uno dei proiettili sfiorò Scott, che si era rimpicciolito per essere più forte dei suoi avversari.

“Ehi! Mi hai quasi colpito!”

“Scusami, uomo-formica”

“Il suo soprannome è Tic Tac” intervenne Sam, mentre si occupava di uno dei nemici; Nat si distrasse un solo momento a causa della battuta e qualcuno l’afferrò per un braccio, bloccandola a terra.

Lei si liberò grazie alle scosse che producevano i morsi della vedova, i congegni che portava ai due polsi; si alzò in piedi appena in tempo per vedere un altro soldato che le puntava contro una mitragliatrice, quest’ultimo premette il grilletto, riversando una scarica di proiettili contro la giovane donna.

Clint si gettò su di lei, facendole da scudo umano, ed entrambi caddero a terra.

La rossa rotolò di lato, afferrò una delle due armi che aveva perso e sparò contro all’uomo, uccidendolo all’istante.

“Grazie, Clint” ringraziò il suo migliore amico con un cenno del capo, ma quando lo vide ancora a terra la sua espressione cambiò radicalmente, soprattutto alla vista dei numerosi fori nel petto, da cui stava uscendo del sangue “Clint! Clint!”.

Il grido disperato di Nat attirò l’attenzione di tutti gli altri, che capirono subito quello che era accaduto; lei s’inginocchiò davanti  a Barton, ed iniziò a premere i punti da cui il liquido scarlatto continuava ad uscire, riversandosi nel pavimento, tentando di fermare l’emorragia.

“Nat… Natasha…” provò a dire l’uomo, mentre un rivolo di sangue gli colava dalla bocca, mescolandosi alle lacrime.

“Non sforzarti a parlare. Sprechi solo energie. Adesso arrivano i soccorsi, non ti preoccupare”

“Dì a mia moglie… Ed ai miei figli che…” il corpo di Clint tremò per qualche momento e poi rimase completamente immobile; la spia spalancò gli occhi e la bocca in un urlo silenzio e rimase là, immobile, senza più muoversi di un solo millimetro.

Incapace di realizzare il fatto di aver appena perso il suo migliore amico.



 
Wanda lanciò un urlo di frustrazione alla vista del corpo senza vita dell’uomo, formò dell’energia rossa nei palmi delle sue mani ma un soldato, da dietro, la colpì con il calcio di una pistola e lei cadde a terra, priva di sensi.

Charlotte provò a correre in soccorso dell’amica ma qualcuno le sparò al fianco sinistro e poi sbatté James contro una parete, in modo da mettere fuori gioco anche lui.

Bucky vide tutta la scena, stava per intervenire quando Rumlow lo colpì con un pugno in pieno volto, facendolo cadere nel pavimento; Steven aggredì subito il mercenario prima che potesse scagliarsi ancora contro il suo migliore amico ma tutti nella sala si bloccarono, improvvisamente.

Gli autoparlanti del laboratorio si erano messi in funzione da soli, pompando a tutto volume le note di una canzone rock.

“Che cazzo sta succedendo?” gridò Crossbones, cercando di sovrastare il suono della chitarra elettrica.

“Lo vedrai ben presto” gli rispose Charlie, riconoscendo la canzone degli AC/DC, cercando d’ignorare il dolore al fianco, ed il sangue che continuava a filtrare dalle sue dita.



 
Back in black, I hit the sack
I been too long, I’m glad to be back
Yes, I’m let loose from the noose
That’s kept me hanging about
I keep looking at the sky cause it’s gettin’me high
Forget the hearse cause I’ll never die
I got nine lives, cat’s eyes
Using every one of them and runnin’ wild
 
‘Cause I’m back
Yes, I’m back, well I’m back
Yes, I’m back
Well I’m back back
Well I’m back in black
Yes, I’m back in black
 
Back in back of a Cadillac
Number one with a bullet I’m a power pack
Yes, I’m in a bang with the gang
They gotta catch me if they want me to hang
‘Cause I’m back on the track and I’m beatin’ the flack
Nobody’s gonna get me on another rap
So look at me now I’m just makin’my play
Don’t try to push yourluck just get out of my way
 
‘Cause I’m back
Yes, I’m back, well I’m back
Yes, I’m back
Well I’m back back
Well I’m back in black
Yes, I’m back in black
 
Well I’m back (I’m back)
Back (I’m back), back (I’m back)
Back (I’m back), back (I’m back)
Back, back in black
Yes, I’m back in black
Outta sight
 
Ritorno in nero, me ne vado a dormire
Sono stato via troppo a lungo, sono felice di essere tornato
Eccomi, sono libero dalla forca che mi faceva penzolare
Ho guardato il cielo, perché  mi faceva volare
Dimentica il carro funebre perché io non morirò mai
Ho nove vite, gli occhi di un gatto
Le ho usate tutte e sto correndo senza limiti
 
Perché sono tornato
Si, sono tornato
Beh, sono tornato
Si, sono tornato
Beh, sono tornato
Beh, ritorno in nero
Si, ritorno in nero
 
Tornato sul sedile posteriore di una Cadillac
Sono il numero uno con un proiettile, sono una potenza
Si, sono una cosa di gruppo
Mi dovranno prendere se mi vogliono appendere
Perché sono tornato sul sentiero e supero ogni avversità
Nessuno mi sorpasserà con un’altra battuta
Quindi guardami adesso sto solo facendo il mio gioco
Non mettere alla prova la tua fortuna
Semplicemente togliti dalla mia strada
 
Beh, sono tornato
Si, sono tornato
Beh, sono tornato,
Si, sono tornato
Beh, sono tornato
Beh, ritornato in nero
Si, ritorno in nero
 
Si, sono tornato adesso
Beh, sono tornato, tornato, tornato, tornato
Ritorno in nero, si
Sono tornato in nero
Non più in vista*



 
Le porte dell’ascensore si aprirono con un rumore metallico, rivelando la figura di un uomo celata in un’armatura rossa ed oro; insieme a lui c’erano due ragazzi ed una ragazza, tutti all’incirca sui sedici, diciassette, anni.

“Mi sono perso l’inizio dello scontro?” domandò Tony con voce ovattata, guardò verso il basso e vide Clint circondato da una pozza di sangue “adesso sei riuscito a farmi incazzare senza dire una sola parola”.

Il miliardario azionò i propulsori della sua armatura e si scagliò contro Rumlow; Peter e Nicholaj intervennero a loro volta, mentre Nadja corse a prestare soccorso a James, aiutandolo a sedersi nelle piastrelle del pavimento.

“Siete venuti a salvarmi?”

“Si, siamo venuti solo per te” rispose la ragazza, con un sorriso, contenta che l’amico fosse vivo, anche se ferito.



 
Tony, Steve e Bucky si stavano occupando di Crossbones: continuavano a colpirlo senza dargli il tempo di reagire; ma lui non era intenzionato a soccombere a quei tre, non voleva cedere, semplicemente stava attendendo il momento giusto per attaccare.

Il momento in cui qualcuno avrebbe fatto un passo falso.

E ciò avvenne dopo qualche secondo.

Stark lo colpì esponendo il petto, il mercenario lo afferrò per un braccio e con l’altro gli assestò un pugno così violento che gli spezzò il reattore, rendendo inutilizzabile tutta l’armatura; poi l’uomo passò a Bucky.

Lo picchiò con violenza, senza risparmiarsi in calci e pugni, riducendolo ad una massa informe e sanguinante a terra.

“Bucky!” esclamò Charlotte, terrorizzata; Nadja lasciò il suo posto vicino a James e provò ad attaccare Rumlow ma venne bloccata con la stessa facilità con cui si poteva scacciare una foglia con una scarpa.

“Guardala in faccia” ringhiò tornando ad occuparsi del Soldato D’Inverno, lo afferrò per i capelli macchiati di sangue e lo costrinse a guardare in faccia Charlie “sarà l’ultima volta che la vedrai”

“Prima dovrai passare sul mio cadavere” urlò Rogers, liberando il suo migliore amico dalla presa di Crossbones; attorno a loro tutti gli altri uomini dell’Hydra stavano bloccando a poco a poco il gruppo del Capitano e di Iron Man.

“Con molto piacere” ghignò l’uomo tornando ad occuparsi dell’uomo che considerava la sua rovina, la causa del suo nuovo aspetto, gli assestò una serie di potenti colpi, esattamente come aveva fatto con Bucky, ma Steven era agile, per nulla stanco a causa del siero che scorreva nelle sue vene.



 
 
Dall’altra parte dell’auricolare Sharon era seduta, immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto, ad ascoltare i suoni che provenivano dal combattimento.



 
Il Capitano scartò di lato, l’ex Capo degli S.T.R.I.K.E lo afferrò per la gola, sbattendolo contro una parete, senza lasciargli la minima via di fuga.

“Ho aspettato questo momento da anni. Che cosa hai detto poco fa? Oh, si, che dovevo passare sul tuo cadavere per arrivare al tuo amico? Al tuo Bucky? Lo sto per fare, Capitano” sussurrò, prendendo in mano una pistola “vaffanculo, Rogers”.

Il proiettile uscì dalla canna dell’arma e si conficcò nel petto del giovane uomo, che si lasciò scappare un grido di dolore insieme allo scudo, che cadde a terra; Barnes urlò a sua volta e si trascinò dal più piccolo quando il mercenario lasciò cadere il suo corpo a terra, allontanandosi di poco, osservando la scena con gusto.

Bucky passò il braccio destro dietro le spalle di Steve, mentre con la mano sinistra andò subito a premere la ferita, macchiandosi di sangue, esattamente come era accaduto a Nat poco prima.

“Steve. Steve. Resta con me. Resta con me. Non è nulla. Hai il siero”

“Buck…”

“Tu lo puoi salvare” disse il più grande, disperato, voltandosi a guardare Charlotte, ma lei scosse la testa, singhiozzando in silenzio.

“Buck… Buck, guardami” mormorò Rogers con le labbra che tremavano, prese a tossire a causa del sangue che iniziava a riempirgli i polmoni.

“Non ti sforzare, peggiori la situazione. Non è nulla di che questa ferita, hai subito di peggio. Tutto andrà per il meglio, lo hai detto tu stesso. Tutto andrà per il meglio. Tutto andrà per il meglio. Per il meglio. Si”

“Bucky” sussurrò per la quarta volta il Capitano, appoggiando la mano destra nella guancia dell’altro, sporcandola di rosso “andrà tutto bene, hai ragione. C’è… C’è solo una cosa che voglio… Io non ti ho mai odiato, nemmeno per un solo momento. Non sono… Non ti odio per… Washington..”

“Non te ne puoi andare. Hai promesso che saresti rimasto con me fino alla fine”

“Abbiamo mantenuto entrambi la nostra promessa”

“Steve…”

“Sei il mio… Sei il mio migliore… Amico” il corpo del biondo tremò debolmente, la mano destra cadde a terra ed il viso si riversò di lato.

“Steven… Steven…” prese a ripetere Barnes, impallidendo vistosamente, girò il viso del suo migliore amico e vide i suoi occhi fissi in un punto lontano.

Nel petto non c’era battito.

Il Soldato D’Inverno strinse il corpo senza vita al proprio petto ed iniziò a gridare con tutto il fiato che aveva nei polmoni, mentre lacrime calde e salate gli rigavano il viso sconvolto, che era lo specchio di tutti gli altri.

Dopo diversi minuti appoggiò con delicatezza il più piccolo a terra, ripulendogli il viso sporco di sangue, si alzò in piedi e guardò Crossbones con uno sguardo duro, freddo, lo sguardo di un assassino; perché ora lui era tornato a prendere il sopravvento.

Si scagliò contro il suo avversario mosso da una furia cieca e razionale allo stesso tempo, la stessa di chi sapeva perfettamente cosa fare: uccidere senza pietà; voleva affondare la mano di vibranio nella carne di Rumlow e strappargli la spina dorsale mentre era ancora vivo.

Cavargli dal petto il cuore e ficcarglielo in bocca.

Stringere la sua testa fra le mani fino a farla esplodere, bagnandosi completamente di sangue e di materia cerebrale.

Quelle fantasie sadiche vennero fermate dalla risata del diretto interessato, che provocò confusione nel giovane uomo.

“Perché stai ridendo?”

“Perché non hai idea di quello che sta per accadere”

“Si che lo so. Ti sto per uccidere”

“Oh, si. Lo puoi fare. Ma tra meno di un minuto questo posto esploderà in aria. Quindi sta a te la scelta: o tenti di salvare tutti od uccidi me”.

Rumlow approfittò del momento di stordimento di Bucky e lo colpì con un pugno in pieno stomaco, dandogli poi un calcio in faccia.

Si alzò non senza fatica ed ordinò ai suoi uomini che era arrivato il momento di andarsene, o sarebbero saltati in aria insieme all’intero laboratorio; prima di uscire, però, afferrò il corpo primo di sensi di Wanda e se lo caricò sulla spalla sinistra.

Lei era l’unica che gli sarebbe tornata utile per diverse missioni.



 
Bucky aprì gli occhi una trentina di secondi più tardi, lamentandosi per il dolore allo stomaco ed al volto; vide tutti gli altri in condizioni non migliori delle sue ed i corpi senza vita di Clint e di Steven.

Chiuse per un momento gli occhi, totalmente travolto dal dolore.

Ormai non c’era più tempo per scappare, nessuno di loro era nelle condizioni di poterlo fare.

Al Soldato D’Inverno non rimase altro che tentare di coprire nel migliore dei modi il corpo del suo migliore amico, Charlie e James nel momento in cui l’intera struttura esplose, avvolgendo tutti in una luce gialla ed arancione.
  *Back In Black, AC/DC
   
 
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